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Don Giovanni: il mito, il ribelle, l'attore

Article · September 2011

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Gaia Tomazzoli
Sapienza University of Rome
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Don Giovanni: Il mito, il ribelle, l’attore

Don Giovanni: the Myth, the Rebel, the Actor

Gaia Tomazolli

1. Quali Don Giovanni? dongiovanni, decadendo da “mito di situazione” a


! Don Giovanni, il Beffatore di Siviglia e il “mito di eroe”73.
Convitato di pietra, di Tirso de Molina (1616);
! Don Giovanni o il festino di pietra, di Molière 2. Perché Don Giovanni?
(1665); La peculiarità di Don Giovanni risiede nell’essere
! Don Giovanni o il dissoluto punito, opera di un mito, avente un potere sempre vivo nella coscienza
Mozart con libretto di Lorenzo Da Ponte collettiva che lo fa rinascere e trasformare
(1787); continuamente, e nell’avere allo stesso tempo
! Don Giovanni e Faust, di Christian Dietrich un’esistenza fissata in alcune opere, sottratta alla
Grabbe (1829). volatilità della trasmissione orale e passibile di studi
testuali e comparatisti. Del ricco patrimonio che il
Tra le prime versioni del mito di Don Giovanni (la personaggio portava con sé nelle sue prime vite, molto
commedia in versi di Tirso è la prima in assoluto), si è perso per strada; ma la sua forza è rimasta a lungo
queste sono quelle che più di tutte hanno contribuito a immutata, e Don Giovanni ha costretto tanti e grandi
dare al personaggio la fisionomia con la quale era autori a parlare di lui, a divulgare le sue imprese e le
conosciuto fino a poco più di un secolo fa; sono opere sue beffe, a cercare in lui un’umanità ben nascosta.
dislocate diversamente in Europa, e in un arco di Rispetto ad altri personaggi tormentati dal dubbio, vivi
tempo che attraversa circa due secoli. Eccezion fatta nell’introspezione, Don Giovanni è tutto nell’azione,
per la tragedia di Grabbe, che contamina la trama nell’immediatezza, fatto per essere vissuto sulla scena,
originaria aggiungendo il personaggio di Faust, sono più che raccontato. Un personaggio aperto a molte e
opere coerenti tra loro nei motivi fondamentali e nella diverse letture, che ha atteso penne desiderose di dargli
struttura portante, il che rende più interessante e un senso da beffare di nuovo, sfuggendo ad ogni
significativo lo studio delle varianti. Il romanticismo interpretazione che ne travisasse o negasse la carica
ottocentesco scatenerà grandi variazioni nel mito: simbolica. C’è sempre stato qualcuno interessato a
abbandonato il teatro, Don Giovanni si presterà a calarlo in nuove epoche e situazioni per vedere come
letture ed usi disparati, perdendo spesso l’unitarietà avrebbe reagito, per scoprire se sarebbe riuscito a
della struttura e il preciso legame con gli altri sopravvivere al mutare dei tempi; ed è presto ancora
personaggi della vicenda e con il sovrannaturale, per per dire se si possa considerare vivo anche nella nostra,
diventare infine, nel Novecento, semplicemente un dove certo sembrerebbe svilito nel suo aspetto più
triviale.
"""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
73
R. Trousson, Les Etudes de thèmes. Essai de méthodologie, Paris
1965.

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Nelle prime versioni, a renderlo un mito è il sull’attore e sulla maschera, sui vari livelli di realtà e
legame con il sacro: la punizione divina segna finzione.
l’ingresso dell’aldilà nella vicenda tutta terrena del
libertino. E a renderlo un mito, abbiamo detto, è anche 3. Un mito di situazione
la forza con cui il personaggio si è reso indipendente L’analisi che Jean Rousset75 fa del mito di Don
da queste opere per vivere autonomamente nella Giovanni si riferisce appunto al concetto di mito di
coscienza collettiva. Come i miti più ancestrali, è un situazione, ed evidenzia i nuclei drammatici intorno a
personaggio archetipico ed esemplare, le cui azioni, cui si svolge la vicenda ed il loro valore simbolico; gli
essendo un modello di comportamento umano, sono studi sulla psicologia e sulla morale del personaggio
ripetibili – e sono state, infatti, ripetute, a volte anche principale abbondano, e sempre con esiti molto diversi.
da personaggi storici che hanno voluto godere Indubbiamente, il personaggio ha goduto e forse gode
dell’alone mitico del personaggio emulandone le tuttora di un grande fascino in quanto tipo umano,
imprese. E’ ovviamente un modello di comportamento tanto da essere diventato un archetipo di virilità nella
negativo, e la punizione finale del ha la funzione mentalità comune; alle origini, invece, non era un
fondamentale di mostrare apertamente sulla scena le semplice seduttore di donne, un collezionista erotico
conseguenze inevitabili di questo atteggiamento. rispetto del quale si potessero sondare gli impulsi
Accettando i due concetti proposti da Sabbatucci74 sessuali e la psicologia amorosa: era un personaggio
per la storia delle religioni, cioè il mito come spazio complesso inserito in una vicenda complessa, in una
sottratto all’agire umano e collocato in una dimensione rete di rapporti con il sacro, con la morte, con l’altro da
atemporale (sfera del dato) e il rito come azione sé, le cui azioni avevano valore in relazione a questo
reiterata dove si estrinseca l’attività umana nella storia contesto. E’ innegabile, d’altronde, che la fortuna di
(sfera del voluto), Don Giovanni può rappresentare Don Giovanni sia in gran parte dovuta proprio alla
un’ambizione a porsi appunto come mito, come ricerca di una psicologia, di un’anima del personaggio:
manifestazione eternamente presente ed immutabile di molte rielaborazioni otto-novecentesche cercano di
un sacro - che sarà piuttosto luciferino che divino - renderlo umano, di seguirlo non solo nelle grandi scene
attuata tramite un comportamento rituale reiterato, rappresentate all’origine ma anche nelle pieghe più
ossia tramite le sue conquiste amorose, variate ma intime, attribuendogli arbitrariamente emozioni e
ritmate dalla ripetizione. La suggestione conduce a pensieri che difficilmente poteva avere nella mente dei
pensare ad un archetipo mitico che non si pone in primi autori.
costruzione, ma come una maschera già fissata,
un’esteriorità immobile che deriva tutta dalle azioni. 4. Struttura fondamentale della vicenda
Don Giovanni non ha bisogno di tempo per costruirsi La matrice originaria di queste opere ha per
come mito nella coscienza collettiva: fin dalla prima protagonista un giovane di elevata condizione sociale,
opera è un personaggio dato, incapace di mutamento, sprezzante della religione e della società, che seduce
su cui non si può agire e che non si può contrastare nei fanciulle di varia estrazione sociale con stratagemmi
suoi incoercibili esercizi di volontà; i personaggi – diversi, tra cui soprattutto travestimenti e giuramenti di
umani, non archetipici – che in lui si imbattono non matrimonio; c’è una stretta unità tra il piacere sessuale
possono che essere trascinati a far parte della sua e la burla alle donne disonorate e ai legittimi amanti
ritualità di ribellione ed erotismo, e consacrarlo così traditi, un accentuato gusto per la maschera e la
come mito. messinscena. Il godimento del personaggio è
Don Giovanni, in conclusione, sopravvive come istantaneo, segue a precipizio le occasioni che la sorte
mito perché condensa in sé tratti titanici e diabolici e gli presenta, incapace di relazionarsi con dimensioni
porta sulla scena grandi temi umani: il rapporto tra il temporanee altre rispetto all’immediato presente;
tempo e l’eternità, tra mondo dei vivi e mondo dei soggiace un’insaziabile e quasi ossessiva ricerca della
morti, il problema della Grazia; rappresenta con varietà, della coazione a ripetere, e un gusto per la
incredibile forza espressiva il conflitto tra alterità ed sfida alle convenzioni sociali, al rito del matrimonio e
identità, e, grazie ai vari livelli di una lettura meta- a qualsiasi forma di ordine costituito. La svolta della
teatrale, innesta nell’opera una trama di riflessione vicenda avviene quando Don Giovanni viola l’onore di
Anna e ne uccide il padre, intervenuto per vendicarla;
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
74 75
D. Sabbatucci, Il mito, il rito e la storia, Roma 1978 J. Rousset, Le mythe de Don Juan, Paris 1978.

