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L’UOMO E LA SUA IDENTITÀ

Laura Albieri

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Storia -
La perdita dell’identità degli
uomini nei campi di
Arte – concentramento: i gulag
Musica –
Il Cubismo e la sovietici e i lager tedeschi
frammentazion ‘Petrushka’
e dell’identità di Igor
Stravinsky

Scienze – L’UOMO E LA
SUA Geografia –
La Genetica
IDENTITA’ La questione
‘Palestina/Israele’

Articolo della Libro di


Italiano – narrativa –
Costituzione italiana –
Luigi Pirandello ‘Il treno ‘Novecento’ di
Art. 2, comma 2
ha fischiato’ Alessandro Baricco

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Ho scelto l’identità come tema centrale della mia tesina perché mi riguarda in prima persona per
due motivi. In primis, io stessa ho due identità, quella italiana di mio padre e quella russa di mia
madre. Per tutta la mia vita sono stata consapevole di avere delle radici profonde ma molto diverse
fra loro, per tradizioni, lingue, persone e storie. È sempre stato importante per me trovare un certo
equilibrio in mezzo a queste due fazioni, la responsabilità che ho sempre avuto di mantenere vive
tutte e due le eredità mi ha sempre aiutato ad avere una posizione più completa nel mondo e di
avere molti più punti di vista.

Non sono l’unica ad avere uno scontro interiore tra due culture diverse, anzi con le tecnologie
moderne viaggiare è diventato molto più facile, alimentando l’emigrazione e l’unione di etnie
diverse. L’esempio più attuale e più conosciuto però non riguarda individui specifici, ma due popoli
che si contendono una terra. La questione israelo-palestinese è ancora oggi irrisolta, anche se
adesso ufficialmente esiste sia lo Stato di Israele che quello di Palestina, ma gli scontri son ancora
in corso. Uno dei principi fondamentali che caratterizzano l’identità è il suolo natio, per questo
motivo questo scontro fra ebrei e arabi è molto significativo non solo per loro stessi ma anche per
il resto del mondo. Rappresentano l’importanza di avere una terra e una casa concreta a cui
appartenere.

Anche nella composizione musicale e balletto Petrushka di Igor Stravinskij è presente uno scontro
fra identità. Questa volta però il protagonista Petrushka subisce una lotta interiore fra oggetto e
uomo. Infatti, nasce come marionetta, una maschera tradizionale russa, ma nel corso della storia il
suo padrone e burattinaio lo rende umano, capace di sentire e provare forti emozioni come l’amore.
Nello svolgimento del balletto, Petrushka decide di seguire l’emozione e l’istinto umano, così
facendo però perde la vita. In questo caso l’individuo non cerca l’equilibrio ma si ribella
completamente alla sua parte sottomessa, andando contro il suo padrone per rivendicare una vita
autonoma e libera, anche a costo della morte.

Inoltre, è possibile parlare di due tipi di identità: l’identità personale e l’identità sociale. Capire la
differenza fra questi due tipi di identificazioni è importante per trovare un posto nel mondo e
sentirsi bene con sé stessi. L’identità personale è l’idea più profonda e intima che abbiamo di noi
stessi ed è plasmata da una vita alla continua ricerca di un equilibrio, in grado di soddisfare i nostri
bisogni, mantenendo un rapporto di confronto, integrazione, e rispetto dell’ambiente fisico, sociale
e culturale che ci circonda. Se l’identità personale rappresenta ciò che pensiamo di essere, l’identità
sociale è determinata dal ruolo che adottiamo all’interno di un particolare contesto, e il livello di
coerenza che esiste fra questi ruoli ed i nostri valori guida contribuisce alla creazione di una
personalità integra e sicura di sé.

In ogni sua opera, Luigi Pirandello cerca sempre di descrivere in maniera specifica e approfondita,
talvolta ironica, la differenza fra queste due identità. Nella novella Il treno ha fischiato il concetto
di maschera è molto evidente, specialmente se questa ‘maschera’ corrisponde all’identità sociale,
cioè il volto e la personalità con la quale si viene identificati nella società. Nel testo Pirandello
racconta di Bellucca, che intraprende un cambiamento e sviluppa una rivelazione importante, così
che il lettore possa comprendere meglio la differenza delle due identità. Il cambiamento avviene
quando Bellucca si rende conto che la maschera che indossa per soddisfare le esigenze della società
copre la sua vera identità ma riscoprendola, ritrova la sensazione di essere libero da ogni
aspettativa.
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Il libro di Alessandro Baricco, Novecento, narra della ricerca di identità personale e sociale del
protagonista. Novecento vive tutta la sua vita su una nave, non solo non sa chi siano i suoi genitori
e pertanto non ha famiglia né radici, ma non è mai sceso dalla nave e non è mai riuscito a crearsi
un’identità sociale completa. L’identità che tu ti crei e nella quale le persone ti identificano è lo
strumento fondamentale nella creazione di una tua immagine sociale e un mezzo per il quale ogni
individuo trova la sua voce. La musica è l’unica identità che Baricco attribuisce al suo personaggio,
ma non è comunque abbastanza per Novecento, che non si riconosce in nulla, se non nel suo
pianoforte.

Il secondo motivo per il quale il concetto di identità è importante per me è perché la diversità ci
rende unici ed è il dono più prezioso dell’umanità. Purtroppo, questa diversità è stata la causa di
numerosi di conflitti, il mezzo con il quale molti uomini hanno umiliato e ucciso i loro simili. Ancora
oggi la diversità non è stata accettata ed è oggetto di violenze. È importante ricordare le storia
reale, non falsificate dalle propagande, per assicurarsi che questi eventi disumani non si ripetino
più.

L’esempio spaventoso dell’eliminazione dell’identità è l’Olocausto, di preciso la Shoah, causata


dall’antisemitismo, una forma specifica di razzismo verso gli ebrei. La Shoah è un particolare
evento avvenuto nel XX secolo sotto la dittatura nazista in Germania, cioè il genocidio di sei milioni
di ebrei. Il ‘secondo Olocausto’ è accaduto in Russia sotto la dittatura di Stalin, in cui milioni di
persone sovietiche vennero uccise nei campi di lavoro forzato – i gulag – basandosi sul concetto
del nemico del popolo. Sia nei lager tedeschi che nei gulag, questi uomini per colpa della loro
differenza vengono spogliati dell’unica cosa che li rendeva veramente unici: l’identità. Ma come
citato prima, il primo passo da intraprendere per evitare la ripetizione di atrocità del genere, è
ricordare, e in tutta Europa, in modo particolare in Germania il culto della memoria delle vittime
dell’Olocausto – il Giorno della Memoria – è diventato uno dei giorni più importanti nel calendario
europeo. In Russia, invece, anche dopo la morte di Stalin e la chiusura di tutti i gulag, le persone
non accettano il loro passato ma la cosa più sconcertante è che il 70% della popolazione russa
ricorda Stalin – dittatore comunista, artefice del terrore – come un eroe. L’enorme differenza fra le
due nazioni, russa e tedesca, mostra come due popolazioni possano scegliere di comportarsi
riguardo ad una tragedia e di come scelgano di identificarsi: come persone che ammettono le
proprie colpe o come persone che ignorano il fatto che tali atroci eventi siano esistiti.

Anche in Italia le leggi razziali fasciste applicate da Mussolini hanno portato all’eliminazione
dell’identità di persone prevalentemente di religione ebraica. Ed è solo dopo la fine della Seconda
guerra mondiale, con la creazione della Costituzione Italiana, che le differenze dell’uomo vengono
protette con la legge e rispettate, e tutti gli individui della popolazione si ritrovano uguali davanti
alla legge, senza distinzione di razza, sesso, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni
personali e sociali. È proprio l’Articolo 3 a sostenere questo concetto di uguaglianza, promettendo
ai cittadini una punizione severa contro le persone che pubblicamente ancora oggi cercano di
soffocare il diverso.

Durante tutta la Storia dell’Arte si può trovare un solo movimento artistico in grado di
rappresentare su una tela l’identità di qualsiasi oggetto da più punti di vista, ed è il Cubismo. Nato
dalla collaborazione di due artisti, Pablo Picasso e George Braque, il Cubismo rivoluziona il
coinvolgimento del pubblico nel dipinto, perché fino ad allora l’arte doveva essere vista e non
capita, ma i cubisti decidono di dipingere in modo tale che le persone, guardando il dipinto,
riescano ad identificarsi in uno dei piani presenti. Nel XX secolo con l’invenzione della fotografia i
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pittori non devono più dipingere in modo naturalista la realtà, pertanto, Picasso e Braque con il
Cubismo introducono un nuovo modo di rappresentarla frammentando il soggetto dei dipinti in
forme geometriche, con prospettive e piani diversi, così da far vedere al recettore tutti gli angoli
dell’identità di quel soggetto.

La parte più importante del mio percorso è stata trovare una materia che avrebbe fornito
abbastanza evidenza per sorreggere tutte le altre materie, e questa è la Scienza. In Scienze parlo
della genetica, un ramo della biologia impegnato nello studio dei geni degli esseri viventi, in
particolare degli esseri umani. Poi dallo studio più approfondito dei geni viene scoperto il DNA, e
sono proprio il DNA e i geni a stabilire l’unicità di ogni essere umano. L’evidenza che mi serve per
confermare che le razze non esistono, che tutti i conflitti successi si sono basati su teorie false, sta
proprio nella genetica. La genetica determina che tutti gli esseri umani scientificamente parlando
sono diversi, e in queste differenze ognuno di noi deve e può trovare una personalità in cui
identificarsi.

