Sei sulla pagina 1di 6

GOTICO

GENTILE DA FABIANO: protagonista indiscusso del gotico internazionale. Sviluppò fin da subito uno
spiccato gusto per il preziosismo e la raffinatezza, caratteristiche che contraddistinguono i suoi
elegantissimi capolavori, ricchi d'oro e di decorazioni, con personaggi abbigliati con vesti decoratissime e
stoffe pregiate. Grande interprete del gusto del suo tempo, il suo apporto all'arte fu fondamentale anche
per diversi artisti che si ispirarono a lui, anche quando le novità rinascimentali si facevano già sentire:
artisti come il Beato Angelico e Paolo Uccello.

 Il gotico si concentrava su varie fantasie di colori e di costumi e con una più acuta osservazione
della realtà, rivolta soprattutto alle piccole cose: ai fiori, alle erbe, ai gioielli. Gentile ne fu
delicatissimo interprete, capace di far confluire nella sua arte atmosfere fiabesche quasi irreali e la
minuziosa descrizione naturalistica dei dettagli. Giorgio Vasari, ebbe a scrivere: “Michelangelo…
parlando di Gentile usava dire che nel dipingere aveva avuto la mano simile al nome”.
 Osservando le tecniche di lavorazione degli ori che giungevano in Lombardia dalle botteghe di
Parigi, imparò ad imitarle, con effetti eccezionali, sulle tavole dipinte creando autentici gioielli a
rilievo o disegnando rare e dolcissime figure incise direttamente sull’oro.
 Estrema attenzione e partecipazione emotiva furono impiegate dal maestro nella trattazione delle
figure umane e della loro fisionomia, e numerose fonti dell’epoca lo descrivono come autore di
ritratti realistici, sempre molto conformi alle esigenze dei committenti. In particolare, nel dipingere
i personaggi sacri, Gentile sapeva evocare sguardi che rivelano una serenità e una letizia che
trascendono il tempo e le umane inquietudini.

PISANELLO: Può essere considerato l’ultimo artista tardo gotico attivo in Italia.

 Ma il fervore di riscoperta dell’antico, comune alla cultura italiana del tempo e non solo in campo
artistico, lo coinvolse soprattutto nella sua attività di medaglista. Rifacendosi alla medaglistica
romana, Pisanello fu l’artista che introdusse in Italia, nel Quattrocento la moda del ritratto di
profilo. Questa tipologia di ritratto fu infatti denominata «all’italiana», per distinguerla dal ritratto
fiammingo nel quale il volto era invece rappresentato a tre quarti.

RINASCIMENTO

FILIPPO BRUNELLESCHI: E’ stato sicuramente l’artista che più di ogni altro ha contribuito alla nascita
dell’arte rinascimentale. Uomo di grande genialità, a lui si deve sia la scoperta della prospettiva (1413), sia
la definizione del nuovo linguaggio architettonico rinascimentale. In un’epoca in cui scienze umane e
scienze matematiche non avevano ancora divaricato le loro strade, l’umanesimo di Brunelleschi non era
semplicemente letterario, ma soprattutto l’applicazione della razionalità al fare. Era un umanesimo che
significava l’applicazione della chiarezza mentale (e quindi della matematica) alla creazione delle opere
dell’uomo. Del resto tutta la sua opera, sia artistica e architettonica, sia teorica, può essere letta come una
ricerca matematica: ricerca di relazioni geometriche, di rapporti matematici, di leggi fisiche e meccaniche. I
suoi edifici sono, da un punto di vista geometrico, delle forme perfette. Ad esse nulla può essere aggiunto o
tolto senza rompere irrimediabilmente un equilibrio che l’architetto aveva studiato prima della
realizzazione concreta dell’opera.

