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IL FUTURISMO

UMBERTO BOCCIONI: LA
VITA

Di famiglia romagnola, ma nato a Reggio Calabria il 19 ottobre


1882, Umberto Boccioni si stabilisce a Roma nel 1901. Nella
capitale conosce Gino Severini, con cui frequenta lo studio del più
anziano e già affermato Giacomo Balla dal quale apprende la tecnica
divisionista e il gusto per la pittura del vero.
Nel 1907 Boccioni si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Venezia,
ma poco dopo si trasferisce a Milano. Nei dipinti di questo periodo
affiorano la lezione di Balla, nell’uso della tecnica divisionista, e un
costante riferimento alla pittura impressionista e postimpressionista.
Nel gennaio 1910 l’artista conosce Marinetti e poco dopo già
collabora alla stesura del “Manifesto dei pittori futuristi”. In seguito
diventa il principale ispiratore del “Manifesto tecnico della pittura
futurista”.
Nel 1914 l’artista pubblica «Pittura scultura futuriste (Dinamismo
plastico)», dove definisce i concetti fondamentali della pittura
futurista come quelli di linea-forza, dinamismo e simultaneità.
Richiamato alle armi per la Prima guerra mondiale, muore cadendo
da cavallo, presso Verona, il 17 agosto 1916.
UMBERTO BOCCIONI: LO STILE

Boccioni inizialmente viene influenzato dal simbolismo, condivide il concetto che l’aspetto contenutistico del quadro non possa essere scisso dalla
resa formale. Successivamente conosce Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del movimento futurista. Umberto Boccioni con Carrà e Russolo
costituisce il nucleo del movimento artistico futurista a cui presto aderiscono anche Severini e Balla.
Umberto Boccioni svolge un ruolo trainante per l’affermazione della pittura futurista, sia sul piano formale che su quello
teorico. Egli cerca di ricondurre i due grandi filoni, Realismo e Impressionismo, quello del colore ovvero della sensazione, e quello della forma,
ovvero dell’intelletto, ad una sintesi in grado di esprimere il senso della modernità, basata sulla dinamicità delle esperienze. La caratteristica
principale del Futurismo di Boccioni verte sulla rappresentazione del movimento e dello stato d’animo attraverso la simultaneità della visione
percettiva e di quella interiore. Nella sua pittura Boccioni tende a fondere l’ambiente e le figure in un insieme inscindibile. C’è una
compenetrazione tra figure e sfondo. La donna è uno
dei soggetti più rappresentati da Boccioni, dagli inizi divisionisti fino alla maturità futurista. Un altro archetipo ricorrente è quello della finestra,
concepita come tramite tra il mondo interiore e il mondo esterno. Con l’adesione al futurismo diventa centrale anche il tema della città e
parallelamente anche quello del movimento che sfidando i canoni della tradizione pittorica viene rappresentato superando i limiti della
bidimensionalità. Boccioni parla di “dinamismo plastico” dove la forma stessa non è più immobile e statica ma assume dinamicità. Le
diverse azioni e posizioni sono riprodotte contemporaneamente sulla tela o sulla materia. Boccioni cerca di suggerire il
rumore del traffico frantumando le forme attraverso il mutamento continuo dei punti di vista e usando colori chiassosi. Il centro dello spazio
figurativo è sottolineato come il nucleo principale da cui sorge l’intera composizione. Da quel nucleo partono delle onde di energia e linee di forza
che descrivono il movimento. Boccioni, sia nella pittura che nella scultura, mira ad evidenziare bene le linee di forza degli oggetti tenendo conto di
un doppio movimento. Perché ogni oggetto ha un moto proprio ma si muove anche colui che osserva l’oggetto.
LA CITTÀ CHE SALE

Con questo quadro eseguito tra il 1910 e il 1911, Boccioni


dichiara di voler “innalzare alla vita moderna un nuovo altare
vibrante di dinamica, altrettanto puro ed esaltatore di quelli che
furono innalzati dalla contemplazione religiosa al mistero
divino”. Il dipinto allude a un avvenimento reale, un cantiere alla
periferia di Milano, e in senso più generale all’espansione delle
aree urbane, con l’appropriazione da parte della città di spazi
occupati dalla campagna e con la conquista del cielo, attraverso
la costruzione di edifici sempre più alti. I palazzi e le impalcature
si vedono sullo sfondo, insieme alle ciminiere delle industrie e al
nuovissimo tram elettrico. Il primo piano è invece dominato da
cavalli al galoppo, animali da traino diventati simboli della
vitalità e del dinamismo universale. Un dinamismo che investe e
trascina gli esseri umani. I colori, accesi e intensi, sono distribuiti
con pennellate vibranti. Le figure non hanno contorno, i tocchi
cromatici di ciascuna si fondono con quelli delle altre figure e
dell’ambiente. Boccioni propone in questo dipinto uno dei suoi
principali obbiettivi di ricerca ovvero la compenetrazione tra
figura e sfondo che si genera dalla velocità. Umberto Boccioni, La Città che sale, 1910-1911. Olio su tela, 199,3x301
cm. New York, Museum of Modern Art.
FORME UNICHE DELLA
CONTINUITÀ NELLO
SPAZIO

