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Diego Velazquez

Diego Rodríguez de Silva y Velázquez, insieme a Francisco Goya e Pablo


Picasso, è il più grande pittore spagnolo di tutti i tempi.

Nacque in Spagna a Siviglia nella prima settimana del giungo 1599, dove
venne a contatto con opere di stile caravaggesco (addirittura con originali
caravaggeschi); questo avvenne perché́ una delle sue prime opere
l’acquaiolo di Siviglia presenta chiari influssi caravaggeschi.

L’acquaiolo di Siviglia
Olio su tela
Il dipinto venne realizzato da Velazquez intorno al 1621 (22anni). Fa parte
del genere artistico dei bodegòn (consiste nel rappresentare personaggi
umili circondati da oggetti di uso comune o cibo).

Iconograficamente rappresenta un uomo anziano a destra posto di profilo


con un volto scavato, le rughe sulla fronte e dal suo abito stracciato
all’altezza della manica possiamo percepire che si tratta di un uomo povero
che sta vendendo un bicchiere d’acqua ad un giovane a sinistra.

Possiamo riconoscere due dettagli realistici e caravaggeschi:


- la trasparenza dell’acqua del bicchiere che gli sta passando, i suoi
riflessi; se osserviamo all’interno vi è un fico (una tradizione molto
diffusa ancora oggi a Siviglia per mantenere fresca l’acqua). Particolare
è anche la brocca.
- il fondo completamente scuro dal quale risalta un terzo personaggio
che fa capolino tra i due ed è fermo lì a bere.

Questo dipinto può essere visto come un'allegoria delle tre età della vita,
sebbene in quegli anni aveva tutto un altro significato: era infatti molto
comune vedere scene di questo tipo per la strada.

Oggi l’opera si trova al Wellington museum di Londra.

Nonostante Velazquez fosse all'inizio della sua carriera, si vede già qui molto
bene la sua tendenza a dipingere la personalità dei suoi soggetti,
caratteristica che porterà Manet a definirlo “il pittore dei pittori”.
Primo soggiorno di Velazquez in Italia
Nel 1624 Velazquez si trasferisce a Madrid, dove in pochi anni, verrà̀
proclamato primo pittore ufficiale della corte spagnola (come Tiziano che
lui ammirava molto). Qui, conobbe un grande pittore fiammingo Pieter Paul
Rubens e pare che gli consigliò di effettuare un soggiorno in Italia, infatti tra il
1629-31 approdò a Roma (conobbe il Barocco, osservò Bernini e Pietro da
Cortona). Tornato in Spagna si specializzerà nel genere del ritratto.

Ritratto di Filippo IV a Fraga


Olio su tela
Nel 1644 in Spagna, in Catalogna, Filippo IV dovette fronteggiare una
violenta rivolta, così con un atto di prepotenza decise di licenziare il ministro
della guerra Olivares e si mise lui stesso a capo dell’esercito composto da
500 soldati. Una battaglia che riusciranno a vincere a Fraga e per festeggiare
questa vittoria Filippo commissiona a Velazquez il suo ritratto.

Si racconta che Filippo posò all’interno di una casa diroccata e un


falegname, molto rapidamente, gli procurò pennelli e cavalletto per realizzare
questo capolavoro della ritrattistica che venne poi, inviato alla moglie
Isabella.

Da questo fondo scuro emerge con forza la figura di Filippo IV che, tiene
nella mano destra il bastone del comando mentre nella sinistra un cappello. A
dimostrare la grandezza è la piuma del cappello che si mimetizza col rosso
del resto della veste. Quello che colpisce è proprio la veste una sorta di
broccato color rosso che lui mette in contrasto con il bianco del colletto, il
tutto si risolve in un utilizzo quasi pirotecnico e scintillante del colore, sembra
una cascata di colore. La manica ha un colore argenteo. Il volto che scrutare
chi sta guardando, i baffi arricciati.

Oggi su conserva al Frick Collection di New York.


Secondo soggiorno di Velazquez in Italia
Velazquez compie un secondo viaggio in Italia tra il 1649 e il 1651 incaricato
dal re Filippo IV con 2 precisi compiti:

1° convincere il miglior frescante (chi è specializzato nella tecnica


dell’affresco) a trasferirsi in Spagna a Madrid, dunque Pietro Da Cortona;

2° acquistare opere d’arte per conto della corona spagnola.

La prima missione fallisce mentre, la seconda va a buon fine e durante questi


due anni acquista 500 opere che furono spedite a Madrid. Probabilmente a
questo momento risale l’opera della venere allo specchio.

La Venere allo specchio


Olio su tela
L’opera venne realizzata nel 1650 da Velázquez ed è l’unico nudo rimasto
dell’artista. Possiede degli influssi di pittori veneti, infatti, ricorda la Venere di
Urbino di Tiziano e la Venere dormiente di Giorgione.

