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3ºD

La vita: un alternarsi tra realtà e apparenza.


Realtà e apparenza si alternano in molti aspetti della vita; così basta indossare una maschera per
servire l’inganno. Nulla è come appare; viviamo sempre in bilico tra l’essere e l’apparire, finendo per
sembrare ciò che non siamo. In questa tesina ho cercato nelle materie scolastiche tutte le
contraddizioni legate all’essere e all’apparire. In molti casi è stato semplice perché autori illustri
hanno evidenziato nelle loro opere l’alternarsi tra le due condizioni; in altri casi trattasi di mie
riflessioni.
LETTERATURA L’idea che la nostra realtà sia la sola vera, da un lato ci conforta e dall’altro ci fa
precipitare in un buco senza fine che ci costringe a mascherare la stessa verità. Questo concetto è presente
nei testi di uno dei maggiori esponenti del primo Novecento: Luigi Pirandello. Egli credeva che la realtà fosse
vita, intesa come un flusso continuo e che tutto ciò che si allontanasse da questo assumesse una forma
individuale e iniziasse a morire. La forma individuale non è altro che l’angoscia dell’individuo alle convenzioni
sociali per cui ogni uomo smette di essere se stesso e si adegua a ciò che gli altri si aspettano da lui,
indossando tante maschere quante sono le persone che gravitano nella sua vita. Pirandello perciò condanna
l’uomo a recitare questa parte per tutta la sua esistenza. Egli suppone che una vera realtà non esista, ma che
esistano una realtà oggettiva, uguale e valida per tutti, e una realtà soggettiva, ovvero la particolare visione di
un personaggio che può sfociare nell’apparenza e nell’illusione. Nei suoi scritti il protagonista soffre di essere
riconosciuto dagli altri in forme in cui non può rispecchiarsi. Questo tema è affrontato, nello specifico, nel
celebre romanzo “Uno, nessuno e centomila”. Il romanzo è una descrizione, a volte umoristica ma per lo più
drammatica, dell’azione distorsiva del giudizio altrui sulla personalitá e sull’individualitá. Il romanzo parla di
Vitangelo Moscarda, un uomo che poteva definirsi di successo. Una mattina, mentre si apprestava ad uscire,
la moglie gli disse che aveva il naso storto, pendente da un lato. Lui non se ne era mai accorto ma, la
questione che più lo turbò, fu la scoperta che gli altri lo vedevano e lo percepivano in modo diverso da come
lui stesso si vedeva e percepiva. Da quel momento Moscarda iniziò a cercare chi fosse veramente. Questo lo
portò alla scoperta di non essere uno, bensì centomila, per le diverse immagini che la gente ha di lui, e quindi
nessuno. La lucida follia che Pirandello descrive è addirittura una soluzione per poter scappare dalla vita e
dalle centomila maschere che la società attribuisce ad ognuno di noi. L’alternativa è l’accettazione passiva del
ruolo attribuitoci dalla società. Gli schemi che ingabbiano l’individuo lo condannano alla solitudine e alla
rassegnazione passiva e incerta che comporta l’angoscia di vivere.
Inglese. Is it more important to be or to appear? Today people still think that beauty can open
all doors, that it is enough to be beautiful to achieve everything. Probably we think more about
outer beauty than inner beauty. The exaltation to the madness of narcissism, the refuge from one's
own anguish through life eternally young, are the themes dealt in the novel "The picture of Dorian
Gray". The novel opens in Baisl Hallward painter’s studio, an artist that is painting the portrait of a
young extraordinary beautiful aristocrat, Dorian Gray, and speaks about him to his friend Lord
Henry Wotton. Then Dorian appears and is so fascinated by the words about beauty and youth of
Lord Henry that, looking at his portrait, expresses a wish “If it were I who was to be always young,
and the picture that was to grow old”. One day Dorian reveals his two friends his deep love for a
young actress, Sibyl Vane and wants them to see her perform. But Sibyl that night, acts without
passion and Dorian, disilluded abandons her with cruel words. During the night she commits
suicide and on the portrait appears the first touch of cruelty on the mouth. Dorian decides to hide
the picture in a secret room. From this moment on, the young man leads a double life and rumours
about his behaviour spread in London, but Dorian’s face remains as pure and innocent as ever.
