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Comunicazione Visiva

Lezione 1

1839 Nascita della fotografia con Daguerre; tra tanti metodi sperimentati il suo fu
uno tra quelli più convincenti e scelto come principale tra gli anni ’10 e ’30.

La fotografia fu uno Shock perché prima d’allora le immagini venivano elaborate e


modificate manualmente (opere d’arte) oppure erano immagini restituite dagli
specchi, quindi mai ferme e fisse. Lo specchio diventa metafora dell’immagine e
nelle opere vengono inseriti specchi come strumento che esalta la realtà,
l’oggettività e grazie al fatto che in questo modo erano rappresentabili molteplici e
diverse angolature, ciò che prima non si vedeva.

Ulteriore shock è causato dal fatto che l’immagine è data da una MACCHINA;
diventa così un dato oggettivo non più soggettivo. L’uomo si fa tramite tra macchina
e oggettività. La tecnologia restituisce le immagini in modo ‘naturale’, non costruito.

La fotografia nasce come un rituale borghese, nascono infatti atelier per ritratti che
vanno a sostituire i ritratti artistici che implicavano costi e tempi maggiori. Con la
stampa delle fotografie nasce anche la possibilità di condividere la propria
immagine. I tempi di posa inizialmente erano lunghi ; 20 min di posa necessari per
evitare il mosso, poi con le nuove tecnologie il tempo diminuisce e di conseguenza
calano anche i costi di produzione. Gli atelier erano composti da numerose stanze,,
ognuna con un ruolo specifico, ordinate in sequenza come un rituale borghese. Le
persone poi nelle foto in esterna iniziano ad essere isolate dal contesto, si veda
l’uso di lenzuoli alle spalle dei soggetti che fungevano da sfondo bianco neutrale.

L’iconografia che si ha con i ritratti è ispirata e adattata ai canoni dei tipici ritratti
borghesi; persone rappresentate con oggetti indicanti lo status, posture composte a
3/4, sguardo in camera… seguendo i codici fissi non alterabili del ritratto.

Importante il concetto di SOMIGLIANZA; rapporto tra la realtà e ciò che viene


rappresentato nell’immagine. Nadar racconta che molti dei soggetti fotografati non
si riconoscevano nelle foto scattate, la somiglianza quindi non è scontata; la realtà
rappresentata non sempre coincide con ciò che pensiamo di vedere. Le persone
volevano però vedere rappresentata l’immagine ideale che avevano di loro stessi e
non quella oggettiva, la somiglianza metteva paura. Le immagini cambiano la nostra
idea di apparenza.

Oltre alla borghesia, anche il proletariato inizia a voler essere rappresentato al lavoro
e con i propri mezzi, con la propria cultura e religione.

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I tempi di posa arrivano a ridursi a soli 2 secondi, permettendo così alle persone di
muoversi più liberamente; si ha nelle foto successive una spontaneità costruita e
diventa così difficile distinguere la realtà dalla finzione. Le immagini acquisiscono un
carattere ancora più oggettivo. Si cercano modi per rappresentare la soggettività, la
personalità e il carattere di chi viene rappresentato, tentativi di far trasparire
l’invisibile mediante l’apparenza. Il modo migliore era quello di stabilire un rapporto
personale con il modello; iniziando una conversazione il fotografo doveva essere in
grado di catturare l’attimo in cui emergeva il carattere, l’espressione.

Tempi di posa minori, costi minori, fotografie formato TESSERA stampate anche su
carta; immagini diventano così QUOTIDIANE. Si iniziano a comporre anche
sequenze fotografiche, come nei film.

Gli attori cinematografici si facevano fotografare per trasmettere la loro


trasgressione e particolarità; assumevano diverse pose e spesso si facevano
rappresentare nel ruolo recitato tradendo in questo modo la spontaneità e creando
un immagine doppia : 1) persona reale 2) personaggio interpretato, attore

Lezione 2

Fotografie ottocentesche della colonizzazione, grande tema di studio dopo la


decolonizzazione. Vere e proprie dominazioni e dittature nei popoli colonizzati,
trattati come animali.

Donne rappresentate spogliate; ragazza mezza nuda che colloca la foto a metà tra
pornografia e ritratto vero e proprio, ambiguità voluta.

Donne con atteggiamenti ammiccanti per esempio con la sigaretta non sono
rappresentazioni casuali ma dettagli che descrivono la situazione e che vogliono
mostrare le ragazze esotiche come libertine e disponibili, stimolazione dei sensi
dello spettatore. ESOTISMO parola accostata al colonialismo dal punto di vista
turistico e della curiosità; crea senso di libertà. Si crea un’idea di IMMAGINARIO; il
soggetto in questione non è la ragazza ma l’immaginario che essa suscita, l’idea di
vita e messaggio che lascia passare, come nelle pubblicità.

Differenza tra rappresentazione e rappresentanza, denotazione e connotazione; ciò


che vedo (ragazza) e ciò che l’immagine mi suggerisce, metafore, simboli e
memorie… (idea di esotico e libertà)

Forma di pubblicità, usare le immagini facendo credere che siano solo denotative e
che non c’è altro oltre a ciò che è rappresentato.

Ritratto di Red Fish; americani umiliano capi tribù attraverso il


ritratto. Si nota infatti lo sguardo umiliato che tenta una sfida
con chi vuole colonizzarli. Semplice immagine rivela molte
cose.

Importanti i diversi tipi di sguardo nelle fotografie.

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I primi viaggiatori raccontano che certe popolazioni africane che non avevano idea
di cosa fossero le fotografie, alla vista delle stesse rimanevano shockati; pensavano
che l’immagine venisse strappata da loro stessi, che non fosse dipinta. L’immagine
è come se fosse uno strato della persona, uno spettro, e avevano l’idea che ogni
singola fotografia strappasse uno strato al proprio essere, fino a scomparire. Erano
quindi spaventatissimi.

Immagine del sud-australiano fotografato

Forma di antropologia, vediamo i dettagli della persona usati


fare un’opera artistica, vengono evidenziando i caratteri della
‘razza’ australiana. Oggettivazione della persona, trattata
appunto come oggetto; realtà è una concretezza conosciuta
attraverso le misure (tempo ,spazio ,altezza…) studio
positivista. Si creano archivi, con contenuti considerati
oggettivi (es. Wikipedia)

Gericault, cleptomane e maniaca del


gioco

Il Positivismo ha la convinzione che


anche nelle questioni personali, nella
somiglianza, traspare comunque il
carattere personale.

In questi ritratti appaiono persone non


curate, visibilmente.

Influenza del comportamento sui tratti


somatici/visivi. Dall’immagine traspaiono una serie di dati.Le didascalie in questi
casi sono molto importanti.

Una volta le carte d’identità erano scritte a parole, quella che noi abbiamo e che
conosciamo nasce con la fotografia e con la somiglianza; assomigliamo di più alla
nostra foto che alla descrizione dei nostri dettagli. Con la nascita della foto vengono
catalogate le misure del viso e del corpo; diversi tipi di naso, bocca, orecchie … e la
polizia li usava per studiare i caratteri somatici dei criminali, nascono le identikit, si
costruisce un linguaggio comune “questo è un naso aquilino…”

Bertillon ha per primo ideato la schedatura digitale dei criminali


e la foto fronte/profilo.

August Sanders, tedesco che fece progetto di schedatura/archivio di tutte le


casistiche dei modi di essere del genere umano chiamato “l’uomo del 20esimo
secolo”. Raccoglie tutte le categorie per descrivere una persona “maschio 35 anni
geometra”. Le apparenze si rovesciano, la verità è nell’apparenza ed emerge e
traspare da essa. Oggi con Facebook; attraverso le nostre immagini viene studiato il
nostro comportamento da addetti, e vengono usati per motivi commerciali
(probabilmente non solo).

Lezione 3

La fotografia fa emergere tutto ciò che la sfera borghese voleva nascondere/isolare;


malati ,asociali, deformati che venivano rinchiusi e nascosti, popolazione invisibile
che la fotografia porta allo scoperto causando ulteriore shock nella società.

‘Elefantiasi da scarlattina’ donna malata, coperta in volto sia per la sua vergogna sia
perché gli spettatori non vogliono guardarla e riconoscerla.

‘Catalessi e isteriche’ isolate dalla società, analogie tra gesti umani/primari e


malattie/comportamenti schizofrenici che in realtà esistono in minime parti anche
normalità (tic, spasmi..)

L’INVISIBILE

Invenzione dei raggi X porta allo scoperto l’interno dei corpi, l’interiorità si fa
oggetto con la visione dell’interno. Nascono da qui studi e tecniche per mostrare e
manifestare l’invisibile, come i ‘pensieri’. I fotografi tentano di catturare tutto ciò che
c’è di astratto e invisibile del corpo umano; la fotografia scavalca e annulla i limiti
che occhi e sensi hanno, le macchine diventano protesi che colmano i nostri limiti.

SPIRITISMO; L’uomo arriva a credere nell’incredibile, siamo portati a credere a


qualsiasi cosa anche oltre la nostra consapevolezza come agli spiriti, ovvero l’anima
dei defunti; pensiero che le anime dei morti rimangano tra di noi e si radunano in
determinati luoghi. Freud e la psicanalisi rielaboreranno poi il concetto di ‘fantasmi’.

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LA MORTE

Due modi di rappresentarla;

1)La rappresentazione della morte di personaggi celebri


(Victor Hugo) o di cari defunti avviene mediante ritratti dal
vivo fatti da disegnatori. Si ha una sorta di reportage con
testimoni visivi della morte. La fotografia arriva a sostituire i
ritratti. Si tramanda in questo modo il ricordo di chi non è
più tra noi, attraverso la fotografia, si restituisce una sorta di
vitalità al morto.Fotografare diventa un po’ come uccidere;
perché imprimi un momento per tramandarlo,
contrapposizione tra morte e sopravvivenza nel ricordo.
‘Ritratto bambina morta’ usanza di fotografare il caro
defunto come se fosse ancora vivo; bimba elegante,
vecchio in poltrona con giornale… meccanismi di affetto e
emozione. E’ tutto per una questione d’uso; voler
conservare l’immagine VIVA della persona a cui si è legati.
‘La sacra sindone’ la luce toccando le sostanze chimiche lascia l’impronta del
corpo; l’immagine diventa impronta dell’impronta. L’arte diventa
rappresentazione della rappresentazione.