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si presenta allo spettatore una resa dei conti finale, con condannato.”77 Ma l’ateismo, il sovvertimento
la statua dell’ucciso che assurge a rappresentante dell’ordine e la negazione della trascendenza divina
dell’aldilà negato e punisce il protagonista, rimangono, seppure in modo più o meno velato, i
sprofondandolo nell’Inferno. motori dell’azione del protagonista. La libertà erotica
che Don Giovanni rivendica a sé, una volta tagliati i
5. Origini del mito legami con la religione e la morale, si muta in gusto
A conferma del carattere mitico della vicenda, c’è della vita: il sentimento del nulla, tipicamente
una fase di incubazione del Don Giovanni: si possono secentesco, si rovescia in ossessione vitale78, in
individuare precedenti in numerosi romances spagnoli protesta al culto della morte medievale e alle
che hanno per protagonista un giovane nobile, che repressioni della Controriforma. Come rilevò già S.
tornando dalla messa – dove è stato non per la Kierkegaard, il dongiovannismo nasce direttamente dal
funzione, ma per ammirare le belle donne presenti - si cristianesimo, che introduce la sensualità bandendola
imbatte lungo la strada in un teschio, lo prende a calci ed escludendola, e le conferisce così un’esistenza
e lo sfida invitandolo a cena; le conclusioni previste autonoma rispetto a quella che prima era preesistenza
sono due: il giovane è punito per il suo oltraggio, indistinta.79
oppure è salvato da amuleti o reliquie. L’ulteriore
evoluzione si ha con un dramma, di cui dà notizia il 6. Il morto
gesuita Zehentner76, rappresentato ad Ingolstadt nel L’importanza di questo primo nucleo narrativo è
1615 (ma la vicenda, secondo l’autore, sarebbe evidente anche dal doppio titolo di Tirso e di Molière:
italiana): protagonista è il Conte Leonzio, ateo e l’episodio della Statua che si vendica punendo Don
discepolo di Machiavelli, che si imbatte nel solito Giovanni è il compimento fondamentale della vicenda
teschio e lo invita a cena per discutere con lui di di progressiva emersione del peccato; soprattutto in
teologia; accolto l’invito, lo spirito terrorizza e poi Tirso, si crea così una struttura bipartita, dove ad una
precipita nell’Inferno il conte, mettendo in fuga anche prima parte dedicata al mondo terreno fa da specchio
Machiavelli. Una vicenda simile è anche nell’Ateista una seconda parte dedicata al mondo ultraterreno, in
fulminato, che però potrebbe essere successivo a Tirso. cui il protagonista si trasforma da beffatore a beffato.
C’è dunque una fase di tradizione essenzialmente orale Nel Burlador de Sevilla l’epilogo è legato ancora più
e folklorica in cui il personaggio principale si avvicina strettamente alle azioni di Don Giovanni:
molto al nostro Don Giovanni, ed una prima versione nell’ingannare Aminta, egli giura di sposarla, e, se
scenica in cui invece il protagonista è caratterizzato mancasse alla parola data, che Dio lo punisca
come ateo, piuttosto che come edonista e seduttore. E’ facendolo uccidere a tradimento da un uomo
facile intuire che la libertà sessuale poteva avere più “defunto…Dio non voglia che sia vivo!” - aggiunge a
presa sul pubblico, essendo un peccato molto diffuso, parte. L’ironia, dunque, è portata all’estremo: Don
in larga parte tollerato e passibile di facili Giovanni, con l’ennesima beffa, attira su di sé la
identificazioni - mentre l’ateismo in senso stretto non punizione, e, dopo aver giurato sulla propria mano – e
poteva interessare che pochi ed élitari destinatari. Ed è sarà proprio questa parte del corpo a trascinarlo
altrettanto facile identificare nella versione di Tirso gli nell’inferno – definisce ancor meglio i termini della
elementi che ne hanno garantito il successo: propria fine.
alternando, con evidenti fini edificanti, ammonimenti L’episodio, inoltre, crea un legame strettissimo tra
morali e scene piccanti, “El burlador de Sevilla prende eros e thanatos: Don Giovanni, almeno
lo spettatore per mano, lo conduce lungo i sentieri contestualmente, è punito per aver sedotto Donna
proibiti ed eccitanti della libertà o della licenza Anna, ottiene la morte in risposta al suo inganno
sessuale, gli procura abbondanti ed innocue emozioni erotico. Tra la seduzione e la punizione, per il
per interposta persona, ne rimette a posto la coscienza protagonista di Tirso, c’è sempre la lunga scadenza che
con la piena restaurazione dell’ordine costituito; e con scandisce come un ritornello la commedia:
la finale punizione del reprobo gli fornisce una ragione
di soddisfazione per l’onesta vita cui è in pratica !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
77
L. Lunari, introduzione a Molière, Don Giovanni, Milano 1980
78
G. Macchia, Vita avventure e morte di Don Giovanni, Milano
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 1991;
76 79
G. Macchia, Vita avventure e morte di Don Giovanni, Milano S. Kierkegaard, Don Giovanni : la musica di Mozart e l'eros,
1991 Milano 1944

