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2013

http://archive.org/details/lapitturaveneziaOOmolnn

Pompeo Molmenti
-^-

Li

nmu

fiEziMi

FIRENZE
FRATELLI ALLNARI - EDITORI
1903.

PROPRIET LETTERARIA

Stab. Civelli.

Jo

PAUl GEJTY CS^fSa

:Marco

Il

trasporto del

coripo di S.

Marco

(Mosaico del XI secolo).

LA PITTURA VENEZIANA

Le

origini

se

e>;ezia non comparisce degnamente nel campo dell'arte non nel secolo XV, quando gi l' architettura e la scultura
fiore.

erano in

Non

peraltro

da credere che

l'arte

del disegno

e dei colori fosse ignota negli albori della vita veneziana. Se, nei

primi

secoli, le case private dei

veneziani erano umili, non cosi pu

dirsi delle

chiese, che sorgevano

numerose, quasi per attestare


per

che la fede in Dio era guarentigia della libert della nuova patria.

E
i

le chiese,

come

quelle di

Grado

e di Torcello, scintillavano

mosaici degli artefici venuti da Bisanzio, con cui

le isole della

laguna avevano continue relazioni politiche e commerciali.

LA PITTURA VEKEZIAAA

I.

LE ORIGINI

Nel 1063,
bricare
il

il

doge
di

Domenico Gontarini incominci


San Marco,
la

a rifabal-

tempio

cui

fondazione risaliva

l'anno 829, mentre era doge Giovanni Partecipazlo. Nel 1071, mori
il

Gontarini e fu eletto Domenico Selvo,

il

quale condotto, fra

le

acclamazioni del popolo, nella nuova

chiesa,
la

nondum
fin

compieta,

come

scrive

il

cronista

Andrea Dandolo,

poi e rivesti di

mosaici.

Venezia portava sulle sponde del Bosforo armi e mercanzie, e Bisanzio mandava architetti e maestri di mosaico sulle rive della
laguna.

Importante in Venezia l'azione bizantina,

la

quale segna

un

periodo di vera grandezza nell'arte dell'et di mezzo e risplende,

meglio che altrove, nella basilica di San Marco, dove

mosaici,

compiuti nei

secoli

XIT e XIII, mostrano

ancora,

bench dearte,

turpati dai ristauri,

una ideaht possente. Meravigliosa


cieli

au-

spicante agli inizi della forte repubblica, con gli arcani fascini di

una

fantasia,

che popol

della

basilica

di

santi spettrali

dai grandi occhi languenti, di vergini ed angeli, spiranti dal volto

una espressione
che

di mistica

angoscia

Non

va per
alle

dimenticato
insti-

l'arte bizantina,

aderente,

come
si

l'egizia,

pubbliche

tuzioni, legata al culto, alle feste, ai

a tipi invariati e simbolici e

monumenti, ridusse le figure mantenne, anche a Venezia, imil

mobile, mentre Gimabue iniziava e Giotto proseguiva

mirabile

rinnovamento
d'opera e di
tra la larva d'
sori stranieri,

dell'arte italiana,

mentre

tutto intorno era fervore


si
i

pensieri

le

genti

veneziane
e

facevano innanzi
rinnovantisi invanei pi lontani

impero dei Gesari bizantini


estendevano
lo
i

traffici

il

lavoro

paesi, assicuravano

Stato con le leggi e la giustizia, sapendo

unire l'eroismo all'accortezza, l'idealit all'interesse, innalzando,

come

trofei delle loro vittorie e delle loro glorie,

superbi e mae-

stosi edifzi.

Ma

troppo

l'arte del

disegno era ancor sottomessa agli inllussi

di Bisanzio perch potesse svolgersi liberamente.

Del greco Teofane,

che

si

vuole abbia

aperto

in Venezia,

su

'1

cominciare del tredicesimo secolo, una scuola di pittura.

LA PITTURA VENEZIANA

nulla sappiamo.

