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Michelangelo Merisi,in arte Caravaggio dal nome del paese vicino a Bergamo da cui

veniva la sua famiglia, nacque a Milano nel 1571, dove manifesta molto presto le sue doti
artistiche, all’età di 13 anni entra a far parte della bottega di Simone Peterzano.
Era però un ambiente artistico particolare, chiuso e poco stimolante.
Roma, invece, era il centro all’epoca dell’arte e della cultura.
Si trasferisce così a Roma, dal Cavalier d’Arpino, pittore mediocre, che aveva però la
capacità di inserirsi negli ambienti giusti per trovare le committenze (cioè ricevere l’incarico
di creare delle opere per qualcuno). Nella sua bottega lavoravano solo i ragazzi, Caravaggio
lo chiamava Capitan Verdura, perché dava loro da mangiare solo verdure.

Caravaggio era un ribelle, conosceva ladri, prostitute, frequentava luoghi in cui vivevano
persone non oneste (bassifondi).
Si prostituiva lui stesso per denaro, spendeva quello che guadagnava nelle osterie.
Aveva un senso religioso molto forte, la sua era una religione degli umili, dei poveri, dei
bisognosi.

Lo stile
Rinnova le tecniche degli artisti contemporanei

Caratteristiche delle sue opere:

- uso della luce, capacità di illuminare il punto più importante della scena
- alternanze dei chiari e scuri
- il realismo dei volti
- dipinge di getto, senza fare schizzi

OPERE

Riposo dalla fuga in Egitto (1595)

Per la prima volta San Giuseppe viene raffigurato come persona anziana, non come nelle
altre rappresentazioni. Maria è assopita sul figlio e rappresenta l’amore materno.
I due sono separati, è come se fossero due mondi a sé stanti, la figura dell’ Angelo li divide
in due, questa rappresentazione è diversa dall’iconografia tradizionale della sacra famiglia
unita.
Dettagli: lo spartito che tiene tra le mani San Giuseppe è il testo di una ninna nanna del 500,
Realismo di piante e fiori.
L’uso della luce è nuovo, è teatrale, palcoscenico, è una luce tipica della teatralità barocca.
Il bianco della sacca dell’angelo riflette su ciò che è accanto.

Da particolare uso che Caravaggio fa della luce è nato il termine “Caravaggismo”.


Caravaggio dipinge anche scene di genere, cioè di vita quotidiana, scene laiche, tra queste
c’è:

La zingara - 1593 (commissionata al Cavalier d’Arpino)


Il soggetto è una zingara che, mentre legge la mano al cavaliere, gli ruba l'anello che porta a
un dito. Anche qui si nota il taglio della luce.
Raffigura una Roma spagnolesca (sotto la dominazione spagnola).
I Bari - 1594
La rivoluzione di Caravaggio: si specializza sulla pittura diretta su tela, di getto, dipingeva
direttamenti i modelli, senza fare disegni o schizzi preparatori.

La scena è ironica, protagonisti sono dei giocatori di carte: è in corso una truffa ai danni di
uno dei protagonisti; due dei giocatori sono in combutta per sconfiggere, con l’imbroglio, il
ragazzo che si trova alla sinistra della scena.

I colori e l’abbigliamento sono due elementi fondamentali: la vittima indossa delle vesti scure
e semplici, mentre l’uomo al centro e quello a destra sono vestiti con un abbigliamento molto
colorato e variopinto (che ricorda molto quello dei giullari di corte).

La luce ha un ruolo fondamentale in tutta la composizione: questa proviene dall’esterno, e


grazie alla forte illuminazione si possono distinguere facilmente le vesti dei vari protagonisti
ed anche tutto l’ambiente..

Canestra di frutta - 1594

Viene raffigurata la natura morta senza la rappresentazione dell’uomo, è un esempio della


filosofia che dice che dietro le apparenze di bellezza si nasconde il male
Elementi che contrastano con la bellezza:: foglie avvizzite, mela pronta per marcire, uva
matura.
Per mezzo di tutti questi dettagli, vuole porre l’attenzione sulla fragilità e la caducità della
vita.

Caravaggio nel frattempo si fa notare per le sue risse, fa amicizia con Marco Minniti,
pittore siracusano.

