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LA QUESTIONE DEI TEMPLARI IN SCANDINAVIA

di Nicola Pezzella

La prima e l’unica studiare ad affontare il problema della presenza templare nel Nord
Europa é stata Bianca Capone, che piú di 20 anni fa aveva presentato una relazione a un
convegno della L.A.R.T.I. dal titolo I Templari in Livonia1; riproneva questa tesi in I
Templari dall’Italia all’Europa”2, avendo consultato una lettera e un paio di bolle papali
che avrebbero provato la presenza dei cavalieri rossocrociati nei paesi baltici e una
citava la Svezia.
La questione dei Templari in Livonia, potrebbe sembrare marginale, se non fosse che
questa espansione in Livonia arrivó essenzialmente con le crociate lanciate dai re di
Svezia e Danimarca: certo sappiamo che vi erano truppe dei Cavalieri Portaspada e dei
Teutonici, ma non ci é dato sapere se avessero partecipato dei contingenti di Templari.
I paesi scandinavi ebbero un ruolo sia nell’espansione a Est che in quello della
partecipazione alle crociate in Terrasanta.
Prima di addentrarci sulla questione della possibile presenza dell’Ordine del Tempio e di
quella sicura dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, ricordiamo l’ambiente
storico di quel periodo, con alcuni dati giá noti ma introduttivi alla vicende di cui
indagheremo per mezzo di fonti poco note o ignorate.
Erick ll Santo, fondatore della dinastia svedese degli Erick, intraprese nel 1155 la prima
crociata in Finlandia, con il fine ufficiale di cristianizzare quelle terre, ma, a parte che
non si é sicuri se questa crociata avvenne realmente, si trattava comunque di guerre di
conquista con il pretesto della cristianizzazione (in Finlandia il cristianesimo aveva
messo giá piede da 100 anni).3 Un’altra crociata svedese avvenne nel 1220 con il re
Johann Svenkersson. Durante la Terza Crociata in Finlandia di Tyrgil (o Torkel)
Knutsson abbiamo due dati da tener presente: il primo é che questo reggente in un
documento del 1282 é nominato cavaliere; il secondo che nella penetrazione in Carelia e
a Novgorod, in Russia, erano parte attiva anche i Teutonici, i quali avevano costruito un
forte di legno a Koporje. I Cavalieri teutonici si stabilirono per un breve tempo
nell’isola svedese di Gotland, che usavano come base per le loro incursioni. In tutte

1Bianca Capone in I Templari in Livonia,  “Atti XVII Convegno di Ricerche Templari ”(Chiaravalle Milanese, Latina,
1999, pp. 65-77, parla di due regesti di lettere papali di Onorio III, che si trovano nel Regesta Honorii Papae, II, ma in
realtá sono 3, numerati 3787, 3788 e 3799. In esse si condensa una vicenda in cui i Templari avevano usurpato dei diritti dei
recenti cristiani battezzati e non avevano restituito una somma di denaro al Vescovo di Riga. La studiosa afferma che non ci
poteva essere confusione fra i Fratris Militiae Templi e i Fratris Militiae Christi, essendo documenti inviati dal Laterano,
peró dobbiamo considerare che sono brevi regesti e sono stati compilati successivamente. Considerando che in nessun altra
occasione si nominano i Templari potrebbe esserci stata un’assimilazione dei secondi con i primi, ma in mancanza dei
documenti originali, anche questa rimane un’ipotesi.
2Bianca Capone, I Templari dall’Italia all’Europa, Edizioni Federico Capone, Torino, 2011, capitolo I Templari in Svezia.
3Per le crociate nordiche vedi, fra gli altri, Eric Christiansen, Le crociate del Nord. Il Baltico e la frontiera cattolica (1100-
1525), ed. italiana Il Mulino, 2016; William Urban, I cavalieri teutonici. Storia militare delle crociate del nord, de. Italiana,
de. IBS, 2018.
queste spedizioni non abbiamo menzione alcuna dei Templari, anche se non possiamo
totalmente escludere una loro sporadica presenza.
Non meno attivi sul fronte delle crociate erano gli altri regnanti scandinavi.
Famosa é invece la spedizione crociata del re norvegese Sigurd Jorsalafar nel 1107 in
sostegno del re di Gerusalemme: grazie a questo, con ordinanza di Baldovino e del
Patriarca di Gerusalemme poté avere un frammento della Vera Croce che riportó in
patria.
La Norvegia nei primi anni di Onorio III é governata da Inge II, il quale per avere
inviato larghi aiuti di navi e di munizioni per 1’impresa della crociata merita lettera
speciale di ringraziamenti dal papa (6 marzo 1217). I tre regni, danese, svedese e
norvegese, avevano per loro metropoli ecclesiastiche Lund (cittá svedese ma con
giurisdizione fino in Danimarca), Uppsala e Nidrosia (Trondheim), e 1’arcivescovo di
Lund con autoritá di primate.
Anche il vescovo danese Eskil di Lund nel 1164 si recó a Gerusalemme e in quegli anni
beneficia i Giovanniti che si insedieranno nella sua diocesi.
Ma ritorniamo alla questione dei Templari.
Negli studi precedentemente citati, Bianca Capone riportava un brano della bolla papale
di Clemente V, a data 12 agosto 1308, dal titolo Commititur cura de admnistratio
honorum Militia Templi, in cui si diceva che gli arcivescovi di Riga (nell’attuale
Estonia) e Uppsala (Svezia) dovevano accertarsi della consistenza dei beni templari di
quelle zone. E’ una bolla moltio generica, che viene mandata un po’ dappertutto e in cui
si cambia solo l’intestatario ogni volta, assieme ad altre inviate nello stesso giorno. Piú
interessante l’indicazione che viene data nella Bolla Faciens Misericordia, emanata
nello stesso giono, in cui si invita i vescovi di Magonza, Treviri, Colonia e Magdeburgo,
a recarsi a Riga e inquisire contro i Templari e il loro maestro “usque in partibus Rusce
constitutum”.4 Ci si chiederebbe come mai, se non si era sicuri della presenza dei
Templari, non ci si fosse fidati solamente della parola dell’arcivescovo di Riga, mentre
si esige di mandare i vescovi tedeschi al’inquisizione nel paese baltico. E perché si
tirano in ballo i territori russi? Certo a quell’epoca vi era stata una penetrazione dei
Cavalieri Teutonici nella cosidetta Rutenia Negra, parte dell’attuale Bielorussia. Ed
erano principati cristiani in cui, anche qui erano soggetti a una inquisizione. Come
vedremo, anche per i paesi scandinavi si fece un indagine contro i Templari ma se anche
vi fossero stati insediamenti, alla data 1310 sembra non ce ne fossero piú.