I pittori

sul finire del dugento,

numerosi a Venezia
la data del 7 di-

e raccolti in associazione con

uno
stati

statuto,

che ha

cembre 1271, devono essere

o maestri di mosaico o dipintori

fUtC

Venpzia. Basilica di

S. M>i

L.v

ToiUE D[ Babele (.Mosaico dol Xlll

secolo).

di

misere e informi

immagini

sacre, di insegne da

taverna,

di

cofani /arre/Ze/, selle, rodelle, targe, penexi, schidi et fu Ih' ultre

arme
I

de defexa.
pi antichi e curiosi saggi della infanzia dell'arte veneziana,

che

si

conoscano, sono

il

Crocifisso in tavola (^1200) sull'altare, detto

del Capitello, nella basihca di

San Marco,

l'area di legno della beata

LE ORIGINI

Giuliana di Collalto (1297?) nell'oratorio delle Scuole di carit a Sant'Agnese, e una tavola con
la

Vergine e Santi nella chiesa


molto pi prezioso per

di
la

San Giovanni Evangelista.


storia dell'arte,

Un monumento

con data sicura,

esiste nella basilica dei Santi

Maria e
colori,

Donato
alto

in
2,

Murano. un bassorilievo in legno, messo a oro e


largo m. 0,44. Nel
ai

m.

mezzo

scolpito

San Donato

in veste

vescovile;

piedi

del Santo due figu-

rine
il

rappresentano

podest di Mura-

no Donato
zione,

Memo

sua moglie. L'iscri-

uno

dei saggi

pi antichi del dialetto

veneziano,

in

carattere

goti-

co e dice:

Corando
indicione

MCCCX
lo

Vili in tempo de
nobcle

homo mi-

ser

Donato

Memo
podest
fo

honorando
de

Murari facta

questa anchona de

miser S. Donado.
dipinto
si

Il

reputa

dai pi d'ignoto autore,

ma, secondo
di

r opinione

talu-

.Murano. Cliiesa di

S. Ilaria e

Donato.

Rilievo dipinto del

XIV

secolo.

no, sarebbe del

mu-

ranese Bartolomeo Nason, morto nel 1325.

Un

altro bassorilievo a

oro e colori, rappresentante la morte della Vergine, adorna l'urna


sepolcrale del doge Francesco Dandolo (1338), la quale
si

conserva

ora nel chiostro del Seminario patriarcale.

Riempiva

l'

arco ogivale
nella

sovrastante all'urna

una

pittura in tavola, che

pu vedersi

LA PITTURA VENEZIANA
sagrestia della Salute, ed

uno

dei saggi migliori

dell'arte

tre-

centesca veneziana, quasi annuncio della maniera, che nella seconda

met

di quel secolo fu propria del pittore

Catarino.

Da

ultimo,

nella cattedrale di
di pittura del

Dignano in

Istria, esistono

ancora alcuni avanzi

1321 sull'arca

di legno del

beato Leone

Bembo,

che stava in Venezia nella distrutta chiesa di San Sebastiano, gi


annessa a quella di San Lorenzo.

Padova. Cappella degli Scrovegi

Deposizione della Croce.

Giotto.

In queste opere,
colo XIV,

che stanno entro


nella vicina

il

primo quarto

del sela

quando Giotto

Padova avea compiuta


si

divina opera nella cappella dogli Scrovegni, non

scorge alcun

tentativo per liberarsi dal vecchio e rigido stile orientale.

I.

LE ORIGINI

pi arditi

gli
i

artefici veneziani,

fioriti

a mezzo

il

trecento

maestro Paolo e

tgli

Luca

Giovanni, lacobello Catanio, Ni-

col figlio di Pietro, Nicoletto Semitecolo, Stefano pievano di San-

t'Agnese, Gatarino, Lorenzo, lacobello

Bonomo, Albaregno,

laco-

bello Buseghella. Fra questi, Lorenzo veneziano merita pi atten-

zione degli

altri.

