tuttavia, Masaccio (morì a soli 27 Tuttavia la Cappella Brancacci viene anni) elabora un modo nuovo per abbandonata da Masaccio per dedicarsi rappresentare lo spazio nel quale ad altri incarichi fra cui in particolare: egli colloca i suoi personaggi in tutta la loro concretezza fisica. La Trinità di Santa Maria Novella a Firenze. Questa ricerca appare evidente già In quest’opera vengono rappresentate nella prima grande opera che affronta contemporaneamente le tre arti del assieme al suo maestro Masolino, cioè disegno, cioè pittura, scultura e la decorazione della Cappella architettura, tanto che si è ipotizzato Brancacci nella Chiesa del Carmine a Firenze, dove dipinge scene del che la struttura architettonica sia stata Vecchio Testamento come La ideata da un’architetto, forse cacciata di Adamo ed Eva e Il Brunelleschi o Leon Battista Alberti. pagamento del Tributo. Cacciata dei progenitori dall’Eden di Masaccio Cacciata dei progenitori dall’Eden è un affresco di Masaccio presente all’interno della Cappella Brancacci della Chiesa di Santa Maria del Carmine di Firenze. L’intera decorazione venne commissionata da Felice Brancacci a Masolino da Panicale, maestro di Masaccio. Masaccio, Cacciata dei progenitori dall’Eden, 1424-1425, affresco, 214 x 88 cm. Firenze, Chiesa di Santa Maria del Carmine, Cappella Brancacci. Descrizione Adamo ed Eva hanno peccato e disubbidendo a Dio hanno colto il frutto del sapere. Nel dipinto Cacciata dei progenitori dall’Eden, Masaccio rappresenta il momento in cui i due peccatori vengono allontanati dal Paradiso Terrestre. Adamo ed Eva sono nudi, indifesi e non più sereni e felici di vivere in un contesto privilegiato. I due personaggi biblici varcano una soglia in muratura e si dirigono verso destra. In alto il cherubino li conduce all’esterno con atteggiamento deciso brandendo una spada con la destra. Intorno a loro il paesaggio è spoglio e privo di vita. Interpretazioni e simbologia La scena rappresentata da Masaccio nell’affresco del ciclo della cappella Brancacci evoca la cacciata dal paradiso terrestre di Adamo ed Eva. I progenitori biblici in seguito alla tentazione del demonio sotto forma di serpente colgono il frutto proibito. Dio punisce la trasgressione e un cherubino li guida fuori dalle porte dell’Eden. Nonostante il maestro si sia ispirato alle Sacre Scritture modificò certi aspetti della descrizione. Nella bibbia Adamo ed Eva varcano la soglia del Paradiso vestiti. Vi sono poi diversi cherubini che cacciano i progenitori. Nel testo infine non è riportata la presenza di una porta che separi il Paradiso dal mondo mortale.
Lo stile dell’affresco Cacciata dei progenitori
dall’Eden di Masaccio La stesura del colore è attenta e le pennellate apposte con tecnica sintetizzata creano una superficie omogenea e sfumata. Il chiaroscuro oltre a modellare in modo solido le figure crea una tensione drammatica nel contrasto tra luce ed ombra. I corpi sono molto realistici rispetto alla pittura di Masolino e alla tradizione tardogotica. I loro fisici hanno acquistato il volume grazie al chiaroscuro. Anche il modellato dei corpi si avvicina al reale nonostante non sia perfettamente classico e armonioso. Sicuramente una certa imperfezione del nudo permette di esprimere maggiore realismo. Inoltre le pose esprimono tutta la loro scomposta disperazione. Adamo è sofferente e pentito e si copre il volto con le mani vergognandosi. Eva invece piange disperata e si copre il ventre e il seno consapevole di aver perso la purezza originaria. Il colore e l’illuminazione Considerando gli ultimi interventi di restauro l’affresco Cacciata dei progenitori dall’Eden ha una tonalità generale chiara e calda. Infatti gli incarnati sono tendenti all’ocra chiaro nel caso di Eva e più rosato quello di Adamo. Anche il suolo e la rupe assumono tonalità ocra chiaro e quasi bianche sulla porta. Il cherubino ha un abito di un colore in bilico tra l’arancio e il rosso chiaro. Il cielo è grigio con un tenue viraggio in azzurro. Esistono pochi contrasti. Il più importante è quello che rappresenta il chiaroscuro sui corpi. L’Illuminazione proviene da destra, dall’alto. Si tratta di una luce naturale ma che riprende la luce dello spazio fisico della cappella. Infatti i corpi di Adamo ed Eva sono illuminati in modo quasi radente come se la luce provenisse dalla finestra aperta sul muro. Da notare in basso le ombre che si proiettano dai piedi dei progenitori. Lo spazio I due progenitori sono raffigurati