Oltre il tema della fortuna e dell’intraprendenza dell’uomo un altro tema importante è quello
dell’amore in diverse sfaccettature, non solo l’amore nobile/che mobilita, ma anche quello
che porta ad agire. Pure l’amore vissuto in modo più licenzioso e libero. In Boccaccio si nota
una concezione nuova dell’amore, visto come sentimento naturale, positivo e appagante, e
che possa essere vissuto anche da una donna. Si registra un connubio tra amore e morte,
come nel caso di Lisabetta da Messina, si collega alla vicenda di Tristano e Isotta, che
andavano di moda.
I luoghi descritti sono molteplici:strade, case, boschi, che raccontano quindi le molteplicità
dei personaggi.
Si passa da coloro che fanno parte dei ceti sociali alti, per arrivare a quelli più bassi e
viceversa.
La componente meteorologica è importante, con pioggia, temporali, vicende raccontate sia
di giorno che di notte. Il mare è uno di quei luoghi che meglio rappresenta la fortuna, è
continuamente un cambiamento, insidiosa e imprevedibile.
Il luogo prediletto di Boccaccio è la città. Boccaccio si dilunga molto a descrivere gli oggetti:
ad esempio descrive il sarcofago di Andreuccio, e la falsa piuma dell’angelo Gabriele.
Boccaccio descrive ampiamente pure gli ambienti, lo fa perché i luoghi così descritti sono
utili a delineare meglio i personaggi e le vicende. L’ordine della cornice è presente anche
nella morale.
Il protagonista della prima giornata è privo di valori, mentre quello dell’ultima sarà valoroso.
La parola è importantissima dentro le novelle, sono simmetriche. Da un lato abbiamo il
narratore Boccaccio, nel proemio, nel commento delle novelle e nella conclusione.
Boccaccio fa uso di un periodo aulico, con costrutti latini, la reggente alla fine del periodo e
la subordinata prima. Usa termini colorati, latinismi, provenzalismi, e non manca il richiamo
ai termini della realtà quotidiana.
Nella prosa dei novellatori c’è una lingua più varia, le parti comiche vengono affidate ai
novellatori.
Tema centrale del Decameron è l’uomo, l’intelligenza, intraprendenza dell’uomo che
boccaccio chiama “industria”, la capacità dell’uomo di agire e di influenzare i fatti che
accadono e che sono posti dalla fortuna. La fortuna è quella forza cieca e laica che agisce
sulla vita dell’uomo, l’uomo però con la sua intraprendenza e la sua intelligenza riesce a
superare i casi avversi posti dalla fortuna. La fortuna può essere sia avversa che favorevole,
ma sta nell’uomo il saper cogliere i fatti positivi. (Con questo anticipa l’umanesimo, la
mentalità di Boccaccio è una mentalità nuova rispetto ai suoi tempi).
La fortuna non ha più una discendenza religiosa, non è più quella entità divina che regola le
cose del mondo, ma è la forza greca, casuale, capricciosa che scombussola, influisce la vita
dell’uomo.
Si evince quindi la mentalità nuova rispetto al Medioevo, Boccaccio cominciò a vedere di
nuovo al centro, così come sarà tipico nell'umanesimo.
Quindi la dimensione del Decameron è tutta orizzontale, la Divina Commedia aveva tutta
una dimensione verticale. L’uomo macchiato dal peccato parte dal basso per compiere un
percorso di espiazione e di ascesa, per arrivare fino a Dio, (l’obiettivo è il raggiungimento di
Dio, l’ascesa divina), questo perchè Dante rispecchia pienamente la visione medievale, è
intriso della filosofia aristotelica/scolastica, di tutto quello che sono le presenze e la mentalità
medievali. Secondo la visione medievale al centro di tutta l’esistenza umana c’è Dio e
l’uomo non fa altro che punirsi, fustigarsi per il peccato originale commesso, pentirsi e
mortificarsi per questo peccato commesso e l’unica centralità spetta a Dio nel medioevo.