One night, when Dorian is thirtyeight years old, Basil Hallward goes to inform him he is going to
Paris where he would like to show the picture. Dorian brings him in front of the canvas and stabs
him to keep the secret of his life. Later he blackmails Alan Campbell, once a friend of his, and
obliges him to destroy the painter’s body chemically. One evening, while going out of an opium
den, Dorian is seized round his neck by James Vane, Sibyl’s brother, who follows him to Selby
Royal, Dorian’s country residence. James is killed in a shooting party. Dorian feels safe and wants
to change his life. He come back to London to see if the picture shows any sign of repentance, but
the canvas is even more disgusting. He stabs it, but in so doing kills himself. The servants find a
beautiful portrait, but it is hard to recognize Dorian in the wrinkled old man lying dead on the floor.
In the novel, Dorian appears forever young, beautiful, nice whereas he maintains his apparent
innocence and purity but mainly his extraordinary beauty. Actually Dorian is cruel, vicious and
depraved. The painting reveals or externalizes what Dorian conceals: his conscience, his aging,
his moral corruption and psychological decadence. The picture stands for the dark side of Dorian's
personality. Dorian is the symbol of bourgeois ipocrisy with its falsity hidden by good manners
while The picture is the symbol of immorality of the Victorian middle-class.
SCIENZE. La corrente filosofica che ha pervaso l’intero novecento, dalla filosofia, all’arte, alla letteratura,
alla musica e alla matematica è stata il relativismo. Esso si contrapponeva al positivismo, in voga fino a pochi
decenni prima, mostrando la decadenza dell’uomo. Albert Einstein fu l’artefice e il maggior esponente del
relativismo in seguito alla formulazione della sua teoria della Relatività. “Dopo di lui, il mondo non è più stato lo
stesso". Così uno dei biografi di Albert Einstein, Abraham Pais, sintetizzava anni fa l'impatto che le idee e le
scoperte dell'autore della teoria della relatività hanno avuto non solo sulla scienza, ma su tutte le discipline. La
teoria della relatività, fin dalla sua prima formulazione, ha rappresentato difatti qualcosa di più di una teoria
fisica; è stata una rivoluzione concettuale che ha messo in discussione la stessa "immediata" percezione del
mondo. Il relativismo è la conseguenza di una rivoluzione culturale, spiegata egregiamente da Freud, che ha
cambiato profondamente il modo dell’uomo di vedere la propria esistenza. Freud affermò che ci furono tre
umiliazioni inferte al "narcisismo universale”. La prima fu quella cosmologica quando Copernico scoprì che la
terra, e quindi l’uomo, non sono al centro dell’universo. La seconda fu quella biologica, conseguente alle
scoperte di Darwin sulla discendenza genetica tra l’uomo e l’animale. La terza fu quella psicologica, in cui la
psicoanalisi di Freud dimostrò che l’uomo non è nemmeno padrone della propria psiche. Tutto si va
modificando grazie alle nuove scoperte scientifiche prospettate da Einstein e si inaugura un ‘900
dell'incertezza, dove la relatività pervade ogni cosa. La teoria della relatività di Einstein fece collassare
nettamente il metodo galileiano, solida base della corrente positivistica, con una rivoluzione scientifica che
avrebbe posto fine all’assurda pretesa di incasellare la realtà con leggi fisiche e matematiche. Dunque
le scoperte scientifiche, l’affermarsi delle teorie irrazionalistiche, i mutamenti in ambito sociale decostruiscono
la figura dell’intellettuale, immettendolo in una fortissima crisi. Non si è più portavoce di valori eterni ed
universali, di ideali ottocenteschi come l’amore, la patria, l’unità, i tormenti civili. Svuotati da tutto ciò bisogna
ritrovare se stessi, si deve ridare un senso all’uomo stesso. Questo processo di disgregazione era già stato
avviato dal Decadentismo, quell'affascinante movimento in cui la logica cede il posto all’intuizione, quel
momento in cui il mistero, l’occulto, l’inconscio sono mondi nuovi da esplorare e strumenti di liberazione
dell’immaginazione umana. In questa realtà frammentaria l’individuo è protagonista della scena nonostante il
suo enorme senso di inadeguatezza, proprio come nelle storie di Mattia Pascal o di Zeno Cosini. Con Einstein
la tranquillizzante apparenza fu disgregata dalla inquietante realtà, ma l’uomo ne ricavò un grande salto nel
vuoto, ma verso la libertà e la conoscenza.
STORIA Esercitare il proprio diritto alla libertà e alla conoscenza comporta un lavoro e un
impegno che le grandi masse non sono in grado di sostenere a lungo, soprattutto se assillate dalle
necessità di sopravvivenza. Perciò alla fine della Prima guerra mondiale, che era stata prospettata
come una guerra lampo e che invece fu lunga e dolorosa, fu facile compattare le idee comuni
nuovamente su ideali ottocenteschi; una sorta di nuovo positivismo. La realtà fu manipolata per
creare una apparenza strumentale al proprio intento politico. Ciò avvenne soprattutto nel partito di
Benito Mussolini, il partito fascista. Il fascismo nacque e si sviluppò quando la democrazia entrò in
difficoltà, esprimendo la ricerca di una soluzione alternativa basata sul nazionalismo; nacquero
così i fasci di combattimento, che si definivano come un movimento – quindi non un partito – e che
ebbero inizialmente delle buone idee e proposte, prima di manifestarsi con tutta la loro violenza.