Scri:

ve

il

Gantalamessa
il

Egli forse

mi-

glior pittore

che Ve-

nezia abbia avuto nel


secolo

XIV; maestro

Paolo informe; Nicola di maestro Pietro,

verso la fine di
secolo,
di
s'

quel

av-

vicinato

qualche

passo

ad

una nordella
inespres-

male concezione
forma,
sivo.

ma

Gatarino ha begli

accenti di realismo, e

parve
che in
il

al

Cavalcasene

lui si

movesse
che
fu

principio,

poi raccolto e svilup-

pato
velli
;

da

Carlo
lo

Cri

ma

stile

ruvido,

otTeso

dalle

ombre
te .
(^)

nerastre bru-

scamente

applica-

i&ALIZI
iieziauo

Gatarino inil

sieme con Donato da San Vidal fece


fondazione Querini Stampalia.

quadro che trovasi nella

(1)

Gantalamessa

ie

Gallere nazionali, voi. V.

LA PITTURA VENEZIANA

Dopo

la

met

del

trecento,

un

artefice,

conosciuto

con
la

il

nome

di

Antonio Veneziano, fu

chiamato a dipingere

sala

del Maggior Consiglio in Palazzo Ducale.

Ma

sebbene,

al dir del

Vasari, avesse dato


eccellenti

saggi

del

suo valore,

fu conavvi-

gedato, onde
lito si

condusse in

Toscana e consider

sempre come sua patria Firenze.

Da una

iscrizione mutilata di

una sua
te

pittura, del-

l'anno '1388, esistennella

Confraterdi
il

nita di

San Nicol

Palermo, pare che


suo

cognome
lui

fosse

quello di Longhi.

Le

opere da

condotte

a Firenze furono distrutte,

ma
nel

durano

tuttavia

campoi

santo
freschi

di

Pisa
delle

bei

storie

del beato Ranieri, in-

cominciate da Simo-

ne Sanese. Antonio
mor a Firenze intorno all'anno 138'f.
Lorenzo Vene;

Pure, avanti che


nel

secolo

decimo-

quinto l'arte a Venezia veneta di terraferma


di
si

spuntasse luminosa, in tutta la regione

va
dal

manifestando una feconda agitazione


trecento
a

vita

artistica, e tn

Verona, a Padova,

nella

I.

LE URIGIM

*"?.,'.

'tV.n

'n-

fe-

Pisa.

Camposanto.

Iorte di

&

Ranieri

Aotonio Veneziano.

Verona.
L.\ M.\nON.NA

(_;iii.-.-..i

.li

.->.

Aii;i>l;i.,i,,.

COL Figlio

in BUArx:io

adouata dai Santi

Allichiero,

10

LA PITTURA VENEZIANA

Marea Trevigiana
del Carpaccio.

e nel Friuli

sorgono

precursori dei Bellini e

A
line,

Verona, tra

vetusti

monumenti romani

e le fiorenti coll'arte di

germina, vigorosa di colore e studiosa del vero,

due
nel

insigni artisti, l'Altichiero da Zevio e Jacopo d'Avanzi. Nato

paesello di Zvio, fu
l'Altichiero famigliare

dei Signori della Scala,

per

quali dipinse

la sala

grande del PaDi queste e di

lazzo.

altre opere, ricordate

dal Vasari,

non rimaOper anSan Fechiesa


di

ne

vestigio.

che in Padova nella


cappella
di

hce e

di

San Giaco-

mo,

nella

Sant'Antonio e nella
vicina di San Giorgio,

fondata da

Raimondo
di

marchese

Soragna.

Nella basilica del

Santo e nella chiesuola di

San Giorgio,

l'Al-

tichiero

ebbe a com-

pagno Jacopo d'AvanPadova. Chiosa


zi,

Jacopo .d'A^
il

nato a Verona.

Con

d'Avanzi, ardito ri-

formatore, l'arte dalle imperizie ideahstiche del trecento viene a

poco a poco a maturarsi nel naturalismo del quattrocento.

Padova occupa un posto eminente nella


italiana, e oltre

storia

della pittura
il

ad avere accolto Giotto, l'Altichiero e


allo

d'Avanzi,
pittori,
il

diede

natali,

anche prima che

Squarcione, a rinomati

come

il

Guariento, invitato dalla Pvepubblica veneta, durante

dc-

I.

