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Le mete principali dei pellegrinaggi nel Medioevo erano la Terra Santa, Santiago di Compostela e Roma.
- La prima prevedeva la visita dei luoghi legati alla vita di Gesù, ovvero Betlemme, Nazareth e
Gerusalemme.
- Santiago di Compostela è invece luogo di sepoltura dell’apostolo Giacomo di Zebedeo, cugino di
Gesù. La città è così chiamata perché si dice che le reliquie del Santo siano state trovate in una
necropoli posizionata sotto luci simili a stelle.
- Roma, città di sepoltura di San Pietro, ha acquisito molta importanza quando Papa Bonifacio VIII
istituì il primo giubileo con la Bolla Antiquorum habet fida relatio emanata il 22 febbraio del 1300.
In questa ricorrenza il Papa concedeva l’indulgenza plenaria a tutti coloro che avessero fatto visita
trenta volte, se erano romani, e quindici se erano stranieri, alle Basiliche di San Pietro e San Paolo
fuori le mura, per tutta la durata dell’anno 1300.ù
Le vie di pellegrinaggio
I viaggi nel Medioevo erano un’esperienza pericolosa. Anche le strade più frequentate erano insicure e
rischiose. Molti pellegrini facevano addirittura testamento prima di partire, consapevoli dei rischi a cui
andavano in contro. Potevano infatti imbattersi in banditi o essere imbrogliati da osti e albergatori. Per
questo nacquero ordini cavallereschi che avevano il compito di difendere luoghi santi e pellegrini. Uno dei
più celebri fu quello dei templari, ordine religioso cavalleresco in Terrasanta.
Nel Medioevo erano chiamate vie romee (o romane, o romipete) le strade che i pellegrini percorrevano
verso Roma, la città che costituiva una delle principali mete, con Gerusalemme e Santiago di Compostela,
della Cristianità occidentale.
La Via Francigena
La Via Francigena
La Via Francigena è la parte di un insieme di vie, dette anche vie romee, che permettevano ai pellegrini di
raggiungere il Sud dell’Europa, dalla Francia a Roma e fino in Puglia, dov’era possibile imbarcarsi per partire
alla volta della Terrasanta.
Nel Medioevo, Roma era meta di pellegrinaggio devozionale e veniva considerata, insieme alla Terrasanta e
a Santiago di Compostela, una delle tre grandi peregrinationes maiores di cui anche Dante parla nella sua
opera “Vita nova” con riferimento a coloro che decidevano di mettersi in cammino per raggiungere uno dei
tre luoghi sacri.
La Via Francigena era considerata la principale via di comunicazione e i primi documenti che fanno
riferimento all’arteria che univa il continente europeo alla Terrasanta risalgono al IX secolo e indicano un
tratto di strada nell’agro di Chiusi, in provincia di Siena. L’uso del nome Via Francigena fa invece la sua
prima comparsa nell’Actum Clusio, un’antica pergamena oggi conservata nell’Abbazia di San Salvatore al
Monte Amiata, mentre a sud della città eterna la denominazione Via Francigena viene utilizzata per la
prima volta a Troia, sulla via Appia Traiana, nel Privilegium Baiulorum Imperialium.
Per avere una prima descrizione del percorso che traccia la via d’accesso alla devozione cristiana bisognerà
attendere il X secolo e più precisamente la relazione del vescovo Sigerico di Canterbury che si recò a Roma
per ricevere dal Papa il paramento liturgico detto pallio. Per far ritorno a Canterbury, Sigerico percorse
la Via Francigena e descrisse la più importante via di comunicazione medievale in una preziosa relazione.
Nel corso dei secoli la Via Francigena non ha rappresentato solo l’insieme di strade che uniscono i luoghi
simbolo della spiritualità e della devozione cristiana, ma è anche diventata la strada che ha segnato
l’incontro tra le diverse anime europee che hanno imparato a conoscersi e comunicare coltivando così le
basi culturali, artistiche, politiche ed economiche di quell’Europa moderna che si rivela nelle parole del
poeta Goethe: “La coscienza europea nasce pellegrinando”.
l percorso ufficiale della Via Francigena, fedele a quello narrato dall’Arcivescovo Sigerico nei suoi Diari, ha
una lunghezza di 1.800 chilometri ed è articolato in 79 tappe, da Canterbury fino a Roma.
In Inghilterra si snoda lungo un breve tratto (27 Km circa), che va da Canterbury a Dover, che coincide con la
North Downs Way.
Dopo aver attraversato lo Stretto della Manica, il pellegrino approda in Francia, precisamente nel Nord-Pas-
de-Calais. Le altre regioni francesi interessate dal percorso sono: la Champagne-Ardenne, la Picardie et la
Franche-Comté.
Lasciata alle spalle la Francia, la Via Francigena attraversa la Svizzera nei cantoni di Vaud e Valais.
In Italia l’antica via attraversa sette regioni – Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria,
Toscana, Lazio – e 140 Comuni, per un totale di 45 tappe. La strada era percorsa da mercanti e briganti in
cerca di denaro, da crociati in cerca di gloria o, più semplicemente da uomini in cerca di se stessi.
