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Gaudenzio Ferrari
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Biografia
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Quali che fossero i primi artisti che operarono a Varallo (si ipotizzata, quantomeno,
l'eco della scuola spanzottiana), l'esordio artistico di Gaudenzio avviene a cavallo tra
il nuovo ed il vecchio secolo; le prove artistiche di tale periodo (citiamo la tavola della
Crocefissione e le figure degli angeli negli affreschi staccati conservati alla pinacoteca civica di Varallo) lasciano gi
intendere quella poetica piena di interiore umanit con la quale l'artista valsesiano costantemente interpreter l'arte sacra[1].
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Tra le opere del primo decennio del XVI secolo, quando ormai Gaudenzio pu vantare il titolo di magister, vanno menzionati
gli affreschi della Cappella di Santa Margherita (1507) nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Varallo ed il Polittico di
Sant'Anna (1508), realizzato per l'omonima chiesa in Vercelli (ora smembrato e diviso tra la Sabauda di Torino[2] e la National
Gallery di Londra) nel quale riconoscibile il debito artistico verso il Bramantino.
Nella stessa decade ha inizio la collaborazione di Gaudenzio ai lavori del Sacro
Monte: sue sono le splendide statue lignee nella cappella dell'Annunciazione e in
quella di Ges che sale la scala del Pretorio (figure di Cristo e del "Manigoldo")
Poco prima della realizzazione di tali opere si colloca il viaggio, forse effettuato
assieme ad Eusebio Ferrari (alcuni ipotizzano assieme al Bramantino), attraverso le
capitali dell'arte rinascimentale italiana, sino a Roma, dove si concentrano gli artisti
pi rinomati. Da tale viaggio di studio deriva, in particolare, l'attenzione del Ferrari
verso la poetica del Perugino
Nel decennio successivo si colloca la realizzazione del grande ciclo di affreschi con le
Storie della Vita e Passione di Cristo realizzate sul tramezzo della chiesa di S. Maria
delle Grazie a Varallo. In un'opera cos impegnativa, Ferrari si vale delle lezioni
apprese nel suo apprendistato milanese (le architetture del Bramante, i paesaggi
rocciosi di Leonardo da Vinci, ecc.) e nel suo viaggio romano; ma tutt'altro che
immemore - forse per impulso diretto di quei committenti francescani ai quali rimarr
sempre legato - dell'opera analoga realizzata sulla parete di San Bernardino in Ivrea
da Giovanni Martino Spanzotti.
Questo non solo per la scelta di valersi della stessa partizione compositiva, con scene
quasi identiche (anche prendendo a prestito l'idea dei "notturni"), ma soprattutto per
quella semplicit narrativa e per quell'afflato di religiosit popolare che troviamo soprattutto nella Crocifissione e nelle scene
che la precedono.
Bisogna tuttavia, oltre a ricercare i debiti culturali, sottolineate quegli elementi di originalit interpretativa che il pittore di
Valduggia va maturando: uno per tutti, l'uso esteso - ripreso dall'arte gotica - della pastiglia per gli aggetti di elmi, corazze ed
aureole, che lascia intendere quel progetto di fusione tra pittura e scultura che si realizzer compiutamente negli altri lavori
sopra la parete rocciosa di Varallo.
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Nella chiesa di San Cristoforo, prima degli affreschi, Ferrari aveva gi realizzato la
maestosa ancona posta sull'altar maggiore, La Madonna degli aranci destinata a diventare per anni un essenziale punto di
riferimento per tutta la produzione pittorica vercellese.
La capacit figurativa dimostrata nel popolare di presenze angeliche la cappella della Crocifissione gli torna utile, con un di
pi di estro inventivo, nella vertiginosa raffigurazione degli angeli musicanti ne Il Paradiso che accoglie l'Assunta (nota anche
come Concerto degli Angeli) realizzato per la cupola del Santuario della Madonna dei Miracoli in Saronno (1534-36).
La rappresentazione Paradiso realizzata da Gaudenzio affollata da uno stupefacente turbine di angeli coloratissimi che si
dispongono su quattro cerchi concentrici: in quello pi in alto posto uno stuolo di angioletti ignudi e pieni di luce che
volgono lo sguardo in alto verso il Padre al centro della cupola; al di sotto vi la raffigurazione del concerto vero e proprio,
con gli angeli cantori che leggono assieme libri corali e cartigli, ed angeli intenti a far musica: essi compongono la pi
variegata orchestra di strumenti a corde ed a fiato che mai sia stata dipinta.