LE LETTERE PER IL NEGOTIUM TERRE SANCTE

Fin dalla costituzione dei vescovadi, dal secolo X, encontriamo lettere e bolle papali che
testimoniano l’interesse per l’evangelizzazione di quei luoghi: Svezia, Norvegia
Danimarca, ma anche Finlandia, Isole Far Oer, Islanda e Groenlandia. I papi si
interessano per motivi cristiani ma anche politici: da una parte pretendono l’obolo

4Regesta Clementis Papae V, Romae Ex Typografia Vaticana 1885, vol. III, documenti n. 3515 e 3418.
pecuniario per continuare le guerre in Terrasanta, dall’altro spronano i vari regni
costruiti a crociate contro i popoli pagani ancora presenti in quelle zone.
I Giovanniti avevano il diritto di richiedere per il papato la decima in tutte le chiese una
volta all’anno, e Papa Onorio III, il 20 novembre 1220, invia una bolla a tutti gli
arcivescovi e vescovi per ricordarlo.5
In base alla mancanza di documenti diretti chi ha accennato alla questione si afferma che
I Templari non furono mai presenti in Scandinavia. 6 L’unico documento a cui ci si
riferisce per citare e confutare la presenza templare in questi paesi é la citata bolla di
Clemente V mandata a tutti i vescovi e i sovrani d’Europa sull’inquisizione da svolgersi
ma questo non é l’unico che menzionerebbe i Templari in Scandinavia. Ce ne sono
diversi altri, ignorati o poco conosciuti, e di cui ora daremo menzione.
Il primo documento che menzionerebbe i Templari assieme ai Giovanniti nel territorio
svedese risale al 21 novembre 1216.7 Si tratta di una lettera inviata da papa Onorio III
all’arcivescovo Valerio di Uppsala e a i vescovi suffraganei, che si rivolge a loro oltre
che ai Maestri del Tempio e dell’Ospedale, e al diacono e all’arcidiacono di quella
provincia ecclesiastica: in essa si comunica che la decisione del Consiglio generale é
stata quella di donare una ventesima parte delle rendite del clero, per tre anni, alla causa
della Terrasanta. Gli incaricati per questa colletta sono: “dilectis filii Magistri domorum
Militie Templi et Hospitalis Hierosolymitani in Uppsalensi provincia constitutis”, oltre ai
giá citati rappresentanti di quella di diocesi. L’obolo poteva essere raccolto anche grazie
a due chierici e a due frati, uno templare e uno giovannita, che sarebbero stati nominati
Cad hoc; inoltre si specifica che ne erano esenti i Premostratensi e i Cistercensi. A
ragion di logica, leggendo il documento, vedremo che non solo i Templari ci dovevano
essere, ma esisteva un precettore delle case del Tempio nel territorio svedese. Senonché
c’é un problema: se confrontiamo questo documento con altri anche successivi e anche
di altre zone, ci accorgiamo che le regole assegnate all’arcivescovo di Uppsala
avrebbero potuto essere valide in linea generale; ovvero, quando si doveva raccogliere i
fondi, erano i maestri dei principali ordini militari a farsene carico. Si potrebbe obiettare
che papa Onorio non sapesse se vi fossero anche i Templari da quelle parti. Se c’erano e
si trattava di una balia, non si trova alcun documento, siano testamenti o altri atti, dove
vengono menzionate le case del Tempio. All’inizio del XIV secolo il tesoriere generale
dell’Ordine di San Giovanni si recava personalmente in questi paesi per recaudare i
fondi: se non vi fosse stato un templare in Svezia, lo avrebbero inviato dalla Germania o
dalla Scozia? Sono tutte domande, purtroppo, a cui non possiamo dare risposta.
La seconda missiva di nostro interesse, a data 11 aprile 1223, e inviata da papa Onorio

