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Il pellegrinaggio nel medioevo

 I pellegrinaggi durante il Medioevo


Fin dal Medioevo i pellegrinaggi sono stati parte integrante della vita quotidiana. Questa antica usanza
cristiana, che consiste nell’intraprendere un viaggio verso un luogo considerato sacro, non ha finalità
turistiche, ma culturali, di devozione o penitenza.
Il pellegrino, dal latino peregrinus, “straniero”, prima di compiere il viaggio doveva prepararsi con delle
pratiche di purificazione: se avesse avuto dei nemici si sarebbe riappacificato, se avesse avuto dei debiti li
avrebbe saldati, offriva donazioni alla Chiesa per il bene dell’anima e si confessava perché, senza un
pentimento sincero, il viaggio era inutile. Molti erano i motivi per i quali si intraprendeva un pellegrinaggio.
Si poteva partire per esempio per adempiere un voto o per espiare un crimine commesso, per ottenere
indulgenze per sé o per i propri cari o per tentare di ottenere una cura miracolosa. 

 I principali luoghi di pellegrinaggio cristiani nel medioevo

Le mete principali dei pellegrinaggi nel Medioevo erano la Terra Santa, Santiago di Compostela e Roma.
- La prima prevedeva la visita dei luoghi legati alla vita di Gesù, ovvero Betlemme, Nazareth e
Gerusalemme.
- Santiago di Compostela è invece luogo di sepoltura dell’apostolo Giacomo di Zebedeo, cugino di
Gesù. La città è così chiamata perché si dice che le reliquie del Santo siano state trovate in una
necropoli posizionata sotto luci simili a stelle. 
- Roma, città di sepoltura di San Pietro, ha acquisito molta importanza quando Papa Bonifacio VIII
istituì il primo giubileo con la Bolla Antiquorum habet fida relatio emanata il 22 febbraio del 1300.
In questa ricorrenza il Papa concedeva l’indulgenza plenaria a tutti coloro che avessero fatto visita
trenta volte, se erano romani, e quindici se erano stranieri, alle Basiliche di San Pietro e San Paolo
fuori le mura, per tutta la durata dell’anno 1300.ù

 Le vie di pellegrinaggio
I viaggi nel Medioevo erano un’esperienza pericolosa. Anche le strade più frequentate erano insicure e
rischiose. Molti pellegrini facevano addirittura testamento prima di partire, consapevoli dei rischi a cui
andavano in contro. Potevano infatti imbattersi in banditi o essere imbrogliati da osti e albergatori. Per
questo nacquero ordini cavallereschi che avevano il compito di difendere luoghi santi e pellegrini. Uno dei
più celebri fu quello dei templari, ordine religioso cavalleresco in Terrasanta.

Nel Medioevo erano chiamate vie romee (o romane, o romipete) le strade che i pellegrini percorrevano
verso Roma, la città che costituiva una delle principali mete, con Gerusalemme e Santiago di Compostela,
della Cristianità occidentale.
La Via Francigena
 La Via Francigena
La Via Francigena è la parte di un insieme di vie, dette anche vie romee, che permettevano ai pellegrini di
raggiungere il Sud dell’Europa, dalla Francia a Roma e fino in Puglia, dov’era possibile imbarcarsi per partire
alla volta della Terrasanta.

Nel Medioevo, Roma era meta di pellegrinaggio devozionale e veniva considerata, insieme alla Terrasanta e
a Santiago di Compostela, una delle tre grandi peregrinationes maiores di cui anche Dante parla nella sua
opera “Vita nova” con riferimento a coloro che decidevano di mettersi in cammino per raggiungere uno dei
tre luoghi sacri.

La Via Francigena era considerata la principale via di comunicazione e i primi documenti che fanno
riferimento all’arteria che univa il continente europeo alla Terrasanta risalgono al IX secolo e indicano un
tratto di strada nell’agro di Chiusi, in provincia di Siena. L’uso del nome Via Francigena fa invece la sua
prima comparsa nell’Actum Clusio, un’antica pergamena oggi conservata nell’Abbazia di San Salvatore al
Monte Amiata, mentre a sud della città eterna la denominazione Via Francigena viene utilizzata per la
prima volta a Troia, sulla via Appia Traiana, nel Privilegium Baiulorum Imperialium.

Per avere una prima descrizione del percorso che traccia la via d’accesso alla devozione cristiana bisognerà
attendere il X secolo e più precisamente la relazione del vescovo Sigerico di Canterbury che si recò a Roma
per ricevere dal Papa il paramento liturgico detto pallio. Per far ritorno a Canterbury, Sigerico percorse
la Via Francigena e descrisse la più importante via di comunicazione medievale in una preziosa relazione.

