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I Templari in Puglia

Nel Medioevo la penisola italiana rivestiva una importanza strategica notevole, grazie alla sua
forma allungata protesa in mezzo al Mar Mediterraneo in direzione del Vicino Oriente. Le strade di
pellegrinaggio la percorrevano per la sua lunghezza fino ad arrivare ai porti meridionali, dove era
facile imbarcarsi per la Terrasanta, limitando così il viaggio per via mare, molto più pericoloso di
quelli terrestri.
In questo contesto la Puglia assumeva una rilevanza ancora maggiore in quanto i numerosi porti
dislocati lungo la sua costa permettevano anche i collegamenti con la vicina Penisola Balcanica, da
cui era facile raggiungere Costantinopoli, l’Anatolia e la Terrasanta: un percorso seguito da
Boemondo di Antiochia per raggiungere Gerusalemme nel corso della Prima Crociata.
Inutile sottolineare che questa felice posizione geografica non passò inosservata agli occhi dei
cavalieri templari, sempre molto accorti ad ottimizzare i trasferimenti di uomini, materiali e capitali
tra Occidente ed Oriente, nonché sempre presenti lungo i percorsi di pellegrinaggio, sia terrestri che
marittimi.
Allo stato attuale delle ricerche la Puglia offre il maggior numero di insediamenti templari
documentati, anche se molti di essi non sono più rintracciabili o non mostrano resti sufficientemente
interessanti per il turista storico
Alberona era la precettoria più importante della Capitanata (ossia quasi tutta la provincia di Foggia),
costituita da un borgo fortificato di cui sono rimaste due torri: una, di forma semicircolare, è detta
“Torre del Priore”, l’altra è stata trasformata nel campanile della chiesa del centro storico.
Una chiesa edificata dai templari è quella di Sant’Agostino di Andria, la cui facciata è preceduta da
due colonne, che in origine sostenevano un portico: in epoca templare era dedicata a San Leonardo
ma, dopo essere stata confiscata da Federico II e donata ai cavalieri teutonici, cambiò nome in
quello attuale. Interessanti, sul fianco sinistro dell’edificio, insieme a vari stemmi nobiliari anche
due aquile imperiali incastonate nel muro.
Inglobata nel moderno tessuto urbano di Corato, ancora resiste la piccola chiesa di San Vito, a
pianta rettangolare e aula unica, con volta a botte; a metà del tetto spiovente è collocato un grande
tiburio di forma quadrata.
Proseguendo verso sud, si raggiunge Barletta nel cui castello, edificato dagli Svevi e reggia di
Manfredi, sono conservate, tra numerose altre, una quindicina di lastre tombali, venute alla luce nel
giugno 1974 grazie a lavori di scavo per le fondazioni di un edificio; tra queste lapidi, oltre sono
visibili quelle del maestro templare Simone di Quincy e del cavaliere templare Joubert de Nichers,
risalenti alla seconda metà del XIII secolo.
Nella vicina frazione di Santa Maria del Casale, nell’omonima chiesa venne tenuto il processo
contro i templari del Regno di Sicilia: all’interno, la controfacciata è decorata con un maestoso
affresco del Giudizio Universale.
A Brindisi i Templari erano insediati nella precettoria di San Giorgio del Tempio, non più esistente.
Per molto tempo si è creduto di ravvisare dei resti di questa domus nel cosiddetto “Portico dei
Templari” che, invece, non è mai appartenuto all’Ordine del Tempio. Si tratta di un loggiato che
consiste in due arcate ogivali sostenute da pilastri e da una colonna dal capitello bizantineggiante;
all’interno del portico medievale è collocato un sarcofago bizantino con croci greche.
Dalla piazza del Duomo, dove si trova il Portico dei Templari, si segue la strada che costeggia il
fianco sinistro del Duomo stesso fino ad arrivare al porto interno dove, su una terrazza, è collocata
una colonna di epoca romana alta circa 19 metri; insieme ad una gemella, andata distrutta e di cui
resta il solo basamento, segnava la fine della via Appia Traiana, la strada consolare che conduceva a
Roma e che nel Medioevo era una frequentata strada di pellegrinaggio. Si può immaginare
l’emozione provata da pellegrini, mercanti e viandanti nel vedere queste colonne che segnavano una
tappa importante del loro viaggio: l’imbarco per la Terrasanta dal porto di Brindisi, oppure il lungo
cammino a piedi fino alla Città Eterna.
Enzo Valentini

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