5Si trattava di una riconferma di vari privilegi dati all’Ordine da vari papi. Il regesto del documento é riportato in Regesta
Norvegica, n. 435.
6Tra loro Tore Nyber che afferma che mai furono presenti in Danimarca. Cfr. Zur rolle der Johanniter in Skandinavien
ersner auffren un aufban der institutione in der rolle der mittelalterichen kultur, Torun 1985, pp. 129-144 . Christer
Carlsson menziona opinioni diverse sul fatto che sia i Cavalieri Portaspada che i Templari avessero posseduto beni nel
territorio svedese. Cfr. Christer Carlsson , Johanniterordens kloster i Skandinavien, 1291- 1536, Stoccolma, 2008, p. 9.
7Diplomatarium Suecanun, n. 356.
III dal Palazzo del Laterano, é indirizzata al re di Svezia Erico XI (Erick Ericksson).8
L’assunto riguarda la Terza Crociata in Terrasanta: il papa racconta che a causa del
lassismo dei crociati, la cittá di Damietta, che precedentemente era stata conquistata, ora
é caduta in mano al nemico. Il papa, dunque, aveva incontrato l’imperatore Federico, il
patriarca , il re Giovanni di Gerusalemme, il Maestro dell’Ordine di San Giovanni, il
Precettore del Tempio e il maestro delle domus dei Tedeschi, e l’imperatore promise di
salpare entro due anni e di prendere moglie (che sará Yolanda di Gerusalemme). Infine,
si rivolge alla devota Svezia e implora il re Erik di assistere e liberare la Terra Santa,
schiacciare gli infedeli e vendicare le ingiustizie contro i cristiani. Chissá se il papa si
rendeva conto che a quella data il re Erick aveva solo 7 anni e che le sorti di quel paese
erano in mano a un consiglio di parenti e del vescovo di Skara. Gli svedesi, inoltre,
avevano appena terminato una crociata contro i popoli pagani della Finlandia. Non
conosciamo praticamente mai le risposte date dai vescovi e dai re a queste missive: si
suppone che saranno conservate all’Archivio Segreto Vaticano, ma alla data di oggi, non
mi risulta siano state ritrovate. Soprattutto nel periodo dell’Inquisizione contro il
Tempio, sapere cosa rispondevano gli arcivescovi sarebbe di fondamentale importanza.
Arriviamo all’11 maggio 1265, quando papa Clemente IV permette al cardinale
Ottobonus che invie un legato in Inghilterra per raccogliere la decima di tutti gli ingressi
ecclesiastici e nei paesi circostanti, inclusa Norvegia, e anche in questo caso i Templari
sono citati assieme agli ordini esenti e non esenti dal contributo.9
Una lettera di un certo interesse é quella che invia Martino IV il 3 aprile 1282
all’arcivescovo di Nidaros (Trondheim), riguardo il “pro Terre Sancte subsidio” che
doveva essere raccolta nei territori dipendenti, quali le isole Far Oer, l’Islanda e persino
la Groenlandia: in particolare, per questa lontana colonia, si richiedeva di convertire in
oro e argento, per la decima richiesta, il corrispondente relativo alle vacche, alle pelli di
foca, ai denti e alle fibre ricavate dalle balene.10 Qui non si incaricano Templari e
Giovanniti per la raccolta dei fondi, perché, probabilmente, il papa pensava che non
fossero presenti fin lí, sebbene erano presenti tutti i principali ordini monastici medievali
con differenti monasteri.
Ancora una volta vengono nominati i Templari in una delle missive che vengono inviate
da Onorio IV nel novembre 1285, questa volta ai vescovi delle tre nazioni scandinave,
ovvero quella di Nidaros per la Norvegia, e a quella di Arhus oer la Danimarca e la
Svezia.11 Si trattava della solita colletta per il “negotium Terrae Sancte”, ed erano
coinvolti i maestri del Tempio, dell’Ospedale e dei Teutonici “universi regni Suecie” e
“universis regni Dacie”. Bisogna ricordare che il territorio competente per
l’Arcivescovo di Trondheim era molto piú vasto di quello che ora noi intendiamo,

8Diplomatarium Suecanum, n. 421.


9Diplomatarium Norvegicum, b. 7, n. 24.
10Diplomatarium Norvegicum, b 1, n. 71.
11Registro di Onorio IV, doc. n. 214 e seguenti. Cfr, in Le registtre d’Honorius IV: recueil des bulles de ce pape pubbliee
ou analysee, 2018.
comprendendo isole come le Ebridi, Orcadi, Shetland e persino le Far Oer.12

LE DOMUS GIOVANNITE DELLA SCANDINAVIA

I Diplomatari dei paesi nordici (Norvegicum., Suecanum, e Danicum), raccolte


cronologiche di documenti che sono disponibili anche online, restituiscono varie notizie
di donazioni di terre, grange e conventi all’Ordine di San Giovanni ma mai nessuno ai
Templari.13 Non ne sappiamo la causa e questa assenza totale dalle fonti documentarie ci
lascia sconcertati, fermo restando che gli Ospitalieri in queste zone erano potentissimi.
Una ragione che potrebbe essere indicata per spiegare questo trattamento dispari fra i
due importanti ordini rivali, verrebbe dal fatto che gli Ospedali dei Giovanniti furono
essenziale in quel periodo per curare la lebbra, che nel XII secolo, forse proprio in
concomitanza del ritorno di tanti cavalieri dalla Terrasanta, si diffuse in Scandinavia fino
all’Islanda. Si potrebbe obiettare che i Templari non fossero interessati a insediarsi in
quelle zone, ma ció non sarebbe logico, in quanto per esempio stavano in Scozia, dove
alcuni vescovi dipendevano da Nidaros. L’assenza completa dei Templari dalle fonti é
dunque un enigma. Certo, ogni tanto, nei testamenti appare menzione a un cavaliere
crociato, come per esempio nel testamento di Nil Ubesson che nel 1286 é menzionato
come “crucesignatum”. 14 E possibile che qualche cavaliere di queste zone fosse
templare ma di insediamenti stabili nemmeno l’ombra. C’e da dire, comunque, che non
aiuta molto la dizione usata per definire i conventi medievali nei documenti scandinavi,
perché quasi tutti vengono definiti kloster, essendo praticamente assente la dizione
“domus” che ritroviamo facilmente in altre zone d’Europa; inoltre quando si fa l’elenco
di monasteri spesso si menzionano i “fratres de” seguito dal nome della localitá, senza
che possiamo sapere direttamente a quale ordine appartenessero. Per ultimo, mancano
completamente i documenti di intere zone (come quelli riferenti alla fondazione della
chiesa del Santo Sepolcro di Forshems, di cui acceneremo fra poco).
Se i Templari sono del tutto assenti nelle fonti, molti sono i documenti che riguardano i
Giovanniti. Vediamo di vedere quali erano i loro insediamenti.
In Norvegia rimangono ancora le rovine del monastero di Vaerna (Vaerne Kloster), la cui
donazione all’Ordine di San Giovanni dell’Ospedale, da parte del re Sverre Sigurdsson ,
risale a circa il 1190.15 Era l’unica domus con chiesa dei Giovanniti, ma aveva alle
dipendenze fattorie e possedeva terreni in molte zone della Norvegia, anzi arrivavano