Nel corso dei secoli la Via Francigena non ha rappresentato solo l’insieme di strade che uniscono i luoghi
simbolo della spiritualità e della devozione cristiana, ma è anche diventata la strada che ha segnato
l’incontro tra le diverse anime europee che hanno imparato a conoscersi e comunicare coltivando così le
basi culturali, artistiche, politiche ed economiche di quell’Europa moderna che si rivela nelle parole del
poeta Goethe: “La coscienza europea nasce pellegrinando”.

 Il percorso della Via Francigena: origine e meta

l percorso ufficiale della Via Francigena, fedele a quello narrato dall’Arcivescovo Sigerico nei suoi Diari, ha
una lunghezza di 1.800 chilometri ed è articolato in 79 tappe, da Canterbury fino a Roma.

In Inghilterra si snoda lungo un breve tratto (27 Km circa), che va da Canterbury a Dover, che coincide con la
North Downs Way.

Dopo aver attraversato lo Stretto della Manica, il pellegrino approda in Francia, precisamente nel Nord-Pas-
de-Calais. Le altre regioni francesi interessate dal percorso sono: la Champagne-Ardenne, la Picardie et la
Franche-Comté.

Lasciata alle spalle la Francia, la Via Francigena attraversa la Svizzera nei cantoni di Vaud e Valais.

In Italia l’antica via attraversa sette regioni – Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria,
Toscana, Lazio – e 140 Comuni, per un totale di 45 tappe. La strada era percorsa da mercanti e briganti in
cerca di denaro, da crociati in cerca di gloria o, più semplicemente da uomini in cerca di se stessi.
Il tratto italiano della Francigena
79 tappe complessive, 45 attraverso il nostro Paese, fondamentali sono quella del Colle del Gran San
Bernardo, porta di accesso alle nostre Alpi, Pavia, capitale del Regno longobardo, Piacenza, nodo viario
importantissimo, Fidenza, punto di snodo fra i percorsi di pianura e il valico di Monte Bardone, le città di
Fornovo e di Berceto sul tratto appenninico.

Superato l’Appennino Tosco-Emiliano e il Passo della Cisa, il percorso scende a Pontremoli e Luni, per poi
prendere la direzione della costa e proseguire lungo vie di comunicazione più sicure, come l’Aurelia e le
strade consolari del tramontato Impero Romano.

Le tappe dell’antica strada medievale consentono oggi di conoscere, oltre a città turisticamente rinomate,
anche paesi di provincia e piccoli borghi che tanto hanno fatto nella storia, nella crescita e nello sviluppo
culturale.

Lungo la Via Francigena si incontreranno espressioni artistiche e segni della devozione: fastose cattedrali
rinascimentali e timidi monasteri romanici, imponenti siti archeologici o semplici e suggestive
testimonianze del passato.

Percorrendo le tante tappe del “Cammino del Cielo” si recupererà l’originario rapporto tra l’uomo, il tempo
e lo spazio; proprio come in un vecchio “racconto di Canterbury”.

 Via Francigena: le origini del cammino

La “Strata Francigenarum”, ovvero la “via percorsa da coloro che sono nati in Francia” era calcata, in realtà,
da pellegrini provenienti da disparate località d’Europa e diretti a Roma per rendere omaggio alla tomba di
San Pietro. L’homo viator e il movimento dello spirito!

La costruzione delle grandi vie di comunicazione che attraversavano l’Italia ebbe inizio con i romani; le
strade consolari, municipali e vicinali tuttora esistenti sono lì a testimoniare la grande importanza raggiunta
dalle vie di comunicazione nei secoli secondo e terzo d. C.

Questi capolavori della ingegneria stradale, dopo la caduta dell’Impero Romano, vennero gradatamente
abbandonati divenendo nel Medioevo semplici mulattiere che non impedirono ai Longobardi di penetrare
nel territorio nazionale.

La storia della Via Francigena, che dal Colle del Gran San Bernardo scendeva alla città di San Pietro, è legata
proprio a questo popolo dalle lunghe barbe e dai capelli pendenti sulle spalle; provenienti in principio dalla
Scandinavia vennero sospinti dagli Avari alla conquista dell’Italia.