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Si de mi amor aguardáis Se aspettate che il mio l’eterno e fluttuante presente di Don Giovanni. Va in
Señora, de aquesta suerte, amore scena così il rapporto tra tempo ed eternità: Don
el galardón en la muerte, con la morte sia punito Giovanni nega ogni valore e dignità ai morti e
¡que largo me lo fiáis! molto tempo, mia conseguentemente alla trascendenza, all’idea cristiana
signora, di una vita oltremondana; se il mistero fondante la
voi così mi concedete! religione cristiana è quello della redenzione grazie al
sacrificio di un morto che ritorna, il peccatore
diabolico sfida la sacralità della morte e della vita
eterna. L’oltraggio del protagonista al morto risiede
esteriormente nella violazione dell’onore della figlia e
Nell’opera di Molière, invece, questo legame nell’uccisione; ma Don Giovanni si rende soprattutto
fortissimo manca: l’uccisione del Commendatore è colpevole di aver violato ed irriso la separazione tra
lasciata all’antefatto, non è motivata e dunque non mondo terreno ed ultraterreno, disturbando la quiete
appare legata ad un inganno ai danni di una donna, ed dei morti, come è evidente nel libretto di Da Ponte:
il nesso eros-thanatos si dissolve. Ad essere punito,
dunque, più che il libertino è l’ateo, che ha osato COMMENDATORE: Ribaldo audace,
irridere il mondo dei morti con la sua condotta lascia a’ morti la pace.
immorale e con il suo oltraggio:
E in Grabbe:
LA STATUE: Dom Juam, l’endurcissement au
péché traîne une mort funeste, et les grâces du DON GIOVANNI:
Ciel que l’on renvoie ouvrent un chemin à sa Allora, sì, vedremo
foudre. chi sarà più potente, se lo spirito
dei sepolcri o del vino; e se quest’ombre
LA STATUA: Don Giovanni, l’ostinazione nel oseranno lottar con carne e sangue
peccato trascina con sé una morte funesta, e il e entrar nella luce del piacere.
disprezzo della misericordia di Dio apre la
strada alla sua folgore. Nel secondo momento dell’episodio è rappresentata la
Statua che, accolto l’invito, si presenta a casa di Don
Ma anche nel libretto di Da Ponte il legame tra Giovanni; il confronto avviene sempre durante un
l’uccisione del Commendatore, avvenuta per altro in fastoso banchetto del protagonista, che, con
un duello regolare, e la vendetta finale è piuttosto un’esplosione di edonismo, si vanta delle proprie
labile; il senso cupo della punizione, che incombeva astuzie e decanta i piaceri della vita.
nell’opera di Tirso grazie agli ammonimenti di
Catalinón e alle parole inconsapevolmente profetiche DON GIOVANNI: Vivan le femmine,
del protagonista stesso, si abbatte solo nel finale in viva il buon vino,
un’opera che è essenzialmente giocosa. sostegno e gloria
La sequenza del rapporto tra Don Giovanni e il d’umanità!
morto prevede tre fasi: nella prima, Don Giovanni si
imbatte nella Statua dell’ucciso, legge l’epitaffio in cui Dopo questa esaltazione dei piaceri, il confronto tra
è annunciata la vendetta ed oltraggia il morto mondo terreno e dimensione celeste è fortemente
invitandolo a cena. La lettura dell’epitaffio provoca il amplificato, e Don Giovanni viene colpito proprio in
ricordo ed il riconoscimento del passato peccaminoso un momento di massima sicurezza ed
ed annuncia la vendetta futura, introducendo nella autoaffermazione.
storia quelle dimensioni temporali che nella mente di Nell’opera di Tirso la Statua ricambia l’invito,
Don Giovanni mancano del tutto. Anche per questo, è e agli spettatori è offerta una cena opposta alla prima:
significativo che il morto si presenti al protagonista alla luce e al fasto della sala di Don Giovanni
come statua – che ha la funzione di eternare il ricordo corrispondono il buio della cappella del Morto, ai cibi
del passato nel futuro - e non come spirito o scheletro: e ai vini raffinati scorpioni e fiele, ai musici che in casa
il marmo rappresenta la durezza e l’ineluttabilità del del protagonista inneggiano alla beffa e procrastinano
tempo, congiunge in sé passato e futuro e va a rompere il pentimento fanno da controcanto i musici infernali

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che esaltano la giustizia divina; è evidente in questa del saluto. Ma non ho fatto nulla
insistenza il gusto barocco per il macabro, ridotto nelle di cui debba pentirmi. Quel che ho fatto
opere successive. Molière mantiene il doppio episodio, mi piace. Non mi occorre ravvedermi
ma entrambi si svolgono a casa del protagonista; Da perché sono contento di me stesso.
Ponte e Grabbe, invece, sopprimono il terzo momento
del rapporto tra Don Giovanni e il Morto: la punizione E più avanti:
non avviene più in un luogo che già avvicina il
peccatore all’inferno, né in due momenti, ma irrompe DON GIOVANNI: Ciò che sono rimango. Don
con forza nella sua vita e nella sua dimora, senza Giovanni
lasciargli la possibilità di sottrarsi. Nelle prime due non è più nulla se diventa un altro.
opere, dunque, Don Giovanni si intestardisce nella sua Meglio essere Don Giovanni nel sulfureo
sfida: per potersi vantare del suo coraggio in Tirso, per abisso che esser santo nella luce
estrema coerenza in Molière, in entrambi i casi non del paradiso. Con voce tonante
basta un solo incontro con il morto per generare il hai domandato, con voce tonante
finale. Se nel Burlador de Sevilla la separazione tra io ti rispondo: NO!
mondo terreno e aldilà è amplificata e ribadita dalla
ripetizione a specchio di questa scena, nelle opere In tutte le versioni la Statua chiede a Don Giovanni di
seguenti i due mondi si compenetrano con più facilità, porgere la mano: è un gesto simbolico forte, che
e il luogo fisico in cui avviene la scena perde significa l’abbandono delle false promesse e degli
importanza a favore di una maggiore imponenza ed inganni, sanciti con lo stesso gesto ma poi traditi; come
onnipresenza del potere divino; il pubblico è stato così funzione drammatica, l’azione produce l’epilogo
privato di una scena di sicuro impatto, ma sarà stato perché tramite essa si realizza in modo fisico il legame
forse più fortemente impressionato da un vendicatore con il Morto e la punizione.
divino che bussa alla porta di casa del peccatore. 7. Le donne
Tirso de Molina (pseudonimo di Gabriel Le figure femminili svolgono un ruolo
Téllez) era un frate mercedario, e come tale non poteva indispensabile nella vicenda di Don Giovanni, perché
che dare alla sua opera un evidente fine edificante, rappresentano la controparte ingannata che gli permette
corroborato dal tentativo di pentimento finale del di mettere in scena la propria istanza di profanazione
protagonista; ma la Statua, rispondendo al motto di ed il proprio temperamento. La pluralità ed incostanza
Don Giovanni - ¡que largo me lo fiáis! -, ribatte che delle avventure erotiche è sicuramente da connettere
non c’è tempo per un confessore, che il momento della con il gusto barocco per la varietà e l’instabilità, tanto
punizione è giunto e non si può più procrastinare. che nell’opera di Tirso si possono individuare
Nelle opere successive, invece, Don Giovanni variazioni raffinate nella ripetizione degli inganni, che
rifiuta strenuamente di pentirsi, con un’arroganza quasi seguono appunto questa inclinazione: le donne sedotte
testarda, come è evidente in questo passo di Molière: sono quattro, due nobili, sedotte da Don Giovanni
mascherandosi da loro legittimo amante, e due
DOM JUAN: Non, non, il ne sera pas dit, quoi qu’il popolane, sedotte con promesse di matrimonio; dei vari
arrive, que je sois capable de me repentir. momenti dell’inganno sono rappresentate direttamente
DON GIOVANNI: No, no, non sia mai detto, accada sulla scena di volta in volta parti diverse, tanto che
quel che accada, che io mi pieghi a pentirmi. Donna Anna, la figlia del Commendatore, addirittura
non compare mai in scena, ma è presente solo come
Altrettanto forte è il rifiuto nell’opera di Mozart e Da voce fuori campo. Tirso de Molina non dà rilievo
Ponte, dove alle ripetute insistenze della Statua e di particolare a questa figura, che pure è il tramite tra Don
Leporello, il protagonista continua a rispondere con un Giovanni e il Morto e la causa scatenante
rifiuto. Ma in Grabbe la ricusa del pentimento, che nei dell’uccisione, e quindi della vendetta di quest’ultimo;
precedenti è un fatto nitido e potente, viene nella sua commedia le donne sono eroine collaterali
precisamente motivata – ed è caratteristica di tutta che hanno forza come insieme, come numero, seppure
l’opera questa forse eccessiva spiegazione dei a loro e ai loro diversi contesti sia riservato uno spazio
comportamenti dell’eroe, già spinto dal faustismo sulla non piccolo.
via della meditazione: Nelle opere successive il numero di donne sedotte
DON GIOVANNI: Grazie in scena si va riducendo, ed acquista invece potere

