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ANTICONFORMISMO

Partendo da un argomento del tutto moderno, per il quale si affrontano numerosi dibattiti
e si iniziano altrettante discussioni, volevo approfondire attraverso questa tesina il
concetto di anticonformismo. Ecco un lettore si potrebbe chiedere a primo impatto: ” il
saper essere autonomi?Il voler uscire dagli schemi?Si l’ho già sentito molte volte…”. E’
proprio quello che non voglio fare,non voglio dare giudizi sul come essere migliori,sul
perché non essere come la massa o magari criticare atteggiamenti odierni(anche se ce ne
sarebbe bisogno). Lo scopo di questo mio lavoro è quello di andare ad individuare quei
fattori,quei luoghi e in particolare quelle persone che hanno saputo in qualche modo
contraddistinguersi per una proprio qualità,una propria azione e che comunque sono
riusciti a cambiare il pensiero di coloro che gli stavano attorno,oppure per loro sfortuna,
sono passati inosservati,addirittura calpestati o interpretati male. A volte però il voler
sembrare la mente unica, il modello diverso dagli altri può portare a conseguenze
negative,altre volte può darsi che il frutto di questo discostarsi dal gruppo sia
positivo,giovi in qualche modo o venga preso d’esempio.
Dopo aver fatto questa premessa è il momento di andare a riconoscere quali siano dunque
codeste persone sopraccitate che diversamente dagli altri hanno pensato in maniera
diversa e agito di conseguenza scatenando l’opinione pubblica nella maggior parte dei
casi, sia nel bene che nel male.
Io partirei con la brillante mente di Oscar Wilde,un uomo capace di reggere il confronto
con i suoi tempi (parliamo della seconda metà dell’800) inaugurò la figura dell’eccentrico
dandy,che per il suo coraggio nel dichiarare la propria omosessualità non solo fu
processato,ma anche condannato a due anni di lavori forzati,invece di essere ammirato
per quello che in realtà era:
UN GENIO. “I have nothing
To declare except
My genius”

*Oscar Wilde*
Oscar Wilde, the son of an influential Anglo-Irish family,
after classical studies at Trinity College, became an
eccentric dandy and the spokesman for the school of “art
for art’s sake”.
He wrote a series of brilliant poems as The Picture of
Dorian Gray and in a few of years he became very
famous. But in 1895 he was arrested and sentenced to two years’ hard labour: was
accused of having a homosexual relationship. The accusations proved correct: a scandal
ensued.
The Preface to The Picture of Dorian Gray is considered a manifesto of the Aesthetic
movement. The most important points of the Preface were:
- The artist is the creator of beautiful things;
- To reveal art and conceal the artist is art’s aim;
- There aren’t moral or immoral books, books are well written or badly written;
- Vice and virtue are to the artist materials for an art.

The Picture of Dorian Gray


Basil Hallward is an artist, fascinated by the youth and the beauty of a young man,
Dorian Gray, whose portrait he decides to paint. Dorian sees the portrait and remains
fascinated by his perfection. Gray expresses a wish that the portrait would absorb all the
signs of age and vice, while he will remain forever in his youthful perfection. Dorian
become friend with the amoral aesthete Lord Henry and meets a brilliant actress, Sybil
Vane.
His life becomes full of vice and sensual gratification, his soul become corrupt and
obscure. The portrait reflects his crimes and his bad actions. Dorian realises the horror of
his acts and decides to destroy the portrait: but in doing so he kills himself. The portrait is
restored and Dorian in death becomes a disgusting old man

Abbandoniamo l’estetica del dandy per entrare in quella dannunziana. Ecco con
D’Annunzio troviamo un altro esempio di ciò che si può definire un anticonformista.
Con il poeta di Pescara si suole rappresentare l’intero movimento estetico italiano del
quale egli si fa portavoce; D’Annunzio, precoce poeta che all’età di sedici anni pubblicò
la sua prima raccolta di poesie “Primo Vere”, nonché amante della bella vita e delle belle
donne, si fa anche interprete del nazionalismo italiano e trova risposte positive in gran
parte del popolo. Dopo la guerra, infatti, nella quale egli aveva riscosso successo tra le
masse per la sua oratoria patriottica e soprattutto per le tante imprese belliche vissute in
prima persona,egli divenne protagonista nei confusi anni che seguirono i conflitti anche
grazie all’impresa fiumana. Tutti questi elementi potrebbero accostare D’Annunzio al
fascismo che incombeva sul nostro paese; va detto invece che egli tenne sempre le
distanze da esso proprio perché nutriva diffidenze nei confronti di Mussolini e del
programma che il duce intendeva attuare. Non aderendo al fascismo preferì sostare sul
suo estetismo…

“Bisogna fare la propria vita come si fa un'opera d'arte".