LE ORIGINI

11

gato di Marco Cornaro (1365-1307),

pitturare,

nella

sala
il

del

Maggior Consiglio, una vasta composizione, rappresentanle


radiso, coperta poi da quella del Tintoretto

Pa-

Padova. Oratorio

di S. Giorgio.

La Crocifissione

Altichiero e D'Avanzi.

Come padovano

anche ricordato dal


clie

V'asari

Giusto di Gio-

vanni dei Menabuoni,

da Firenze, sua patria, condottosi a Pa-

dova, fece sentire, pi dello stesso Giotto, all'arte veneta l'influsso


torentino. Giusto, al pari del

suo compaesano e contemporaneo


di

Genuino

di

Drea Genuini da Colle

Valdelsa,

and

alla

Corte

12

LA PITTURA VENEZIANA
signore di Padova, che, con liberale
altro e pi

di Francesco I da

Carrara,

cortesia, offri l'ultimo asilo


il

anche ad un

famoso toscano,

Petrarca.

Il

Carrarese, munifico

proteprgitore degli artisti, con-

cesse la cittadinanza
-

%ii,,
ji

;*

^^IW

M
ME

padovana a Giusto,

il

quale mor a Padova,

'^L

prima

del 1397.

r-

I1|^H|..

come centro
'''^'

artisti-

'^^mT^f a wK^ ^'


'*"

^^^ ^^ ^^'^^

posto

Treviso, l'antica capitale

della
le

Marca,
torri,
le

dove

brune

disseminate

per

campagne fiorenti,
parlano di stirpi feudali straniere, tra le

quali pi
illustre

antica ed

quella

dei

Collalto,
S.

che ha con
colo

Matteo Evangelista

Brandeburgo
le

muni
stemma,
ogni
le

origini,

leggende.
il

Quando

il

feudalesimo fu sopraffatto dal-

l'elemento nazionale,

culto al valore, all'arte, alla bellezza, ad


l'

costume leggiadro valse


alla

appellativo

di

Marca

gioiosa e

amorosa

regione

che siede intra Rialto

le

fontane di Brenta e di Piava.

Di questa et cavalleresca, compresa nei secoli decimoterzo e

decimoquarto, Treviso conserva preziosi monumenti


il

d' arte,

come
mo-

fregio del Salone, ove si raccoglieva

il

Parlamento

della Marca,

fregio dipinto a bestiari ed avventure di cacce e tornei con


stri,

la

Loo-gia dei Cavalieri, tutta figurata a scene cavalleresche.

LE ORIGINI

la
Capitolo dei Padri preritratti

a coppie amorose, a figure grottesche,


dicatori di
dell'

il

San Nicol, dove sono quaranta

dei

generali

ordine, coloriti a fresco, nel 1352, dal trevigiano

Tomaso da

Modena.
Tra
i

pittori trecentisti di altri paesi del

Veneto, che lascia-

rono affreschi in Cividale, Venzon, Gemona, Belluno, Pieve di Ga-

PadovM.

Rodolfo Guariento.

dor,

si

ricordano Niccol da Gemona,

Simon da

Ciisighe, presso

Belluno, Bernardo di Belluno.

Frattanto a Venezia, la pittura, sempre chiusa nelle vecchie


tradizioni, stentava

ad assimilarsi

altri

elementi.

N pm^e

sul

fi-

14

LA PITTURA VENEZIANA
cominciare del secolo seguente,
la

nire del trecento e sul

la pittura

pu

in alcun

modo

paragonarsi all'architettura,

quale espri-

meva

la gloria e la

possanza della repubblica con forme leggiadre


e festose, e alla scul-

tura,

che trov fra

veneziani imitatori valenti dello stile largo e

grandioso di Nicol e

Andrea Pisano. Quanto


la

innanzi fosse

qui

scultura provano le
in

statue

San Marco

dei fratelli Delle

Maanni

segne,
1

compiute nel
trentotto

394,

innanzi che Jacobello

de Fior dipingesse

il

primo quadro
abbia

della

Scuola veneziana che

importanza

e
la

grandi dimensioni,

Coronazione
Vergine,
tefice

delia

in

cui l'ar-

non

sa liberarsi

del tutto dalla secchezza bizantina.