L’uomo quindi si pente in vita, la vive mortificandosi e pentendosi in prospettiva della
redenzione e della fustigazione divina.
Nella mentalità di Boccaccio non si guarda più il cielo, Dio non è più al centro, ma si guarda
la terra, la centralità è orizzontale e la terra, perché al centro c’è l’uomo. La stessa cosa
nell’Orlando Furioso, anche lì c’è una dimensione orizzontale perché è un’opera tipica
rinascimentale, al centro c’è l’uomo che opera sull’esistenza e influisce sui fatti umani.
Questa è la vera novità del Decameron, (moltitudine di elementi ma temi centrali che
troviamo per lo più in tutte le novelle).
Questa molteplicità è resa però unitaria dalla cornice che è come se racchiudesse la varietà,
come se gli desse un ordine, un equilibrio a questa molteplicità.
Il linguaggio cambia ed è diverso da quello dei novellatori, il Boccaccio narratore utilizza uno
stile colto, una lingua sorvegliata, ampia complessa, di termini latini, francesismi, ma anche
termini plebei (però non estremi come quelli utilizzati da Dante). Mentre i novellatori che
appartenevano a diversi strati sociali, che vengono da tanti luoghi diversi, rappresentano
quindi quella molteplicità, la varietà anche linguistica, il discorso diretto è molto utilizzato e le
battute più divertenti, giocose, i giochi di parole, sono dette da loro, sono loro che procurano
all’opera quel che di interessante, curioso, hanno un linguaggio molto vivace, e li utilizzano
quando fungono da “voce narrante”, mentre le parti che scrive Boccaccio, la parti dove fa lui
da narratore, sono colte.
Andreuccio da Perugia
Questa novella fa parte della seconda giornata, è la quinta raccontata durante la seconda
giornata, viene raccontata da Fiammetta (personaggio presente nelle altre opere di
Boccaccio e dietro lei c’era Maria d’Angiò, che ha conosciuto a Napoli presso la corte di
Roberto d’Angiò, e che amava).
Andreuccio è un giovane che viene da Perugia e che si sposta verso Napoli con una
cospicua somma di denaro per una compravendita di cavalli. Andreuccio viene da una
piccola realtà, quella di Perugia, per arrivare nella grande Napoli, caotica e furba, abitata da
una moltitudine di persone, dove si riuniscono tutti i ceti sociali, finisce nell’ambiente più
vivace, quello del mercato. I mercati sono luoghi pieni di insidia, pericolosi, tanti salti in
banco, tanti imbroglioni che vogliono rubare, truffare. E Andreuccio è uno sprovveduto, è
ingenuo, non si è mai spostato dalla sua città, non aveva mai fatto un’esperienza del genere.
E’ talmente ingenuo che non nasconde la somma di denaro (dato che gliela potevano
rubare), la tiene bella in vista per far capire che voleva comprare (nel trattare i rapporti di
compravendita).
Tanto ingenuo che non n capiva che i soldi potevano essere oggetto di interesse per i
malviventi, quindi si presenta non come un personaggio positivo, a Boccaccio piace
l’industria, l’intelligenza, è lontano dalle tipiche qualità che piacciono tanto a Boccaccio,
quindi è un personaggio negativo, è credulone, sprovveduto. Ricorda tanto Renzo, che
arriva a Milano che non capiva nulla, che si caccia in tutti i guai immaginabili, vede i pezzi di
pane a terra e credeva fosse il paese della cuccagna, vede quella strana famiglia che litiga,
tutti sgarbati, che portavano grandi sacchi di farina, ma non si rende conto di quello che
accade, non conosce i fatti storici di Milano, anzi finisce nel tumulto e si mette a sbraitare
contro i potenti (nonostante non sapesse quello che stava accadendo), parla dei fatti suoi
(potenti che ostacolano i deboli, ma parla dei fatti suoi), si caccia nei guai e viene visto come
un capobanda, che vuole guidare la rivoluzione e la guardia cerca di arrestarlo, ma poi
riesce a sfuggire. Ma da questa esperienze uscirà un Renzo maturato, che prende
coscienza, che imparerà a non parlare più, quando andrà nella locanda successiva a
Bergamo non parlerà più di sé. Si trattava di un romanzo di formazione, questo Renzo esce
fuori come un personaggio che si è formato, che è diventato più astuto, e possiamo fare il
parallelo con Andreuccio.
