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ARTU’

LA rivista DEL COLLETTIVO


« LE OMBRE – DESTO O SON SOGNO ? »

No. 2, Settembre 2021 Tema del mese: “Esoterismo e


Creatività”

RUBRICA: TEATRO
di Enrico Regattin

IL TEATRO PANICO DI senso fare distinzioni fra mondo


ALEJANDRO JODOROWSKY simbolico e mondo reale. Ridurre
l’articolata esperienza di Alejandro
Vi sono circostanze in cui
Jodorowsky al teatro sarebbe scorretto,
l’esperienza artistica “esce di sé” e
in quanto l’attività teatrale (da non
smette di essere soltanto arte. Nel
intendersi minimamente nel senso
caso del teatro, la cui essenza si
tradizionale) non è stata che una
basa sul contatto e sulla presenza
tappa nel suo percorso di vita, che l’ha
fisica, questa “uscita di sé” può dar vita
portato a dedicarsi anche al cinema,
a grandi rivoluzioni spirituali ed
alla letteratura, ai tarocchi. Eppure il
emotive. Il regista e l’attore hanno un
linguaggio teatrale, fatto di gesti,
potenziale sciamanico e alchemico, in
azioni, oggetti quotidiani utilizzati in
quanto possono intervenire sul mondo
modo straniante, ha contraddistinto
fisico, sugli oggetti inanimati o sul
tutto il suo operato, fino allo
proprio corpo, e trasformarli in
sviluppo della pratica psicomagica. Il
qualcos’altro. Quando il teatro esce
movimento “Teatro Panico”, fondato
dalla logica tipicamente occidentale
da Jodorowsky, Fernando Arrabal e
che lo vede alternativamente come
Roland Topor nel 1962, si distingueva
museo, adibito all’”arredamento” di
nettamente dalla tendenza già fin
opere drammatiche più o meno
troppo modaiola degli “happening”,
classiche, oppure come semplice
nata negli USA un decennio prima. Il
intrattenimento; quando il
Panico ha le sue radici non solo nel
convenzionale gioco mnemonico e
surrealismo francese, ma soprattutto
illusionistico viene superato, si apre
nella cultura messicana e cilena, in cui
una dimensione nuova, dove non ha più
l’irrazionale, la magia e l’inconscio, Il punto culminante del Teatro Panico
come sottolinea Jodorowsky (in fu “Melodramma Rituale”, realizzato a
“Psicomagia. Una terapia panica”, Parigi nel 1965 da Jodorowsky che lo
Feltrinelli, Milano, 2004), hanno da concepì come una sorta di “sacrificio
sempre un peso ben maggiore che rituale di ciò che per tanto tempo
nella cultura europea e statunitense. Il aveva costituito la mia vita”. Fu uno
Cile in cui crebbe Jodorowsky era un spettacolo esaltante e
paese “poetico”: la poesia – intesa non
terribile, sanguinoso e violento, ricco di
solo come creazione letteraria, ma
simboli religiosi e sessuali, con animali
soprattutto come atteggiamento
vivi, pezzi di carne e oggetti vari che
spirituale – era il modus vivendi
mano a mano venivano scaraventati
dell’intera popolazione. I cileni vivevano
addosso al pubblico. Bisogna
“poeticamente”, ovvero non avevano
sottolineare che, nonostante le
paura di uscire dagli schemi, di
apparenze, questi “atti” non erano
adottare comportamenti fantasiosi ed
alimentati da una furia cieca e
eccentrici nella vita quotidiana. Il
distruttrice. Jodorowsky comprese ben
Messico, in cui Jodorowsky visse e
presto che anche durante lo stato di
lavorò a lungo, è sempre stato un paese
trance era necessario mantenere la
“onirico”, dove la magia e la stregoneria
consapevolezza dei limiti oltre i quali
fanno parte della vita di tutti i giorni e
si rischia di produrre solo caos e
la gente si rivolge tuttora a sciamani e
violenza. Ogni atto magico, malgrado
guaritori per risolvere i propri problemi.
la sua natura sconcertante, doveva
Senza limitarsi alla pura ricerca
avere una finalità positiva e
formale e intellettuale tipica delle
liberatoria. Il principio che anima il
avanguardie europee, il Teatro Panico
Teatro Panico è tutto sommato lo
aveva come fine la ricerca del vero
stesso alla base della psicomagia, una
sé, la liberazione spirituale di
“terapia panica” elaborata
spettatori e attori (fra i quali in realtà
successivamente dallo stesso
non esisteva una vera e propria
Jodorowsky. Essa consiste nella
distinzione) attraverso atti non
liberazione dell’individuo da idee
convenzionali, svincolati dagli spazi
nocive, complessi psicologici e influenze
teatrali consueti: il palcoscenico era
negative (spesso legate a problematiche
sostituito da luoghi pubblici come
famigliari) attraverso un atto simbolico
strade, bar, cimiteri, ospedali… L’attore
personalizzato. A detta di Jodorowsky
non doveva interpretare un ruolo scritto
l’esperienza teatrale, e in seguito lo
a tavolino, “fuggendo da se stesso” e
studio dei sogni e dei tarocchi e
rifugiandosi in un’identità fittizia, bensì
l’incontro con la guaritrice messicana
entrare in contatto con la propria
Pachita, gli hanno insegnato a “parlare
interiorità e gettare la maschera,
il linguaggio dell’inconscio” e a
superando la dicotomia persona-
comprendere che le azioni simboliche
personaggio. Si giungeva così alla
possono intervenire con efficacia sul
realizzazione di atti estemporanei,
mondo reale, poiché il nostro corpo e il
fugaci, “effimeri”, destinati a non
nostro inconscio accettano i simboli
lasciare tracce concrete ma a segnare
come qualcosa di concreto. La
indelebilmente l’animo dei partecipanti.
psicomagia è innanzi tutto un’attività di
tipo artistico: le azioni che Jodorowsky sommo maestro, del quale quest’anno si
suggerisce sono dettate dal puro celebrano i 700 anni dalla morte.
inconscio, da una dimensione
Dante Alighieri, la sua Beatrice, il
estranea all’Io limitato dell’individuo
viaggio, la spiritualità e il luogo dove
– una dimensione che però va
tutto ebbe inizio: l'Inferno. Ma se per
disciplinata e coltivata attraverso anni
molti questo resta niente più che un
di esperienza e lavoro su di sé per poter
viaggio fantasioso nella spiritualità
avere un’autentica efficacia. Questa
intrinseca di un uomo medievale, per
concezione magica e panica del mondo e
altri - me inclusa - questo vagare per
della psiche umana finisce in un certo
"strani luoghi immaginari" può essere
senso per abolire i confini tra
interpretato in altri modi; in fondo la
artificio e verità e per esaltare il
letteratura è, per la maggior parte,
potere terapeutico dell’immaginazione,
interpretazione e la Divina Commedia
fin troppo sottovalutato nella nostra
ne è solo uno dei tanti esempi.
civiltà. Come afferma Jodorowsky,
“l’immaginazione attiva è la chiave Un viaggio metaforico, simbolico e
di una visione ampia, consente di soprattutto un contenitore dal doppio
mettere a fuoco la vita da punti di vista significato in quanto porta alla luce i
che non sono i nostri, pensare e sentire mali di una data struttura sociale e al
partendo da prospettive diverse. Questa contempo, i mali intimi dell'uomo,
è la vera libertà: essere capaci di uscire quello che cerca la beatitudine e magari
da se stessi, attraversare i limiti del anche un "posto fisso" in paradiso; c'è
piccolo mondo individuale per aprirsi però anche colui che viaggia in senso
all’universo”. opposto al gregge e come un musicista
blues o uno scrittore beat oppure un
- Enrico Regattin eretico - se si vuole restare nell'epoca -
potrebbe pensare: "certo è meglio un
posto a sedere all'Inferno che stare in
piedi in paradiso" - "e come dargli
torto":vien da rispondere.
IL SIPARIO DEL MALE - Una
riflessione
Su queste note comiche mi sovviene il
simpaticissimo spettacolo, la "pièce"
"Nel mezzo del cammin di nostra
firmata "Le Ombre - desto o son
vita mi ritrovai per una selva
Sogno?", giovane compagnia teatrale
oscura ché la diritta via era
esibitasi a Trieste l'altro sabato. Lo
smarrita"
spettacolo viene battezzato "L'ora del
Diavolo", scena scritta e reinterpreta
dalla giovane penna di Eleonora
Questi i versi che danno inizio ad uno
Ferrari, ispirata dalle opere “Il Maestro
dei più famosi viaggi spirituali che
e Margherita” di Bulgakov, “L’Ombra”
siano stati scritti. Se dovevo pensare a
di Andersen e “L’Ora del Diavolo” di
come introdurre tutta questa "faccenda"
Pessoa. Lo spettacolo vede su un palco
del Diavolo non mi potevano venire in
alternativo le voci di Federico
mente altri versi se non quelli del
Montagner nei panni dello “scrittore,
dell'artista” e Enrico Regattin in quello E del futuro interminabil danno
del "Diavolo in persona".
Il cruccia alternamente. Intorno ei gira
Un' interpretazione perfettamente
Le bieche luci una profonda ambascia
riuscita, un linguaggio pulito, lineare,
che conquista l'attenzione dello Spiranti e un cupo abbattimento misto
spettatore e ne seduce i sensi attraverso
D'odio tenace e d'indurato orgoglio "
una capacità innata comune nel
tradurre una concezione
apparentemente antica in una visione
Per quale motivo io abbia scelto questi
più che attuale. Il dualismo del bene e
tra gli altri tanti versi dell'opera di
del male, di giusto e di sbagliato, di
Milton, resta un mistero, tuttavia mi
conforme e di diverso, ecc. si
sembravano ideali.
riassumono in modo satirico in queste
scene semplici eppure così ricche di Ed è proprio "Il paradiso perduto" di
complessità. La complicanza sta John Milton il soggetto scelto da Mark
nell'accettare - in un ottica spirituale - per l'ora della lettura libera, una
l'equilibrio sacro ed eterno tra la lettura direi teatrale, eseguita da un
presenza del bene e quella del male, due Mark Veznaver poeta e traduttore, con
opposti che nella realtà del quotidiano alle spalle l' esperienza di traduzione e
più intimo e inesplorato convivono e interpretazione di opere importanti, il