2) Rappresentazione di cadaveri di gesti violenti in


modo reale, cruenta, una violenza che colpisce.‘La
zattera della medusa’ esplosione della
rappresentazione della violenza, mostra la vera
condizione dei cadaveri. ‘Libertà che guida il popolo’
simile alla zattera della medusa.

‘The Valley of the shadow art’ campo di battaglia con


proiettili, simbolo di guerra reporter dell’esercito
inglese. La foto rispetto ad un’opera d’arte moltiplica
gli effetti, sono più reali e scabrose.

‘Una messe di morte’ corpi morti ma senza segni di


violenza. In realtà tra i corpi ci sono alcuni
collaboratori del reporter che aveva bisogno di
completare la composizione. Falsificazione e
modificazione dell’immagine.

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‘Assassinio di poliziotti’ Weegee

Primi foto reportage urbani; immagini nuove della


violenza notturna dove tutti si alterano e avvengono
cose ‘interessanti’ da riportare. Weegee si connesse
alle radio della polizia e talvolta arrivava sul luogo del
delitto ancora prima dei poliziotti per fare foto
reportage. ‘Cadavere e revolver’ pistola che ha
ucciso l’uomo è in primo piano, metafora; pistola
come macchina fotografica, uccide scattando “to shoot”.

Susan Sontag parla di ESCALATION; aumento della realtà dell’immagine per


ottenere effetto violento e farci abituare ad esso. Come le notizie drammatiche che
sentiamo al telegiornale, sono ormai abituali e meno impressionanti di quando
venivano pubblicate per la prima volta. La ripetizione crea l’effetto di abitudine ma
allo stesso tempo è uno strumento efficace per mantenere l’attenzione.

‘Morte di un civile repubblicano’ Capa

Cattura dell’istante decisivo; cogliere l’ACME= punto


culminante da cui si deduce il momento prima e si
immagina quello successivo.

‘Sbarco in Normandia’ Capa ’45

Quasi al contrario della foto precedente; il reporter


qui fa parte dell’esercito e poi non rappresenta
l’acme ma la situazione vista dall’interno in quanto lui
era parte e partecipante dell’evento, non testimone.
Elimina i parametri classici della fotografia come
messa a fuoco, inquadrature accademiche … foto
accettate perché erano molto espressive nonostante
i difetti dei canoni fotografici. Così come per le
immagini in internet; efficaci ma non del tutto
corrette.

‘Buchenwald’ Lee Miller

Campi di concentramento, shock nelle persone che


per prime videro le condizioni e i cadaveri. Immagini di una reporter che alle foto
aggiunge la lettera con scritto “credetemi, è veramente così”. La fotografa si
vergogno per aver cercato anche in quella situazione l’inquadratura perfetta e
canoni estetici, tant’è che per 10 anni smise di fotografare.

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‘Viaggio a Nagasaki’

Esplosione della bomba atomica, metafora della potenza della macchina


fotografica; abbaglio luminoso/flash che uccide.

‘Generale Ngoc uccide vietcong’

Guerra del Vietnam fu la prima mediatizzata; tantissimi reporter sul posto e vengono
utilizzate per la prima volta le cineprese per trasmettere 24h su 24. La tv arriva a
sorpassare la fotografia che deve cercare di riaffermarsi. Questione VISIBILITÀ = un
evento è efficace e reale, se visibile.

Lezione 4 19/02

Nick Ut, una bambina fugge dal


napalm 1972, guerra che mette il
grande pubblico di fronte
all’assuefazione, a furia di vedere le
emozioni, le risposte, le reazioni.

Presenta dei problemi di ordine morale,


si crea un senso di colpa. Da parte del
produttore invece avviene la rincorsa ad aumentare più la dose (sorpresa) per
aumentare l’effetto. 

Susan Sontag fa riferimento (lei non lo dice), al passo di Platone “la repubblica”
dove Platone dice che siamo come degli schiavi legati in fondo ad una grotta fin
dalla nascita. La grotta ha uno spiraglio dove si vede una luce e gli incatenati
vedono le ombre che credono sia la realtà. No scambiamo apparenze con la realtà
perché non l’abbiamo mai vista. 

Non si tratta tanto di dire che è sempre esistita, ma si tratta del fatto che quando
non hai un parametro di riferimento la interpreti così.

Succede qualcosa, noi tendiamo, per un automatismo, a scambiare le immagini per


la realtà, è in corso una sostituzione.

A furia di vedere le immagini noi le scambiamo per la realtà stessa. Quando


vediamo la foto, pensiamo di vedere la realtà, non pensiamo “guarda questa è
l’immagine di x”, piano piano confondiamo sempre più realtà e immagine.

Abbiamo della realtà un esperienza sempre più basata sull’immagine.

Negli anni 70/80 arrivarono molti turisti giapponesi, per la prima volta l’occidente si
rese conto che questi fotografavano tutto non guardando mai cosa fotografavano,

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solo sempre attraverso la camera. Tornati in Giappone facevano vedere con gioia le
diapositive. 

In questo costume è in gioco proprio questo


scambio.

Sontag spiega che l’immagine fu così potente da


fermare l’attenzione, da far riflettere sul cosa
stessero facendo i patrioti in quella guerra. 

La foto ha avuto una storia molto particolare, nel


dettaglio, i militari che si vedono (soprattutto
quello più vicino a dx), stanno caricando le macchine fotografiche. La seconda cosa
è che all’epoca erano proibite le immagine di nudo, nei mdcm nemmeno in
condizioni di questo tipo.

Subì questo tipo di osservazione censoria, argomento di dibattito sull’aspetto


burocratico.

Una delle particolarità è che è ancora in bianco e nero.

Larry Burrows, Al First Aid Center durante l’operazione Prairie 1966

Caricare la situazione sul suo aspetto simbolico, fa leva sull’emozione che


acquisisce sempre più un ruolo sostitutivo. L’immagine deve emozionare. Amicizia
fra bianco e nero americani, tema che fa commuovere perché vigeva il razzismo.

Occorre far leva su quegli argomenti. Manipolazione dell’emozione,

Il bianco ha le mani aperte, come Gesù, è un rimando iconografico a delle immagine


sedimentate in noi.

Guerra del Golfo 1990 1991

Prima guerra demediatizzata (≠Vietnam), vengono mostrate solo queste due


immagini. L’esercito ha imposto delle regole ai foto reporter.

Dove c’è censura, c’è qualcosa che non si vuole sia mostrato.

Ma a partire dagli anni della guerra del Vietnam, questa cosa è venuta meno.

NON mostrare significa:

-        Pudore, discrezione

-        Nascondere

Le cose nell’immagine hanno sempre due facce.

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I reporter in questa guerra erano 2embedded”, dovevano far è un giuramento di
discrezione.

Cambia la rappresentazione della Guerra.

Abu Ghraib, 2004  immagini di soldati che maltrattano i detenuti con torture, che
venivano effettuate di nascosto.

Ci sono i prigionieri sospettati di essere terroristi che vengono maltrattati.

Immagini mai trapelate finché i militari non le hanno rese publiche con i parenti e gli
amici.

In questo caso c’è una negazione della cultura nel senso profondo del termine.

Si tratta di immoralità, non tanto di violenza.

Lezione 5 4/03

Abu Ghraib importante non solo per l’escalation e l’assuefazione delle immagini
(svuotamento di significato dovuto all’abitudine di vedere immagini che arrivano a
non farci più effetto) e delle emozioni, ma anche perché le immagini si differenziano
per la produzione; sono fatte con macchine digitali con nuove questioni e nuovi
problemi annessi (questione affrontata nel libro di Gunthert ‘l’immagine condivisa’)

Dopo il Vietnam, per esempio nella guerra in Iraq; intervengono le immagini


censurate e di escalation, trasmesse dalla tv e da una grande distanza. Immagini
mostrate senza effetti conseguenti. Le immagini satellitari sono comuni e ci
vengono mostrate spesso alla tv e nel cinema per mostrare come le guerre sono
cambiati (interventi dei droni con missili).

Immagini a bassa risoluzione non si vede la violenza, non si può entrare nel
dettaglio, si vedono solo piccoli pixel ma non persone umane; presa da “azimut”
cioè punto di vista perpendicolare all’evento. La presenza del bersaglio che indica il
mirino è una specie di sostituto astratto della violenza, perché riusciamo ad
immaginare che in quel puntò avverrà la violenza. Le guerre con i droni che
escludono in ogni modo la presenza umana, diventano guerre meccaniche senza
emozioni e effetti umani. I fotoreporter di guerra devono cercare delle soluzioni

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diverse in questi casi. Paolo Pellegrini per esempio cerca di accentuare
l’espressività dell’immagine; restituisce ciò che accade ma la gestisce con effetti
espressivi (es. gioco di luci e ombre, materiale e inquadrature coinvolgenti, riprese
mosse evocano la drammaticità, giochi di riflessi, immagini metaforiche). Immagini
efficaci non attraverso la violenza ma attraverso le espressioni

La reporter tedesca Sophie Ristelhueber evoca la guerra attraverso le sue cicatrici,


mostra il dopo della guerra, le sue conseguenze. A sinistra si vede il
bombardamento e a destra la cicatrice effetto sul corpo della persona. Analogie
molto efficaci.

Paolo Ventura introduce il problema della falsificazione delle immagini e la questione


che tutto diventa immagine. L’evento si fa per essere mostrato, società dello
spettacolo. Paolo Ventura ricostruisce immagini della guerra dell’Iran che sembrano
vere, invece sono finte e create in studio come si fa nel cinema. Paesaggi da sfondo
con soldatini come personaggi. Finzione e documentarismo si fondono e non c’è
più una distinzione netta, realtà manipolata.