Andreuccio a un certo punto riuscirà a sciogliersi da quelle difficoltà. C’è una giovane, bella,
astuta, ammaliante che inizia a osservarlo, a squadrarlo, nel frattempo lei si accorge che
un’anziana signora si avvicina a lui e che i 2 iniziano a parlare amorevolmente e quando
smettono di parlare trova il modo di avvicinare la signora e con la sua astuzia, arte e abilità
riesce a storcere delle informazioni alla signora tutte le notizie su Andreuccio, perchè
l’anziana tutrice era stata la sua tata, era legatissima a lui, e questa donna (che finge di
essere siciliana) trova il modo di attirarlo tra le sue grinfie, (era una popolana che abitava in
uno dei quartieri peggiori marietuggio), manda questa sua amica che finge di essere una
cameriera ( le donne di buone origini avevano questi tipi di servizi, la servitù) e lo fa invitare
presso la sua casa. E lui si reca ingenuamente presso questa casa la sera (si passa dalle
ore del giorno verso la sera, l’intera novella si svolgerà di sera nelle ore notturne, la città
elemento importante, rappresenta la fortuna, con le sue strade che si intersecano, che
diventano labirintiche, rappresentano le insidie della fortuna, anche le difficoltà che poi conia
la stessa fortuna).
Arriva lì, ingenuamente dato che non capisce manco che è finito in uno dei quartieri peggiori,
la ragazza lo accoglie con tanto affetto, simula un pianto di dolore/gioia, se lo stringe a sé,
se lo braccia, e gli racconta che lei era sua sorella, che il padre, quando era andato a
Palermo aveva avuto una relazione con una donna e lei era nata da quella relazione, e lui ci
crede perchè lei inizia a raccontare una serie di particolari che aveva estorto all’anziana
signore. Lei lo invita, mangiano insieme, bevono del buon vino e in questa fase si dilunga
nella descrizione della casa (Boccaccio) perché serve a spiegare meglio la vicenda, finito di
cenare si è fatta tarda sera e lui si prepara ad andare al suo albergo e lei lo ferma, non
conosci la città, fermati qui e lui si ferma a dormire. Quando lui si accinge a dormire, si
spoglia e posa il suo denaro e prima di andare a dormire và in bagno (una serie di tavole
con un buco). Lei aveva preparato un tranello, aveva allentato le tavole, quindi lui precipita
nel letame, nella fossa, quindi tutto sporco, quasi senza vestiti e soprattutto senza denaro.
Allora esce fuori e si mette a gridare, ma nessuno lo considera era un quartiere pieno di
malfamati, e uno si affaccia e gli dice di andarsene via che in quella casa ci abita una che se
lo prende lo ammazza. Allora cammina (questo momento rappresenta la prima caduta del
personaggio, dall’alto verso il basso, questi momenti simboleggiano la negatività, ingenuità
del personaggio, che non fa altro che cadere che non è in grado di affrontare, rappresenta la
sua negatività). Incontra 2 ladri che gli dicono cosa ci facesse lì e come mai fosse così
sporco e gli dicono che stavano andando alla chiesa perché era morto un cardinale ed era
stato sepolto nella chiesa e indossava un anello molto pregiato e gli chiedono se volesse
andare con loro per rubare l’anello nel sarcofago, ma non poteva andare con loro così
sporco e puzzolente allora si và a lavare in un pozzo, lui si cala giù, seconda caduta
dall’alto verso il basso e arriva la polizia, i 2 scappano e lui resta lì ma poi qualcuno tira la
corda e riesce a uscire pulito, E’ talmente sprovveduto dal cacciarsi nei guai, precipita in
mezzo ai guai e non se ne rende conto.
