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Masaccio

Masaccio nasce a Castel San Giovanni in Altura(l'odierna San Giovanni Valdarno, in


provincia di Arezzo) nel 1401. La formazione artistica e culturale di Masaccio avviene a
Firenze.L'ambiente fiorentino del tempo è ricco di stimoli artistici di ogni tipo e proprio in
questo fervore creativo generale il giovane il precoce talento del giovane Masaccio trova il
terreno di sviluppo più fertile e stimolante.
Attivo soprattutto a Firenze, Masaccio lavora anche a Pisa(1426) e a Roma(1428), dove
inizia, insieme a Masolino, un polittico per la Basilica di Santa Maria Maggiore. Proprio a
Roma muore nel 1428.

Sant’AnnaMetterza(1424/1425)
Masaccio inizia a collaborare con Masolino. Si tratta di una pala d'altare commissionate per
la chiesa fiorentina di Sant'Ambrogio dai Bonamici, una ricca famiglia di tessitori. Il prezioso
drappo damascato che i tre angeli reggicortina dispiegano sul dietro del trono, infatti, altro
non sarebbe che la riproduzione di stoffa prodotta in esclusiva proprio dai Bonamici, dunque,
è una vera pubblicità.
Il dipinto rappresenta la Madonna in trono con il Bambino e Sant'Anna, madre di Maria,
messa come terzo personaggio(da cui deriva il nome Metterza), circondati da cinque angeli.
A Masaccio si deve, la realizzazione dell’angelo di destra e della Vergine con il Bambino.
Il corpo di Maria, infatti, è definito con grande sicurezza e assume una massiccia
compattezza piramidale. Grazie a un sapiente uso del chiaroscuro, paiono sempre dotati di
un volume proprio, occupando di conseguenza uno spazio reale.
Masolino cerca di imitare la nuova e straordinaria concretezza della pittura. La mano
sinistra, infatti, tesa in avanti a protezione del Bambino, presente un imbarazzo di uno studio
anatomico non ancora sufficiente approfondito è evidenziato anche dalla mancata
rappresentazione della gamba sinistra.

Polittico di Pisa(1426)
Polittico di Pisa è dedicato ai Santi Giuliano e Nicola di Bari.La pala è stata smembrata nel
corso del seicento e solo alcuni dei suoi pannelli si sono conservati.
Madonna in trono con il Bambino e quattro angeli
Quest’opera rappresenta la Madonna in trono col Bambino e quattro angeli, molto simile alla
Madonna di Ognissanti di Giotto. In essa la Vergine non nasconde la propria fisicità, ma è
messa in particolare evidenza da un forte chiaroscuro. Maria appare stanco e segnato,
come se la madre già sapesse il destino di passione che sarebbe toccato al figlio
Viene dipinto un bambino che sta mangiando un acino d’uva da un grappolo che la mamma
gli sta porgendo con la mano destra. L’allusione è naturalmente al vino, ma la spontaneità
del gesto mette straordinariamente in luce la natura umana del piccolo Gesù.
La struttura stessa del trono è innovativa e mostra l'interesse che Masaccio nutriva nei
riguardi dell'architettura e dell'antico.
Crocifissione(1426)
Si trova nella parte superiore della pala, i quattro personaggi si stagliano contro il fondo oro.
A sinistra c'è Maria che piange di dolore, avvolta nel pesante mantello azzurro. Invece a
destra c’è San Giovanni rivolto verso l’esterno del dipinto, presenta un’espressione
sconfortata, ed è l’unico personaggio a guardarla in viso con la testa ruotata e reclinata in
avanti.Al centro, in alto sulla croce del martirio, viene rappresentato il Cristo nella dolorosa
immobilità della morte.
In basso, c’è la Maddalena rappresentata di spalle, che indossa un mantello di color rosso
aranciato, della quale si vedono solo una cascata di biondi capelli e due mani
disperatamente protese verso il Cristo.