12Altre notizie sulle collette in Pierre-Vincent Claverie, Honorius III et l’Orient (1216-1227), ed. Brill, 2013, p. 129.
13Cosí ad esempio Kurt Villads Jenses che nel suo History writing an crusadian ideologi, Finnisch Literanre Society, 2005,
afferma con sicurezza che nessuna fonte menziona i Templari in Scandinavia.
14Diplomatarium Suecanum, doc n. 911.
15Christer Carlsson, in op. cit. analizza tutte le domus giovannite (fornendo la data di fondazione presunta), ma se en
occupa solo a livello di produzione economica e a partire del 1290.
fino a Goteborg, in territorio svedese. La chiesa era di mattoni e l’Ospedale serviva non
solo per i malati e gli anziani, ma aveva funzioni anche di ospedale reale.
Di grande importanza economica, religiosa, e sociale era la domus hospitalis di
Eskilstuna, in Svezia, della quale le fonti ci restituiscono numerose menzioni rispetto a
lasciti, donazioni e altri atti amministrativi. Il monastero di Eskilstuna fu fondato verso il
1180 dal vescovo Vilhelm a Strängnäs con il consenso del re Knut Eriksson (1167-1195)
e del conte Birger Brosa. Sappiamo, comunque, che nel 1185, tuttavia, ogli Ospedalieri
ottennero il diritto di utilizzare la Chiesa di Sant'Eskil a Tuna. Il luogo era di grande
importanza simbolica. I Giovanniti infatti conservavano il corpo di questo santo
missionario inglese, che era arrivato in Svezia per propagare il cristianesimo e qui subí il
martirio per lapidazione. Tuna, diventó Eskiltuna, un luogo di pellegrinaggio che vedeva
arrivare fedeli anche dalla Norvegia e dalla Danimarca. Con queste premesse il
monastero di Eskilstuna diventó immensamente ricco. Verso la fine del XV secolo, il
monastero era uno dei più grandi proprietari terrieri della Svezia. La maggior parte del
territorio dei Giovanniti era nella zona di Rekarne, con diritti sulle parrocchie di Fors e
Kloster.16
Nei pochi studi sugli ordini militari si legge che la mansione norvegese e quella svedese
erano gli avamposti piú a nord dei Giovanniti nell’Europa medievale. Lo stesso
Carlsson, nella sua opera citata sui Giovanniti in Scandinavia, ignora che l’Ordine di
San Giovanni fu beneficiato anche molto piú a nord, in Finlandia. In un documento del
16 luglio 1216, infatti, il conte Birger annunciava, con il consenso dei suoi figli il re
Waldemar, il duca Magnus, Junker Erik e lo “scholaris” Bengt, la donazione all’Ordine
di San Giovanni dell’Ospedale della sua grangia a Kokkola, nella diocesi di Strangnas,
con tutti i suoi averi, che comprendevano dirittti sui prati, sui terreni arativi, sui boschi.e
su altri privilegi reali. 17 Sebbene questo documento risulti praticamente ignorato dagli
storici finlandesi, il documento é chiaro citando la localitá di Carlaeby, che é il nome
svedese con cui si é chiamata la cittá di Kokkola fino agli anni ‘70 del secolo scorso.
Questa zona, che si trovava di fronte alla costa orientale svedese, era giá stata
conquistata decenni addietro daglli svedesi e forse la donazione ai Giovanniti era un
motivo per consolidare la colonizzazione, A quell’epoca la diocesi svedese di Strangnas
aveva giurisdizione per questi nuovi territori. Non sappiamo quando e perché i
Giovanniti vendettero, a loro volta, le proprietá, dato che dopo questo documento, non li
troviamo piú menzionati in Finlandia.
In Danimarca, invece, esisteva il la domus hospitalis di Antvorskov, che fu il principale
insediamento scandinavo dell’Ordine. Nel 1165 Valdemar il Grande fece una donazione
di terre e il monastero si costruí poco dopo, durante l’era del vescovo Eskil. Poco a poco
per le donazioni , per le indulgenze, per i testamenti in punto di morte, ecc. la domus

16In un documento del dicembre 1290 ricevono la donazione di una fattoria a Fors, cfr. Diplomatarium Suecanum, n. 1494.
Non é questa la sede per indagare la questione, ma nei documenti d’archivio si vede che donazioni di terre, fattorie e altri
bene arrivavano fino all’isola di Gotland.
17Diplomatarium Suecanum, n. 860.
giovannita accrebbe di potenza, avendo privilegi concessi dai re danesi. 18Alcuni atti
reali vedevano come testimone il priore giovannita di Antvorskov e si crede che
fungesse da consigliere reale. Si costruirono altre case “satelliti”: dal 1280 quelle di
Odense e Vibor; dal 1300 quelle di Ribe e Svenstrup.
Eppure l’Ordine di San Giovanni negli anni del processo ai Templari rischió di essere
soppresso: é molto probabile che gli echi delle inquisizioni al Tempio e delle
requisizioni dei beni abbiano fatto gola ai regnanti nordici, che vedevano l’occasione di
impossessarsi di ingenti proprietá. Le prime mosse furono fatte dal re Hakon di
Norvegia verso 1307-08, quando tolse i privilegi di Ospedale reale al monastero di
Varne. In quel periodo il sovrano aveva scritto al Gran Maestro dell’Ordine di San
Giovanni per proporgli una permuta: avrebbe dato alcune sue proprietá in Danimarca in
cambio della domus di Vaerne con diritti anessi e connessi. A quel tempo era maestro
Folques de Villaret, il quale scrisse al priore di Danimarca per vedere se questo scambio
gli sembrasse conveniente. 19 I Giovanniti del Priorato di Dacia o quelli della balia di
Norvegia non furono d’accordo e chissá se il Gran Maestro non si fosse rimangiato una
promessa. Fatto sta il re andó su tutte le furie, invase le loro prioprietá, confiscó i loro
beni e si approprió delle loro entrate: quindi espulse i Giovanniti dalla Norvegia. Il 4
settembre 1320 papa Giovanni XXII scrive da Avignone al re Hakon IV perché
restituisca il maltolto e risarcisca l’Ordine. 20Quindi con un’altra lettera indirizzata agli
arcivescovi di Lund e di Uppsala e all’abate del monastero di Esrum, li invita ad andare
a fondo sulla questione ed eventualmente usare le punizioni possibili che la Chiesa
potesse infliggere al sovrano norvegese.21 Si sa che anche in Danimarca in quel periodo
ebbero grossi problemi, perché il re Cristoforo era forrtemente indebitato e aveva
usurpato proprietá dei Giovanniti e non procedeva ai dovuto risarcimento. 22
I giovanniti danesi tornano fuori anche in uno strana circostanza: ovvero il Maestro
dell’Ospedale della casa di Utrecht in Olanda, che era Jacob di Danimarca, il 10 maggio
1312 veniva nominato vescovo di Syros che sappiamo era una piccola isoletta del Mar
Egeo.23 Perché il papa avesse mandato un priore giovannita in un posto cosi isolato e
marginale, resta un mistero.
Resta da accennare anche la presenza dei Cavalieri Teutonici nel territorio svedese; dal
1260 a Arsta, e in piú riprese nell’isola di Gotland, che fu addirittura completa proprietá
dell’Ordine tra il 1308 e il 1408.