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Scienze

La Genetica e i suoi derivati: Perché siamo unici?


“Ciascuno di noi è il risultato di un esperimento genetico che ha mescolato, caratteristiche individuali
diverse, determinando la nostra unicità insieme alla capacità di questi geni d’interagire in maniera
unica con l’ambiente che ci circonda”. (Nikolaj Vavilov, genetico russo)

La genetica è una derivata della biologia che studia i geni, la loro ereditarietà e la loro variabilità
negli organismi viventi. Fu sviluppata per la prima volta nel XIX secolo da Gregor Mendel, botanico
e matematico cecoslovacco che studiò la trasmissione ereditaria attraverso i geni nelle piante di
pisello.

Con lo sviluppo delle scienze naturali prima e della genetica poi, venne a formarsi la convinzione
che fosse possibile identificare e classificare le diverse popolazioni umane sulla base di criteri
culturali, religiosi, geografici e anche biologici. Il gene indica l'unità ereditaria fondamentale degli
esseri viventi ed è una sequenza nucleotidica di DNA. Sono i geni a determinare le caratteristiche
di un singolo animale (ad esempio il colore del pelo) e prima ancora la sua appartenenza ad una
specie. Mauro Giacca, genetista molecolare, spiega come l’informazione genetica contenuta nel
DNA determini non solo le caratteristiche fisiche di ognuno di noi (colore dei capelli, degli occhi e
della pelle, peso, altezza, etc..) ma anche tanti altri aspetti come la predisposizione a certe malattie,
tratti della nostra personalità e del nostro carattere, definisce perché siamo estroversi o timidi, la
propensione a studi matematici o all’arte, la predisposizione al rischio e addirittura la scelta del
nostro partner. Lo studio della genetica è stato sfruttato per formulare il concetto di razza
nell’essere umano.

Il concetto di razza viene dall’allevamento del bestiame ed era noto fin da tempi molto antichi, ma
non era stato applicato all’uomo fino a tempi recenti e comunque si basa teorie
pseudoscientifiche. I primi tentativi di classificare gli esseri umani tra diverse razze – all’epoca
considerate una categoria scientifica – risalgono al Settecento; tra le persone che si interessarono
all’argomento ci furono Carlo Linneo, il naturalista svedese che inventò la moderna classificazione
scientifica degli organismi viventi, e il filosofo Immanuel Kant. Già all’epoca la principale
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caratteristica che veniva chiamata in causa per distinguere le diverse razze era il colore della pelle.
All’inizio dell’Ottocento alcuni studiosi arrivarono a ipotizzare che tra le razze non ci fosse una
completa interfertilità e che quindi esistessero più specie di esseri umani: già Charles Darwin
contestò questa idea, completamente infondata, come anche il concetto di razza. Ai suoi tempi c’era
chi diceva che le razze erano due, altri ne distinguevano fino a 63: queste divergenze nelle possibili
classificazioni erano sintomo del fatto che non esistono caratteristiche precise che possano
distinguere scientificamente diversi gruppi umani in modo inequivocabile.

Oggi è noto che ci sono più differenze nel DNA di persone che fanno parte dello stesso gruppo
etnico, rispetto a quelle tra diversi gruppi etnici e che dal punto di vista biologico non c’è nessuna
distinzione netta tra i diversi gruppi di individui di una stessa specie. Anche se si stabilisse che certi
individui corrispondono ad una certa categoria e non ad un’altra, non sarebbe comunque possibile
dividere tutte le persone del mondo in categorie, perché quasi tutte le persone non
apparterrebbero ad una sola. Il concetto di razza nella specie umana non ha ottenuto alcun
consenso dal punto di vista scientifico poiché la variazione esistente nella specie umana è graduale.
Gli stereotipi più diffusi riflettono differenze superficiali che non sono confermate da analisi più
appropriate fatte su caratteri generici.

La principale ragione per la quale i regimi totalitari sfruttavano le teorie sulla razza è che sotto
questi regimi la scienza e la propaganda erano totalmente asservite e pertanto avevano vita facile
anche le teorie più false, purché fossero gradite al dittatore. A prescindere dalla scarsa affidabilità
della classificazione della specie umana, i dittatori la sostennero e sfruttarono il concetto di razza
e la genetica per giustificare pretese, soprusi e genocidi. L’esempio più tragico è l’Olocausto, il
genocidio degli Ebrei, sostenuto dalla dittatura nazifascista di Adolf Hitler, ma molti non sanno che
Josef Stalin, dittatore dell’Unione Sovietica, modificò le teorie genetiche a suo vantaggio e represse
gli studiosi che cercarono di difendere la verità scientifica.

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La genetica ha sviluppato la ricerca secondo la quale attraverso il DNA si può confermare l’unicità
di ogni individuo. Il DNA è organizzato in strutture chiamate cromosomi, il cui numero varia nelle
diverse specie animali: negli esseri umani sono 46, divisi in 23 coppie. All’interno di un singolo
cromosoma umano si trovano migliaia di geni: sono i geni a determinare le caratteristiche di un
singolo individuo. Questo concetto di individualità e identità personale disturbava molto un regime
autoritario, poiché se una persona prende coscienza della propria unicità non vorrà più rispettare
le rigide regole imposte dalla dittatura. Nell’Unione Sovietica, pertanto, per evitare ribellioni e
mantenere il controllo sulla massa – anziché sull’individuo – Stalin decise di vietare la genetica
come studio scientifico, dichiarandola pubblicamente una scienza falsa. Uno dei rappresentanti più
illustri della genetica sovietica era Nikolaj Vavilov, conosciuto in tutto il mondo per aver portato la
genetica russa prima della censura a livelli altissimi e all’avanguardia mondiale. Nikolaj Vavilov,
considerava il seme come una risorsa genetica fondamentale e con la sua vastissima collezione di
semi (giunta a oltre 250000 esemplari di vario tipo) raccolti nei suoi viaggi in tutto il mondo, voleva
applicare le leggi della genetica per sanare il caos agricolo che perdurava in Russia dopo la
rivoluzione. La sua teoria era di unire tutte le virtù delle piante allora coltivate in termini di resa,
resistenza alle malattie e qualità del raccolto; una sorta di “super pianta” in grado di crescere in
qualsiasi ambiente, e quindi di porre fine alla fame nel mondo. Sostenitore della teoria mendeliana,
secondo la quale i geni si trasmettono immutati da una generazione a quella successiva, il suo
progetto di selezionare attentamente i migliori esemplari di piante avrebbe richiesto molti anni
prima di dare frutti. Così fu facile per Stalin, scaricare la colpa delle carestie e scarsa produttività
dopo la collettivizzazione forzata su Vavilov, che infatti funse da capro espiatorio. Vavilov fu
arrestato, imprigionato e dichiarato “nemico del popolo”, morì di inedia dopo lunghi anni di
tortura. “Colui che ci ha insegnato la maggior parte di ciò che oggi sappiamo riguardo all’origine
dei cibi che mangiamo, e che oltre cinquant’anni fa tentò di estirpare la fame nel mondo, è morto
di fame in un gulag sovietico”, così disse uno dei suoi allievi.

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Abbiamo bisogno della diversità per mettere in evidenza l’individualità, per far emergere la nostra
soggettività e il nostro carattere, e per accendere la scintilla dell’unicità: persona si nasce,
personalità si diventa. Prendere coscienza della nostra individualità, inoltre, è importante per
rafforzare il proprio senso di identità. Ciascun essere umano è una forma di vita in sé stessa unica
e irripetibile. L’uomo nasce con la sua individualità, ma c’è qualcosa che può fare al di là e al di
sopra del materiale precostituito della sua natura: può diventare cosciente di ciò che lo fa essere
la persona che è e può consciamente adoperarsi per connettere ciò che egli è con il mondo che lo
circonda. Un miracolo viene definito come “un evento così improbabile da essere quasi
impossibile”, considerando le remote possibilità che ci sono per ogni individuo di essere così com’è,
ogni persona può essere considerata un vero e proprio miracolo.

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Storia
Nazismo e Stalinismo, due totalitarismi a confronto: la demolizione
dell’identità nei lager tedeschi e nei gulag sovietici
“La memoria rende liberi. Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro
l'indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno
di noi ha una coscienza e la può usare.” (Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, senatrice a vita)

Nel ventesimo secolo due sistemi totalitari, Nazismo e Stalinismo, molto simili fra loro riuscirono
a “governare le menti” della popolazione. Esercitando su di essa una violenza senza scrupoli
entrambi commisero due dei più feroci e atroci genocidi nella Storia. Nello svolgimento della
distruzione di massa riuscirono a spogliare milioni di persone della propria identità. La differenza
principale dei due regimi consisteva nelle ideologie differenti che sostenevano. Il Nazismo si
basava sul concetto di “razza pura”, pertanto concentrò l’idea politica sull’eliminazione delle “razze
impure”, come per esempio venivano considerati gli Ebrei. Lo Stalinismo, invece, dichiarava
l’uguaglianza di tutti i cittadini, non esistevano più piramidi sociali e gli oppositori venivano
eliminati in quanto nemici dello Stato e della società. In tutti e due i casi gli individui sottoposti
all’ingiustizia venivano mandati in campi di concentramento; i lager tedeschi più avanti
diventarono veri e propri campi di sterminio, mentre i gulag sovietici vennero definiti come campi
di lavoro forzato.

