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Porta Fra Giocondo

Per una nuova Barriera (Gazzetta di Treviso, 1 gennaio 1905)

Siamo informati che prossimamente sarà indetta una seduta tra i possessori di terreni inclusi nel
circondario di S. Bona per formare un comitato allo scopo di fare tutto il possibile per potere avere
una porta (barriera) che dalla strada comunale di S. Bona Vecchia metta direttamente al centro della
città passando per via Alloco, via Canova e Duomo.
Lo scopo di tale porta è di somma importanza essendo che renderebbe animazione e vita alla strada
di circonvallazione interna ed esterna, e noi ci sentimao più che convinti nell'’ppoggiare tale
iniziativa e nel desiderare che intanto si affretti il compimento dell’altra barriera già progettata in
corrispondenza della strada della Fiera.

Per la Porta Calimana. Una petizione (Gazzetta di Treviso, 14 febbraio 1905)

Veniamom informati che oggi è stata presentata all’onorevole Giunta Municipale, una petizione
firmata da molti cittadini, industriali e possidenti, per la riapertura dell’antica porta Calimana, già
esisistente nel 1500: detta porta, come abbiamo già altra volta detto, verrebbe a congiungere
mediante un ponte la via Alloco con la strada di circonvallazione esterna.
Alla petizione sono uniti i vari progetti del lavoro, con preventivo della spesa.
Sull’argomento abbiamo altra volta detto che l’idea è notevolissima, e l’apertura di quello sfogo
riescirebbe assai vantaggiosa al movimento cittadino … ma abbiamo in precedenza un altro
progetto altrettanto e forse più importante da attuare: quello della Barriera Carlo Alberto, pel quale
il Consiglio ha già in approvazione e le pratiche in corso ormai danno affidamento di non lontana
esecuzione.

Voci del Pubblico (Il Risveglio trevisano, 14 novembre 1905)

E’ scorso ormai del bel tempo da che venne presentato al nostro Municipio un progetto per aprire
una porta da appellarsi Calimana all’imbocco di Borgo Alloco. Nell’istanza presentata vi erano
esposti i bisogni di aprire la porta stessa e d i vantaggi che se potrebbero trarre. Ma la istanza ed il
progetto relativo, che l’accompagnava, vennero bravamente passati all’Archivio Comunale ove
dormono i più placidi sonni.
Però stando alle nostre informazioni, appunto in questi giorni, i firmatari della preindicata domanda,
si sono fatti vivi di nuovo chiedendo che la si risvegli.
Noi vogliamo sperare che la nuova toccatina ottenga il suo effetto, e non verrano frapposte le eterne
lungaggini che ancora tenacemente persistono per l’apertura, già approvata dal patrio Consiglio,
dell’altra porta Carlo Alberto, pur così necessaria, e che è sempre allo stato di promessa.

Calimana? O Calimara (Il Risveglio trevisano 19 dicembre 1905)