Cappella Brancacci(1424-1428)
Si tratta di un grande ciclo di affreschi nella Chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze.
Voluto da felice di Michele Brancaccio,ricco mercante e potente uomo politico fiorentino,a
partire dal 1424 in collaborazione con Masolino.I due maestri concordano la distribuzione
delle 12 scene, disposte su due registri sovrapposti.
Il tema narrativo prescelto è quello della vita di San pietro, ma viene aggiunto anche due
scene tratte dalla Genesi.
Il tributo(1424-1428) Chiesa di santa maria di Carmine
Nell’affresco del tributo Masaccio illustra un episodio di Vangelo di Matteo nel quale è
descritto l’ingresso di Cristo e dei suoi apostoli nella città di Cafarnao.Nella scena viene
rappresentata un gabelliere pretende da loro un tributo per il tempio di Gerusalemme, ma
Gesù non vuole trasgredire le leggi e incarica Pietro di pescare un pesce nella cui bocca
troverà una moneta d’argento per pagare la tassa dovuta. Masaccio concentra lo lo stesso
tempo vinto quattro momenti temporalmente diversi:
Il primo, al centro,corrisponde al cameriere, rappresentato di spalle, esige il tributo.
Nella seconda scena Cristo comanda a Pietro di recarsi a pescare e questi indica a sua
volta il lago di Tiberiade.
Nella terza scena Pietro si trova sulla riva da solo,intento alla pesca prodigiosa.
Nell’ultima scena ritroviamo Pietro alla destra che consegna il denaro alla Gabelliere.
Cacciata dal Paradiso Terrestre
La scena della Cacciata dal Paradiso Terrestre dipinta da Masaccio nel secondo registro del
pilastro, prima del Tributo. In questo affresco sono rappresentati Adamo ed Eva nel
momento in cui l’angelo di Dio li cacciò dall’Eden. Le due personaggi sono nude. In questo
ritratto possiamo vedere Adamo con il piede destro che sta varcando la porta del Paradiso
Terrestre con la disperazione e vergogna. Accanto ad Adamo, c’è Eva,che prova vergogna
dopo il peccato originale, e cerca di coprirsi i seni e il pube. In esso vi è un particolare uso
delle luci e di ombre che appare nella bocca e negli occhi.
Il paesaggio del mondo al di fuori dell’Eden, si riduce a una roccia, e dietro di loro
rappresenta un cielo profondo quasi irreale, senza nuvole.

Tentazione di Adamo ed Eva


Esso è di fronte alla Cacciata.La scena rappresenta i due protagonisti sotto l’albero del frutto
proibito, su cui c'è un demonio in forma di serpente, che sta sfiorando il braccio e il fianco
sinistro di Eva.( dotato di un' insinuante testa femminile)
I due personaggi ci appaiono di una compostezza severa, con Adamo che assume una
postura quasi policletea.Mentre Eva, ha la gamba sinistra avanzata di un passo,e regge il
frutto proibito tra le dita della mano destra, il cui braccio è piegato ad arco all'altezza della
spalla. Il suo corpo presenta due seni appena accennati e comunque troppo alti, alludendo
con ciò a un'età dell'innocenza. Eva ha un volto perfettamente ovale, invece il volto di
Adamo riecheggia.

Trinità 1425-1428
L’ultima opera realizzata prima della prematura scomparsa.
L’affresco, è collocato nella terza campata della navata sinistra della basilica fiorentina di
Santa Maria Novella, presenta su diversi piani.
In primo piano, in basso all’opera, Masaccio raffigura un sarcofago con sopra uno scheletro.
Sopra allo scheletro,c’è una presella sorretta da 4 colonnine binate, con capitelli corinzi, vi
sono 2 figure inginocchiate in preghiera dei committenti.
in secondo piano,vengono rappresentati la Vergine in piedi accanto alla croce, con lo
sguardo severo, indicando il figlio con la destra, e San Giovanni, con le mani giunte. al
centro c’è Cristo con la robusta e tozza corporatura. Tra il volto impassibile del Creatore e
quello doloroso di Cristo, e dietro di lui c’è il Dio padre, che si colloca al vertice più alto della
piramide compositiva. In quest’opera Masaccio individua dei volumi forti e precisi.
La cappella è introdotta da una coppia di paraste corinzie. Alle paraste sono accostate due
colonne ioniche, quasi completamente libere.Mentre all'interno della cappella è costituito da
una volta a botte cassettonata.