Il partito nazista nasce nel 1920 in Germania sotto la guida di Adolf Hitler, il quale con il passare
del tempo sarebbe diventato un vero e proprio dittatore. Con l’emanazione delle ‘leggi di
Norimberga’ (1935), gli ebrei tedeschi – che fino ad allora godevano di tutti i diritti come cittadini
della Germania e si identificavano come tedeschi e non come ebrei – furono esclusi da ogni aspetto
della vita sociale, furono tolti loro i diritti politici, vennero licenziati dagli impieghi statali, furono
costretti a cedere le loro attività commerciali, furono proibiti anche i matrimoni misti, al fin di
tutelare la purezza della popolazione di razza pura, ovvero quella ariana. Così facendo, i tedeschi
“puri” si poterono staccare dei tedeschi “impuri, indesiderabili, inferiori”. In un solo anno, molte

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persone vennero scartate dalla società per la loro religione e persero la loro identità tedesca che
ormai da secoli li era appartenuta.

La seconda fase fu quella di cancellare l’identità personale dell’individuo, perché un essere umano,
finché viene trattato come tale, non può essere derubato dell’unica cosa che lo rende veramente
umano e non un oggetto. Per questo motivo fu deciso che tutta le persone di religione ebraica
dovessero essere contrassegnate con una stella gialla cucita sul cappotto. In un certo senso, il fatto
di marchiare ogni singolo individuo era come se venisse loro attribuito un valore materiale; non
venivano più visti come uomini e donne, ma come oggetti. Con “la Soluzione Finale” il regime
nazista dichiarò di non voler solo scacciare gli ebrei dal territorio tedesco, ma far sparire ogni
singolo ebreo dalla faccia della terra, fu allora che prese forma il nuovo crimine, un crimine contro
l’umanità, il delitto commesso contro la condizione umana: lo sterminio di massa nelle camere a
gas. I deportati nei campi di sterminio non vennero più trattati come esseri umani. Spogliato della
sua identità e capovolto in una realtà completamente nuova e ostile, l’individuo si trasforma in una
cosa.

L’umiliazione più disperata e terrificante veniva subita dai Sonderkommandos, ebrei “privilegiati”
che facevano parte della “squadra speciale”, si occupavano della gestione dei crematori, ma il loro
unico privilegio era di aver cibo per un mese o due. Il loro compito era quello di mantenere l’ordine
fra i nuovi arrivati e successivamente accompagnarli presso le camere a gas, a quel punto, dopo
che la macchina della morte aveva fatto il suo corso, spostavano tutti i cadaveri prelevati dalla

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camera a gas nei forni crematori. Gli individui che svolgevano questo lavoro si ritrovarono in
alcune occasioni a bruciare i propri cari. Questa cosa provocava un senso di umiliazione, degrado,
angoscia e risentimento nei propri confronti, perché non solo si ritrovavano impotenti di fronte
all’ordine degli SS di eliminare le persone con le quali condividevano un’etnia, una nazione, un
desiderio in comune di essere liberi, ma erano costretti a bruciare l’unica testimonianza di questi
orrori, a distruggere l’evidenza che avrebbe condannato i nazisti per sempre. Un sopravvissuto,
dice addirittura, che l’abuso mentale e psicologico, veniva accompagnato dalle risate e dagli
sghignazzi dei tedeschi, che ironicamente, quando il fumo e le ceneri uscivano dal cammino
dicevano: “Ecco guarda, saluta tua moglie!”.

Con la fine della Seconda guerra mondiale e la sconfitta della Germania da parte degli Alleati tutti
i sopravvissuti ai campi vennero liberati, e il mondo vide pubblicamente le atrocità commesse in
nome del Nazismo. Il 30 settembre del 1946 iniziò il Processo di Norimberga. I vincitori della
guerra si trovarono nella necessità di giudicare e punire crimini senza precedenti nella Storia. Il
processo ebbe il merito di introdurre il concetto di “crimine contro l’umanità”, sulla base del quale
vennero giudicati e condannati i nazisti responsabili della Shoah.

Nella società odierna della Germania, giovani e vecchi, si reputano tutti colpevoli per i crimini
commessi. Per tutti i tedeschi le riflessioni, le memorie e il riconoscimento degli eventi passati sono
fattori importantissimi nella ricerca dell’identità personale. Affinché non vengano ripetute le
ingiustizie compiute dai nazisti nei 12 anni del loro abominevole governo, è stato istituito il Giorno
della Memoria, che cade il 27 gennaio. In Germania la propaganda e l’apologia dell’ideologia nazista
è vietata e il rifiuto dell’Olocausto è un crimine. I tedeschi portano per sempre sulle spalle la colpa
di ciò che è successo. La cancelliera tedesca Angela Merkel, nell’occasione del Giorno della
Memoria, recentemente disse: “Quel che è accaduto ci riempie di grande vergogna. Perché sono
stati i tedeschi ad essersi resi colpevoli di tanto dolore: non dobbiamo dimenticare che i molti
milioni di vittime sono una nostra colpa.” Un’immagine importante che rappresenta alla perfezione
lo stato d’animo di colpa di ogni tedesco al giorno d’oggi, è una fotografia scattata al cancelliere
tedesco Willie Brandt, che in ginocchio piega la testa davanti al Monumento della Memoria eretto
per gli ebrei uccisi nel ghetto di Varsavia.

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Il secondo sistema totalitario che indusse uno sterminio di massa è il Comunismo in Russia e
questo genocidio è accaduto nei Gulag sovietici. L’ideologia alla quale si ispirava il potere sovietico
era il Marxismo-Leninismo, che proponeva di creare una società nuova, eliminando innanzitutto
quei gruppi sociali che erano considerati “nemici di classe”. Subito dopo la rivoluzione bolscevica
dell’ottobre 1917, Lenin stabilisce un decreto sulla costruzione dei primi campi di lavoro forzato
per reprimere la nobiltà russa, gli imprenditori, i proprietari terrieri, il clero ortodosso, ovvero
tutti quelli che non hanno accettato la rivoluzione e che erano considerati naturali nemici di classe.
Nelle remote isole Solovki al nord della Russia, dove dal sedicesimo secolo fioriva un monastero,
centro della vita spirituale russa, nacque il primo lager sovietico, che sarebbe poi stato presentato
al mondo come un esempio del modo sovietico di “rieducazione del nemico di classe”. Secondo una
ricerca storica pubblicata nel 2009, ben prima della sua ascesa al potere Adolf Hitler avrebbe
mandato suoi emissari nelle isole Solovki per “studiare” il sistema concentrazionario sovietico. I
risultati avrebbero soddisfatto gli inviati di Hitler, tanto che la Germania nazista avrebbe creato la
propria rete di lager sul modello dei campi di lavoro sovietici.

Vladimir Lenin, l’ideologo principale della rivoluzione bolscevica, diceva: “Il principio del terrore
va radicato e legalizzato senza ambiguità o abbellimenti”. Infatti, il terrore e l’ideologia comunista
costituivano un unico binomio, per questo il terrore diventa uno strumento permanente di
governo. Per questo motivo gli anni che vanno dal 1918 al 1922 si chiamano ‘il Terrore rosso’,
caratterizzato non solo dal sangue versato ma anche dal colore della bandiera comunista.

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Con la morte di Lenin e la presa di potere di Stalin, suo fedele alunno, i campi di lavoro forzato
diventarono il sistema più estremo e vasto mai visto prima d’ora dell’annientamento dell’identità
umana, perfettamente integrato nella società sovietica. Infatti, nel 1930 nasce il GULag, o gulag,
acronimo che sta per “Direzione Centrale dei Lager”, un vero e proprio ministero schiavistico, che
consisteva di 476 divisioni, ognuna di queste divisioni dirigeva centinaia di campi di lavoro
sforzato, che si estendevano su tutto l’immenso territorio dell’URRS. Per realizzare
l’industrializzazione forzata che Stalin aveva imposto al paese, gli sarebbe servita molto mano
d’opera, ed è proprio per questo che gli venne l’idea di integrare il gulag nell’economia sovietica e
trasformare i prigionieri in una grande macchina produttiva, infatti venivano sfruttati per costruire
canali, ferrovie, dighe e intere città. La lotta con i contadini “kulaki” come classe sociale e la
collettivizzazione dell’agricoltura del paese fornì ai gulag milioni di prigionieri. Insieme ai
contadini “kulaki”, nei campi c’erano anche i rappresentanti di tutte le classi sociali sovietiche:
intellettuali, operai, militari, e altre persone che in qualsiasi momento si sarebbero trovate ad
essere “nemiche del popolo”. Qualsiasi membro della società si poteva trovare in un lager, nessuno
infatti era al sicuro, molto spesso anche le persone si denunciavano a vicenda, vicini con vicini, figli
con padri, il terrore, la paura e l’oppressione con la quale regnava Stalin era completa. Al contrario
del nazismo, la ideologia sovietica non si basò mai sulle differenze di razza, anzi dichiarava
l’internazionalismo, ovvero l’uguaglianza tra le nazioni.

