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MESSINA
VITA E OPERE
Antonello da Messina è stato uno dei più grandi artisti dell'Italia
rinascimentale, probabilmente il più grande nel Meridione.
Antonello da Messina, dopo aver lasciato la terra natale, la Sicilia, studiò a Napoli nella
bottega di Colantonio, dove ebbe modo di entrare a contatto con la pittura provenzale e
con la pittura fiamminga, dalla quale riprese l’attenzione al dettaglio e il naturalismo. A
queste caratteristiche unì le volumetrie e il rigore di Piero della Francesca e, in seguito a
un viaggio a Venezia avvenuto nel 1475, anche la delicatezza dei colori veneti.
Per riannodare i fili del percorso del grande artista siciliano occorre però partire da
Napoli: qui, l’ascesa al trono di Alfonso d’Aragona nel 1442 rese di Napoli una città
culturalmente e artisticamente molto vivace e aperta al mondo. Il re, passato alla storia
anche come “Alfonso il Magnanimo”, salì al trono a seguito della sconfitta di Renato
d’Angiò, ultimo re angioino di Napoli: lo stesso Renato d’Angiò, tuttavia, durante il suo
regno (dal 1435 al 1442) si prodigò per cercare di far progredire l’ambiente culturale e
artistico napoletano. Sia Renato d’Angiò che il suo successore erano amanti dell’arte
fiamminga, e le tendenze artistiche nella Napoli della seconda metà del Quattrocento
guardarono soprattutto all’arte che si produceva nelle Fiandre
Stando alla ricostruzione di Giorgio Vasari, Antonello ricevette la sua
formazione a Roma e a Napoli, e in particolare sarebbe stato decisivo
l’incontro con un dipinto di Jan van Eyck (Maaseik, 1390 circa -
Bruges, 1441) che faceva parte delle collezioni di Alfonso d’Aragona
e che avrebbe spinto il giovane Antonello a studiare e imparare la
pittura a olio.
La tradizione vuole che sia stato proprio Antonello a portare in Italia la
tecnica della pittura a olio, anche se è una notizia che non si può
conoscere con sicurezza.
LEGGENDA
Alexandre Dumas: "Nel 1452 Venezia era in gran subbuglio per l'arrivo di Antonello da Messina, che già era stata preceduto dalla sua fama. Mai
si era vista prima una pittura come la sua - così brillante e con toni così armoniosamente integrati. Un giorno un nobile di grande eleganza e che
diceva di essere arrivato da Padova tre giorni prima, si presentò al pittore per avere il suo ritratto. Il prezzo venne fissato in venti Ducati e
l'appuntamento per il giorno successivo.
Il giovane seguì il lavoro del maestro con grande curiosità, anche se come affermava, non era mai stato interessato nell'arte. Il giorno seguente lo
straniero si presentò come il giorno prima. La seduta era già iniziata quando una giovane ragazza, che aveva posato come modella per i
principali pittori viennesi, arrivò e bussò alla porta di Antonello. Questi le ricordò che l'appuntamento era stato fissato per la sera e non per la
mattina. La modella tuttavia rispose che se voleva poteva esaminarla subito oppure mai più.
Antonello andò brontolando nella stanza accanto, chiedendo al giovane nobile di scusarlo.
Ma non appena Antonello chiuse la porta dietro di lui, lo straniero scattò dalla sua sedia verso la bottiglia, che conteneva il prezioso elisir usato
dal pittore e ne verso una parte in un piccolo recipiente che era stato preparato precedentemente per tale scopo; quindi riposizionò la bottiglia al
suo posto sul suo tavolo, riprese il suo posto e la sua posa abituale così naturalmente che Antonello, ritornato cinque minuti più tardi, lo trovò
così come l'aveva lasciato".
OPERE
La ritrattistica fu un ambito in cui l’artista fu un
grande innovatore, avendo portato in Italia i
caratteri della ritrattistica fiamminga: volto di tre
quarti, fondo scuro, luce che colpisce il lato destro
della figura. Inoltre, Antonello riuscì a infondere ai
soggetti ritratti un’analisi psicologica che non ha
eguali in tutta la pittura del Quattrocento. È proprio
nel ritratto che si apprezza uno dei filoni di
Antonello da Messina più originali e interessanti.
Il viaggio nella ritrattistica antonelliana potrebbe
cominciare dal Ritratto d’uomo. Non si sa chi sia il
personaggio raffigurato, ma dato l’abbigliamento si
suppone sia un personaggio benestante.
L’osservatore è colpito dall’espressione quasi
ironica del personaggio, col suo sorriso che sembra
quasi canzonatorio: è la dimostrazione di come
Antonello volesse coniugare, alla verosimiglianza
fisica, una altrettanto approfondita analisi
psicologica del soggetto raffigurato.
VITA E OPERE
Vita
Andrea Mantegna nacque tra il 1430 e il 1431 a Isola di
Carturo, piccolo centro tra Vicenza e Padova, in una
modesta famiglia in cui il padre svolgeva l’attività di
falegname. A Padova l’artista è citato per la prima volta
nel 1441 come apprendista e figlio adottivo del pittore
Francesco Squarcione, col quale soggiornò a Venezia nel
1447, ma dalla cui eccessiva tutela si svincolò presto.
Con il suo maestro Mantegna ebbe infatti un rapporto
burrascoso: fu costretto come apprendista a fare i lavori
più umili e a seguire una disciplina durissima. Non
abbiamo però molte notizie sulle prime creazioni del
pittore, pare abbia eseguito la sua prima opera firmata
nel 1448, ma purtroppo è andata distrutta.
Andrea Mantegna è uno dei principali pittori rinascimentali,
artista di corte dei Gonzaga. Le sue opere sono caratterizzate
da uno spiccato senso dello spazio, effetti scenografici e
monumentali, disegno minuzioso e attento ai particolari,
colori accesi e contrastanti.
Il riguardante può così osservare i segni delle ferite lasciati dai chiodi,
sul lato sinistro del dipinto compaiono tre dolenti: la Madonna, san
Giovanni e Maria Maddalena. Ma forse, al di là dei personaggi che
osserviamo nella scena, i veri protagonisti della composizione sono
due elementi: la luce e la prospettiva.