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sempre maggiore il protagonista, attorno a cui finisce amate ancora di un ardore senza pari, e che nulla
per ruotare tutto nell’opera di Mozart. Molière elimina potrà mai separarvi da me se non la morte?
del tutto Anna e la sua funzione mediatrice di figlia del
Morto, ma introduce un personaggio di grande potenza, E Don Giovanni, pur dicendosi incapace di mentire, le
cioè Elvira: sedotta e strappata al convento con un propina un’altra menzogna, provocando in lei un’ira
lungo ed ardente corteggiamento, è la legittima sposa cieca e l’invocazione della vendetta divina. E’ una
di Don Giovanni, l’unica ad avere il potere di scena già scritta, anonima, impersonale: la scena
impressionare il protagonista, ridurlo alla riflessione e dell’amante tradita che invoca spiegazioni – seppure
scatenare in lui pensieri diversi: con eccezionale lucidità – e urla la propria rabbia,
mentre l’amante traditore tenta di giustificarsi e di
DOM JUAN: Sais-tu bien que j’ai encore senti quelque sottrarsi definitivamente, ormai volto con la mente ad
peu d’émotion pour elle, que j’ai trouvé de l’agrément altro. Nella commedia di Tirso è sottolineato più volte
dans cette nouveauté bizarre, et que son habit négligé, questo carattere di impersonalità nell’atto amoroso
son air languissant et ses larmes ont réveillé en moi ricercata dal protagonista: ad esempio, proprio
quelques petits restes d’un feu éteint? nell’apertura della commedia, sorpreso negli
appartamenti di Donna Isabella ed interrogato sulla sua
DON GIOVANNI: Sai che ti dico? Son perfino riuscito identità, Don Giovanni risponde:
a provare quasi un po’ d’emozione per lei: ho trovato
abbastanza interessante questa bizzarra novità, e così DON JUAN: ¿Quién ha da ser? DON
malmessa, languida e in lacrime, essa ha risvegliato in GIOVANNI: Chi vuoi che siamo?
me un qualche rimasuglio dell’antico fuoco. Un hombre y una mujer.
Un uomo e una donna.
In questo passo si apre uno spiraglio nel granitico
atteggiamento di Don Giovanni, un ripensamento – sia L’atto sessuale, che sia burla o che sia piacere, è un
pure momentaneo – nel suo infaticabile gettarsi da un tentativo di ledere l’individuo nel suo onore e nella sua
piacere all’altro; dura solo un istante, viene poi travolta vita interpersonale, riproducendo uno schema di
dalla vita e dal banchetto, ma questa riflessione è una coazione a ripetere che annulla del tutto l’unicità delle
pennellata commovente e geniale, che apre un mondo persone, che le travolge in un infinito gioco di parti
rispetto ad un personaggio più chiuso e coerente vuote, recitate a bella vista. Elvira invoca parole
com’era quello di Tirso. Lo spettatore è ovviamente letterarie e stereotipate, ha sperimentato l’uscita da sé e
portato a chiedersi cosa abbia colpito Don Giovanni: la deresponsabilizzazione che comporta il lasciarsi
Elvira si è già presentata al protagonista nell’apertura trascinare in questa recita, e vuole essere ingannata
del dramma, esigendo spiegazioni per l’essere stata ancora, vuole ancora soddisfare questo gusto del teatro
abbandonata, e, di fronte all’iniziale confusione e ripetere come centinaia di altre donne la parte
dell’amante, lo ha esortato a mentire per sostenere dell’amante tradita ed abbandonata. La maschera infatti
l’inganno dell’amore. Elvira ammette di essersi voluta annulla il sé, il ruolo sociale, il nome, nell’eterna e
ingannare da sola, di aver nutrito da sola l’illusione, e anonima vicenda amorosa del mondo, nella naturalità
chiede a Don Giovanni di permettere nuovamente dell’unione tra uomo e donna. Ma quando si presenta a
quest’auto-convincimento, di assumere la maschera Don Giovanni pentita, pronta a riconoscere le proprie
dell’innamorato: colpe e ad espiarle, senza chiedere più menzogne ma
un disinteressato ed autentico pentimento, sovverte
DONE ELVIRE: […] Que ne vous armez-vous le front tutto questo, rompe la barriera dell’alienazione e fa
d’une noble effronterie? Que ne me jurez-vous que penetrare la vita vera – meno scenica delle urla e degli
vous êtes toujours dans les mêmes sentiments pour enfatici discorsi del primo atto, ma patetica, grandiosa
moi, que vous m’aimez toujours avec une ardeur sans nei suoi reali ed unici sentimenti. E allora Don
égale, et que rien n’est capable de vous détacher de Giovanni, schiacciato dalla condanna alla farsa e
moi que la mort? all’uscita da sé, avverte per un attimo la grandezza di
DONNA ELVIRA: […] Perché non prendete la una vita autentica e fortemente individuale, superiore
maschera di un nobile sdegno? Perché non mi giurate al vuoto armeggiare di maschere sul solito
che per me nutrite ancora gli stessi sentimenti, che mi palcoscenico. Ma mentre sta iniziando a confessarlo,
Sganarello subito interpreta le sue parole come

