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(1748-1825)
In conformità all'estetica
neoclassica,
David non mostra il momento del
combattimento,
ma sceglie di rappresentare quello
supremo del giuramento,
che precede l‘azione,
e congela nei gesti tutti i personaggi
che in tal modo illustrino l'amor
di patria.
Neoclassicismo Jacques-Louis David “la pittura epico-celebrativa”
(1748-1825)
Jacques-Louis David La morte di Marat, 1793.
Olio su tela, 165x128 cm. Bruxelles, Musées Royaux des Beaux-Arts.
Jacques-Louis David,
La morte di Marat;
Michelangelo, Pietà;
Caravaggio,
Sepoltura di Cristo,
Raffaello,
il trasporto di
Cristo al sepolcro.
Neoclassicismo Jacques-Louis David “la pittura epico-celebrativa”
(1748-1825)
L'adesione di David, mai venuta meno, al principio neoclassico che impone di evitare
l'azione, in modo da esaltare la grandezza d'animo dei personaggi, è evidente in altre
due opere di grande formato: Le Sabine e Leonida alle Termopili , dove l'artista può
mostrare le conoscenze acquisite nello studio dell'antico rivolgendosi alla storia
romana e a quella greca.
L'evento narrato è quello della leggenda secondo la quale i Sabini, guidati da Tazio,
tentano di riprendere le loro donne rapite dai Romani, guidati da Remolo, per poter
popolare la neonata Roma.
Per evitare spargimenti di
sangue i due condottieri
decidono di ricorrere a un
duello, ma nel frattempo
arrivano le donne con i loro
bambini a interporsi fra i
contendenti che cessano così
ogni ostilità.
Jean-Auguste-Dominique Ingres,
L'apoteosi di Omero, 1827.
Olio su tela, 386x515 cm. Parigi, Museo del Louvre.
Neoclassicismo Jean-Auguste Dominique Ingres (1748-1825)
“la perfezione della pittura tra stile neoclassico e romanticismo”
L‘ispirazione pittorica di Ingres si proietta nel
campo del gusto per i primitivi, tipico del
preromanticismo.
I soggetti del sogno, gli eroi armati e le
belle eroine, morti che avevano popolato le
sue ballate, prendono forma sopra e accanto
a lui.
La monocromia sottolinea l'incorporeità
di personaggi sognati, mentre la realtà di
Ossian è richiamata dalle sue vesti colorate
e dal paesaggio.
L'opera fu commissionata per decorare la
camera da letto di Napoleone nel Palazzo
del Quirinale.
Il controluce che caratterizza queste figure
ricorda gli armati che vegliano l'imperatore
nel Sogno di Costantino, dipinto da Piero
della Francesca ad Arezzo, città visitata da
Jean-Auguste-Dominique Ingres,
Ingres all'epoca del soggiorno fiorentino. II sogno di Ossian, 1813.
Olio su tela, 348x275 cm. Montauban, Musée
Neoclassicismo Jean-Auguste Dominique Ingres (1748-1825)
“la perfezione della pittura tra stile neoclassico e romanticismo”
Jean-Auguste-Dominique Ingres,
ritratti, particolari.
Neoclassicismo Jean-Auguste Dominique Ingres (1748-1825)
“la perfezione della pittura tra stile neoclassico e romanticismo”
Jean-Auguste-Dominique Ingres,
Monsieur Bertin, 1832.
Olio su tela, 116x95 cm. Parigi, Museo del Louvre.
Da ciò deriva una nuova attenzione per tutta quella sfera di sentimenti, affetti
e passioni caratteristici di ciascuna individualità
Romanticismo Genio e sregolatezza
Francisco Goya,
Fucilazioni del 3 maggio 1808,
1814. Madrid, Museo del Prado.
Romanticismo Genio e sregolatezza
Nei quadri di Turner abbiamo una visione grandiosa della natura che riflette
le emozioni dell'uomo, quali si possono cogliere ascoltando una sinfonia di
Beethoven, una poesia di Leopardi.
Eugène Delacroix,
La moglie di Abraham Benchìmol e una delle sue figlie,
1832. Acquerello e matita su carta, 22,3x16,2 cm.
New York, The Metropolitan Museum of Art
Romanticismo Eugène Delacroix (1798-1863)
«La prima qualità di un quadro è di essere una gioia per l'occhio»
“Vedo dalla mia finestra un operaio che lavora, nudo fino alla cintola.