I prigionieri erano costretti a lavorare in condizioni disumane soprattutto nel territorio nord-est
della Russia, nella zona chiamata Kolyma dove la temperatura in inverno raggiungeva -60°C. I
lavori più duri erano il trasporto del legname e gli scavi in miniera e anche le donne erano obbligate
a fare i lavori più pesanti. Le normative quotidiane di lavoro erano altissime ma solo quelli che le
raggiungevano potevano mangiare più o meno adeguatamente, tutti i prigionieri provavano una
fame costante, che gli rendeva più animali che uomini, disposti a fare qualsiasi cosa per
sopravvivere. I gulag non erano campi di sterminio, a differenza dei lager tedeschi, i prigionieri non
venivano mandati nelle camere a gas e nei forni crematori, ma ogni singolo individuo moriva
lentamente, attraverso la fame, il lavoro massacrante, il clima rigido. I prigionieri sovietici non
erano chiamati “razze inferiori”, ma venivano ugualmente trattati come veri e propri schiavi,
oggetti di umiliazione, abuso e torture molte volte sadiche non solo da parte delle guardie ma
soprattutto dai criminali che venivano mescolati insieme alla gente comune. Se nei campi di
sterminio i membri delle SS tedesche erano privilegiati e distanziati dalle loro vittime, nei gulag,
qualsiasi guardia era consapevole che in una notte sarebbe potuta diventare un prigioniero. Un
sopravvissuto, Varlam Shalamov disse: “È sorprendente con quale facilità l’uomo possa
dimenticare di essere un uomo e rinunciare alla sottile pellicola della civiltà, se posto in condizioni
di vita estremi”.

Dopo la morte di Stalin nel 1953, la maggior parte dei campi vennero chiusi, ma il sistema del gulag
venne ufficialmente soppresso nel 1960, ma l’ultimo lager venne chiuso solo nel 1989, diventando
un museo memoriale durante la Perestrojka, un periodo di riforme politico-economiche più
liberale e rappresentativo.

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A differenza di quello che è accaduto in Germania dopo la caduta del Nazismo, nell’URSS, uscita
come vincitrice della Seconda guerra mondiale, la gente del popolo non ha mai parlato
apertamente delle atrocità commesse nei lager sovietici nel nome del Comunismo. Soltanto nel
breve periodo della Perestrojka la gente ha preso un interesse reale per gli eventi accaduti nel
passato, ma l’interesse è passato molto velocemente, specialmente perché molti archivi sono chiusi
ancora adesso; per esempio, il numero di vittime rimane impreciso, la cifra stimata però supera le
vittime dell’Olocausto. Gli ultimi sondaggi del 2019 fanno vedere che il 70% della popolazione vede
Stalin come un eroe della Storia sovietica, le statistiche dei morti, i fatti realmente accaduti nei
gulag, sono sotterrati da moltissima propaganda; nelle scuole russe, ad esempio, tutto il periodo
staliniano viene studiato come il Rinascimento dell’impero russo, tralasciando quelle verità
storiche che in realtà plasmano l’identità di questa nazione e l’unico lager, museo memoriale che
testimoniava le atrocità dei campi è stato chiuso qualche mese fa. Se la realtà viene ignorata dalla
gioventù e anche dalla gente che ha vissuto negli anni subito dopo Stalin, non è possibile avere
un’identità sociale e personale fissa e concreta con delle salde radici.

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Geografia
Israele e Palestina: una Terra contesa ma in cerca di pace
L’uomo si identifica anche in base alla terra in cui vive e nasce, in Italia siamo italiani, in America
americani. In una parte del mondo, situata nel Medio Oriente, affacciata sul Mar Mediterraneo e
delimitata a est dal fiume Giordano, due popoli sono in perenne conflitto per il dominio di questa
striscia di terra, chiamata Terra Santa, dalle religioni monoteiste, l’ebraismo, il cristianesimo e
l’islamismo. Da una parte si trova Israele con le sue tre regioni Giudea, Samaria e Galilea, e la
capitale Gerusalemme, una delle città più famose e antiche del mondo: le sue origini risalgono a
circa 3000 anni fa. Dall’altra la Palestina, uno stato geograficamente formato da due territori non
contigui, la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, che rivendica la sua capitale come la parte orientale
della città di Gerusalemme. I confini di entrambe le aree sono la causa principale dei continui
scontri militari e politici. L’Europa Occidentale, l’America del Nord, il Giappone, l’Australia e altri
stati non riconoscono la Palestina, perciò non può essere considerata uno stato completamente
indipendente. Il territorio della Cisgiordania è infatti diviso in tre zone: ‘Zona A”, sotto il pieno
controllo dell’Autorità palestinese, “Zona B”, sotto il controllo civile palestinese ma israeliano per
la sicurezza, e “Zona C” sotto il pieno controllo israeliano. Attualmente in questa zona ci sono più
di 600000 ebrei. Invece dalla Striscia di Gaza, seguendo l’accordo di pace del 1993 vennero

evacuati tutti i cittadini ebraici, e attualmente è governata dal gruppo terroristico di Hamas.

Grazie alla presenza del Lago di Tiberiade nel nord-est, Israele ha una zona fertile e verdeggiante
con un clima mediterraneo, ma il 70% del territorio è occupato dal deserto del Negev. Questo Stato
molto attivo nella tutela dell’ambiente naturale, e infatti ha più di 42 parchi naturali, ma
l’obbiettivo più importante è stato quello di piantare oltre 200milioni di alberi, più di 70% delle
foreste israeliane sono state piantate dall’uomo. Avendo risorse scarse idriche, Israele è stato il
primo a sviluppare tecnologie avanzate per l’annaffiamento delle piante, tra cui il tubo gocciolante
adesso venduto su tutti i mercati del mondo. Mentre la Palestina ha un territorio semiarido ma
fertile e gode di un clima caldo e secco d’estate ma piovoso d’inverno.
16
In Israele il 76,3% della popolazione è di religione ebraica mentre gli arabi di religione islamica-
sunnita costituiscono il 23,7%, pertanto le due lingue ufficiali sono l’ebraico e l’arabo. In Palestina
invece la popolazione è in maggioranza araba e di religione islamica sunnita, con una piccola
minoranza cristiano ortodossa, e ha una lingua ufficiale, l’arabo. La religione non è l’unica
differenza fra i due contingenti, l’economia Israeliana è molto più ricca di quella Palestinese perché
pur non avendo risorse naturali a sufficienza, ha basato tutta la sua economia sull’industria di
tecnologie avanzate, telecomunicazioni, biotecnologie, ricerche scientifiche e informatiche. Per
questo è la più avanzata e diversificata del Medio Oriente e tra le più sviluppate in tutto il mondo.
Il tasso di disoccupazione in Israele è del 4% e l’età media demografica è fra le più giovani del
mondo. Mentre l’economia palestinese è prevalentemente agricola e più del 80% dei prodotti
vengono comprati da Israele. Il settore industriale è molto debole e si basa su piccole imprese a
carattere artigianale; si manifesta la debolezza estrema delle infrastrutture, di comunicazione e di
trasporto. La percentuale di disoccupazione è del 20% in Cisgiordania e del 43% nello Stretto di
Gaza. Inoltre, è largamente dipendente dagli aiuti umanitari occidentali e rapporti economici con
l’Israele, ma solo il 20% di questi investimenti vanno nel settore economico, il resto sono persi nei
sistemi di alta corruzione che governano il paese.

Gli Ebrei considerano da molto tempo Israele come la loro Terra Promessa, e dunque patria storica,
e il loro legame con questa terra iniziò nel 3000 A.C., con il Regno di Israele e il Regno di Giudea. La
conquista dei Romani e l’oppressione della grande ribellione da parte degli Ebrei portò alla
diaspora: l’esilio della popolazione ebraica dalla loro terra. Seppur sparpagliati per tutto il mondo,
riuscirono a conservare la propria cultura, tradizione e lingua, ma soprattutto mantennero
l’identificazione spirituale con la loro Terra Promessa. Dopo la diaspora Israele diventò una
provincia siriana, con il nome Palestina. Gli arabi conquistarono la Palestina soltanto nel 637 e vi
regnarono fino al 750, per 113 anni in totale. Poi si alternarono dominazioni di Persiani, Turchi,
Circassi, Bizantini, Curdi, e nel 1099 i Crociati cristiani. Nel 1516, i turchi dell’Impero Ottomano
conquistarono la zona e vi resteranno fino alla fine della Prima guerra mondiale. Dal 1516 al 1918,
la Palestina fu una negletta provincia turca quasi disabitata. La terra di Palestina iniziò a cambiare
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radicalmente solo a partire dalla seconda metà dell’800. In questo periodo a causa della crescita
antisemita in Europa nacque il movimento sionista, coloro che come obbiettivo pratico si ponevano
la trasformazione del desiderio spirituale di ogni ebreo di tornare a vivere nella propria terra. I
primi insediamenti ebraici iniziarono a sorgere in Israele, comprando la terra e ricostruendola con
strade, case, città, fabbriche e piantagioni di arance. Nel 1918 dopo la dissoluzione dell’Impero
turco questa terra venne assegnata come protettorato coloniale all’Impero britannico. In quel
momento per la prima volta gli arabi che vivevano su quella terra incominciarono a sentirsi un
popolo unito definendosi arabi-palestinesi. Con la fine della Seconda guerra mondiale decine di
migliaia di ebrei, sopravvissuti ai massacri dei nazisti, emigrarono in Terra Santa. Nel 1947 le
Nazioni Unite proposero la formazione di due diversi Stati e gli ebrei accettarono subito la proposta
così nel 1948 gli ebrei proclamarono la nascita dello Stato di Israele, mentre gli arabi non lo
accettarono. Infatti, nello stesso giorno della nascita del nuovo Stato tutti i paesi arabi confinanti
gli dichiararono guerra, che, nonostante la vittoria israeliana in realtà non è ancora terminata,
diventando col tempo una guerra terroristica. Nel gennaio del 2020 il presidente degli U.S.A,
Donald Trump, ha presentato una nuova proposta per risolvere il conflitto. Tuttavia, le tensioni

rimangono ancora altissime, eppure una pace è possibile, soprattutto se sono i giovani a esserne
convinti.