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Immagine creata da John
Fontcuberta sul tema di Abu Ghraib;
formata da pixel di immagini
riguardanti quella vicenda e alle sue
tematiche. Attraverso un programma
ha riordinato le immagini per colore e
ha restituito quest’immagine. Nuovo
meccanismo: utilizzo di immagini già esistenti attraverso l’uso di un software
predisposto.

Con Abu Ghraib e le immagini digitali sorgono delle regole fotografiche in quanto le
foto digitali sono altamente manipolabili; il fatto di manipolare le immagini tocca la
questione di principio della falsificazione, da piccole manipolazioni evidenti si apre
la strada a manipolazioni più grandi. Questione importante per l’oggettività; si
incrociano espressione e comunicazione, finzione e documentari che in molti casi si
fondono. Le immagini digitali per questo erano sempre state escluse, perchè non
oggettive, fino ad Abu Ghraib.

2005 attentato alla metropolitana di Londra; evento imprevedibile, non annunciato a


differenza di una guerra. Come negli incidenti, si può fotografare solo l’effetto
dell’evento. Nel caso di Londra, alcune persone hanno iniziato a riprendere e a
fotografare ciò che era successo e le conseguenze, sostituendo così i giornalisti e i
fotoreporter che non avevano accesso. Giornali, tv e siti dovettero attingere alle foto
mal fatte e a bassa risoluzione scattate dai presenti. Inizio del citizien journalism;
ovvero tutti possiamo essere giornalisti e reporter con i nostri apparecchi
tecnologici. La professione del giornalista ne risente; non c’è bisogno di essere
professionisti e non c’è bisogno di immagini di qualità per essere accettabili e
pubblicate. Questo ci ha abituati a vedere queste immagini sfocate, pixellate… che
prima non erano accettate, mentre oggi sono di consumo quotidiano.

Gunthert evidenzia anche la questione del passaggio dalla produzione alla


trasmissione; non è importante chi produce l’immagine ma come/dove/perché
questa viene trasmessa. Le immagini sono considerate veritiere se fanno parte di
un’insieme di info. che ne danno la veridicità, il contesto certifica ciò che è vero.
Tutto è nei media, tutto è trasmesso e valutiamo le immagini all’interno di questo
circuito di mediatizzazione. L’uso e la pratica sono le cose importanti dell’immagine.

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Lezione 6 10/03

Riepilogo temi; somiglianza interna ed esterna, la morte, la guerra.

Nuovo tema; il tempo. La fotografia è considerata il presente e per questo è considerata


magia; perché per la prima volta l’uomo vede L’ISTANTE e lo percepisce nonostante il
tempo sia un concetto/una cosa inafferrabile. Tutte le immagini si fanno materia del
passato; come dice Susan Sontag ‘fotografia oggetto melanconico’ foto legate al passato
con malinconia intrinseca, ricordi, memoria.

All’epoca i tempi di posa erano estremamente lunghi, gli sguardi fissi di chi veniva
fotografato rimandano al tempo passato (questione dei movimenti degli occhi). Con la
diminuzione dei tempi di posa si colgono movimenti e maggiore spontaneità, per la prima
volta si ha l’idea dell’attimo non misurabile, dell’istante. In realtà c’è poca spontaneità, tutto
è messo in scena perché anche se i tempi di posa sono minimi ci rendiamo conto che
vanno mantenute le posizioni e dobbiamo fingere. Questa è un’ambiguità della fotografia,
che è multidimensionale; la foto è un intreccio di cose.

Gli impressionisti come Monet e Renoir tentano nelle loro opere di mostrare questa
spontaneità, questi movimenti e disposizioni in un contesto temporale; mostrano gli istanti.

Con le foto tessere si vede la sequenza temporale; chi guarda collega logicamente in ordine
temporale le immagini, automaticamente collego ciò che avviene prima e ciò che avviene
dopo. Le pubblicità iniziano ad approfittare di questo principio; es. un orfanotrofio si
pubblicizza mostrando la foto di bambini prima abbandonati e selvaggi e dopo educati e
composti. Anche Andy Warhol fece la pubblicità della chirurgia con un naso prima e dopo
l’operazione. Si vende l’idea.

Cronofotografia

Invenzione di Muybridge; ovvero una batteria di macchine


fotografiche allineate e collegate ad un filo che faceva
scattare il clic al passaggio del cavallo per fotografarne la
sequenza e ogni singolo movimento. Cronografia =
Esposizione di fatti storici secondo l’ordine cronologico.

Marey invece al contrario scattava sulla stessa lastra più


sequenze.

Tematica del tempo e della velocità al centro del Futurismo.


Opere di Boccioni e Balla si fanno esempio della
rappresentazione di Marey; idee di movimenti e
spostamenti temporali. Anche la moda viene rivoluzionata
con l’introduzione del tempo e del movimento nelle
fotografie; inizialmente le foto erano statiche per mostrare gli
abiti non deformati e nei minimi dettagli , in seguito viene mostrato che l’abito nonostante il
movimento rimane in perfetta forma e fa la sua bella figura. Cambia anche l’idea di donna;
da donna manichino a donna moderna che agisce e si muove.

Il trascorrere del tempo induce a pensare a ciò che non ci sarà più, aspetto melanconico. Si
fotografano oggetti e usanze che man mano scompaiono, la fotografia fa scomparire il
presente perché nel momento in cui lo colgo è già passato.

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Quando so di essere fotografato perdo spontaneità. Così i fotografi cercano un modo di
diventare invisibili e modi per nascondere la macchina fotografica per cogliere le situazioni
vere e proprie, cogliere il vero attimo. Così come avverrà poi per le candid camera. Per altri
fotografi le immagini per essere efficaci devono essere costruite e non spontanee (Smith).
Mentre Bresson, famosissimo fotografo, ha un’idea di fotografia condivisa ad oggi con molti
fotografi di tutto il mondo; idea dell’istante decisivo, cogliere l’acme ovvero il punto
culminante dell’azione collocato tra un prima e un dopo che riesco a dedurre osservando
l’immagine (es. immagine del salto), fotografo diventa cacciatore di questi istanti sempre
con la macchina pronta ad aspettare il momento giusto. Questa è la concezione più diffusa
della fotografia, fotografare qualche momento perché è speciale e lo selezioniamo non
casualmente. Con il digitale si fanno usi diversi, la post-fotografia cambia tempi e
attenzioni.

Vari usi della fotografia per mostrare il tempo … si può giocare con il tempo per mostrare e
vedere la realtà in modo diverso, si inventano meccanismi come il montaggio e le
manipolazioni delle immagini per avere novità e scenari diversi.

POSTFOTOGRAFIA

Capitolo 13 libro di Fontcuberta ‘La furia delle immagini’

Un ragno mentre cattura una vespa conservato in una goccia di resina caduta da un albero,
come un click fotografico che blocca l’azione mentre si svolge. Immagine molto efficace
per l’idea di tempo e di istante che viene catturato. Le fotografie diventano per tutti la
materia prima per questo processo di fissazione e metafora del mantenimento del tempo,
della vita e dell’arte.

Postfotografia = fotografia dopo internet e i social che ha cambiato i rapporti che si


avevano in passato. La foto non è più oggetto che restituisce la realtà, ma il digitale
introduce manipolazione e non si è più sicuri di questa oggettività, in quanto tutto (anche il
tempo) può essere trasformato. Le immagini riportano al passato, talvolta si ha la
compresenza di passato e presente una sovrapposizione temporale nella fotografia. Con le
macchine fotografiche che scattano in ogni momento nell’era digitale , si ha confusione
temporale, ogni momento diventa un momento non decisivo/qualunque. Di conseguenza i
momenti decisivi sono più nascosti tra la marea di immagini insensate. Esempio fotografie
di google maps strane perché colgono momenti curiosi, tipo l’aereo che passa sotto il
dispositivo di google maps e appare nella foto.

Altro elemento della postfotografia per Fontcuberta; le fotografie in internet vengono


utilizzate dai post-fotografi che magari non sono gli autori delle foto, ma essendo già
esistenti le usano. Il fotografo diventa colui che va a cercare il momento decisivo in
immagini già esistenti.

La post fotografia permette di prendere più scatti riguardanti lo stesso evento e di


ricostruire un’immagine unica veritiera, immagine poliedrica; restituisce non tanto la scena
in se ma il tempo poliedrico, istanti incollati tra loro come un collage, tempo
multidimensionale. Anche l’istante se ci pensiamo è poliedrico.

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Lezione 7 11/03

DALLO SPECCHIO AL SELFIE

Specchio è un dispositivo, non un semplice strumento di trasmissione, ma incide


sul contenuto della trasmissione. L’unico strumento che per molti secoli ha restituito
l’immagine, al centro della produzione artistica, lo specchio appare come metafora
della femminilità (donne che si specchiano) e dell’arte. Riflette senza l’intervento
umano e di selezione l’oggettività, caratteristica simile alla fotografia e alla
macchina fotografica. La pittura invece è manuale, non meccanica, l’uomo
seleziona volontariamente o non ciò che dipinge.

(Capitolo 9 Fontcuberta; origine dello specchio con riferimenti temporali. Specchi


primitivi risalenti all’età della pietra trovati in un giacimento in Turchia.)

Lo specchio permette giochi di riflessi, di luce e di angolazioni, ci permette di


vedere parti riflesse che sono invisibili con lo sguardo diretto. Strumento di
precisione, basta un piccolo spostamento a far cambiare l’immagine e bisogna
essere precisi se si vuole ottenere un determinato risultato.

Ci sono alcuni specchi differenti per forma:

Es. ritratto dei coniugi Arnolfini di Van Eyeck con alle spalle lo specchio convesso
che riflette come un grandangolo fotografico lo spazio circostante, riflette inoltre il
pittore che dipinge la scena diventando lo specchio testimone della presenza dello
stesso.

