Sei sulla pagina 1di 18

MASACCIO (1401-1428)

In questi pochi anni di vita,


tuttavia, Masaccio (morì a soli 27
Tuttavia la Cappella Brancacci viene
anni) elabora un modo nuovo per abbandonata da Masaccio per dedicarsi
rappresentare lo spazio nel quale ad altri incarichi fra cui in particolare:
egli colloca i suoi personaggi in
tutta la loro concretezza fisica. La Trinità di Santa Maria Novella a
Firenze.
Questa ricerca appare evidente già In quest’opera vengono rappresentate
nella prima grande opera che affronta contemporaneamente le tre arti del
assieme al suo maestro Masolino, cioè disegno, cioè pittura, scultura e
la decorazione della Cappella
architettura, tanto che si è ipotizzato
Brancacci nella Chiesa del Carmine
a Firenze, dove dipinge scene del
che la struttura architettonica sia stata
Vecchio Testamento come La ideata da un’architetto, forse
cacciata di Adamo ed Eva e Il Brunelleschi o Leon Battista Alberti.
pagamento del Tributo.
Cacciata dei progenitori
dall’Eden di Masaccio
Cacciata dei progenitori
dall’Eden è un affresco di
Masaccio presente all’interno
della Cappella Brancacci della
Chiesa di Santa Maria del
Carmine di Firenze. L’intera
decorazione venne
commissionata da Felice
Brancacci a Masolino da
Panicale, maestro di Masaccio.
Masaccio, Cacciata dei progenitori dall’Eden,
1424-1425, affresco, 214 x 88 cm. Firenze,
Chiesa di Santa Maria del Carmine, Cappella
Brancacci.
Descrizione
Adamo ed Eva hanno peccato e disubbidendo a
Dio hanno colto il frutto del sapere. Nel dipinto
Cacciata dei progenitori dall’Eden, Masaccio
rappresenta il momento in cui i due peccatori
vengono allontanati dal Paradiso Terrestre.
Adamo ed Eva sono nudi, indifesi e non più
sereni e felici di vivere in un contesto privilegiato.
I due personaggi biblici varcano una soglia in
muratura e si dirigono verso destra. In alto il
cherubino li conduce all’esterno con
atteggiamento deciso brandendo una spada con la
destra. Intorno a loro il paesaggio è spoglio e
privo di vita.
Interpretazioni e simbologia
La scena rappresentata da Masaccio nell’affresco
del ciclo della cappella Brancacci evoca la
cacciata dal paradiso terrestre di Adamo ed Eva. I
progenitori biblici in seguito alla tentazione del
demonio sotto forma di serpente colgono il frutto
proibito. Dio punisce la trasgressione e un
cherubino li guida fuori dalle porte dell’Eden.
Nonostante il maestro si sia ispirato alle Sacre
Scritture modificò certi aspetti della descrizione.
Nella bibbia Adamo ed Eva varcano la soglia del
Paradiso vestiti.
Vi sono poi diversi cherubini che cacciano i
progenitori. Nel testo infine non è riportata la
presenza di una porta che separi il Paradiso dal
mondo mortale.

