Nel corso del Cinquecento l’arte rinascimentale conosce una diffusione a livello europeo e
Firenze non è più l’unico centro artistico italiano del rinascimento.
Accanto a Firenze anche altre città come Roma e Venezia diventano centri dell'arte
rinascimentale.
Quindi contemporaneamente alla pittura fiorentina, in Veneto si sviluppa una pittura che
prende le basi da quella fiorentina ma, a partire dalla metà del 400, arriverà ad avere
caratteristiche proprie e particolarmente innovative, con uno stile del tutto originale.
A Venezia l’attività commerciale per mare e i rapporti con l’Oriente avevano determinato il
persistere di modi espressivi ancora bizantini, ma quando la città si espande sulla terraferma
entra in contatto con la cultura rinascimentale.
Mentre a Firenze si dava grande importanza al disegno preparatorio su tela o sui cartoni e
si dava importanza alla prospettiva lineare, a Venezia si dava importanza al colore.
Infatti, la scuola veneta sarà interessata alla riproduzione di diverse condizioni di luce nel
dipinto.
Probabilmente la pittura veneta fu influenzata dalla tecnica dello sfumato di Leonardo da
Vinci, perché Leonardo in un viaggio di ritorno a Firenze passò a Venezia.
Tutta la pittura veneta tiene conto del colore e i pittori dipingono la natura senza disegno
preparatorio.
Tiziano, Giorgione e Bellini usano soltanto macchie di colore con una tecnica chiamata
"pittura tonale".
Quindi la novità dell’arte veneziana sta appunto nell'uso della tecnica della pittura tonale.
In pratica il tono di un colore è determinato dalla quantità di luce che lo investe.
Se un oggetto viene investito da una grande quantità di luce il suo colore ci apparirà di tono
più chiaro.
Se invece è illuminato da una luce più debole, il suo colore diventerà di tono meno chiaro.
L’occhio è abituato a interpretare i toni di colore come diversa intensità luminosa presente
nella scena che guarda.
Ma la pittura tonale dei pittori veneti ha anche un valore stilistico perché riesce a creare
nelle rappresentazioni una atmosfera molto suggestiva.
I cieli non sono più degli sfondi neutri, ma danno sensazioni atmosferiche di grande
suggestione, come nel caso della Tempesta di Giorgione, dove uno degli elementi di maggior
fascino del quadro è proprio la sensazione atmosferica che si coglie nel cielo e nell’aria che circola
nella scena.
In pratica, accostando in modo opportuno i colori tra loro, si ottiene una vivacità
cromatica più intensa dei colori stessi.
Se ad esempio si accosta un verde ad un rosso, i due colori sembreranno più brillanti,
esaltandosi a vicenda, perché il rosso è complementare al verde.
Viceversa, se si accosta un verde ad un viola i colori visivamente si stemperano uno
nell’altro dando una sensazione di opacità.
Queste tecniche furono direttamente sperimentate nei quadri e sono alla base della pittura
veneta: una pittura fatta di luce e di colore, ma soprattutto di intensità visiva, dove si perde la
prospettiva lineare brunelleschiana e si applica invece una prospettiva aereo-cromatica che
ricorda quella aerea di Leonardo.
Tiziano e Giorgione utilizzeranno toni caldi e scuri per le parti in primo piano e tonalità
più fredde e chiare per le parti in secondo piano, il tutto sempre con la sola variazione della
tonalità di uno stesso colore.
Nella pittura veneta si usavano le tele al posto delle tavole di legno e sulle tele si passavano
7 strati di calce e di colla in modo alternato.
Venezia era abitata da ricchi mercanti per cui la committenza era soprattutto privata, cioè
le opere venivano commissionate da privati che chiedevano opere con particolari significati
riguardanti la propria famiglia o la propria condizione sociale e questo rende difficile capire a volte
il significato di questi dipinti.
