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12•Dicembre 2013
Mensile Tecnico Scientifico € 4,50
E.S.S. Editorial Service System Sped. Abb. Post - D.L. 353/2003
(conv. In L. 27/02/2004 n.46) art.1
Fondazione Dià Cultura comma 1, Aut. N.C/RM/036/2010
Editoriale nel tempo si arricchisce e si integra di ulteriori scultu- 1
di Elena Calandra* re. L’apparato statuario delle ville deve anzi essere
letto in continua evoluzione, per eredità, aggiunte,
spostamenti, sostituzioni, il che getta luce su un aspet-
to da non trascurare, e comprensibile analizzando in
L’idea di dedicare un fascicolo alle ville costituisce la modo integrato tutti i materiali, dalla ceramica agli
naturale prosecuzione di quello precedente, mono- oggetti d’uso quotidiano: tutte le ville avevano una
graficamente dedicato a Villa Adriana, e scaturisce vita assai lunga, a partire da quelle degli imperatori,
dalla constatazione che uno dei temi portanti nell’a- spesso legate dalla tradizione al solo nome di chi le
rea tutelata dalla Soprintendenza per i Beni Archeo- abitò per primo, ma in realtà continuativamente occu-
logici del Lazio è rappresentato proprio dalle ville, pate dai successori.
imperiali e private. Esse sono per la verità assai nu- Tra le ville imperiali, oltre a quelle analizzate partita-
merose, ma si è ritenuto di proporre un percorso che mente di seguito, vanno infine citate, seguendo la cro-
si concentra solo su quelle aperte al pubblico, che nologia dei regali occupanti, almeno quelle di Anzio
sono, come immaginabile, le più imponenti e le me- (abitata da Augusto e da Nerone, ma anche dopo),
glio conservate nell’ambito di un connettivo fittissimo di Nemi (riferibile a Caligola), di Subiaco (collegabi-
di presenze anche molto significative, considerata la le a Nerone), di Castelgandolfo (Albanum Domitiani,
vicinanza a Roma e alla casa imperiale. legata al nome di Domiziano, ma con attestazioni,
Le attestazioni inerenti le ville laziali, in effetti, ab- discontinue, da Tiberio a Settimio Severo), di Lanuvio
bracciano un arco cronologico che va dall’età repub- o più correttamente Genzano (usata dagli Antonini).
blicana avanzata al tardoantico, come si desume dal- Il fascicolo costituisce dunque un invito alla visita di
le fasi edilizie e dagli arredi scultorei, anche se non dimore di indubbio impatto architettonico, sorte in
necessariamente la data del “contenitore” coincide paesaggi di rara bellezza, appannaggio e privilegio
con quella delle statue esposte. Esemplare è il caso, di pochi un tempo, oggi visitabili per tutti.
qui affrontato, della dimora di Sperlonga, che nella
sua fase iniziale rivela un’unicità di ideazione dei pro- *Elena Calandra, Soprintendente per i Beni Archeologici
grammi scultorei, ascrivibili all’imperatore Tiberio, ma del Lazio
Nella carta - relativa alla competenza territoriale della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio - sono evidenziati i
musei e le aree archeologiche (Licenza, Palestrina, Sabaudia e Sperlonga) di cui si tratta in questo numero
2 In copertina: Veduta della Villa di Tiberio a Sperlonga dall’alto
Direttore responsabile
Silvia Pasquali
Direttore scientifico
Claudio Mocchegiani Carpano
Editore
Laura Pasquali, amministratore unico della casa editrice
E.S.S. - Via di Torre S. Anastasia, 61 - 00134 Roma
e-mail: info@editorial.it www.editorial.it tel. 06 710561
Redazione
Chiara Leporati, Laura Pasquali, Francesco Pignataro, Simona Sanchirico. Testi raccolti
a cura di Sandra Gatti
Impaginazione e grafica
Giancarlo Giovine per la Fondazione Dià Cultura
Documentazione fotografica
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
Referenze fotografiche
Foto d’archivio privato e di Enti pubblici e privati
Pubblicità e diffusione
Laura Pasquali
Amministrazione e segreteria
E.S.S. - Via di Torre S. Anastasia, 61 - 00134 Roma, tel. 06 710561 (15 linee r.a.) Fax
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Le richieste saranno evase sino a esaurimento delle copie
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Nessuna parte della presente pubblicazione può essere riprodotta in alcun modo senza
il consenso scritto dell’Editore
Finito di stampare nel mese di Dicembre 2013 © Copyright E.S.S. Editorial Service System
Editoriale 1
di Elena Calandra
portato alla luce interessanti reperti scultorei tra destro in avanti nel gesto pudico di coprirsi, comune al
cui spiccano tre frammenti che appartenevano tipo della Afrodite Capitolina. Infine è stata rinvenuta
probabilmente a un unico ciclo statuario in miniatura una testa di giovane dai capelli corti e ricci, eseguiti
esposto in una delle sale delle terme della villa. a trapano, e l’orecchio sinistro molto grande. La
Si tratta di un torso maschile nudo giovanile, da figura rappresentava probabilmente Ercole oppure
identificarsi, per la posizione del braccio destro, un giovane atleta, secondo una ben consolidata
probabilmente con un tipo di Eros adolescente o tradizione che, nella decorazione degli ambienti
preadolescente. È stato ipotizzato che la figura fosse termali, accostava soggetti ideali, come Venere ed
in parte appoggiata a una torcia rovesciata, posta Eros, a figure atletiche maschili.
lungo il lato sinistro. Il tipo ha una forte valenza Durante gli scavi dell’inizio del Novecento furono
funeraria, ma la statuetta mostra alcune differenze inoltre rinvenute decine di frammenti di affreschi che,
rispetto al modello, per la mancanza delle ali e la insieme ai resti dei mosaici pavimentali, costituiscono
posizione delle gambe, normalmente accavallate. la parte più interessante dell’apparato decorativo
Allo stesso apparato decorativo appartiene un busto della villa. I frammenti di intonaco dipinto furono
nudo femminile in marmo di Taso. La figura, stante raggruppati dal Pasqui a seconda dei colori e
sulla gamba destra, portava probabilmente il braccio delle figurazioni ed esposti in 38 pannelli di gesso,
8
Lacunare marmoreo, particolare del cespo di acanto popolato da ranocchie e piccoli granchi in conchiglie. Licenza, Palazzo
Orsini, Antiquarium
corredati attualmente da una ricostruzione grafica 9
dei soggetti raffigurati e dalla campionatura dei
principali motivi decorativi. Tra queste raffigurazioni
si distinguono: un prospetto architettonico a fondo
rosso tipico del IV stile, caratterizzato nella parte
superiore da un’edicola con soffitto a cassettoni.