Il

quadro

fu

dipinto

nel 1432,
di

per

commissione
Correr,

Antonio
Treviso. Capitolo di S. Niccol

vee

scovo

di

Ceneda,

Giovanni da Vicenza

Tomaso da Modena.

dalla

sacrestia del
cenedese
fu

duomo
trasportato,

non ha

guari,

nella

pinacoteca della veneta Accade-

mia. Di questo tempo sono pure Donato


ziano,

B ragadi n
fra

detto

Vene-

Jacobello dalla

Chiesa,

il

Moranzone, e

Antonio da

LE ORIGIN]

45

Negroponte, del quale ultimo notevole


cesco della Vigua.
(i)

la

Madoina a San Franandava

Fra questi timidi


e nuovi concetti e

tentativi di novit, l'arte bizantina


le volte

spegnendosi quietamente anche sotto

devote di San Marco,

nuove forme

si

svolo'evano con timida

ma

fio-

Venezia. R. Accadeinin.

La

C.oroxazio.ne della Vergine

Jacobello de Fior.

vanile espansione. Circa alla

met

del secolo, nella cappella della


tra
i

Madonna

dei Mascoli in
i

San Marco,

santi rigidi del

calenquale,

dario greco, appaiono

mosaici di Michele

Giambono,

il

rappresentando

fatti

relativi alla vita della

Vergine, ritrae con ve-

(1)

Cavalcaselle e Crowe, History of Painting

in

North

Itahj.

voi.

I,

chap.

I.

Lon-

don, 1871.

i6

LA PITTURA VE?>EZIANA
magnificenze degli

rit viva le

edilzi,

il

lusso

dell'

arredamento
le

domestico,

ligure

dalle ricche vesti va-

riopinte,

eh' egli

ve-

deva intorno a

s.

Sembra che
mito
si

l'arte

con un giocondo
go sonno
sopra.

fre-

liberi dal lun-

che

le

fu

In questo mezzo^
nel 1411,(1) la
blica,

Repub-

avea dato incaridipingere una


del

co di
sala

Palazzo dei

Dogi, gi sontuoso di
sfarzo

decorativo

due eminenti

artefici.

Gentile da Fabriano e

Vettor Pisano, detto

il

Pisanello, da Verona.

Pel Fabrianese basti


l'elogio

di

Michelanaffer-

gelo,

il

quale

mava
tile la

aver avuto Gen-

mano
il

simile al

nome.
nato
Venezia.
S.

Anche
circa
il

mag1380 e

giore fu

Pisanello,

Francesco della Vigna.

A. da Negropo

morto nel 1451. Nel

tempo

della loro di-

mora

fra

le

lagune, Gentile e Vittore fecero avanzar l'arte con

l'esempio e con gl'insegnament i, ed ebbero senza dubbio azione

U)

Ve.\tl!iii,

Gentile da Fabriano e Pisanello,

p. 5.

LE ORIGINI

17

efficace

su Antonio Vivarini,

il

quale con l'esempio

ravviv due
essi

nobili ingegni della sua famiglia, sebbene

non sembri che ad

quel solo

esempio

sia bastato, giacch facile

scorgere in Bar-

tolomeo e in Alvise Vivarini un influsso padovano. Era gi venuto


il

momento

in cui nel

Veneto

il

grande Mantegna traevasi dietro

tutti gii altri.

Venezia. Basilica di

S. :Marco.

Vita della Verglve (mosaico)

M. Giambono

muranesi, se non costituiscono una scuola separata, formano


;

per un gruppo distinto e notevolissimo


Quirizio da Murano, autore di
iiii'

al

quale da aggiungere

San Giobbe a Venezia, a Rovigo e di un bel

di

Annunziata nella sagrestia di un' ancona nella Pinacoteca dei Concordi

Cristo in trono, acquistato di recente dalla

Galleria dell'Accademia di Venezia.