LORENZO GHIBERTI: Lorenzo Ghiberti è stato un grande scultore, architetto e orafo del primo Rinascimento
fiorentino. Non sono molte le opere che Lorenzo Ghiberti ci ha lasciato, ma sono tutte degli importantissimi
capolavori. Scultore considerato tra i padri del Rinascimento, iniziò la sua eccezionale carriera vincendo il
concorso per le porte del Battistero nel 1401. Le sue opere furono tenute in grandissima considerazione
non soltanto dai suoi contemporanei, ma anche da molti artisti di epoche successive. Uno stile moderno e
innovativo ma che mantiene un grande gusto per l'eleganza e la finezza.
DONATELLO:

 Tema centrale dell'opera di Donatello è l'uomo e la dimensione umana in tutta la sua profondità
rappresenta una costante nella ricerca artistica dello scultore fiorentino. Nella sua lunga carriera,
Donatello ha saputo rappresentare in modo realistico il mondo delle emozioni in tutte le sue
sfaccettature, dalla dolcezza più soave alla crudeltà, dalla gioia al dolore più straziante. Come per
altri grandi maestri, la vicenda artistica di Donatello è uno dei fenomeni più vasti e multiformi della
storia dell'arte, perchè è un continuo susseguirsi di conquiste e autosuperamenti.
 Donatello possedette uno spirito moderno e trasgressivo che lo spinse a rimettersi continuamente
in discussione, dedicandosi al suo lavoro con una grande energia creativa, nel suo stile si mantenne
sempre indipendente, perchè sfidò le mode e il gusto dell'epoca, sempre pronto a un radicale
processo di trasformazione stilistica (è il cosiddetto "spirito anticlassico" di Donatello).
 Donatello sapeva lavorare su qualsiasi materiale. Ci ha lasciato opere in marmo, pietra serena,
calcare, legno, che spesso dipingeva o trattava con doratura. Sapeva modellare cera, creta, stucco
ed eseguire lavori per la fusione in bronzo. Era abilissimo nella lavorazione dei metalli, come
l'argento e l'oro e sapeva lavorare il vetro. Molto ammirati furono anche i suoi disegni, anche se
pochi sono quelli giunti fino a noi. Usava in maniera molto libera anche le tecniche della scultura,
creando sia statue grandi che piccoli rilievi, realizzati con tecniche innovative, come il famoso
"schiacciato", di sua invenzione.

MASACCIO: Nelle sue opere si avverte un netto rifiuto verso l’arte decorativa ed artificiosa tipica del gotico
internazionale ed una propensione verso la geometria ed il naturalismo. Senza dubbio i suoi maestri furono
Giotto, Brunelleschi e Donatello. Da questi grandissimi artisti assimilò delle importanti lezioni: la sintesi
volumetrica di Giotto, la prospettiva da Brunelleschi e la statuaria plastica modellata grazie al chiaroscuro
da Donatello.

BEATO ANGELICO: Per il Beato Angelico la pittura deve illustrare le scene del Vangelo, insegnare con le
immagini e contribuire alla salvezza delle anime. La luce dorata che investe le sue figure ha un valore
mistico: è espressione della Grazia divina che salva l'uomo e per questo rasserena l'animo. Per tutta la vita
dipinge soggetti sacri: Annunciazioni, scene della Passione, Madonne in trono e santi. Eppure introduce in
queste composizioni solenni un tocco di realismo, le figure appaiono concrete e solide e ricordano lo stile
del grande artista Masaccio. Bisogna pensare che Beato Angelico vive sul confine fra due epoche: il
Trecento, secolo in cui ancora è viva la tradizione medievale che esalta le stoffe preziose e usa gli sfondi
dorati, e il Quattrocento durante il quale si afferma la cultura del Rinascimento e in pittura trionfano il
realismo e le regole della prospettiva. L'Angelico risente di entrambi i gusti e gli stili. Questo si vede bene
nei dipinti per gli altari dove le figure principali, i santi e la Vergine, hanno caratteristiche tardo-gotiche,
mentre le scene dipinte sulla base descrivono episodi della vita dei santi con ambientazioni che
rappresentano scorci della Firenze dell'epoca, con gli edifici in prospettiva e i personaggi vestiti alla moda
(caratteristiche rinascimentali).

LEON BATTISTA ALBERTI: L'ideale estetico di Leon Battista Alberti si basa sulla ricerca dell'armonia
proporzionale, sulle forme proporzionate e modellate sull'uomo.