Questa doveva ospitare in origine una figura
centrale di cui rimane solo il piede destro sollevato
che non consente un’attribuzione del personaggio,
identificabile comunque con una figura eroica o
una divinità. Nella parte inferiore è rappresentata
un’altra edicola di uguali dimensioni ma ripresa da
un angolo interno, arricchita dalla presenza di un
bacino bronzeo con orlo perlinato sospeso come un
oscillum; un’edicola con grifi acroteriali e festoni di
vite. Lo studio e i numerosi confronti con le pitture
romane e campane hanno consentito una restituzione
grafica dello schema decorativo classificabile nel
IV stile. La scena rappresenta due grifi ritratti ad
ali spiegate e con la zampa destra sollevata. I grifi,
speculari e in posizione araldica, sono posti sotto le
due estremità di un festone ondulato ricco di foglie di
vite e grappoli d’uva. Il tema dei grifi si ispira a una
lunga tradizione iconografica che trova confronti in
decorazioni parietali più antiche e coeve da Roma,
Pompei ed Ercolano. Infine va citata un’edicola con
timpano concluso da monstra femminili desinenti in
girali d’acanto. L’abbondante uso del rosso cinabro,
raro e prezioso nell’antichità, e l’accostamento del
rosso e dell’azzurro, tipico del periodo augusteo,
conferiscono una prima nota di pregio a questa
pittura di IV stile. La figura femminile conservata
mostra un volto ritratto di tre quarti e coperto da un
copricapo o retina da cui fuoriescono riccioli; il collo
è adornato da una collana. Questo tipo di figura
ricorda le teste nascenti da cespi d’acanto raffigurate
in alcuni edifici di Pompei di età augustea, anche se il
motivo dell’edicola sormontata da acroteri fantastici
è diffuso nel repertorio pittorico romano di II, III e IV
stile.
Bibliografia essenziale
Torso femminile. Tivoli, Santuario di Ercole Vincitore, Testa maschile. Tivoli, Santuario di Ercole Vincitore, magazzino
magazzino
11
Notizie utili
Gli ambienti del piano superiore Sala con esedre del piano superiore
Maria della Villa, edificata anch’essa su un’ampia conoscenza ancora frammentaria e incerta, appare
sala della villa imperiale e risalente almeno al XIV caratterizzata senza dubbio da un’architettura
secolo, si conserva una vasta aula con due esedre, complessa e articolata e da volumi grandiosi, anche
forse due fontane, adibita probabilmente a sala di se, allo stato attuale, non vediamo certamente le
ricevimento ufficiale e di rappresentanza. geniali invenzioni architettoniche della più famosa
A poca distanza da questo nucleo, a est del cimitero, villa di Tivoli.
si conservano altri importanti resti della villa In particolare il monumentale nucleo edilizio
(raggiungibili percorrendo un breve tratto della strada conservato all’interno del cimitero appare frutto
sterrata che costeggia il lato nord del cimitero). Si tratta di un progetto che, evidentemente, attraverso
di un nucleo di strutture in opera mista, inglobate in un la realizzazione dei possenti ed estesi ambienti
antico casaletto, che mostrano una planimetria mossa, sostruttivi, ha volutamente inteso rialzare la
ad andamento curvilineo, con prospetti architettonici residenza rispetto al livello naturale del terreno. La
a nicchie ed esedre, in cui si può forse riconoscere conformazione pianeggiante del sito, infatti, non
il settore termale della residenza imperiale. Questa poneva problemi di spazio edificabile, né richiedeva
possibile identificazione sembrerebbe confermata di regolarizzare dislivelli. Il grande basamento,
dalla presenza, immediatamente a fianco, di una dunque, fu probabilmente edificato per sottolineare,
grande cisterna in opera mista e opera vittata, attraverso i caratteri architettonici, il valore simbolico
articolata su due livelli, di cui l’inferiore coperto e ideologico della residenza imperiale, in relazione
a volta e il superiore scoperto, con funzione di al ruolo di prestigio del proprietario.
impluvium. All’esterno le pareti sono caratterizzate È possibile, inoltre, che con tale soluzione progettuale
da un doppio ordine di strette nicchie voltate. Cisterne si sia voluta valorizzare appieno la visibilità del
di questo tipo sono note in altre ville di età imperiale, panorama, non solo verso la campagna circostante,
tutte appartenute a personaggi importanti e di elevato ma soprattutto verso nord, dove lo scenario della
livello sociale, come per esempio la villa in loc. Le città di Praeneste, nella quale un ruolo assolutamente
Vignacce, lungo l’Appia Antica a Roma, complesso dominante era svolto dal complesso edilizio delle
databile tra il 120 e il 130 d.C. terrazze del santuario della Fortuna Primigenia,
Nell’insieme la villa degli imperatori di Palestrina, pur costituiva, allora come oggi, una suggestiva quinta
nello stato di conservazione così discontinuo e nella architettonica sul pendio della collina. E forse proprio
15
Schizzo assonometrico degli edifici del nucleo orientale della villa (G. Troja)
Schizzo assonometrico del nucleo della villa conservato all’interno del cimitero comunale (G. Troja)
16 con l’antico e grandioso santuario repubblicano volle
entrare in una sorta di simbolica competizione la
mole alta e imponente del palazzo imperiale.
Se la posizione, la grandiosità delle strutture e la
congruenza con le notizie di autori antichi quali
Svetonio e Gellio non sembrano porre dubbi
sull’appartenenza del complesso alla casa imperiale,
fin dalla dinastia giulio-claudia, per quanto riguarda
invece in particolare la tradizionale attribuzione ad
Adriano essa deriva sostanzialmente dal ritrovamento
della statua di Antinoo, un’immagine che è quasi una
firma, un marchio di possesso dell’imperatore filosofo.
In realtà non possiamo dire se egli la frequentò
davvero: forse no, vista la vicinanza e la bellezza
della residenza tiburtina, che era divenuta una sorta
di sede distaccata del potere. Dobbiamo ricordare
inoltre che le fonti antiche su Adriano, e in particolare
l’Historia Augusta, non ricordano affatto la villa di
Praeneste.
Possiamo forse immaginare che la proprietà sia servita
solo come soggiorno del tutto occasionale, magari
per ospiti o familiari, e che sia stata mantenuta come
semplice possedimento della casa imperiale, ma in
realtà gestita da fidati liberti.
Bibliografia essenziale
Notizie utili
gna menzionare un ultimo aspetto di grande impor- prospettante lungo il lago di Paola, significativamen-
tanza per la definizione del paesaggio attuale, ov- te più complesso rispetto a quello tradizionalmen-
vero l’introduzione nell’area, nel 1944, della coltura te proposto, che vedeva la fase di maggior monu-
del pinolo. Tale forma di sfruttamento del suolo, attec- mentalizzazione opera dell’imperatore Domiziano.
chendo con particolare vigore, finì con il trasformare L’elemento più appariscente di questo primo comples-
l’intera penisola in un bosco estremamente fitto. Tale so è certamente la grande peschiera rettangolare. La
improvvido intervento ha avuto due conseguenze si- peschiera è articolata in due zone: il bacino vero e
gnificative ai fini della lettura del complesso: in pri- proprio, ampio circa 1200 m2 e ricolmo d’acqua, do-
mo luogo la difficoltà materiale che ha imposto una tato di 7 vasche comunicanti tramite cunicoli, e una
maggiore lentezza delle operazioni di rilevamento. zona accessibile tramite scale e quindi frequentabi-
In particolare non potendo per ragioni di segnale, le. Una fossa raccoglieva l’acqua salmastra del lago
pur in un’area così vasta, adoperare GPS, ma solo alimentando la vasca, mentre tre aestuaria, dotati di
la stazione totale, è stato necessario spesso aprire grate di piombo, garantivano il ricircolo dell’acqua
varchi per decine di metri nei cespugli di rovi ado- non consentendo al contempo il passaggio dei pesci.
