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Diego Velázquez- Papa Innocenzo X- Galleria Doria Pamphilj- Roma

Diego Velazquez (Siviglia, 1599-Madrid, 1660) è stato uno dei più importanti pittori europei di sempre ed è
tra i massimi esponenti del Barocco. Sin dai suoi primi “bodegones”, il termine bodegon in Spagna è usato
per le nature morte e per certe scene con selvaggina e cibi, ma anche per scene di vita dei miseri ovvero
quel genere pittorico dilagante in Europa tra il 1500 e il 1600, si percepisce non un soggetto ripetuto e
riproposto come oggi i temi della pubblicità, ma un qualcosa di vero, di partecipazione e comprensione.

Diego Velázquez- L’acquaiolo di Siviglia- Victoria and Albert Museum- Londra


Successivamente diviene pittore di corte e ritrattista “ufficiale” del re spagnolo Filippo IV con uno stipendio
adeguato e la residenza nel palazzo reale. Ritraeva i ricchi ma con lo stesso virtuosismo raffigurava i poveri,
gli sciancati, i miseri, cercando di catturare oltre alle sembianze il carattere dell’anima. Velazquez fu in
Italia, più volte e la sua pittura acquisì dai maestri italiani, Tiziano, Raffaello e altri una nuova particolare
grazia, una pennellata veloce, ventosa, che coglieva i riflessi cangianti dei tessuti e la loro consistenza, come
appare evidente nel ritratto di Innocenzo X, nella quasi tattile leggerezza delle vesti bianche e della
morbidezza del mantello. Il Papa è rivolto verso destra, poggia le mani sui braccioli della poltrona, sembra
quasi che possa alzarsi in piedi, se solo lo volesse, tanto è il realismo: si racconta che il papa quando vide il
ritratto terminato, esclamò: “Troppo vero!” e forse non intendeva la perizia e la tecnica nella
verosimiglianza dei tessuti o della sua persona, ma il suo sguardo in cui si legge il disincanto ormai
irreparabile sulle qualità dell’umanità, uno sguardo attento e sospettoso, di chi si aspetta ben poco dagli
altri.

Diego Velázquez- Papa Innocenzo X, particolare- Galleria Doria Pamphilj- Roma

Nel 1650 il Papa era stato ritratto da Diego Velázquez, con un ritratto dei più fenomenali di tutta la storia
della pittura, poteva mai essere che Donna Olimpia non lo volesse pure lei? Infatti i documenti attestano
anche il suo ritratto, del quale però, si erano perse le tracce, finché non è apparso nel 2019, a Londra in
un’asta da Sotheby’s. Se il ritratto è realmente quello scomparso di Velasquez la qualità non è certo
all’altezza di quello di Innocenzo X; dalle foto presenti in Internet non si può che fare un’azzardata ipotesi,
potrebbe essere un Velasquez, se lo è, allora quello che colpisce nel volto di Donna Olimpia sono gli occhi
tondi da furetto in cui è il nulla, il vuoto, possibile che alla base di tutto in Olimpia ci fosse solo
l’insensibilità? Donna Olimpia è vista anche come l’antesignana della femminista ribelle, a questo proposito
una curiosità… un altro capolavoro assoluto di Velasquez è “La Venere allo specchio”, che una femminista
agli inizi del Novecento sfregiò con un temperino, alla presenza di altri visitatori, un gesto folle e
autolesionista, una risposta a chi perseguitava le suffragette.
Diego Velazquez -Olimpia Maidalchini Pamphilj, particolare

Forse con quel “troppo vero” a Innocenzo X il ritratto non piaceva, a nessuno piace vedere l’amarezza che si
ha dentro, era un uomo di Chiesa doveva avere Fede, ma era pur sempre un uomo, e le cose non erano
state certo facili. Innocenzo X, certo non avrebbe mai immaginato che sarebbe diventato un’icona
dell’Esistenzialismo e del Surrealismo. Intorno al 1950 il pittore Francis Bacon, (Dublino1909 - Madrid 1992)
quasi ossessionato dal ritratto di lnnocenzo X, realizza una serie di versioni deformate del ritratto, dipinti
grondanti di angoscia, quasi che Bacon vedesse nello sguardo del Papa, lo stesso suo dolore per
l’insensatezza dell’uomo. Bacon soffriva di forti attacchi d’asma che lo costringevano a letto e per attenuare
il dolore prendeva la morfina, era omosessuale, quando l’esserlo era peccato grave, per questo fu scacciato
da casa dal padre, ebbe poi un rapporto travagliato col compagno che si suicidò con una dose fatale di
barbiturici e alcol, proprio nel giorno che decretava il trionfo artistico del pittore britannico. Bacon studia il
capolavoro seicentesco unicamente attraverso riproduzioni fotografiche e lo modifica più volte,
reinventando l’opera in diversi modi, modi disfatti, macilenti e urlanti.

Francis Bacon- Studio dal ritratto di Innocenzo X -1953- Art Center di Des Moines- Iowa
Una delle immagini più terrificanti, è a sfondo nero, le mani stanno come rattrappite sulla poltrona gialla
che sembra tagliare con due linee orizzontali gialle le gambe della figura, al giallo è contrapposto il
complementare viola, colore luttuoso, che viene ulteriormente esaltato dal bianco della veste e del volto,
se il viola è funereo il bianco è il colore della morte, la figura urla, la bocca aperta e scura alzò dal fiero
pasto e latrò con angoscia.

Innocenzo non si meritava questo trattamento, nessuno lo merita, anche se probabilmente questo è uno
specchio per Bacon: è il pittore che ha questo urlo dentro.

Francis Bacon- Study for Velazquez Pope II- Musei Vaticani

Una versione più composta, meno terrificante si trova ai Musei Vaticani, realizzato da Bacon nel 1961, dono
di Gianni Agnelli. In questo ritratto, Bacon con la sua enorme sensibilità raffigura Innocenzo X con lo stesso
sguardo che aveva colto Velasquez, sebbene in modo del tutto diverso trasmette la stessa sensazione. Il
dipinto è posteriore di circa una decina d’anni di quello con la sedia gialla; amo pensare che Bacon abbia
trovato alla fine un po’ di pace al tormento suo o di Innocenzo X poco importa.

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