in primissimo piano. A sinistra lo spazio viene determinato nella sua geometria dalla prospettiva della porta dell’Eden. In alto il cherubino completa la descrizione dello spazio in primo piano. Sul fondo si intravede una rupe che crea un accenno di profondità paesaggistica. La Composizione e l’inquadratura Il formato dell’opera, dipinta in uno spazio stretto e alto, sfrutta al massimo tale dimensione. È infatti molto sviluppata in altezza e molto ridotta in larghezza. Masaccio fu abile a inserire le due figure dei progenitori e in alto quella dell’angelo senza dare impressione di costringerle in uno spazio sacrificato nelle dimensioni. L’impianto compositivo è centrale, Adamo ed Eva sono al centro inferiore mentre il cherubino è leggermente spostato a sinistra. Le figure dei protagonisti occupano quindi gran parte della superficie dell’affresco e assumono un aspetto monumentale. Il primo piano è occupato da Adamo ed Eva, dalla porta a sinistra e dal cherubino in alto. Sullo sfondo si percepiscono alcune alture rocciose. L’inquadratura permette inoltre l’intera rappresentazione delle figure che vengono isolate dalle pareti della chiesa grazie al paesaggio che le circonda. L’immagine non è simmetrica e il movimento apparente si configura da sinistra a destra. I due progenitori infatti si spostano in tale direzione spinti dal cherubino in alto. Il bilanciamento delle masse di volume e delle masse cromatiche è dato dalla disposizione centrale dei tre personaggi. Il centro di attrazione psicologica sono i volti dei progenitori e il cherubino in alto che raccontano il dramma della cacciata dall’Eden. L’impianto compositivo destina alle figure di Adamo ed Eva più di due terzi dell’altezza. In cherubino è invece disposto nel rimanente spazio in alto. Nel dipinto di Masolino c'è ancora un stretto attaccamento alla cultura tardo-gotica, come dimostrano i due personaggi che ci appaiono di una compostezza severa, quasi classica. Soprattutto il volto regolare di Adamo che rinvia a ritratti tardo antichi dimostra una grazia pacata e precisa. Masaccio, invece, supera i canoni antichi e ci presenta un dipinto nuovo, fissando le basi per quella che sarà la pittura rinascimentale a cui si rifaranno gli artisti successivi. Il primo luogo egli conferisce ai corpi volumi massicci, quasi sgraziati, ma molto più fedeli alla realtà di quelli di Masolino. La drammaticità dei volti è un'altra novità del periodo di Masaccio, come i piedi dei personaggi che poggiano su un piano concreto e determinato, al contrario dei personaggi di Masolino che sembrano sospesi nel giardino dell'Eden. La bravura di Masaccio è stata quindi quella di essere riuscito a conferire una nuova concretezza ai personaggi, che ci appaiono più reali e dotati di un volume proprio grazie all'uso di prospettiva, chiaro-scuro, giochi di luci e ombre. Adamo ed Eva Sullo spessore dell’arcone d’ingresso della Cappella, Masolino e Masaccio realizzarono due episodi della Genesi: il Peccato originale, dipinto da Masolino a destra, e la Cacciata di Adamo ed Eva, affrescato da Masaccio a sinistra. La presenza di Adamo ed Eva tra le Storie di San Pietro ha un preciso significato teologico: il peccato originale è l’antefatto all’opera di redenzione di Cristo, poi proseguita da Pietro, primo papa e dunque personificazione della Chiesa. L’affresco di Masolino mostra Adamo ed Eva in piedi, entrambi nudi, una accanto all’altro, mentre stanno per mordere il frutto proibito che il Serpente dal volto di donna ha offerto loro. Eva, ambigua e tentatrice, abbraccia l’albero che anche il demonio sta avviluppando con le sue spire: le due figure, in tal modo, si assomigliano e si identificano. Adamo è impacciato e incerto, esita, forse argomenta debolmente, come sembra indicare il gesto della mano sinistra. Sappiamo che alla fine cederà. La scena risente fortemente del clima tardogotico in cui era maturata l’arte di Masolino: le figure dei progenitori sono infatti elegantemente composte, illuminate da un diffuso quanto generico bagliore e sono come sospese a mezz’aria. I loro corpi, nell’intenzione dell’artista, dovrebbero essere puri, eterni e celesti, giacché il peccato non è stato ancora compiuto, ma risultano piuttosto privi di consistenza fisica. La figura di Adamo, inoltre, parrebbe voler aderire a un certo canone di bellezza classica ma il tentativo appare chiaramente un po’ maldestro, anche perché le competenze anatomiche di Masolino non erano abbastanza approfondite.