Rappresenta la dea della bellezza, Venere, sdraiata su un letto ricoperto da


lenzuola di raso, nel momento in cui osserva la sua immagine riflessa in uno
specchio sorretto dalla figura alata di fronte a lei ovvero il dio Cupido.
Sembra quasi che la dea gli abbia ordinato di portarle lo specchio e che
cupido lo staccò da qualche parte (lo si nota dai nastri che pendono).

Si tratta di un’opera affascinante ma su cui c’è qualche incongruenza, infatti,


lo specchio non avrebbe dovuto riflettere il suo volto, data la posizione in cui
era messo, ma circa le cosce della dea, probabilmente è una licenza artistica.
L’artista prese spunto da una copia in bronzo dell’Ermafrodito Borghese, oggi
conservato al Museo del Prado di Madrid.

Oggi è conservata alla National Gallery di Londra.


Due ritratti: Juan de Pareja e Innocenzo X
Olio su tela
Durante il secondo soggiorno in Italia (Roma) Velázquez aveva un sogno
ovvero realizzare un ritratto del papa dell’epoca (1650): Innocenzo X, che
però non conoscendolo non si fidava. Dunque, lui per provare le sue doti e
convincere il papa realizza il ritratto del suo schiavo-pittore Juan de Pareja,
che lo accompagnava durante il suo viaggio.

Ancora una volta crea un ritratto straordinario in cui riesce a fissare sulla tela
la psicologia del personaggio, sguardo vivo, reale e intenso. Il tutto è
realizzato con poche pennellate, ma ci dà l’idea di un dettaglio quasi
impressionista. Il ritratto fece da preludio a quello di Innocenza X il quale
dopo aver visto il ritratto si convinse che Velazquez poteva essere il suo
ritrattista. Così nel giro di poche settimane crea il ritratto di Innocenzo X
(Giovan Battista Pamphili).

Il papa è posto su un trono in diagonale, poggia entrambe le braccia sui


braccioli e con la mano sinistra regge una lettera. Molto particolare è anche il
modo in cui realizza la mozzetta rossa (un colore che rimanda alla pittura
veneziana) in parte luccicante ed in parte in ombra mentre la fine della veste
è realizzata come una cascata di bianco, una pittura compendiaria; ma
anche lo sguardo minaccioso.

Somiglia al ritratto di Giulio II della Rovere realizzato da Raffaello.

L'opera si conserva nella Galleria Doria Pamphili a Roma ed è posta in una


sala angusta, ma accanto si trova un busto raffigurante il medesimo papa ma
realizzato da Bernini.

Una volta terminato il soggiorno italiano torna Madrid e negli ultimi 10 anni
della sua vita si dedicherà esclusivamente al ritratto.
Las Meninas - Le damigelle
Olio su tela
Nel 1656 Velazquez realizza un’opera considerata come un vero e proprio
capolavoro. Iconograficamente rappresenta il ritratto della figlia del re di
Spagna Margherita in compagnia di alcune damigelle di corte, tra cui una a
sinistra che si sta inginocchiando di fronte a lei e le passa un vaso di terra
profumata pieno d’acqua, mentre l'altra a destra si sta piegando verso di lei.

All'estrema destra vediamo dei cortigiani e dei nani, che intrattenevano. Sulla
sinistra c’è un altro personaggio, Velazquez stesso, che si rappresenta
all’interno del dipinto. Questo squarcio del palazzo reale di Alcazar è una
parte proprio del suo studio, infatti, quello che ha di fronte è che si vede a
destra è la tela stessa che lui sta dipingendo.

In fondo, colui che ha appena aperto la porta è un domestico. Probabilmente


le figure riflesse allo specchio sono proprio Filippo IV e la moglie la regina
Marianna e noi oggi come osservatori dell’opera e come se fossimo messi al
loro posto.

Capiamo che è il momento in cui la posa è terminata perché́ , in primo luogo,


il servo apre la porta e in secondo luogo il nanetto da un piccolo strattone al
cane per svegliarlo per fargli capire che possono andare via.

Oggi il dipinto si trova nel Museo del Prado.


Rembrandt Harmenszoon van Rijn
Il XVII secolo è considerato il secolo d’oro della pittura olandese perché́ è
stato stimato che durante questi 100 anni nel territorio olandese sono stati
creati dagli 8-9 milioni di dipinti, che non andavano a decorare le chiese
perché́ in Olanda erano Calvinisti, erano dunque per lo più̀ ritratti o
paesaggi.

Il maggiore pittore olandese fu Rembrandt che nacque a Leida nel 1606 ma


probabilmente si formò ad Amsterdam con un pittore di natura
caravaggesca Pieter Lastman che tra il 16001-06 era andato a Roma a
conoscere Caravaggio. Dunque, prenderà̀ anche lui dei tratti caravaggeschi e
si specializzerà̀ nel genere del ritratto, conosciamo 40 suoi autoritratti da
quando era giovane fino alla tarda età̀ .