Si ricongiunge ai 2 ladri che erano tornati indietro e vanno alla chiesa. Entrano in chiesa e si
avvicinano al sarcofago e Boccaccio si dilunga nella descrizione del sarcofago, in particolare
della disavventura, allora lo aprono e lui ci entra, 3 caduta finito dentro il sarcofago che
rappresentano i momenti in cui si mette nei guai, (anticamente per far maturare i giovani li
rinchiudevano in luoghi bui per far maturare il ragazzo, il tempo passato al buio doveva
rinvigorirlo e farlo passare dall'ingenuità della giovinezza alla forza dell’età adulta). Quindi
queste 3 cadute dovevano far maturare Andreuccio, in effetti lui matura perché si è infilato
nel sarcofago e quando doveva prendere l’anello ma lui si fa furbo e lo mette in tasca, non lo
consegna ai ladri che sentono dei rumori e scappano, lasciando Andreuccio nel sarcofago
chiuso, insieme al defunto, finché nella notte arriva un altro gruppo di ladri, tra cui c’era
anche un religioso (molto grave, sottolinea anche quello che pensava Boccaccio sugli
ecclesiastici, corrotti), e lui inizia a fare rumore nella bara e i ladri, avendo aperto il
sarcofago, spaventati se ne scappano e lui riesce a uscire dalla bara e se ne scappa verso
l’albergo, dove tutti lo stavano aspettando preoccupati perché non era più tornato. Racconta
i fatti e gli dicono di andarsene da Napoli, perché lo cercavano i ladri, quelli che gli avevano
rubato i soldi, la polizia e quindi torna a Perugia.
Abbiamo un personaggio nuovo, maturo e positivo, che si è riscattato, che ha saputo
finalmente sfruttare la fortuna a suo favore che gli aveva posto dei casi negativi, quindi con
la sua intelligenza aveva saputo volgere positivamente i fatti.
Elisabetta da Messina
Racconta di un ambiente borghese, tre fratelli che vivono a Messina e sono dei mercanti che
si sono arricchiti con il commercio. Viene narrata da Filomena nella quarta giornata ed è la
quinta ad essere raccontata, (la quarta e la quinta giornata avevano come tema l’amore, la
sesta giornata era quella più importante perché narrava l’arte della parola) questa novella
rappresenta l’amore profondo e il connubio amore-morte, un amore tanto profondo e sincero
da portare alla morte, alla distruzione. I 3 fratelli si vogliono un bene profondo e loro, presi
tanto dall’attività mercantile hanno acquisito una buona produzione economica e
appartengono al ceto borghese e hanno un garzone che lavora per loro. Uno dei tre fratelli si
accorge, scopre questo amore tra Lisabetta e il garzone, e il giorno dopo lo racconta agli altri
due fratelli. Si tratta di un fatto disonorevole, il fatto che la sorella di ceto borghese possa
volgere le sue attenzioni e intrattenersi in una relazione con qualcuno di estrazione sociale
popolare può rappresentare per loro un problema, perché temono che la condizione della
famiglia possa scendere di posizione, di rango sociale a causa di questa contaminazione di
questo giovane.
Allora i tre stabiliscono di allontanare il ragazzo, dicono che lo mandano via per ragioni di
lavoro. Ma in realtà lo uccidono, e lo seppelliscono in un luogo fuori da Messina. La ragazza
all’inizio sta zitta e aspetta il suo ritorno, e lei soffre e chiede, ma chiede poco, è un
personaggio silenzioso, in realtà si racconta poco, si dialoga poco, la ragazza si accorge di
quest’assenza che dura nel tempo e lei soffre per amore perchè non lo vede più fintanto che
lui le appare in sogno e le racconta di essere morto, di essere stato ucciso e rivela il luogo in
cui è stato seppellito, vicino a un albero. E la ragazza crede a questo sogno, si tratta di un
sogno premonitore, di una rivelazione.
