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VITA

Michelangelo Merisi, detto “Caravaggio” è considerato uno dei più importanti pittori della
storia dell’arte italiana. La forte carica drammatica ed emotiva e la teatralità delle sue opere
sono stati di ispirazione per molti artisti del barocco europeo.

Nonostante venga ricordato con il nome di “Caravaggio” (piccolo paese in provincia di


Bergamo), l’artista nacque a Milano. Caravaggio era il paese di nascita dei genitori

Caravaggio fin dalla più tenera età dovette fare i conti con la morte: la peste infatti uccise
suo padre, il nonno e lo zio quando aveva solo sei anni.

La sua carriera artistica cominciò a tredici anni, quando andò a bottega dal pittore manierista
Simone Peterzano, a Milano. l
’artista si trasferì poi a Roma. Secondo alcuni, l’artista lasciò Milano perché sospettato di
omicidio.

cambio

A Roma Caravaggio amava frequentare le osterie dei quartieri malfamati che ritrasse nei
suoi dipinti, catturando l’essenza di un’umanità reietta e poverissima.

Fu proprio una di queste opere, che gli fece guadagnare la stima di uno dei personaggi più
importanti della città eterna: il cardinale del Monte, che decise di accoglierlo sotto la sua ala
protettiva procurandogli importanti incarichi presso le istituzioni religiose.

Nonostante gli incarichi prestigiosi e il successo, Caravaggio continuò a frequentare le


bettole, trascorrendo le notti tra prostitute, giocatori di azzardo, risse e vino di dubbia qualità.

cambio

La vita di Caravaggio cambiò drammaticamente nel 1606, quando uccise in una rissa
Rinuccio Tommasoni. Pare che l’alterco fosse sorto per un banale fallo subito durante una
partita di pallacorda.

L’artista, secondo le leggi in vigore nello Stato Pontificio all’epoca, fu condannato alla
decapitazione. Per fuggire al boia Caravaggio in tutta fretta lasciò Roma cercando rifugio nel
Regno di Napoli ma ciò non servì a rassicurarlo.

La paura di morire diventò uno dei temi ricorrenti nelle opere realizzate in quegli anni
di latitanza

morì a Porto Ercole nel 1610, a 38 anni, senza sapere che il pontefice qualche settimana
prima aveva inviato a Napoli un messo con il condono papale per assolvere l’artista dai suoi
crimini.
Giuditta e Oloferne

Giuditta e Oloferne fu eseguita da Michelangelo Merisi detto Caravaggio e fu una delle


opere più importanti del Seicento.
Fu realizzata sotto commissione del ricchissimo banchiere genovese Ottavio Costa, uno dei
suoi primi illustri mecenati e uno tra i più appassionati collezionisti di Caravaggio a Roma.
Ottavio Costa fu tanto fiero di possedere la Giuditta che decapita Oloferne di Caravaggio
che proibì di venderla anche dopo la propria morte e scoraggiò la realizzazione di qualsiasi
copia.

Ciononostante, la tela ebbe un enorme successo tra gli artisti del tempo e si impose
prepotentemente come modello per la nuova iconografia della celebre eroina biblica.
Tra le opere di Caravaggio è probabilmente la più famosa ed è entrata, per la sua forza e la
sua bellezza, nell’immaginario collettivo.
Tuttavia pochi sanno che il quadro ebbe una scarsissima visibilità nel Seicento, essendo tra
le opere che Costa custodiva gelosamente, tanto che non se ne conoscono vere e proprie
copie antiche.

Le figure emergono dal fondo illuminate da una luce che proviene dall’alto come un riflettore
teatrale, la decapitazione di Oloferne viene rappresentata infatti, da Caravaggio, come un
dramma teatrale in cui gli spettatori siamo noi che osserviamo.

L’ambiente è scuro è definito dalla prospettiva del letto, in primo piano, e dalla tenda, il cui
colore richiama il rosso del sangue.

Gli effetti di luci e di ombre sono una delle caratteristiche più moderne e rivoluzionarie del
linguaggio pittorico di Caravaggio. La sua pittura è improntata a un “realismo drammatico”
ed è realizzata con una tecnica pittorica innovativa sia nel taglio dell’immagine sia nel
particolare uso della luce.
Nel dipinto Giuditta e Oloferne, Caravaggio affronta, per la prima volta, un tema di storia
religiosa, più complessa rispetto ai soggetti di genere dei suoi inizi.

La scena ha un’impostazione nuova e originale. Il terribile omicidio è infatti rappresentato


con un’intensa violenza narrativa.

Il soggetto raffigura un episodio dell’Antico Testamento: la vedova ebrea Giuditta, per


salvare il proprio popolo dalla conquista degli Assiri, seduce Oloferne, il loro generale, e poi
lo uccide decapitandolo con la spada mentre dormiva.

Giuditta è raffigurata nell’atto di mozzare la testa di Oloferne con gesto fermo e deciso; lo
tiene stretto per i capelli, mentre una vecchia serva assiste alla scena (secondo il racconto
biblico, la serva non entra con Giuditta nella tenda di Oloferne. Attende fuori ed è chiamata a
esecuzione compiuta).
Caravaggio mette in scena in modo realistico le espressioni e i dettagli del viso.
Osservate Giuditta, concentrata nello sforzo dell’azione, e il profilo adunco e grinzoso della
vecchia, quasi ipnotizzata, con il sacco aperto tra le mani per raccogliere la testa di
Oloferne.
La tensione raggiunge il suo culmine nell’urlo disperato di Oloferne che cerca di sottrarsi alla
spada che lo sta uccidendo.

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