 Nei suoi trattati sull'arte l'artista è visto per la prima volta come un intellettuale e non più come
semplice operatore. Coerentemente a questo principio Alberti come architetto si occupa più della
progettazione che dell'esecuzione (secondo la pratica medievale, dove l'architetto era il
"costruttore"): gran parte dei suoi edifici li affida agli allievi, e sono compiuti in sua assenza sulla
base dei suoi progetti. Con Alberti si introduce la distinzione tra ideazione ed esecuzione dell'opera.
 Il suo principale ideale estetico è basato sull'armonia proporzionale che segue i rapporti
geometrico-matematici delle forme naturali e della musica. L'edificio viene rapportato alla scala
umana, ma anche il contesto urbanistico. Una delle sue idee è quella del "palazzo in forma di città"
e della "città in forma di palazzo" che vede la casa come una piccola città e la città come una grande
casa. Dietro a questi importanti concetti c'è lo studio dell'architettura classica, di Vitruvio, ma c'è
anche molta invenzione, libertà interpretativa, impostata su conoscenze geometrico-matematiche
e musicali e su una mentalità molto aperta e moderna.

PAOLO UCCELLO: Paolo di Dono, noto come Paolo Uccello per la passione nel ritrarre volatili, è stato un
importante interprete della pittura fiorentina della prima metà del 1400.Si interessò moltissimo allo studio
della prospettiva, dando un fondamentale impulso all’adozione di tale metodo raffigurativo. Paolo Uccello
sarà uno degli artisti italiani che vivrà e testimonierà quel particolare passaggio culturale ed artistico che va
dalla fine dell'arte Tardo-gotica e l'inizio del Rinascimento, facendo i suoi primi passi nel mondo dell'arte
attraverso l'esperienza fatta presso la bottega dell'artista Lorenzo Ghiberti. Nelle sue celebri opere, Paolo
Uccello ha inserito tutta la raffinatezza e la grazia delle figure del Trecento all'interno di schemi geometrici
rigorosi che ci rendono lo spazio. Le sue composizioni artistiche attraverso l'uso della prospettiva diventano
spesso molto complesse da decifrare e in alcune di queste opere si può intravedere come per esempio il
rigore e le rigide regole della prospettiva utilizzate possono togliere tutta o in parte la drammaticità o la
realtà delle scene raffigurate.

PIERO DELLA FRANCESCA: La scansione geometrica e la simmetria sono i princìpi su cui Piero della
Francesca organizza non solo la distribuzione generale degli affreschi, ma anche gli aspetti formali, i ritmi i
colori e i singoli elementi. Contribuì al perfezionamento della prospettiva nel campo della pittura, cercando
al contempo le basi matematiche della bellezza. Tutta la sua opera può infatti essere considerata una
ricerca delle giuste relazioni matematiche e geometriche per definire sia la corretta rappresentazione
spaziale, sia la perfezione delle forme rappresentate.

ANDREA DEL VERROCCHIO: Lo stile del Verrocchio in pittura è intensamente realistico, con modi ripresi
dalla pittura fiamminga, costruito da una linea espressiva e ricca di pathos.

SANDRO BOTTICELLI: Le fondamentali caratteristiche dello stile di Sandro Botticelli sono: la ricerca di un
armonioso equilibrio compositivo, in cui sceglie soprattutto composizioni sciolte, ritmiche; un disegno
sottile e molto dinamico, con una linea precisa e ondeggiante che modula i contorni delle figure e le
alleggerisce. La linea per Botticelli è fondamentale, perchè tutto nelle sue opere è basato sui percorsi e i
movimenti sinuosi del suo disegno. Le forme appaiono leggere, senza peso, sembrano come ritagliate da
questi contorni così sottili e incisivi. Gli sfondi non hanno profondità, sembrano pareti disegnate o ricamate.
I colori sono spesso freddi e innaturali: anche questi sono astratti.

 La pittura di Botticelli è quella di un mondo immaginario, tutto mentale, che vive solo nel pensiero e
non nella realtà. E’ piena di riferimenti e significati intellettualistici molto complessi, legati all’elite
culturale mediceo, che oggi risultano misteriosi o quasi indecifrabili.