Fu qui che entrò in scena Benito Mussolini, il quale, dopo aver abbandonato il partito socialista,
ritenuto ormai debole, decise di unirsi alla nuova fazione per aumentare il suo consenso,
diventando dunque l’artefice e il personaggio di punta dei successi del movimento. Si creò così nel
1921 il Partito Nazionale Fascista, risultato dell’evoluzione del movimento in partito. La svolta nella
storia politica italiana arrivò quando il leader fascista ordinò la marcia su Roma, con lo scopo di
mostrare al re, al parlamento e al popolo quanto ormai fosse diventato forte il fascismo. Il 28
ottobre 1922 le squadriglie entrarono in Roma con lo slogan “o Roma o morte”. Fu allora che
Vittorio Emanuele III consegnò l’Italia in mano a Mussolini affidandogli il compito di formare un
nuovo governo. Il 6 aprile 1924 si andò al voto: la lista nazionale, della quale era capo proprio
Mussolini, raggiunse il 65% dei suffragi. In seguito, i fascisti furono accusati di violenza
da Giacomo Matteotti, il quale chiese d’invalidare le elezioni appena svolte poiché supponeva
brogli elettorali. Il 10 giugno 1924 l’onorevole Matteotti venne rapito e in seguito ucciso suscitando
uno scandalo enorme. Mussolini ebbe grandissime difficoltà nel gestire la situazione, dichiarando
di non essere coinvolto ma, anzi, addolorato; si passò così alla Secessione dell’Aventino, un atto di
protesta attuato da alcuni deputati d’opposizione contro il governo fascista. I dissidenti speravano
in un intervento del Re Vittorio Emanuele III, poiché solo lui poteva far cadere il governo Mussolini,
ma ciò non accadde. Fra alterne e drammatiche vicende, il governo Mussolini seppe rialzarsi e
rafforzarsi, arrivando a sostenere pubblicamente l’assassinio di Matteotti. Ciò non portò alla fine
del fascismo ma diede la conferma a Mussolini che ormai L’Italia era sotto il suo controllo. Benito
Mussolini comprese che la massa rappresentava un’immensa potenza da indottrinare e a tale
scopo il regime fascista fece largo uso di propaganda per ispirare la nazione a quell’unità
necessaria all’obbedienza. Il Duce era il protagonista unico, descritto come l’uomo perfetto che
avrebbe portato l’Italia alla gloria. La propaganda fu tanto imponente e martellante da creare una
“realtà parallela”. Obiettivo della propaganda era la creazione di una nuova era di imperialismo,
dove una razza superiore era destinata a guidare l’Italia e a riportarla ai fasti della Roma Imperiale.
Nel corso degli anni il regime radicalizzò le sue posizioni censurando sempre di più la libertà di
opinione e perseguendo coloro che criticavano il governo. La diffusione della radio fu lo strumento
cardine di propaganda durante gli anni del regime. Ai media venne imposto di parlare il meno
possibile di fatti di cronaca nera o di crimini e, in caso fosse stato impossibile omettere la notizia, fu
chiesto di minimizzarla. Questo serviva per garantire un falso senso di sicurezza nell’opinione
pubblica. I media erano considerati sia risorsa che pericolo: “la massa può diventare salvatrice ma
anche carnefice”. Il fascismo ed il nazismo hanno mostrato in tutta la loro tragicità che  la volontà
collettiva può essere manipolata a tal punto da diventare un’arma di guerra. La apparenza al
servizio del governo.
TECNOLOGIA. Alla fine del periodo nazi-fascista, fu avviato un processo che fu definito «miracolo
economico» che, tra il 1953 e il 1973, trasformò l’Italia dal paese agricolo sottosviluppato creato dal fascismo,
in un paese industriale-agricolo. Grazie al Boom economico nelle famiglie migliorò l’alimentazione e furono
introdotti beni di consumo fino ad allora sconosciuti, come il televisore. La tv divenne immediatamente il
veicolo della cultura di massa e portò un radicale cambiamento nella popolazione italiana. Furono anche
prodotte trasmissioni che permisero agli analfabeti di leggere e scrivere, come «non è mai troppo tardi»,
condotta dal famoso maestro Manzi. Con la televisione però l’apparenza divenne realtà. Tutto ciò che
apparve in televisione cominciò a influenzare il pubblico a tal punto da confonderlo e indurlo a scelte
condizionate. Ciò valse soprattutto per la pubblicità che condizionò fortemente gli acquisti, ma anche per le
notizie che spesso furono manipolate per scopi politici ed economici. È tipico dell’uomo sfruttare prodotti
altamente tecnologici per scopi manipolativi. Ma come trasmetteva le immagini questo strumento di massa?