sopravvivono soltanto l'uno grazie quale si è recentemente interessato
all'azione dell'altro, così nella proprio all’opera di Milton, senza
spiritualità come nella scienza e nella dimenticare il suo contributo e la
fisica, la presenza della luce è partecipazione nell'Associazione "Poesia
confutabile soltanto grazie all'esistenza e Solidarietà". I due simpatici attori,
dell'oscurità e viceversa. Federico ed Enrico, si contendono il
palco sulle note di un discorso
veramente complesso, che al giorno
" Privo di fondo disperato abisso; d'oggi risulta essere ancora ostico e
oggetto costante di "censura", acerrima
Ove in catene d'adamante stretto
nemica degli artisti.
A starsi fu dannato e in fiamme ultrici
Qual tracotato sfidator di Dio, Non starò qui a dare nozioni di
etimologia e storia della letteratura
E già lo spazio che fra noi misura
perché dal profondo della mia ignoranza
La notte e 'l dì, nove fiate scorse, in materia, sento che renderei ben poca
giustizia ad una parte della cultura che
Che con l'orrida ciurma avvolto ei stava
merita di essere scoperta e
Nell'igneo golfo, tutto sbigottito contemplata; preferisco lasciare questo
grande onore ai miei cari amici delle
Benchè immortal. Pur lo serbava
Ombre e della loro compagnia teatrale,
ancora
esperti e appassionati in materia.
A maggior pena il suo decreto. Intanto
Penserete che la sottoscritta non abbia
L'aspro pensiero del perduto bene, un suo parere, una sua concezione di
tutto questo ma il punto è un'altro: Anche queste sono domande legittime e
quale sarebbe il giusto approccio ad un le risposte sono varie, prettamente
argomento simile? La risposta è "poesia, soggettive e relative a secoli di
teatro, musica e follia" (e no, non tirerò tradizioni, culture e deviazioni; si tratta
fuori il buon vecchio Erasmo per questa di qualcosa di radicato nelle profondità
volta). umane.
Nell'analizzare questa "faccenda del
Diavolo" e del dualismo di Bene e Male Quel lato benevolo che è in noi ci è dato
mi viene in mente l'improvvisazione nel per operare in una sfera positiva, a
Jazz. prescindere che essa derivi da una
chiamata religiosa o da quella
Il susseguirsi sfrenato oppure
semplicemente più umana, laica e
incredibilmente lento delle note, una
obiettiva; d'altro canto i demoni che
nota apparentemente stonata, vuota
sono insiti in noi ci servono per
che viene susseguita da un'altra,
sopravvivere in un mondo che decide
perfetta che da sola sembrerebbe
cosa debba essere opportuno e cosa
semplicemente classica e priva di
invece debba essere sottoposto alla
significato; un alternarsi di armonie e
censura e all'oblio; i demoni non sono
disarmonie, di tensione e rilascio, calma
altro che una antica allegoria creata ad
e ritmo incalzante, la sensazione di un
arte dalle caste clericali per punire il
climax costantemente incompleto, che
diverso, il non conforme; una forma di
incuriosisce, seduce, corrompe e così
Male che è dato intravedere solo a
l'arte, la più sfacciata, quella astratta,
pochi, a coloro che non si fermano
che gioca con i contrasti, con le
dinanzi alle apparenze e ai dogmi ma
sfumature.
cercano di vedere oltre la nebbia.
"Se in un'ottica religiosa tu credi
Troppo lunga da mettere qui, la lista di
fedelmente in uno, quella stessa fede va
coloro che sono morti per difendere
riposta anche nell'altro": è una frase
l'innocenza e la legittimità umana
esaustiva che riassume tutti i concetti
dell'anticonformismo, della diversità,
espressi da quel "Diavolo in persona"
delle opposizioni; questo perché la
dello spettacolo teatrale ed è
storia è intenzionata ad insegnare ma
assolutamente vero e naturale; se si
l'uomo è restio ad apprendere che nella
accetta l'esistenza del bene, si deve
vastità del mondo è legittimo e
accettare anche l'esistenza dell'altro,del
sacrosanto che gli uomini vivano in
male, come qualcosa di altrettanto
realtà tanto varie quanto complesse,
importante; entrambi sono astratti
che i concetti di bene e di male possano
come concetti che fanno da fondamenta
essere tanto vari quanto
a quei principi che rendono umani gli
imperscrutabili. L'uomo è libero di
esseri viventi, che permettono di
pensare e di agire diversamente dai
distinguere ciò che è giusto da ciò che è
suoi simili e di combattere affinché
sbagliato.
venga rispettata questa libertà ma
"E cosa è veramente giusto? Cosa è quando viene varcato il confine del
sbagliato? ". rispetto e le proprie libertà di pensiero e
d'azione ledono quelle altrui, allora non
si tratta più di bene o di male, di giusto amici si può riassumere in poche parole
o di sbagliato bensì di ingiustizia che spero facciano capire l'importanza
universale, umana, sociale. Lo abbiamo delle loro iniziative e della loro
visto, lo stiamo vedendo tutt'oggi. presenza sul territorio: una nuova
"Rivoluzione Gentile".
Io credo fermamente che oggi
dovremmo studiare e imporci di
ricordare il passato per non commettere
- Fabiola Grassi, Poetessa e Madrina di
nuovamente gli stessi errori, per non
Bit Generation
permettere agli interessi, al fascino del
potere e della corruzione di reprimere
ciò che può essere diverso, nuovo, non
conforme, opposto. È necessaria una
RUBRICA: ARS LONGA, VITA
nuova educazione di base che insegni ad
BREVIS
individuare il polo positivo e quello
di Räd
negativo di ogni cosa, di ogni aspetto
della vita.
L'ha detto anche la stessa Eleonora, in Ce qui est créé par l’esprit est plus
un discorso di poche parole ma molto vivant que la matière
chiare, poetiche e concrete allo stesso
tempo, riguardo al Male, al Diavolo che
I. Esoterismo e Simbolismo
rappresenta, in realtà, tutto ciò che è
diverso, non conforme, opposto. "Ciò che è creato dallo spirito è
più vivo della materia" è una delle frasi
Il Collettivo "Le Ombre" ha lavorato in
più celebri di Charles Baudelaire, presa
modo magistrale, giovanile e frizzante
dal suo romanzo Fusées, e con la quale
portando perfettamente giustizia alle
vorrei cominciare il ragionamento di
opere sopra citate e notare ho scritto
questo mese sull'arte e l'esoterismo.
"lavorato" perché oltre alla vocazione,
Esiste un'arte "esoterica"? Il primo
alla dedizione, all'arte e alla sensibilità,
pensiero va sicuramente a qualche
alle spalle di ogni opera c'è molto
produzione artistica massonica, o
impegno collettivo e molto lavoro.
all'estetica ebraica (ripresa spesso
Eleonora scrive in modo magistrale,
nell'Ottocento per donare un certo senso
Mark ha una competenza incredibile
di mistero), o forse al gusto neogotico.
per la sua età e Federico ed Enrico una
Ebbene, non esiste una vera e propria
forza interpretativa frizzante e
"arte esoterica", nel senso in cui
coinvolgente. Il Collettivo collabora con
l'esoterismo non è che un termine
Il "Centro Internazionale di Studi e
generico derivato dal greco antico
Documentazione per una Cultura
("esoteros", "interno" o "interiore"), e in
Giovanile" e l'associazione culturale
quel tempo designava gli insegnamenti
"Poesia e Solidarietà" entrambi
segreti riservati agli iniziati
triestine e da poco con il Collettivo "Bit
(specialmente i "misteri"): oggi
Generation".
intendiamo appunto delle conoscenze
Quello che penso delle opere e delle riservate quando parliamo di
esibizioni di questi miei nuovi giovani esoterismo, anche se nell'immaginario
collettivo ciò suscita immagini di società nella Parigi dell'Ottocento, tale ricerca
segrete, occultismo, magia, fu affrontata in vari ambiti, come la
paranormale o comunque delle correnti letteratura (per esempio Stephane
di pensiero marginali. Se consideriamo Mallarmé) e l'arte; e proprio su un
dunque il significato primo della parola, artista in particolare, perturbante e
potremmo avanzare la definizione di geniale insieme, vorrei soffermarmi:
esoterismo come forma di conoscenza Odilon Redon.
della realtà, specialmente della sua
componente ultraterrena o metafisica, a
cui pochi eletti possono aspirare: ecco il II. Odilon Redon
punto in comune con il simbolismo, ed
Bertrand Redon, che poi sceglierà
ecco anche perchè evocare Charles
lo pseudonimo di Odilon, nasce nel 1840
Baudelaire.
a Bordeaux, ma a causa della sua
Il simbolismo è un movimento letterario natura fragile, vive in campagna con
ed artistico francese fin-de-siècle, una balia e poi con lo zio tra la sua città
diffusosi anche in altre parti del mondo, natale e Peyrelebade, presso Listrac-
che in una visione un po' manualistica, Médoc. Proprio lì "en plein isolement de
è in opposizone al naturalismo francese la campagne", verso i suoi 6 anni,
(o il verismo italiano, per intenderci). realizza i primi carboncini: tra le vigne
Per i simbolisti come il sopracitato di un podere del padre, Odilon Redon
poeta, la realtà e i fenomeni non si vede una natura fatta di chiaroscuri e
limitano ad un'apparenza concreta di sfumature che risvegliano in lui un
esplorabile e catalogabile con la mondo bizzarro e fantasioso, forse
conoscenza razionale: il mondo è un anche a causa dell'epilepsia, di cui
mistero da decifrare grazie alle soffre da quando ha 4 anni (guarirà nel
"correspondances" percepibili 1850). Eppure il giovane Bertrand ha
all'unisono dai sensi del poeta quasi una vita serena e religiosa: la gioia dei
mago, come colori, suoni, visioni (a volte canti sacri influenzerà la sua
attraverso il moyen dell'oppio o adolescenza.
dell'alcol). Il simbolista per eccellenza è
proprio Charles Baudelaire:
Odilon Redon,
Esprit de la
"J’aime passionnément le forêt
mystère, parce que j’ai toujours (1880)
l’espoir de le débrouiller."