Nell’ultima produzione si affacciò il dilemma nel contrasto tra il mondo della cultura umanistica, con le sue
componenti cortesi e paganeggianti, e quello del rigore ascetico e riformatore di Savonarola, che portò
l’artista a un ripensamento e a una crisi mistica che si legge anche nelle sue opere. I soggetti si fanno
sempre più introspettivi, quasi esclusivamente religiosi, e le scene diventano più irreali, con la ripresa
consapevole di arcaicismi quali il fondo oro o le proporzioni gerarchiche. In questa crisi però si trova anche
il seme della rottura dell’ideale di razionalità geometrica del primo Rinascimento, in favore di una più libera
disposizione dei soggetti nello spazio che prelude la sensibilità di tipo cinquecentesco.

ANTONELLO DA MESSINA: Antonello da Messina è stato un singolare artista il cui grande merito è stato di
saper sintetizzare il rinascimento italiano con le altre innovative tendenze pittoriche europee, in particolare
con la pittura fiamminga.
 Secondo la tradizione, Antonello fu il primo pittore italiano ad usare la pittura ad olio, proprio per la
sua conoscenza dei fiamminghi. E dai fiamminghi il pittore siciliano prese anche un’altra tendenza:
quella di fare i ritratti a tre quarti, a differenza dei pittori italiani che, in quegli anni, prediligevano il
ritratto nettamente di profilo. Ma soprattutto dai fiamminghi Antonello prese l’attenzione per la
luce. In pratica Antonello fu un artista straordinario proprio per la sua capacità di sintetizzare le
maggiori novità pittoriche del XVI secolo: la costruzione volumetrica e prospettica degli italiani, con
la capacità di rendere gli effetti atmosferici di luce e colore dei fiamminghi.

ANDREA MANTEGNA: La sua pittura manifesta una rara qualità, uno stile sostenuto da una sensibilità
estetica e da una capacità tecnica straordinarie. Lo stile di Mantegna è inconfondibile: caratterizzato da uno
spiccato senso dello spazio, effetti scenografici e monumentali, disegno minuzioso e attento ai particolari,
colori accesi e contrastanti. La pittura di questo artista è uno spettacolo affascinante, una vera festa per gli
occhi.

 Il percorso espressivo di Mantegna è fondato su una sintesi tra l'osservazione del dato naturale e il
recupero delle radici storiche della classicità. Così il suo stile pittorico comprende una curatissima
definizione del dettaglio, di gusto ancora tardogotico, ma anche una nuova, razionale presa sulla
realtà tutta rinascimentale.
 Nella pittura di Mantegna accanto alla precisione descrittiva, alla costruzione prospettica e alla
cultura antiquaria, un ruolo importante è svolto dagli altri elementi di stile, principalmente pittorici,
che si evolsero con lui e determinarono la particolare espressività della sua opera. La linea, il colore,
la luce si inseriscono nello spazio prospettico e nelle ambientazioni anticheggianti determinando
suggestive atmosfere e concorrono insieme per rendere emotivamente percepibile l'immagine
rappresentata. Soprattutto nel periodo giovanile una linea sottile e descrittiva venne associata a
colori squillanti e ad una particolare lucentezza delle forme. Mantegna dipinse le superfici di tutte
le cose e persino dei personaggi rappresentati con luci molto nitide e riflessi metallici per
trasmettere una sensazione di compattezza e durezza che porta ad associare visivamente anche i
corpi delle figure ai marmi delle architetture e degli elementi scultorei, come se appartenessero
tutti alla stessa materia.

PIETRO PERUGINO: Il suo stile è caratterizzato da una grande purezza formale, il colore è chiaro e luminoso,
le composizioni spaziali sono equilibrate. Il paesaggio non presenta più le asprezze gotiche, ma si ispira alle
armoniose quinte naturali dell’Umbria e della Toscana. L’arte di Perugino rappresenta il trait d’union fra la
cultura prospettica del primo Rinascimento umbro e toscano e il classicismo di Raffaello.

DONATO BRAMANTE: Donato Bramante rappresenta una figura nodale nello svolgimento dell’architettura
del Rinascimento; da un lato raccoglie l’eredità culturale di Brunelleschi e di Leon Battista Alberti, dall’altro
fonde tale eredità con uno studio sistematico delle rovine antiche, tanto che il suo linguaggio architettonico
di gusto antichizzante, adattato alle diverse tipologie di edifici, diviene in breve modello imprescindibile per
tutti gli operatori cinquecenteschi.

