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Se la vita di Caravaggio fosse stata un romanzo, probabilmente sarebbe stata


una storia di duelli, fughe, improvvise ascese e rovinose cadute.
Probabilmente il lettore si sarebbe chiesto se l’autore non avesse esagerato con i
colpi di scena: tanti e tutti spettacolari.

E invece si tratta di una storia vera: quella di Michelangelo da Merisi, in arte


“Caravaggio”. Una storia di arte e violenza, di santi e peccaminosi, di bettole
pericolose e sale principesche, di preti e pendagli da forca. È soprattutto la storia
di un rapporto ambiguo con la morte, che l’artista sembra evocare, cercare per
poi fuggirle spaventato.

È una storia di luci e di ombre, come se fosse venuta fuori da uno dei suoi
dipinti, in cui la luce pare lotti contro il buio in una prova di forza carica di
tensione. È la storia di un uomo che è poi anche la storia dell’Italia a cavallo tra
il XVI e il XVII (Seidicesimo e diciasetesimo) secolo.

LA VITA E LE OPERE DI CARAVAGGIO


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1. Michelangelo Merisi, detto “Caravaggio” (Milano, 1571 – Porto Ercole,


1610) è considerato uno dei più importanti pittori della storia dell’arte italiana.
La forte carica drammatica ed emotiva e la teatralità delle sue opere sono stati
di ispirazione per molti artisti del barocco europeo.

Nonostante venga ricordato con il nome di “Caravaggio” (piccolo paese in


provincia di Bergamo), l’artista nacque a Milano. Caravaggio era il paese di
nascita dei genitori.

2. Caravaggio fin dalla più tenera età dovette fare i conti con la morte:
la peste infatti uccise suo padre, il nonno e lo zio quando aveva solo sei anni.

La sua carriera artistica cominciò a tredici anni, quando andò a bottega dal
pittore manierista Simone Peterzano, a Milano. Per molti anni non si ebbero più
notizie sulla vita del giovane Caravaggio, fino al 1594, anno in cui l’artista si
trasferì a Roma. Secondo alcuni, l’artista lasciò Milano perché sospettato di
omicidio.

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3. A Roma Caravaggio amava frequentare le osterie dei quartieri malfamati che
ritrasse nei suoi dipinti, catturando l’essenza di un’umanità reietta e
poverissima.

Fu proprio una di queste opere, I Bari (1595) che gli fece guadagnare la stima
di uno dei personaggi più importanti della città eterna: il cardinale del Monte,
che decise di accoglierlo sotto la sua ala protettiva procurandogli importanti
incarichi presso le istituzioni religiose.

4. Nonostante gli incarichi prestigiosi e il successo, Caravaggio continuò a


frequentare le bettole, trascorrendo le notti tra giocatori di azzardo, risse e vino
di dubbia qualità.

Indossava abiti costosissimi ma lisi e consunti e, nonostante il divieto di portare


armi, aveva sempre con sé uno stocco, una spada leggera adatta ai duelli.

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5. Uno dei primi lavori che gli venne commissionato fu la Vocazione di San
Matteo, per la chiesa di San Luigi dei Francesi, a Roma. Caravaggio realizzò
l’opera nel 1599 e stupì tutti per la scelta dei soggetti del dipinto. Nell’opera,
Matteo (tutt’altro che santo!) viene rappresentato mentre è seduto al tavolo di
una bettola, mentre Cristo lo indica per invitarlo alla redenzione. Mancano del
tutto i toni estatici che all’epoca venivano usati per rappresentare i soggetti
sacri, a favore di un maggiore realismo compositivo.

7. Le opere di Caravaggio colpiscono lo spettatore per la maestria con cui


l’artista riesce a dosare l’equilibrio tra luci e ombre con una tecnica
assolutamente innovativa per l’epoca. Per ottenere quest’effetto, l’artista
collocava con attenzione le lampade e le candele nello studio dove posavano i
modelli, come farebbe oggi un bravo direttore della fotografia.

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8. La vita di Caravaggio cambiò drammaticamente nel 1606,


quando accidetamente uccise in una rissa Rinuccio Tommasoni. Pare che
l’alterco fosse sorto per un banale fallo subito durante una partita di pallacorda.
Per fuggire al boia Caravaggio in tutta fretta lasciò Roma cercando rifugio
nel Regno di Napoli ma ciò non servì a rassicurarlo.

La paura di morire diventò uno dei temi ricorrenti nelle opere realizzate in
quegli anni di latitanza. Molte di queste opere hanno per soggetto la morte,
come nell’opera scena di San Giovanni Battista (1608).
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9. L’artista trovò rifugio a Napoli e poi a Malta dove nel 1608 riuscì a entrare
nell’ordine dei cavalieri di San Giovanni. Ci rimase per poco, però: in una rissa
(un’altra!) ferì un membro dell’ordine di grado più elevato e per questo venne
imprigionato. Fuggì anche dall’isola ma, braccato dai sicari del cavaliere ferito
che lo cercavano per vendicare l’oltraggio, riparò in Sicilia, dove realizzò
alcune importanti opere tra cui Il seppellimento di Santa
Lucia (1608), capolavoro di grandi dimensioni (408×300 cm). Nel timore di
essere inseguito lasciò l’isola per tornare a Napoli in cerca di protezione. Non
bastò. Gli uomini del suo nemico lo raggiunsero a palazzo Cellamare e lo
ferirono al volto, lasciandolo in fin di vita.

In preda al dolore dipinse Davide con la testa di Golia (1609-1610). Una


curiosità: il volto di Golia è un autoritratto di Caravaggio, ma anche il volto di
Davide è ispirato al viso dell’artista, quando era ancora giovane e privo di
macchia.

10. Ferito e debole, Caravaggio decise di intraprendere un faticoso viaggio a


Roma, per invocare la grazia e la clemenza del pontefice. Nel corso del viaggio
però le sue condizioni di salute peggiorano irrimediabilmente.

L’artista non raggiunse mai Roma, ma morì a Porto Ercole nel 1610, a 38 anni,
senza sapere che il pontefice qualche settimana prima aveva inviato a Napoli un
messo con il condono papale per assolvere l’artista dai suoi crimini.

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