La vita e la realtà sono una foresta di


simboli, capaci di evocare una realtà
superiore che invita lo spettatore
(l'osservatore o il lettore) a decifrarne il
significato profondo, e allo stesso tempo
di creare un linguaggio inedito.
Nell'ambiente francese, specialmente
A 7 anni è a Parigi per qualche diventare un artista: la sua famiglia –
mese con una vecchia domestica di di ricca estrazione – accetta, e così il
famiglia e scopre per la prima volta i giovane Bertrand seguirà delle lezioni
musei: resta affascinato e silenzioso a di disegno e acquerello dal 1855 presso
contemplare le tele, specialmente quelle Stanislas Gorin (allievo di Eugène
raffiguranti dei drammi. Si profilano Isabey), scoprendo la pittura di Millet,
così i due interessi principali di Redon: Corot e Moreau. Il padre lo invia a
l'arte e la musica; infatti quando torna Parigi nel 1857 per continuare i suoi
a Bordeaux per i suoi 10 anni per studi come architetto, anche se l'artista
seguire la scuola, parteciperà a dei corsi ci andrà controvoglia: entra invece
di violino e pianoforte, mentre otterrà nell'atelier di Jean-Léon Gérôme (di cui
l'anno successivo un premio di disegno. ho parlato nel numero scorso di "Artù",
La formazione musicale precoce, grazie in relazione alla sua Vérité sortant du
al fratello Ernest, è un momento puit), ma i rapporti fra i due sono
importante per l'artista, i cui maestri difficili. A Bordeaux stringe delle
sono Mozart, Beethoven e soprattutto amicizie importanti: con il botanico
Schuman: nel 1911, dipingendo il Armand Clavaud che lo introduce alle
pannello de La notte nella biblioteca scienze e alla letteratura (si appassiona
dell'abbazia di Fontfroide, Redon a Darwin, Lamarck, Pasteur,
dipingerà proprio il viso di Schumann Baudelaire, Flaubert, Poe e alla poesia
(a DX). indù), e con Rodolph Bresdin, che gli
insegna l'arte dell'incisione. Sotto la
direzione quest'ultimo, dallo stile
onirico e libero da ogni formalismo,
Odilon Redon realizza la sua prima
serie di acqueforti: Le Gué (1866), 11
opere di influenza orientalista e
romantica ripresa da Delacroix (che
conosce di vista), pubblicate col
tipografo Auguste Delâtre.

Odilon Redon, La notte (1910 – 1911)


L'improtanza della musica per l'artista
non si limiterà alla giovinezza: più
avanti seguirà con attenzione la
folgorante evoluzione delle innovazioni
wagneriane contemporanee,
specialmente grazie alla Revue
Wagnérienne, nella quale Théodore de
Wyzewa scriverà l'articolo "Art
wagnérien: la peinture" nel numero di
maggio 1886.