Con quest’opera del 1913 Boccioni dichiara di voler


rinnovare l’arte mummificata della scultura. Protagonista è
ancora il dinamismo. Il grande bronzo rappresenta infatti un
uomo, forse un atleta, impegnato in una corsa che suggerisce
un avanzare eroico, in un rapporto di fiducia e conquista di
ciò che gli sta davanti, dunque la volontà e il coraggio di
affrontare il futuro. Pur utilizzando una tecnica antica,
Boccioni spezza i canoni della tradizione, innanzi tutto
eliminando il basamento statico e celebrativo e creando due
supporti distinti, già per questo capaci di suggerire
movimento. Per la descrizione della schiena, degli arti, e dei
fasci muscolari l’artista utilizza inoltre la linea curva, capace
di suggerire il moto, ulteriormente accentuato dall’alternarsi
di superfici concave e convesse che, rispettivamente,
trattengono e riflettono la luce. Le forme che si allungano
quasi come ali dai polpacci della figura ci dicono come
questa si deformi sotto l’effetto della velocità, assumendo
forme aerodinamiche, mostrano la compenetrazione tra corpo
e spazio o meglio del corpo che “continua” nello spazio.

Umberto Boccioni, Forme uniche della continuità


nello spazio, 1913. Bronzo, 126,4x89x40,6 cm.
Milano, Museo del Novecento
GIACOMO BALLA

Giacomo Balla (Torino, 18 luglio 1871 – Roma, 1º marzo 1958). E’ tra i primi protagonisti del divisionismo
italiano. Diviene poi un esponente di spicco del Futurismo, firmando assieme a Marinetti e gli altri futuristi,
i manifesti che sancivano gli aspetti teorici del movimento. Frequenta l’Accademia Albertina di Belle Arti
dove conosce Pellizza da Volpedo. Nei primi anni del novecento comincia a dipingere quadri di matrice
Pointilliste, senza tuttavia seguire rigorosamente il programma scientifico di Seurat e Signac. Nel 1895
lascia Torino per stabilirsi a Roma, dove abiterà per tutta la vita. Nel 1903, conosce alla Scuola libera del
nudo Umberto Boccioni, Gino Severini e Mario Sironi. Nasce un legame tra lui e Boccioni che li condurrà
verso strade diverse di ricerca sulla via futurista. Quando nel 1909 Filippo Tommaso Marinetti pubblica il
primo Manifesto futurista, si unisce al movimento con Boccioni, Carrà e Russolo. Nel 1910 esce il
Manifesto dei pittori futuristi. L’11 aprile 1910 assieme a Boccioni, Carrà, Russolo e Severini firma Il
manifesto tecnico della pittura futurista. Nell’ottobre del 1918 pubblica il "Manifesto del colore", dove
analizza il ruolo del colore nella pittura d’avanguardia. Nel 1937 però scrive una lettera al giornale
"Perseo" con la quale si dichiara estraneo alle attività futuriste. Da quel momento è accantonato dalla
cultura ufficiale, sino alla rivalutazione, nel dopoguerra, delle sue opere e di quelle futuriste in genere.
DINAMISMO DI UN CANE
AL GUINZAGLIO

Dinamismo di un cane al guinzaglio è un’opera del 1912 in


cui Balla mostra l’intero arco di movimento di un bassotto e
delle gambe della sua elegante padrona. I colori sono
pochissimi, quasi si trattasse di una vera fotografia in bianco
e nero, della quale riprende anche il linguaggio compositivo.
Lo spazio è totalmente privo di riferimenti architettonici o
prospettici, limitandosi a descrivere il movimento tramite
pennellate leggere che replicano le forme delle due figure e
del sottile guinzaglio.
La rappresentazione del movimento era per i futuristi il
miglior modo per dipingere il tempo come un’entità allo
stesso tempo reale e astratta. Possiamo vedere davanti a noi
una scena in svolgimento su una linea temporale, nonostante
essa sia assolutamente statica. Vediamo le corte zampette
del cane trotterellare felici accanto alla padrona, che con il
suo passo svelto fa ondeggiare la gonna e battere i tacchi sul
selciato. Il guinzaglio metallico si agita nell’aria e il bassotto
scodinzola frenetico agitando insieme le lunghe orecchie.
SITOGRAFIA

• https://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_Boccioni
• https://www.finestresullarte.info/arte-base/giacomo-balla-futurista
-vita-opere
• https://www.settemuse.it/pittori_scultori_italiani/giacomo_balla.ht
m
• https://it.wikipedia.org/wiki/Giacomo_Balla
• https://www.settemuse.it/pittori_scultori_italiani/umberto_boccio
ni.htm
• https://www.finestresullarte.info/arte-base/umberto-boccioni-vita-
opere-artista-futurismo
• http://www.arte.it/artista/umberto-boccioni-28
• https://artslife.com/2016/09/24/umberto-boccioni-il-futurista-che-

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