A causa del numero esiguo e della disorganizzazione militare il popolo germanico non riuscì ad
impossessarsi di tutta la penisola, l’odierno Passo della Cisa offriva allora una direttrice sicura, al riparo dalle
scorribande bizantine che mantenevano il controllo del litorale ligure, toscano e dei passi appenninici
orientali.

Come tutti gli itinerari medievali la Francigena non era strettamente legata ad un unico tracciato, ma si
diramava nel territorio con percorsi e varianti legate alla situazione politica del momento e ai rischi delle
epidemie malariche che imperversavano in pianura.

La dispersione territoriale della Francigena, soprattutto in pianura, le fecero assumere i connotati di


“strada-territorio” e solo in prossimità dei valichi alpini o dei corsi d’acqua i viandanti erano vincolati ad una
pista obbligata. Si trattava comunque di strade tortuose, raramente selciate, con accentuati dislivelli in
prossimità dei passi; niente a che vedere con l’invidiabile rete viaria dell’antica Roma.
L’assenza di un forte potere centrale e la frammentazione feudale impedirono l’utilizzo coordinato e la
corretta manutenzione dei percorsi; prerogative che erano alla base delle esemplari vie consolari ed
imperiali. Solo in età comunale, in sintonia con il movimento economico e demografico, la strada acquistò
importanza al punto dall’essere inserita negli statuti comunali.

Da Pavia la strada raggiungeva Piacenza e Borgo San Donnino (oggi Fidenza) da dove, per la valle del Taro,
deviava verso l’Appennino, ricalcando in parte l’attuale strada statale della Cisa.

In prossimità del VI Regio Bizantino la via abbandonava l’itinerario di una vecchia strada consolare e,
seguendo l’asse vallivo dell’Elsa, confluiva a Siena che in età comunale godette di un grande sviluppo
economico e culturale grazie proprio alla presenza della Via Francigena.

L’antica via medievale influenzò l’impianto urbano a stella a tre punte e, soprattutto, incrementò lo
sviluppo commerciale, artistico e culturale della città del Palio. Proprio con il proposito di agevolare ed
aumentare il transito dei mercanti, Siena impose nel Costituito del 1274 la costruzione di fonti lungo le
direttrici viarie più importanti.

Attraversata la val d’Orcia, in prossimità del lago di Bolsena, la strada si congiungeva con la via Cassia.
Caduto il Regno longobardo, l’arteria principale dell’Italia, diretta nel cuore del Cristianesimo, acquisirà
grande importanza con i Carolingi.

 Siena e la via Francigena: da Monteriggioni a Ponte d’Arbia


Percorrendo idealmente la via Francigena da Nord a Sud, esattamente come fece nel 990 d.C. Sigerico, la
penultima tappa prima di raggiungere il capoluogo senese è Monteriggioni. Una volta lasciata la cinta
muraria di Monteriggioni, e quando la sua corona di torri sarà scomparsa alla vista, sarà necessario
percorrere 20,5 Km prima d’arrivare a destinazione, ma lungo il cammino sarà possibile immergersi
nell’atmosfera amena disegnata dalle colline senesi e in luoghi antichi e affascinanti, primo fra tutti
l’abbazia di San Salvatore all’Isola, monastero e luogo d’ospitalità per i pellegrini dal 1161 che sopravvive
ancora oggi. Oltrepassata Cerbaia e dopo aver percorso diversi chilometri nel bosco, si giunge al castello di
Chiocciola e subito dopo a quello di Villa. Sarà questo l’ultimo baluardo prima di approdare al Pian del Lago,
da cui il passaggio apre a una nuova area boschiva, quella dei Renai, oltrepassata la quale si accede a Siena
attraverso Porta Camollia. Una volta giunto in città, il pellegrino non può far altro che proseguire il percorso
che lo condurrà verso via Banchi di Sopra e da lì a Piazza del Campo: è questo il primo luogo che i viandanti
giunti in città incontravano, insieme alla Torre del Mangia, con i suoi 400 gradini, al Palazzo Pubblico e, più
avanti, al Duomo, sede del celebre pulpito di Nicola Pisano. L’ultima tappa all’interno del centro abitato,
che costituiva un passaggio di pellegrinaggio obbligato, era lo Spedale di Santa Maria della Scala, che
tuttora conserva intatte le testimonianze di una storia di Cammino, quella che conduceva a Roma,
cominciata nel Medioevo e proseguita sino all’età contemporanea. Oggi struttura museale, il Santa Maria
della Scala è forse l’edificio simbolo che meglio rappresenta la Via dei Pellegrini in città.

