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La cultura visuale
Prof. Roberto Lacarbonara
Thomas Ruff, Nacht (1992-96)
Agli inizi degli Anni 20, Béla Balàzs ne L’uomo visibile osserva come con
l’avvento del cinema si assista ad un ritorno al primato dell’immagine sulla
parola.
Mentre i segni verbali rinviano a una realtà collocata al di là, dietro di essi,
le immagini cinematografiche registrano e restituiscono sullo schermo
l’immediata e simultanea visibilità delle cose le une accanto alle altre
Nuova condizione di prossimità (5)
Làszlo Moholy-Nagy nel 1931 parla per la prima volta di Shaukultur, Cultura
ottica o Cultura visuale, osservando come fotografia e cinema, nella loro
funzionalità meccanica ed elettrica, stessero trasformando le coordinate
del visibile.
Già nel 1925 Moholy-Nagy (Pittura, fotografia, film) distingue tra USO
RIPRODUTTIVO e USO PRODUTTIVO dei media ottici.
L’uso produttivo permetterebbe di creare un nuovo vedere con nuovi punti
di vista, giochi di luci e ombre, schermi curvi, illusioni ottiche…
Un medium di espressione plastica dunque, una nuova materia, una nuova
carne da manipolare
Solo negli anni ‘90 tuttavia si affermano gli studi di Visual cultural studies
angloamericani e dei Bildwissenschaft tedeschi, con la piena
consapevolezza di una caduta del primato delle immagini artistiche e con
la pari dignità di ogni immagine presente nella nostra cultura.
Nasce il concetto di ICONOSFERA, di derivazione astronomica: una sfera
d’esistenza in cui siamo immersi: quella delle immagini.
La cultura visuale si occupa delle immagini e dei fattori che le veicolano:
tecnologici, mediali, sociali, politici.
CULTURA VISUALE. Primi studi
Zizek, l’ideologia
CULTURA VISUALE. Primi studi
Sappiamo che studiare la cultura visuale vuol dire porre l’accento sulla
dimensione culturale, quindi costruita delle immagini.
Il termine cultura va inteso nel suo valore antropologico: «insieme vasto ed
eterogeneo degli oggetti, pratiche, tecniche, identità, significati e
ideologie che caratterizzano il contesto storico oggetto di studio».
A differenza di:
- MEMORIA, ri-presentazione
- PREVISIONE / ANTICIPAZIONE del futuro
- ILLUSIONE, distorsione della percezione
- ALLUCINAZIONE, patologia della percezione
- FANTASIA come invenzione
COSCIENZA D’IMMAGINE fenomeno di PRESENZA del mondo in IMMAGINE:
è il processo con cui l’io «intenziona» l’immagine (dipinto, disegno,
fotografia…), ne fornisce un senso.
Essa distingue l’immagine in:
- COSA ICONICA (oggetto fisico, es. marmo, legno, olio…)
- OGGETTO ICONICO (quello che è raffigurato)
- SOGGETTO ICONICO (referente nel mondo reale)
CULTURA VISUALE. Primi
studi
Per Heidegger (dalla nota formula di
Klee: «L’arte non ripete le cose visibili ma
rende visibile l’invisibile») l’«essenza
dell’immagine sta nel far vedere
qualcosa».
Es. la PROFONDITA’ IN PITTURA: Non è una terza dimensione aggiunta sul quadro
Essa è nelle cose, è una proprietà mentale e non fisica: «il pittore nasce nelle cose»
P. 49
«In questo circuito non esiste rottura: è impossibile dire che qui finisce la natura e
incomincia l’uomo o l’espressione».
Ogni visione è una forma di organizzazione del mondo, persino la visione «naturale», oltre
che la rappresentazione artistica. Vedere è già cambiare il mondo.
Questo fenomeno è
particolarmente
centrale nella fotografia
e cinematografia:
«sguardo in macchina»
LO SGUARDO NELLE
IMMAGINI
Georges Merillon
Pietà del Kosovo
1990
LO SGUARDO NELLE
IMMAGINI
In Videodrome la
relazione tra realtà e
rappresentazione
diventa totalmente
organica e lo sguardo
filmico ingloba, cattura,
incarna lo spettatore
David Cronenberg
Videodrome
1983
OCCHIO / SGUARDO / VISIONE