Odilon Redon sceglie però


Odilon Redon, Le Gué (1865 – 1866)
consapevolmente e abbastanza presto di
La carriera artistica di Redon
spicca allora il volo, incrociando i grandi
movimenti artistici dell'epoca: negli
anni 1870s, studia e dipinge soggetti
naturali (specialmente alberi) col
gruppo della scuola di Barbizon; dal
1870 al 1895, comincia a usare
principalmente il carboncino e la
litografia per dei disegni a soggetto
onirico che denomina i "noirs"; nel 1879
ottiene un primo successo con il suo
primo album di litografie Dans le rêve;
nel 1886, partecipa all'ottava e ultima
esposizione degli impressionisti; nel
1897, lavora con Stéphane Mallarmé,
producendo una serie di litografie in Odilon Redon, Les yeux clos (1890)
nero per l'edizione illustrata di "Coup
Odilon Redon muore nel 1916 a
de dés" (anche se non sarà mai
Parigi, mentre il figlio Ari, al fronte,
pubblicata, e oggi si conservano solo 4
non riesce a rientrare in tempo. La sua
placche); nel 1900, espone nella galleria
ultima opera, incompleta, è ritrovata
di Paul Durand-Ruel (il mercante
ancora sul cavalletto, una Vergine. Oggi
promotore dell'impressionismo); nel
è interrato, nel cimitero di Bièvres, e la
1901, dipinge grandi superfici
sua lapide è la frase:
realizzando dei pannelli per il barone
Robert Domecy per il suo nuovo castello
nello Yonne; nel 1904, una sala gli è
"âme du roi des mondes
dedicata al Salon d'Automne con 62
imaginaires."
opere. Quest'ultimo lavoro, una tappa
fondamentale nella sua carriera, è
descritto dall'autore al suo amico Albert
III. Le opere
Bonger come un momento di svolta:
Odilon Redon ha prodotto
durante la sua carriera 27 acqueforti, 3
"Je couvre les murs d’une salle à pointes sèches, 197 litografie e 9 disegni
manger des fleurs, fleurs de rêve, per "I fiori del male" di Charles
de la faune imaginaire ; le tout Baudelaire, pubblicato dall'editore
par de grands panneaux, traités Deman a Bruxelles nel 1890.
avec un peu de tout, de la
Di seguito le principali raccolte e
détrempe, l’aoline, l’huile, le
stampe semplici:
pastel même dont j’ai un bon
résultat ce moment-ci, un pastel Dans le rêve (album di 10 placche
géant." litografiche), Parigi, Lemercier (1897):
25 esemplari
À Edgar Poe (6 litografie e un Odilon Redon,
frontespizio), Parigi, Lemercier (1882): L’homme cactus
50 esemplari (1882)
- l’opera è parte
Les Origines (8 litografie e un
della raccolta A
frontespizio), Parigi, Lemercier (1883):
Edgar Poe -
25 esemplari
Hommage à Goya (6 litografie),
Parigi, Lemercier (1883): 25 esemplari
La Nuit (10 litografie), Parigi,
Lemercier (1886): 50 esemplari
L'araignée, elle sourit, les yeux
levés (litografia), Parigi, Lemercier
IV. Lo stile
(1887): 1 esemplare
Le opere di Odilon Redon
La Tentation de saint Antoine,
esplorano il pensiero umano, la parte
Bruxelles, Becquet (10 litografie) e
oscura ed esoterica dell'anima dell'uomo
Deman (frontespizio) (1888): 58
con il meccanismo del sogno e del
esemplari
mistero: si entra in una natura
À Gustave Flaubert (2e série chiaroscura, sfumata, bizzarra e
pour les Tentations), (6 litografie e 1 fantasiosa, in un sentimento soggettivo
frontespizio), Parigi, Becquet che è l'essenza della sua opera, ancora
(1889): 60 esemplari oggi un enigma. L'artista è, come molti
intellettuali francesi di fin-de-siècle,
profondamente influenzato
Dal 1956 non è stata realizzata dall'occultismo e dall'esoterismo (il filo
nessuna retrospettiva in Francia su rosso di questo articolo), espressi dal
Odilon Redon. Nel 2011, è organizzata suo simbolismo e dal suo stile
una grande esposizione grazie alla personalissimo che unisce misteri e
collaborazione tra la Réunion des quotidianità.
Musées Nationaux", il Musée d'Orsay, il
Musée Fabre di Montpellier, il
Département des Estampes et de la
Photographie della BNF e l'Abbazia di
Fontfroide: la mostra è presentata da
marzo a giugno nelle Galeries
Nationales del Grand Palais di Parigi e
da luglio a ottobre nel Musée Fabre di
Montpellier. La retrospettiva sottolinea
soprattutto il passaggio stilistico di
Odilon Redon dal nero alle tinte
colorate e luminose.
Odilon Redon, Le port de Morgat (1882)
Durante la prima parte della sua così l'evoluzione di Odilon Redon in un
carriera, il nero domina le opere di suo articolo:
Redon, che cerca di trascrivere spesso i
"Redon se lassa bientôt de cette
suoi disegni e carboncini in litografie
sorte d’enfer spiralant et noir où
attraverso il "crayon gras", il solo
il s’était enfermé […] il éprouva
capace di rendere il nero intenso delle
le besoin de la lumière et monta
opere originali. Pratica della
vers la couleur comme vers un
"lithographie de jet" che, dopo
paradis."
l'esplorazione del sogno o dell'incoscio,
gli permette di rivelare l'origine di quel
suo mondo personale e imaginifico. - Räd