L’INQUISIZIONE CONTRO I TEMPLARI E LA SCANDINAVIA.


Bolle, lettere papali, ricevute riguardano i tre paesi scandinavi, e come si é anticipato,
18Per esempio il 16 maggio 1216, il re Waldemar esenta i Giovanniti dagli obblighi reali sui loro connazionali. Cfr.
Diplomatarium Suecanun, n. 40835.
19Documento senza data, il regesto é il n. 1104 del Regesta Norvegica.
20Regesta Norvegica, n. 72.
21 Diplomatarium Norvegicum, vol. 6, n. 102 e Regesta Norvegica, n. 73.
22Cit in J. Delaville Le Roulx in Les Hospitaliers a Rhodes jusque la mort de Philibert de Naillac (1310-1421, edizioni
Leroux, 1913, p. 70.
23 Diplomatarium Danicum no. 13120510001.
sono documenti generici inviati a tutti i regni e arcidiocesi dove si supponeva che vi
fossero insediamenti templari. In realtá la spiegazione non é cosí semplice e scontata
perché un’indagine si fece solo che non conosciamo bene i dettagli della questione.
Abbiamo giá visto le due bolle di Clemente V del 12 agosto 1308 con indicazioni date
per l’inquisizione in Svezia. Lo stesso giorno sono partire altre lettere con indicazioni
piú specifiche. Dapprima il papa, scrivendo da Poitiers all’arcivescovo di Nidaros,
annuncia che ha incarcerato tutti i Cavalieri Templari e interrogato sui crimini minori di
cui sono accusati e per questo si é impossessato del loro patrimonio e tutti quelli che se
en sono impadroniti dovrebbero lasciarlo. 24Quindi con altra missiva ordina agli
arcivescovi di Nidaros e di Uppsala di diffondere la sua bolla e che si legga a voce alta
nelle chiese di quei paesi. traducendola nella lingua di quei paesi. 25Infine veniva
ordinato ai vari vescovi delle provincie ecclesiastiche di raccogliere quante piú
informazioni sulla presunta eresia dei Templari. Al futuro concilio venivano invitati tutti
i vescovi della Scandinavia oltre che i sovrani di quei paesi. 26
Il 4 aprile 1310 papa Clemente V scrive all’arcivescovo di Nidaros e ai vescovi
suffraganei avvisando che, a causa delle lunghe indagini contro l’Ordine del Tempio, il
Concilio di Vienne, che doveva cominciare ad ottobre, veniva rinviato di un anno, si
rinnovava la partecipazione.27
Sempre in questa domenica concitata di agosto il papa conceveda all’Abate del
Monastero di Saint German de Pres vicino a Parigi 6 fiorini d’oro in indennitá
giornaliera da basare sul patrimonio dell’Ordine del Tempio durante il periodo in cui
avrebbe esaminato la situazioni dei Cavalieri del Tempio in Inghilterra, Scozia, Irlanda,
Norvegia e Danimarca; con somme minori vengono pagati anche l’Abate del monastero
di Lagny nella diocesi di Parigi, Sicardus de Vauro di Narbonne e Guido de Vichio
presso la chiesa di Hoshe nella diocesi di Londra. 28
Il 1 settembre 1309, dunque, il papa raccomanda gli Inquisitori incaricati per l’Irlanda,
l’Inghilterra, la Scozia, la Norvegia, la Dacia (Danimarca) ai vescovi dei paesi nordici.
29
Da notare, come per la Svezia, ci furono inquisitori diversi, dato che la Svezia veniva
citata assieme alla Prussia, la Germania, e la Polonia. Non sappiamo chi dei personaggi
citati si sia recato in Norvegia e Danimrca, forse nessuno di loro, perché avrebbero
potuto mandare dei delegati. Secondo un documento del 1310 , i commissari pontifici,
inviati nei Regni di Norvegia e Danimarca, avevano riferito che a quella data non vi
erano templari. 30 E comunque non é chiaro perché gli inquisitori fossero andati fin lí ad
indagare se non ci fossero mai stati; gli arcivescovi di Nidaros e Lund avrebbero potuto
24Diplomatarium Norvegicun, vol. 7, n. 44.
25Diplomatarium Norvegicum, vol. 7, n. 45. Altra lettera con i risultati dell’Inquisizione mandata ai vescovi del Nord sta é
la n. 49.
26Diplomatarium Suecanum, n. 2256 e 2257.
27Regesta Norvegica, n. 655.
28Diplomatarium Suecanum n. 40448.
29Diplmatarium Norvegicum, vol. 7, n. 53.
30The Proceedings Against the Templars in the British Isles, ed. Helen Nicholson, 1–2 (Farnham – Burlington, 2011), 1, p.
379: «in predictis Norweye et Dacie Regnis Templarii non habentur».
rispondere precedentemente e negativamente all’indagine sui Templari in quei territori.
O i Templari se n’erano semplicemente andati, avendo tutto il tempo di farlo, o
Clemente V non si fidava della risposta dei Vescovi. Inoltre questo documento é in
contraddizione con un altro di pochi anni piú tardi in cui i Giovanniti pagano la pensione
a ex templari. Ma procediamo con ordine.
Il 2 maggio 1312 il papa scrive da Vienne agli arcivescovi di Oslo e Bergen in Norvegia
e a quelli di Skara e Linkoping in Svezia, ordinando di effettuare il passaggio di
proprietá dei beni templari all’Ordine di San Giovanni.31Il 16 maggio é la volta di
informare il re di Danimarca, l’arcivescovo, i vescovi e la nobiltá. 32 Si dirá ancora una
volta che il documento era generico per tutti con le disposizioni del concilio. Ma é
legittimo chiedersi per quale ragione, se davvero si era fatta un’indagine e si diceva che
non vi erano Templari a quella data, perché si continuavano a mandare messi papali in
quei paesi sapendo che era una comunicazione inutile.
Il 12 luglio 1317 il pontefice, risponndendo favorevolmente a una supplica presentatagli
il giorno prima ad Avignone da venti “fratris” dell’Ospedale, non tutti rappresentanti le
sette lingue, procedette al rinnovo o forse alla conferma di numerose cariche
nell’Ordine, quasi esclusivamente priorali. Qui si evince che il papa Giovanni XXII non
esentava nemmeno i prori di Danimarca e Svezia nell’obbligo del mantenimento degli
ex templari che “in dicto tuo Prioratu morantur”.33 Per quale ragione il papa avrebbe
dovuto ricordare quest’obbligo se non vi erano stati templari in quelle zone? O forse
qualcuno era andato a rifugiarsi lí durante le inquisizioni in paesi limitrofi? Sono tutte
domande alle quali non riusciamo a dare risposta.

