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La solitudine dell’intellettuale

a) La volontà di conquistare una posizione di


egemonia intellettuale nei confronti del “gregge”,
cioè della nascente “società di massa”
(superomismo, attivismo, pragmatismo);
b) la ribellione o l’evasione da una realtà disprezzata
e nella quale al tempo stesso l’intellettuale – non
più vate della Storia come nel periodo romantico,
né sacerdote della Scienza come durante il
Positivismo - , si sente sradicato (Estetismo,
misticismo, panismo, mito dell’infanzia).
Naturalmente atteggiamenti opposti possono
coesistere in uno stesso autore (v. Pascoli e
D’Annunzio). Comune a tutti questi atteggiamenti
è comunque l’esasperato individualismo, che si
Gli intellettuali e le masse accompagna, anche nell’aspetto superomistico, a
una condizione di solitudine e di isolamento.

Individualismo romantico e individualismo decadente

Se l’io romantico era un “io” che avvertiva il rapporto


organico con gli altri uomini, in una società solidale, un
“io” le cui fondamentali componenti erano la ragione e il
sentimento, l’io decadente è un “io-senso” che si fonde
con la vita della natura; un io-istinto che si afferma nella
sua volontà di potenza, come superuomo, novello creatore
di valori nei quali s’incarna il suo egoistico capriccio; un
io che aspira ad evadere dal presente verso miti lontani
(per es. l’infanzia), un io che avverte la realtà più vera
dell’uomo al di là del reale, nelle forze che sfuggono alla
ragione e ai sensi.

TRE ESTETI A CONFRONTO


La figura dell’esteta è al centro di tre opere importanti e quasi contemporanee: A ritroso di
Joris-Karl Huysmans (1884), Il piacere di Gabriele D’Annunzio (1889) e Il ritratto di Dorian
Gray di Oscar Wilde (1890).
I tre personaggi (Des Esseintes, Andrea Sperelli e Dorian Gray) condividono l’ambizione a
“trasformare la propria vita in un’opera d’arte”, coltivando non solo la bellezza, ma la ricerca
del piacere, della stranezza, della raffinatezza e del lusso, dell’eccesso e in fondo della
perversione. In questa loro ricerca, ovviamente, tutti e tre si isolano dal resto dell’umanità,
condannandosi a un destino di solitudine e di sconfitta esistenziale.
Al di là delle evidenti differenze (A ritroso è un romanzo-saggio, Il piacere è un romanzo
psicologico con molti tratti anche veristi, il Dorian Gray è un romanzo fantastico-allegorico), i
tre libri condividono un’ambiguità di fondo: essi mirano a suscitare nel lettore un sentimento di
identificazione con i protagonisti e con le loro idee, nel momento stesso in cui li condannano sul
piano narrativo, mostrandone la rovina.

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