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ennesima prova della sua durezza, e Don Giovanni è pronta a sacrificare la propria anima per permettergli la
costretto a calarsi di nuovo nei propri cinici panni, salvezza e la redenzione. Ma Grabbe non arriva ancora
invocando la cena e coprendo con un velo d’ironia la a questo: è Faust a pentirsi, a piangere per la morte di
propria segreta conquista: Anna, mentre Don Giovanni è pronto ad amare nuove
donne, incapace di essere fedele a chi non è più, come
DOM JUAN: Oui, ma foi! Il faut s’amender; encore è incapace di portare rispetto ai morti, vivo
vingt ou trente ans de cette vie-ci, et puis nous nell’assoluto presente. Rispetto all’Anna di Mozart,
songerons à nous. accesa di un odio instancabile verso Don Giovanni,
DON GIOVANNI: Sì, è proprio vero: bisogna cambiar ossessionata dal ricordo del padre morto, motore dei
vita! Ancora venti o trent’anni così, ma poi bisognerà tentativi di vendetta di Ottavio, l’Anna di Grabbe si
pensarci seriamente! lascia facilmente conquistare dalle stereotipate parole
di Don Giovanni, rimane fedele ad un marito non
Anche nell’opera di Mozart e Da Ponte Elvira amato, è lacerata dal conflitto per la sua incapacità di
suscita – unica tra tutte – un doppio interesse nel comprendere la vanità del gioco amoroso:
protagonista: scorgendola da lontano nell’atto di
piangere, Don Giovanni progetta di sedurla, salvo poi ANNA: Seduttore! Quando ti guardo e ascolto,
accorgersi della sua identità e lasciare a Leporello le il massimo dolore e il sommo bene
spiegazioni, come già aveva provato a fare il si confondono in me.
protagonista di Molière. Ma la beffa raggiunge il
culmine quando Don Giovanni finge di voler 8. Don Giovanni
riconquistare Elvira, facendosi poi sostituire da Nella coscienza contemporanea il nome di Don
Leporello per andare a sedurre la cameriera Giovanni è associato esclusivamente alla seduzione,
dell’amante e per portare a compimento un “bel ma in origine la sua essenza era più che altro quella del
colpetto”. In quest’opera dunque Don Giovanni, senza peccatore, del ribelle che infrange la separazione tra
nemmeno che gli sia richiesto, perpetua l’inganno e mondo dei vivi e mondo dei morti, che sfida l’ordine,
ovviamente Elvira si presta prontamente a credergli, che non rispetta una delle categorie fondanti i rapporti
nonostante si fosse in precedenza convinta della sua umani: il tempo. L’unico tempo di Don Giovanni è il
malignità. La drammaticità delle figure femminili presente, e tutte le sue azioni sono sceniche, pensate
stride nettamente con l’atteggiamento giocoso del per un pubblico e per essere fruite nell’immediato; è un
protagonista; tra le donne ingannate, Elvira è la più personaggio senza crepe, una maschera perfetta nella
patetica di tutte perché si sente la legittima sposa, sua coerenza, le cui azioni sono tutte conseguenze
perché sottrae Zerlina all’infido seduttore ma è pronta razionalmente ordinate della sua istanza di ribellione.
a ricadere tra le sue braccia, credendo inconsciamente In un’ultima analisi, anche se in modo velato, Don
di avere qualcosa in più delle altre. Ed effettivamente è Giovanni si rivolta contro Dio, la religione cristiana e
l’unica donna la cui seduzione vada oltre la società che ne deriva; e se Faust è un ribelle
l’immediatezza: in Molière, Don Giovanni ne esaltava metafisico, Don Giovanni è un ribelle nella pratica,
la lenta conquista, l’assidua opera di seduzione e la perché in mancanza di trascendenza può dimostrare di
progressiva resa, e in Mozart è sedotta due volte; esistere solo nell’azione. In questa ottica il suo vivere
Elvira, insomma, è la donna che ritorna, che tenta di in un eterno presente, l’agire per coazione a ripetere,
inceppare la coazione a ripetere. arricchendo di virtuosistiche ma minime variazioni
Al centro dell’opera di Grabbe, invece, c’è una sola l’identico meccanismo di rottura dell’ordine, sono
donna, e per di più contesa dai due protagonisti: Anna prove di una lotta contro il tempo teleologicamente
è la meta inaccessibile per Faust e per Don Giovanni, orientato del cristianesimo. Don Giovanni rifiuta la
l’aspirazione alla fuga dalla vita normale, l’approdo trascendenza e la morte, rifiuta l’amore come percorso
impossibile del loro delirio d’onnipotenza. E’ notevole privilegiato verso Dio, rifiuta l’ordine costituito
la variazione sul tema della punizione: è proprio donna introducendo fattori di disgregazione che sfidano Dio
Anna, insieme al marito ucciso da Don Giovanni, a nella donna, nell’altro, nella morte. Il messaggio
commuoversi per la sua sorte e a mandare la Statua da chiave della religione è sovvertito nelle azioni di Don
lui perché lo esorti a pentirsi; questo meccanismo sarà Giovanni: l’amore non è più charitas che conduce a
sviluppato dalle generazioni successive, fino a fare di Dio ma degradazione, non è dono disinteressato di sé
Anna l’unico e salvifico amore di Don Giovanni, ma inganno, possesso violento, sacrilegio. E non è più