Allora il giorno dopo insieme alla sua dama di compagnia si reca fuori città dicendo ai fratelli
di volere fare una passeggiata perchè non gode più di buona salute, ed è vero perchè
soffriva per amore, voleva verificare se quel sogno avesse annunciato un fatto vero e si
recano in quel luogo. Si mettono a scavare e terribilmente trovano il corpo e questo la
distrugge, lei piange, soffre, avrebbe voluto portare il corpo con se e tra i singhiozzi delibera
di volergli tagliare la testa, avvolgerla in un panno e portarla con sé. Si rinchiude nella sua
stanza e tra i pianti, lamenti, si dispera e pulisce, lava bene questa testa che bacia,
accarezza, la avvolge pulita e profumata in un panno e la seppellisce dentro un vaso
ricoprendo il vaso di terra seminando il basilico, e stava lì a piangere su questo vaso e i
vicini che vedevano questi atteggiamenti assurdi si meravigliavano di vedere lei che faceva
questo. Ma lei si distruggeva sempre di più, e si ammalava e questa sofferenza d’amore è
talmente grande da indurla ad ammalarsi. E mentre che lei stava alla finestra e lei piangeva
e questa pianta di basilico cresceva con le lacrime di lei, i vicini si insospettiscono, e lei si
stava sfiorendo, e i fratelli insospettiti e vanno a vedere la pianta e decidono di lasciare
Messina, per paura di poter essere scoperti per l'uccisione commessa, e lei si distacca
completamente dalla realtà ammalandosi così gravemente da morire.
Dietro il gesto dei fratelli non solo c’è l’avarizia, il timore di perdere la propria posizione
sociale, ma forse anche un amore incetsuoso che si può leggere dietro il loro
comportamento, sono gelosi del fatto che la sorella possa amare un altro e che possa uscire
dal nucleo familiare che si sono ricomposti (i genitori non ci sono più, ci sono loro), un
nucleo familiare chiuso che si fonda sull’amore, sul buon nome e sulla posizione economica,
lei che si innamora di questo di un ceto inferiore sta spezzando questo nucleo chiuso. Un
altro motivo può essere quindi lo sconvolgimento nel nucleo familiare a causa di questo
quinto elemento disgregante. Però Lisabetta subisce in silenzio, non si lamenta, non parla,
muore in silenzio, non chiede mai ai fratelli, perchè tanto non avrebbe risposta, tutto si
svolge nel silenzio, anche l’organizzazione di quell’omicidio.
I temi centrali: ragion di mercatura, quanto il ceto borghese e mercantile visto così
positivamente da Boccaccio può diventare un ceto negativo, e può passare dall’essere
possessore di valori positivi a portatore di valori negativi, perchè tanto è attaccato al denaro
da diventare criminale, per il timore di perdere la propria condizione sociale uccidono
facendo morire anche la sorella per crepacuore, però non si parla, lei che è una donna che
soffre le pene di amore, la donna che è soggetto d’amore, però non parla a differenza di
Ghismunda.
Tancredi e Ghismunda
La prima novella della quarta giornata, anche questa raccontata da Fiammetta, la novella di
Tancredi e Ghismunda.
Tancredi e Ghismunda appartengono al ceto sociale aristocratico, però in una vicenda
analoga, Ghismunda era una vedova ed era tornata a vivere con il padre (Tancredi, anche
lui vedovo), lei si innamora di un loro servo e i due intrecciano una relazione. Il padre
Tancredi viene a conoscenza del fatto e non può accettare che la figlia si sia innamorata di
uno che appartiene a un ceto sociale inferiore. Ma lei difende in tutti i modi il suo amore, il
padre che apertamente le dichiara guerra, l’intera novella si basa sul dialogo, lei si difende
come se fosse un avvocato, si difende strenuamente e pone lo sguardo su quello che è il
sentimento d’amore e su ciò che conta davvero, il sentimento d’amore che sgorga nei cuori
nobili d’animo, non nei cuori aristocratici, un amore che ingentilisce, non conta chi è che
ama ma conta il sentimento d’amore. Quindi inizia a fare una serie di descrizioni,
avvalorando la sua tesi con una serie di dimostrazioni, c’è il confronto, lo scontro, il dialogo.