Lo stile dell’affresco Cacciata dei progenitori


dall’Eden di Masaccio
La stesura del colore è attenta e le pennellate
apposte con tecnica sintetizzata creano una
superficie omogenea e sfumata. Il chiaroscuro
oltre a modellare in modo solido le figure crea
una tensione drammatica nel contrasto tra luce ed
ombra. I corpi sono molto realistici rispetto alla
pittura di Masolino e alla tradizione tardogotica.
I loro fisici hanno acquistato il volume grazie al
chiaroscuro.
Anche il modellato dei corpi si avvicina al reale
nonostante non sia perfettamente classico e
armonioso. Sicuramente una certa imperfezione
del nudo permette di esprimere maggiore
realismo. Inoltre le pose esprimono tutta la loro
scomposta disperazione. Adamo è sofferente e
pentito e si copre il volto con le mani
vergognandosi. Eva invece piange disperata e si
copre il ventre e il seno consapevole di aver perso
la purezza originaria.
Il colore e l’illuminazione
Considerando gli ultimi interventi di restauro
l’affresco Cacciata dei progenitori dall’Eden ha
una tonalità generale chiara e calda. Infatti gli
incarnati sono tendenti all’ocra chiaro nel caso di
Eva e più rosato quello di Adamo. Anche il suolo
e la rupe assumono tonalità ocra chiaro e quasi
bianche sulla porta. Il cherubino ha un abito di un
colore in bilico tra l’arancio e il rosso chiaro. Il
cielo è grigio con un tenue viraggio in azzurro.
Esistono pochi contrasti. Il più importante è
quello che rappresenta il chiaroscuro sui corpi.
L’Illuminazione proviene da destra, dall’alto. Si
tratta di una luce naturale ma che riprende la luce
dello spazio fisico della cappella. Infatti i corpi di
Adamo ed Eva sono illuminati in modo quasi
radente come se la luce provenisse dalla finestra
aperta sul muro.
Da notare in basso le ombre che si proiettano dai
piedi dei progenitori.
Lo spazio
I due progenitori sono raffigurati in primissimo
piano. A sinistra lo spazio viene determinato nella
sua geometria dalla prospettiva della porta
dell’Eden. In alto il cherubino completa la
descrizione dello spazio in primo piano. Sul
fondo si intravede una rupe che crea un accenno
di profondità paesaggistica.
La Composizione e l’inquadratura
Il formato dell’opera, dipinta in uno spazio stretto
e alto, sfrutta al massimo tale dimensione. È
infatti molto sviluppata in altezza e molto ridotta
in larghezza.
Masaccio fu abile a inserire le due figure dei
progenitori e in alto quella dell’angelo senza dare
impressione di costringerle in uno spazio
sacrificato nelle dimensioni. L’impianto
compositivo è centrale, Adamo ed Eva sono al
centro inferiore mentre il cherubino è leggermente
spostato a sinistra. Le figure dei protagonisti
occupano quindi gran parte della superficie
dell’affresco e assumono un aspetto
monumentale.
Il primo piano è occupato da Adamo ed Eva, dalla
porta a sinistra e dal cherubino in alto. Sullo
sfondo si percepiscono alcune alture rocciose.
L’inquadratura permette inoltre l’intera
rappresentazione delle figure che vengono isolate
dalle pareti della chiesa grazie al paesaggio che le
circonda. L’immagine non è simmetrica e il
movimento apparente si configura da sinistra a
destra. I due progenitori infatti si spostano in tale
direzione spinti dal cherubino in alto. Il
bilanciamento delle masse di volume e delle
masse cromatiche è dato dalla disposizione
centrale dei tre personaggi.
Il centro di attrazione psicologica sono i volti dei
progenitori e il cherubino in alto che raccontano il
dramma della cacciata dall’Eden. L’impianto
compositivo destina alle figure di Adamo ed Eva
più di due terzi dell’altezza. In cherubino è invece
disposto nel rimanente spazio in alto.
Nel dipinto di Masolino
c'è ancora un stretto
attaccamento alla cultura
tardo-gotica, come
dimostrano i due
personaggi che ci
appaiono di una
compostezza severa,
quasi classica.
Soprattutto il volto
regolare di Adamo che
rinvia a ritratti tardo
antichi dimostra una
grazia pacata e precisa.
Masaccio, invece, supera
i canoni antichi e ci
presenta un dipinto
nuovo, fissando le basi
per quella che sarà la
pittura rinascimentale a
cui si rifaranno gli artisti
successivi. Il primo
luogo egli conferisce ai
corpi volumi massicci,
quasi sgraziati, ma molto
più fedeli alla realtà di
quelli di Masolino. La
drammaticità dei volti è
un'altra novità del
periodo di Masaccio,
come i piedi dei
personaggi che poggiano
su un piano concreto e
determinato, al contrario
dei personaggi di
Masolino che sembrano
sospesi nel giardino
dell'Eden. La bravura di
Masaccio è stata quindi
quella di essere riuscito a
conferire una nuova
concretezza ai
personaggi, che ci
appaiono più reali e
dotati di un volume
proprio grazie all'uso di
prospettiva, chiaro-scuro,
giochi di luci e ombre.
Adamo ed Eva
Sullo spessore dell’arcone
d’ingresso della Cappella,
Masolino e Masaccio
realizzarono due episodi della
Genesi: il Peccato originale,
dipinto da Masolino a destra, e
la Cacciata di Adamo ed Eva,
affrescato da Masaccio a
sinistra. La presenza di
Adamo ed Eva tra le Storie di
San Pietro ha un preciso
significato teologico: il
peccato originale è l’antefatto
all’opera di redenzione di
Cristo, poi proseguita da
Pietro, primo papa e dunque
personificazione della Chiesa.
L’affresco di Masolino mostra Adamo ed Eva in piedi,
entrambi nudi, una accanto all’altro, mentre stanno per
mordere il frutto proibito che il Serpente dal volto di
donna ha offerto loro. Eva, ambigua e tentatrice,
abbraccia l’albero che anche il demonio sta
avviluppando con le sue spire: le due figure, in tal
modo, si assomigliano e si identificano. Adamo è
impacciato e incerto, esita, forse argomenta debolmente,
come sembra indicare il gesto della mano sinistra.
Sappiamo che alla fine cederà.
La scena risente fortemente del
clima tardogotico in cui era maturata
l’arte di Masolino: le figure dei
progenitori sono infatti
elegantemente composte, illuminate
da un diffuso quanto generico
bagliore e sono come sospese a
mezz’aria. I loro corpi,
nell’intenzione dell’artista,
dovrebbero essere puri, eterni e
celesti, giacché il peccato non è
stato ancora compiuto, ma risultano
piuttosto privi di consistenza fisica.
La figura di Adamo, inoltre,
parrebbe voler aderire a un certo
canone di bellezza classica ma il
tentativo appare chiaramente un po’
maldestro, anche perché le
competenze anatomiche di Masolino
non erano abbastanza approfondite.

Potrebbero piacerti anche