perando il machete. In secondo luogo, pur avendo La peschiera è già in questa prima fase circondata su
speso molto del tempo dei totali 10 mesi di campagna tre lati da un portico, che creava intorno al bacino un
nelle attività di pulizia dei corpi di fabbrica individuati grande ambulacro, forse sistemato a giardino. Lungo
nella boscaglia, non sempre è stato possibile stabilire i lati lunghi, il portico era fiancheggiato da due ampi
una continuità funzionale o cronologica con le strut- corridoi, coperti probabilmente con capriata lignea,
ture più vicine, con ovvie conseguenze sull’interpreta- e divisi forse già da questa fase in due navate da file
zione globale di quanto individuato. Ciononostante di colonne.
le indagini presso la villa di Domiziano hanno restitu- Altro elemento saliente della topografia di questa
ito un quadro legato all’occupazione della penisola zona nella prima fase è costituito da una grande ci-
sterna, nota come “Cisterna a Pilastri”, che doveva costruisce invece un curioso edificio di forma quasi 21
costituire la principale riserva d’acqua della villa. circolare, caratterizzato da muri radiali. Si tratta pro-
L’ambiente rettangolare è coperto da 7 volte a botte, babilmente di un odeon o un ninfeo prospettante sul
che s’impostano su file di pilastri unite da piattaban- lago, ma niente di più può essere detto sulla struttura,
de. L’acqua era raccolta da 7 aperture quadrate che giacché sorge in un’area che non è stata ancora og-
attraversano per intero lo spessore delle volte. Non getto di scavo.
ci dilungheremo oltre in questa sede, sul sistema di Nella pars rustica la cisterna a pilastri è foderata lun-
copertura, che tuttavia si segnala per la modernità e go il lato corto a est e lungo il lato nord da murature,
l’arditezza nelle soluzioni costruttive. alle quali, almeno sul lato settentrionale, è addossata
Sul lato occidentale della cisterna furono addossate una serie di ambienti. La presenza di murature di par-
in questa fase una serie di vaschette rivestite di coc- ticolare spessore in corrispondenza degli ambienti
ciopesto e funzionali ad attività di tipo artigianale. più occidentali lascia supporre l’esistenza già in que-
L’acqua risultante defluiva attraverso una canaletta sta fase di un secondo piano, in connessione con la
all’interno di un canale scoperto che correva a ridos- terrazza della cisterna, probabilmente coperto. Pos-
so del corridoio meridionale. siamo inoltre associare a questa fase alcuni pavimenti
Non disponiamo per questa fase di nessun elemento in mosaico, rinvenuti sopra il cocciopesto di rivesti-
utile alla datazione delle strutture, che collochiamo mento della terrazza.
ipoteticamente tra la fine del II e il I secolo a.C. È Per la datazione di questa fase si è rivelato di fonda-
possibile comunque affermare che già in questa fase mentale importanza lo studio dei bolli laterizi rinvenu-
esiste sul promontorio una villa marittima dotata di ti in situ e presso i magazzini della Soprintendenza.
un quartiere riservato alla produzione, appartenente Un dato di particolare interesse è costituito dalla
probabilmente a un personaggio di spicco dell’aristo- rilevante presenza tra i materiali di questa fase di
crazia urbana. Il nome del personaggio non è pur- un bollo laterizio molto particolare (CIL X 6314). Di
troppo noto dalle fonti. questo bollo, ancora fino agli anni ’90 erano noti
Con la seconda fase edilizia, realizzata in opera reti- pochi esemplari, provenienti soprattutto dalla Villa
colata di tufo e con blocchetti di tufo per le aperture di Domiziano al Circeo e da Pompei, ma anche dal
delle porte, abbiamo nell’area Nord la prima atte- territorio di Formia e da Terracina. Lo studio dei ma-
stazione di una domus, che prende probabilmente il teriali custoditi nel magazzino della Soprintendenza
posto di un precedente edificio. Diversi ambienti di ha permesso di accertare la presenza di ben 19 esem-
forma quadrata e rettangolare si dispongono intorno plari provenienti con certezza dall’area nord della
a un ambiente con impluvium centrale per la raccolta villa. Il numero poi cresce fino a 60 esemplari, se si
delle acque. L’ampiezza e l’importanza della strut- considerano anche tutti i bolli laterizi schedati, giunti
tura, così come la sua articolazione interna sono al a noi privi di qualunque indicazione sulla provenien-
momento poco chiari, in assenza di uno scavo che ne za, ma che furono probabilmente recuperati durante
riveli l’intera estensione.
È con la terza fase di vita della villa che le costruzioni si
estendono per la prima volta al di fuori dell’area nord, Fotointerpretazione della villa di Domiziano
e che il sito assume dunque l’aspetto monumentale
che lo contraddistinguerà per i secoli a venire. Le
strutture esaminate, realizzate in filari alternati di cu-
bilia di calcare e tufo e dotate di catene in laterizio,
sono state identificate sia nell’area nord, sia in diversi
punti dell’area centrale e molto diffusamente in tutta
la penisola. L’abbondanza e la dislocazione di questi
elementi testimoniano l’esistenza in questa fase di un
progetto edilizio strutturato e coerente, volto all’occu-
pazione dell’intera penisola.
Nell’area centrale va riferita a questa fase la realiz-
zazione di due grandi strutture, la “Cisterna dell’Eco”
e la “Cisterna di Raccolta”, situate in posizione sopra-
elevata. Le due costruzioni rettangolari sono divise
internamente in due navate da file di pilastri. Erano
alimentate direttamente da un braccio dell’acquedot-
to e dotate di camere di manovra per regolare il flus-
so delle acque, così da servire utenze diverse.
Nell’area nord, gli interventi sembrano focalizzati so-
prattutto a incrementare l’impatto scenografico della
villa e a curarne la decorazione. Nella pars urbana,
è attestato l’inserimento di un grande peristilio, cir-
condato da un portico e accessibile da Ovest attra-
verso un ingresso a pilastri. In prossimità del lago si
22 i restauri della villa. Si tratta di un bollo di estremo datazione, che si colloca quindi, sulla base della se-
interesse per le sue caratteristiche peculiari. La formu- quenza stratigrafica, tra l’età giulio-claudia e l’età
la è, infatti, un unicum nei bolli laterizi. Evidentemen- domizianea.
te si allude a un’opera pubblica, costruita a spese e La quinta grande fase edilizia, che attribuiamo all’età
con materiale di Domizio Calvino. Non bisogna tut- domizianea, è caratterizzata da murature in opera
tavia pensare necessariamente a una deduzione di reticolata di tufo con ricorsi e catene angolari in late-
colonia: è possibile che l’ex console fosse in qualche rizio e comporta un consistente e organico riassetto
modo legato alla produzione laterizia e che avesse di tutta la villa. Si assiste inoltre a un importante rifaci-
fabbricato uno stock di mattoni per destinarlo agli mento dell’apparato decorativo, con impiego diffuso
edifici della colonia o che avesse costruito un’opera di marmi sia per i rivestimenti parietali sia per la rea-
pubblica a proprie spese e con i propri materiali, o lizzazione dei pavimenti.
ancora che avesse donato una figlina cui avrebbero Il progetto prevedeva innanzitutto l’ammodernamen-
attinto diverse civitates. to dell’apparato di adduzione dell’acqua mediante
Al momento non possediamo ancora dati sufficienti l’inserimento di una nuova serie di fistulae di piombo;
a dirimere la questione. In ogni caso, l’abbondanza ne abbiamo la certezza dal momento che quasi tutti
di materiali in quest’area sembrerebbe suggerire un gli esemplari rinvenuti in situ risultano bollati con la
rapporto preferenziale di Calvino con i coloni di Cir- titolatura imperiale. I lavori comportarono quindi la
ceii, rapporto tuttavia non attestato altrimenti dalle trasformazione di tutte le strutture preesistenti che si
fonti antiche. Non possiamo dire con certezza quali prestavano a essere riutilizzate in senso monumenta-
fossero gli interessi di un tale personaggio per il sito le, e la demolizione invece di quelle obsolete o non
della villa di Domiziano. Sappiamo però che si trat- più inseribili nel nuovo progetto di villa imperiale.