18
Italiano

Letteratura: la crisi dell’identità in il treno ha fischiato di Pirandello


Luigi Pirandello nasce a Agrigento nel 1867 e muore a Roma nel 1936. Durante la sua vita scrive
romanzi, opere teatrali e novelle, e collabora con diversi giornali tra cui “Il Corriere della Sera”. Dal
1909 pubblica periodicamente su questo giornale diverse novelle che verranno poi raccolte nel
volume Novelle per un anno. Nel 1934 gli viene conferito il premio Nobel per la letteratura.

Nelle opere di Pirandello viene rappresentato il contrasto tra la fluidità inarrestabile della vita, e il
ruolo fisso e immutabile (la maschera) che la società impone agli uomini. Il principale scopo degli
scritti di Pirandello è quello di svelare l’inganno che si nasconde dietro l’apparente serenità della
vita sociale; per questo motivo il suo linguaggio è limpido e incisivo, mentre l’umorismo diventa lo
strumento con cui rappresentare vicende e personaggi.

Uno dei temi più importanti della sua narrativa è la crisi dell’idea di identità e di persona, i
personaggi pirandelliani si rendono conto dell’inconsistenza del loro “io” e si sentono smarriti.
L’individuo soffre quando è solo ma anche quando viene fissato da altri in forme in cui non può
riconoscersi. L’uomo vede la sua vita dall’esterno mentre compie atti abituali che gli impone la sua
“maschera” e che appaiono assurdi e senza senso. L’idea classica dell’individuo creatore del
proprio destino tramonta, l’individuo non conta più, l’io si indebolisce e perde la sua identità.

Pirandello scrive novelle per tutto l’arco della sua vita, e nel 1922 progetta una raccolta
complessiva chiamata Novelle per un anno. A differenza di altri scrittori di novelle in questa
raccolta non si riesce ad individuare un ordine preciso, e quindi rispecchia il mondo disgregato in
frammenti di Pirandello. Una delle più famose novelle dello scrittore è Il treno ha fischiato (1914).

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La novella, Il treno ha fischiato, narra dell’improvvisa follia di un impiegato modello, Belluca, che si
ribella al capo ufficio e viene portato in manicomio. La ragione del gesto di ribellione sta nella
rivelazione dell’esistenza di un’altra vita oltre alla sua solita vita. L’improvvisa intuizione arriva
sentendo il fischio di un treno, che provoca in lui la voglia di evasione nel mondo della fantasia.
Visto che viene considerato pazzo dalla società Belluca decide di indossare la “maschera” della sua
vita abituale, con la consapevolezza di poter evadere nell’altra vita con l’immaginazione.

La struttura della novella segue tre punti di vista, dall’esterno verso l’interno. Nelle prime
sequenze la focalizzazione è esterna perché Belluca viene visto con gli occhi estranei dei suo
colleghi, che lo credono pazzo. Poi la prospettiva si fa più familiare, con l’intervento in prima
persona della voce narrante, ovvero il vicino di casa di Belluca che spiega la verità sulla ribellione
del protagonista. Infine, Belluca si presenta da sé, rivelando le cause del fatto assurdo. La causa che
ha scatenato la sua follia è stata una sorta di “epifania”, un evento banale e “naturalissimo” che ti
porta ad avere uno scatto nel tuo meccanismo, che in questo caso è il fischio di un treno nel silenzio
della notte.

Belluca rappresenta l’uomo imprigionato nella trappola della forma, è prigioniero di un


meccanismo ripetitivo, monotono e alienante, che presenta due facce; il suo lavoro e la sua famiglia
opprimente. La rappresentazione di quest’ultima viene portata da Pirandello all’assurdo, perché
esagera una situazione drammatica rendendola umoristica: una moglie cieca susciterebbe
commozione, ma tre cieche, più due figlie vedove con complessivi sette figli, non possono che
suscitare il riso. Scatta il “sentimento del contrario”, la scomposizione umoristica della realtà.

Dopo il gesto liberatorio di follia, Belluca ritornerà però dentro i limiti del meccanismo, indossando
nuovamente la sua maschera, ma potrà sopportare la meccanicità della vita abituale perché avrà
una valvola di sfogo: la fantasia. Un attimo di evasione gli consentirà di sostenere il peso delle
“maschere” sociali che lo imprigionano. Belluca è uno dei tanti eroi pirandelliani che hanno preso
coscienza della vera natura della realtà.

20
Musica

Igor Stravinskij e ‘Petrushka’


“Componendo questa musica avevo nettamente la visione di un burattino scatenato che, attraverso
le sue diaboliche cascate di arpeggio, esaspera la pazienza dell’orchestra, la quale a sua volta gli
risponde con minacciose fanfare. Ne segue una zuffa che, giunta al suo culmine, si conclude con
l’accasciarsi doloroso e lamentevole del povero burattino.” (Igor Stravinskij)

Igor Stravinskij è uno dei più famosi compositori russi del Novecento e nasce a Lomonosov, un
piccolo borgo vicino a San Pietroburgo, il 17 giugno 1882. Inizia a studiare musica da autodidatta
e non frequenterà mai il conservatorio ma fin da subito spicca con gusti innovativi e molto moderni.
Sotto la guida di Rimskij-Korsakov, un altro compositore dell’epoca, elabora le sue prime
composizioni musicali, ma è solo nel 1908 che dà una svolta decisiva alla sua carriera, con
l’incontro di Sergej Diaghilev, il famoso impresario che per primo riconosce il suo grande talento,
fondatore e direttore della Compagnia dei Balletti Russi operante a Parigi, con la quale Stravinskij
collaborerà molto in futuro. Il primo frutto della collaborazione con Diaghilev sono i tre balletti
L’uccello di fuoco, Petrushka e La sagra della primavera che rivelano al pubblico parigino per il
quale sono stati scritti un talento musicale straordinario.

Nei suoi primi lavori Stravinskij mostra infatti di possedere una forte personalità e uno stile molto
originale legati alla capacità di reinterpretare e rielaborare elementi folkloristici della musica
popolare russa. La vasta risonanza di queste composizioni punta una luce sul compositore
definendolo come un protagonista fondamentale nel rinnovamento del linguaggio musicale.
Durante la sua vita, lo stile e il linguaggio delle sue opere musicali cambiano completamente tre
volte, ciò nonostante si è sempre identificato come Russo, anche se durante la Rivoluzione
Sovietica viene esiliato e la sua musica criticata come oscena.

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Durante la sua “prima fase” artistica, le sue composizioni sono influenzate dai racconti e dalle
tradizioni della sua terra di origine, ricchi di magie, rituali primitivi e danze esotiche. In seguito,
nella “seconda fase”, quando si sente ormai distaccato dall’ambiente russo, adotta per la sua musica
il modello del XVIII secolo, perciò alcuni suoi brani suonano per metà originali e per metà
sembrano pervasi da una musica più antica. Infine, quando torna in visita in Europa dopo la
Seconda guerra mondiale ha la sensazione che la sua musica sia passata di moda rispetto alle
composizioni scritte allora. Così, inizia a comporre musica molto più atonale e piena di dissonanze,
quegli incontri di suoni nei quali le note entrano in contrasto l’una con l’altra, anziché formare
accordi armoniosi. Adora la musica elegante del XVIII secolo, ma è anche molto incuriosito dal jazz
e per questo scrive alcune composizioni in stile ragtime. I suoi contemporanei infatti lo chiamavano
scherzosamente, il musicista dai “mille volti”. Vive gran parte della sua vita lontano da suolo natio,
in Francia, Svizzera e Stati Uniti, e dopo la morte, il 6 aprile 1971, viene seppellito a San Michele,
Venezia, vicino al suo caro amico Diaghilev.

Petrushka non è nato come un balletto. Nel 1910, durante la stesura de La sagra della primavera,
un lavoro molto impegnativo, Stravinskij si vuole distrarre componendo un pezzo per pianoforte
e orchestra, in cui lo strumento sia in continuo scontro con quest’ultima. Nel 1911, quando
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Diaghilev ascolta il brano, rimanendone impressionato, vuole a tutti i costi che Stravinskij lo utilizzi
per un nuovo balletto. Si ispira all’opera Balagan del poeta russo Aleksandr Blok, è in quattro
quadri, l’azione si svolge durante il Carnevale e i protagonisti sono Petrushka, la Ballerina, il Moro
e il Ciarlatano. Viene rappresentato per la prima volta al Théâtre du Châtelet di Parigi il 13 giugno
1911. Il capolavoro è stato messo in scena grazie a un lavoro di squadra di quattro persone che al
tempo venivano considerate dei geni: oltre a Stravinskij, lo scenografo Alexandre Benois, il
coreografo Michel Fokin, e Vaslav Nijinskij, il più famoso ballerino del tempo. Petrushka diventa
l’emblema della cultura russa dell’avanguardia, ma nonostante il successo della rappresentazione,
alcuni critici son spiazzati dalle musiche impervie, dissonanti, talvolta grottesche.

Con una musica innovativa, rompe la lunga schiera di opere romantiche che hanno connotato la
danza fino a quel tempo, il pubblico viene portato ad una contemporaneità mediata dalla tradizione
russa. I colori sonori d’urto, le dissonanze, le frasi melodiche brevissime che non si risolvono mai
in uno sviluppo, l’uso di un ritmo secco e scandito, la varietà di motivi derivanti da canti popolari,
valzer e anche dai suoni quotidiani della folla e della città, fanno di Petrushka il primo balletto
veramente moderno, conquistando effetti che per parecchi anni non verranno più raggiunti.