*Gabriele D’Annunzio*

L'estetismo è in definitiva il culto del


bello, in pratica vivere la propria vita come
se fosse un'opera d'arte, o al contrario
vivere l'arte come fosse vita.
Quest'atteggiamento corrisponde
perfettamente alla personalità del poeta,
che deve distinguersi dalla normalità, dalle
masse. Il superuomo dannunziano
assomiglia all'esteta, che non deve essere
legato a principi sociali e morali. Per
questo motivo si vuole elevare al di sopra
della massa; è l'esteta attivo, che cerca di realizzare la sua superiorità a danno delle
persone comuni.
Si concretizza quindi il “vivere inimitabile” di D’Annunzio esaltato dal suo superomismo
che fa della sua vita un’enorme contraddizione: va dalle aspirazioni più sublimi ai richiami
della volgarità e del cattivo gusto.
Con la scoperta della teoria del superuomo di Nietzsche, il poeta riesce a risolvere le
contraddizioni del suo estetismo: banalizza, infatti, il pensiero del filosofo tedesco
riducendolo ad un’ideologia di facile consumo. L’artista diventa così superuomo e si assume
il compito di guidare l’umanità verso le realtà più nascoste e segrete.
Dal superuomo dannunziano passiamo ora al superuomo originale, ossia quello creato dalla
geniale mente di Friedrich Wilhelm Nietzsche.

“Non sono uomo Sono dinamite”.

“Io vi insegnerò il superuomo”

*Nietzsche*

Con la teoria del superuomo, che è senz’altro il motivo


più popolare del pensiero del filosofo, Nietzsche
voleva intendere quel tipo di uomo qualificato da una
serie di caratteristiche che sono tra l’altro i punti chiave
del suo pensiero. Quindi la capacità:
-di accettare la dimensione dionisiaca dell’esistenza;
-di dir sì alla vita;
-di reggere la morte di Dio;
-di far proprio l’eterno ritorno;
-di porsi come volontà di potenza;
-di andare oltre il nichilismo
-di affermarsi come attività prospettica.

Questo Ubermensch (oltre - uomo) non si configura come una sorta di uomo potenziato,ma
come un individuo che va al di là di ogni tipo di uomo già dato: è, in definitiva, un uomo
“del tutto diverso da quello che noi conosciamo”.
Approfondendo meglio la questione dell’’oltre uomo si potrebbe scorgere in Nietzsche una
sorta di programma politico in quanto questa liberazione da tutte le autorità umane e divine
che egli auspica è, in realtà, una liberazione che non riguarda tutta l’umanità,ma solo parte di
essa. Infatti, il superuomo nietzschiano non rimanda ad un possibile modo di essere di
tutti,ma ad un possibile modo di essere di pochi. L’elite di superuomini, infatti, deve la
propria esistenza alla massa(degli uomini comuni) che si configura come base e condizione
della sua esistenza.
Forzando dunque il pensiero di Nietzsche si potrebbe arrivare a conclusioni razziste; è bene
però ricordare che il messaggio ultimo del suo pensiero non debba andar cercato in chiave
politica, ma in quella filosofica.
La forzatura che è stata fatta riguarda il rapportare il filosofo con il movimento nazista,
infatti, quella tra Nietzsche e il nazismo è un’associazione che per molti potrebbe essere
spontanea. Va detto invece che il filosofo di Rocken fu totalmente estraneo alle teorie sulla
razza così come alle assurde concezioni hitleriane, tanto che finì più volte per criticare
l’antisemitismo e lo stesso spirito tedesco.
Spirito tedesco che con Hitler raggiunse il punto più alto della sua storia e allo stesso tempo
quello più basso.
Con la figura di Hitler, infatti, troviamo l’immagine del
negativo alla massima potenza un uomo dalla personalità
disturbata capace di coinvolgere con le proprie idee un
numero sconvolgente di persone e capace, allo stesso tempo, di
realizzare una delle opere più drammatiche che la storia
umana ricordi.