tava di un personaggio molto legato all’aristocrazia Nella pars urbana è inserito un piccolo edificio ter-
della tarda Repubblica e in seguito alla casa impe- male completamente rivestito di opus sectile. Sempre
riale. Calvino, infatti, detentore d’importanti comandi in opus sectile sono rivestiti anche gli altri ambienti
militari durante la Guerra Civile, fu molto vicino a Ce- di questo settore della villa, così come la vicina pe-
sare, che lo ricompensò in vario modo. Si legò quindi schiera, che è inoltre dotata di due nuove scalinate
a Ottaviano, sostenendolo contro Bruto e Cassio, e di accesso.
da questi fu inviato come governatore in Hispania, da Nell’area centrale si attribuisce a Domiziano la rea-
dove fece ritorno a Roma nel 36 a.C. lizzazione di una serie di ambienti con pavimento
Alla luce di questi dati appare affascinante ipotizzare in opus spicatum che si addossano alla cosiddetta
che la vera fase di prima monumentalizzazione della “Cisterna dell’Eco” e di cui al momento ci sfugge la
“Villa di Domiziano” sia da attribuire alle necessità funzione, in assenza di uno scavo che ne indaghi la
di fornire una dimora adeguata per Lepido negli anni parte meridionale.
del suo esilio al Circeo. La presenza di Calvino po- Nell’area meridionale sono inseriti in questa fase un
trebbe aver avuto funzione di controllo del triumviro, grande complesso termale, che presenta la canonica
alla morte del quale la villa sarebbe confluita nelle successione di ambienti, e una palestra. Il ritrovamen-
proprietà imperiali. Il record storico non è pieno ab- to di numerosi bolli in situ in quest’area conferma pie-
bastanza da dirci se esistesse davvero tale legame. namente l’attribuzione a Domiziano della struttura,
Tuttavia, se quest’ipotesi fosse confermata, ci trove- probabilmente relativa al periodo conclusivo del suo
remmo di fronte a una ricca e grandiosa villa ma- regno. La realizzazione di un impianto termale così
rittima in mano alla famiglia imperiale già 100 anni lontano dal nucleo principale della villa, rientra per-
prima di Domiziano. fettamente nel progetto imperiale di accrescimento
Più discontinuo, stando allo stato attuale delle cono- degli spazi destinati al passeggio e al relax.
scenze, il tessuto delle strutture pertinenti alla quarta Le ultime fasi di vita della villa, per le quali non di-
fase. Nell’area nord sono realizzati in questa fase sponiamo di elementi utili alla datazione sembrano
importanti interventi di revisione e manutenzione caratterizzarsi per una marcata predominanza delle
dell’impianto idraulico originale. attività di produzione. Nelle diverse aree del sito è
Nell’area centrale è probabilmente da attribuire alla attestato infatti l’inserimento di vasche, legate for-
stessa fase la costruzione della cosiddetta “Cisterna se allo sfruttamento delle risorse ittiche della zona.
delle Navi” rettangolare e a una sola navata, coper- Nell’area sud, in prossimità dell’impianto termale, un
ta da una volta a sesto ribassato, al centro della qua- piccolo ambiente originariamente adibito a ninfeo è
le è un’apertura quadrata per convogliare l’acqua utilizzato ora per la produzione del vetro, come sem-
piovana. brerebbe provare il ritrovamento di numerose scorie
Anche nell’area meridionale si riscontrano, in questa vetrificate, di palline di fritta e di una macina per la
fase, le prime costruzioni. Viene infatti realizzato un frantumazione del vetro.
prospetto a esedre aperto sul lago tramite un fronte In conclusione, al termine di questa panoramica dei
colonnato, probabilmente come parte di un più vasto principali momenti costruttivi, possiamo dire che lo
complesso di natura residenziale, che possiamo im- studio dettagliato delle evidenze ci ha permesso di
maginare proseguisse fino a ricongiungersi con l’area superare la semplice identificazione della villa con
nord. la figura dell’imperatore Domiziano, ampliando la
Non disponiamo per questa fase di elementi utili alla conoscenza delle fasi più antiche e testimoniando
Ricognizione nel bosco una maggiore articolazione di vita del sito, rispetto 23
a quanto ritenuto in passato. Una datazione più pun-
tuale sarà in ogni caso possibile, e noi lo auspichia-
mo, solo con la ripresa di una campagna sistematica
di scavi stratigrafici.
Bibliografia essenziale
Preparazione alle fasi di rilievo nel bosco
T. ASHBY, “Monte Circeo”, in MEFR XXV, 1905, pp. 157-209
G. JACOPI, “Sabaudia. Scavi nella villa di Domiziano in località Palazzo
sul lago di Paola”, in NSa 1936, pp. 21-50
V. LIVI - R. RIGHI (a cura di), “Studi e ricerche sul patrimonio archeolo-
gico del Parco Nazionale del Circeo”, in Atti del Convegno promosso
dall’Ufficio Gestione Beni ex ASFD di Sabaudia in occasione del settan-
tennale del Parco Nazionale del Circeo (Sabaudia, 27 marzo 2004)
G. LUGLI, Forma Italiae, Regio I (Latium et Campania – I: Ager Pompti-
nus, pars II: Circeii), Roma 1928, pp. 65-76
D. RONCHI, “La Villa di Domiziano sul lago di Paola a Sabaudia (Latina):
le nuove indagini presso la zona Nord” in Lazio & Sabina, 8, 2011, pp.
393-401
A. VIVALDI, “Il rilievo dei Balnea ad esedre della Villa di Domiziano sul
Lago di Paola a Sabaudia (Latina), acquisizioni preliminari: le fasi co-
struttive del complesso” in Lazio & Sabina, 9, 2012, pp. 367-374
Notizie utili
In effetti, quella che si estende a levante del pittoresco caduta improvvisa di alcuni massi provocò la morte
abitato moderno presenta caratteri di singolarità di diversi astanti; egli invece, contro ogni speranza,
senza pari. riuscì a salvarsi. Tacito (Ann. IV,59), appena più
La sua esistenza era nota dagli storiografi antichi circostanziato, situa la dimora tra il mare della
che ricordano una villa denominata “Spelunca” di leggendaria Amyclae e i montes Fundani, ossia gli
proprietà di Tiberio per un drammatico episodio Aurunci. Racconta poi lo stesso incidente precisando
avvenuto nell’ottobre del 26 d.C. Narra Svetonio che Tiberio fu salvato dal praefectus praetorii Elio
(Tib. 39) che l’imperatore, in seguito alla drammatica Seiano, il quale lo protesse col proprio corpo durante
morte del figlio Druso, forse ucciso col veleno in la frana, traendo da questo gesto fiducia illimitata e
un intrigo di corte, decise di allontanarsi da Roma ulteriori onori. Secondo le fonti, l’imperatore però
per rifugiarsi nella sua residenza, qui definita sarebbe rimasto così impressionato da non voler più
anche “praetorium” (palazzo), presso Terracina; tornare a Sperlonga preferendo le residenze di Capri.