È per questo motivo che spesso queste opere come quelle di Giorgione e Tiziano sono
difficili da comprendere anche perché non sono né sacre e né profane.
Un'altra caratteristica importante è che mentre la pittura fiorentina metteva l'uomo al
centro delle raffigurazioni, i pittori veneti introducevano l’uomo nell’ambiente, come parte
integrante del paesaggio e non come figura dominante e tale ricerca portò come risultato
un’evidente perdita d’importanza per il disegno e il chiaroscuro con conseguente valorizzazione
della coloristica.
GIORGIONE e TIZIANO
Esaminiamo ora due importanti pitture di Tiziano: "il concerto campestre" e "Amor sacro e
Amor profano".
Descrizione dell'opera
In primo piano troviamo due donne sedute sul bordo di un antico sarcofago romano
utilizzato come una vasca per la raccolta dell'acqua.
Il sarcofago è decorato da un bassorilievo di stile classico.
Ma cosa rappresenta il bassorilievo?
Alcuni studiosi hanno pensato che:
I personaggi con il cavallo potrebbero alludere alla conversione di San Paolo al
cristianesimo dopo essere caduto da cavallo. Il tema di San Paolo che smette di essere un
soldato romano a caccia di cristiani dopo la chiamata di Cristo e la sua celebre caduta da
cavallo ha moltissimo successo nel ‘500 e nel ‘600;
I due uomini che combattono potrebbero essere Caino che sta uccidendo Abele;
Le due figure attorno all’albero assomigliano molto ad Adamo ed Eva vicino all’Albero della
Conoscenza.
Ma tornando alla scena del dipinto osserviamo che la donna di sinistra è in posizione
frontale e indossa un ampio abito bianco perla, stretto alla vita con una cintura dorata, con ampie
maniche che creano elaborati panneggi. L'abito ha un ampia scollatura e lascia intravedere le
spalle nude un po’ coperte dai capelli dorati.
La donna potrebbe essere una sposa o una cortigiana, ma avendo sul capo un ramo di
mirto, simbolo dell'unione coniugale, è più probabile che si tratti di una sposa.
E poi c'è un altro importante dettaglio: il bacile che tiene sotto braccio.
Il bacile ha un significato allegorico: questo oggetto viene utilizzato solitamente dopo il
parto, e di conseguenza simboleggia una sorta di augurio di fertilità alla coppia, sperando che
possano avere molti figli.
Quindi questa donna può avere ben tre possibili identità:
1. Può essere Venere
2. Può essere una cortigiana
3. Può essere Laura Bagarotto, la sposa di Niccolò Aurelio.
Con "Amor sacro e amor profano" Tiziano si allontana dal tonalismo di Giorgione, infatti le
figure sono modellate con deciso senso plastico e diventano quasi monumentali.
Il clima che emerge dall'immagine è sereno e misurato.
L'atmosfera è cristallina e i colori sono molto brillanti, utilizzati per descrivere le figure in
modo dettagliato e preciso.
Con Tiziano si inizia a parlare di classicismo cromatico.
I colori sono saturi, come si nota nel rosso acceso del mantello e della manica.
I chiaroscuri sono molto contrastati, come possiamo vedere nelle pieghe dell'abito e nel
bassorilievo.
Gli incarnati sono morbidi e levigati.
Il colore del paesaggio è steso con un disegno chiaro degli edifici e della natura.
Il cielo di destra al tramonto è ricorrente in Tiziano, infatti lo ritroviamo in molte sue opere.
Il sarcofago con la sua monumentale presenza e centralità crea uno spazio geometrico che
unisce le due figure femminili formando quasi un unico gruppo statuario.
Le due figure femminili sono poste in posizione quasi speculare l'una rispetto all'altra
perché inclinate verso il centro.
Attorno ai personaggi il paesaggio è rappresentato con contrasti di luminosità e la
profondità è determinata dall'alternanza di parti in ombra e parti in luce.