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nemmeno eros, cioè fusione, ma si risolve in Il Don Giovanni di Molière è di tutt’altro segno:
un’imposizione della propria identità sull’alterità con cinico, arido, costruttore di una filosofia di vita
un’estensione sempre maggiore dell’io che soffoca, complessa e assolutamente poco spontaneo, privo di
anziché assorbire, l’altro. Come conseguenza di questa quell’impeto e di quella gioia, in alcuni tratti sembra
sovversione, il Morto non torna per redimere e salvare quasi stanco e costretto nella sua maschera; in scena
(il Cristo) ma per punire. non riesce a portare a compimento le sue conquiste, ma
Protagonista assoluto di queste opere, assume non sembra curarsene troppo. E’ un uomo che fa della
importanza sempre maggiore man mano che il ruolo maschera e dell’ipocrisia una filosofia di vita, non a
degli altri personaggi si riduce: nella commedia di caso figlio di un Molière amareggiato dalle critiche al
Tirso beffa quattro donne, ma alla fine dell’opera, dopo Tartuffo e desideroso di scagliarsi contro i suoi ipocriti
la sua punizione, l’ordine che ha turbato viene accusatori:
ristabilito e tutti i personaggi si sposano, come vuole il
tradizionale copione della commedia; è un Don DOM JUAN: Il n’y a plus de honte maintenant à cela:
Giovanni – per così dire - giovane, barocco, spagnolo, l’ypocrisie est un vice à la mode, et tous les vices à la
preda di impeti gioiosi e forse addirittura sincero nella mode passent pour vertus. Le personnage d’homme de
sua incontinenza, le cui seduzioni sono quasi bien est le meilleur de tous les personnages qu’on
giustificate dal padre e tollerate dalla Corte, poco più puisse jouer aujourd’hui, et la profession d’hypocrite a
che ragazzate che il tempo può cancellare e che in de merveilleux avantages. C’est un art de qui
alcuni casi sbloccano situazioni in modo positivo. l’imposture est toujours rescpectée; et quoiqu’on la
Anche la società in cui si muove è corrotta, sebbene découvre, on n’ose rien dire contre elle.
protesti a gran voce il proprio rigido codice dell’onore,
tanto che le sue azioni scatenano prontamente altri DON GIOVANNI: Non è più cosa di cui ci si debba
inganni. La società è fortemente presente in Tirso, e vergognare: l’ipocrisia è un vizio alla moda, e tutti I
sempre meno lo sarà nelle opere successive; ma vizi alla moda sono considerate virtù. Il personaggio
nonostante questo contenuto d’ordine sociale, El del benpensante è la parte più bella che si possa
Burlador de Sevilla è opera essenzialmente religiosa, e recitare al giorno d’oggi, e la professione di ipocrita
come tale fu percepita dai contemporanei. La si può dà dei vantaggi eccezionali. E’ un’arte che nessuno
leggere, in un dittico di natura teologica, insieme ad smaschera mai; e anche ove la si smascheri, nessuno
un’altra opera di Tirso, El condenado por desconfiado: osa mai parlarne male.
in quest’ultima il protagonista è condannato per
mancanza di fede nella Misericordia divina,
esattamente all’opposto di quanto accade per Don Questo Don Giovanni è filtrato dallo scenario
Giovanni, che ha eccessiva fede nella Misericordia e importato dai comici italiani a Parigi: allo schema
rimanda all’infinito il momento del pentimento, senza ridondante di Tirso de Molina viene applicata una
riconoscere l’altro attributo divino, cioè la Giustizia. maggiore verosimiglianza e aderenza alle regole
La disputa si inquadra facilmente nel clima aristoteliche di unità, ed in questo modo il personaggio
controriformistico spagnolo del XVII secolo, più emerge con forza maggiore, caratterizzato in modo più
precisamente nella questione della Grazia e del dettagliato. L’archetipo della controversia religiosa si
rapporto tra fede ed opere; e le due opere furono evolve in un’opera di difesa della ragione, dove le
giudicate così riuscite nel loro intento edificante da seduzioni di Don Giovanni sono più evidentemente
provocare la riabilitazione del loro autore, caduto in funzionali alle sue posizioni filosofiche. Le sue azioni,
disgrazia nell’Ordine della Mercede di cui faceva infatti, non sono più burle, ma fatti bellici,
parte. Come sostiene Umberto Curi80, solo un religioso rigorosamente discendenti da una filosofia vicina al
che avvertisse pienamente la forza dell’amore cristiano libertinaggio erudito (cui Molière si era avvicinato
poteva concepire una forma così concreta e profonda di tramite l’amicizia con Gassendi): la sua visione del
ateismo e ribellione, e trasformare l’ateo Leonzio della fenomeno amoroso risponde ad una separazione netta
tradizione precedente nel fortunatissimo personaggio tra etica e religione e ad una logica perfetta:
che conosciamo.
DOM JUAN: Non, non: la costance n’est bonne que
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! pour des ridicules; toutes les belles ont droit de nous
80
U. Curi, Filosofia del Don Giovanni, Milano 2002 charmer, et l’avantage d’être recontrée la première ne

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doit point dérober aux autres les justes pretensions e priva di profondità da catturare ogni cosa, in
qu’elles ont toutes sur nos coeurs. un’esagerazione che non è più episodica ma
sostanziale; Kierkegaard ha visto in lui il simbolo
DON GIOVANNI: No, no, la costanza sta bene perfetto del demoniaco sessuale, sintetizzato
soltanto ai damerini da commedia: tutte le belle donne nell’irriverente potenza delle arie musicali che lo
hanno il diritto di affascinarci, e il vantaggio di essere accompagnano sulla scena. Ma è un eroe già in crisi,
stata incontrata per prima non deve defraudare le alter ostacolato da tutti gli altri personaggi ed infine anche
delle giuste pretese che tutte devono poter avere sul da Leporello, che si coalizzano contro di lui e arrivano
nostro cuore. a rivestire un’importanza inedita; i suoi successi
amorosi sono relegati in una dimensione anteriore
Di conseguenza, se il Don Giovanni di Tirso cercava di all’opera: sono certo più numerosi dei suoi
minimizzare le proprie colpe, il protagonista di Molière predecessori, ma bilanciano i fallimenti a cui
le difende come scelta consapevole e paradossalmente assistiamo in scena.
onesta; se il primo faceva di tutto per dare La disputa religiosa e la satira sociale cedono
un’apparenza di realtà alle proprie menzogne, il quindi il passo ad un’opera in musica dove il senso
secondo ha una condotta assolutamente sincera nella prevale su ogni ragione: il cosmo rappresentato è reso
sua coerenza, di cui le menzogne sono solo un velo da Don Giovanni quasi selvaggio, un’umanità
contestuale. Questo comporta che sia l’impianto indistinta e poco regolata dove tutto può accadere,
religioso in Molière ad essere funzionale all’analisi interamente sottomessa all’individualità potentissima
umana, alla critica sociale, al contrario di quanto del protagonista, mai così unitaria e priva di zone
avveniva in Tirso de Molina; ed infatti il Don Giovanni d’ombra. Questo caos di idee e di voci, tutte esistenti
francese fu accusato di ateismo e censurato (complice solo in relazione a Don Giovanni, è evidente nelle
la disputa teologica, in cui Dio viene difeso goffamente scene finali, in cui tutti gli altri personaggi si
da Sganarello), ricevendo un’accoglienza ben diversa riuniscono nella confusione creata dalle sue
da quella riservata al suo predecessore. contraddizioni:
Il Don Giovanni di Mozart consegna il mito al
romanticismo (grazie anche alla rielaborazione che ne TUTTI (salvo Leporello): Mille torbidi pensieri
fa E. T. A. Hoffmann), mescolando sapientemente mi si aggiran pel cervello,
elementi comici e drammatici; il protagonista compare che disordine è mai quello,
da ogni parte, in ogni scena, vero centro motore di ogni che impensata novità!
azione, dominando tutti i personaggi con la sua forza
indifferente e travolgente, una forza elementare ed L’ultimo Don Giovanni, quello di Grabbe, ha già una
istintiva ben diversa dal freddo cinismo e dalla storia alle spalle: la sua fama di seduttore si è diffusa e
solennità che gli apparteneva nella versione di Molière lo precede, le sue tecniche di seduzione sono già
o dal fascino quasi adolescente della versione codificate ed egli è l’unico a comprenderle e a farne
spagnola. Rispetto al predecessore francese, Da Ponte parodia (“son romantico e aspettare non posso”). E’ in
abbandona le speculazioni e si avvicina piuttosto un certo senso un personaggio già consapevole dei suoi
all’archetipo di Tirso de Molina, accentuando la trascorsi letterari e smaliziato rispetto agli usi più
frenesia e il gusto della ripetizione. Già il Burlador de banali che si sono fatti della sua figura:
Sevilla era caratterizzato da una commistione dei
generi, fedele anche nella struttura formale all’istanza DON GIOVANNI
di pervertimento e di sovversione del protagonista; ma [...]sciocchi che hanno sentimento: invece
Da Ponte e Mozart accrescono questo caos in tutta cioè d’avere in grado sufficiente
l’opera: livello musicale e testuale non si integrano, ma spirito e fantasia da trastullarsi
si oppongono continuamente; a scene comiche con la passione e ornarne l’orizzonte
corrispondono arie drammatiche, in una tensione mai dell’esistenza come d’un diadema,
risolta che sprigiona la carica eversiva del dramma. ne accettano la pena, gridan forte
L’amore è – ancor più che nelle opere dal gran dolore e spacciano tal merce
precedenti – velato di morte e di rovina per i per sentimento libero ed autonomo.
personaggi femminili, ma Don Giovanni si muove in
una ricerca dei piaceri così spasmodica, indifferenziata