Avrà una vita triste, nonostante fosse ricco a causa di debiti fu costretto a
vendere le sue opere e morì in completa miseria nel 1669.
La Ronda di Notte
Olio su tela
Una delle sue opere più̀ conosciute di Rembrandt dal titolo fuorviante venne
commissionata nel 1642 per decorare la scala della guardia nel palazzo del
municipio di Amsterdam. All'epoca in Olanda era molto diffuso il genere del
ritratto che doveva rappresentare medici, giudici, militari nel pieno del loro
lavoro, questi ritratti venivano esposti sul luogo di lavoro.

In questo caso ricevette dai militari l’incarico di realizzare quest’opera in cui è


rappresentata la compagnia dei militari di Amsterdam guidata da Frans
Banning Cocq che sta cominciando una marcia militare e questo lo capiamo
da colui che sta iniziando a suonare il tamburo a sinistra o quello che sta
caricando il fucile e qualcuno nello sfondo che sta alzando la bandiera.

Chiaramente lo stile è uno stile caravaggesco, dal fondo scuro risaltano le


figure accarezzate da questa timida luce ma irreale che sembra provenire da
sinistra; c’è una figura in secondo piano avvolta da una luce ma essendo in
secondo piano in teoria dovrebbe essere in penombra.

Prevalgono dei toni scuri ma ci sono delle eccezioni come il rosso della
fascia del capitano e del soldato a sinistra che carica il fucile, per non
parlare del giallo che compare sulla veste del compagno del capitano ovvero
William e anche sulla fanciulla sullo sfondo.

Si chiama ronda di notte a causa di un equivoco perché́ fino al ‘700-‘800 si


pensava che questa fosse una ronda notturna, poiché il dipinto per tanti anni
è stato ricoperto in gran parte da uno strato di sporco che non lo rendeva
leggibile.

Inoltre, nel 1715 il dipinto cambiò collocazione e dunque hanno dovuto


adattarlo alla nuova parete e l’hanno tagliato ai lati e in alto vi è, infatti, un
personaggio tagliato a destra.

L’opera oggi si conserva in un museo di Amsterdam, Rijksmuseum.


I Sindaci dei Drappieri
Olio su tela
Un altro ritratto di gruppo realizzato da Rembrandt è quello dei sindaci dei
drappieri, ovvero, coloro i quali verificavano la qualità̀ della lana ad
Amsterdam. Ma vengono rappresentati nel momento in stanno sfogliando
su un libro probabilmente contabile.

Una caratteristica molto particolare è la sopraelevazione dei personaggi su


una cattedra, lo sguardo delle figure che è rivolto allo spettatore sembrano
quasi essersi voltati sorpresi da un qualcuno che ha aperto la porta
disturbandoli; vi è un dialogo tra il dipinto e l’osservatore un rimanda a Bernini
e Velazquez.

Straordinaria è anche la rappresentazione dei volti colati, i contrasti tra il


bianco e il nero un’attenzione per i dettagli che ricorda la pittura fiamminga.

L’opera è firmata in alto a destra e oggi si conserva in un museo di


Amsterdam, Rijksmuseum.
Johannes Vermeer
Nasce a Delft ed è uno dei più̀ famosi pittori del ‘600 europeo avvolto nella
leggenda perché́ durante la sua carriera gli si attribuiscono non più̀ di 35
dipinti ne realizzava infatti circa due all’anno.

Questo perché́ si sposò con una donna ricca Catharina Bolenes lavorando
poco alle sue opere. Passa alla storia per la realizzazione della ragazza con
l’orecchino di perla.

Morirà nel 1675 lasciando 12 figli.

La ragazza con l’orecchino di perla


Olio su tela
Quest’opera fa parte del genere artistico del tronie (consisteva nella
rappresentazione di persone non realmente esistite ma immaginarie).

Da uno sfondo scuro risalta una fanciulla che ruota il volto verso lo spettatore,
in favore luce. Caratteristico è il suo turbante che ha in testa, caratteristico
perché́ mette a contrasto il giallo e il blu colori che due secoli più̀ tardi
affascineranno Vincent Van Gogh. Straordinarie sono anche le labbra
inumidite con un tocco di bianco, una grande caratteristica è il famoso
orecchino che riflette la luce, un capolavoro assoluto di Vermeer.

Per le sue caratteristiche questo ritratto è stato definito come “la Monna lisa
del nord”.