Il tratto italiano della Francigena
79 tappe complessive, 45 attraverso il nostro Paese, fondamentali sono quella del Colle del Gran San
Bernardo, porta di accesso alle nostre Alpi, Pavia, capitale del Regno longobardo, Piacenza, nodo viario
importantissimo, Fidenza, punto di snodo fra i percorsi di pianura e il valico di Monte Bardone, le città di
Fornovo e di Berceto sul tratto appenninico.
Superato l’Appennino Tosco-Emiliano e il Passo della Cisa, il percorso scende a Pontremoli e Luni, per poi
prendere la direzione della costa e proseguire lungo vie di comunicazione più sicure, come l’Aurelia e le
strade consolari del tramontato Impero Romano.
Le tappe dell’antica strada medievale consentono oggi di conoscere, oltre a città turisticamente rinomate,
anche paesi di provincia e piccoli borghi che tanto hanno fatto nella storia, nella crescita e nello sviluppo
culturale.
Lungo la Via Francigena si incontreranno espressioni artistiche e segni della devozione: fastose cattedrali
rinascimentali e timidi monasteri romanici, imponenti siti archeologici o semplici e suggestive
testimonianze del passato.
Percorrendo le tante tappe del “Cammino del Cielo” si recupererà l’originario rapporto tra l’uomo, il tempo
e lo spazio; proprio come in un vecchio “racconto di Canterbury”.
La “Strata Francigenarum”, ovvero la “via percorsa da coloro che sono nati in Francia” era calcata, in realtà,
da pellegrini provenienti da disparate località d’Europa e diretti a Roma per rendere omaggio alla tomba di
San Pietro. L’homo viator e il movimento dello spirito!
La costruzione delle grandi vie di comunicazione che attraversavano l’Italia ebbe inizio con i romani; le
strade consolari, municipali e vicinali tuttora esistenti sono lì a testimoniare la grande importanza raggiunta
dalle vie di comunicazione nei secoli secondo e terzo d. C.
Questi capolavori della ingegneria stradale, dopo la caduta dell’Impero Romano, vennero gradatamente
abbandonati divenendo nel Medioevo semplici mulattiere che non impedirono ai Longobardi di penetrare
nel territorio nazionale.
La storia della Via Francigena, che dal Colle del Gran San Bernardo scendeva alla città di San Pietro, è legata
proprio a questo popolo dalle lunghe barbe e dai capelli pendenti sulle spalle; provenienti in principio dalla
Scandinavia vennero sospinti dagli Avari alla conquista dell’Italia.
A causa del numero esiguo e della disorganizzazione militare il popolo germanico non riuscì ad
impossessarsi di tutta la penisola, l’odierno Passo della Cisa offriva allora una direttrice sicura, al riparo dalle
scorribande bizantine che mantenevano il controllo del litorale ligure, toscano e dei passi appenninici
orientali.
Come tutti gli itinerari medievali la Francigena non era strettamente legata ad un unico tracciato, ma si
diramava nel territorio con percorsi e varianti legate alla situazione politica del momento e ai rischi delle
epidemie malariche che imperversavano in pianura.
Da Pavia la strada raggiungeva Piacenza e Borgo San Donnino (oggi Fidenza) da dove, per la valle del Taro,
deviava verso l’Appennino, ricalcando in parte l’attuale strada statale della Cisa.
In prossimità del VI Regio Bizantino la via abbandonava l’itinerario di una vecchia strada consolare e,
seguendo l’asse vallivo dell’Elsa, confluiva a Siena che in età comunale godette di un grande sviluppo
economico e culturale grazie proprio alla presenza della Via Francigena.
L’antica via medievale influenzò l’impianto urbano a stella a tre punte e, soprattutto, incrementò lo
sviluppo commerciale, artistico e culturale della città del Palio. Proprio con il proposito di agevolare ed
aumentare il transito dei mercanti, Siena impose nel Costituito del 1274 la costruzione di fonti lungo le
direttrici viarie più importanti.
Attraversata la val d’Orcia, in prossimità del lago di Bolsena, la strada si congiungeva con la via Cassia.
Caduto il Regno longobardo, l’arteria principale dell’Italia, diretta nel cuore del Cristianesimo, acquisirà
grande importanza con i Carolingi.
Da Monteriggioni a Siena (tappa 33), si può uscire dal itinerario francigeno ufficiale vicino Siena: a
Pian del Lago, prendere la strada degli Agostoli, dalla quale si gode un bel panorama su Siena,
per deviare verso la città con la Strada di Montalbuccio oppure proseguire fino a Costafabbri, dove
possiamo trovare un negozio di alimentari in cui poter fare merenda.
Da Siena in direzione Roma (tappe 34), invece di uscire da Porta Romana ed attraversare una
zona industriale prima di immettersi nella via Cassia, consiglio un percorso alternativo che segue
strade bianche panoramiche, così da poter utilizzare una bici (mountain bike) uscendo da Porta
Tufi e passando per Ville di Corsano, Radi, Vescovado, Murlo, Badia Ardenga (da qui si può
riprendere il percorso ufficiale lungo la Cassia, che si è fatta un pò meno trafficata), Montalcino,
Sant'Antimo, Campiglia d'Orcia, Abbadia San Salvatore.