LA CROCIATA PROMOSSA DAI GIOVANNITI


Papa Clemente V, mentre da un lato aveva incarcerato i Templari e aveva mandato i suoi
inquisitori fino in Scandinavia, dall’altro, fin dal 1308, era intenzionato a convocare una
nuova Crociata in Terrasanta, i cui promotori erano anche i Giovanniti, e alla quale
avrebbe partecipato anche Filippo il Bello.34 Scrivendo all’arcivescovo di Uppsala
riguardo il “persecutore Babiloniae” e le devastazioni dei Saraceni in Terrasanta, ricorda
la situazione di quel momento: dopo la caduta della cittá di Acri e Tripoli i cristiani
furono sottoposti a innumerevoli sofferenze e si temeva che Cipro e l’Armenia cadessero
imminentemente. Dopo essersi consultato con il Gran Maestro degli Ospedalieri si
decise di preparare una crociata in 5 anni (che evidentemente mai si fece) e sostenere gli
ultimi cristiani in Terra Santa. Il papa pertanto invitava l’arcivescovo di Uppsala e i
vescovi suffraganei di persuadere il popolo a fornire l’assistenza finanziaria alla
31Diplomatarium Suecanum, n, 2495; Regesta Norvegica, n. 760.
32 Diplomatarium Danicum nr. 13120516001
33Christer Carlsson, A New Chronology for the Scandinavian Branches of the Military Orders, in MO 4, pp. 57–62, citato
dal Tommasi, cit. in Francesco Tommasi, Fratres quondam Templi: per i Templari in Italia dopo il Concilio di Vienne e il
destino di Pietro da Bologna, in The Templar and their sources, a cura di Karl Bochardt, Karoline Doring, Philippe
Josserand, p. pp. 248–306., nota 18.
34La questione di cui stiano parlando si puó vedere nei documenti del Diplomatarium Suecanum n. 2255-2252, e del
Diplomatariun Norvegicum, vol. 8, n. 22, 23, 24, 25.
Crociata; il denaro sarebbe stato consegnato direttamente nelle mani del Gran Maestro
dei Giovanniti. Non mi sembra casuale che i cavalieri dell’Ospedale, nel momento che i
Templari venivano incarcerati, partissero con un tale progetto. Questa temeriaritá di
tuffarsi in siffatta impresa cercava di toglierli qualsiasi pretesto di scioglimento e di
possibile coinvolgimento nell’affaire Templari. I re norvegesi e danesi, proprio nello
stesso momento, cominciano a pensare di farli fuori, e solo questa speciale missione
papale li salva da conseguenze fatali, che come abbiamo visto, comunque non li salvó
dalla temporanea espulsione dalla Norvegia.
Il papa il 9 giugno 1309 inviava una lettera da Avignone ai principali ordini monastici in
Norvegia, auspicando che fossero piú efficaci nella raccola del contributo alle
indulgenze, o per meglio spiegare, alle contribuzioni che servivano per continuare la
guerra contro gli infedeli. Come abbiamo antcipato, incaricati alla causa erano dunque i
Giovanniti.35 Il gran maestro Folco da Villareto incaricó il priore di Venezia Leonardo
de Tibertis, il quale a sua volta aveva creato una delegazione, che sarebbe partita per
visitare i paesi del Centro Europa e poi quelli scandinavi. 36I documenti conservati che
attestano preparativi, conferme, fino all’arrivo del gruppo di frati Giovanniti sono vari.
L’istanza é recepita dal vescovo Guido della diocesi di Lund il 3 febbraio 1312. 37Il
dicembre dello stesso anno Clemente V scrive all’arcivescovo di Nidaros, e
indirettamente ai vescovi suffraganei a questa diocesi norvegese, avvisandolo, che con
gli accordi presi al concilio di Vienne, si é stabilito di offrire la decima di tutti gli
ingressi del reddito del clero ordinario per una crociata prevista in aiuto alla Terrasanta e
gli dá istruzione per provvedere alla colletta nella sua diocesi, “prioribus, preceptoribus,
magistris et aliis personis ac locis Hospitalis sancti Johannis Jerosolimitani et aliorum
militarium ordinum eorundem duntaxat exceptis”.38 Al 24 gennaio 1313 viene inviato
un atto notarile, dove conosciamo i nomi degli otto frati Ospitalieri che vengono
nominati da “dominus, frater Leonardus de Tibertis, sancte domus Hospitalis sancti
Johannis Jerusolimitani venerabilis prior Venetiarum” per “ negocio indulgenciarum
per dominum nostrum summum pontificem pro particulari terre sancte passagio
magistro et fratribus dicti Hospitalis concessarum in citramontanis partibus” e sono
“fratris Angeli Salonis, fratris Jacobi de Monte Leone, fratris Petri de Bovico et fratris
Henrici de Amano, presencium et honus hujusmodi in se suscipientium, ac fratris
Gentilis de Ponte, fratris Petri de Bocino, fratris Johannis de Perticaria, fratris
Bernardi de Amano, Hospitalis predicti”. Come possiamo notare una delegazione tutta
italiana che era diretta, oltre che in Germania, “in regnis Dacie Suecie et Noruegie”.39
La missiva é accompagnata dalla raccomandazione dello stesso Leonardo de Tibertis,
che abbiamo visto priore della casa di Venezia ma anche vicepriore generale

35Diplomatarium Suecanum, n. 2332; Diplomatarium Norvegicum, b.8 , n. 35.