Es. autoritratto di Parmigianino in specchio convesso. Si preoccupa poco della


somiglianza, dell’oggettività, gioca con questo elemento che deforma la realtà.

Fotografia e specchio sin dall’inizio sono legati, qualcuno ha anche detto che una
foto è come uno specchio con memoria. Anche la pittura cambia, l’impressionismo
soprattutto ha portato cambiamenti enormi e il confronto con la fotografia ha
cambiato ancora di più l’arte e i modi di dipingere. Monet fa uso del riflesso nei suoi
dipinti impressionisti, non restituisce però l’oggettività come fa uno specchio in
modo meccanico ma mostra un riflesso approssimativo, semplificato e interpretato.
Si cerca di restituire il valore simbolico delle cose, si cerca di svelare lati diversi e
nascosti della realtà.

Specchio strumento di bellezza—> specchio metafora dell’arte —> specchio

deformante —> specchio rilevatore

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Specchio alle spalle (Manet, bar alle Folles Bergeres) che fa da sfondo e riflette tutto
ciò che c’è davanti; specchio retrovisore. Lo spettatore viene interpellato e tramite
lo specchio fa parte del dipinto, della rappresentazione

Altri usi dello specchio suggestivi; immagine prodotta direttamente nello specchio,
idea simbolista. Salvador Dalì e il surrealismo hanno un forte legame con gli specchi
e i riflessi (Metamorfosi di Narciso) uso di giochi di riflessi che rivelano la surrealtà,
ciò che sta ad un livello diverso della realtà. Crea le ‘figure doppie’ (cigni che
riflettono elefanti) con effetti molto efficaci, metamorfosi del riflesso che mostra
l’inconscio della situazione. Anche René Magritte ha giocato con gli specchi in
modo molto efficace nei suoi dipinti surrealisti, destabilizzando la nostra visione
della realtà, portandoci a pensare diversamente. Paul Delvaux giochi di specchi e
ombre.

Con la fotografia si amplifica il gioco di riflessi. Florence Henri ‘autoritratto’


l’immagine riflessa nello specchio è la realtà che prosegue nella fotografia. La mia
immagine riflessa è una continuazione della mia persona.

Riprendere appunti Registrazione dell’11/03 al punto di 1h10 circa

Andy Warhol, autoritratti, foto con specchi nella moda e nella pubblicità.

Lezione 8 17/03

Dopo la presenza dello specchio nella fotografia si è parlato dei RIFLESSOGRAMMI


(Fontcuberta); ovvero ritratto nello specchio che cambia perchè cambia la
tecnologia e ne determina gli usi. Fontcuberta divide le foto in TIPI in base alla
destinazione della foto;

1) Blog personale: uso intimo, personale, messaggio istantaneo per qualcuno a


distanza

2) Social: ampliamento del blog, messa a disposizione per tutti, scopo di


condivisione non più intimo.Condividere crea una cerchia basata sull’affinità,
significato appunto dei social

3) Portali specializzati: es. foto allo specchio di un bagno pubblico. Scatta un


nuovo meccanismo, ricerca di originalità e competizione di creatività che
portano a scelte simpatiche e bizzarre

4) Relazioni sentimentali o sessuali esplicite: riflessi di nudo bizzarri…

Dopo i tipi, Fontcuberta individua le FUNZIONI; le immagini non sono fini a se


stesse ma hanno uno scopo che costruisce una conversazione

• Utilità (ottenere consenso)

15
• Celebrazione (foto di feste e divertimento)

• Sperimentazione: come nell’arte ma ora nelle mani di molte più persone, creatività
e curiosità. Smania di fotografare e cercare originalità che introduce programmi di
elaborazione dell’immagine come Photoshop.

• Introspezione: funzione sottile e particolare, mi fotografo per vedermi da fuori e


per analizzarmi sotto un altro aspetto. Si lega al concetto di somiglianza visto
all’inizio; guardarsi da fuori e porre fiducia verso ciò che restituisce l’immagine
fotografica

• Seduzione: catturare con la simpatia l’attenzione oppure flirtare e sedurre. Es. i


politici seducono dando un immagine costruita di se stessi, metodi di
manipolazione sempre esistiti ma sviluppatosi maggiormente oggi.

• Esibizione:

• Trasgressione: di tabù, di regole sociali imposte a cui ci si vuole ribellare.

Fontcuberta parla di SECOLARIZZAZIONE dell’immagine; l’immagine è dappertutto


e prodotta da chiunque, non è più carica di significati ma viene desacralizzata.
Perchè ? abbattimento di tecniche e prezzi, ubiquità(dappertutto) delle foto con la
tecnologia e la generazione digitale, perdita della ritualità non si sceglie più cosa e
come fotografare ma si fotografa qualunque cosa in ogni momento. Si parla di
‘nostalgia del presente’ viviamo in un presente continuo che rincorriamo sempre e
non c’è più la funzione della memoria della fotografia, si ha un’unica dimensione del
presente consumato immediatamente e il passato e il futuro sono nell’oblio. Ora noi
siamo autori e padroni delle nostre immagini grazie alla tecnologia che ha
determinato questo, tutti noi decidiamo cosa creare e come usarlo creando la
democraticità delle immagini. La maggior parte dei commentatori evidenziano gli
aspetti negativi di questo evento tecnologico (appiattimento, svuotamento e
superficialità dei comportamenti) mentre Gunthert e Fontcuberta osservano
oggettivamente e in modo più leggero i vantaggi che la tecnologia ha portato. Si ha
una rivendicazione della libertà del proprio comportamento, soprattutto per la
donna che finalmente ha gli strumenti per liberarsi (es. foto allo specchio).

L’uso degli autoritratti allo specchio ha fatto saltare i parametri estetici cambiando il
tipo di immagini. Si vedono immagini mosse, con specchi sporchi, con flash che
nasconde il volto; errori che sono diventati accettabili e caratteristici in quanto
comunicano freschezza e vicinanza alla realtà. Cambia anche l’idea di originalità e
di autorialità, noi siamo autori ma non rivendichiamo a tutti i costi di esserlo.

16
Lezione 9 18/03

Il SELFIE (Cap. 9 e 5 di Fontcuberta, Cap. 12 Gunthert). Siamo nel passaggio alla


postfotografia, dove l’intenzione conta più della foto stessa. Selfie = distacco
dell’occhio dalla macchina fotografica e inclusione di se stessi nello scatto.
Tornando nel 1900 si trovano una serie di autoritratti di Munch simili a dei selfie;
braccio allungato e corpo in prospettiva. Coincidenza curiosa dal punto di vista
storico e non.

Gunthert fa notare che c’è stato un processo che ha portato al SELFIE, che parte
dall’autoscatto pubblicizzato per la prima volta nel 1954 dalla Kodak; bastava un
supporto stabile per fotografarsi da soli e mostrare la propria presenza, non serve
più un altro fotografo che scatta, ma tu stesso scatti e diventi parte integrante
dell’azione. C’è però uno scarto temporale; devo prima predisporre la scena,
impostare il tempo dell’autoscatto e poi inserirmi nella scena. Questo mi costringe a
preparare la scenografia, non si tratta mai di foto naturali che mirano a mostrare la
spontaneità.

In Thelma e Louise (1991) viene mostrato per la prima volta la messa in scena di un
selfie nella cinematografia. Il selfie entra nella nostra quotidianità nel 2012 e la
parola viene eletta parola dell’anno dal Times e dal vocabolario di Oxford.

Si ha perdita del contatto fisico tra macchina e occhio, non guardo più attraverso
ma vedo la scena sullo schermo del dispositivo, così la macchina perde la funzione
di protesi/estensione dell’occhio umano ma diventa un dispositivo integrato a noi
stessi come se la macchina fosse il nostro occhio. I selfie non si fanno per
documentare l’evento che è accaduto, ma come il riflesso nello specchio dei
coniugi di Van Eyck, il selfie è la dimostrazione della nostra presenza ‘io sono qui, io
ero lì’ è una rivendicazione dell’essere in un luogo, non di essere. Si fa la propria
autobiografia con un selfie che racconta dove sono stato. Inoltre colui che invia il
messaggio diventa il messaggio stesso; l’autore e il modello sono la stessa
persona, me stesso. I ruoli che fino ad ora erano distinti vengono così messi in
discussione e fatti coincidere con la tecnica del selfie, tutto è integrato e converge
nel selfie.

Gunthert distingue i tipi di selfie;

• Selfie con la mediazione dello specchio (riflessogrammi di Fontcuberta

• Selfie girato per catturare la scena dietro di me, impone una restrizione del campo

• Selfie con la fotocamera frontale di un iPhone o di un iPad

• Selfie dei piedi, mostra la presenza sul territorio ‘io sono qui’

17
Il selfie esprime un carattere fortemente contestualizzato in quanto si evidenzia il
contesto stesso che da il senso alla foto. Al tempo stesso avviene ciò che Gunthert
chiama il collasso della multi dimensionalità; si appiattisce la comunicazione,
l’immagine è fine a se stessa. Anche dal punto di vista estetico si creano delle
immagini diverse; foto che prima erano brutte e scartate, ora diventano dei veri e
propri caratteri estetici che trasmettono freschezza e autenticità; chiamati caratteri
‘fai da te’ ES. foto mosse, non in posa, espressioni buffe, gestacci… questi
caratteri che noi automaticamente accettiamo possono però poi diventare costruiti,
manipolati e le immagini falsificate; diventano ESIBIZIONE. Noi per abitudine e per il
fatto che vengano condivise, le accettiamo ma in realtà sono false e bisogna fare
attenzione a questi meccanismi comportamentali. Tutto ciò che diventa diffuso può
essere modificato e reso ingannevole. Un conto è avere un immagine reale, un altro
discorso è quando una foto viene modificata per farci credere qualcosa che magari
non è reale.