All'azione del Pisanello e di Gentile da Fabriano s'aggiunsero gl'influssi tedeschi e fiamminghi.

Le

relazioni di

commercio
la

con

la

Fiandra e l'Allemagna favorirono

altres quelle dell'arte, e


alle

pure innanzi che Alberto Durer venisse

lagune

prima

^8

LA PITTURA VENEZIANA

I.

LE ORIGINI

19

volta nel 1493, e

il

veneziano Jacopo de' Barbari passasse in Gerle

mania, erano conosciute a Venezia

opere dei

Van Eyck,

del

20

LA PITTURA VENEZIANA

Memling, del van Ouvater del van der Weyden, di Gerardo da Haarlem. Nel 1444, Giovanni d'Aleraagna fa cooperatore di An-

Rovigo. R. Pinacoteca.

S.\xta Lucia

Quinzio da Murano.

tonio Vivarini, e Antonello

da Messina, nato nel 1414, fervoroso pose


la

imitatore

delVarle ponentina,

sna dimora a Venezia nel

1459

e vi

mori probabilmente

di peste nel 1479.^^'

(1) Si

creduto e ripetuto che Antonello sia andato in Fiandra per imparare


olio

il

modo

di

dipingere ad
distrutto

da Jan van Eyck, e l'abbia poi insegnato


le

ai

veneziani.
Cfr.

La

critica

moderna ha
le

questa favola con

ragioni dell'arte e

della

storia.

G. Morelli,

opere dei

maestri italiani nelle Gallerie di Germania, pag. 386 e

seg. trad. Bologna, Zanichelli. 1886.

Anche

prima

della invenzione della stampa, v'erano a Venezia molti pittori, miniatori e carrw/rtri, po-

nentini, tedeschi,
libri fu, nel
-1469,

francesi e fiamminghi.

In

V'enezia

il

primo che ebbe

il

privilegio di
figlia di

stampar
da

Giovanni da Spira, ammogliato gi nel 1459 con Paula

.\.ntonio

Ludwig crede che questo Antonio sia il celebre Antonello. Cfr. Ludwig, Anto,lahrnello da Messina und Deutsche und Niederlandiscie Kvnstler in Veuedig. (Boihot buch d. K. Preufs. Kunstsamml. 1902).
Messina.
Il
?..

LE ORTCINI

21

La gran

tela,

compiuta nel 1446 da Giovanni

d'Alemagna
i

e da Antonio Vivarini, figurante la

Madonna

in trono con

quattro

dottori della Chiesa, rivela gi la leggiadria del colorito veneziano

congiunta

all'

austerit del casto genio

nordico.
il

Le

rigide figure

ieratiche dei mosaici bizantini

lasciano

luogo

agli

apostoli e

ai santi, dalle

cappe
d'

di

broccato
vesti

oro
a

dalle

rosse

forti

tonalit,

che
gli

preannunziano

splendori del futuro


colorito.

Notabilissima
opera anche
vola
il

la ta-

rappresentante

Paradiso, dipinta
questi

da
tori

due
volere

pit-

per

di

Francesco Gritti pie-

vano di San Pantaleone,

nel 1444; la

quale tuttora conservata


chiesa
l'.hiesa di S.

in

questa
e
al-

veneziana,
si

Pantaleone.

Il Paradisi:

di

cui

vede

Giov.

d"Alemagna

e A. Vivarini.

l'Accademia un'imi-

tazione fatta da Michele

con

la

firma apocrifa di

Giambone per la chiesa di Sant'Agnese, Antonio da Murano e di Giovanni di Alecooperazione di Antonio e Giovanni

magna. Famose opere


sono
i

della

polittici della
il

cappella di San Tarasio a San Zaccaria. Per


il

conoscere

valore di Antonio, allorch operava senza

suo com-

pagno, giova tener conto del belHssimo polittico (1469) della Galleria

Lateranense; e per conoscerlo in intimit d'arte con Barto-

lomeo Vivarini, conviene cercarlo a Bologna, nella grande ancona


che fu gi della Certosa, ed
ora nella Pinacoteca.