e aggiunge che, mentre cenava in una grotta, la L’imponente caverna, ubicata insieme ad altre due
26
Planimetria del complesso residenziale in loc. Angolo e dei resti in loc. Bazzano (elaborazione F. Cioffi)
minori presso il mare, fin dal XVII secolo appare un’adeguata conoscenza archeologica: la limitatezza
legata al nome di Tiberio nelle descrizioni degli delle esplorazioni degli anni Sessanta, circoscritte al
studiosi e dei viaggiatori del Grand Tour. settore sud-orientale, l’interesse preminente rivolto ai
La certezza dell’identificazione è stata raggiunta reperti statuari più che al contesto di appartenenza
però solo alla fine degli anni Cinquanta quando nonché le molteplici trasformazioni subite dall’impianto
alcune indagini di scavo, effettuate all’interno della nella sua secolare durata, fanno sì che sfuggano
cavità maggiore allora utilizzata come ricovero sia i rapporti di carattere topografico con le altre
per barche, condussero al ritrovamento dei famosi testimonianze presenti nella zona, sia quelli cronologici
gruppi scultorei di soggetto epico, che si ammirano e funzionali tra i diversi nuclei edilizi dell’insediamento.
nell’annesso Museo appositamente edificato. Ad oggi sembra certo che la dimora imperiale sia stata
Alla vasta notorietà del complesso non fa riscontro preceduta da una villa tardo-repubblicana dei primi
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decenni del I secolo a.C. come attestano le murature Le diverse fasi edilizie riconoscibili e i materiali
in opera incerta, la ceramica a vernice nera e la testimoniano un arco di vita che perdura fino
tipologia di alcuni apparati decorativi. È probabile all’età tardo-antica con caratteristiche di vasta
che essa sia pervenuta a Tiberio per via ereditaria proprietà fondiaria amministrata da un fiduciario
dall’avo materno Aufidio/Alfidio, possessore di imperiale, il Procurator Fundis, Formiae, Caietae,
vasti praedia nell’agro di Fondi (Tib. 5), la cui figlia e con occupazioni, non si sa quanto continuative,
aveva sposato un nobile romano, Marco Livio Druso ancora nell’VIII secolo da parte di una comunità
Claudiano: da questa unione nacque Livia, moglie di cristiana insediatasi in un settore della villa che
Ottaviano Augusto (Suet. Cal. 23), il fondatore del adeguò alle proprie esigenze per poi abbandonarla
Principato, che dalle sue prime nozze con Tiberio definitivamente, forse nel IX secolo, sotto la spinta
Claudio Nerone aveva appunto generato Tiberio. delle incursioni saracene. In ogni caso, al tardo
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Impero e oltre, è riconducibile una notevole quantità sabbia o sommersi dal mare, posti lungo allineamenti
di lucerne a canale e di vasellame da mensa in precisi che delimitano grandi ambienti. Alcune delle
ceramica sigillata, entrambi di produzione africana strutture potrebbero appartenere a un impianto
(IV-VII secolo d.C.) dove, accanto ai consueti motivi termale edificato in prossimità della spiaggia,
geometrici e figurati, compare un’ampia gamma di dislocazione non infrequente nelle ville marittime della
temi e simboli del repertorio cristiano. costa tirrenica, come suggeriscono i numerosi avanzi
Dal punto di vista tipologico il complesso costituisce nel murari foderati di cocciopesto, forse da identificare
territorio pontino una delle più significative espressioni con vasche, emergenti dal terrapieno retrostante.
di architettura privata e il primo esempio di “villa Al balneum apparteneva una pregiata vasca ovale
maritima” propriamente detta, caratterizzata cioè di alabastro decorata sulla fronte da due protomi
dalla stretta connessione con il mare, dalla presenza ferine, confrontabile con manufatti analoghi utilizzati
di peschiere e di un porticciolo o, almeno, di un molo in piena età imperiale (II-III secolo d.C.) soprattutto
di attracco. Dai resti attualmente visibili, si ricostruisce nei tepidaria.
un impianto distribuito su vari livelli, raccordati da
scale e piani inclinati, con gli edifici disposti in modo C) nell’area scavi i ruderi si dispongono su due livelli:
da offrire scorci panoramici e prospettive ottiche in quello superiore, i primi visibili dal viale di accesso
assai varie secondo uno schema aperto al paesaggio sono relativi a un piccolo quartiere triangolare, il
e pienamente inserito nell’ambiente circostante. più alterato dall’insediamento tardo-antico, come
Le strutture consistono in tre diversi nuclei distribuiti indicano i molteplici rifacimenti di fattura grossolana,
su un’ampia superficie che si estende dal pendio sovente eseguiti con materiali di recupero, quali
collinare fino alla battigia occupando quasi metà il rozzo muro di confine che doveva delimitarlo
della spiaggia denominata l’ “Angolo”: verso monte. Tale settore edilizio, differenziato per
allineamenti e cronologia dal rimanente contesto
A) gruppo di ruderi in opera incerta a monte residenziale, comprende vani di limitate dimensioni ed
dell’odierna strada Flacca, che compongono eterogenei nel disegno planimetrico, di problematica
diversi ambienti paralleli rivestiti di cocciopesto, identificazione.
forse identificabili con un sistema di cisterne per
l’approvvigionamento idrico. Sulla platea superiore Le trasformazioni finali di questo settore vanno
è stato ipotizzato un piccolo edificio adibito a a interessare strutture, già modificate nel II-III
“belvedere”. Questo corpo edilizio, da riferire secolo d.C., che, nella configurazione di prima
all’iniziale fase tardo-repubblicana, venne in età imperiale, erano servite da un lungo corridoio
seguito modificato con murature in opera reticolata obliquo in opera reticolata di calcare: su un suo
e raccordato, mediante una rampa in laterizi, a un ideale prolungamento verso ovest, tale passaggio,
quartiere sottostante della villa. escludendo il vicino cortile quadrangolare, sembra
connettere direttamente questa parte della villa a
B) resti assai deteriorati lungo l’arenile, su una fronte un settore prossimo al mare ancora inesplorato.
lunga oltre 300 m, per la gran parte affioranti dalla All’estremità orientale dell’area rimangono invece
le tracce di una scala in laterizi che, assecondando Scodella in sigillata con figura di “santo”, con la croce e 29
la morfologia del terreno, termina a ridosso della vestito di dalmatica. Prima metà VI secolo
balza montuosa. L’evidente mancanza di ogni
funzionalità e, viceversa, la presenza di cocciopesto
che riveste tanto i gradini quanto le pareti laterali,
inducono a ritenere che essa facesse parte della
monumentale sistemazione architettonica delle
pendici del promontorio, in questo tratto forse
movimentata da zampilli e giochi d’acqua, come
conferma l’esistenza di un lungo canale di raccolta.
Alla stessa quota, il vasto cortile occupa probabilmente
il luogo dell’iniziale impianto tardo-repubblicano. Esso
è il risultato del radicale intervento di ristrutturazione
eseguito in età augusteo-tiberiana che determinò
l’edificazione di una duplice o anche triplice fila di
ambienti, sviluppati su due piani che, a loro volta,
subirono fino alla tarda antichità un’ininterrotta
sequenza di adattamenti sì da renderli oggi di difficile Lucerna di produzione africana con cristogramma e medaglioni
lettura. Quasi del tutto scomparso è invece il portico riproducenti moneta di Teodosio II (402-450 d.C.)
con colonnato in muratura che precedeva i locali
lungo il perimetro interno. Quanto alla destinazione,
è probabile che vi si debba riconoscere un quartiere
di servizio, con ambienti di lavoro, alloggi e depositi
per gli addetti alla gestione quotidiana del complesso.