Che la vecchia porta di Santa Bona, soppressa nella cinta delle venete mura, si chiamasse Calimana,
lo dice il Bonifaccio nella sua storia di Treviso (Ediz. Albrizzi, Venezia 1744 a pag. 260),
nominando ivi in giro del pomerio antico, anno 1314, tutte le undici porte d’allora, cioè di SS.
Quaranta, di S. Teonisto, di Malcantone, della Girada, di S. Zeno, dell’Altinia, di S. Paolo, di S.
Tommaso, di S. Bartolomeo, di Santa Cristina, e la Calimana, e questa senza neppure aggiungervi:
o di Santa Bona, come si trova in altri scrittori posteriori: il Cima, il Semenzi, il Sernagiotto.
Queste porte non furono anche in addietro sempre le stesse, né con questi nomi, e propriamente qui
mancherebbe quella di Santa Sofia o della Madonna. Chi vuol vederne le singole posizioni le
troverà con piccole variazioni nella pianta della Città anteriore al 1509, che è in tutti i manoscritti
della Cronica del Malipensa, e a stampa nella Carta Corografica della Provincia di Treviso del
Semenzi, in cui è detta appunto Porta di Santa Bona o Calimana.
D’onde in poi il Semenzi abbia tratta quella raffigurazione così individuata delle porte, dei borghi,
dei sobborghi; se, cioè, da un’antica carta, o di sua testa, egli non lo dice, ne io lo so; e sarebbe
importante saperlo. Così per esempio la linea storta di quella strada, che andrebbe piuttosto a Santa
Bona Nuova, non corrisponde alla diritta che porterebbe direttamente a Santa Bona Vecchia, e
sarebbe la strada che colla nuova porta di direbbe Calimana.
Del resto è facile precisare sui luoghi stessi l’ubicazione delle antiche porte. Colà dove una linea di
strada interna, interrotta dalla nuova cinta, prolungandosi, si attacca e si continua con un’esterna, ivi
certo era una Porta; e così si determina dove dosse, presso a poco, questa di Santa Bona, cioè allo
sbocco del vecchio Borgo di Conegliano Novello, ora Borgo Alloco.
Ma perché la porta di Santa Bona, che in precedenza era forse la stessa che di Ogni Santi, siasi poi
colla strada chiamata Calimana, questa è ora la questione.
Premetto che quel nome non ricordo d’averlo trovato mai in antichi docuementi, e neppure nei
Registri delle vecchie vie; nulla esso risente di trivigiano, né con nomi di famiglie trevigiane si
spiega; se non lo si dovesse attribuire a quel Calimano, ricco ebreo che abitava in quei pressi, e che
esercitava le usure come gli altri, forse più pulitamente e copertamente prestando ai signori, così
che ebbe la casa salva dal saccheggio del popolo nel Giugno 1509, e intendendosi con quelli
condusse via da Treviso gli altri, e lui potè ritornarvi a tempo con salvacondotto per le esigenze dei
suoi e comuni interessi. Ora che da lui sia derivato questo nome, o che egli l’abbia tratto dal Borgo
nol crederei. Forse l’identità è una pura combinazione casuale.
D’onde dunque sarà derivato esso nome? Ciò che ora dirò, mi pare sia già stato detto da altri, ma
non ricordo più né dove, né da chi; e per chiederne in questi giornia questo o a quello, non ne sono
venuto a capo. Ben mi rammentavo che anche a Firenze c’è una strada che si dice Calimana e che
Arte di Calimala o di Calimara vi si diceva l’arte della lana, appunto dal nome della stessa via dove
erano le botteghe e i fondaci; ne scrissi a Firenze, e così fui accertato. Ora anche la nostra via,
mettendo colà dove erano, se non sono ancora, i folli della lana, è probabile che vi fossero pure le
botteghe e i fondachi, e così sia stata essa chiamata dai Fiorentini, i quali molti erano allora in
Treviso, e vi eseercitavano indifferentemente i dazi, le industrie, e le usure prima degli ebrei,
chiamati poi a sostituirli; e tra le industrie, certo va messa, e principale, quella della lana, coi panni
fini, e coi pignolati dai Fiorentini qui importata.
Questa derivazione mi pare probabile; essa spiegherebbe l’origine del nome, e come questo non
fosse né ufficiale né popolare, eppur sia rimasto poi letterario, cioè negli autori sunnominati.
Da Firenze mi viene pur scritto per l’etimologia della parola, che molto probabilemente colà il
nome primitivo sarebbe stato Callis malus, venendo così storpiato il nome per lo scambio delle tre
liquide 1, n, r, come Monte Malo per Monte Mario, e Alamani per Alamari. E sarebbe stato
chiamato così, perché da quella parte abitassero femmine di mala vita. Un’altra combinazione allora
pur casuale sarebbe questa che da noi il Borgo si chimasse Alloco. Mi si scrive pure che mara o
mala possa essere parola orientale per indicare certa qualità di panni. Ma che il nome deva esser
Calimara per dire in greco buon giorno, la cosa mi sembra meno probabile. Se altri saprà trovare di
meglio, meglio!
Prof. Luigi Bailo
I nuovi lavori edilizi a Treviso (Il Risveglio trevisano, 9 gennaio 1906)

E’ con più viva compiacenza che possiamo affermare come il nostro Ufficio Tecnico Municipale
lavori con alcrità nell’apprestaemneto dei progetti che si riferiscono alle nuove Barriere, che si
vogliono aprire nella nostra Città, e cioè: quella che verrà denominata dal simpatico e caro nome di
Massimo d’Azeglio presso Porta Mazzini e sarà lo sbocco pel Tramvai elettrico; quella detta nel
1500 Calimana che condurrà a santa Bona; quella denominata a P.F. Calvi che condurrà a S.
Giuseppe, e quella Carlo Alberto, che da tanto tempo venne già dliberata dal Patrio Consiglio, ed
ora già in via di iniziamento di lavoro. In quanto a quest’ultima, date le pratiche avviatissime circa
l’acquisto dell’immobile da demolirsi, si ha tutta la ragione per ritenere che, nel corrente Gennaio, il
piccone principierà il suo lavoro e prestamente avremo la barriera tanto desiderata dalla
cittadinanza.
Come abbiamo già detto altre volte, non v’è che non abbia a convincersi dei reali vantaggi che la
nostra città avrà certaemente a risentire dai nuovi sbocchi che verranno aperti e che porteranno,
come avvenne in tutte le città ed anche nella nostra un’affluenza maggiore e di conseguenza, un
aumento nelle rendite tassabili.
E’ vero che vi sono in vista altri lavori progettati da tempo … ma a questi sappiamo che pur si sta
attendendo, e si darà mano insieme colle barriere, con la combinazione finanziaria che si sta per
concludere. Quello che al momento preme assai, si è di riescire, ed in brevissimo tempo, ad aprire i
quattro sbocchi a cui accennammo da principio, in quanto che col maggior allargamento e colla
maggior facilitazione delle comunicazioni, potremo solo conseguire il grande e desideratissimo
vantaggio di uno sviluppo nelle nostre condizioni economiche, nelle industrie nuove, nello spingere
la nostra vita commerciale ad un maggior incremento.
Per tutto ciò, noi di gran cuore applaudiamo la spinta data ai lavori dal nostro Ufficio Tecnico,
convinti che quanto più presto saranno compiuti, tanto più ne sentirà di vantaggio la cara nostra
Treviso. Né mancherà l’appoggio unanime dei nostri Consiglieri.