Nel 1954 lo schermo dei televisori era a tubo catodico, tecnologia oggi rimpiazzata dallo schermo al plasma, a
cristalli liquidi o a led. Il tubo catodico è formato da un polo negativo detto catodo e da un polo positivo detto
anodo. Il catodo è un piccolo elemento metallico riscaldato all'incandescenza, che emette elettroni per effetto
termoelettronico. L’anodo invece, è un elettrodo da cui sono attratti gli elettroni per effetto della forza di
Coulomb, ovvero la forza esercitata da un campo elettrico su una carica elettrica. La diffusione avviene grazie
agli elettroni che passano attraverso anodi di forma opportuna, che focalizzano il fascio fino a renderlo di
sezione puntiforme. Se lungo il percorso del fascio di elettroni si pongono esternamente al tubo catodico delle
piastre elettricamente cariche o degli elettromagneti, il fascio verrà deviato a seconda del segnale elettrico a
esso applicato, creando immagini sullo schermo. Per creare immagini a colori si utilizzano differenti tipi di
fosfori in grado di emettere i colori rosso, verde e blu, disposti in sottili strisce parallele o a gruppi di punti. Il
tubo catodico è dotato, a breve distanza dallo schermo, di una maschera metallica forata con la funzione di
assorbire gli elettroni che non siano sulla traiettoria esatta per raggiungere il fosforo e che causerebbero
altrimenti confusione nei colori visualizzati. All’interno del tubo catodico è praticato un vuoto spinto per cui su
tutta la sua superficie agisce costantemente una spinta diretta verso l’interno, dovuta in massima parte dalla
spinta idrostatica (1kg per cm2) dell’atmosfera. Questo permanente stato di sollecitazione del materiale del
tubo catodico costituisce un cospicuo accumulo di energia potenziale al suo interno, energia che può liberarsi
sotto forma di una implosione in caso di rottura del vetro.
Nei tubi dei moderni televisori e monitor la parte frontale è irrobustita con l’interposizione di lamine
plastiche, in modo da resistere agli urti e non implodere. La restante parte del tubo e in particolare
il collo sono invece molto delicati. Il tubo catodico deve essere maneggiato con attenzione e
competenza. Lo smaltimento del tubo catodico è molto più inquinante relativamente allo
smaltimento dei nuovi televisori. Infatti, all’interno del tubo catodico vi sono elementi altamente
inquinanti come i fosfori o radioattivi come il bario. Anche l’implosione non corretta del CRT
potrebbe causare la dispersione di questi elementi inquinanti e quindi pericolosi per la salute.
L’esposizione a breve termine al bario potrebbe provocare rigonfiamento cerebrale, debolezza
muscolare, danni al cuore, al fegato e alla milza. Gli studi animali rivelano l’aumento della
pressione sanguigna e delle alterazioni cardiache se il bario viene ingerito per un periodo
prolungato. Gli effetti a lungo termine all’esposizione cronica al bario non si conoscono ancora, a
causa della mancanza di dati relativi. L’esposizione a breve termine agli alti livelli di piombo può
causare vomito, diarrea, convulsioni, coma o persino la morte. Gli altri sintomi sono inappetenza,
dolori addominali, stitichezza, affaticamento, perdita del sonno, irritabilità e mal di testa. La
prolungata esposizione, come avviene in ambito industriale, può colpire i reni.