Ragazzo morso dal ramarro - 1593

Il personaggio raffigurato è una figura ambigua, spalla sensuale, elementi particolari sono il
fiore, la bocca, le sopracciglia, una rappresentazione che ci dice molto sulla sua bravura ma
anche sulla sua vita. È proprio il morso dell’animale ad essere fondamentale:
simbolicamente, questa azione rappresenta la delusione e i pericoli che la vita umana
riserva; nella vita, si possono incontrare molti ostacoli, e spesso, questi non sono visibili e
potrebbero spuntare fuori all’improvviso, proprio come il ramarro.
L’illuminazione investe il ragazzo partendo dalle spalle.
Il bacco - 1596

Forse rappresenta l’amico Mario Minniti. Espressione stanca, acconciatura fatta con le viti,
sopracciglia curate, presenza di nature morte, senso di decadimento fisico e morale.

Caravaggio in quel periodo comincia a soffrire di una malattia ematica, forse cirrosi epatica,
e l’opera risente di questo suo stato.
Braccio scolpito

Attenzione ai dettagli da parte di Caravaggio: il vino è estremamente realistico, come puoi


notare dalle bollicine che si trovano nel vino appena versato.

Scudo con testa di Medusa - 1597


Scudo in legno che rappresenta la medusa
Sguardo di orrore, forse si rappresenta lui stesso. Caravaggio scelse di ritrarre l’esatto
istante in cui venne decapitata la medusa, ed a causa del forte terrore e dolore, sta urlando,
mostrando un’espressione che rappresenta perfettamente la sua situazione.

Si trova al museo degli Uffizi, alla fine del percorso.

Dal 1599 fino al 1600


Caravaggio riceve un’importante commissione.
Per la sua fama, viene incaricato dalla Chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma di dipingere
tre momenti della vita di San Matteo all’interno della Cappella Contarelli, che nel 1565
aveva fatto costruire all’interno della Chiesa il Cardinale Matthieu Cointerel.
La cappella è piccola e poco luminosa, c’è un sistema di illuminazione con la monetina a
tempo.

1. San Matteo e l’angelo

Rappresenta Matteo che scrive il Vangelo ispirato da un angelo.


Quella che troviamo nella Cappella è la seconda versione.
La prima versione viene rifiutata, la possiamo vedere solo in bianco e nero, perché quella
originale è stata acquistata dai tedeschi e incendiata durante la seconda guerra mondiale.
Viene rifiutata perché siamo nel pieno della Controriforma, e c’erano delle regole rigorose su
come dovevano essere dipinti i santi.
Caravaggio aveva rappresentato un Matteo povero e analfabeta, con il piede scoperto.
L’angelo non lo ispira ma lo guida, la chiesa non può accettare la versione di questo Santo.

Nella seconda versione la tunica è in rosso, l’angelo arriva da lontano e lo ispira, la luce cala
dall’alto prende le spalle, le zone più in alto e lascia in chiaro scuro la parte più in basso.
2. La vocazione di San Matteo
La luce non entra dalla finestra sopra Pietro, ma coincide con la luce che entra dalla finestra
della Chiesa in cui si trova, siamo in un seminterrato probabilmente, la luce entra da una
porta (simboleggia la luce divina).
Si tratta di una bisca, i personaggi giocano a carte o sono esattori di tasse. Entrano dei
personaggi sono: Gesù e San Pietro, con vestiti cristiani, la scena si blocca, e Gesù indica il
santo, si rifà al dipinto di Buonarroti della Cappella Sistina, dove Dio indica Adamo, c’è la
stessa forza emotiva, si parlano senza parlare. Cristo e Pietro hanno degli abiti antichi ed il
gruppo a sinistra ha un abbigliamento seicentesco perché Caravaggio voleva rendere la
scena molto più realistica e vicina alla sua realtà.

3. Il martirio di San Matteo


Luce violenta che arriva frontalmente, urla di orrore, grido muto, che è sempre presente
nella Storia dell’Arte. Viene ritratto il momento in cui il protagonista sta per essere ucciso da
un soldato inviato dal re di Etiopia. Sdraiato a terra al centro c’è san Matteo, trattenuto per
un braccio dal soldato, il quale, si prepara ad ucciderlo con la spada. La veste del santo è
sporca di sangue, come se qualcuno lo avesse già trafitto alla schiena. Attorno ai due
protagonisti, ci sono tante figure: si tratta della gente che stava partecipando alla messa;
ciascuno di loro reagisce in modo diverso davanti all’imminente omicidio: c’è chi è
terrorizzato e chi non sa cosa fare, preso dal panico.