Sulle nuove barriere (Il Risveglio Trevisano, 6 febbraio 1906)


Sulle nuove barrire riceviamo la seguente lettera:
Col dovuto rispetto dichiariamo a V.S. di non approvare l’apertura di nuove porte d’utilità molto
problematica e di grave spesa, Proponiamo che si faccia un referendum, come si usa in paesi più
progrediti, affinchè ogni cittadino dia il suo voto affermativo, o negativo, voto di maggiore
importanza di quello dei consiglieri comunali.
Alcuni umili cittadini
Abbiamo interrogato il Sindaco a proposito di questa lettera che imparzialmente pubblichiamo. Egli
ci ha confermato il suo deciso proposito di ppromuovere la costruzione delle tre nuove barriere,
oltre a quella intitolata a Carlo Alberto, già sotto concorso d’asta.
Convinto dell’utilità grandissima che ne risentirà il paese, egli si basa su considerazioni d’economia
amministrativa d’altissimo valore. Che se qualche cittadino vorrà discutere al riguardo, dalle
argomentazioni pro e contro barriera uscirà la verità.
Il Risveglio apre le sue colonne a tutte le opinioni. Quanto al referendum non ci pare sia il caso di
parlarne.

Barriera “Calimana” (Il Risveglio trevisano, 10 aprile 1906)


Varii cittadini non amano questo nome per la nuova barriera che si aprirà fra via Alloco e S, Bona
dando nuova vita a quelle parti. Si parlò del nome e delle origini storiche, ma nessuno notò che il
nome era antipatico e che, non sa di nulla. Così ci scrive un cittadino pregandoci di aprire una
rubrica fra i cittadini pella proposta di un nome che ricordi un illustre italiano, preferibilmente
treviginao.
Varie proposte di nomi ci sono già pervenuti – ma attendiamo dai cittadini volenterosi indicazioni
sui nomi fra i quali il Consiglio possa scegliere il più opportuno e il più degno.
Trevigiani avanti!

I nomi delle nuove Barriere (Il Risveglio Trevisano, 21 aprile 1906)

Allinvito che abbiamo rivolto ai lettori di segnalarci i nomi da darsi alle nuove Barriere, un
abbonato ci risponde:
Poiché si pensa di aprire delle nuove barriere fra le mura di Treviso, non si potrebbe ispirarsi alla
scritta dell’antico stemma della città e marca di Treviso, appellando per esempio: Porta a’ Monti –
la progettata barriera verso Santa Bona – Porta a Mare e Porta al Musone le altre barriere che in
queste rispettive direzioni potessero in seguito venire aperte.

Frà Giocondo (il Risveglio Trevisano, 19 maggio 1906)

Poiché su proposta del consigliere Mandruzzato, venne già stabilito dal Consiglio Comunale di
intitolare a Frà Giocondo la nuova barriera, che sorgerà quanto prima in corrispondenza del vecchio
borgo di Conegliano Novello, ora Borgo Alloco, credimao di fra cosa grata ai lettori del Risveglio
dando qui breve ma compendiosa notizia biografica sul grande ingegnere e architetto militare, alla
cui opera dotta e assennata tanto deve la città di Treviso e il suo territorio.
Forse, in omaggio alle nostre memorie, l’antico nome di porta Callimana (probabilemnte così
denominata perché andavasi per essa alle amene calli del Montello!) sarebbe stato meglio d’ogni
altro appropriato; ma, d’altra parte, era offcio di onorare in alcun modo la memoria del
valorosissimo frate veronese ch’è gloria purissima italiana del secolo decimoquinto, e che si rese
cos’ benemerito nelle fortificazioni della nostra città, e ancora sulle monumentali ndifese arginali
sul Piave a Nervesa, e nella sistemazione idraulica della nostra bella provincia………..

Il collaudo del ponte di Porta Fra Giocondo (Il Risveglio Trevisano, 1 febbario 1908)

Mercoledì ha avuto luogo il collaudo del ponte di Porta Fra Giocondo.


Sul ponte che è opera dell’impresa Romano Fortunato e figli furono distesi mille quintali di ghiaia e
vi rimasero dal mezzogiorno in poi.
Alle ore 17 gli ingegneri Tosello e Modenesi capo dell’Ufficio Tecnico municipale, con l’assistente
geometra Furlanetto, constatarono che si era avuto il cedimento minimo provveduto di un quarto di
millimetro.
Quindi l’opera fu giudicata di riuscita ottima.

Il pattinaggio cinematografato (Il Risveglio Trevisano, 8 febbraio 1908)

Ieri mattina sulle ore 11 le gentili pattinatrici ed i valorosi pattinatori si erano dati convegno a la
“patinoire” fuori Porta Fra Giocondo perché il Co. Bianchini eseguiva le prese cinematografiche per
riproduzioni che si daranno in teatro a scopo di beneficenza.

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