Si possono contare ben cinquantasei diversi strumenti musicali, i pi riconoscibili
come strumenti in uso in quei tempi ed altri usciti dalla fantasia dell'artista:
I pellegrini che entravano nel Santuario di Saronno dovevano camminare nella
penombra, con occhi timorosi e incerti, e, una volta arrivati sotto la cupola, quasi per
un atto di devozione, levarli al cielo. Ed era l'esplosione del colore, forme figure e
oggetti, un frullo d'ali e d'aria mai visto, il concerto degli angeli festanti per l'arrivo
della Vergine Maria Assunta (che poi significava l'arrivo d'ogni uomo, una volta
rimessi i peccati, e attraversato il nero della morte) in Paradiso.
(Sandro Boccardi, Un concerto nel cielo di Saronno, in AA.VV., "Il concerto degli Angeli, Gaudenzio
Ferrari e la cupola del Santuario di Saronno", A. Pizzi editore, Milano, 1990)
Nel 1539 il Ferrari si trasferisce definitivamente a Milano dove rester sino alla morte:
la sua reputazione di artista era ormai consolidata, tale da fruttargli un ampio numero
di commesse. Gaudenzio seppe assecondare i committenti adeguandosi ai gusti che
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Sulla sua fama acquisita a Milano vi da osservare che, se il Vasari nelle Vite dedica
a Gaudenzio Ferrari le poche - seppur alquanto elogiative - parole riportate in
epigrafe, Lomazzo nella sua Idea del tempio della pittura, (1590) considera Gaudenzio uno dei grandi della pittura, uno di
quelli che egli battezza i "Sette Governatori dell'Arte".[3]
Tra le opere milanesi si possono citare gli affreschi della Cappella della Sacra Corona in Santa Maria delle Grazie
(1540-1542), la pala di San Gerolamo in San Giorgio al Palazzo, la pala di S. Maria di Piazza a Busto Arsizio.
Presso la sua bottega opera Bernardino Lanino, che negli anni successivi sar, con maggiori intonazioni manieristiche, il pi
fedele interprete del maestro.
Negli ultimi anni della sua carriera, Gaudenzio ha poi come principale collaboratore il
novarese Giovanni Battista Della Cerva, noto anche per essere stato maestro di
Giovan Paolo Lomazzo.
Il periodo milanese - in un contesto politico che vede il dominio spagnolo e il suo
pomposo cerimoniale, rimanendo comunque la citt un polo di attrazione artististica,
grazie anche alle rigogliose attivit manifatturiere e commerciali - , come si
accennato, pervaso da una volont di aggiornamento stilistico verso forme pi
spettacolari e magniloquenti derivate dalla coeva pittura manieristica: come nella
Crocifissione della Galleria Sabauda di Torino, con la composizione affolata di figure
e episodi ricchi di pathos, oppure nel Martirio di Santa Caterina[4] (1539-1540),
proveniente dalla chiesa di Sant'Angelo ed oggi alla Pinacoteca di Brera, dove la
composizione concepita teatralmente, con i torturatori a fungere da "personaggiquinte" ai lati della santa, ritratta in un atteggiamento di ostentata impassibilit.
Il Ferrari nelle ultime opere coniuga con maggiore equilibrio i nuovi motivi manieristici
con la tradizione naturalistica lombarda: ne un esempio la pala dell'Ultima Cena,
Storie di Gioacchino ed Anna,
realizzata per la chiesa milanese di Santa Maria della Passione (pala in cui
affresco staccato e riportato su tela,
1544-45, Brera, Milano
Gaudenzio, recuperando memorie nordiche e forte di una raggiunta autonomia
stilistica, non ha remore nel discostarsi dall'imperante modello del Cenacolo di
Leonardo); ma ne soprattutto esempio - per la facilit espressiva del racconto - quello che il suo ultimo importante lavoro
a fresco (tecnica pittorica che si rivela ancora una volta particolarmente congeniale alla poetica di Gaudenzio): le Storie di
Gioacchino ed Anna (1544-45)[5] realizzate in "Santa Maria della Pace"', ed ora - strappate e riportate su tela - conservate
nella Pinacoteca di Brera.
Gli affreschi di Santa Maria della Pace furono gi lodati dal Lomazzo che ne seppe cogliere la freschezza del racconto[6].
Testori ha sottolineato la influenza che tali affreschi hanno avuto rispetto alla peculiare connotazione che ebbe il manierismo
tra Piemonte e Lombardia.