Educazione fisica. L’inquinamento è un problema grave, sia per i danni arrecati all’ambiente,
sia per i danni diretti all’uomo. Ma spesso per raggiungere obiettivi di performance elevati è l’uomo
stesso a ricorrere all’uso di sostanze che possono radicalmente elevare i propri standards
prestazionali. L’apparenza come obiettivo per superare un proprio limite reale, per ingannare la
realtà ma a costo di gravi danni alla persona come nel caso del Doping. Il termine “Doping” indica
qualsiasi trattamento usato per aumentare artificiosamente le prestazione di un atleta durante una
gara. Divenne comune nei primi anni del ‘900 per indicare la stimolazione illecita di cani e cavalli
da corsa. Uno dei primi sport a essere maggiormente interessato fu il ciclismo. In Italia e altri
paesi, il doping è un reato che colpisce sia l'atleta che ne fa uso, sia il medico prescrittore e chi ne
fa commercio. Utilizzare farmaci su una persona sana vuol dire esporla sicuramente ad effetti
collaterali anche gravi. Gli sportivi sotto uso di sostanze dopanti possono andare incontro a
patologie gravi come Disturbi Cardiovascolari e Neurologici, Depressione Respiratoria,
Dipendenza, Sterilità, Rotture Tendinee, Tumori, Disfunzioni Ormonali. Vincere ricorrendo all’uso
di Doping equivale a rubare la vittoria, venendo meno ai principi universali di lealtà e correttezza
sportiva. Da ciò si evince che il vero sconfitto dalla pratica del doping è proprio lo sport e le vittorie
che per anni hanno arricchito il palmares di stati come l’ex DDR e la Russia degli ultimi tempi non
possono essere che biasimate dalla società. Le mascolinizzazioni di atlete e la loro impossibilità di
procreare, i tumori che hanno decimato intere generazioni di atleti non possono essere giustificati
dal desiderio di dimostrare la superiorità della propria razza o il proprio credo politico. Lo sport
deve rimanere confronto nella correttezza e nella lealtà.
Religione. Nella storia umana c’è stata una forte spinta a dimostrare la superiorità di qualcuno
a scapito di qualcun altro. Si è sostenuta la superiorità di razze, culture politiche e religioni.
La realtà è stata spesso mistificata per dimostrare tesi insostenibili dal punto di vista scientifico e
filosofico. Mistificare le cose è un’azione gravissima, specialmente in ambito religioso. Dal
medioevo all’avvento di Hitler, la religione ebraica e i suoi professanti sono stati screditati ed
attaccati da tutta le correnti culturali e religiose, attribuendo loro la morte di Gesù. I poeti moderni
si impadronirono di questa figura leggendaria, a cominciare da Goethe, che narra dell’incontro tra
un ebreo Aasvero e Cristo. La leggenda dell'«ebreo errante» racconta che Gesù, dirigendosi con
la croce sulle spalle verso il Calvario, sofferente e senza fiato, si fermò davanti al negozio di un
ciabattino ebreo. Questi si affacciò sulla porta e gli disse: «Muoviti, vai più in fretta» e gli diede dei
colpi di bastone sulla schiena. Gesù gli rispose: «Me ne vado, ma tu camminerai fino al giorno del
mio ritorno». Si vuole che da allora l'ebreo errante, maledetto da Dio, sia condannato a vivere
senza riposo fino alla fine dei tempi. Il desiderio di attribuire la colpa della morte di Cristo ad una
razza è per me una azione blasfema. Cristo sapeva ciò che avrebbe patito e sapeva anche di
dover morire per mano del suo popolo eletto. Perché fomentare guerre tra credi religiosi? È forse il
Dio Cristiano migliore del Dio Islamico o Ebraico? Celebriamo forse un Dio della guerra a cui
immoliamo sacrifici umani? Inoltre nella leggenda dell’ebreo errante la figura di Cristo viene
descritta come rancorosa e maledicente, cosa che contraddice tutte le sue opere di salvificazione
e di amore. Nella stessa definizione di infedele vi è celata la tendenza umana a prevaricare chi
presenta una diversità. Ne sono prova le Crociate medioevali e quelle attuali dei musulmani
radicali contro i cristiani. La realtà è camuffata da menzogne e atti denigratori utili a scopi razziali.
La religione, qualunque essa sia, è un atto di fede e non può essere apparenza.