Questo dipinto ebbe un successo incredibile da cui derivò una seconda commissione,
all’interno della Basilica di Santa Maria del Popolo vicino alla porta della città, e a Piazza
del Popolo.
1600: il Cardinal Cirasi acquista una cappella all’interno della Chiesa e chiama per
realizzarla l’architetto Carlo Maderno (nome legato a Michelangelo, che dopo la sua morte
completa la navata di San Pietro).

ll dipinto frontale è di Annibale Carracci


A destra Caravaggio realizza la Conversione di San Paolo.
Mentre era a cavallo, Saulo di Tarso, venne folgorato sulla via di Damasco da una fortissima
luce: si trattava di Cristo, il quale, attorniato da un alone luminoso, disse al soldato di
abbandonare la sua vita di soldato e di non perseguitare più i cristiani.
Caravaggio rappresenta la scena narrata negli Atti degli Apostoli in modo perfetto: al centro
della composizione c’è il cavallo, mentre scelse di sostituire la presenza fisica di Cristo con
una semplice ed intensa luce.

A sinistra realizza La crocifissione di San Pietro, che viene crocifisso a testa in giù
I carnefici vengono rappresentati come persone comuni,come se stanno solo seguendo gli
ordini, senza capire effettivamente il perché lo stanno facendo. La luce colpisce sia il santo
che i suoi uccisori, quasi come se volesse perdonarli dalle proprie colpe.

Caravaggio inizia a ricevere commesse da parte di comuni cittadini, laici.

Giovanotto nudo, San Giovanni Battista


Fanciullo con le ali, occhi truccati, sopracciglia curate, nudità.
Morte della vergine, molto brutale, come modello usa una prostituta morta ritrovata nel
Tevere, forse si era suicidata perché incinta. Accanto gente del popolo, straccioni, umani,
descrizione più realistica contro la visione più idealizzata, pura e bella che voleva la Chiesa.

Inizia un periodo in cui continua a frequentare postacci, la malattia lo rende malinconico e


triste.
Davide e Golia, l’attenzione è focalizzata su Golia, che ha il volto verdastro di chi sta male,
che potrebbe essere lui, rappresenta il malessere fisico e morale

Durante una rissa accoltella un notaio che muore, viene condannato a morte. C. Fugge
prima a Napoli, poi a Messina, Siracusa, dove chiede aiuto a Minniti che non può aiutarlo,
durante il pellegrinaggio realizza varie opere

Seppellimento di Santa Lucia a Siracusa, dentro il Museo Bellomo.


A Messina la Natività.

Dipinge sempre più di getto

Poi si reca a Palermo e realizza un’altra Natività


Poi si imbarca per Malta, dove trova rifugio presso un ordine monastico che si chiama i
Cavalieri di Malta, lo accolgono perché non conoscevano della sua condanna a morte.
Conoscevano solo la sua fama, qui dipinge una delle sue opere più drammatica: la
Decollazione di San Giovanni Battista, che si trova adesso nella Cattedrale.
È l’unico quadro in cui c’è la sua firma, con il sangue che esce dalla gola di San Giovanni.

Arriva la notizia della sua condanna anche a Malta e viene incarcerato. Ma viene liberato da
alcuni amici e durante il viaggio in barca si ammala, i pescatori gli rubano tutte le tele e lo
abbandonano a Porto Ercole, in Toscana, sotto Livorno, dove muore dopo poche ore al
mattino. Subito dopo il papa firma la grazia. Aveva 39 anni.

La Natività a Palermo, Chiesa di San Lorenzo


Esiste solo in foto, compare un uomo normanno.
1968: dei ladri entrano nella Chiesa e tagliano la tela, e se la portano su una lapa piena di
scarti di animale. Opera d’arte trafugata, la numero 1 in Italia.
Ogni tante ci sono state delle testimonianze da parte di pentiti della mafia.
Rimane un grande mistero.

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