Sei sulla pagina 1di 8

I moti dell’anima e la nascita

del ritratto moderno

Con il termine moti dell’anima , il grande Leonardo Da


Vinci, voleva asserire non solo i tratti fondamentali di
un carattere ma soprattutto come reagisce il corpo
umano di fronte ad una emozione. Per meglio dire
voleva mettere in risalto la verosimiglianza di un
corpo e, quindi, l’espressione, la trasposizione dei
Venere di Leonardo pensieri e dei sentimenti in un’immagine esterna.
Fu così che nacque nel Rinascimento il ritratto
fisiognomico o come lo chiamava Leonardo
“naturale’’ perché presentava la persona nella sua
piena naturalezza sentimentale e psicologica. Con
esso nacque l’idea moderna che la donna e l’uomo
non fossero più classificabili come parte integrante di
un unico gruppo bensì che ogni individuo sebbene
simile ad altri, fosse unico nel suo genere.
Questo capolavoro straordinario viene commissionato dai Monaci dell’Ordine Domenicano a cui appartiene il
Monastero di Santa Maria delle Grazie. La realizzazione dura ben 4 anni e il risultato è eccezionale. Leonardo
riesce a trasmettere alla perfezione la tempesta di emozioni suscitato negli Apostoli dall’annuncio inaspettato di
Cristo.
“Uno di voi mi tradirà”. E come se in quel preciso istante dell’annuncio cristallizzato esplodesse improvviso in un
vortice di sentimenti, dando al dipinto una qualità cinematografica assolutamente moderna.
Il Cenacolo racchiude in sé tutti gli aspetti del genio di Leonardo, come la sua attenzione assoluta per i dettagli
espressa nel realismo con cui sono resi i pani, i bicchieri o le pieghe della tovaglia.
La profonda conoscenza della natura umana traspare dall’onda di emozioni che Leonardo dipinge sui volti e nei
gesti degli Apostoli, rabbia, dolore, sorpresa, incredulità e c’è una relazione sottile quasi invisibile che lega Giuda a
Gesù Cristo i soli a conoscere la verità sul tradimento, quindi legati l’uno all’altro da una consapevolezza dolorosa.
E’ raffigurato il momento più drammatico dell’ultima cena. L’annuncio di Gesù suscita reazioni
diverse. Gli Apostoli si agitano e sembrano chiedersi l’un l’altro a chi si stia riferendo.
Gesù calmo resta isolato
al centro del tavolo.
Giovanni il più giovane ha un’espressione addolorata e ascolta in
silenzio la domanda che gli rivolge Pietro.
Giuda Escariota davanti a Pietro tiene nella mano destra il sacchetto
con le monete. Dopo le parole di Gesù indietreggia con l’aria turbata è
colpevole e nell’agitazione rovescia la saliera.
Pietro con la mano destra impugna il coltello e, chinandosi
impetuosamente in avanti, con la mano sinistra scuote Giovanni è
come riportato nel Vangelo di Giovanni sembra chiedergli “Dì, chi è
colui a cui si riferisce?”.

Andrea solleva le mani a sottolineare la sua innocenza.


Giacomo minore tocca la spalla di Pietro come a chiedere maggiore
informazione.
Bartolomeo si alza in piedi quasi di scatto e si tende verso Gesù,
sembra non poter credere alle sue parole.
Tommaso con il dito puntato verso l’alto, si
avvicina a Gesù e sembra chiedergli spiegazioni.
Egli infatti mette sempre in dubbio le parole
degli altri. Con quello stesso dito vorrà toccare le
ferite di Gesù dopo la sua Resurrezione.
Giacomo seduto allarga le braccia, vuole
allontanare da se il sospetto.
Filippo in piedi porta le mani al petto,
protestando la sua devozione e la sua innocenza
come a domandare secondo il vangelo di Matteo
“Sono forse io Signore?”

Matteo tende le braccia verso Gesù,


ma si gira verso Simone e Taddeo. I
tre preoccupati sembrano chiedersi
che cosa sta succedendo.

Potrebbero piacerti anche