Osservo, paragonando il suo colore a quello del muro esterno, come le
mezze-tinte della carne siano colorate a paragone delle materie inerti.
Ho osservato la stessa cosa ier l'altro sulla piazza di St. Sulpice, dove un
monello era salito sulle statue della fontana al sole.
L'arancione opaco nei chiari, i viola più vivi per il passaggio dell'ombra e i
riflessi dorati delle ombre che facevano contrasto col suolo.
L'arancio e il viola dominavano alternativamente e si mescolavano.
Il tono dorato aveva del verde.
La carne non ha il suo vero colore se non all'aperto e soprattutto al sole.
Che un uomo metta la testa alla finestra, ed è tutt'altro che nell'interno.
Donde la stupidità del lavoro in studio che tende a rendere falso quel colore”.
Romanticismo Eugène Delacroix (1798-1863)
«La prima qualità di un quadro è di essere una gioia per l'occhio»
Già in questo dipinto l'artista mostra i germi della sua ricerca coloristica.
Le goccioline d'acqua sul ventre della giovane donna dannata sulla destra e
quelle sotto l'ascella dell'uomo di sinistra sono formate da pennellate di
colori puri giustapposti.
Delacroix, infatti, non ha fatto ricorso a un colore ottenuto dalla fusione di
più colori, operata sulla tavolozza, né ha impiegato un colore carico di riflessi
di luce (come avrebbe potuto essere), ma ha posto l'uno di fianco
all'altro il rosso, il giallo, il verde e tocchi di bianco.
L'unico colore, quindi, è stato diviso nei suoi componenti che, puri, sono
stati posati sulla tela.
Vedremo quanto questa intuizione di Delacroix fu importante per gli
Impressionisti e per i Postimpressionisti.
Romanticismo Eugène Delacroix (1798-1863)
«La prima qualità di un quadro è di essere una gioia per l'occhio»
Eugène Delacroix,
La barca di Dante,
1822. Olio su tela, 189x246 cm.
Parigi, Museo del Louvre
Romanticismo Eugène Delacroix (1798-1863)
«La prima qualità di un quadro è di essere una gioia per l'occhio»
Eugène Delacroix,
La Libertà che guida il popolo,
1830. Olio su tela, 235x260 cm.
Parigi, Museo del Louvre
Per Delacroix
ogni colore
contiene
i tre colori primari:
blu, rosso e giallo.
L’unico colore
è stato diviso nei suoi
componenti che, puri,
sono stati posati sulla tela
La rivoluzione del Realismo
La poetica del vero
Realismo
Nel grande quadro (che raffigura un funerale) i partecipanti alla cerimonia, i cittadini di Ornans,
sono disposti dinnanzi alla fossa pronta. Ognuno di loro mostra nel volto e nei gesti il proprio
grado di partecipazione al rito: il prete, i chierichetti e i portatori, il becchino in attesa, gli
amici, le donne piangenti, anche il cane con lo sguardo fisso su qualcosa al di fuori del quadro.
Questo triste avvenimento, che accomuna tutti, viene osservato da Courbet con uno sguardo
grave e partecipe, quasi a voler documentare un momento di vita nell'amato angolo di
provincia dove è nato.
Gustave Courbet (1819-1877)
e la rivoluzione del Realismo - La poetica del vero
Realismo
Gustava Courbet,
L‘atelier del pittore. Allegoria reale determinante un periodo di sette anni della mia vita artistica e morale,
1855. Olio su tela, 359x598 cm. Parigi, Musée d'Orsay.
Al centro della composizione,
Courbet rappresenta se
stesso intento a dipingere.
Attorno a lui si affollano una
trentina di personaggi.
A sinistra sono rappresentate
le classi sociali che vivono ai
margini della società: operai,
saltimbanchi, balordi. Hanno
tutti la testa reclinata e
l'atteggiamento pensoso. Nei
loro volti si legge il pesante
fardello della vita e dei suoi
dolori.
A destra sono invece i sogni e le allegorie. Tra queste l'amore, la filosofia e la letteratura, alle
quali Courbet ha imprestato i volti di vari amici e conoscenti.
