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Vita e pensiero:
La "pericolosità" di questo modo di "fare poesia" risiede nel fatto che, come dimostra la
storia dell'ermetismo italiano, spesso risulta essere incomprensibile: non poche poesie
del Quasimodo ermetico sono, in tutto o in parte, un enigma per il lettore, che non riesce
ad andare oltre l'affascinante sonorità delle parole.
La poesia di questo periodo è venata da un nodo di dolore che non si scioglie mai, dal
rimpianto, dall'eco di una tragedia di cui l'uomo continua a scontare le conseguenze.
Questo mondo, doloroso e malinconico, che condanna l'uomo ad un'irrimediabile
solitudine (Ognuno sta solo sul cuor della terra…) è rappresentato in modo
frammentario, con immagini fulminee e vivide, che coinvolgono il lettore nella
ricostruzione del pensiero poetico.
Nel '34 il poeta è a Milano e nel 1938, dopo 12 anni, lascia il Genio Civile, per dedicarsi
completamente alla poesia; inizia a lavorare come segretario di Cesare Zavattini, in
un'attività editoriale; per le Edizioni Primi Piani esce il volume antologico Poesie con la
prefazione di Oreste Macrì.
Nel 1940 pubblica la sua mirabile traduzione dei Lirici Greci, ottenendo consensi così
ampi da essere chiamato ad insegnare, nel 1941, letteratura italiana al Conservatorio.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, il poeta è profondamente sconvolto e
matura l'idea che la poesia deve uscire dalla sfera aristocratica e del privato per
interessarsi alle problematiche sociali e civili, impegnandosi a "rifare l'uomo" abbruttito
dagli orrori della guerra.
Quest'impegno si riscontra in tutte le successive raccolte poetiche di Quasimodo:
"Giorno dopo giorno" (1947), "La vita non è sogno" (1949), "La terra impareggiabile"
(1958).
L'evoluzione della poetica di Quasimodo porta la sua opera ad essere più lineare, più
semplice ed umana, le poesie non hanno bisogno di commento per essere capite.