RUBRICA: VIAGGI FANTAREALI E


DOVE TROVARLI
di Virginia Pignatti

Riti di passaggio e esoterismo- “Le


tre età” della vita
Vi piace viaggiare ed intraprendere
nuove esperienze sia reali che
fantastiche? Bene, allora siete nel posto
giusto!
Odilon Redon, Le cyclope (1914 ca.) Oggi faremo un viaggio più fantastico
che fisico: analizzeremo i riti di
Gli anni 1890s sono un momento di passaggio, che nella società odierna
trasformazione e maturazione del suo indicano i passaggi della vita.
stile, grazie forse alla nascita del primo
figlio: i "noirs" sono abbandonati per i Come è noto da tempo in campo
pastelli e i colori ad olio. Proprio i colori antropologico, i riti di passaggio
sono il nuovo mezzo privilegiato di venivano praticati nelle culture definite
questa seconda (e ultima) fase che vede “primitive” e addirittura nella civiltà
la realizzazione di Ève (il suo primo greca antica, dove si praticavano quelli
nudo femminile con una modella), opere di tipo religioso. Soprattutto rivestiva
legate a dei testi letterari propri (Les un ruolo importante la figura dello
yeux clos o Les origines) o di autori sciamano, che svelava gli intrighi della
terzi (Edgar Allan Poe o Charles natura e stabiliva un contatto con gli
Baudelaire), e l'esplorazione di spiriti.
tematiche naturali. L'uso del colore è Tra fine Ottocento e inizio Novecento,
però complesso, esasperato, come colto l'antropologo Van Gennep diede però
da Marius-Ary Leblond, che descrive una svolta e definì i riti di passaggio nel
seguente modo: ”I riti di passaggio sono riti fondamentali sono quelli che
quelli che sanzionano pubblicamente il riguardano le tappe della vita e quando
passaggio di un individuo, o di un velocemente e progressivamente si
gruppo di individui, da una condizione susseguono l'una all'altra, come un
sociale o spirituale a un’altra: vortice senza fondo, si arriva alla
battesimi, circoncisioni rituali, temuta morte.
matrimoni, funerali, insediamenti,
entrata e uscita da un ordine religioso
ecc.” Van Gennep definisce quindi il
mondo sociale come governato dalle
attività pubbliche e dalle gerarchie.
Qualsiasi cambiamento all’interno di
questi ambienti crea instabilità, una
perdita dell’equilibrio iniziale, e deve
essere per forza compensato. Inoltre,
all’interno di ciascun rito Van Gennep
distingue tre fasi: separazione (riti A questo proposito, un'opera d'arte che
preliminari),margine (riti liminari) e vorrei prendere ora in esame è “Le tre
infine aggregazione (riti postliminari) età della donna” di Klimt del 1905,
che evidenziano la persona prima del conservata alla Galleria d'arte moderna
rito, il momento del rito e infine dopo il e Contemporanea di Roma. Klimt coglie
rito. esattamente ciò che il rito di passaggio
vuole evidenziare: tre donne in piedi su
sfondo di materiali preziosi con forme
Questo tipo di rito nella società odierna geometriche, che rappresentano le tre
si è un po' perso e con esso anche tutta tappe fondamentali della vita: infanzia,
la carica esoterica che riveste il giovinezza e vecchiaia. A questo punto
momento culminante del rito, indicando potremmo chiederci: anche Klimt ha
una sorta di rinascita e dinamismo, intuito la dinamicità della carica
conforme ad un nuovo modo di pensare esoterica del rito di passaggio? Forse
e di vedere la vita. Oggi però è sempre egli intende raffigurare tramite
più in voga farsi un tatuaggio o immagini ciò che vorrebbe dirci Van
piercing, pratica già presente in alcune Gennep?
tribù primitive come segno di
Ciò che possiamo dire in conclusione è
appartenenza ad un certo gruppo
che ogni tappa della vita è breve e per
sociale, quindi possiamo dire che anche
nella nostra società vi sono tracce degli questo ogni attimo va assaporato e
goduta in tutte le sue sfaccettature.
antichi riti di passaggio. Talvolta anche
Ogni momento può essere prezioso...
un rito di questo tipo può causare la
Alla prossima meta!
morte, come ad esempio una sfida sui
social network, che i ragazzini
incoscienti intraprendono senza sapere
a cosa vanno incontro. I riti di - Virginia Pignatti
passaggio fanno oggi parte, quindi,
della globalizzazione. Indubbiamente, i
RUBRICA: BIT GENERATION negli occhi delle madri,
che tu non veda la rabbia nei cuori dei
padri;
AD HALIMA
che tu non debba mai vedere,
Piccola cosa sei tu, ma tanto grande, questo corpo malato del mondo;
ed io sono giovane ma tanto vecchia, che tutti i tuoi simili possano ridere,
e rimango in silenzio, piccole grandi lacrime di gioia.
sorridendo meravigliata, da tanta Combatterò per te,
immensità
delle sole armi che conosco,
da anta vita,
il mio fronte è la poesia,
se penso a come faremo tutti,
la mia anima la mia padrona,
a proteggerti dal male,
io riconosco il bene e il male,
da tutto questo male,
imparerai in fretta,
da tutto l’odio degli uomini,
l’uno vive con l’altro,
da tutto il rumore delle armi;
quella luce, visibile solo grazie al buio;
io non potrò coprirti gli occhi,
ma ogni raggio è fuoco e forza;
dai colori del sangue,
chi prima chi dopo
non potremo proteggerti per sempre;
combatte accanto alla fiamma,
ma combatterò per te,
che possano squarciare l’aria le parole,
con le sole armi che conosco,
inondare i campi tutte le lacrime;
che possano squarciare l’aria le parole,
che le anime siano fortezze,
inondare i campi tutte le lacrime,
le menti lo scudo, i cuori la spada.
che tu non veda mai ciò che vide la tua
Guarda il mondo ferito,
gente,
come piange il ghiaccio
che tu non debba camminare tra la
cenere e grida il fuoco,
ma nei campi di margherite. e anche noi gridiamo,
Bianco e nero è dipinto il mondo ora, nel silenzio dei versi,
possa ogni speranza cullarti piccola perchè il vuoto è una piaga,
cosa,
le parole la cura
fra le grandi braccia,
perchè il male scrive con il sangue,
che tu non veda le cicatrici,
E poeta è il guerriero che scrive con L'angoscia dell'infinito
l’inchiostro.
opprime il mio petto. Qualsiasi cosa
può essere poesia, qualsiasi cosa
- Fabiola Grassi
può far vibrare di vento il mio
verso, sintomo d'eterno,
battito d'ali su frammenti di vetro,
EXCIPIT: POISON
soffio di Vero
su fragili mani
Fiore velenoso.
Un urna fra le rovine
- Mark Veznaver
e le sterpaglie sotto al sole
nel giardino del castello sul mare,
rotta a metà dalla natura
FIABE A NOVELLE
selvaggia che si arrampica addosso
al tempo perduto. Per le vie della città camminava un
uomo anziano, aiutato dal suo amato
Fiore velenoso,
bastone da passeggio, il cui rumore –
cimitero col sole di settembre, quando veniva battuto con enfasi sui
ciottoli delle strade – avvertiva tutti i
cielo trasparente
cittadini della presenza di questo
e sapore di Cabernet Sauvignon. vecchietto dalle spalle un po’ curve,
dallo sguardo fiero e dalla posa,
Fiore velenoso,
nonostante la deformità che porta con
magnifico e malato sé la vecchiaia, da leone. Persino la
piazza conosceva a memoria gli orari e
il mio amore
gli spostamenti di questo losco
per ogni tuo sguardo personaggio - dico losco perché, a
vederlo da lontano, sembrava un
di fiore velenoso, signore di malaffare, un possibile
agonia d'amore gigante snello col cuore di pietra.
Usciva ogni giorno e faceva le seguenti
che per te vale la pena tappe: alla chiesa, al caffè, dal
di morire soffocato fruttivendolo, dal macellaio, dal
pescivendolo, alla panetteria, al parco
dalle lacrime (dove si sedeva per poco tempo) e,
fino all'inferno infine, a casa. Queste abitudini
quotidiane cambiavano solo la
per amarti. domenica, poiché il signore andava la
mattina al cimitero, all’osteria (dove
- Räd
giovava a carte con gli amici), al mare Così passarono i mesi e, quando i pini si
(dove sedeva sul suo scoglio prediletto a riempirono di neve, il signor Alfredo
contemplare l’orizzonte) e, ovviamente, non uscì più di casa. L’unica presenza
a casa. Durante gli ultimi dieci giorni di percepita entro l’area della sua
settembre, però, qualcosa cambiò: abitazione erano le ombre dei gatti in
l’anziano non andò per qualche tempo amore, con le code attorcigliate e i corpi
né in chiesa né in altri posti. La cosa vicini, e i loro canti di chiesa che
allarmò così tanto i cittadini, talmente innalzavano la loro gioia a discapito
abituati a vederlo ogni dì, che, appena della disperazione.
lo incontrarono di nuovo al negozio o
Quando arrivò la primavera, quando il
alla chiesa o al mare, chiesero tutti:
freddo poteva dirsi ancora felice
“Signor Alfredo, come mai questa
regnante senza timore di alcuna
assenza?” e lui, con un’espressione
rivoluzione e atto di protesta, il vecchio,
alquanto seccata, rispondeva: “Il
camminando a stento, andò verso la
Diavolo mi ha preso il bastone e se l’è
porta per farsi scaldare dai timidi raggi
tenuto per tutti i giorni in cui non mi
di sole che entravano da una piccola
avete visto!”
finestrella. Lì, all’ingresso, sulla
All’inizio questa risposta non provocava specchiera, vicino al portacappelli,
nient’altro che riso e compassione per ritrovò il suo bastone. Lo prese in mano
un povero vecchio che, evidentemente, e iniziò a guardarsi attorno.
stava perdendo la ragione. Col passare
“Allora ti sei arreso! Hai capito
del tempo, però, queste sue assenze
finalmente chi è che comanda?! Avanti,
aumentarono notevolmente, tanto che
vieni fuori, so benissimo che sei qui!
la rispettabile signora Clementina, la
Non fai altro che aspettare il momento
proprietaria della panetteria e una
giusto per prendermi il bastone,
segreta spasimante del nostro
canaglia!”
protagonista, andò a far visita ad
Alfredo e lo trovò seduto sulla poltrona, Fu in quel momento che da un vaso di
arrabbiato e con il broncio. porcellana bianco e dai fiori gialli e blu
spuntò un colosso rosso: il Diavolo.
“Buongiorno, signore! Perché sta al
buio? Certo, sta in silenzio perché non “Tu non comandi proprio niente,
sono fatti miei e lo rispetto, ma, prego, mettitelo in testa!” disse lui, cercando di
mi dica perché non viene più alla mia liberare lo zoccolo dalla morsa della
panetteria… forse il mio pane non le porcellana.
piace più? Io non mi offendo sa se va Da
“Finirai per rompermelo.”
Cornelia. Insomma, lì il pane costa
meno, ma io ho una famiglia da “Io non rompo niente!” e, nel momento
sfamare… mia figlia, sa, anche se è stesso in cui il Diavolo si girò verso il
grande e donna fatta, mi dà tanti suo interlocutore, fece cadere il vaso con
pensieri. Ma, Alfredo, dov’è il suo la coda.
bastone?”
“Bravo, complimenti, per fortuna che
“L’ho già detto, perdio! me l’ha preso il non rompi niente… e chi me lo ripaga
diavolo!” adesso?”
“Vecchio spilorcio! Dovresti “A me non sembra: sei sempre qui a
ringraziarmi, era orrendo… e scomodo.” rubarmi il bastone!”
“Poche storie, dammi i soldi o ti sbatto “Sai cosa voglio!”
fuori.”
“Sì, una pel muso!”
“Gli uomini, delle strane bestie che
“Vecchio!” disse il Diavolo alzandosi
guardano solo il conto in banca.”
“non provare a minacciarmi, se voglio
“Dai dai, coraggio.” io…”
Il Diavolo alzò un poco i peli della “Cosa? Cosa fai, razza di imbecille?
gamba sinistra e staccò da questi delle Zitto e siedi!”
monete.
Il Diavolo obbedì, abbassando la testa
“Che sono?” domandò Alfredo. come un bambino in punizione. “Cosa
chiedo di tanto impossibile? Il mio
“Tre monete d’oro.”
lavoro mi dà noia.”
“Sono tue?”
“Te l’ho detto io di fare il diavolo?”
“Me le ha imprestate Giuda.”
“No.”
Il vecchio andò in soggiorno e si sedette
“Ecco, allora prenditela con chi ti ha
sulla poltrona; il Diavolo lo seguì, si
dato questo compito!”
prese una tazzina e si versò del thè.
“Dì quello che vuoi, ma io continuerò a
“Ormai è freddo.”
prenderti il bastone se non soddisfi il
“Va bene così, è da un po’ che bevo solo mio desiderio!”
cose calde.”
“Raccontarti delle fiabe, è questo il tuo
I due rimasero in silenzio per un po’, capriccio! Avanti, sii uomo!” Alfredo si
fino al decimo rintocco dell’orologio, alzò, si mise il cappotto e il cappello e si
quando Alfredo, assumendo una serietà diresse verso l’uscita, quando Satana,
paterna, esclamò: allungando i tendini del suo braccio
demoniaco, lo avvolse, lo fece cadere e lo
“Così non può funzionare! È quasi un
trascinò fino ai suoi piedi.
anno che sono chiuso in casa.”
“Vecchio mio, non ci siamo proprio
“Amico mio, è una tua scelta.”
capiti, eh… Fa’ lo sbruffone, continua
“Oh, smettila, eh, adesso mi stai pure a intestardirti, ma io so che il 3
stufando!” luglio hai un appuntamento
importante, che di sicuro non vuoi
“Se vuoi che non ti rubi più il bastone,
perdere, e voglio proprio vedere come
sai cosa devi fare.”
farai a esserci senza il tuo bastone.”
“Io non ho tempo da perdere in queste
“Sei senza cuore!”
sciocchezze! Cercati una fidanzata o vai
a farti un viaggio!” “Sono il Diavolo, in coda e corna.”