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La maggiore consapevolezza fa sì che le seduzioni di metafisico, Don Giovanni è il ribelle pratico; entrambi
questo personaggio non coincidano più con false cercano una pienezza che non riescono a raggiungere,
promesse e travestimenti, ma risiedano nell’uso devastati dal loro stesso delirio di onnipotenza.
iperbolico ed ironico del lessico amoroso codificato. Riprendendo i termini della mistica, Faust è la via del
Gli altri personaggi, Faust incluso, sono invece schiavi vuoto: cerca il paradiso passando per l’inferno,
delle parole, come sono schiavi di una realtà che non rinuncia alla possibilità pratica di trovare la pienezza
riescono a percepire nella sua reale inconsistenza. Don con la fede in Dio – che non riesce ad avere - per
Giovanni sa di condurre un’esistenza inautentica, ma lo rassegnarsi alla ricerca teorica; Don Giovanni è invece
accetta e ne fa un punto di forza; Faust invece si ostina la via della pienezza: cerca l’assoluto nella vita di tutti
a voler cercare una ragione anche nell’amore, che gli i giorni, ma percepisce, forse più acutamente di Faust,
viene proposto da Satana come mezzo per allontanarsi l’intollerabilità della vita, contro la quale
dalle sue insaziabili speculazioni, per vivere facendo consapevolmente combatte gettandosi in avventure che
baldoria come Don Giovanni. Ma tra i due personaggi, gli impediscano di percepire il vuoto. Questa
Faust conoscerà un’evoluzione: farà dell’amore un differenza fa sì che la meta per Don Giovanni sia
motivo di grandezza, di forza primigenia, un trionfo morte, fine della lotta, perché la sua è ricerca della
sull’inferno, riuscendo finalmente a trascendere i limiti varietà, e ogni meta, una volta raggiunta, è uguale ad
umani proprio con il sentimento umano per eccellenza, un’altra; per Faust invece la meta è la verità, e
prima di cadere. Faust, dunque, si umanizza tramite attraverso la morte (dell’anima) spera di giungere
l’amore per Anna, mentre Don Giovanni, che pure all’unità di Dio e del Vero:
sembrerebbe rappresentare più fedelmente l’uomo,
rimane insensibile alla morte dell’amata, incapace di DON GIOVANNI: FAUST:
credere in qualcosa, guardando con distacco – a tratti Lascia stare la meta… non Una meta! Una meta
angosciato, a tratti superbamente ironico - la propria la devi devo avere!
stessa vita. nemmeno nominare, anche Se c’è una via del cielo,
L’orgoglio per la propria eccezionalità lo porta se lotto passa certo
a rivendicare continuamente la sua essenza spagnola e per raggiungerla… dall’inferno (per me
quindi altra, all’interno di una società italiana e in Orribile è l’idea almeno)…
contrasto con il carattere nordico di Faust. E la società, che ogni meta è la morte. […]
come nella commedia di Tirso, è di nuovo fortemente Lui felice, Ecco la meta:
presente, con il suo rigido codice dell’onore: Anna, il chi lotta eternamente, anzi davanti a me l’abisso
padre di lei e Ottavio rappresentano valori sociali colui ove sprofonda,
stereotipati, e gli invitati della festa ci danno una che per sempre sapesse spumeggia e romba
parodia feroce di chi dovrebbe restaurare l’ordine; star digiuno. senza ritornata
come sempre in opposizione a questo codice il fiume dei pensieri e dei
comportamentale, Don Giovanni accresce il proprio sentimenti,
piacere nell’infrangere l’onore di Anna e nel sottrarla nel cui rimescolio l’idra
ad Ottavio, proponendo un’etica tutta sua, non certo del dubbio
lucida come quella che aveva in Molière, ma si torce e gonfia e con la
vigorosamente difesa: lingua rossa
emana fiamme velenose.
DON GIOVANNI: Portando a compimento la doppia punizione ai danni
Voi certo credete dei due protagonisti, Satana riconosce infine che
d’aver ragione, ed io credo il contrario. entrambi hanno lottato per un medesimo scopo
Mille forme ha il diritto e ciascun uomo (“Entrambi so che miravate ad una / stessa meta, sia
esercita la sua. Me, mi guidava pur per vie diverse.”). Ed entrambi si sono appropriati,
ciò che guidava voi, che guida ognuno prima di essere dannati, della consapevolezza
su questa terra, sol con vario nome. dell’inscindibilità di realtà e finzione,
dell’impossibilità di stabilire una qualche verità:
L’opposizione della cultura mediterranea a quella
germanica è stereotipo funzionale ad adombrare le
differenze tra i due personaggi: se Faust è il ribelle

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DON GIOVANNI: Come, molte volte in cui le ha già espresse; è il primo
l’amore FAUST: La parvenza è testimone della ripetizione, e come tale consolida la
mio sarebbe soltanto più valida del vero, coazione a ripetere del padrone, invitandolo ad
fantasia? più del sapere che non si aggiungere altre donne alla lista:
[… ] sa nulla.
Allora LEPORELLO: Non ne so nulla,
viva la fantasia che mille ma essendo l’alba chiara, non sarebbe
volte qualche nuova conquista?
val più della realtà. Io lo devo saper per porla in lista.