Beato Angelico
Vita
Beato Angelico nasce a Firenze intorno al 1400. Attivo come miniaturista e pittore fin dal
1400 di sia sette lui entra nel convento di San Domenico di Fiesole nel 1420
Annunciazione 1425/1426
Il tema dell’Annunciazione è stato spesso usato da Angelico, che lo ripropone in varie opere.
Oggi viene conservata al Museo del Prado di Madrid, composta da una tavola principale
quadrata e da una sottostante predella con cinque scene raffiguranti la Vita di Maria.
L’architettura è composta dalla camera della Vergine da un’ampia loggia colonnata
antistante, aperta su due lati contigui. La camera è arredata con una semplice panca,
appoggita alla parete di destra, e un cassone dietro il loggiato.
La loggia è coperta a crociera su cinque capitelli e tre peducci di marmo. Le vele sono
dipinte d’un azzurro intenso punteggiato da stelle d’oro. Il fronte esterno appare due patere
laterali e una nicchia centrale. L’angelo nunziante si inchina verso Maria con le mani
conserte sul petto in segno di rispetto. La Vergine si protende inchinandosi leggermente
verso di lui
A sinistra del loggiato, si estende il Paradiso Terrestre, ricolmo di piante, fiori e frutti, con
Adamo ed Eva nell’atto di esserne cacciati dall’angelo di Dio.
L’Angelico organizza lo spazio del loggiato secondo le giuste regole della prospettiva
scientifica, ma rifiuta di accettare fino in fondo il realismo di Masaccio: i suoi personaggi
risultano sempre sospesi in un’atmosfera di astratta e dolce spiritualità.

Deposizione di Cristo 1430/1432


Originariamente destinato alla sacrestia della chiesa fiorentina di Santa Trinità, oggi
conservato nel museo nazionale di san Marco.
In primo piano a sinistra ci sono delle pie donne, mentre a destra ci sono dei personaggi in
dotta meditazione, e infine dal centro fino alla città ideale nella parte sinistra, è ricca di case
e torri dipinte con i volumi ben definiti.
Al centro, Il corpo obliquo di Cristo viene deposto dalla croce, in particolare, individuando
una direzione diagonale che si prolunga nella figura genuflessa della Maddalena per
collegarsi poi idealmente con i tre angeli piangenti(in alto).

Cristo deriso 1437/1447 Museo Nazionale di San Marco


Al centro è rappresentato Gesù seduto su uno scranno rosso posto sopra un’alta predella
improvvisata per scherno dai suoi carnefici. In basso, ai due lati, troviamo San Domenico e
la Vergine che siedono assorti in meditazione. La scena ha un’ambientazione notturna e una
luce molto intensa. Intorno alla figura del Salvatore, sullo sfondo d’un pannello verde,
l’Angelico compie un gesto particolare, evitando di rappresentare i soldati che deridono e
insultano Gesù, ma limitandosi a indicare i loro gesti. Sotto la benda bianca si intravedono
gli occhi mesti ma dignitosi di Cristo, che sopporta con pazienza e fermezza di spirito.

