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Le storie di San Pietro sono state commissionate a Masolino e Masaccio, si aggiunse più tardi
Filippino Lippi, ma dai due si nota una mano differente perché è più moderno, è della generazione
successiva. Masolino e Masaccio non è la prima volta che collaborano insieme; hanno mantenuto
entrambi la stessa tonalità di colore, hanno uniformato la gamma cromatica e ciò rende unitario il
punto di vista.
La parte di destra è
maggiormente ricoperta da
opere di Masaccio, mentre quella
sinistra da Masolino, in entrambe
subentrerà anche la mano di
Filippo Lippi.
C’è da dire che gli episodi raccontati sono differenti, inevitabilmente quando i progenitori si
trovavano nel paradiso terrestre non fuoriusciva nessun tipo di dolore, ma va tenuto in conto il
modo di dipingere: Masolino conosce le novità del tempo, parte da un modo molto più
naturalistico di rappresentare il corpo umano, però la sua pittura è volta ad una rappresentazione
che media, addolcisce quelle che sono le novità rivoluzionarie messe in campo da Brunelleschi, le
media con una pittura che è ancora ben testimone della tradizione, le ombre sono più attenuate, i
corpi sono raccontati con chiaroscuri più tenui, la carnagione della pelle è più chiara, il che fa sì
che questi corpi sembrano lievitare. Invece quelli di Masaccio sono pesanti e concreti, hanno un
volume che presenta una sua compostezza; è realistico nella rappresentazione delle ombre,
poiché si intuisce da dove arriva il sole. Masaccio è essenziale in tutto, infatti era nominato da
Vasari come “puro e senza ornato”, dato che toglie tutto ciò che è superfluo, gli ornamenti; in
Masolino invece sono presenti elementi descrittivi. Per Masaccio ciò che è importnate e ha
significato è l’uomo.
Entrambi conoscono l’anatomia della statuaria antica: Masaccio sembra aver preso queste due state
come riferimento: “Torso del Belvedere”, I-II secolo a.C., Città del Vaticano, Musei Vaticani, “Venere
dei Medici” (Venere pudica), IV secolo a.C., Firenze, Galleria degli Uffizi.
Masaccio, “Il Tributo”, 1427/1428, cappella Brancacci. Il dipinto è diviso in tre scene e si legge da dx
a sx e il nodo centrale dell’episodio è che Pietro abbia creduto alla parola di Cristo.
Nella prima scena Pietro incontra un uomo che è venuto a riscuotere una tassa; nella seconda Cristo
dice a Pietro di andare verso un pesce ed aprire la sua bocca, all’interno della quale troverà una
moneta per pagare.
Gli altri apostoli sono disposti a colonna intorno a Cristo, uno di loro è preso di spalle, per rendere il
momento realistico e coinvolgente. Il paesaggio è “morto” perché non deve ostacolare la narrazione
che il vangelo voleva raccontare.
Capiamo che è una cornice gotica perché finisce con dei pinnacoli
e archi a sesto acuto.
Il polittico è diviso in più piani, chiamati ordini, ordine centrale e superiore; nell’ordine alto
troviamo i Santi degli scomparti superiori che sono San Paolo a sinistra e San Pietro a destra; nei
pilastrini laterali troviamo santi in piccole dimensioni.
Nell’ordine centrale, scomparti laterali, sono rappresentati santi divisi da nessuna colonna.
La parte inferiore è detta predella, che contiene pezzi piccoli facilmente perdibili vista la
dimensione e anche perché, insieme alla cimasa, è l’unico luogo dove vi è narrazione della vita
di Cristo. Tutto ciò che sta al centro è devozionale, non c’è nulla di narrativo a parte la
crocifissione; solitamente le parti narrative sono raccontate nella cimasa o nella predella.
Questo corteo avviene nel contemporaneo, e lo capiamo dagli abiti delle persone che appaiono e
dalla sedia nobile per il tempo. Tutte queste scene avvengono continuamente e qui la scena è
ricondotta al 1400. La pittura di Masaccio è la pittura rivoluzionaria del rinascimento.