La storia si basa sull’omonimo personaggio della tradizione teatrale russa, una marionetta dal
corpo di segatura e la testa di legno di nome Petrushka. Il Ciarlatano, suo padrone e burattinaio, gli
rende possibile diventare uomo, e, di conseguenza, provare delle forti emozioni, come l’amore per
la Ballerina. Ad un certo punto, il protagonista si ritrova in crisi, in mezzo a due identità, oggetto e
uomo. Dopo che la Ballerina sceglie il Moro a lui, pervaso dalla gelosia, Petrushka affronta
l’avversario in amore, ma essendo più debole, viene sconfitto e ucciso sotto gli occhi di tutti. La
ribellione di Petrushka al suo padrone, secondo me, è una delle tematiche più forti di questo
balletto. Il burattinaio è in controllo di tutte e tre le vite dei suoi burattini, ma poi Petrushka si
ribella, decidendo di seguire l’istinto umano invece della maschera imposta dal Ciarlatano e in
realtà anche dalla folla. Anche la folla ha un ruolo importante nella storia, perché il personaggio
tradizionale di Petrushka è sempre stato accompagnato dalla figura della gente, del popolo, che
ogni volta, in ogni storia, lo salva. Stravinskij però cambia completamente l’idea tradizionale,
dipingendo la folla non più come un aiuto ma come persone indifferenti alla tragica sorte del
burattino. Il disperato tentativo di Petrushka di ribellarsi e vivere una vita autonoma e libera, in
contrasto con la figura autoritaria e imponente del Ciarlatano, è un ritratto alquanto accurato dello
stato d’animo del XX secolo, quando l’individuo viene oppresso dai potenti e abbandonato dalla
gente, che non esita a girarsi di spalle di fronte alle ingiustizie.

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Arte
Il Cubismo e la frammentazione dell’identità
Con la nascita della fotografia i pittori non trovano più il senso di raffigurare la natura perché la
foto svolge alla perfezione il ruolo che la pittura ha avuto per secoli. Gli artisti del XX secolo si
trovano sradicati e devono cercare altri modi per descrivere la realtà. A partire dai post-
impressionisti come Van Gogh, Gauguin, Seurat ma soprattutto Cézanne, il modo di pensare, lo stile
e le tele, diventano sempre più caotiche, gli artisti si allontanano gradualmente dalla pittura
tradizionale, che aveva come obbiettivo rappresentare la realtà nei minimi dettagli. Il Novecento
non porta solo la fotografia perché la rivoluzione più significativa è in realtà quella scientifica, in
cui le scoperte come la teoria della relatività di Einstein, lo sviluppo dell’atomo, la teoria del
subconscio e del sogno di Freud, sconvolgono il mondo abituale delle persone. Due artisti di
quell’epoca cercano di stare al passo con il continuo sviluppo della scienza, rivoluzionando
attraverso le loro tele il modo di rappresentare la realtà: Pablo Picasso e George Braque.

Esiste una data precisa per la nascita del Cubismo, il movimento artistico che da lì a poco avrebbe
letteralmente messo il mondo dell’arte sotto sopra. Dopo una rivelazione inaspettata in compagnia
dell’amico e rivale artistico Henri Matisse, Picasso dipinge Les Demoiselles d’Avignon (1906–1907).
L’idea nasce da una piccola maschera africana, mostratagli proprio da Matisse durante il loro
incontro. Le persone a cui Picasso presenta il suo nuovo dipinto ne rimangono veramente basiti,
probabilmente per le linee troppo crude, forti, fredde e aggressive o per le facce e le figure
deformate delle quattro donne; in ogni caso, questa originalità non viene affatto compresa e
accettata. Solo nel 1907 l’idea rivoluzionaria di Picasso inizia ad essere accettata, quando George
Braque fa visita a Picasso e rimane stupito dal quadro, avviene una svolta e i due iniziano a lavorare
insieme dopo aver visitato una mostra di Cézanne. Insieme lavoreranno come “come due alpinisti
sulla stessa corda” fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Il duo decide di prendere lo stile

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di Cézanne come ispirazione, perché appunto molto simile alla tela di Picasso. Ciò che costituisce
la grande novità dell’opera è l’annullamento di differenza tra pieni e vuoti. L’immagine si compone
infatti di una serie di piani solidi che si intersecando secondo angolazioni diverse, proprio come a
sua volta Cézanne volle raffigurare un oggetto da più piani e punti di vista non concentrandosi più
su una sola prospettiva.

Il quadro di Braque, Casa all’Estaque, criticato da Matisse perché molto contrario a questo nuovo
stile, fa pensare a dei cubi, ed ecco che nasce un nome concreto e definitivo alla rivoluzione artistica
più grande come mai prima d’ora, sorpassata forse solamente dal Rinascimento. Esistono tre fasi
di Cubismo: il Protocubismo, in cui è molto forte l’influenza di Cézanne e in cui Picasso e Braque
lavorano essenzialmente sul paesaggio, ben esemplificata nell’opera Casa all’’Estaque. Il Cubismo
Analitico, quello più importante, in cui la scomposizione e la frammentazione del soggetto
raggiungono conseguenze estreme, come nel Ritratto di Ambrose Vollard. Il Cubismo Sintetico, in
cui la figura è ancora percepibile nella sua forma, ma si perde l’unità prospettica e temporale. Di
per sé, si può dire che il Cubismo si basa su tre aspetti fondamentali: in primis, la forma primitiva
e libera delle maschere africane. In secondo luogo, l’impronta di Cézanne indica l’importanza non
solo del colore ma anche della forma, del disegno e del modo di costruire lo spazio che abolisce
completamente lo schema della prospettiva lineare e sintetizza tutti gli oggetti naturali in ‘cono,
sfera e cilindro.’ Infine, le scoperte scientifiche, prime fra tutti la teoria della relatività e la nuova
percezione del tempo e dello spazio.

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Lo scopo principale dei due artisti è di trovare nuovi metodi pittorici di rappresentare la verità e
la quotidianità che li circonda, specialmente quando la realtà del Novecento diventa molto più
complessa di quello che si aspettavano. Questo principio viene dimostrato più concretamente nel
periodo del Cubismo Analitico, quando la figura viene analizzata da più punti di vista,
scomponendo l’area visiva così che il recettore ha la possibilità di vedere il personaggio su diversi
piani allo stesso tempo.

Nel periodo Analitico, sia Braque che Picasso, dipingono molti ritratti, specialmente perché il
processo di analizzare l’identità di un uomo che vive in un’epoca ricca di cambiamenti, è molto più
interessante e innovativo che dipingere una sedia di fronte, retro e lato. Pertanto, la
frammentazione dell’identità degli individui che posano come protagonisti dei dipinti è dovuta
anche al fatto di mostrare al pubblico un ritratto più completo e profondo della personalità di
queste persone.

Un altro aspetto importante che influenza la pittura cubista è la “quarta dimensione”, il fattore del
tempo. Il soggetto dipinto da più prospettive viene geometrizzato e assemblato di nuovo in una
specie di mosaico ad incastro; a dare questa sensazione di frantumazione è proprio l’uso di colori
monocromatici, come il grigio o il marrone, che confondono piani con figure, sfumando nella tela il
concetto del tempo. Nell’astratto delle forme Braque si spinge più lontano di Picasso,
sperimentando molto di più con i ritratti, frammentandoli in schegge di chiaro scuro, come lo
specchio dove l’identità della persona viene riflessa nei cocchi di vetro. Il Cubismo riflette la
percezione dell’individuo e non ciò che egli vede e con cui si relaziona, e tele devono essere capite
non soltanto viste. Pertanto, si può definire il Cubismo il primo stile artistico concettuale del tempo.
Questo periodo rivoluzionario dura molto poco, ma il segno che lascia è tanto profondo da
influenzare tutti i piani della cultura moderna, come la musica, la letteratura, l’architettura.

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Libro di Narrativa

Novecento di Alessandro Baricco

La famiglia, in modo particolare la figura della madre, ha un contributo fondamentale nella crescita
di un bambino e di conseguenza nella formazione della sua identità personale. L’acquisizione di
una propria individualità e personalità è spesso agevolata se i valori familiari sono saldi ma
soprattutto se il contesto sociale fornisce struttura e consuetudini in grado di sostenere tale
formazione.

Novecento è un monologo teatrale di Alessandro Baricco pubblicato nel 1994 e rappresentato in


tutti i teatri d’Italia, che è stato d’ispirazione per il regista Giuseppe Tornatore, che ne ha tratto il
film La leggenda del pianista sull’oceano (1998).

La storia inizia con un flashback per poi continuare con un tempo cronologico: all’inizio,
considerando il filone principale, la fabula non coincide con l’intreccio, mentre, considerando la
storia della vita di Novecento, la fabula e l’intreccio coincidono. Il narratore è interno alla vicenda,
quindi non è onnisciente: si tratta di Tim, il migliore amico di Novecento, il quale però verso la fine
del testo viene sostituito nella narrazione da Novecento stesso in una confessione finale. È una
storia nella storia: il filone principale è il monologo che recita Tim, ma la storia vera e propria è la
vita di Novecento.

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Danny Boodman T.D Lemon Novecento, anche noto semplicemente con ‘Novecento’, è il nome del
protagonista, dietro il quale si cela una storia lunga, dolorosa e più che mai stravagante. Nato nel
1900, a pochi giorni di vita viene abbandonato su un transatlantico dai sui veri genitori per poi
essere ‘adottato’ da un marinaio che però dopo pochi anni muore, lasciando Novecento orfano per
la seconda volta. Dotato di un grandissimo talento musicale, il bambino ormai cresciuto, trova il
suo ‘posto’ come pianista sul Virginian, la nave dove è cresciuto. La sua casa e la sua famiglia
diventano la nave e il suo equipaggio; in seguito conosce anche il trombettista Tim Tooney che
diventa il suo migliore amico.