La Verità, nuda accanto all'artista, osserva con tenerezza l'opera che egli sta ultimando.
Di fronte un bimbette dai vestiti laceri guarda incuriosito: la verità, vuoi dirci l'artista è semplice e
innocente, oltre che nuda.
Gustave Courbet (1819-1877)
e la rivoluzione del Realismo - La poetica del vero
Realismo
Gustava Courbet,
L‘atelier del pittore. Allegoria reale determinante un periodo di sette anni della mia vita artistica e morale,
1855. Olio su tela, 359x598 cm. Parigi, Musée d'Orsay.
Gustave Courbet (1819-1877)
e la rivoluzione del Realismo - La poetica del vero
Realismo
Gustava Courbet,
Fanciulle sulla riva della Senna,
1857. Olio su tela, 174x200 cm. Parigi, Musée du Petit Palais.
Anche questo dipinto, apparentemente
tanto innocuo, scosse la critica
benpensante del tempo.
Nei loro volti assonnati e un po' volgari, si poteva leggere tutta la quotidianità della loro storia… quasi
avesse scattata una istantanea come un fotoreporter nascosto. Osservando alcuni particolari (il mazzo di
fiori, i ricami del vestito bianco, la barca...) possiamo cogliere la grande forza pittorica dell'artista.
Egli attribuisce la medesima importanza alle foglie, alla trasparenza dei vestiti, ai volti, al legno della barca.
Gustave Courbet (1819-1877)
e la rivoluzione del Realismo - La poetica del vero
Realismo
Gustava Courbet,
Fanciulle sulla riva della Senna,
1857. Olio su tela, 174x200 cm. Parigi, Musée du Petit Palais.
Gustave Courbet (1819-1877)
e la rivoluzione del Realismo - La poetica del vero
Realismo
Gustava Courbet, Jo, la bella ragazza irlandese (o Donna d'Irlanda),
1866. Olio su tela, 54x65 cm. Stoccolma, Nationalmuseum.
Il «maledetto realista»,
come lo chiamavano
sprezzantemente i suoi
detrattori accademici,
apre di fatto la strada alla
fervida stagione del
Realismo francese,
sulla quale si innesterà poi,
pur se con accenti diversi,
anche tutta la straordinaria
esperienza impressionista .
…e in Italia?
Il fenomeno dei Macchiaioli
Realismo
Fin dagli anni Quaranta dell'Ottocento Firenze è dunque una delle capitali
culturali più libere e attive d'Italia, sicuro e stimolante punto di riferimento per
tutti quei giovani artisti e politici di fede liberale.
Questa vivace schiera di intellettuali amava ritrovarsi nel centralissimo Caffè
Michelangelo di Via Larga (l'attuale Via Cavour), l'anima intellettuale del
gruppo è senza dubbio Diego Martelli (Firenze, 1838-1896), scrittore e
critico d'arte fiorentino.
Egli fu forse il primo a teorizzare
«la macchia in opposizione
alla forma» e grazie alle riviste
da lui fondate («II Gazzettino delle
arti del disegno» e il «Giornale
artistico») i giovani artisti
fiorentini entrarono in contatto
anche con le contemporanee
esperienze pittoriche francesi.
Telemaco Signorini, Il ghetto di Firenze,
1882. Acquaforte, 62x92 cm. …e in Italia?
Il fenomeno dei Macchiaioli
Realismo
S’ispira al disegno nitido e preciso del Quattrocento fiorentino, dopo aver esordito come
pittore storico andò avvicinandosi alla macchia, convertendosi definitivamente ad essa
attorno al 1861. Lega fornisce le sue prove più alte quando si impegna nei temi di
soggetto quotidiano, rispecchianti la realtà a lui ben nota della società piccolo-borghese
del secondo ‘800.
Lega fornisce le sue prove più alte
Attraverso le piccole e
insignificanti cose di tutti i giorni
(tranquilli interni domestici, ritratti
di amici e conoscenti, veloci
bozzetti, squarci di paesaggi toscani
inondati di sole) Lega ci restituisce il
travaglio e la complessità sociale
di un'intera epoca, nella difficile
fase di transizione da una realtà
ancora agricola ai primi fermenti
di quella industriale.
Silvestro Lega (1826 – 1895)
… l’intimità del quotidiano
Realismo