GEOGRAFIA. Le differenze razziali e la povertà sono problemi che fin dall’antichità ha afflitto
l’uomo e che in alcune regioni del mondo continuano a mietere vittime. Molte volte le nazioni
nascondono questi problemi e mostrano solo le cose positive, mistificando la realtà. Un esempio
inaspettato sono gli Stati Uniti d’America che, nonostante siano ai primi posti nella graduatoria
dell’Isu, nascondono profonde diseguaglianze sociali. Il potere politico e le attività economiche
sono prevalentemente sotto il comando dei bianchi, a scapito dei nativi-americani e, in molti stati
del sud, dei neri. I poveri non possono usufruire di beni come l’assistenza sanitaria o l’accesso alle
università più prestigiose. La situazione peró è migliorata nel 2010 quando Barack Obama ha
firmato la legge sulla riforma sanitaria che tutela in parte queste minoranze. Egli così ha dimostrato
che la reale forza di un popolo è la solidarietà e che le diseguaglianze sono la causa della violenza
nei sobborghi e della delinquenza organizzata. Il continente più povero al mondo è
paradossalmente la culla di tutte le nazioni, la terra dove è nato e si è sviluppato il primo uomo,
prima di diffondersi e colonizzare l’intero globo terrestre: l’Africa. Nonostante possegga
considerevoli risorse minerarie, resta il continente meno industrializzato al mondo. Il colonialismo
dei primi del novecento ha condizionato la crescita economica e lo sviluppo sociale di quasi tutti i
paesi africani. Essi sono ignorati nei tavoli internazionali, malgrado le innumerevoli morti nella
popolazione per iponutrizione, povertà e sottosviluppo. Il problema principale è quello alimentare in
quanto carestie ricorrenti, scarsa produzione agricola e cattiva distribuzione delle risorse
provocano fame e denutrizione, portandola agli ultimi posti dell’Isu. L’Africa è anche il continente
con la maggiore diffusione di malattie infettive come l’AIDS. In più l’analfabetismo tocca le punte
più alte del pianeta. Tutti questi problemi provocano una povertà talmente grande che porta
all’emigrazione clandestina, principalmente in Europa. Se non si fa rapidamente qualcosa per
cambiare questa situazione, la popolazione africana potrebbe scomparire del tutto, arrecando un
calo demografico mondiale enorme. Dato che tutti o quasi i paesi africani sono attualmente
indipendenti, possiamo pensare che i problemi da cui sono afflitti siano colpa della loro incapacità
di autogoverno, ma la realtà è altra. Molte nazioni che avevano colonizzato l’Africa continuano ad
avere fortissime ingerenze politiche ed economiche sui governi fantocci che risultano essere al
potere. Inoltre c’è la forte ingerenza dell’America, della Russia e di molte multinazionali che
sostengono governi di comodo. Infine ci sono le guerre di religione ad aggravare ulteriormente la
precaria situazione dell’Africa. Noi giovani possiamo essere il cambiamento, se davvero lo
vogliamo. In un mondo altamente tecnologico, con risorse alimentari che spesso vanno distrutte
per mere questioni economiche, assistere ai decessi per fame è davvero una bestialità. La corretta
distribuzione delle risorse non può più essere messa in discussione.
MUSICA. Il tema del contrasto tra realtà e apparenza lo si ritrova anche in ambito musicale e
artistico, avendo ispirato molti compositori del Novecento, anch’essi in cerca di innovazione
artistica. Uno tra questi è Giacomo Puccini, considerato uno dei più importanti e significativi
compositori e operisti della storia musicale. La sua arte volle sempre abbracciare l’innovazione e,
nonostante le sue prime composizioni fossero radicate nella tradizione del tardo XIX secolo,
incluse anche i temi veristi. Una tra le sue più famose composizioni è la Tosca, una opera
melodrammatica ambientata nella Roma ottocentesca, che parla d'amore e di morte. Dopo il
fallimento della Repubblica Romana, quando lo Stato Pontificio sta catturando i rappresentanti ed i
sostenitori della Repubblica, le vite del pittore Mario Cavaradossi e della sua amante Tosca,
incrociano Cesare Angelotti, patriota fuggito dalle carceri del Papa. Sulle tracce del fuggiasco c'è il
capo della polizia pontificia, Scarpia che, innamorato di Tosca, approfitta della situazione per
conquistare la donna. L'opera drammatica finisce come deve finire una tragedia: muore il
fuggiasco, muore il cattivo Scampia per mano di Tosca, muore il pittore ed infine muore Tosca
suicida. Nell’opera emergono vari sentimenti ottocenteschi, tra cui l’amore e l’onore, ma anche
emozioni negative, non ancora presenti in altre composizioni tra cui la apparenza e l’inganno. Nella
Tosca Puccini descrive un mondo falso, dove la rassicurante apparenza dell’onore e della
incrollabilità delle promesse nascondono la realtà dell’inganno e la violenza della delusione.
Sassofono Sinfonia per un addio è un brano contemporaneo, composto da Rondò Veneziano.
Trattasi della celebrazione di un addio tra due amanti in pieno carnevale veneziano, con tanto di
maschere e vestiti d’epoca. I due, con questa ultima danza, sanciscono la fine della loro storia
d’amore e nascondono i loro tormenti con le splendide maschere carnevalesche. Questa è un po’
la metafora del carnevale, dove la triste realtà viene confusa e alterata con la creazione di altri se
stessi, imbellettati e sorridenti. Il tentativo umano di mitigare un dolore. L’apparenza come
espediente per alleviare la angosciante realtà.