Novecento è noto come ‘il pianista sull’oceano’, non si sa nient’altro di lui, ed è proprio questa
assenza di eredità familiare, di conoscenza e di identità che gli impediscono di scendere dalla nave
ed esplorare la terraferma. Decide di rimanere a bordo anche dopo la fine della Seconda guerra
mondiale, quando la nave, ormai in pessime condizioni, deve essere demolita. La scelta di morire
insieme alla sua casa non è dettata solo dal semplice legame affettivo con il Virginian, ma dalla
paura dell’immensità e dell’imprevedibilità del mondo esterno, che Novecento non ha mai visto né
vissuto. Una sola volta Novecento prova lasciare la nave per vedere il mondo, ma il timore lo blocca.
La paura di uscire allo scoperto e viaggiare in questo mondo ignoto per il quale in realtà non riserva
alcun amore lo spaventa, tanto quanto un neonato appena uscito dal grembo della madre e ancora
legato ad essa dal cordone ombelicale. Novecento ha paura di tagliare questo cordone ombelicale
con il Virginian perché in un certo senso lo considera come una madre che l’ha protetto al suo
interno per molto tempo, e così si lascia sopraffare dallo sgomento e non riesce a lasciare la nave.

Leggendolo in classe insieme ai miei compagni, ho capito che Novecento è un personaggio che,
attraverso le sue parole e le sue straordinarie doti, affascina e nel quale ognuno di noi si può
identificare per le sue paure, insicurezze e incertezze, e dalle sue relazioni affettive si può imparare
che per quanto si possa temere di perdersi nel cammino della vita, il distacco dal proprio guscio è
necessario per trovare una propria identità e realizzarsi.
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Quello che per noi è la terra per Novecento è la nave, un posto di cui ha conosciuto l’inizio e la fine,
la prua e la poppa, mentre quello che per noi è l’Universo, per lui + l’oceano, mentre guardiamo il
cielo sentiamo dei giramenti di testa per tutto il senso di eternità che trasmette, proprio come
quando Novecento guarda il mare aperto. Quando stava sulla scaletta della nave, mentre guardava
un universo fatto di cemento armato ed asfalto, al posto di ammettere che l’esistenza dell’infinito,
ha preferito ritornare agli ottant’otto tasti di un pianoforte, conosciuti e finiti, senza sforzarsi di
imparare a conoscere altri posti e altre terre da chiamare casa.

Ho scelto questo libro perché mi ha colpito molto come un uomo, senza un’identità concreta e
senza un’eredità in cui ritrovarsi, non riesca a trovare un suo posto nel mondo e sia costretto a fare
di una nave il suo universo.

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Articolo della costituzione italiana

Art. 3
“Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di
razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della
Repubblica rimuover gli ostacoli di ordine economico sociale, che, limitando di fatto la libertà e
l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettivo
partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Per Costituzione si intende l’insieme delle norme fondamentali di un ordinamento giuridico, cioè
le regole che disciplinano i trattati dello Stato e le relazioni dello stesso con i cittadini. Essa è
considerata come legge fondamentale che è alla base dello Stato Italiano. Il 2 giungo del 1946 gli
italiani furono chiamati alle urne per esprimere il loro voto su due materie. In primo luogo, per il
referendum istituzionale sulla scelta tra monarchia e repubblica, in secondo luogo, per l’elezione
dell’Assemblea costituente, che aveva il compito di redigere la nuova Costituzione Italiana. Per la
prima volta nella storia dell’Italia, accedevano al voto anche le donne. Al referendum vinse la scelta
della repubblica, mentre il testo della nuova Costituzione repubblicana venne approvato il 22
dicembre 1947 ed entrò in vigore il 1° gennaio del’ 1948.

La Costituzione Italiana è formata da 139 articoli. I primi 12 sono immodificabili e vengono definiti
‘principi fondamentali’, gli inviolabili diritti dell’uomo, cioè i valori di Libertà, Uguaglianza e
Solidarietà, che ancora oggi si presentano vitali per il funzionamento della legge, e tra questi
abbiamo anche l’articolo 3. Gli articoli dal 13 al 54 regolano i diritti e i doveri dei cittadini nei
rapporti con lo Stato, e infine quelli dal 55 al 139 regolano l’ordinamento della Repubblica.

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L’Art. 3 definisce la legge del principio di uguaglianza. Uguaglianza non vuol dire che tutti debbano
essere uguali, uguaglianza vuol dire che le differenze esistenti tra gli individui non possono essere
giustificazioni per trattamenti discriminatori. È indubbiamente uno dei più importanti articoli
della Costituzione italiana e portatore dei valori che discendono dalla Rivoluzione francese
(Liberté, égalité, fraternité), la quale segnò una decisa rottura nei confronti del passato. Bisogna
però saper distinguere il primo comma, che sancisce l’uguaglianza formale, dal secondo comma,
che riconosce l’uguaglianza in senso sostanziale.

L’uguaglianza formale stabilisce che tutti sono titolari dei propri diritti e doveri, in quanto tutti
sono uguali davanti alla legge e tutti devono essere in uguale misura ad essa sottoposti. Le varie
specificazioni “senza distinzioni di” furono inserite affinché non trovassero posto storiche
discriminazioni, ad esempio, le divaricazioni fra uomini e donne alla quale intendeva porre fine
l’affermazione “senza distinzioni di sesso”, così come “senza distinzioni di razza”, preservava
l’ordinamento costituzionale dalle leggi razziali.

Attraverso l’uguaglianza sostanziale, lo Stato e le sue articolazioni si assumono l’impegno di


rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini. Il compito dello Stato è
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quello di agire concretamente per mettere tutti nelle stesse condizioni di partenza, rimuovendo le
barriere sociali ed economiche, dotando ognuno di pari opportunità per sviluppare e realizzare
pienamente e liberamente la propria personalità. In concordanza con l’Art. 2, l’uguaglianza
sostanziale riafferma indirettamente il principio personalista, per cui l’uomo non è un individuo
separato e in competizione con gli altri, ma un essere in relazione, che si sviluppa e coopera nelle
formazioni sociali, come la famiglia, la scuola, le associazioni.

Secondo il principio di uguaglianza gli uomini sono uguali per natura, questo non significa che
devono essere tutti identici come fotocopie, ma che tutti hanno gli stessi diritti. Etnia, sesso,
opinioni politiche ecc. determinano importanti differenze tra i cittadini, ma non tali da rendere
alcuni superiori e altri inferiori dal punto di vista dei diritti. Le differenza tra individui fanno parte
delle loro caratteristiche naturali come il sesso, culturali come la lingua o personali come le
opinioni politiche.

In una società democratica la diversità non è solo un dato di fatto, ma un caratteristica essenziale,
senza la quale la democrazia si trasformerebbe, come avvenuto in passato, in un regime
dittatoriale, autoritario e conformista.

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#​SCUOLA

=
​ ⇩ ​ ​⇩
SENTIRSI UN GRUPPO​ - ​COLTIVARE UN SOGNO
(amicizie, unione, compagnia) - (imparare,studiare,conoscere)
Essere una parte di qualcosa di più grande
R
​ iempire il vuoto con idee, passioni, e legami
Ho preso ispirazione dal costruttivismo russo, specialmente da Kazimir Malevich, infatti i due quadrati
sono molto vicini a delle sue opere, ‘quadrato nero’, e ‘quadrato rosso’. Nella mia prima immagine, c'è
raffigurato, appunto una quadrato nero con uno piccolo rosso in centro, rappresenta come una persona
(q.rosso) si possa sentire parte di un insieme (q.nero). Nella seconda immagine c’è raffigurato un
quadrato bianco corniciato in rosso. Per me rappresenta come andando a scuola ho imparato a riempire
la mia mente, all’inizio apparentemente vuota, di idee e conoscenze.
# ESPERIENZE
CRESCERE & MATURARE


​ ​ ​VIAGGIARE
Viaggiando, da sola o in compagnia, per diverse città e continenti, ho vissuto delle esperienze
indimenticabili. Ho visto e apprezzato la diversità, l’importanza e l’unicità delle culture che
caratterizzano il proprio paese. Delle esperienze da cui ho imparato molto, e che mi hanno
aiutato ad avere un punto di vista più globale e aperto. La mappa del mondo in cyberart
rappresenta il viaggio che ognuno deve intraprendere per crearsi delle esperienze e maturare.
​# CRESCITA​ ​ è​

abbattere i nostri muri

​salire sempre più in alto


Ho usato due immagini per definire la crescita, un’ opera di Alberto
Burri (‘Cretto’, 1970) e un design di Alexander Calder (‘Maripose’
1960). La prima immagine raffigura un muro coperto di crepe, e per
crescere bisogna imparare ad abbattere i muri che ci impediscono di
farlo, dolori, sogni spezzati, delusioni, amori perduti, etc.. La
seconda immagine, in realtà non è un dipinto, è un vero e proprio
design di arte contemporanea. Un filo di rame attorcigliato in modo
tale da riuscire ad attaccarci pezzi di vetro, ceramica e legno
colorati. Tradotto dallo spagnolo ‘maripose’ significa farfallo, e per
crescere bisogna saper volare in alto come una farfalla. Scalare le
proprie capacità e superare ogni ostacolo per arrivare in cima.
#​ ​PROGETTI

COSTRUIRE.​un ​IDEA. SPONTANEA. ​ma ​CORPOSA.


