Sei sulla pagina 1di 2

FERRARA

Officina ferrarese: Roberto Longhi, Cosmè Tura e Francesco del Cossa.


Cosmè Tura era pittore di corte per gli estensi a metà ‘400. “Primavera/Musa” era un elemento decorativo
dello studiolo di Lionello d’Este. Fa raffigurare la musa perché ricordano l’antico e perché sono personaggi
mitologici che sovraintendono le arti liberali (danza, poema epico, storia).

Tratti caratteristici di Cosmè Tura: durezze nelle piaghe dei vestiti, spigolose, angolose e dure (può darsi che
prima di realizzare l’opera abbia visitato l’altare del santo); luneggiature lungo gli abiti (probabilmente
ripreso da Donatello, che lo faceva sul bronzo); aggiunta di elementi come pietre e gemme per rendere il
tutto più smagliante; attenzione al particolare, al dettaglio (ripresa dai fiamminghi); luce limpida e chiara
che si avvicina a P.d. Francesca, che più avanti passa da Ferrara ma non è detto che i due si siano incontrati.

Cosmè Tura “Annunciazione” e “San Giorgio” -> c’è durezza nei volti, negli atteggiamenti, l’espressività è
quasi portata all’estremo (vedi viso principessa); la linea di contorno è quasi tormentata, tipica del ferrarese
in sto periodo. Nell’Annunciazione i festoni sembrano riprendere Mantegna.

PALAZZO SCHIFANOIA FERRARA


Il palazzo fu costruito nel 1385 e a partire da Lionello, Borso ed Ercole d’Este Ferrara diventa una delle culle
principali dell’arte e cultura delle corti; con loro fu trasformata in una corte di grande rilevanza,
magnificenza e prestigio. Il ciclo dei mesi dimostra ciò, la grande potenza e importanza a di questa corte.
Il nome indica una vita di corte piacevole e divertente, non monotona, e lo intuiamo anche grazie agli altri
nomi dei palazzi: Bengioioso, Bellosguardo. Infatti all’interno di questo palazzo non vi sono cucine, perché
era destinato ad eventi.
Il salone dei mesi è molto amplio ed il committente fu Borso d’Este, che, rispetto agli altri due della famiglia,
è interessato maggiormente all’aspetto auto celebrativo. Pellegrino Prisciani era un letterato di corte,
bibliotecario che traduceva la volontà di Borso in immagini, perché vengano poi realizzate dagli artisti.
Borso d’Este aveva una cultura raffinata e ci tenne anche a quella del figlio Lionello, che fu educato da
Guarino Veronese su una buona preparazione.
La triade che costituisce “l’officina ferrarese” era composta da Cosme Tura, Francesco del Cossa (3 mesi) ed
Ercole de Roberti, che interviene in alcune parti. Ci passò anche Piero d. F. ma oggi non ci perviene nessun
affresco. I tre pittori ci lavorarono dal 1467 al 1470 e Francesco del Cossa lascerà l’incarico perché
prevedeva una paga troppo bassa.

SALONE DEI 12 MESI


Un tema ricorrente in questo salone è quello dell’astrologia e dell’alchimia, utile ad orientare il vivere
quotidiano, a tentare una lettura del futuro ed a idealizzare come sfruttare al meglio la presenza degli astri.
Tutte e quattro le pareti erano interamente dipinte, anche le ante delle finestre e i portoni perché quando
l’ospite entrava, lo scopo era fargli perdere la condizione del tempo e dello spazio.
Gli affreschi sono ordinati nel seguente ordine: sopra è raffigurata una divinità (si rifà al paganesimo) e le
attività legate a lei; al centro è rappresentato il segno zodiacale del mese con lo sfondo blu, accompagnato
dai decani, che suddividono il mese in parti da dieci giorni; sotto sono narrate le attività solite della corte
durante il mese. Esempio mese di aprile (di Francesco del Cossa), quindi rinascita, fiorire della vita e della
natura, trionfo dell’amore:

-Registro alto-> Venere e Marte, con il simbolo della guerra, vestito da cavaliere che si inginocchia a quello
dell’amore, sopra una zattera carro trainati da cigni. Nel vestito di Venere c’è una fascia in cui sono ritratti
dei putti, tra cui Cupido, e appunto da qui si riconosce che è la dama Venere. Le tre Grazie, uniche nude che
si rifanno direttamente alla statuaria antica, alludono all’amore; i conigli alla fertilità; i cigni sono simbolo
della purezza, legata all’amore puro di Venere; intorno ci sono giovani della corte che si abbracciano e
baciano.
-Registro medio-> al centro c’è il toro, mentre a destra e sinistra i decani.
-Registro basso-> Benedetto Antelami nel duomo di Parma fa la rappresentazione dei mesi ed indica i lavori
svolti durante quella stagione; qui è ripresa in parte questa teoria perché è raffigurata l’attività svolta dalla
corte durante quel mese. Al centro di tutti c’è Borso d’Este che dà una moneta al buffone di corte, ma è
anche rappresentato a sinistra che ritorna dalla caccia. La figura seduta sulla sorta di parapetto gioca sullo
spazio reale e della finzione; lo stile è albertiano, classico poiché vi sono archi a tutto sesto, pilastri …
Nel registro inferiore, ma in alto, è rappresentata una gara agonistica e le persone che vi partecipavano
erano cavalieri a cavallo e persone in corsa, di livello sociale basso, minore. Sopra, dai balconi, si affacciano
le dame.

Mese di settembre, di Ercole de Roberti: c’è il trionfo di Vulcano e a sinistra si lavorano le armi destinate a
Marte; a destra ci sono Marte, che ha deposto fuori l’amatura, e la ninfa. Una caratteristica di de Roberti è
la spigolosità.

Potrebbero piacerti anche