ARTE. La corrente artistica che meglio descrive le contraddizioni tra realtà e apparenza è il
Surrealismo. Esso nacque nel 1924 in Francia dalle ceneri del movimento Dada, che ebbe origine
nel clima di crisi culturale e sociale che caratterizzò i primi decenni del Novecento. Padre del
surrealismo e teorico del movimento è il poeta André Breton che pubblicò a Parigi il “Manifesto
del surrealismo”. Il surrealismo si basa infatti sull’esaltazione dell’inconscio e del subconscio
nell’ambito del processo creativo, perché solo senza le restrizioni della ragione l’uomo è libero di
esprimere la parte più autentica del suo essere. Una delle tecniche caratteristiche del Surrealismo
è il cadavre exquis. Si tratta di un processo creativo che coinvolge più artisti
contemporaneamente e può applicarsi sia alla pittura che alla poesia. Un primo artista disegna (o
scrive) la prima cosa che gli viene in mente, senza pensarci su e passa il lavoro ad un altro artista
che fa lo stesso e così via, fino a ottenere opere apparentemente senza significato. René Magritte
è uno dei maggiori esponenti del surrealismo francese. Nelle sue opere gioca con le forme e le
definizioni. Magritte crede che l'inconscio è quella sfera dell'attività psichica che non raggiunge il
livello della coscienza, ma che riesce a manifestarsi attraverso alcune azioni dell'uomo compiute in
modo automatico. La ricerca dell’artista verte sul nonsenso delle cose, sui rapporti tra visione e
linguaggio e tra realtà e apparenza, sulla creazione di situazioni inattese e impossibili e sulla
valorizzazione degli oggetti usuali che, decontestualizzati, appaiono in tutta la loro novità e magia.
Nella visione artistica di Magritte tutto si fa mistero e l’uomo è al centro di questo mistero
inestricabile. Le immagini partorite dalla mente di questo pittore di origine belga sono
situazioni impossibili, paradossali ma che catturano l’immaginazione creando meraviglia e
una sensazione di persistente inquietudine. Non sono l’apparenza o l'inconscio i protagonisti
delle riflessioni pittoriche di Magritte, ma è la realtà dove gli oggetti, tuttavia, hanno un
qualcosa che li accomuna ad altri o sono a questi sovrapposti e risultano, in tutti i casi,
trattati con una nitidezza di linee e di colori tale che, nonostante gli abbinamenti e gli
accostamenti inusuali, sembrano più veri del vero. Ad esempio nel ”Le passeggiate di
Euclide” è raffigurato l’interno di una stanza in cui si apre una finestra. Davanti a essa è collocato
un cavalletto con una tela che riproduce una porzione dell’immagine esterna sulla quale si apre la
finestra. Il quadro è così fedele che diventa quasi impercettibile. Lo si riconosce soltanto grazie ad
una sottile linea bianca sulla sinistra che corrisponde allo spessore del telaio su cui è montata la
tela. La coincidenza tra immagine reale e riproduzione pittorica induce nuovamente a un attimo di
perplessità, che aumenta nel momento in cui ci si rende conto dell’inganno al quale si è stati
sottoposti: la percezione delle due figure geometriche presenti al centro dell’opera. A prima vista
queste sembrano essere due coni, identici, ma in realtà questa è solo un’illusione; infatti il primo è
realmente un cono utilizzato come tetto della torre mentre il secondo lo è solo in apparenza dal
momento che rappresenta una strada vista in prospettiva sulla quale stanno camminando due
persone. Il titolo costituisce un richiamo al matematico Euclide, alludendo ancora una volta ai due
elementi geometrici di spicco nel quadro. Lo scopo della pittura di Magritte torna a essere quello di
portare l’osservatore a pensare e a riflettere su quanto sia realtà e quanto apparenza.
Francese. Au début des années 1900, une nouvelle pensée sur les femmes a commencé à
se former dans le monde de la mode ; qu'elles pouvaient faire en sorte que les apparences
deviennent réalité grâce à Coco Chanel. Gabrielle Chanel est née à Saumur en France le 19 août
1883, célèbre styliste française et véritable icône féminine, elle a réussi à imposer un tout nouveau
style. Son enfance a été l'une des plus tristes, car après la mort de sa mère, elle a passé la
majeure partie de son enfance dans un orphelinat. en 1901, elle se rend à Paris pour étudier la
mode. En 1909, Chanel ouvre sa boutique qui s'étend sur toute la France. Chanel est également
devenu célèbre pour la création et la vente de son propre parfum qu'il a appelé Chanel Nº 5. Elle
crée des modèles d'une élégance toute simple s’inscrivant dans le mouvement de libération de la
mode féminine: les premiers pantalons, la jupe plissée courte, la célèbre petite robe noire moulant
les hanches. Le style Chanel s'est imposé, encore une fois, comme symbole de la femme libérée
et séduisante. Coco Chanel décède en 1971, à l'âge de 88 ans. Les grands enseignements de
Coco Chanel sont bien plus qu'une série d'astuces sur la mode et la beauté. Cette célèbre
créatrice française a marqué un avant et un après dans la façon de voir la mode, mais aussi dans
la façon de voir les femmes ; en parvenant à faire coïncider la réalité et l'apparence.