Paolo Uccello
Disegni 1440-1460
Nel disegno dell'Angelo che corre si possono notare due distinti disegni:un angelo e la
prospettiva di un calife sfaccettato. Il disegno è eseguito a punta di metallo su carta
preparata in ocra. La foratura lungo i contorni e le parti notevoli della figura era una pratica
che consentiva di riportare il disegno stesso su un supporto pittorico tamponando con
polvere di carbone Questa lasciava una traccia puntinata del disegno sulla superficie da
dipingere.
Un'uguale tecnica si riscontra nello Studio di cavaliere, eseguito su carta preparata in verde.
Un cavaliere dall'elaborata armatura monta un cavallo impennato portando in alto il braccio
per dar forza di penetrazione alla lancia che tiene con la mano destra.
La parte superiore del corpo del cavaliere tende alla resa tridimensionale, mentre la parte
rimanente del disegno resta definita solo tramite una linea di contorno.
Il cavallo e il cavaliere sono tipici temi della produzione di Paolo Uccello che li raffigura in
numerose e singolari pose, specialmente nella Battaglia di San Romano.

Monumento a Giovanni Acuto 1436


Nel 1436 l'artista dipinge, sulla parete della navata sinistra della Cattedrale di Firenze, il
Monumento a Giovanni Acuta, un affresco gigantesco.
L'opera celebra il condottiero inglese John Hawkwood (Fiorentini in
Giovanni Acuto) che nel 1364 aveva sconfitto i Pisani nella battaglia di Cascina (località nei
pressi di Pisa).
Il dipinto finge un gruppo equestre (cioè un cavallo e un cavaliere) eretto al di sopra di un sar
cofago che poggia su un basamento sporgente.L’affresco è a monocromo verde in modo da
dare l'impressione di una scultura di bronzo.
Per la prima volta dalla fine dell'età classica l'attenzione di un artista si concentra sul cavallo,
che viene dunque trattato con grande sapienza.
La parte posteriore dell'animale è quasi un cerchio perfetto, l'attaccatura della testa al collo è
sottile, il petto è arrotondato, le narici sono dilatate, gli occhi sono sporgenti e la bocca è
socchiusa.
Il cavallo e il cavaliere sono inscrivibili in un quadrato perfetto, una cui mediana coincide con
la posizione dello zoccolo della zampa posteriore destra,mentre le curve principali
dell'animale seguono quelle di circonferenze il cui raggio è pari a ¼ dell'altezza del cavallo.
Due sono i punti di vista per l'intelaiatura prospettica del dipinto: il primo, in basso a sinistra,
per le mensole, la piattaforma e il sarcofago,il secondo, frontale, per il cavallo e il cavaliere.

Battaglia di San Romano


L'esecuzione delle tre grandi tavole raffiguranti la Battaglia di San Romano risale circa al
1438 che sono state richieste da Leonardo di Bartolomeo Bartolini Salimbeni (1404-1479)
per la sua residenza fiorentina di corso degli Strozzi. Furono trasportati in Santa Maria a
Quinto, poco fuori Firenze. Nel 1480/1485 Lorenzo il Magnifico,grande amante delle
tavole,dopo medesima richiesta alla Bartolomeo di venderli,rubò le tre tavole. I tre dipinti -
oggi dispersi tra Londra, Firenze e Parigi- raffigurano la battaglia nella quale le truppe
fiorentine, sotto il comando di Niccolò da Tolentino, sconfissero il forte esercito senese il
primo giugno 1432.
Mentre le tavole di Londra e di Firenze, attraverso le armi spezzate e sparse a terra,
suggeriscono un solo punto di fuga, la tavola di Parigi ne ha più di uno.
Essa è priva di un paesaggio retrostante, fa gravitare l'intera composizione attorno a
Micheletto Attendolo da Cotignola, il personaggio centrale in groppa al cavallo nero
definendo un momento di sosta nella battaglia che ci appare furiosa.
Nella tavola londinese è mostrato Niccolò da alla testa dei Fiorentini.Il comandante è al
centro della composizione su un cavallo bianco. Dietro di lui i cavalieri differenzia la cui molti
studi ne è indicata dalle numerose aste puntate verso il cielo.
Sul fondo della scena è riempito da aranci carichi di frutti e da alte siepi di rose.

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