Il 10 luglio 1921, in una Germania ridotta alla miseria dal


disastro bellico, Adolf Hitler, un anonimo ed oscuro reduce di
guerra di origini austriache, veniva eletto capo indiscusso di una
piccola formazione di destra, dal nome "partito nazional-
socialista dei lavoratori tedeschi". Dopo anni di militanza quel
piccolo manipolo di visionari avrebbe raggiunto, sotto il segno della svastica, antico simbolo
indo-europeo, il dominio sull’Europa, con il fine di costituire un grande Reich millenario,
volto a sottomettere il mondo intero. I principi enunciati da Hitler nel "Mein Kampf",
riassumibili nel principio della superiorità della razza ariana eletta, destinata ad imporre la
propria egemonia, trovarono tragica e sistematica attuazione nello sterminio di 6 milioni di
ebrei, nei massacri, nei rastrellamenti, nell’incubo cui dovettero soggiacere decine di
migliaia di persone dal gennaio 1933, anno dell’ascesa al potere del nazional-socialismo,
fino al maggio del 1945, quando, in una Berlino ridotta ad un mucchio di rovine, la bandiera
rossa sovietica venne issata sul pennone del Reichstag. Fu così la fine di quell’oscuro e
malefico impero, di una perversa ideologia che il suo fuhrer voleva millenaria e che invece
non sopravvisse alla straripante superiorità alleata; ad una ad una, le armate tedesche, che
avevano occupato l'Europa e apparivano invincibili, furono travolte e sconfitte, fino alla
capitolazione, che pose termine alla spirale di violenza, ma non riuscì a rimuovere e a
cancellare il ricordo di una tragedia costata 50 milioni di morti e destinata a rimanere
indelebile, nelle memorie collettive.

Per quanto riguarda l’ambito artistico sappiamo che all’inizio del Novecento cominciarono a
svilupparsi i primi movimenti d’avanguardia che avevano l’obiettivo di stravolgere il
tradizionale linguaggio figurativo introducendo forme diverse e
provocatorie.
Il primo movimento d’avanguardia italiano fu il futurismo….

..Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche e le


accademie d’ogni specie…
Il Futurismo fu il primo movimento d’avanguardia italiano, nacque grazie a Filippo
Tommaso Marinetti, giovane e agiato poeta,che nel 1909 pubblicò sul quotidiano Le Figaro
“Il Manifesto del Futurismo”. In breve tempo grazie alle sue energie e alle sue risorse
finanziarie, riuscì a reclutare artisti ed intellettuali come Boccioni, Severini, Balla con cui
condivise il suo progetto avventuroso, nel quale con ardore si esortavano i giovani alla
Rivoluzione Culturale. La violenza del suo messaggio era sostenuta da una fede nel
progresso e nella tecnologia, che solo con la distruzione del vecchio mondo borghese
avrebbe rinnovato arte, cultura, vita sociale e politica del Paese. Il Futurismo si rivolgeva ad
un pubblico di massa, attraverso mezzi di comunicazione moderni, ebbe il suo culmine allo
scoppio della Prima Guerra Mondiale, che il Marinetti definì come “La sola igiene del
mondo”, sostenendo con spirito nazionalistico l’entrata in guerra del nostro Paese.
La pittura ispirata al mondo contemporaneo, rifiutava la visione oggettiva della realtà, il suo
obbiettivo era il coinvolgimento dello spettatore all’interno del quadro. I pittori esaltavano la
bellezza della velocità e delle macchine in genere, come elementi caratterizzanti della civiltà
moderna e industrializzata. Le figure e l’oggetto tendevano a fondersi con lo spazio
circostante, creando movimento e dinamismo, i colori venivano accostati con un cromatismo
molto violento.
La scultura futurista si rivolgeva allo studio del movimento nello spazio, cercando di fondere
la forma con l’ambiente e l’atmosfera circostante. Nel teatro futurista il pubblico era
partecipe, nella danza tutto si ispira al movimento meccanico, dai passi, ai costumi
geometrici dei ballerini che come automi danzano plasticamente.
L’arredamento era caratterizzato da colori sgargianti, figure geometriche astratte e motivi
curvilinei che determinano il movimento.
L’abbigliamento doveva essere moderno, comodo e pratico, tutte le tinte neutre erano abolite
a favore di quelle vivaci.

Tornando indietro nel tempo potremmo collocare nel


gruppo anticonformista anche un autore latino, che ha reso il
romanzo un qualcosa di più interessante, coinvolgente, ma
soprattutto originale.
Parliamo di Petronio che con il suo Satyricon ha riscosso
l’attenzione di un vasto pubblico e ha suscitato diverse
opinioni.