“Di donne ne ho fin troppe e per il mio “Lasciami e fammi sedere, parliamone
lavoro sono sempre ovunque!” da uomini.” Satana lo lasciò; Alfredo
riprese il bastone, con cui si aiutò ad dal quale estrasse un mazzo di carte.
alzarsi, e si rimise a sedere sulla “Ecco, usa queste.”
poltrona. “Quindi tu mi chiedi solo delle
“Cosa sono?”
fiabe?”
“I tarocchi: le mie carte da briscola.” Li
“Esatto.”
mescolò e dispose le carte lungo tutto il
“Quante?” tavolino. “Prendine una e raccontami
una fiaba.”
“Ventuno.”
“No, sono troppe! È irragionevole.”
“Niente è mai troppo per rivedere chi si
ama, ma forse tu non l’ami più…” I. 10, La ruota della fortuna
“Non permetterti, canaglia!”
Dietro a un bosco, all’ingresso di un
“Allora mi racconterai le storie?”
grande viale di querce, stava una
“Sì, ma a una sola condizione: alla fine piccola casetta, povera, completamente
della ventunesima fiaba me la dovrai spoglia, impoverita dai continui sibili e
far vedere.” spifferi del vento che entravano
rumorosamente dalle fessure delle
“Perbacco, se sei incosciente! Contratti
finestre rotte e dai piccoli buchi dei
con il Diavolo… è innegabile che ci
muri. Qui viveva una giovane donna,
vuole coraggio!”
alta e magra, con una testa resa ancor
“Non perdiamo tempo in chiacchere, ci più grande dalla sua capigliatura
stai o no?” voluminosa e nera. Passava il suo
tempo a fare i lavori domestici e di
“Va bene, sarà fatto.”
agricoltura, così da vendere il raccolto
“Lo giuri?” alla fiera del paese e, coi soldi ricavati,
poter mettere sotto i denti qualcosa di
“Satana è sempre di parola.” Si inchinò
diverso rispetto alle solite pannocchie,
e aggiunse: “Io sono un signore. Però,
pomodori e altri ortaggi che tanto
voglio che tu faccia le fiabe su misura
disgustano i monelli (e anche alcuni
per me.”
adulti dal palato carnivoro e un po’
“Esistono i sarti, va’ da loro.” raffinato). Spesso, lavando i panni,
cucinando o spazzando a terra, si
“Non fare lo spiritoso! Voglio che utilizzi fermava a guardare le fitte chiome degli
la tua fantasia da vecchio per creare alberi e a porgere l’orecchio al beato
fiabe sul mio mondo.” canto degli uccelli. Estasiata da tanta
“Io non so niente né su di te e né sul tuo delicatezza e armonia esclamava: “Oh,
mondo.” vorrei avere un figlio bravo e bello
quanto un usignolo!”, ma la povera
Il Diavolo guardò Alfredo, alzò un donna era sola e sapeva che forse quel
artiglio e cominciò a grattarsi il collo, giorno non sarebbe mai giunto.
prima verso la scapola e poi verso
l’attaccatura dell’orecchio. Arrivato lì, si Arrivarono le piogge: le querce, gli
bagnò il dito e se lo mise nel timpano, abeti e i castagni si fecero splendidi,
sopportavano il peso dell’acqua come se guerre e carestie, aumentò per la
fossero dei giganti incaricati da Dio di piccola famiglia, tanto che la madre fu
sostenere il mondo. Intanto, con l’erba costretta a lavorare il doppio e fare la
umida e il petricore diffuso, con i fiori sarta.
che chinavano il loro capo greve e
“Mamma,” disse il figlio, piegandosi su
stanco, gli uccelli intonarono un nuovo
di lei e baciandole le mani “un giorno
canto: baritoni e contralti da una parte,
diventerò re e non dovrai più lavorare
tenori e soprani da un’altra; l’eco
per sfamarci.”
amalgamata in un unico spartito
vivente camminava a fianco delle foglie “Cosa dici, bambino mio?”
portate via dal vento. In questo quadro,
“Lasciami andare in città, lì potrò
colmo di silenzio e di musica naturale,
entrare a corte e conoscere il re.”
la donna, in preda alla disperazione, si
mise in ginocchio e chiese a Dio, o a “No, tesoro, rimani qui, ci penso io a te.”
qualche animale o divinità del bosco, di
“Perché, mamma?”
mandarle un figliolo. La bontà divina
supera ogni cosa: nove mesi dopo la “Girati, figliolo.” Si girò, la donna gli
donna fu svegliata dal pianto di un alzò la camicia, prese il filo rosso e lo
bambino. La giovane si precipitò fuori tirò. Scucita, la pelle diventò una tenda
di casa e si mise a cercare quella piccola quasi trasparente. La madre la sollevò,
creatura. Fece alcuni passi verso una mise alcune dita nella grotta del
quercia isolata, nata in mezzo agli polmone e da questo portò fuori
abeti, e vide un neonato in una cesta. l’usignolo, che, appena vide la donna,
Lo prese in braccio, lo cullò e lo calmò cantò. “Ecco, vedi? Tu sei il mio
dicendo: “Oh, piccolo mio, non piangere uccellino.”
più, ci sono qui io. Sei così bello, sei la
“Non capisco.”
mia benedizione. No, non piangere più.”
Dopo averlo tranquillizzato, però, la “Tesoro, Dio ha avuto pietà di me e mi
donna sentì un lieve fischio, come un ha dato un figlio buono e bello come un
cinguettare sottovoce, provenire dal usignolo. Pensavo che non potesse
bimbo. Stupita, portò l’orecchio prima al esaudire la mia preghiera, ma mi
braccio, poi al petto, alla pancia e alla sbagliavo. Sei stato e sei il mio dono più
gamba. “No, qui non c’è niente!” Allora grande: quante volte ho potuto tenerti
lo girò e vide che, intorno al polmone, tra le braccia e sentire il tuo canto.
c’era una lunga cucitura con un filo Perché vuoi andartene?”
rosso. Picchiettò sulla schiena e sentì
nuovamente il cinguettio; provò a “Voglio aiutarti, mamma, cucire non
sollevare un pochino un lembo di pelle basta…”
scucito, ci vide dentro e scorse un becco. “Devo occuparmi io di te, non il
“Dio ha esaudito le mie preghiere: ho un contrario.”
figlio bravo e bello quanto un usignolo!
“Sarebbe tutto più facile se diventassi
Passarono gli anni, la donna re, potremmo avere una bella vita.”
raggiunse la primavera della vecchiaia, Prese le mani della donna e in lacrime
il bimbo era ormai un giovanotto di disse: “Basta mamma, hai cucito
diciotto anni; la povertà, segnata da abbastanza.”
“No, non ancora.” Rimise l’usignolo nel Il ragazzo si fermò e, in collera, tirò il
polmone e lo ricucì. filo rosso e strappò la pelle che chiudeva
il polmone, prese l’usignolo dal collo e lo
Mesi dopo dalla città si sparsero voci
lanciò. “Tu porti solo guai! Non servi a
di subbuglio: il sovrano era morto e non
niente, nessuno vuole sentire il tuo
aveva lasciato eredi; i contadini,
canto, è inutile! Non provare più a
oppressi dalla fatica e dall’assenza di
venirmi vicino, io sarò il re!” e così
viveri, misero a fuoco e fiamme il regno
dicendo, ancora sanguinante, corse via.
e protestarono contro la regina perché
volevano eleggere loro un nuovo Raggiunto il castello, il giovane spinse
regnante, uno nato nella miseria e via tutti gli avversari: alcuni li buttò
cresciuto nella fatica a fianco della dal balcone, altri li chiuse in una
gente del popolo, un uomo coraggioso e stanza, altri ancora furono colpiti al
consapevole dei bisogni dei soggiogati e ginocchio e non poterono più rialzarsi