Opere
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annunciante
e del manigoldo
centrale
Grazie, Varallo
Grazie, Varallo
Grazie, Varallo
Novara
(particolare)
Ges al sacerdote
Varallo
le tre tavole con Madonna col Bambino e santi, San Rocco, San Sebastiano nella collezione Borromeo a Isola Bella;
la tavola con Angeli che adorano l'ostensorio al Szpmvszeti Mzeum a Budapest [13] ;
due tavole con San Silano e San Giovanni Battista in collezioni private;
Piet, tavola, 118 x 92 cm, 1527-29, [14] Szpmvszeti Mzeum, Budapest
Tavole gi facenti parte di una stessa ancona:
Madonna con Bambino (ora alla Pinacoteca di Brera);
San Giovanni Battista e San Pietro e donatore (ora alla Galleria Sabauda);
Santa Caterina di Alessandria e Santa Apollonia, olio su tavola, 88,5 x 61,3 cm, 1530 circa, Museo Civico d'Arte Antica,
Torino [15] ;
Santa Cecilia e donatore, Santa Margherita, due tavole, rispettivamente 121 x 52 and 120 x 49 cm, [16] Museo Pukin
delle belle arti, Mosca;
Matrimonio mistico di Santa Caterina, pala d'altare, [17] 1527 circa, Duomo di Novara
Lo sposalizio della Vergine, tavola, 1520-30, Duomo di Como;
L'Adorazione del Bambino con San Giuseppe e un cardinale, tavola, 152830 circa, Ringling Museum of Art, Sarasota,
Florida
Statue in terracotta e affreschi del Sacro Monte di Varallo:
Cappella V, Adorazione dei Magi, 1525-28;
Cappella XXXVIII Crocifissione, 1520-23 (la statua lignea del Cristo, sempre di G. Ferrari, del 1510 ca.);
cappella V, Gaspare, il re
magio moro
(particolare)
Vercelli
Cristoforo, Vercelli
Vercelli
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Vercelli
Note
1.
2.
3.
4.
5.
6.
[modifica wikitesto]
^ E. Villata, Gaudenzio Ferrari. Gli anni di apprendistato, in E. Villata, S. Baiocco, op. cit. in bibliografia
^ Bildindex
^ Gli altri sono: Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Polidoro da Caravaggio, Andrea Mantegna, Tiziano
^ Brerabeniculturali
^ [1] Brerabeniculturali.it
^ "non tacer - afferma Lomazzo - la viva e tutta svegliata cappella che egli fece [...] nella chiesa della Pace a Milano ove si
veggono istoriette [...] per i moti convenienti cos meravigliose ed eccellenti che paiono ravvivare e rallegrare chiunque le vede",
Trattato dell'arte de la pittura di Gio. Paolo Lomazzo milanese pittore, 1584
Bibliografia
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Gaudenzio Bordiga, Notizie intorno alle opere di Gaudenzio Ferrari pittore e plasticatore, Giovanni Pirotta, Milano 1821.
Anna Maria Brizio, Studi su Gaudenzio Ferrari,in L'Arte, XXIX, 1926, 158-178; Eadem, La pittura in Piemonte dall'et
romanica al Cinquecento, Torino 1942; Eadem, L'arte di Gaudenzio, in Mostra di Gaudenzio Ferrari, catalogo della
mostra, Milano 1956, 3-20.
Giovanni Testori, schede, in Gaudenzio Ferrari, catalogo della mostra di Vercelli, Milano, 1956.
Giovanni Testori, Elogio dell'arte novarese, De Agostini, Novara, 1962.
Giovanni Romano, Gaudenzio Ferrari e la sua scuola. I cartoni cinquecenteschi dell'Accademia Albertina, catalogo della
mostra, Torino, 1982.
AA.VV., Il concerto degli Angeli, Gaudenzio Ferrari e la cupola del Santuario di Saronno, A. Pizzi editore, Milano, 1990.
Giovanni Testori, Il gran teatro montano (1965) riproposto in Giovanni Testori, La realt della pittura: Scritti di storia e
critica d'arte dal Quattrocento al Settecento (a cura di Pietro Cesare Marani), Milano, 1995.
Filippo Maria Ferro, Una via lombarda alla "maniera", in Il cinquecento lombardo. Da Leonardo a Caravaggio, catalogo
della mostra, Skira, Milano, 2000.
Edoardo Villata, Simone Baiocco, Gaudenzio Ferrari, Gerolamo Giovenone: un avvio e un percorso, Allemandi, 2004.
Simone Baiocco, Paola Manchinu, Arte in Piemonte, il Rinascimento, Priuli Verlucca Editori, Ivrea, 2004.
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