 Luoghi di accoglienza lungo la via francigena


L’accoglienza pellegrina della Via Francigena sono strutture e locali messe a disposizione da istituzioni, da
enti pubblici, privati e religiosi ai pellegrini muniti di regolare CREDENZIALE.
In Italia gli ostelli per pellegrini, non essendo ancora previsti dalle normative regionali sul Turismo, non
seguono uno standard preciso di accoglienza e accessibilità. Si può quindi essere ospitati in locali semplici,
ma puliti e accoglienti, come anche in strutture inadatte e poco curate, in base alla sensibilità e alle
disponibilità di coloro che ospitano.
In genere vengono messe a disposizione stanze con letti a castello o materassi a terra; servizi con doccia e
acqua calda, luoghi per lavare e stendere i vestiti e qualche volta anche la  cucina. Il contributo richiesto per
poter pernottare va dalla libera offerta ai 20 euro.
Libera OFFERTA non vuol dire gratis, ma e’ un invito a contribuire alle spese di gestione dei locali con quello
che si può in base alla disponibilità economica di ognuno. Si consiglia un’offerta di  almeno 5 euro per il solo
pernottamento. Se vengono offerte anche colazione e cena vi invitiamo a considerare di offrire ben di più,
immaginando la spesa che tali servizi, seppur offerti con il Cuore, comportano.
Spesso le accoglienze pellegrine sono gestite dai parroci o da volontari.
In ITALIA esistono due grandi e volenterosi gruppi di Ospitalieri Volontari che con passione si dedicano al
servizio di accoglienza al pellegrino presso alcuni Ostelli:
 gli HOSVOL ITALIA, legati al gruppo spagnolo degli Hospitaleros del Cammino di Santiago
 gli Ospitalieri della Confraternita di San Jacopo di Perugia che gestiscono le accoglienze di Nicorvo,
Abbadia Isola, Radicofani e Roma lungo la Via Francigena, oltre a quelle di Assisi sui Cammini
Francescani e di San Nicollas, lungo il Camino Frances
IL PELLEGRINO NON PRETENDE. IL PELLEGRINO ACCETTA, RINGRAZIANDO
In Italia nessuno è obbligato per legge, almeno per ora, ad ospitare un pellegrino nella propria casa. Chi ci
ospita è perché nel Cuore si sente di farlo. E noi possiamo solo essere riconoscenti. Invitiamo quindi a
comportarsi secondo i “valori pellegrini” dando di seguito alcuni suggerimenti per una buona convivenza
con gli altri presenti e con chi ci ospita.
I VALORI PELLEGRINI
 rispetta il riposo degli altri e i momenti di silenzio
 lascia sempre pulito e in ordine, anche se non sei stato tu a sporcare
 osserva le regole degli ostelli senza lamentarti e rispetta il lavoro degli ospitalieri
 mantieni puliti docce e servizi igienici e non occuparli per troppo tempo
 se sono previste cene comunitarie contribuisci alla preparazione e/o alla pulizia dopo la cena
 firma, se presente, il libro del pellegrino e lascia un commento sull’accoglienza ricevuta ed
eventualmente dei consigli
 lascia, se puoi, un’offerta anche quando non richiesta. In questo modo favorirai il miglioramento
dell’ospitalità e dei servizi.
 saluta sempre con un sorriso e non dimenticare di ringraziare
Organizzare
un percorso
attività sulla
 Da San Gimignano a Monteriggioni (tappa 32), si può seguire il cammino francigeno, che si
sviluppa in collina, quindi proseguiamo a piedi per non stancarci troppo

Da Monteriggioni a Siena (tappa 33), si può uscire dal itinerario francigeno ufficiale vicino Siena: a
Pian del Lago, prendere la strada degli Agostoli, dalla quale si gode un bel panorama su Siena,
per deviare verso la città con la Strada di Montalbuccio oppure proseguire fino a Costafabbri, dove
possiamo trovare un negozio di alimentari in cui poter fare merenda.

Da Siena in direzione Roma (tappe 34), invece di uscire da Porta Romana ed attraversare una
zona industriale prima di immettersi nella via Cassia, consiglio un percorso alternativo che segue
strade bianche panoramiche, così da poter utilizzare una bici (mountain bike) uscendo da Porta
Tufi e passando per Ville di Corsano, Radi, Vescovado, Murlo, Badia Ardenga (da qui si può
riprendere il percorso ufficiale lungo la Cassia, che si è fatta un pò meno trafficata), Montalcino,
Sant'Antimo, Campiglia d'Orcia, Abbadia San Salvatore.

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