Accanto ai vari cubicula, anonimi e ripetitivi, oggi
privi di piani pavimentali e di qualsiasi rivestimento
alle pareti, si individuano nell’angolo sud-ovest
i resti di una latrina (forica) con il pavimento in
spicatum, collegata tramite un condotto a un
vicino collettore idrico e, sul lato nord, un piccolo
impianto termale, ricavato in una fase tarda della
villa, composto dai due ambienti essenziali del
frigidarium e del caldarium, quest’ultimo con tubuli
a fase Testata del portico. Ninfeo a facciata. Tralcio vegetale con bacche sovradipinto
32 Corpo di fabbrica della coenatio
e i bordi dei campi decorati vennero impiegati Ancora da approfondire è la decorazione delle 33
gusci di conchiglie, soprattutto cardium edule, strutture che si sviluppano tra questo nucleo
allettati su uno strato di intonaco di colore rosso e architettonico e la “grotticella minore”, la cui apertura
contornati da tesserine di marmo bianco, secondo appare preceduta da due ali simmetriche che, al di
una moda molto diffusa nel Lazio centro-meridionale sopra di una tribuna impreziosita da pannelli musivi,
e in Campania a partire dalla tarda Repubblica. si articolano in nicchie alternate a semicolonne rifinite
I piedritti e la superficie interna delle nicchie in stucco. Anche qui il rivestimento in tessere e filari
presentano pannelli a fondo blu o verde con motivi di conchiglie, spesso sovrapposti in due o più strati
figurati di prevalente gusto naturalistico (crocette a causa di riparazioni e rinnovamenti successivi,
o fiori, palmette ecc.). Piccoli elementi scultorei, venne applicato in maniera estensiva, evidentemente
poggianti sulle basette addossate ai pilastrini divisori continuando a incontrare il gusto della committenza.
tra le nicchie e all’angolo superstite, contribuivano ad Stando alle ultime acquisizioni, è probabile che le
arricchire ulteriormente tale policromo insieme. Nella squadre di esperti musivarii, forse di provenienza
fascia alta della muratura si svolgeva sul fondo blu campana, abbiano sperimentato nella villa della
egizio un fregio di piccoli fiori in tessere gialle e turchesi, “Spelunca” soluzioni tecniche innovative e il precoce
racchiuso tra un filare di conchiglie e due file di tessere impiego su larga scala delle tessere vitree, in
per lato, oggi quasi del tutto mancante. Preziosi tocchi concomitanza con le prime attestazioni del nuovo
di colore purpureo venivano conferiti alla cornice gusto ornamentale offerto dalle grotte tiberiane di
del fregio da alcune tessere di un particolare vetro Capri, in particolare quella dell’Arsenale.
rosso opaco, considerato uno dei materiali antichi più Oggi possiamo avere solo una pallida idea dello
pregiati e un interessante indicatore cronologico dato splendore e della vastità di tale apparato decorativo,
il suo utilizzo in un arco di tempo ben definito tra la dove scintillanti superfici a mosaico interessavano
prima metà del I secolo a.C. e gli anni 50-60 d.C. quasi senza interruzioni le pendici del Ciannito
Tale assetto era preceduto a poca distanza (m fino alla punta, foderando rientranze e sporgenze
0.75) da una struttura architettonica composta opportunamente sagomate, rocce naturali e murature
da pilastri intonacati di rosso collegati tra di artificiali, in cui si moltiplicavano in un gioco infinito i
loro da un basso muro con ripiano marmoreo. riflessi della luce.
Attraverso questa costruzione, con un effetto di La piccola grotta naturale venne trasformata in
sfondamento della parete, si scorgeva il sistema un’aula rettangolare, con copertura a botte e
delle nicchie nella loro esuberanza cromatica, del muri in reticolato di tufo, illuminata da un’unica
tutto conforme al gusto dominante per le scenografie finestra che si apriva sopra la porta di ingresso. A
illusionistiche. Lo schema risultante sembra quello di terra, è un fine tessellato monocromo bianco, mai
un ninfeo del tipo “a facciata”, piuttosto diffuso in rinnovato. Sull’ampio soffitto gli elementi superstiti
ambiente italico anche nelle case private. di blu egizio, vetro, paste vitree e talvolta marmo,
In una fase successiva, gli spazi tra i pilastri vennero insieme alle impronte lasciate dalle tessere cadute,
chiusi ottenendo in tal modo 5 grandi nicchie rivelano che la volta era completamente ricoperta da
rettangolari: la precedente partitura era di fatto mosaico policromo incorniciato dai consueti filari di
obliterata. L’intero apprestamento, comprese le pareti conchiglie annegate nello strato di intonaco rosso. Di
laterali, ricevette allora un’omogenea decorazione esso rimangono purtroppo solo pochi residui della
pittorica costituita da un alto zoccolo nero su plinto cornice che riquadrava la zona centrale andata
rosso e da una soprastante zona di colore giallo. In completamente perduta. Le caratteristiche tecniche
facciata, pilastri gialli interrompevano la zoccolatura della stesura, la scelta dei materiali e il repertorio
nera, mentre sui lati essi erano resi in parte attraverso iconografico indicano chiaramente che i rivestimenti
la pittura. Su due riquadri scuri il restauro ha del “ninfeo” e della “grotticella” appartengono a un
evidenziato un tralcio vegetale con bacche rosse e unico programma decorativo messo in opera dalle
un altro con margherite, riconducibili al IV stile per i maestranze che lavorarono nella villa nei primi anni
numerosi confronti con contesti di Pompei restaurati del I secolo d.C.
dopo il terremoto del 62 d.C. Come termine ultimo Sulla volta la decorazione musiva venne mantenuta
della caduta in disuso del prospetto a nicchie è da a lungo, mentre sulle pareti e nelle lunette fu
considerare l’inizio del periodo flavio, o qualche progressivamente sostituita dalla pittura. L’odierno
anno prima, quando vennero certamente eseguiti stato di compromissione del vano non consente di
nella villa lavori manutentivi e di ridecorazione. riconoscervi alcun motivo ornamentale: tuttavia,
Invece, il rivestimento in mosaico e conchiglie, per la soprattutto nella parete di fondo è stata accertata
presenza di tessere di vetro, è da collocare al più l’importante presenza di bastoncini ritorti in pasta
tardi in età tiberiana. vitrea di cui si conferma anche a Sperlonga l’uso
La suggestiva sistemazione, che si manifestava come elementi di finitura dei pannelli musivi. Le scarse
al termine del portico ombroso, componeva un testimonianze pittoriche superstiti mostrano motivi
ambiente, non si sa se scoperto, dotato di un unico piuttosto comuni e poco indicativi sotto l’aspetto
accesso e forse di finestre sulla parete sud, adibito a cronologico che comunque sembrano orientare verso
gradevole luogo di sosta, all’accoglimento di ospiti l’età neroniano-flavia.
