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Cezanne, Caravaggio
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Natura Morta, natura morta, oggettistica, arte inanimata
Con questa esposizione si compie un primo tentativo di seguire lo sviluppo tematico e stilistico dell'arte
che ha come soggetto la natura morta. Questo genere, fondamentale all'interno delle ricerche artistiche di
vari movimenti, viene ripercorso attraverso oltre 140 opere di artisti tra i maggiori degli ultimi centotrenta
anni. La ricerca parte infatti dal 1870, analizzando tre fondamentali modelli ottocenteschi di natura morta:
due composizioni di fiori di Fantin-Latour ed una delle ultime opere di Manet: "Puneaux" del 1880.
L'esposizione prosegue mostrando come l'opera originale di Cézanne sia riuscita a dare una dignità
particolare al genere. Cézanne infatti studia la dinamica ottica e fisica della percezione visiva, costruendo
le sue composizioni artistiche secondo i risultati della sua attenta osservazione ed ottenendo uno spazio
esteticamente autonomo. Molti degli autori rappresentati in mostra infondono nelle composizioni di genere
l'impronta originale della propria creatività artistica, Van Gogh e Gauguin, tra gli altri, dipingono nature
morte impregnate di motivi metaforici ed autobiografici che spesso svincolano l'opera dal suo significato
oggettivo per trovarne altri ben più profondi.
Tra le più significative sperimentazioni artistiche si segnalano le opere futuriste e cubiste, nelle quali la
decostruzione dell'oggetto supera e stravolge ogni regola accademica. Severini, Boccioni, Picasso e
Braque rifiutano la rappresentazione realistica, ricercando nuove relazioni spazio temporali. Tra gli autori
in mostra non si può dimenticare Giorgio Morandi, artista simbolo della natura morta, che fa di questo
genere la sua realizzazione stilistica più rappresentativa. Morandi sperimenta differenti visioni di un
numero ristretto di oggetti d'uso quotidiano.
Dagli anni cinquanta in poi le correnti informali relegano la natura morta ad un interesse secondario,
sostituito da altre istanze di ricerca. Sarà la Pop Art a rinnovare il genere, facendo dell'oggetto o più
spesso della sua rappresentazione pubblicitaria, un protagonista assoluto. La mostra presenta inoltre
un'ampia sezione dedicata agli sviluppi fotografici del genere. Questa sezione è introdotta da una stampa
su carta salata del 1844 di William Henry Fox Talbot, intitolata "Articoli di vetro".
La mostra, curata da Peter Weiermair, direttore della Galleria d'Arte Moderna di Bologna, con la
collaborazione di Samuel Vitali e Uliana Zanetti, costituisce la prima parte di un progetto più ampio che
prevede altre due esposizioni, dedicate rispettivamente l'una al corpo e al nudo l'altra all'autoritratto.