Sei sulla pagina 1di 3

RAFFAELLO SANZIO

LA VITA
Raffaello nasce ad Urbino nel 1483 da Giovanni de’ Santi, pittore, titolare di una fiorente
bottega, dal quale Raffaello apprende i primi insegnamenti e le tecniche artistiche. Il
cognome "Sanzio", che Raffaello usa negli anni della maturità per firmare le sue opere,
deriva proprio da "Santi". Raffaello rimane orfano di madre all’età di otto anni.
Nella formazione di Raffaello è determinante il fatto di aver trascorso la giovinezza a
Urbino, che in quel periodo era un centro artistico di primaria importanza per gli ideali del
Rinascimento che si erano diffusi in Italia e in Europa. Qui Raffaello, avendo accesso con
il padre alle sale del Palazzo Ducale, ha modo di studiare, fra le altre, le opere di Piero
della Francesca. Nel 1494, all’età di undici anni, Raffaello resta orfano di padre. Questo
evento fa raggiungere a Raffaello una rapida maturazione artistica.
Il giovanissimo pittore arriva a far parte della bottega del Perugino e contribuisce ad alcuni
importanti lavori di quest’ultimo come la “Natività della Madonna”. A ventuno anni decide di
trasferirsi a Firenze, affascinato da quanto si diceva sulle opere di due artisti molto noti
della città toscana: Leonardo e Michelangelo. Dal 1508 Raffaello raggiunge a Roma una
gloria senza precedenti, favorito dai Papi Giulio II e Leone x. Nel 1513 affresca le stanze
Vaticane. Dal 1514 lavora al progetto della Basilica di San Pietro in Vaticano, assieme a
Michelangelo. Questo periodo segna la svolta nella carriera di Raffaello che diventa
l’artista più ricercato di Roma. Dopo la morte del Bramante è nominato architetto dalla
Chiesa di San Pietro che il Papa Giulio II stava facendo costruire. Raffaello muore nel
1520 a soli 37 anni. Il suo corpo oggi è conservato nel Pantheon.

LE OPERE
La prima opera firmata da Raffaello, che risale al 1504, è lo Sposalizio della Vergine,
creata per la cappella di San Giuseppe nella chiesa di San Francesco a Città di Castello e
che oggi si trova nella Pinacoteca di Brera a Milano. Si tratta di un’opera che ha una
rigorosa impostazione prospettica quattrocentesca in cui Raffaello riesce ad unire la
simmetria della scena con il grande effetto di spontaneità e naturalezza dei personaggi.
L’alternanza di colori caldi e freddi contribuisce a rendere la scena più movimentata.
Un tema ricorrente nelle opere di Raffaello è la Madonna, soggetto al quale è
particolarmente legato forse come conseguenza della tragica scomparsa della madre
quando era bambino. Fra le opere dedicate alla Madonna ricordiamo: la Madonna del
Belvedere (1506), la Madonna Esterhazy (1508) e la Madonna del Cardellino (1506).
Le Madonne ritratte da Raffaello, a differenza delle Madonne bizantine dallo sguardo fisso,
sono donne vere, inserite in ambientazioni reali: la loro bellezza e dolcezza sono
profondamente umane. In queste opere si nota l’influenza di Leonardo, soprattutto nella
naturalezza degli atteggiamenti e nella dolcezza dei paesaggi, disegnati fin nei particolari
più lontani. Raffaello mette anche una particolare cura nella resa delle emozioni.
Altre opere importanti di Raffaello sono: la Deposizione Borghese (1507) e la
Trasfigurazione, ultima opera rimasta incompiuta e completata da Giulio Romano .

1
TRIONFO DI GALATEA
Nel periodo in cui Raffaello è impegnato a decorare in Vaticano la Stanza della Segnatura
e la Stanza di Elidoro, su commissione del Papa Giulio II, gli viene affidato un affresco a
soggetto mitologico nella cosiddetta sala “di Galatea”, una sala situata nella sontuosa villa
di un ricco banchiere, chiamata in seguito “della Farnesina”.
Il “Trionfo di Galatea” è un’opera di forma rettangolare dedicata al trionfo della ninfa
Galatea situata a fianco del Polifemo .
Probabilmente le pareti dovevano essere decorate da altre scene della storia della ninfa,
mai completate: per questo i due affreschi esistenti non raffigurano gli eventi principali
delle sue storie, ma solo l'apoteosi alla quale guarda, impotente, Polifemo dal riquadro
attiguo.
L'affresco mostra l'apoteosi della ninfa che cavalca un cocchio a forma di capasanta
trainato da due delfini e guidato dal fanciullo Palemone, circondata da un festoso corteo di
divinità marine (tritoni e nereidi) e vigilata, in cielo, da tre amorini che stanno per scagliare
dardi amorosi contro di lei. Un quarto putto, a cui è rivolto il casto sguardo di Galatea,
tiene un fascio di frecce nascosto dietro una nuvola, a simboleggiare la castità dell'amore
platonico.
La posa statuaria della ninfa, in torsione verso sinistra, ricalca in un contesto laico e
mitologico quella della Santa Caterina d’Alessandria. In quest’opera Raffaello, ispirandosi
probabilmente a modelli antichi, ha ricreato una mitica classicità, utilizzando toni cristallini
e preziosi, quasi irreali, che fanno emergere una profonda conoscenza della pittura
romana antica. Sul verde marmoreo della superficie del mare spicca, infatti, il rosso
"pompeiano" della veste di Galatea. Il movimento del manto gonfiato dal vento,
accompagnato da quello dei capelli, è ripreso dal gesto della vicina nereide, che solleva
un braccio mentre è rapita da un tritone. I corpi possenti delle figure dimostrano influssi di
Michelangelo, addolciti però dalla dolce naturalezza dei suoi personaggi, tra cui spiccano
soprattutto gli amorini, ma anche la stessa Galatea, serena e aggraziata.

2
3

Potrebbero piacerti anche