Il servo conosce del padrone le verità e gli inganni, è


testimone e di volta in volta aiutante o oppositore delle
9. Il servo sue imprese; prima ancora del pubblico, egli accetta la
Generalmente poca importanza viene data negli finzione drammatica, accetta di credere agli impetuosi
studi dedicati a Don Giovanni alla figura del servo (che discorsi di Don Giovanni, e nello spazio creato dal
ha i nomi di Catalinón in Tirso, Sganarelle in Molière, patto drammatico tra attore e pubblico – invitato a sua
Leporello in Da Ponte e Grabbe); è un personaggio volta ad accettare la finzione – si sviluppa la struttura
certamente convenzionale nel genere comico, ma nelle dell’opera. Ma c’è un altro aspetto di questo
opere analizzate può avere un valore aggiunto: il servo strettissimo rapporto: il servo non abbandona mai il
è il primo pubblico delle imprese di Don Giovanni, e proprio padrone, che espressamente gli richiede di
come tale media tra il protagonista e gli spettatori. essere fedele testimone di ogni sua azione e pensiero:
Come questi ultimi, infatti, egli si identifica con il DOM JUAN: Je veux bien, Sganarelle, t’en faire
proprio padrone, attratto dal suo vortice di successi e confidence, et je suis bien aise d’avoir un témoin du
dalla sua superiorità dialettica, ma sa costantemente di fond de mon âme et des veritable motifs qui m’obligent
essere altro; il servo è l’uomo comune, che biasima ma à faire les choses.
segretamente ammira Don Giovanni, e così facendo dà DON GIOVANNI: Lo dico a te in confidenza,
un rilievo eccezionale alle azioni del suo più forte Sganarello, perché voglio che qualcuno sia testimone
alter-ego, oltre ad una caratteristica luce comica. di quello che è il vero fondo del mio animo, e dei veri
E’ lui che presenta, nomina, descrive il motivi che mi obbligano a fare certe cose.
protagonista con lunghe tirate di biasimo o di ossequio Questa coerenza perfetta che il protagonista deposita in
e con epiteti; è lui a tenere il conto delle donne sedotte Sganarello è però anche una costrizione a mantenere la
dal padrone nella celeberrima aria della lista nell’opera maschera che si è scelto e a cui ha fedelmente aderito;
mozartiana. Ma se Don Giovanni è riassumibile in una e quando sembrerebbe voler derogare da questa
lista, in un epiteto (Burlador de Sevilla), il servo ha maschera, nel momento di sospensione dopo l’incontro
ampie zone d’ombra, una vita che esula dalla scena, con Elvira, è Sganarello a riportarlo alla sua coerenza,
nonostante corrisponda ad una tipologia fissa del non credendo possibile una riflessione di cambiamento
genere: Leporello, nell’opera di Mozart, è più (cfr pag 13). Possiamo dunque ipotizzare che il servo
smaliziato dei predecessori e quando viene costretto sia il primo a subire il fascino di Don Giovanni come
dal padrone a sedurre Elvira sotto mentite spoglie ci attore, come chi rientra perfettamente sotto
prende gusto, proprio come possiamo immaginare che un’etichetta, una maschera; come chi controlla
prendesse gusto il pubblico nel lasciarsi trascinare nelle perfettamente il proprio corpo e le proprie parole,
biasimevoli ma affascinanti avventure galanti di Don avendo un’identità forte ed unitaria che cerca di
Giovanni. Nell’opera di Grabbe, poi, si avvicina prevalere sulle alte identità oggettivandole, che si
talmente a Don Giovanni da ricevere la sua stessa estrinseca compiutamente in azioni conseguenti ed
punizione, conseguenza di una spregiudicata e fredda ordinate.
malignità, degna del padrone se non superiore. Che sia un Don Giovanni tutto corporeo, come
Il servo ha un’esistenza che è anche altro l’archetipo tirsiano, o che sia un Don Giovanni tutto
rispetto all’eterno presente e alla scena del intellettuale e filosofo come il modello di Molière, il
protagonista: ricorda al padrone gli impegni presi, protagonista è sempre un attore, e le opere che lo
allude alla punizione futura, contraddice le sue rappresentano hanno in sé una certa componente di
estemporanee affermazioni di amore ricordandogli le metateatralità, che genera riflessioni sul potere di

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persuasione del linguaggio, sul controllo dei rende Don Giovanni un perfetto archetipo di
sentimenti, sulla riproducibilità artificiale della vita comportamento, ma al tempo stesso ne annulla
emotiva. Il travestimento è istanza dominante in ogni l’individualità.
sua azione: consiste nell’essere sempre altro da sé, Negando questa sua essenza di maschera, gli
dotato di una fortissima unicità, ma al tempo stesso autori romantici hanno tentato di dare concretezza
illimitatamente ripetibile, come le azioni rituali e come anche alla dimensione reale del personaggio,
i travestimenti e le finzioni. Don Giovanni è un attore interrogandosi su cosa poteva esserci sotto la
non occasionale, perché rende la finzione un valore maschera, cercando di allargare le minuscole crepe
assoluto discendente da una filosofia terrena a metà della perfetta finzione; da qui sono nati molti Don
strada tra la speculazione pre-illuminista e la ritualità Giovanni malinconici ed angosciati, alla ricerca del
pagana, e come tale dà l’impressione di poter femminino o omosessuali, incapaci di amare, sterili,
controllare con perfetta consapevolezza due diverse sadici – ogni interpretazione è stata tentata. Ma
dimensioni: quella della realtà e quella della finzione, l’irriducibilità di Don Giovanni a persona, il suo essere
confondendole e piegandole a suo piacimento ed cioè esclusivamente personaggio, ne dimostra la forza
assumendo rispetto agli altri personaggi un potere letteraria e l’essenza mitica.
superiore. Come il rito è manifestazione concreta del
mito, e perciò azione umana ripetibile all’infinito e non -GAIA TOMAZZOLI.
più dotata di un’identità specifica, così la maschera

BIBLIOGRAFIA

Tirso de Molina, El Burlador de Sevilla y Convidado de piedra, edizione italiana a cura di Alfonso D’Agostino,
Milano 2011;
Molière, Don Juan ou le festin de pierre, edizione italiana con introduzione, traduzione e note di Luigi Lunari,
Milano 1980;
Libretto di Lorenzo Da Ponte per la musica di Mozart, Il dissoluto punito, o sia il Don Giovanni, a cura di
Giovanna Gronda, Torino 1995;
Christian Dietrich Grabbe, Don Juan und Faust, traduzione italiana di Ervino Pocar, Milano 1968;

Per una bibliografia completa, comprensiva delle opere letterarie e degli studi critici, si rimanda a:

Armand Edward Singer, A Bibliography of the Don Juan Theme. Versions and Criticism. In: West Virginia
University Bulletin. Series 54. No.10-1, April 1954;

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