Quest’opera divenne ancora più̀ conosciuta perché́ nel 1999 una scrittrice
americana, Traci Cheval, scrisse un libro incentrato su questo dipinto dal
titolo “la ragazza con l’orecchino di perla” in questo libro dal quale nel 2003
hanno ricavato un film in questo la scrittrice ipotizzava che quella donna che
Vermeer ritrae è la sua domestica che faceva posare di nascosto della
moglie per lui. Sebbene, nessuno conosce in realtà la vera identità.

Oggi l’opera si trova al Mauritshuis dell’Aja.


Donna che legge una lettera
Olio su tela
La donna che legge è un’opera di Vermeer databile circa al 1657-59.
Nello stesso angolo della sua abitazione/ studio rappresenta una giovane
donna immersa nella lettura di una lettera che ha appena ricevuto;
potrebbe essere una lettera d’amore perché́ in origine nella parete di fondo
era stato rappresentato il dio dell’amore Cupido ma, che nel tempo è stato
tolto.

Vermeer come se fosse davanti a una rappresentazione teatrale realizza un


binario sul quale posiziona una tenda scostata che ci permette di vedere
cosa succede all’interno della camera. Nonostante le piccole dimensioni ci
sono molti, ad esempio il tavolino coperto da una tovaglia ha una
consistenza materica sembra quasi poterla toccare, al di sopra c’è una
canestra con della frutta, una sorta di natura morta.

Un altro dettaglio è la luce all’interno garantita dalla finestra sul quale vetro
troviamo riflesso il volto della donna, un effetto che rimanda alla pittura
fiamminga.

L'opera oggi si trova nel museo di Dresda.


La Lattaia
Olio su tela
La Lattaia è un dipinto di Vermeer databile al 1657-68 realizzato in onore
dell’opera di una poetessa polacca Wislawa Szymborska che scrisse:
“finché quella donna del Rijksmuseum
nel silenzio dipinto e raccoglimento
giorno dopo giorno versa
il latte dalla brocca nella scodella,
il mondo non merita la fine del mondo”.

Iconograficamente rappresenta il momento in cui una donna, all’interno di


una stanza spoglia - umile, sta versando del latte all’interno di una
scodella. Vermeer indugia su una serie di dettagli:

- il tavolino coperto da una tovaglia di un colore verde e blu,

- la veste della donna dove prevale il blu e il giallo,

- la finestra dal quale entra la luce,

- uno scaldino tra le briciole di cibo sparse sul pavimento,

- un cesto vimini con del pane.

Oggi l’opera si trova al Rijksmuseum di Amsterdam.


Veduta di Delft
Olio su tela
Nel 1660 nella città di Delft ci fu un’esplosione improvvisa che provocò la
distruzione di una serie di edifici, ma con molta rapidità̀ la città fu ricostruita.
In seguito alla ricostruzione Vermeer realizzo in dipinto della veduta di Delft,
databile tra il 1661 e il 1663.

L'opera rappresenta la zona del porto della città con abitazioni, ponti ed
edifici molto celebri come le torri gemelle che ricreano dei giochi di luce e
ombra riflessi sullo specchio d’acqua.

I colori caldi della città illuminata dal sole contrastano con quelli freddi
del cielo plumbeo, via via più scuro; a sua volta questi colori si alternano
anche nella fascia del canale, in cui si rispecchiano gli edifici, e nella lingua di
sabbia in primo piano, dove passeggiano alcuni cittadini.

Per realizzare questa veduta così precisa l’artista si affacciò ad un balcone


del secondo piano di un edificio di fronte e utilizzò la camera oscura.

Oggi l’opera si trova al Mauritshuis dell’Aja.


Allegoria della pittura/ Atelier del pittore
Olio su tela
L’atelier del pittore è una delle ultime opere di Vermeer realizzata tra il 1662
e il 1668.

Iconograficamente rappresenta un pittore rivolto di spalle, forse lo stesso


Vermeer, nel momento in cui dipingendo una modella a sinistra, capiamo
che la sta rappresentando perché́ nel dipinto poggiato sul cavalletto
intravediamo delle piume, le stesse del cappello della modella. La donna
regge nella mano destra una tromba e nella sinistra un libro.

All'interno di questa stanza l’illuminazione è garantita da una finestra, che


possiamo immaginare essere a sinistra dietro la tenda materica che è
poggiata su una sedia.

Sulla parete di fondo vi è una grande cartina dell’Olanda, possiamo


riconoscere altri dettagli come:

- l’impiego della prospettiva il pavimento con questa bicromia bianco-


nero che converge verso il fondo,

- il soffitto con travi di legno che converge verso il fondo dal quale
pende un lampadario d’ottone (rimando ai coniugi arnolfini).

Sono state date due interpretazioni:

1. si tratta di un autoritratto di Vermeer nella sua bottega

2. un’allegoria della pittura perché́ sul tavolo ci sono dei frammenti


scultorei.

Oggi l’opera si trova nel Kunsthistorisches Museum di Vienna. 

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