MATEMATICA. La contrapposizione dell’apparenza e della realtà è inaspettatamente
presente anche nella matematica, la scienza più reale e certa, con un concetto tra i più misteriosi
che esistano: l’infinito. Nessun altro problema ha mai scosso così profondamente lo spirito umano,
nessuna altra idea ha stimolato così proficuamente l’intelletto e tuttavia nessun altro concetto ha
maggior bisogno di chiarificazione dell’infinito. È un concetto astratto definibile come
“un’apparenza nella realtà, ma una realtà nella matematica”. In tutte le mitologie la realtà prende
spunto da un iniziale caos che viene successivamente ordinato da divinità di varia specie che
cercano di ridurre tutto ad un finito comprensibile e il più possibile ordinato. L’infinito si presenta
quindi come elemento negativo e apparente, perché non comprensibile e non dominabile. Però,
con l’evolversi delle civiltà, la religione, la filosofia e la matematica ritornano all’analisi del concetto
di infinito sotto vari aspetti; ciò è dovuto principalmente alla capacità dell’uomo di saper usare il
ragionamento ed arrivare a conclusioni metafisiche. Sulla Terra solo la mente umana può
formulare concetti astratti come l’Infinito. Infinito è lo stupore dell’uomo davanti all’universo, a ciò
che è grande oltre ogni nostra possibilità di immaginazione, come le galassie, e a ciò che è piccolo
oltre ogni nostra comprensione, come le particelle che compongono un atomo. Nessuno sa a cosa
si ispirò John Walls nel 1655 quando utilizzò questo strano simbolo: un otto orizzontale. Una delle
ipotesi più convenzionali è che si sia ispirato all’Uroboro, un simbolo usato in alchimia che
simboleggia la ciclicità delle cose, il loro susseguirsi senza fine e quindi l’infinito. Sul piano Fisico
reale l’infinito è l’illusione di aumentare o diminuire indefinitamente una qualsiasi quantità, mentre
sul piano logico Matematico è una grandezza operativa non più fittizia. In matematica le
grandezze, ad un certo punto, non sono più quantizzabili per cui, si è introdotto il concetto di
infinito che non è un numero vero e proprio ma una tendenza. Prendiamo come esempio una
semplice equazione di primo grado: Y=mx, dove m è il coefficiente angolare. Per m uguale a zero
la retta coincide con l’asse x mentre per m crescente la retta diventa sempre più ripida fino a
tendere all’asse y per valori grandissimi. Se coincidesse con l’asse y arriverebbe a valori che però
non si possono esprimere con nessun numero e che si indicano convenzionalmente con infinito. Il
mondo e tutto ciò che noi siamo e che noi comprendiamo può quindi essere iscritto tra 2 infiniti:
quello infinitamente grande e quello infinitamente piccolo. Da ciò possiamo estremizzare che tutta
la realtà è compresa tra due apparenze.
L’apparenza pervade la nostra cultura occidentale a tal punto da farci negare la realtà del
resto del mondo. Ma apparenza e realtà non sono cose che valgono solo per evidenziare la
superiorità di razze su altre, esse sono insite nelle peculiarità umane e restano le maggiori
cause di stigmatizzazione e di prevaricazione. La mia scelta di queste tematiche nasce dalla
conoscenza di alcune opere di Pirandello, esperienza forte e pervasiva che ha toccato i miei
più profondi sentimenti. Uno dei maggiori comandamenti religiosi recita “ama il prossimo
come te stesso”. Che bella parola è “prossimo”. Indica vicinanza fisica e di intenti. Il
prossimo è colui che è vicino a me e sono io che sono vicino a lui. Prossimo è realtà e non
apparenza.
Bibliografia

Libri di testo:
Il Fu Mattia pascal, Uno, Nessuno e
Centomila, il Ritratto di Dorian
Gray, Storie e mondi 3, maps plus
3, immagini d’arte, colori per
leggere 3, l’ebreo errante, fantasia
e musica.
Siti internet:
www.zanichelli.it e www.chimica-
online.it,

Inoltre
Materiale fornito dagli insegnanti

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