LEONARDO DA VINCI: Leonardo Vinci è artista universale, influente nell’ingegneria, nella scultura e
nell’architettura, ma è principalmente maestro nella pittura. Leonardo a Firenze inizia a frequentare la
bottega di Verrocchio e qui inizia ad osservare attentamente le cose del mondo reale ed in particolare il
comportamento della luce, vedendo nelle variazioni di questa i cambiamenti, non soltanto delle forme, ma
anche della grazia e dell’eleganza. Nel suo “Trattato di Pittura” ricorda che quando è cattivo tempo, la luce
diventa “mezza luce” e conferisce alle figure “grazia e dolcezza”. Il chiaroscuro, che fino a quel momento
era servito soprattutto per ottenere effetti plastici e di luminosità, con Leonardo diventa un indispensabile
strumento per creare soffici penombre, armoniose luminosità e vibranti riflessi. Il suo chiaroscuro non è
una semplice degradazione cromatica, ma uno sfumato atto ad attenuare i duri contorni delle figure ed a
dare l’effetto di lontananza, arrivando a modulare il senso dello spazio rendendolo più libero e profondo,
superando i limiti delle linee prospettiche. Con questa concezione Leonardo subordina alla monocromia del
chiaroscuro il colore, che non giudica fondamentale per la forma ma soltanto come suo accessorio
ornamentale, e d’altra parte, insieme alla figura umana, esprime la natura in piena armonia con i
personaggi che raffigura dopo averli intensamente studiati nel profondo.

RAFFAELLO SANZIO: Dal punto di vista artistico seppe fondere la più alta tradizione quattrocentesca con gli
apporti più innovativi del cinquecento in una visione completa, personale e perfettamente unitaria. Aveva
una grande padronanza dei mezzi espressivi e un linguaggio chiaro, preciso e disteso. Il suo stile è
inconfondibile.

STILE:

 Nel disegnare l'insieme del soggetto in modo molto accurato, questo soprattutto in Raffaello
 nel rendere il disegno a chiaroscuro utilizzando un bruno piuttosto liquido, oppure del bianco e
nero
 il disegno e il chiaroscuro venivano eseguiti sul bianco della tavola preparata a gesso
 Su questa impostazione così eseguita, ed una volta completamente asciutta, Raffaello applicava,
una tinta brunastra liquida (di colore molto simile al bitume) su tutta la superficie. Questa velatura
bruno-giallastra, risulta accertata nella Madonna Colonna conservata al museo di Berlino e
nell'autoritratto esposto agli Uffizi di Firenze; così come anche in altre opere. Inoltre, il Perugino,
suo maestro, adottava analoga esecuzione tecnica.
 Sul chiaroscuro così eseguito, Raffaello procedeva con l'apposizione dei colori.
 Agli inizi della sua carriera Raffaello stendeva sul chiaroscuro delle velature fatte con colori molto
brillanti e puri che lavorava con sottili tratteggi di bruni o con della terra rossa.
 Nei suoi ultimi lavori invece, il colore è applicato in modo più spedito e disinvolto, senza cioè i
tratteggi, ma modellato più a pasta e meno a velatura.

 Negli affreschi di Raffaello, nelle zone in cui vi sono delle avarie, si può notare questo metodo del
chiaroscuro sottostante il colore. D'altronde è anche bene ricordare che questa tecnica, del
chiaroscuro in bianco e nero, utilizzata da Raffaello e dagli altri maestri dell'epoca, costituiva il
metodo tecnico più conosciuto e largamente utilizzato fino circa agli '30 del 1600.
 Nella resa pittorica delle stoffe il procedimento che Raffaello Sanzio utilizza è costituito da una
campitura di colore su cui venivano formate le ombre utilizzando lo stesso colore, ma più scuro; le
luci invece erano illuminate dallo lo stesso colore, però più chiaro.
 Raffaello usava anche campire con la terra di Siena bruciata (quindi un colore caldo) le stoffe e gli
indumenti che nelle sue figure dovevano essere realizzate in verde o in azzurro, caratteristica
osservabile ad esempio nel mantello di Omero nel Parnaso.