Lei che giustifica il suo amore dice che l’amore nasce nei cuori nobili, quindi si parla di
amore cortese ma c’è sempre il connubio amore-morte (il tema principale della quarta
giornata era l’amore infelice). Il padre non vuole però sentire ragioni e dirà che lo ucciderà,
infatti lo farà uccidere e offre a lei il suo cuore in una coppa, il cuore del garzone. Lei non si
piega come Elisabetta, che non aveva mai chiesto dov’era perchè non poteva disobbedire,
morirà anche ghismunda ma ribellandosi, nella coppa lei mette del veleno che beve nella
coppa dove c’era il cuore dell’amato. La morte non sempre rappresenta un ripiegamento di
se stessi, ma il suicidio può rappresentare anche una ribellione, un senso titanico di
reazione, ed è quello che avviene in questo caso. Il padre, nel momento in cui la figlia è
morta si pente, e seppellisce i due innamorati vicini.
Ma probabilmente il padre gisce in un modo così crudele perché essendo rimasti in due,
entrambi vedovi, la figlia tornata dal padre, si era creato questo circuito d’amore, un circuito
chiuso che il padre nutriva un amore incestuoso verso la figlia e non accettava per gelosia
che questo nucleo così saldo d’amore potesse essere spezzato per altro di rango basso.
Cisti il fornaio
Cisti il fornaio fu narrata durante la sesta giornata, che ha come tema l’abilità della parola, la
capacità, la giornata centrale, dedicata alla scioltezza della parola, l’arte del parlare, mentre
la settima e l’ottava giornata sono dedicate all’intelligenza.
E’ la seconda novella narrata durante la sesta giornata, la novella si apre con una riflessione
di Boccaccio, sarà stata forse la fortuna o forse la natura a fare in modo che in un corpo di
un uomo appartenente a un ceto medio della bassa borghesia (era un fornaio, appartiene
alle arti minori) vi fossero delle virtù e dei valori del mondo cortese, è l’incipit della novella.
Pur essendo un fornaio, ha una natura, un animo nobile, cortese, quel mondo cortese a cui
non appartiene. Cisti il fornaio sa bene delle differenze che ci sono nelle classi sociali e che
deve avere rispetto nei confronti di coloro che fanno parte delle arti maggiori e delle classi
maggiori/superiori.
Capita un giorno che nella città di Firenze giunga Messere Geri Spina (appartiene al ceto
aristocratico, alle arti maggiori) con degli ambasciatori che erano stati inviati dal papa,
questi ambasciatori furono ricevuti da questo Messere Geri Spina.
Capitò che davanti al forno di Cisti passassero ogni giorno questo messere insieme agli
ambasciatori per andare a svolgere delle mansioni, il proprio lavoro, e che notassero davanti
al forno Cisti che beveva dell’ottimo vino, perché si è un fornaio ma sta bene
economicamente ma non solo ha questo animo/virtù cortese, ma si permette anche le cose
migliori, di avere una buona tovaglia, pregiata, piatti puliti pregiati, di bere del buon vino.
Lui vorrebbe avvicinare questi uomini ma sa bene di non poterselo permettere, lui che è
inferiore non può prendersi la confidenza di invitare questi uomini alla sua tavola che sono di
un alto rango sociale, allora è talmente furbo e scaltro (tema centrale, è abile, fa in modo
che le situazioni si volgano a suo favore, sempre rimanendo nei limiti concessi alla sua
classe sociale, non andando oltre, perché ha un animo cortese e che si sa comportare
rispetto a chi è a lui superiore.