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COME LA PIOGGIA CHE CRESCE I SEMI IN FIORI…

Ho paragonato ‘progetti’ alle idee e poi l’idea l’ho paragonata alla pioggia.
Il paragone della pioggia mi è sembrato più facilmente rappresentabile con
l’opera di René Magritte, ‘Golconda’, 1953. Nel quadro sono raffigurati
numerosi uomini in bombetta che cadono fra i palazzi di una città. Di prima
impressione mi hanno ricordato molto la pioggia, pertanto la scelta di questo
dipinto. L'assurdità e il surrealismo che il pittore riesce così bene a
dipingere,rappresentano un’ pò l’idea che c’è dietro ogni progetto, ogni
sogno, ogni ambizione. La seconda immagine rappresenta l'arte del ‘crea &
realizza.’ Quest'opera è stata realizzata a modo collage, in cui l’artista (in
questo caso un anonimo, infatti in basso a sinistra si firma ‘Random’) ha
usato dei pezzi di carta riciclabili per creare quello che in mio parere
dovrebbe essere un paesaggio di campagna. Pertanto nella seconda immagine
vediamo l’analoga della prima; la pioggia, e i fiori che crescono dopo di
essa.
# VIAGGIO
È importante viaggiare, sia nella realtà che nell’immaginazione !

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Ho deciso di raffigurare il viaggio, con due immagini completamente diverse,


appunto perché una rappresenta il viaggio reale mentre l’altra il viaggio
fantastico. La prima, è in realtà, una cartolina, ed esse si usano molto
spesso per ricordare i viaggi che si fanno, e su essa ci sono i posti più
belli e famosi da visitare al mondo. La seconda è un dipinto di Marc Chagall,
‘Gli sposi e la Torre Eiffel’, 1913. Ovviamente questo rappresenta il viaggio
fatto con l’immaginazione, sia per la composizione fantastica e assurda, che
per i colori sfumati e leggeri, che fanno quasi pensare a un sogno o un mondo
parallelo al nostro.
# AMICI

‘ Stare con gli amici è un continuo gioco di gruppo ’

​‘ si sta meglio insieme che da soli ’


Per il tema di amicizia ho scelto due immagine, ed entrambe rappresentano un gruppo di amici
che giocano e si divertono insieme. Gli amici sono una parte fondamentale della nostra vita, e
secondo me il quadro di Henri Matisse, ‘LA DANZA’ rappresenta alla perfezione il concetto di
amicizia. Infatti questi corpi che insieme danzano sopra il mondo in mio parere raffigurano la
frase ‘andrei in capo al mondo per te’. La seconda immagine è una fotografia reale, che fa
vedere la felicità e il divertimento che si prova a stare insieme. La vita è un percorso che si fa da
soli ma gli amici ti accompagnano un tratto della strada.
# CURIOSITA‘
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‘Fontana’ (Urinoir) by Marcel Duchamp ‘​L.H.O.O.Q.’ by Marcel Duchamp


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cerca il messaggio astratto dietro il concreto oggetto
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Ho scelto due opere d’arte che fanno parte del movimento artistico del
DADAISMO, che in realtà fa parte della categoria del l’ARTE CONCETTUALE. La
curiosità mi ha spinta a fare diverse conoscenze, a scoprire cose nuove ma
specialmente a cercare di vedere oltre ciò che mi si pone davanti agli occhi.
Nella prima immagine, Duchamp prende l'orinatoio e con un semplice titolo lo
trasforma in una fontana. Nella seconda, anch’essa di Duchamp,l’artista con un
semplice ritocco a una cartolina con la Gioconda di Leonardo, cambia
completamente la apparenza e la prospettiva del quadro. Il principio
fondamentale dell’arte concettuale è che il valore dell’idea e il messaggio
dietro un’opera è più importante dell'estetica e la percettività di
quest’ultima. La curiosità di spingersi oltre la forma e la figura è
fondamentale per artisti come Duchamp,Ray, Ernst, etc,...
# LIBRI

Attraverso un libro riesci ad entrare in un universo tutto tuo, immenso e unico


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Un libro ti fa entrare nel suo mondo, non ti giudica, ti accoglie, e tu ti rifugi nell’abbraccio delle sue pagine

I libri per me sono una parte fondamentale della mia vita. Mi


conducono in una realtà in cui sono completamente da sola a parte i
personaggi già presenti nella storia. Come la prima immagine, un
quadro di Giorgio De Chirico, ‘il riposo di Arianna’ (1969). Un’opera
che fa parte del movimento artistico della metafisica. La seconda
immagine mi ricorda molto la porta che divide il mondo dei sogni ,e in
un certo senso il mondo dei libri, dal nostro. Questa porta
ironicamente è rappresentata da un occhio, e significa che l’universo
parallelo è negl’occhi di chi sogna. Un quadro di René Magritte, ‘Il
falso specchio’ (1928). Fa parte della corrente artistica del
surrealismo che insieme alla metafisica si possono definire, ‘l’arte
del sogno.’
# FUTURO

Il concetto di futuro, un qualcosa che in parere mio è veramente tanto lontano dal mio presente, è spesso
rappresentato con il movimento artistico del ‘FUTURISMO’, ironica, no!? Il futurismo nasce in Italia nel
1909, ma diversamente da come pensano in molti è un culto del tempo veloce e non del futuro. Tre
immagini; un manifesto di Filippi Marinetti, ‘Mercurio passa davanti al sole’ di Balla, e ‘la locomotiva’ di
Boccioni. Il dinamismo che agita tutto e deforma l’immagine delle cose, è un concetto molto vicino al mio
futuro personale. Io non vedo qualcosa di concreto, vedo qualcosa in continuo cambiamento, che si è
evolve e si adatta al mio volere, carattere e punto di vista, costantemente. Come la locomotiva che corre
veloce, o come un miscuglio di linee e colori, con un titolo dalla rappresentazione sfocata ma visibile.
​# CAMBIAMENTI

L’iperrealismo, in mio parere è uno dei cambiamenti più straordinari e assurdi che l’arte contemporanea
abbia mai fatto. L’immagine in basso è la statua di silicone del ‘bambino gigante’ di Ron Mueck, artista
principale di questo stile. Anche la pop art è un cambiamento colorato e stupendo, creatosi però alla fine
del xx secolo, mentre l'iperrealismo oramai nel ventunesimo. Come già dagli anni 50’ e 60’ i movimenti
artistici hanno preso una piega più commerciale anche la pop art si rivolge più alla società e alla massa
che al singolo individuo. I cambiamenti sono importanti in ogni parte della vita, che siano personali,
culturali, lavorativi o familiari. La pop art, per il suo modo di raffigurare oggetti della realtà quotidiana e
nelle opere poi allontanandoli dal loro ambiente naturale e isolandoli. L'iperrealismo, grazie a tecniche
fotografiche e tecnologie innovative, come la meccanica riproduzione della realtà usate dagli artisti è il
cambiamento di una tela o scultura in una vera e propria illusione.
Bibliografia
Geografia
Griguolo C. (2015) Geo Green, 3. Il Mondo, Pearson, Milano – Torino
Italiano
Baldi G., Giusso S., Razetti M., Zaccaria G., (2016) I classici nostri contemporanei, Pearson, Milano –
Torino
Arte
Dalla Costa C., Dorfles G., Ragazzi M. (2015)Tesori dell’Arte, Storia dell’Arte dalle origini ad oggi,
Atlas, Bergamo

Sitografia
Scienze
Alavés J., Perché siamo unici? Stylidentita’s, 26 ottobre 2018, link
(https://stylidentitas.blog/2018/10/26/perche-siamo-unici/).
Perché le razze non esistono scientificamente il Post 16 luglio 2017 link
(https://www.ilpost.it/2017/07/16/perche-le-razze-non-esistono-scientificamente/)
Treccani Vavilov, Nikolaj Ivanovič link (www.treccani.it/enciclopedia/nikolaj-ivanovic-
vavilov/)
Articolo della Costituzione Italiana
Il principio dell’uguaglianza formale e sostanziale nella Costituzione, spiegato il Post 20 giugno
2018 link
(https://www.ilpost.it/2018/06/20/uguaglianza-formale-sostanziale-costituzione-articolo-3-
maturita/)
Musica
L’orchestra virtuale del flaminio Stravinskij – Petrushka link
(https://www.flaminioonline.it/Guide/Stravinskij/Stravinskij-Petruska.html)
Il Sussidiario.net RUSSIA/ Petrushka, in un burattino la salvezza dell’uomo link
(https://www.ilsussidiario.net/news/cultura/2014/3/28/russia-petruska-in-un-burattino-
la-salvezza-dell-uomo/486547/)
Storia
Regione Emilia-Romagna Assemblea legislativa confronto tra GULAG e lager nazista link
(https://www.assemblea.emr.it/cittadinanza/per-approfondire/formazione-pdc/viaggio-
visivo/i-campi-di-auschwitz/selezione-immatricolazione-vita-nei-lager/confronto-tra-gulag-
e-lager-nazista)
Michel Post GULAG E LAGER. Due atrocità a confronto link (https://www.michepost.it/gulag-
e-lager-due-atrocita-a-confronto/)
G. Perlasca Il silenzio del giusto, giusto tra le nazioni i lager sovietici link
(https://www.giorgioperlasca.it/per-non-dimenticare/gulag/)

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