La critica fatta maggiormente all’uso dei selfie è il rischio del narcisismo, tra la
gioventù che non sa più distinguere le cose veramente importanti e con le
tecnologie alla portata di tutti. Fontcuberta ci dice che la nostra idea di identità è
cambiata nel tempo e con il ‘post human’ si ha un picco di differenza tra l’identità
come era intesa nel passato a quella che si intende oggi; il post umano è
caratterizzato dal fatto di cambiare personalità in modo disinvolto e senza mettere
in discussione i significati morali e senza crisi d’identità. Esempio lampante nel
mondo dello spettacolo è Madonna. L’essere umano e la sua rappresentazione
cambiano nel tempo perchè cambiano le condizioni che lo circondano.

Lezione 10 25/03

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Narcisismo; denuncia morale, perdita della socialità. Comunichiamo sempre più con
il nostro io, generazione ME con l’individuo al centro. Fontcuberta Ci dice che
questa situazione esiste già da un ventennio con il post umano e la costruzione
dell’identità . Passiamo poi alla costruzione del proprio corpo per esempio con la
chirurgia plastica, del proprio umore con le pastiglie e soprattutto nell’epoca della
costruzione dell’identità:posso essere come voglio e cambiare la mia identità pur
rimanendo me stesso senza problemi ideologici o morali. IDENTITÀ FLUIDA non
bloccata. L’uso appunto del selfie si inserisce in questo processo: si crea una
relazione ma c’è sempre il focus narcisistico su se stessi.

18
Gunthert fa notare che nel 2013 solo il 2/5% dei selfie è presente nei social. Le star
dei social hanno sfruttato questo strumento dei selfie per pubblicità e creazione del
personaggio, creando poi un meccanismo di emulazione da parte dei fan.

Questo non ha a che fare con il problema del narcisismo, ma è interessante da un


punto di vista sociologico.

Fontcuberta mostra anche il punto di vista di alcuni selfie pericolosi; per esempio
quelli di patologie come l’anoressia che mostra in modo concreto la distruzione del
nostro corpo. In modo più astratto con questi meccanismi distruggiamo, elaboriamo
il nostro corpo per costruire l’identità, aspetto pericoloso del narcisismo.

Gunthert ricostruisce un altro fenomeno interessante; i rischi della pubblicazione sui


social della nostra vita personale. Es. selfie prima di un funerale o in gita nei campi
di concentramento . Alcuni siti hanno appunto sottolineato e criticato la
superficialità e scatenato sdegno.

Cambia anche il rapporto con le celebrità, ovvero sono gli utenti a stabilire chi è
celebre, desiderabile e fotografabile.

“Il narcisismo ha fatto del selfie una forma culturale a tutto tondo; non è un semplice
fenomeno momentaneo o quotidiano, ma è dotato di significati epocali, politici ...”

Con questo dobbiamo fare i conti, senza perderci troppo sul lato psicologo

Aggiungiamo poi i selfie scattati con la fotocamera del computer. Vediamo foto di
artisti, contesto della post fotografia, autori che non producono la fotografia ma
cercano e uniscono foto già esistenti.

Es. Karl Caviezel che prende una serie di foto multiple di una coppia che fa
colazione e si fotografa ogni mattina, o serie di foto di gente che sbadiglia. Con
questa operazione artistica si toglie l’immagine dal suo contesto e si isola; l’artista
crea dei nuovi significati e immagini metaforiche.

Es. serie di selfie ai piedi “io sono qui”, serie di tramonti, serie di videoconferenze
che danno idea di comunità e del mondo, in modo un po’ appiattito. In questo
modo Fontcuberta ci riporta e ci mostra la democrazia, opponendosi alla solita
critica di chiusura e appiattimento della socialità, causata dalla tecnologia, dai suoi
usi e dai nuovi modi di esprimersi.

19
Il corpo
(Libro del Prof. “Corpo e figura umana nella fotografia” e capitoli di Susan Sontag)

Attenzione posta sul movimento artistico del surrealismo.

Fine 1800 inizio ‘900

Fotografie di nudo sia maschile che femminile, entrano in gioco per sostituire il
lavoro delle modelle che non stavano ferme durate i ritratti e inoltre costavano
molto. Il fotografo professionista quindi scatta la foto che verrà poi usata per fare un
disegno, si creano album interi con foto in varie pose e situazioni.

Sin da subito nasce la competizione; i fotografi ritenevano le loro foto migliori dei
disegni svolti poi dai pittori.

Ambiguità della fotografia di nudo è il risvolto ammiccante, che si riversa poi nella
pornografia che dilaga in ambito fotografico. Dialettica del vedo non vedo, mostro
solo una parte un dettaglio, non l’intero, per sollevare il desiderio. Esempio foto di
nudo con volto mascherato che invoglia a sapere chi c’è dietro. Viene introdotto
l’uso dello stereoscopio che permette la realizzazione e visione di immagini, disegni,
fotografie e filmati che trasmettono un’illusione di tridimensionalità, è una sorta di
binocolo che sollecita il tatto, che allo stesso tempo viene negato. Questo
strumento rivela che occhio e tatto sono slegati tra di loro, così come la pornografia
che sollecita un desiderio che viene bloccato provocando frustrazione.

Una realtà separata noi, irraggiungibile e che ci provoca ciò che Susan Sontag
chiama ‘malinconia’ del passato, realtà a cui non possiamo accedere. Le fotografie
creano e danno allo stesso tempo presenza e assenza.

1900 - Ci si concentra anche sulla costruzione del corpo fisico non solo
dell’identità, corpo estetico, allenato; da qui nascono le palestre, il culto del body
building, i bagni di sole (nel passato ci si copriva e ci si riparava dal sole e dai suoi
effetti benefici). Cambio epocale; le persone pensano al fisico, all’igiene e al
cambiare il proprio corpo.

Con il passaggio nel nuovo secolo la fotografia non ha più uso documentario, ma si
vuole affermare come arte a se, si cerca il riconoscimento estetico. In che modo ?
costruendo le pose/le situazioni ed elaborando poi le fotografie con tagli e
illuminazioni particolari abbandonando gli standard. Si trasgrediscono regole e
abitudini per portare l’attenzione dello spettatore dove vogliamo noi.

ES. foto ‘Nudo nello specchio’ ispirato al mito di Narciso, ritorna il


narcisismo con il soggetto e il riflesso al centro della fotografia.
Mettendo al centro il riflesso, l’autrice trasgredisce le regole fotografiche
e geometriche per portare l’attenzione dello spettatore dove vuole lei.

20
1850 - Tema trasversale è l’appropriazione della macchina fotografica da parte della
donna, la pittura era più impegnativa per questione di spazi e tempi, mentre con la
fotografia e le nuove macchine più leggere le donne iniziano a interessarsi e a
specializzarsi. Donne fotografe si presentano prima o contemporaneamente ai
famosi fotografi maschili. I lavori e le foto creati dalle donne creano subito un forte
impatto, soprattutto per l’espressività.

Innovazione dei ritratti, non più dei volti ma di qualsiasi altra parte del corpo. La
fotografia ritaglia sempre un pezzo, come nei paesaggi anche nei corpi ci sono dei
bordi e si decide cosa includere e cosa tagliare. Questi fotografi mostrando solo i
dettagli ci insegnano a fare attenzione a come guardiamo; il nostro occhio guarda
sempre al centro, cosi la fotografia si concentra con questi tagli su ciò che vuole
farci vedere. Si fotografano nuove pose, non naturali, la realtà assume un carattere
diverso; non vedo il corpo ma delle forme. Geometrizzazione del corpo, corpi
disposti in modo da formare forme geometriche. Queste immagini hanno portato un
modo diverso di vedere e pensare, premessa per il surrealismo; guardare la realtà
facendone una surrealtà.

Lezione 12 27/03

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Capitolo ‘L’eroismo della visione’ di Susan Sontag

La fotografia è legata alla bellezza; in primis perchè la fotografia rende e ha reso


bello ciò che viene fotografato, FOTOGENIA. La foto abbellisce la realtà, la
trasforma e non è del tutto oggettiva ma più bella di quello che è. Tutto è bello e ciò
provoca DISTACCO ESTETICO DAL MONDO; io guardo e inquadro attraverso una
macchina che si inserisce tra me e quello che osservo e che cerco di rendere bello.

La realtà e la verità non sono la stessa cosa, è una pretesa ma non è così.

La fotografia moderna ci ha appunto mostrato nuove forme di bellezza, che come


dice Susan Sontag ‘solo la fotografia può mostrare’ (la pittura non ha tagli,
inquadrature, dettagli, ingrandimenti… nemmeno il nostro occhio coglie tutti i
dettagli). La bellezza e il piacere diventano fini a se stesse, non più finalizzate
all’oggetto. Nascono i fotografi ‘cacciatori’ di forme, momenti, dettagli più belli da
isolare e la vista acquisisce un privilegio rispetto agli altri sensi. Siamo ancora
nell’epoca delle immagini e della vista ? Anche gli altri sensi si sono fatti strada nel
nuovo secolo, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo.

21
Il surrealismo ha dato molti spunti interessanti. André Breton 1924 pubblica il
manifesto del surrealismo, dove spiega i caratteri e gli intenti di questo movimento
dettati dalla scoperta di quello che la psicanalisi di Freud ha chiamato ‘inconscio’:
ovvero qualcosa di particolare che sta sotto alla coscienza, formato da elementi che
noi abbiamo sepolto perchè ci davano fastidio, paura, cose che non facciamo
perchè le istituzioni e la società ci impediscono, limiti della libertà. L’inconscio ha
portato un mondo nuovo prima non molto considerato o nascosto nell’arte; nuove
immagini entrano nella produzione visiva come i sogni, i bambini o i malati di mente
che sono persone succubi del controllo delle istituzioni. La sintesi della pratica
surrealista Breton la chiama ‘scrittura automatica’ che significa lasciar fluire ciò che
viene dall’interno, dalla mente senza controllarlo o correggerlo, flusso di pensieri.
Sembra assurdo, come i sogni, eppure è il vero discorso dell’inconscio.