ed eventualmente al consumo di pasti. Il viale di accesso alla “grotticella minore” costeggia
34 Planimetria del quartiere “a mare”
un ampio bacino alimentato da polle di acqua dolce dell’Antro attraverso alte aperture strombate. Qui,
e da acqua marina, il cui sviluppo planimetrico è tra i locali conservati di modesta ampiezza, spicca
oggi difficilmente ricostruibile. Su di esso prospettano un ambiente con affreschi alle pareti e un pavimento
le imponenti strutture della cosiddetta coenatio in cocciopesto ancora di età repubblicana, abbellito
riconducibile per la tecnica in opera incerta alla fase da un riquadro centrale con disegni geometrici
iniziale della villa. in tesserine bianche di calcare. Altri vani sono
L’impostazione assiale, in parte divergente da quella pavimentati in spicatum o in semplice cocciopesto.
del cortile, denota che, già nell’impianto tardo- Nel generale intervento di ristrutturazione, anche
repubblicano, la visione della Grotta costituiva la questo padiglione non rimase esente da modifiche
ragion d’essere di questo organismo architettonico. che riguardarono la realizzazione di nicchie sul lato
Esso si sviluppava su due piani con vari ambienti del basamento prospiciente la Grotta e di una cucina
di diverse dimensioni: i maggiori dovevano essere (culina) per la preparazione dei cibi con il bancone
destinati a sale da pranzo dotate di ampie finestre per la cottura sostenuto da piccoli spazi voltati.
attraverso le quali la vista poteva spaziare a tutto A sud-est della coenatio si apre la celebre “spelonca”
orizzonte. L’esistenza di molteplici triclini in una che fu trasformata in un sontuoso ninfeo-triclinio
stessa residenza utilizzati a seconda delle stagioni è diventando parte integrante della residenza.
ben documentata dalle fonti: Plinio il Giovane, per L’ingresso si inseriva in un prospetto architettonico
esempio, nella sua villa di Laurento aveva una coenatio – una sorta di grandioso frontescena teatrale – che
molto apprezzata che si protendeva sulla spiaggia ed fasciava la rupe fino a notevole altezza e che era
era delimitata su tre lati dal mare. Anche alla quota funzionale e decorativo al tempo stesso. Sopravvivono
inferiore, il piano di calpestio sopraelevato rispetto al solo esigui avanzi di questa quinta scenografica a
livello di campagna, permetteva una veduta radente causa dei ripetuti smottamenti delle rocce: un’ampia
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esedra semicircolare al di sopra dell’entrata e alcune dettagli costruttivi e i dispositivi idraulici, oggi la
murature ubicate a mezza costa su entrambi i lati sua comprensione presenta parecchi aspetti non del
ma soprattutto a destra dove compongono un breve tutto chiari. Ad ogni modo, l’ottimale dislocazione
ambulacro coperto a volta, interamente intonacato. presso la battigia e la presenza di sorgenti di acqua
L’Antro, composto da uno spazio centrale (diam. dolce rispondevano in pieno ai precetti di Columella
ca. m 30) e da due profonde appendici laterali (m e di Varrone per ottenere la massima efficacia
25 e m 12), è preceduto da un articolato sistema di produttiva. Tuttavia, se paragonato ad altri impianti
piscinae, di diversa forma e comunicanti tra di loro, di allevamento della zona, l’aspetto utilitario risulta
in cui si deve riconoscere uno di quei costosi impianti alquanto marginale rispetto all’intento scenografico
per l’itticoltura pregiata, cari ai ricchi proprietari che è alla base della concezione d’insieme.
delle ville del litorale medio-tirrenico. Persi molti Il sistema è composto da un grande bacino circolare
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che occupa quasi tutta l’abside della Grotta, La metà anteriore dalla forma a U poteva essere
collegato di lato con una vasca più piccola ovale e, usata come triclinio estivo, opportunamente allestito
anteriormente, con una rettangolare esterna. e raggiungibile con piccole imbarcazioni o tramite
Al centro di quest’ultima sorge una struttura pontili lignei, eventualmente rimovibili, anche per il
“insulare” nelle cui pareti sono inseriti fondi d’anfora disbrigo della mensa da parte del personale addetto.
come ricettacolo per i pesci contro il calore. Essa La superficie abbastanza limitata risponde al carattere
è ripartita in due settori, di cui quello posteriore è intimo ed esclusivo del banchetto cui era ammesso
a sua volta suddiviso in 4 scomparti collegati da solo un ristretto numero di commensali. Nell’ala
aperture munite di scanalature entro cui scorrevano le anteriore sinistra (cornu sinistro) del triclinio si è
saracinesche metalliche (cataractae) che impedivano proposto di riconoscere il posto d’onore riservato al
la mescolanza delle specie ittiche. dominus che, da questa posizione, poteva ammirare
38 la visione della Grotta nel suo splendore di luci, una serie di interventi:
rivestimenti marmorei, mosaici e grandiose sculture. - nella cavità principale, realizzazione della grande
La monumentalizzazione della caverna (un vasca circolare che, al momento dello scavo, si
vero antrum Cyclopis) avvenne probabilmente rivelò costipata dei resti dell’arredo scultoreo,
in occasione di un evento particolare da alcuni frantumati intenzionalmente. Il piano circostante
identificato con la collocazione del ciclo statuario venne pavimentato con spesse lastre di marmo;
raffigurante episodi dell’epos omerico, che - nell’appendice nord-orientale, creazione di un’aula
aggiunse ulteriore fasto alla suggestione del luogo. semiellittica anch’essa lastricata in bardiglio e
Al centro della piscina circolare fu ubicato il circondata da una bassa banchina rivestita di
gruppo di Scilla; sul fondo della cavità destra mosaico in tessere vitree. La sua destinazione è
quello dell’accecamento di Polifemo, mentre discussa: secondo alcuni studiosi fu utilizzata come
negli apici che dividono la piscina circolare da sala triclinare, quella in cui avvenne il famoso crollo,
quella rettangolare trovarono posto il gruppo e/o come luogo di rappresentazioni musicali e
di Ulisse e Diomede e il cosiddetto “Pasquino”. teatrali, cui alluderebbero le tre maschere marmoree
In quest’epoca l’utilizzo di grotte e ambienti qui rinvenute, ovvero – secondo un’ultima ipotesi
sotterranei naturali per ricavarvi freschi triclini estivi – come spazio destinato ad accogliere un quinto
era ormai consolidato. Anche nella regione pontina gruppo scultoreo. In un retrostante anfratto della
tali apprestamenti non dovevano essere infrequenti: roccia fu ricavato un piccolo ambiente composto
è probabile che Strabone possa aver alluso da tre nicchie rettangolari che ampliano uno spazio
all’allestimento della villa sperlongana quando, centrale coperto da volta a crociera ribassata. Il
descrivendo nella sua Geografia (18-23 d.C.) il golfo pavimento delle nicchie è in tessellato di minute
tra Terracina e Formia, cita “gigantesche caverne che tessere bianche incorniciate da due sottili fasce nere,
hanno accolto grandi e magnifici alloggi” (V,3,6). diffuso dall’età augustea. Sulle superfici verticali la
D’altra parte, va ricordato che la disposizione di decorazione si articolava in campi sovrapposti che
composizioni marmoree entro uno scenario naturale riproducevano la canonica tripartizione della parete:
o appositamente creato sembra rifarsi a esperienze come si osserva nella nicchia di destra, la meglio
rodie di epoca ellenistica e, proprio nell’isola egea, conservata, il rivestimento, realizzato in tessere di
Tiberio aveva soggiornato a lungo tra il 6 a.C. e il 2 d.C. vetro e di marmo, è costituito da un plinto di colore
Per il raggiungimento della grandiosa scenografia gli scuro e da due soprastanti pannelli incorniciati dai
abili architetti chiamati a lavorare nel sito eseguirono soliti gusci di conchiglie. Ognuno dei riquadri della
Ricostruzione dei gruppi scultorei nella Grotta: A) Cd. Pasquino. Ulisse e Achille; B) Scilla; C) Ratto del Palladio; D) Ganimede
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Cubicolo interno alla “Grotta maggiore”. Decorazione di una parete in mosaici e conchiglie prima e dopo l’intervento di
restauro. Età neroniano-flavia
Il Museo
Gruppo di Scilla
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pliniana, confermano la comune paternità delle due residenze aristocratiche: non a caso, un gruppo simile
opere. è testimoniato nella sala absidata del palazzo di
Ulisse, in base ai frammenti superstiti non ricomposti, Claudio di Punta Epitaffio a Baia, un altro nella grotta
doveva essere raffigurato in armi con lo scudo nella detta Ninfeo Bergantino nella villa di Domiziano
sinistra, nell’atto di scagliare inutilmente una lancia a Castel Gandolfo, mentre un altro ancora è stato
contro Scilla, in un estremo gesto di coraggio coerente riconosciuto nella Villa Adriana a Tivoli grazie
con la sua personalità. alla presenza di tre teste di compagni di Ulisse, di
Altrettanto terribile doveva presentarsi agli occhi degli raffinata esecuzione.