La ricchissima

22
Adorazione dei Magi
Venezia, ora nel

LA PITTURA VENEZIANA
Antonio Vivarini (gi del palazzo Zeno a
di Berlino) reca,

di

museo

per dir

cosi, la

prova pal-

mare

della derivazione di questo pittore da Gentile da Fabriano.

Ma un
nuovi metodi
Bellini.
11

seguace

pi d'ogni nitro amoroso ed entusiasta dei


Gentile da Fabriano fu
il

artistici di

veneziano Jacopo

principio

luminoso della pittura veneziana segnato


capitano della schiera jorteniosa, come

con

il

nome

di Jacopo, il

vien chiamato dal Cantalamessa.


Della vita di Jacopo,

nato verso
conosce.
Il

il

1400 e morto probabile,

mente

nel -1470,

poco

si

padre era uno stagnaio


si

come appare

dal suo testamento


il

del 1424,

chiamava Niccol.

Jacopo, nel 1423, segai


certa rissa baston

suo maestro Gentile a Firenze, ove in


di ser Silvestro di ser
il

un Bernardo
fatta

Tommaso,
suo avverdi pace.

per

la

qual cosa fu condannato alla prigione, finch

sario

non

gii

ebbe

una generosa dichiarazione


il

Adolfo Venturi dubita che

giovane pittore veneziano


il

sia

andato

a Firenze col fabrianese, e fonda

suo dubbio sul documento di

quella dichiarazione di pace, in cui Jacopo chiamato


figlio

non

gi

di

Niccol,
il

ma

di

Pietro.
il

Ma
si

al

Venturi

si

oppone con
biodi-

buone ragioni
che
grafi,

Cantalamessa,

quale giustamente non crede


antico, ripetuto da tutti
i

la veridicit di

un racconto

a cominciare dal Vasari, possa essere scrollata da certo

una
il

scordia di nomi, che

un errore
fa

di chi scrisse

docu-

mento. Nel 1429, Jacopo di nuovo a Venezia, ammogliato con

Anna,
per
il

forse pesarese, la quale

testamento, a quanto sembra,

pericolo di

vita,

in

cui

credea di esser messa dalla sua

prima gravidanza. Questo punto ha una grande importanza per la biografia dei figli, quali appaiono nati due o tre anni dopo
i

il

tempo

fin

qui creduto. Nasce


ricordo,
il

il

primo

figliuolo, a cui

Jacopo

d, per affettuoso

nome

del suo

amorevole maestro
si

Gentile. L'altro figliuolo Giovanni, del quale

sempre posto

il

nascere nel 1428, non pu esser venuto


al

al

mondo prima

del 1430,

pi presto.

^^)

(1)

Cantalamessa, L'arte

di .lacoj)0 Bellini. Venezia,

tip.

Font

I.

LE ORIGINI

23

Nel
di

^i30,

Iacopo chiamato a dipingere a fresco nel

duomo
pit-

Verona, e da Lionello d'Este a Ferrara, ove, in una gara


il

torica con

Pisanello,

ebbe

il

vanto

di uscir vincitore.

Dimor per

non breve tempo a Padova, e, nel 1460, fece in compagnia con i due suoi lgli il quadro d'altare rlella cappella Gattamelata, nella
chiesa del Santo.

Padova,

il

Bellini avea sposata, nel 1453, la


figlia

Nicolosia

con

Andrea
quale

Mantegna
con
il

(143-1-1506),

ebbe

altres
d'

consuetudine
e di studi.

arte

E
,

questi

due

sommi
di

sovve-

nendosi

scambievolconsiglio,

mente

nutrirono e rinforza-

rono l'ingegno in una


citt,

dove l'arte

fio-

riva

stupendamente.