Allora un giorno davanti a questo suo forno apparecchiava questa tavola, linda, pulita ed
elegante mentre beveva del buon vino, gli uomini che passavano presi dalla calura dell’aria,
guardando questo vino avrebbero voluto guastarlo e si avvicinano e chiedono di gustarne un
po. Lui voleva questo ma non si permetteva di fare il primo passo, perché sapeva che non
poteva farlo, allora aspetta e induce gli uomini a chiedere loro stessi. Da quel momento lui
offrirà da bere come consuetudine per giorni a quegli ospiti. Venne il servo, che viene
chiamato "familiare", non poteva bere o stare con questi uomini, neanche poteva bere un
vino così pregiato perché non adatto a causa del suo rango inferiore.
Giunse il tempo in cui i legati dovessero ripartire, allora Gerri Spina decise di fare un ultimo
banchetto per salutare questi ospiti pronti a partire, e invita anche Cisti perchè era stato
molto cortese nei loro confronti. Ma rifiuta l’invito, non può accettare, non può stare in un
banchetto con tutti questi uomini perché appartiene a un ceto inferiore. Però si crea una
corrispondenza tra Cisti e Gerri Spina, perché c’è questo Cisti è un fornaio ma ha dei valori
cortesi, quindi si completa facilmente con il nobile, realmente nobile. Ma nonostante ciò
Gerri Spina ha il piacere di offrire un buon vino ai suoi commensali, allora manda il servo
che stava morendo di desiderio di gustare questo vino (troppo pregiato per la sua
condizione), allora fa il furbetto e si presenta da Cisti con un contenitore enorme e gli chiede
di riempirlo con il suo buon vino per Gerri Spina, Cisti capisce che non era per il messere ma
per il servo stesso, gli dice che non gli avrebbe dato nulla e che l’avrebbe potuto riempire
nell’Arno. Il servo torna a casa e riferisce a Gerri Spina che Cisti ha rifiutato, ma gli sembrò
strano perché era generoso, e lo aveva dimostrato offrendogli il suo buon vino, non si addice
alla persona di Cisti, e non si era mai sottratto dal mantenere vivi i suoi valori e dal suo
essere gentile. Allora Gerri Spina gli chiede cosa gli avesse detto e il servo gli dice che Cisti
gli aveva detto che avrebbe potuto riempire il contenitore nell’Arno e il messere gli chiede di
fargli vedere il contenitore e capisce tutto, perchè c’era una corrispondenza tra i due, perché
erano di ceti diversi ma avevano gli stessi valori cortesi. Allora sostituisce questo enorme
contenitore con un piccolo fiaschetto, e dice ora si che ti manda Gerri Spina, e non solo gli
riempie il fiaschetto, ma gli regala tutto il suo vino. E Cisti aveva capito che quel contenitore
era stata una iniziativa del servo, perchè il signore non si sarebbe mai permesso, secondo i
valori cortesi bisogna sempre avere il senso della misura.
I temi centrali: l’industria, l’intelligenza, sa stare al suo posto, sa attirare i signori e il messere
senza però andare oltre la sua condizione, sa volgere la fortuna a suo favore, i valori cortesi
e l’arte della parola, tramite la risposta che Cisti dà al servo e Gerri Spina capisce subito,
grazie alla loro affinità.
Si evince che ci sia un perfetto equilibrio tra le arti maggiori (classe aristocratica) e le arti
minori (media-bassa borghesia), questo è nella visione di Boccaccio, perché nella realtà non
c’era.
Boccaccio si dilunga nella descrizione per spiegare meglio chi è il personaggio.
Frate Cipolla
Siamo sempre dentro la sesta giornata, in cui si celebra l’arte oratoria, ed è la decima
novella della sesta giornata.
Il protagonista è frate Cipolla, un vero e proprio imbroglione, da questo si evince l’idea che
ha Boccaccio sugli ecclesiastici,