In pittura non è così facile dipingere automaticamente, per questo ci sono tecniche
particolari come il collage usato dal surrealista Max Ernst, che usando la seconda
regola del surrealismo crea degli accostamenti inconsueti.(Breton ispirato da un
poeta che disse bello come l’incontro casuale di un ombrello e di una macchina da
cucire, su un tavolo di anatomia). Questi accostamenti appaiono insensati e
provocatori se analizzati da un punto di vista realistico, ma se mi sposto su un livello
diverso tutto diventa comprensibile (così come l’analisi dei sogni di Freud). Più gli
accostamenti sono strani e slegati tra di loro, più sarà bella l’immagine su cui ci
interrogheremo.

Proprio-cezione, nostra percezione del nostro stesso corpo. Operazione di


deformazione, il surrealismo ha appunto la preoccupazione di come le cose
appaiono alla nostra mente di come le percepiamo, non con gli occhi.

Dalì è quello che più di tutti ha manipolato la visione del corpo, per provocazione e
per creare scalpore. Si parla anche di anamorfosi; ricostruire in modo deformato la
figura rappresentandola da un solo punto di vista è un effetto di illusione ottica per
cui un'immagine viene proiettata sul piano in modo distorto rispetto alla realtà.
Percezione del corpo non oggettiva, surreale. Nei corpi di Dalì troviamo anche degli
innesti come la donna con testa di rose o il corpo formato da cassetti, rappresenta il
corpo come metafora dell’inconscio.

Anche Magritte ha fatto opere significative in questo senso, presenta attraverso


immagini realistiche delle persone surreali e che necessariamente ti fanno chiedere
“di cosa si tratta?”, ti porta a fare delle associazioni.

22
In fotografia non è possibile fare ciò che si vuole come nella pittura e nelle opere
surrealiste. MAN RAY fotografo surrealista per eccellenza,, che ha trovato il modo
per rappresentare la realtà come se fosse un’altra cosa, facendoti interrogare su ciò
che vedi. Tecnica di solarizzazione, una delle tecniche usate per creare surrealismo
in fotografia, cioè accendere la luce o far entrare luce nella camera oscura durante il
processo di lavorazione del negativo, in questo modo si imprime la luce nelle
macchie nere del negativo creando un effetto di colpo di luce dove prima c’era
ombra. Altro effetto di luce e tema del surrealismo è il mimetismo, come fanno gli
animali che prendono forme e colori dell’ambiente in cui si trovano per sfuggire alle
prede. Così nelle foto l’ambiente prima usato passivamente come sfondo diventa un
elemento attivo e importante che crea l’immagine.

Immagini della fotografia surrealista in breve sono quelle che sollecitano domande e
risposte da parte nostra, realtà e corpi distorti e trasfigurati così come fa l’inconscio
della psicanalisi.

Interessanti le immagini di bambole e manichini, noi non capiamo se sono persone


vive o morte, se sono persone reali o meno e come dice Freud questo ci turba
perchè ci mette di fronte al tema della morte. Manichini smontati e corpi deformati,
posti in luoghi familiari per creare turbamento nell’opposizione tra normale e non,
familiare e non. Freud usa la parola Unheimlich= perturbante, utilizzato come
termine concettuale per esprimere in ambito estetico una particolare attitudine del
sentimento più generico della paura, che si sviluppa quando una cosa (o una
persona, un'impressione, un fatto o una situazione) viene avvertita come familiare
ed estranea allo stesso tempo cagionando generica angoscia unita ad una
spiacevole sensazione di confusione ed estraneità.

In sintesi il Surreale non è la fantasia e l’immaginazione, così come l’inconscio non è


la non consapevolezza. L’idea dei surrealisti è quella di rappresentare la realtà in un
altro modo, un altro livello che è quello scoperto dall’inconscio.

23
Lezione 13 30/03

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Analisi di alcune pubblicità proposte da noi studenti

• Quando parlo di Pubblicità devo sempre tener presente anno/periodo e come veniva
pubblicizzata la cosa in passato, target, obbiettivo … bisogna avere metodologia.

• Pubblicità vende oggetti del desiderio, non oggetti che tu necessiti o semplicemente per
la loro funzione.

• Pubblicità con specchio; narcisismo della persona che si specchia nel pavimento pulito
come se poi la casa rispecchiasse la personalità. Inoltre nel 90% delle pubblicità le
inquadrature creano volutamente allusioni erotiche, seduttive perchè appunto si evoca il
desiderio. Il narcisismo è sempre stato considerato come un aspetto negativo del
comportamento di una persona che metteva se stessa al centro del mondo, invece da
qualche decennio questo giudizio morale è stato sdoganato e il narcisismo è diventato
sinonimo di sicurezza, libertà e fiducia in se stessi. I prodotti come i profumi e prodotti di
bellezza diventano intrinsechi alla persona si fanno appunto simbolo di amore per se
stessi, narcisismo “positivo”.

• Specchio interattivo che rivela la bellezza e il desiderio di ciò che si vorrebbe essere e poi
specchio rivelatore di ciò che realmente siamo in luce negativa.

• Pubblicità Fanta ; smartphone usato come specchio contemporaneo, possiamo


condividere ciò che vede la fotocamera. Importante il fatto che ciò che io metto al centro
del mio narcisismo, non è la stessa cosa che qualcun altro mette al centro della propria
attenzione.

• Ragazza negli occhiali; metafora e metonimia (la parte per il tutto)

Surrealismo in ambito pubblicitario e della moda

Pubblicità surrealista, accostamenti casuali che creano sorprese e meraviglia se


l’occhio e la mente percepiscono cosa c’è dietro, vedere la realtà ad un altro livello.
Magritte in opere come ‘questa non è una pipa’ mostra come l’accostamento di
nomi, parole e immagini sia arbitrario e non regolato, ciò che divide parola e
immagine è appunto la surrealtà. Questo ci porta non riferirci più fedelmente al
realismo e ci siamo abituati anche a comprendere immagini bizzarre, surreali. Si
creano immagini che inducono a riflettere sul desiderio di ciò che viene
pubblicizzato. Quando ci sono pubblicità che si riferiscono esplicitamente ad un
artista c’è la possibilità che siano fatte dall’artista stesso che usa sue immagini
famose o i suoi pensieri espressi in arte e pubblicità .Talvolta però ci sono grafici
pubblicitari che si ispirano ad opere di artisti per richiamare la fama dell’artista come
testimonial o perchè sono interessati ad un aspetto di questo artista che è adatto al
prodotto da pubblicizzare. A partire dagli anni ’30 il surrealismo ha influenzato molto
il mondo dell’immagine e la percezione dell’immagine stessa, negli anni ’40 il
surrealismo è diventata una vera e propria strategia pubblicitaria per attirare

24
attenzione. Vanity Fair e altre riviste hanno per esempio copertine con immagini
completamente sganciate dalla realtà. Anche nelle foto di moda c’è un gioco tra
realtà e funzione, che si fondono tra di loro.

Lezione 14 31/03

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I surrealisti tagliano e dividono corpi, come una divisione tra conscio e inconscio.
Parti del corpo come occhi e bocca vengono isolati dal corpo e diventano soggetto
e parte principale carichi di significato, di alcune foto e pubblicità. Anche questo è
un tema psicanalitico; gli organi come zone parziali o zone erogene, caricate di
senso che nella nostra percezione sono più importanti di altre. I surrealisti tolgono
appunto occhi, bocca e mani per portarli in contesti e situazioni diverse da quelle
reali. La surrealtà non è immaginazione, ma un modo diverso di vedere la realtà; es.
prendo la bocca e la metto al posto degli occhi, come metafora.

Es. della scarpa come cappello, mostra che non ci importa della funzione del
cappello ma ha un significato simbolico, fetish della scarpa con il tacco sensuale. Il
rimando è voluto ed esplicito. I cappelli delle pubblicità surrealiste sono dei veri e
propri oggetti, delle decorazioni che prendono il sopravvento.

Anni ’50

Il surrealismo nasce nel ’24 e dura fino agli anni ’40, alcuni surrealisti durano fino
agli anni ’60. In arte e in cultura gli anni ’40 segnano l’entrata in scena dell’America
come nazione più importante del mondo occidentale, cambiano le immagini con il
processo di americanizzazione. Negli anni ’50 cambia; i sono dinamiche per
catturare l’acme, catturare il momento speciale di un mondo quotidiano tornato ad
essere umano, gli uomini e i loro problemi. Ritorno alla ricerca di fiducia e alla libertà
in seguito agli anni di guerre e dittature. Non c’è più la spaccatura dell’inconscio e i
corpi tornano ad avere forme e sembianze normali.

Il fenomeno più rappresentativo della pubblicità degli anni ’50 sono le testimonial,
che si lega al tema del corpo. Le testimonial non testimoniano la funzione del
prodotto, ma vogliono far passare l’immaginario di poter essere come loro ed avere
la loro bellezza. Noi carichiamo queste persone attribuendogli autorità, sono attori e
attrici che hanno già nel loro essere la spaccatura tra ciò che sono e ciò che
vogliono rappresentare.

Irving Penn pubblicità eleganti, formali e statiche ‘nudi terrestri’. Avedon fa invece
l’opposto forza pose e cerca movimento, pose sgraziate in contrasto con eleganza
delle modelle e dei vestiti che indossano per sottolineare che eleganza non deve
trasformare la donna in un manichino ma assecondare l’attività della donna che non

25
è statica.Le pubblicità diventano delle opere che cercano di evadere dalla tradizione
e dal fare soldi, diventano più fantasiose e pensate per essere particolari

Anni ’60

Tema del Freak, delle stranezze di comportamenti e look, l’apparenza diventa tutto. I
freak sono personaggi con corpi e apparenze che non rispondono ai canoni della
normalità che vengono però mostrati nella loro naturalezza (le gemelle, i nani,
adolescenti nei panni di adulti). Si crea lo ‘strano’ lo ‘straniamento’, qualcosa di
estraneo alla normalità che colora l’evento e l’immagine di qualcosa che la
normalità non ha, immagini che ti fanno chiedere cosa c’è di strano? fanno pensare.