MICHELANGELO BUONARROTI: Michelangelo predilige la scultura in pietra, poichè afferma che nel marmo
la scultura è già all'interno del blocco stesso, e quindi il compito dello scultore è quello di togliere la materia
in eccesso in modo tale da tirar fuori la scultura; famosissimi sono a questo proposito gli incompleti: statue
lasciate- secondo volontà dell'artista- incomplete e abbozzate. I corpi di Michelangelo, sia in pittura che in
scultura, a parte rare eccezioni, sono titanici, muscolosissimi, persino quelli delle donne (come si può
benissimo vedere all'interno della cappella sistina).

 NON FINITO: il non finito in un’opera consiste in una parte levigata e precisamente finita della
suddetta, e in un’altra sbozzata e incompleta. Ciò viene praticato per dare l’idea che il personaggio
scolpito venga quasi fuori dal blocco. Il blocco inteso come materia grezza rappresenta lo spirito.
GIORGIONE DA CASTELFRANCO: Poco si sa della vita di Giorgione, primo grande pittore veneto del
Cinquecento. Sappiamo che Giorgione dipinse quasi esclusivamente per una selezionata committenza
patrizia, della quale condivide i gusti raffinati e gli ideali umanistici, preferendo quindi soggetti mitologici o
comunque fantastici rispetto a quelli religiosi allora correnti.

Più propenso a rappresentare la natura, Giorgione non è un pittore di "storie", la sua abilità è orientata
sulle qualità di fusione cromatica e definizione atmosferica piuttosto che nella costruzione della figura, le
sue opere sono più adatte alla destinazione privata. Inoltre i suoi soggetti sono costruiti su significati e
allegorie difficili, comprensibili soltanto da pochi intenditori. L'opera di Giorgione, comunque, porterà in
Veneto un tipo di cultura classica e naturalistica che avrà importanti conseguenze nella pittura. In breve,
grazie al proprio estro inventivo e alle abilità tecnica destinata a diventare uno dei principali punti di
riferimento artistico e culturale della città.

TIZIANO VECELLIO: E’ considerato il maggior pittore Veneziano nel sedicesimo secolo ed è responsabile per
la tradizione veneziana del colore. Le opere di Tiziano sono riconoscibili per il flusso delle sue linee e la
rilassante natura dei suoi dipinti, di cui molti furono ritratti. Tiziano ebbe l'abilitá di catturare la personalitá
e le caratteristiche fisiche dei suoi soggetti. Pitture ed olio erano gli elementi che Tiziano usó molto. Il suo
stile era in contrasto con le linee chiare della precedente scuola fiorentina. Il suo stile di usare colori e
chiaroscuro creò una novitá stilista mai vista prima con dipinti che contenevano molti strati di smalto.
Questo effetto concedeva alle opere tonalità morbide e brillanti.

CORREGGIO: Correggio fu un precursore della pittura illusionistica. Il giovane Correggio accolse le


suggestioni chiaroscurali leonardesche e da Raffaello acquisisce l’uso dello sfumato, creando immagini dai
contorni volutamente indefiniti. Dai tratti dolci ma anche contrastati fu uno degli esponenti più delicati del
Rinascimento. Introdusse luce e colore perché facessero da contrappeso alle forme e sviluppò così nuovi
effetti di chiaroscuro, creando l’illusione della plasticità con scorci talora duri e con audaci sovrapposizioni.
La luce, declinata secondo un chiaroscuro morbido e delicato, ne fece uno dei punti di non ritorno della
pittura, capace di influenzare movimenti artistici tra loro diversissimi come il barocco e il neoclassicismo.

ANDREA DEL SARTO: "Senza errori": così Giorgio Vasari definì le figure di Andrea del Sarto. Figure "di
somma perfezione" in quanto caratteristica maggiore di Andrea del Sarto fu la capacità di creare sempre
composizioni formalmente ineccepibili, armoniose, ben bilanciate: una pittura, insomma, classica, che fece
scuola (per secoli gli artisti hanno copiato le sue opere) e che con i suoi colori luminosi e con i suoi effetti di
luce costituì anche una base imprescindibile per i primi pittori manieristi.

Potrebbero piacerti anche