degli umili. I nobili scapparono dalle perché s’erano rotti i menischi. La folla,
mura, i mercanti partirono con le loro in preda al delirio e al cieco bisogno di
navi per non cadere vittima della rabbia giustizia e ordine, incitò i candidati a
e della violenza dei contadini e degli presentarsi, ma rispose solo uno: il
artigiani. Alcune donne, memori del ragazzo col polmone scoperto. “Amici,
giogo consueto che porta ogni compagni di miseria, ho sofferto
incontrollata protesta e devastazione, insieme a voi: per anni abbiamo dovuto
scapparono verso il bosco: Dio le piegarci alle ingiustizie del potente, ci
avrebbe protette dai briganti e dai lupi. hanno dato bastonate per farci piegare
Tutti gli uomini, giovani e adulti, la testa e spezzarci la schiena, abbiamo
persino i bambini, andavano in massa dovuto dare da mangiare ai nostri figli
verso il castello per declamare un solo patate ammuffite, cadute nella
discorso e farsi eleggere dal popolo. polvere, e bacche marce del bosco, ma
Uno di questi corse verso la meta ora basta! È finita l’epoca dei supplizi,
sognata, passando di fronte alla casa si è concluso il lungo periodo dove la
della povera famiglia. Vedendo il protagonista l’ha fatta la morte! Sono
giovane correre, il ragazzo dal polmone qui, al cospetto di tutti, mi inchino a te,
con l’usignolo lo seguì e gli chiese: popolo! Sono stato ferito, ancora
“Perdio, perché tanta fretta?” sanguino, ma mi sono trascinato fino a
qui, stringendo i denti e confortando il
“Ma come, non sai che stanno cercando
mio cuore dicendogli che noi siamo il
un nuovo re?”
domani, siamo l’unione di tutti quelli
“Chi?” che sono morti per la disgrazia e
l’incomprensione di un sovrano viziato e
“I contadini, il popolo!”
capriccioso! Io sono il vostro nuovo re e,
“Aspettami, vengo anche io!” insieme, l’avremo vinta sui nostri
predecessori!”
“Lascia stare, non sprecare tempo! Chi
vuoi che elegga uno che cinguetta Fu così che il popolo, spinto dalla
sempre? Fermati, dammi ascolto: il tuo speranza e dall’ammirazione, elesse il
usignolo sta pigolando, non ce la fa a ragazzo col polmone scoperto nuovo re.
reggere la fatica.” Accelerò e se ne andò. Ben presto, però, si rese conto che il
nuovo monarca, all’apparenza savio e
giusto, era in realtà un dittatore
Dopo qualche giorno, giaceva già a
spietato: la gente, piegata dalla fame e
terra qualche tronco, che ancora
agonizzante dalla sete, divenne schiava
ansimava, e i loro nervi, bramosi di
di ogni suo ordine, anche il più futile;
vita, facevano saltare le foglie. Una
per un decreto deciso in preda
quercia secolare, situata all’inizio del
all’ubriachezza fu vietato di mettere al
sentiero – vicino a quella casetta ove è
mondo più di un bambino per famiglia e
iniziato il racconto –, tossiva, si rigirava
ogni donna della città, di ogni età e
sul terreno e malediceva il re: “Qualcosa
stato sociale, doveva passare una notte
del passato ritorna, attento, uomo
con lui e soddisfare tutti i suoi desideri.
lontano, il cui cuore condivide le nostre
L’unico sollievo che poteva avere il radici. Tu sii maledetto: hai ucciso i tuoi
popolo, prendersi una pausa dal fratelli e hai tramortito chi ti dava la
continuo giogo di potere e dalla voce.” E si spense.
sofferenza, era il bosco con il canto dei
La maledizione, violenta come la
suoi uccelli: una musica divina, un
bufera in inverno, bussò alla porta del
canto gregoriano che chiamava a sé gli
castello.
uomini, e chiedeva loro di togliersi i
sandali e rimanere a piedi nudi, spogli “Serva, va’ ad aprire!” ma nessuno
delle loro vesti umane di dolore, di vizi e rispose. Dal silenzio profondo e
di pensieri. C’era solo la natura, un dall’atmosfera cupa, dove l’oscurità
disegno di Dio contemplato per dare stiracchiava il suo corpo oltre la
pace e far ritrovare chi si è perso nelle comprensione umana, si sentì un
perdizioni e nelle incomprensioni. cinguettio. Il re, spaventato,
L’animo dei fedeli e degli atei poteva riconoscendo il suono, si toccò il
essere elevato sopra il cielo: tutto era polmone aperto. L’eco di alcuni passi si
superfluo di fronte alla bellezza e sentiva provenire dalle scale. Una
all’armonia dell’universo. Ma il re, grossa ombra, grande quanto una torre,
accortosi della gioia e della tranquillità si avvicinava all’uomo maledetto.
dei fedeli, diede ordine di abbattere gli Chiuse gli occhi. Il cinguettio si fece più
alberi e uccidere gli uccelli. forte e vicino. Tutto cadde nel silenzio.
Il re aprì gli occhi e vide l’usignolo che
nacque nel suo polmone.
“Perché sei qui?”
“Hai ucciso tua madre e nemmeno sai
che vita ha fatto, ti sei dimenticato di
lei. Hai voluto la gloria, mi hai ferito:
hai sradicato la parte più bella di te.
Hai voluto assumerti il peso di questa
corona, promettendo al tuo popolo
benessere e pace, e invece hai causato
solo stenti, morte e dolore. Hai
assassinato chi ha risposto alle
preghiere di una donna disperata,
coloro che ti hanno dato le loro radici. senza sapere quale,
Guardati: eri figlio della natura e
che il desiderio da sempre
adesso sei un uomo. Da quanti anni
tace il tuo polmone?” preparò alle notti insonni
“Non ho bisogno di te! Sono io il re!” dando nome di bellezza alle cose
“Il tuo polmone sanguina e non perché non perissero mai.
smetterà. Gli anziani ti hanno
maledetto: il destino è scritto.”
L’usignolo gigante si alzò in volo e
ghermì l’uomo. Lo portò nel bosco, ai Inizia con questi versi Scendevamo giù
piedi dell’unica quercia ancora in vita, e per la collina, l’ultima raccolta di poesie
lo lasciò cadere dall’alto: sbatté a terra, portata a termine da Gabriella Valera
grondante di sangue; uno stormo di Gruber (1947-2021), nota intellettuale e
uccelli puntò il suo polmone scoperto, studiosa, nonché promotrice culturale e
ad uno ad uno beccarono e strapparono poetessa di grande rilievo nella scena
quell’organo ormai putrido e privo di letteraria triestina e regionale
alcun valore. tristemente scomparsa all’inizio di
quest’anno. Edita da Battello
Ecco che, come una ruota che gira, si
Stampatore con prefazione e commento
ritorna al punto di partenza: alle radici
conclusivo a cura di Claudia Azzola ed
di una quercia giace l’uomo senza un
Enzo Santese, e corredata dalle
polmone, la stessa dove fu trovato da
incisioni di Ottavio Gruber, sposo
bambino.
dell’autrice che negli ultimi vent’anni è
La situazione è capovolta. stato per lei un importante compagno di
vita e esperienze artistiche, quest’opera
costituisce il testamento letterario di
- Armando Malatesta un’esistenza vissuta all’insegna della
dedizione all’Altro in ogni sua forma, un
viaggio che è dialogo con la
trascendenza incarnata nella concreta
varietà del quotidiano e ricerca di un
RUBRICA: PAROLE IN DIALOGO
comune principio di umanità.
di Mark Veznaver