Il Satyricon è un’opera che ci è pervenuta in maniera


frammentaria e che oggi, la maggior parte degli studiosi, ha
collocato storicamente nel I secolo d.C. attribuendola a
Petronio, personaggio secondo Tacito, molto in vista alla
corte di Nerone condannato a morte nel 66. Tale
identificazione appare molto probabile poiché nell’opera vengono citati personaggi,cantanti
attori e gladiatori,celebri ai tempi di Nerone. Il Satyricon narra la storia in prima persona di
un giovane di nome Encolpio, che rievoca le avventure e le peripezie di un viaggio in
compagnia di un compagno bellissimo, Gitone, di cui egli è innamorato.
Il Satyricon è stato definito romanzo, nel senso classico della parola, poiché racconta di
vicissitudini complicate e avventurose, durante il compiersi di un viaggio,ma si discosta dal
romanzo antico per la sua stesura sia in prosa che in versi di dimensioni molto disuguali tra
loro.
L’opera, a differenza delle trame classiche dei romanzi dell’epoca che trattavano le storie di
amori eterosessuali,si distingue per il suo rapporto amoroso e travagliato di due giovani
omosessuali, pieno di gelosie e privo di reciproca fedeltà.
Il Satyricon fu amato da un vasto pubblico, poiché la sua lettura di evasione e di
intrattenimento trattava argomenti erotici e comici,di situazioni colorite tipiche dello strato
sociale più basso della popolazione, anche se non mancava di soddisfare un pubblico colto.
Petronio fece confluire nell’opera una vasta cultura, le sue idee sull’arte e sulla letteratura e
il suo gusto per ogni forma di piacere estetico ed erotico. Nel romanzo egli giocò con la
materia a disposizione, creando un mondo colorato e vivace, ma mantenendo sempre un
distacco aristocratico e senza coinvolgimenti emotivi. Il Satyrycon è un capolavoro di
comicità della vita quotidiana, dalle vicende e le disavventure dei comuni personaggi si
percepisce un senso di insicurezza e di precarietà nei confronti della vita su cui incombe la
morte. L’opera si distingue per la libertà con cui vengono trattati il modo disinibito,
l’erotismo e la sessualità, per lo stile nuovo in cui raffinatezza, comicità e cultura si
intrecciano rendendola incredibilmente attuale.

Fino alla metà dell’800 le teorie sul movimento della terra più accettate erano quelle fissiste,
che non prevedevano spostamenti orizzontali dei continenti. La teoria fissista era quella di
una terra in contrazione e ancora in via di raffreddamento nel quale si formavano strati a
mano a mano più esterni in base alla loro densità.
Gli strati erano quattro: Sial, Sima, Osol, Nife in ordine dal più esterno al più interno; nel
modello venivano ammessi fenomeni di sollevamento di porzioni oceaniche per formare
terre emerse e di sprofondamento di parti continentali che potevano essere invase dal mare.
Nel 1912 Alfred Wegener espose la teoria della deriva dei continenti: fu il primo ad
intaccare le certezze delle teorie fissiste.
Esse erano attaccabili principalmente su 3 punti:
- in che modo esistevano catene montuose, originate da una contrazione, distribuite
irregolarmente se la crosta terrestre era stata erosa in modo
uniforme?
- P e r c h é a l c u
dovuto ammettere una quantità di calore necessaria non
prevista dagli studi del tempo;
- P e r c h é l e m
invece che galleggiare su di esso?
La deriva dei continenti ipotizzava l’esistenza, circa 300 milioni di anni fa, di un unico
grande continente chiamato Pangea, circondato dal grande oceano della Panthalassa.
Wegener sostenne che la Pangea si fratturò e i continenti (frammenti di Sial) andarono alla
deriva (sul Sima) formando nuovi oceani e raggiungendo le attuali posizioni.
A testimonianza della sua teoria Wegener portò diverse prove:
- geologiche per quanto riguardava la perfetta coincidenza tra i margini oceanici dei vari
continenti;
- paleontologiche per descrivere l’esistenza di stesse specie di flora e fauna su continenti
diversi;
- paleoclimatiche per quanto riguardava la distribuzione su diversi continenti di rocce dello
stesso tipo; questo avrebbe dovuto comportare l’esistenza di un determinato clima a
quell’epoca per la formazione di queste rocce. La conclusione era che il clima di determinate
zone, in passato, era del tutto diverso;
- geofisiche che spiegavano lo spostamento delle masse in senso orizzontale.
Restava inspiegata la causa che avrebbe portato alla deriva dei continenti.
Con il passare degli anni la teoria della deriva dei continenti fu abbandonata, ma va dato
comunque merito a Wegener di aver aperto le strade alla teoria della “tettonica a placche” e
di aver spiegato brillantemente l’origine degli oceani e delle catene montuose.

In conclusione si può dire che la storia del mondo ha visto tanti nomi di celebri persone
susseguirsi l’uno dopo l’altro.
Nomi rimasti nella storia meritatamente e non, magari per una scoperta, per aver introdotto
nuovi modi di pensare, di vedere la vita e di viverla di conseguenza. A volte azioni atroci
hanno segnato epoche buie che però gravano su di noi e sono destinate a rimanere impresse
nella memoria delle persone. Certo è che indipendentemente dal giudizio che si può avere
sui personaggi trattati in questo percorso, ognuno di loro , ha saputo fortemente comunicare
il proprio pensiero con forza e determinazione.

LUCA PAOLANGELI 5E

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