antichi la scena dell’“accecamento di Polifemo” posta La composizione, articolata in profondità e di
sul fondo della Grotta, così come è narrata nel IX libro struttura piramidale, si concentra sulla figura di
dell’Odissea: mentre il ciclope giace addormentato Polifemo semisdraiato di traverso sulla roccia, in un
in preda all’ubriachezza per il vino che gli è stato atteggiamento aperto di forte effetto teatrale tipico
più volte porto, con la testa riversa all’indietro e il di altre grandi opere di tradizione ellenistica, su cui
braccio sinistro abbandonato a sfiorare terra, Ulisse, convergono gli sguardi dei vari personaggi. Su tutti
aiutato da due compagni e alla presenza di un emerge però la celebre testa di Ulisse che assomma i
terzo con l’otre ormai vuoto che assiste atterrito, si caratteri enfatici di matrice barocca che sostanziano
accinge a conficcare un palo dalla punta arroventata l’Altare di Pergamo con il quale le analogie sono
nell’unico occhio del gigante, il solo mezzo per evidenti: il trattamento vibrante della barba - da
uscire dalla caverna la cui entrata è stata sbarrata immaginare impregnata di sudore e salsedine - che
da un enorme macigno. L’affascinante avventura del si confonde con le ciocche dei capelli scomposti, la
Ciclope trovò notevole fortuna in ambiente romano, fronte aggrottata, la bocca dischiusa e l’accentuato
dove però fu privilegiato il momento dell’offerta espressionismo, seppure stilemi ricorrenti nella resa
del vino rispetto a quello dell’accecamento, di pari del pathos, concorrono a fare di questo volto un
passo con un rinnovato interesse per la personalità vero capolavoro. Sui riccioli disordinati poggia, con
dell’eroe omerico. Il racconto epico si prestava efficace contrasto coloristico, il levigato berretto
soprattutto all’allestimento degli operosa antra, da marinaio, il pileus. Nonostante la controversa
ossia i ninfei allestiti, che corredavano le prestigiose assegnazione della testa a questo gruppo, mai nessun
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Gruppo dell’Accecamento di Polifemo. Ricostruzione della scena. Accanto, alcune sculture originali
dubbio è sorto sull’identificazione con Ulisse, uomo barbata indossante l’elmo, che trascina il cadavere
sfinito ma non piegato dalle disavventure, spossato di Achille. Lo schema compositivo deriva da un
dalla fatica eppure indomito, sostanzialmente solo prototipo più antico (160 a.C.) noto da diverse
di fronte all’ignoto, figura-simbolo senza tempo opere ellenistiche, ma solo qui compare il dettaglio,
nell’immaginario di tutti noi. un unicum finora, di un’anomala torsione del piede
È Ovidio con le sue Metamorfosi (XIII,337-349) a sinistro. Attraverso questa postura è probabile
guidarci invece nell’esegesi del “ratto del Palladio” che gli artefici abbiano inteso rendere la ferita
dal tempio della dea a Troia, compiuto da Ulisse e mortale arrecata dalla freccia di Paride al tallone,
Diomede, cui erano legate le sorti dell’esercito acheo: l’unico punto vulnerabile di Achille, e la recisione
secondo un’antica profezia, infatti, la città nemica del tendine, in origine accentuata attraverso
sarebbe caduta solo se privata della statua divina. la pittura, con il sangue sgorgante dalla ferita.
Durante il ritorno all’accampamento, il re di Itaca Nei rimanenti spazi museali sono presentati reperti
medita di colpire il compagno per assumersi tutto il riferibili all’aspetto tecnico-costruttivo e a quello
merito dell’impresa. Secondo le diverse tradizioni decorativo della villa (tegole, antefisse, lastre fittili,
letterarie è il brillare della lama della spada al frammenti di affreschi e di stucchi), gli oggetti del
chiarore della luna oppure l’ombra proiettata sul vivere quotidiano (vasellame da mensa e da cucina,
terreno a mettere sull’avviso Diomede che, stringendo lucerne, contenitori da trasporto) con particolare
vigorosamente il simulacro, sventa con prontezza riguardo al mondo femminile (pesi da telaio, aghi
l’agguato mortale. L’attimo prescelto è quello che da cucito e spilloni per le acconciature), nonché due
precede l’azione essendo probabile che Ulisse stesse vasi attici a figure rosse (metà V secolo a.C.) decorati
ancora portando la mano destra all’arma nascosta con temi dionisiaci, che, assai più antichi della
lungo l’avambraccio sinistro da un viluppo del mantello. residenza, testimoniano il gusto per l’antiquariato
In posizione speculare al precedente, stava il degli antichi proprietari. La sontuosità del complesso
quarto gruppo, estremamente lacunoso - noto come è oggi a malapena percepibile dai materiali restituiti
“Pasquino”- raffigurante un eroe che trasporta dagli scavi. Le spoliazioni del sito nel corso dei
il corpo esanime di un compagno, recentemente secoli e l’intenzionale distruzione dei marmi hanno
riconosciuto come Ulisse, di cui rimane solo la testa depauperato un patrimonio decorativo di enorme
46 dovizia che si era formato durante la prolungata
fruizione della dimora. Tra i numerosi reperti scultorei
che rivestirono una funzione prettamente decorativa
(ritratti, oscilla, teste di divinità, putti e statuette) si
sono però salvati significativamente due pezzi che
riconducono allo spirito celebrativo del tempo:
un’erma raffigurante un giovane personaggio
indossante un particolare copricapo orientale,
identificato da alcuni studiosi con il troiano Enea
o, più verosimilmente, con suo figlio Iulus Ascanius,
mitico progenitore dei Latini, che va associata a un
bassorilievo marmoreo di Venere Genitrice, madre di
Enea e divinità protettrice della gens Giulia.
Entrambi costituiscono i capisaldi dell’origine eroica e
divina di questa casata, rivendicata con efficacia già
da Cesare. Quasi un doveroso omaggio alla stirpe di
Augusto, il Divi filius, il cui avvento al potere aveva
segnato per Roma l’inizio di una nuova era.
Bibliografia essenziale
Notizie utili
Gruppo del “Ratto del Palladio”. Testa di Diomede e simulacro della dea
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