I.
Scendevamo giù per la collina:
trascendenza e creatività nella
poesia di Gabriella Valera Gruber
Il viaggio inizia dall’Amore. Quand’è
Scendevamo giu per la collina. ancora troppo presto per la razionalità
Gabriella Valera Gruber. Trieste del pensiero che si fa parola, è l’Amore –
Battello Stampatore, 2019 pp. 221 mistero “troppo grande … /per
impararare a piangere” (18) – che
istintivamente coglie il respiro
Lasciare che si realizzi il sogno, dell’autrice (29) e la fa trasalire,
spingendola alla ricerca di “altri la musica’’, 182). La poesia viene
mondi,/altre chimere” (29). L’amore per dunque ad assumere in quest’opera la
l’Altro, colto nella reale concretezzae funzione di strumentodi una ricerca di
materialità degli “altri”, ferisce l’unità ciò che Valera Gruber definisce in un
del soggetto, che si frantuma e passo “l’anima del mondo” (99),
moltiplica allargandosi fino a diventando medium di un incontro
universalizzarsi e comprendere il quasi mistico con una trascendenza
lettore, nuovo “compagn[o] della fatta di terra e materia, e
mestizia e dell’amore” (56) invitato a rappresentando con grande efficacia e
seguire l’autrice nel suo cammino visionaria potenza d’immagini il
(“Amico/dammi la mano”, 21; “Ho tentativo dell’autrice di “imparare ad
cercato il tuo volto” 22; ‘’Ricordati di essere/come la riva che accoglie …
me/quando cadono le stelle’’, 59). Pur imparare ad essere come il cielo” (106),
non disdegnando l’io e di “lasciarmi offrire/cosi come sono
l’autoriflessione/narrazione in prima ora/ferita/con gli occhi spalancati/e il
persona, elemento che emerge in alcuni volto tragico/alle vicendevoli saggezze
dei componimenti piu belli del libro (cfr. della terra/sapendo che
‘’Quando la tenebra entrò nella mia qualcuno/farebbe dei miei pensieri/carta
mente’’, 28), la poesia di Valera Gruber da macero’’ (30). La poetica di Valera
privilegia l’inclusività del tu, del voi, Gruber, da sempre orientata verso uno
del noi, e ‘’Scendevamo giù per la spirito di universalita dialogica
collina’’, seconda lirica del poemario che tematizzato assai bene dal titolo del
da il titolo all’opera, inaugura un libro precedente a questo, Le molte case
rapporto con Autrui (termine francese dei miei ritorni, si caratterizza cosi per
che traduce l'”altro” nella propria il costante rapporto con la trascendenza
dimensione di soggetto, spesso usato da che si rispecchia nell’incommensurabile
Emmanuel Lévinas, pensatore di cui e fragile bellezza della realta di ogni
Valera Gruber è stata un’importante giorno, il riconoscimento di un
interprete e studiosa) che giunge alla principio dell’essere che – Dio o non Dio
totale dedizione e immersione- – si disvela quotidianamente all’occhio
abitazione in esso (‘’Ho costruito la mia del poeta, e tuttavia esige da lui una
dimora in te’’, 57). La ricerca di un costante ricerca e introspezione.
dialogo cosi fitto con l’Altro incarnato
nell’umano apre dunque la strada a un
confronto piu diretto con la II.
trascendenza, e in particolare a un
dialogo con l’idea di Dio che dal punto di
vista di Valera Gruber, autrice Ma ogni ricerca necessita di un punto di
dichiaratamente agnostica, è costellato partenza, una base solida su cui
di momenti di difficolta e rinuncia (‘’Tu dispiegare le proprie ali. Il dialogo con il
solo lo sai/che ho rinunciato a Dio/per divino e il trascendentale emerge
queste bellezze,/per cancellare il dunque in Scendevamo giu per la
dolore’’, 53) alternati a momenti di collina anche per quanto concerne la
riconoscimento che sfociano nella creatività del fare poesia, il cui lavoro
preghiera laica (‘’Signore/concedi a me costituisce un rimodellamento, il
demiurgico plasmare di una materia dialogico tra ‘’l’azzurro cielo ... punto
informe che, proprio come nel mito prospettico infinito’’ (39) che rimanda
platonico della creazione e all’idea di Dio come principio
nell’interpretazione che ne da ordinatore, sommo simbolo della
Michelangelo in uno dei suoi piu celebri potenza creativa del fare poesia, e la
sonetti (Non ha l’ottimo artista alcun fragile bellezza della ‘’terra degli
concetto), resiste all’operato del poeta- uomini’’ (209). E’ proprio sulle ‘’rotaie
scultore. “È un canto il mio/che trova celesti’’ di questa meravigliosa
dura la resistenza del linguaggio” (28), dicotomia tra cielo e terra, umano e
scrive Valera Gruber, i cui versi divino che – a dire dell’autrice –
rimandano a quell’idea vichiana del dobbiamo costruire un cammino tutti
fare come attivo “intessere la trama” insieme.
(105) del reale, sforzo di mano e
intelletto che ‘’trasfigura/il tempo delle
nostre dimore’’ (28). E’ dunque assai [1] Si vedano a tale proposito anche gli straordinari
versi alle pagine 96-97, e specialmente ''Sono nata
significativo che nel 2016 il tema del dalla pioggia/quando feconda il grano/e moriro/come
Concorso Internazionale di Poesia e la terra quando piange./Nel mio seno ho
Teatro ‘’Castello di Duino’’, organizzato portato/ricchi papaveri/ed ho ancora/il profumo delle
spighe//Lasciatemi un po' di caldo sole/e saro
annualmente da Valera Gruber fino alla bella/come i fiori d'oro/che Saffo cantava''.
sua scomparsa, sia stato ‘’Il gesto e la
[2] Cfr. ''Irretita dalla parola/ho forse peccato
genesi’’, poiche l’associazione tra Dio e invano/aspirando ad emulare/l'onnipotenza del
la creativita del fare arte, del fare verbo/mentre tutto intorno/era solo fragile segno di
poesia, si ripete piu volte in terra'' (89).

Scendevamo giu per la collina.


“Signore/concedi a me la musica’’, scrive - Mark Veznaver
l’autrice, definendosi ‘’un canto
perso/fra molti canti inascoltati’’ (182), e
il riferimento a un ipotetico ‘’grande
artefice del coro’’ e alla voce e al canto
come metafora della poesia che porta
con se il riferimento alla tragedia e
all’epica classica (‘’il volto tragico’’, 30)
compare con grande frequenza nel
lungo poemario. Prendendo ad esempio
versi come “E se dovessi/spegnere la
mia voce nel silenzio/sapresti tu
ascoltarla/nel canto degli uccelli’’, 92,
oppure il riferimento all’‘‘Avventura
amorosa del conoscere/che gia cantai
con la mia scarna rima/ed ora torna a
farsi trasparente/linguaggio del mio
essere,/uomo bianco di luce/fra corpi
amati’’, 119), si scoprira ancora una
volta come il canto poetico diventa per
Valera Gruber canale di confronto

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