Street photography, voler cogliere la realtà sul vivo senza pose, manipolazioni o
interpretazioni. Cogliere la realtà per quello che è, la macchina è come se fosse il
nostro occhio che coglie le scene per strada proprio così come sono. Il corpo e la
sua presenza irrompono nella realtà, non è un oggetto statico.

Gli anni ’60 sono anche gli anni della body art, il corpo al centro. Movimento
artistico che segna le immagini, il corpo non è più solo l’oggetto della
rappresentazione ma diventa strumento per realizzare l’arte.

Anni ’70

La presenza del corpo si radicalizza, Marina Abramović si presenta al pubblico


nuda posando sul tavolo diversi strumenti di "piacere" e “dolore" che gli spettatori
useranno nei suoi confronti in totale libertà. Mettendo il proprio corpo in condizione
di essere leso, anche fino alla morte, la Abramović aveva creato un'opera artistica
molto seria: "Affrontare le sue paure in relazione al proprio corpo” lo spettatore
diventa parte attiva che ha potere di decisione e azione, scatena così in essi tutte le
possibili fantasie . Questa performance si riflette in seguito tra pubblicitari e fotografi
che introducono questo immaginario, in cui i rapporti tra uomo e donna si liberano
da ogni normalità per far scatenare le fantasie che si hanno e si nascondono, che
diventano appunto strumenti di liberazione. La donna si sottopone al desiderio
dell’uomo ma allo stesso tempo è una sua decisione, una sua volontà; esaltazione
del ruolo femminile. In questi anni ormai si arriva ad una normalizzazione del corpo
in ogni sua sfumatura, senza limiti, senza censure. Mescolamento tra finzione e
realtà (pubblicità thriller, manichini che osservano donne reali) tema che porterà alla
postmodernità. Riassumendo i temi mainstream degli anni ’70 sono conquista
libertà sessuale e non, libertà dai moralismi e disinvoltura e disinibizione di fronte
alla violenza tra finzione e realtà. Però dall’altra parte c’è ancora il tema del
tormento personale, soprattutto tra le donne, rappresentate sempre pensierose e
turbate in atteggiamenti non disinvolti e felici. Paradosso tipico degli anni ’70, da un
lato conquista di libertà e dall’altro la volontà di approfondire il proprio essere e la
propria condizione di donna, consapevolezza di quello che si è.

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Lezione 15 1/04

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Anni ’80

Esplosione di ciò che prima era rimasto sommerso da eventi come il boom
economico, che avevano portato a omogenizzazione della società. La ‘Milano da
bere’ società che esce allo scoperto senza problemi, senza corse al successo da
esibire o rincorse al piacere, la gente vuole godersi la vita. Questa parte della
società finisce per essere la più diffusa, più in vista soprattutto nella pubblicità che
ne approfitta per diventare più esplicita senza critiche o senza dover render conto a
qualcuno. Dall’altro lato c’è un mondo rimasto nascosto, come quello delle droghe
pesanti e fenomeni che nascono nelle periferie di grandi città dove le persone
tendono a reagire alla noia con comportamenti devianti, distorti che portano anche
all’autodistruzione. Nascono tribù e gruppi nei quali emergono fenomeni di
emulazione, riconoscimento di sé nel gruppo, divertimento del mondo giovanile e
condivisione.

Larry Clark fotografo appartenente a questa categoria, si fa fotografare mentre


inietta della droga ad una ragazza. Foto di questo genere realizzate da chi vive in
quel modo e in quelle condizioni, hanno anche lo scopo di portare alla luce questi
fenomeni marginali che la parte centrale della società non vuole vedere. Distinzione
di classe e di modi di vivere. Sono immagini ambivalenti perchè mostrano amore e
affetto ma in situazioni e contesti degradati, non piacevoli. Nella seconda metà degli
anni ’80 e ’90 questi temi verranno presi in considerazione e anche studiati.
Fotografa molto famosa e importante di questi anni è Nan Goldin, temi violenti
drammatici e vite tormentate da temi come la dipendenza sessuale, la violenza
domestica. Ha documentato la vita interna a queste tribù, mostrando attraverso
delle diapositive in loop come le vite di ogni singolo si intrecciano con quelle degli
altri, con musiche e racconti strappalacrime per attirare l’attenzione. In quegli anni
era un tipo di narrazione del tutto nuovo per raccontare questi eventi di realtà che
non si conoscevano. A volte esasperare i toni e costruire le immagini fa ottenere un
effetto molto più efficace e intimo, si accompagna l’osservatore nella direzione che
si vuole in termini di empatia, la realtà non corrisponde alla verità in quanto è
sempre sottoposta ad un taglio, ad un modo di interpretarla.

Vengono presi in considerazione, sia in fotografia che in pubblicità, nuovi temi come
l’omosessualità in pubblicità dove l’aspetto e il corpo maschile viene esaltato. Il
mondo della moda, pubblicità e comunicazione deve essere sempre molto attento
alle novità e soprattutto ai comportamenti della società, deve cogliere tutti i
cambiamenti anche quelli negativi per poterli presentare con la finalità di piacere e
vendere, in questo modo si può sempre paragonare il tema di una pubblicità o di

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una sfilata con l’attualità di quel periodo. Gli anni ’80 sono anche gli anni della
musica e del cinema che ripresenta i temi di quegli anni tra libertà e trasgressione,
esempio fotografie di cantanti come Madonna, attori come Richard Gere.

Non c’è più censura della sessualità e della stranezza, che permette di sperimentare
nuove dinamiche fotografiche che mostrano esibizione e narcisismo, immagini e
situazioni particolari ed efficaci. Bellezza finalizzata al piacere, sono gli anni appunto
della costruzione del corpo con chirurgia, palestra, body building; la bellezza si
costruisce non si eredità. In questo contesto anche i difetti vengono esaltati e
talvolta apprezzati.

Pubblicità LEVIS 501

C’è ancora però il tema della malattia e della sofferenza. Malattia metafora di questi
anni è l’AIDS, negli anni precedenti la metafora del comportamento sociale era
rappresentata dal cancro, cellule che si mangiano tra di loro. Così come il
coronavirus e questa pandemia, diventeranno metafora della nostra società e dei
nostri comportamenti. L’aids veniva vista come una vendetta della natura verso
comportamenti sessuali sbagliati come l’omosessualità. Arte, fotografia ma non
tanto la pubblicità ,che tende ad evitare, si concentrano quindi su questo tema
sociale e come ogni novità presenta immagini e metodologie nuove di
presentazione. Ci sono fotografie di cadaveri dalle quali si può capire e percepire il
tipo di morte, fotografie che riportano la società sul tema della morte dal quale si
cercava in ogni modo di scappare evitandone il confronto ed esaltando immagini
vitali e del divertimento. Foto di parti del corpo non riconoscibili con dettagli come
suture ,lividi, cicatrici a volte accostati a immagini di paesaggio per creare analogie
‘il livido sul mio corpo come una nuvola in cielo’ effetto efficace e toccante.

Sono anche gli anni della oda della body art con i tatuaggi, ci si fa tatuare come mai
prima nella storia e questo porterà qualche anno dopo ai piercing, bucarsi ma non
per qualche funzione semplicemente per un fatto estetico o per sentirsi parte di un
gruppo.

Lezione 16 6/04

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Altro tema degli anni ’80 è la figura dell’uomo politico, i politici si rendono conto di
dover costruire la propria immagine e si abbassano quindi ai canoni della
comunicazione e della pubblicità. Esempio di Mitterrand politico francese che si
affidò ad un pubblicitario per raggiungere un elettorato maggiore, la pubblicità
segue i 4 canoni di Codeluppi 1) analisi del contesto sociale di mercato; la persona
deve conquistare un pubblico maggiore di quello del suo partito quindi il

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pubblicitario non fa riferimento al contesto specifico della persona in quanto
socialista ma usa uno sfondo generico che potrebbe essere qualsiasi posto della
francia e si passa al 2) analisi della struttura del messaggio, tramite il paesaggio
neutro si mostra che non è un politico strettamente legato al centro di Parigi, perchè
ciò potrebbe essere un conflitto per le periferie. Mitterrand inoltre assume un volto e
un atteggiamento che è illustrativo dello slogan sopra ad esso ‘la forza tranquilla’,
nessun riferimento politico ma una pubblicità che infonde sentimenti, sensibilità e il
modo di essere di questo uomo.Inoltre l’immagine è stata modificata in modo che il
paesaggio ricreasse i colori della bandiera francese, un richiamo esplicito. La
seconda pubblicità mostra lo slogan ‘la Francia unita’ in quanto i sondaggi
presentavano una richiesta e preoccupazione della nazione unita, lui vuole garantire
che si impegnerà in questo. Pubblicità che ci ricordano le campagne e le immagini
di Berlusconi in Italia. 3) L’immagine del prodotto e della marca; qui sostituito dalla
persona protagonista 4) il destinatario che in questo caso è il pubblico elettore.
Nascono studi sull’immagine pubblica del leader e del capo, come vengono
rappresentati e i loro atteggiamenti.