36Diplomatarium Norvegicum, b.8 n. 36 e 37.
37Diplomatarium Norvegicum b. 8 n. 38.
38Diplomatarium Norvegicum b. 8, n. 39 e n. 40.
39Diplomatarium Norvegicum b 8 n. 41.
dell’Ordine.40 Il tesoriere era invece Francesco de Tibertis forse fratello o nipote del
precedente.41 Sappiamo che specialmente per la Norvegia l’incaricato di raccogliere i
fondi pro Terrasanta era Giacomo da Monte Leone, raccomandato al vescovo di Nidaros
da “frater Masinus de Jngulo, preceptor Parmensis sancte domus Hospitalis sancti
Johannis Jerosolimitani, et thesaurarius procurator ac nuncius generalis per omnes et
singulas partes citramontanas, et specialiter per regna Dacie, Suecie et Noruegie”, che
gli scriveva mentre si trovava nel palazzo vescovile di Lund. 42 Il Gran Maestro si
scusava per non andare personalmente ma si auspicava che i vescovi lo ricevessero
amabilmente e gli consegnassero il denaro o gli oggetti colletati nelle loro diocesi. Il 21
luglio 1317 il papa Giovanni XXIII scrive da Avignone nominando come priorie di
Danimarca, Svezia e Norvegia frate Everhard de Kistemburg. 43Il nuovo priore aveva
l’obbligo di inviare 100 marchi d’argento all’anno al Gran Maestro dell’Ordine di San
Giovanni e altrettanto ai banchieri Bardi e Peruzzi a Firenze come rate sul debito
dell’Ordine, il quale probabilmente si faceva anticipare delle somme da banchieri e
commercianti fiorentini che sono documentati in quel periodo nei porti norvegesi.
I Giovanniti continuarono le loro visite nel priorato di Dacia anche negli anni successivi:
l’anno successivo infatti, arrivarono frate Paolo da Modena e Leonardo da Tivoli. 44Nel
tempo, probabilmente, le cosidette “ecedenze” delle case giovannite nordiche
cominciavano a non essere inviate alla casa madre di Rodi, forse perché si percepiva
come terminata la causa dei cavalieri in Terrasanta: ecco spiegate le rimostranze del
Gran Maestro Dieudonné de Gozon, che il 25 agosto 1347 si lamenta con i priori
dell’Ordine di Norvegia, Svezia e Danimarca, sul fatto che ignorassero che i Giovanniti
erano ancora esposti ai selvaggi assalti de Turchi e l’onorario doveva essere egualmente
inviato.45

TRACCE E IPOTESI
Come ben sappiamo, alcuni anni fa é venuta alla ribalta la teoria secondo la quale il
tesoro dei Templari potesse essere nascosta in un’isola danese, Erling Haagensen e
Henry Lincoln ne hanno scritto un libro da cui poi sono stati tratti anche dei
documentari46: nell’isola di Borngholm vi sono 4 chiese rotonde che hanno affinitá
evidenti nella pianta con quella della chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme, che
erano fortificate, che furono costruite nel XII secolo e di cui non si hanno documenti, se
non dopo la soppressione del Tempio. Le osservazioni degli studiosi sono certamente
interessanti, ma dimenticano di informare che si conoscono ben 31 chiese rotonde
costruite in Scandinavia: 15 in Danimarca, 15 in Svezia e 1 in Norvegia. L’altra cosa é
40Diplomatarium Norvegicum b.8 n. 42.
41Come da documento del 3 febbraio 1312 mandato da Lund, in Regesta Norvegica, n. 758.
42Da questo documento si capisce che era cambiato il tesoriere e forse qualche incarico nella raccolta Diplomatarium
Norvegicum b.8 n. 43.
43Regesta Norvegica n. 1026.
44Regesta Norvegica n. 1048.
45Regesta Norvegica n. 962.
46Henry Lincoln- Erling Haagensen, L’isola segreta dei Templari, ed. italiana Newton Compton, 2005.
che la pianta centrale non fu caratteristica esclusiva dei Templari; infine qui sono
sicuramente passati i Teutonici, che sono documentati nella vicina isola svedese di
Gotland, che anch’essi avrebbero potuto costruire edifici di questo tipo, dalla
caratteristiche altamente simboliche e allo stesso tempo difensive. Si é ipotizzatto
appunto, che queste strutture vista la loro particolare divisione in tre parti, potessero
essere usate anche come depositi di provviste e che l’isola fosse una testa di ponte per le
incursione crociate di quel periodo in Finlandia e nei paesi baltici.
L’altra traccia, basata solo sull’osservazione simbolica e alcuni dati sulla dedicazione,
riguarda una chiesa in Svezia, ovvero quella di Forshems, nella diocesi di Skara. Si tratta
di un interessante edificio romanico che viene datato nel decennio del 1130 e che ebbe
un ampliamento nel secolo successivo. In una lunetta, sopra un bassorilievo, si legge in
latino: “Ista ecclesia sit in honore Domini Ijesu Christi et Sancti Sepulcri”. Al centro
dell’iscrizione vi é anche una croce patente. E’, dunque, l’unico edificio religioso, che
fu dedicato alla tomba di Cristo, e tutti i bassorilievi che si trovano all’esterno
dell’edificio si riferiscono a un programma iconografico, semplice, ma volto a
glorificare questo culto. Non ci sono documenti su quando e chi facesse costruire questa
chiesa, che oggi appare come una “cattedrale nel deserto”: un bassorilievo nella lunetta
del portale, peró, ci dá delle indicazioni, Qui, si vede al centro la figura di un uomo, che
sebbene sia imberbe, é da identificarsi come Cristo, infatti benedice con tre dita della
mano destra; alla nostra sinistra vediamo un uomo barbuto e con copricapo che ha
appena finito di costruire la chiesa, quindi Cristo sta benedicendo questa opera appena
realizzata dal maestro costruttore; alla nostra destra un personaggio identificato come un
cavaliere (il suo cavallo é appena stato “parcheggiato” nell’angolo), arriva di corsa (é
forse questo il significato della gamba tesa con il piede che pesta quello del Cristo?) e
entrambi sembrano reggere una coppa, che suggestivamente, visto il periodo di
realizzazione, potrebbe identificarsi con il Santo Graal. E’ dunque il committente un
nobile cavaliere, che é pronto a combattere o ha combattuto per difendere la tomba di
Gesú e ha riportato una sacra reliquia in madre patria? Che ci possa essere inerenza a
una reliquia di questo genere, lo si potrebbe supporre anche da un’altro bassorillievo in
cui si vede Giuseppe d’Arimatea che letteralmente abbraccia il corpo di Cristo per
toglierlo dalla croce mentre il suo aiutante Nicodemo, con l’aiuto delle pinze, toglie i
chiodi. Nell’episodio delle Tre Marie che visitano il sepolcro i soldati romani che
vegliano il luogo sono vestiti come dei cavalieri crociati. Si debe aggiungere che si tratta
di una chiesa dalla forte valenza simbolica per la presenza di un massiccio torrione
all’ingresso, avendo funzione di difesa e rappresentando ancora una volta la cittá santa
di Gerusalemme. Si potrebbe pensare che questa chiesa fosse una specie di santuario per
i pellegrini che non potevano viaggiare fino alla Terra Santa. Dulcis in fundo é la grande
croce patente incisa su uno stipite all’interno della chiesa, che rimanda a un ordine
militare.
Non ci sono documenti anteriori al ‘300 riguardo questa chiesa e di molte altre quindi
non possiamo dire nulla a proposito, ma nemmeno ci sentiamo categorici nel dire che, se
mancano le fonti, sicuramente non vi fossero in Scandinavia edifici retti o patrocinati
dall’Ordine del Tempio.
APPENDICE
I documenti citati, completi o forniti di resto, sono tutti disponibili online grazie ala
digitalizzazione e trascrizione degli Archivi dei tre paesi scandinavi.
Potete incontrarli nei seguenti link:

https://www.dokpro.uio.no/ per il Diplomatarium Norvegicum

https://sok.riksarkivet.se/ per il Diplomatarium Suecarum

https://diplomatarium.dk/ per il Diplomatarium Danicum

TRASCRIZIONE DEL DOCUMENTO DEL 21 NOVEMBRE 1216 (Diplomatarium


Suecanum, n. 356)
Honorivs Papa III. Valerio Archiepiscopo Vpsalensi et suffraganeis Eius et Magistris
eiusdem Prouinciæ & Decano & Archidiacono Vpsalensi.Inter cætera quæ ad succursum
Hierosolymitanæ Prouinciæ statuta fuerunt in Concilio generali, hoc de communi assensu
omnium Prælatorum ibidem præsentium fuit salubriter ordinatum, vt omnes omnino
Clerici tam subditi quam Prælati vicesimam Ecclesiasticorum prouentuum vsque ad
triennium integre conferant in subsidium Terræ Sanctæ, per manus eorum qui ad hoc
Apostolica prouidentia fuerint ordinati, quibusdam duntaxat Religiosis exceptis ab hac
præstatione merito eximendis, illisque similiter qui assumpto vel assumendo Crucis
signaculo sunt personaliter profecturi, ad quod omnes fideliter obseruandum per
excommunicationis sententiam decretum est esse legatos, ita quod illi qui super hoc
fraudem scienter commiserint, sententiam excommunicationis incurrant. Vt igitur hoc
salutare statutum debitum consequatur effectum, dilectis filiis Magistris Domorum militiæ
templi & Hospitalis Hierosolymitani in Vpsalensi Prouincia constitutis, & Decano &
Archidiacono Vpsalensi hanc sollicitudinem duximus commitendam, dantes eis plenariam
potestatem eligendi & ordinandi duos idoneos Clericos siue plures, ac etiam duos fratres,
vnum Templi & alium Hospitalis, quos auctoritate nostra per Prouinciam vestram
transmittant, cum suarum testimonio literarum ad ipsam vicesimam colligendam. Quocirca
Fraternitati vestræ per Apostolica scripta præcipiendo mandamus quatenus vestris &
subditorum vestrorum redditibus, a tempore in Concilio præfinito diligentius computatis
parati sitis vsque ad festum omnium Sanctorum de vestris certis redditibus certam
summam vicesimæ Nunciis prædictorum quibus hoc commisimus declarare, ac ipsis vsque
ad Calendas Maij consequentes sine difficultate ac dilatione qualibet tam de ipsis certis
prouentibus, quam etiam de incertis vicesimam integraliter exhibere, monentes diligentius
auctoritate nostra & efficacius inducentes Abbates & Capitula & Decanos, necnon & in
singulis vestris Synodis Sacerdotes & alios Clericos vniuersos in vestris Diocesibus
constitutos, vt in diebus super hoc ordinandis a vobis in singulis Ciuitatibus sint parati
prædictam summam vicesimæ per triennium Nunciis prædictis plenarie soluere secundum
terminos constitutos. Sic autem in hoc negotio vos prudenter & fideliter habeatis, quod
exinde non possitis merito reprehendi, sed potius valeatis a Deo præmium æternum in
coelis, & laudem a nobis & aliis expectare, cæterique vestro exemplo ad prædicta bona fide
inuiolabiliter exequenda fortius animentur. Abbates autem Præmostratensis & Cisterciensis
Ordinum per Quæstores huiusmodi non prouidemus requirendos. Datum Romæ apud S.

Petrum XI. Calend. Decembris. Pontificatus nostri Anno primo.

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