Anni ’90

Post umano; tre questioni fondamentali: 1) il post umano nasce dal fatto che oggi è
usanza diffusa la modificazione del proprio corpo con chirurgia plastica e modi per
cambiare il proprio aspetto con facilità e velocità, 2) sono cambiamenti che non
comportano crisi d’identità e disagi, come invece succede per esempio ad un
ustionato grave che non si riconosce più . 3) apparecchi meccanici si integrano nel
corpo, come arti e organi artificiali come sostituti e più avanti si potrà addirittura
avere un’ integrazione dei sensi, come uno zoom negli occhi o apparecchi di
memoria visiva (black mirror)…

Volto senza occhi e bocca, chiuso su se stesso per mettere in guardia sul fatto che
la chirurgia può in extremis portare a estraniamento e chiusura verso la realtà, è
l’immagine anche del lato morboso del narcisismo non più come un lato liberatorio
ma come l’incapacità di relazionarsi con gli altri e l’esterno, immagine della
chiusura. Chirurgia è trasformazione e manipolazione del proprio corpo. Corpo
collage tecnica avanguardista che concettualmente ti fa vedere come può essere
modificato e mescolato il corpo o addirittura il genere sessuale. In fotografia
probabilmente il fotografo più famoso è Robert Mapplethorpe, fotografo di nudi che
crearono scalpore e denunce, immagini con corpi scultorei che esaltano la
perfezione dei canoni estetici e della prestazione (body builder), riporta la perfezione
della tecnica e classicità come nelle sculture.

László Moholy-Nagy fotografo esponente del Bauhaus (lo scorso anno fu il


centenario del Bauhaus che è stata una scuola di arte e design che operò in
Germania dal 1919 al 1933), rivoluzionario e che ha dato origine ha scuole di

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grafica, design e fotografia negli anni ’30 in America. Appunto 100 anni fa disse “gli
analfabeti di domani non saranno quelli che non sanno leggere le parole, ma quelli
che non sanno leggere le immagini”

La scimmia, analisi e commento cap.7 di Fontcuberta

Pubblicità del 2014 che appare al fotografo e che fa scattare la sua curiosità e il
percorso intrapreso dallo stesso nel capitolo. Il film del ’68 ‘Il pianeta delle scimmie’,
mostra già questa contrapposizione ovvero un pianeta governato da scimmie
intelligenti che trattano gli uomini come animali; vediamo la scimmia come autrice
della foto. In un film comico di 40 anni prima appare già una scimmietta che imita il
suo padrone nel ruolo di cameraman. Nello stesso anno un altro film di culto e di
avanguardia tecnologica ‘l’uomo con la macchina da presa’ mostra come l’uomo e
il suo occhio diventa macchina fotografica; il tema come per la scimmietta ci dice
Fontcuberta che riguarda lo sguardo non umano, produzione di immagini che non
sono prodotte dall’uomo per finalità umane a cui siamo abituati. Questo diventa un
grande tema ‘il mondo del non umano’ uscire dal pensiero ristretto dell’umano
attraverso animali, macchine, tecnologie con cui oggi stiamo ancora sperimentando
andando verso la costruzione di automi. Dal punto di vista estetico e fotografico è
interessante; un progetto mostra e vuole evidenziare il punto di vista della scimmia
nella gabbia allo zoo, così mettendo in mano agli animali la macchina fotografica le
scimmie fotografano la loro visuale degli uomini dietro alle sbarre. Il progetto viene
pubblicato su una rivista, quando l’autore chiede di essere pagato per le foto la
rivista si oppone contestando il fatto che l’autore è la scimmia facendo nascere
questa questione ‘cosa significa essere autore ?’ che diventerà anche un caso
giuridico. Pur avendo perso la causa l’autore propone il progetto ad un altra rivista
che ne riconosce il ruolo d’autore. In queste situazioni al limite e paradossali viene
messa in evidenza la problematica dell’autore e dei suoi criteri (questione
evidenziata anche con le opere ready made di Duchamp) L’autore prima era
considerato colui che premeva il bottone e scattava la foto, ma ora l’autore diventa
chi ha progettato l’operazione, colui che l’ha ideata e che ne decide il senso. Si
passa poi al selfie realizzato dal macaco che prendendo la macchina riconosce se
stesso, si specchia nella macchina e casualmente scatta il suo ritratto. Dallo
specchio al selfie anche nel mondo animale. Siamo sul piano del non umano; non
possiamo dire che il macaco sia l’autore perchè non c’era l’intenzione, ma è
casualità quindi il concetto di autore presuppone l’intenzionalità. L’autore del
progetto appunto fu l’uomo che ebbe l’intenzione di mostrare gli uomini che
osservano allo zoo, non la scimmia che scattò. Animali e macchine in genere non
hanno intenzioni questo porta Fontcuberta a parlare di ‘Umanesimo digitale’,che
rivendica le caratteristiche umane dell’uso degli strumenti/macchine. Questi
cambiamenti di usi, vanno oltre usi e costumi e vanno considerati dei veri e propri
cambiamenti culturali con cui bisogna fare i conti.

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(Dentro l’intenzionalità c’è anche la concezione di memoria che viene rovesciata,
prima era la rappresentazione dell’esperienza da ricordare ora c’è la capacità di
dimenticare, non fotografare)

Lezione 17 7/04

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POSTFOTOGRAFIA= fotografia nella società digitali

La furia delle immagini, introduzione di Fontcuberta

Molti pensano che i cambiamenti subentrati con la tecnologia, internet e social


hanno cambiato il senso delle immagini.Inflazione di immagini come mai prima,
generazione digitale a proprio agio con la condivisione di tantissime foto sui social.

- Le immagini hanno cambiato natura e funzione (visual studies; disciplina


anglosassone che mette sullo stesso piano arte, arte popolare, tv, fotografie
d’artista e non, settori che fino agli anni ’90 erano separati e non potevano essere
sovrapposti) Ciò che consideriamo immagine oggi non è lo stesso che era nel
medioevo o nel rinascimento ecc.

- Ordine visuale nuovo; tre fattori: 1)Immagini immateriali perchè sono dei file,
immagine digitali e trasmissibili perchè vengono condivise. 2)Fattore di
moltiplicazione dell’immagine e che aumenta il fattore disponibilità; più foto
stampabili infinitamente e disponibili a tutti. 3)Enciclopedismo del sapere e della
comunicazione; tutto il pensiero, il comportamento umano, qualsiasi gesto sta
nelle immagini che si possono liberamente in internet. Se non conosci qualcosa,
lo cerchi e vedi la sua immagine.

- Trasformazioni; Ontologica: della sostanza, dell’essere dell’oggetto di cui si


parla. Quindi nel caso della fotografia analogica la sua ontologia era una
registrazione meccanica della realtà fatta dalla macchina senza l’intervento
umano, a cui noi diamo valore di documento/prova perchè è una
rappresentazione naturalistica. L’immagine digitale non può più garantire di
essere rappresentazione naturale della realtà, in quanto per definizione può
essere elaborata e manipolata. Sociologica: con l’immagine digitale cambiano le
pratiche, gli usi, le funzioni, i ruoli e i contesti. Oggi produttore e consumatore
messi assieme formano il nuovo ruolo di Prosumer (Producer+consumer). Un
contesto nuovo ad esempio è quello dello specchio del bagno pubblico.
Estetica: in particolare cambia il tipo di immagini, quelle che la fotografia
tradizionale considerava errori sono ora accettate come autentiche. Si mettono in
discussione i fondamenti stessi dell’estetica; concetti di originalità, autorialità,
creatività e fruizione.

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Cap. 5 Fontcuberta

Di fronte all’inflazione di immagini abbiamo una sensazione di saturità, ci si sente


bombardati e pieni al limite delle immagini. Questo comporta una massificazione
esasperata, le immagini si perdono in questo mare e tutto si equivale, immagini che
sembrano non servire più ma soffocano; inquinamento iconico, delle immagini.
Dall’altra parte l’immagine smette di essere uno strumento di professionisti o
privilegiati, non servono più fotoreporter ora per circostanze sociali (tutti hanno un
telefono con fotocamera) e degli eventi, porta la fotografia ad essere una forma
naturale di relazione con gli altri e ad accettare immagini con canoni diversi. Questo
comporta che l’urgenza di fotografare e condividere un momento prevale sulle
questioni tecniche ed estetiche. Cap 4. gioco di parole tra eccesso di immagini che
comporta sottrazione, appiattimento e svuotamento (massificazione, saturazione) e
la parola accesso che secondo Fontcuberta è il vero problema, ovvero le immagini
sono fatte per essere trasmesse in un flusso (società liquida, tutto legato e in
continuo movimento e trasformazione), per transitare sui social anche solo per
qualche ora ed essere accessibili.

Invenzione della rete, Internet è il grande archivio assoluto perchè contiene tutto; si
depositano documenti, materiali, immagini riguardanti ogni cosa. Internet è l’infinito.
Si parla di ‘vita online’ affidata alle immagini digitali, virtuali non sono solo i
videogiochi dove ti immergi realisticamente ma anche il fatto che noi consegniamo
gran parte della nostra vita a internet che la ingloba.

Postfotografia a proposito dell’arte; per Fontcuberta la postfotografia è l’uso delle


immagini fotografiche nell’era digitale e dei sociale, questo uso ha la particolarità
che il post fotografo non è fotografo ma prende materiale già esistente per creare le
proprie opere d’arte. Caratteri:

-Smaterializzazione dell’autorialità (non so chi è l’autore, non si identifica),


dell’originalità (ormai tutto è stato fatto, tutto si trova e si somiglia, non c’è l’impulso
di creare qualcosa di nuovo) e della proprietà ( chi è proprietario dell’immagine ?)
Cambia l’idea dell’opera d’arte, la sostanza; ora non è più un oggetto realizzato da
qualcuno ma c’è l’appropriazione di qualcosa di esistente per farne qualcos’altro.
Fontcuberta usa in questo senso il termine di ‘adozione’ non appropriazione, un
termine più delicato. Nell’adozione il post fotografo assegna un senso alle fotografia
che seleziona realizzate da altri, l’immagine non è nuova ma il senso si.
Smaterializzazione anche dei contenuti che diventano fluidi, liquidi; gli usi e i sensi
nuovi rompono gli schemi e i ruoli tradizionali, si passa da foto a video rompendo i
canali tradizionali e contaminandoli. In sintesi questa nuova arte rende tutto
accessibile a tutti, si passa da estetica della produzione a estetica dell’accesso.
Arte democratica e libertaria.

32
Lezione 18 8/04 ULTIMA

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