Nel 1444, era giunto


a

Padova Donatello,
vi
stette
i

che

dieci

J
Venezia. R. Accndomin.

anni, durante

quali

diede opera alla statua equestre del Gat-

tamelata e

ai

bronzi

Ges alla Colonna

del Sant'Antonio. Del

Antonello da Jlessina.

padovano
Squarcione (1394 1474) non
tentici.
si

Francesco

conoscono se non due quadri aual

La
al

gloria

di

San Girolamo
lui

Museo

di Padova, e la

Vergine

Museo
la

di Berlino,

due povere cose, da cui mal pu


avuta in quel rivolgimento, che

comprendersi
alla pittura

gran parte da

cangi forma ed aspetto, e fu condotto a compimento,


il

con rara eccellenza, dal Mantegna,


possa l'ingegno, aiutato

quale lasci prova di quanto


del

dall'osservazione

vero e dai severi

24

LA PITTURA VENEZIANA

studi dell'antico, nei quadri conservati a

San Zeno

di

Verona, alle

Gallerie di Venezia, di Milano, di Firenze, di Napoli e nei freschi


della chiesa degli Eremitani a
di jMantova, pei quali

Padova
il

e del palazzo dei

Gonzaga

disegn anche

celebre cartone del Trionfo

di Cesare.

Di Jacopo Bellini poche opere

si

conservano ancora.

Padova. R. Pinacotec;

A. bquarcioiie.

Un
Verona.

crocifisso,

grande

al vero, dipinto

a tempera
il

sovra

tela,

segnato con l'epigrafe opus Jacobi Bellini, possiede


Il

Museo

di

disegno secco,

le

pieghe conservano

l'andamento
dolcissima. e

giottesco,

ma

l'espressione del volto del


tela

Nazareno
tempera

Pi importante una
tante la

dipinta a

rappresen-

Madonna con
del

il

putto, che trovavasi a Venezia presso le


si

monache
ria degli

Corpus Domini, ed ora

conserva in

Lo vere nel
di

palazzo ladini. Un'altra, gi appartenuta alle

monache

Santa Ma-

Angeli di Murano, ora all'Accademia

di Venezia.

I.

LE

ORir.i>;i

25

Anche

si

sa,

che Jacopo dipinse


nella Scuola di

San

Giovanni Evangelista e

in

quella

di

San iMarco condusse

una Passion de
in
croxe,
Il

Christo

ridia de figure.

tempo distrusse
queste opere,

come

distrusse quelle
compiute nella chiesa del Santo a Pa-

dova.
Il

BeUini fece

inoltre molti ritratti,

e di sua
dolfi

mano

il

Ri-

afferma
quelli

aver
del

veduto
L'
(forse nio

Petrarca e di Laura.

Anonimo
Marc' Anto-

Michiel), pub-

blicato
Morelli,

da

Jacopo sua

nella

Xotzia^^^

ricorda

parecchie pitture di
Jacopo, esistenti in

Padova, in casa di
Pietro

Bembo

un

ritratto di profilo di
Accademia.

Sax Giorgio

Mantegn;i

Gentile

da Fabria-

(1)

Notizia d'opere

di

disegno.

od. riv.

da G. Frizzon, Bologna, 1884.

26

LA PITTURA VENEZIANA

no,
del

un

ritratto

di

Bertoldo d'Este e uno

a guazzo in profilo
di
filosofia,

padre

di

Leonico

Tomeo, professore

fin

dal-

Padova. Chiesa degli Eremitani.

S.

Giacomo alla presenza dell'Imperatore.

A. Mantegna.

r anno 1497, nello Studio di Padova.


ser Gabriello

Venezia, in casa di mos-

Vendramin

(153'>), esisteva,

sempre

al dir

doirAno-

I.

LE ORIGINI

Z/

Tiimo morelliano,

el

ihro

grande

in caria

bombasina de disegno

de sta de jjombo fu de

man

de Jacomo Bellini. Probabilmente

''3f

.t

1 1
V
.

:''^
^
\;

-f

ir"'

/'
'

^^^f'

il

prezioso

libro di studi, che, in

dopo aver appartenuto

al

Ven-

dramin,

pass

propriet

dei

Soranzo e successivamente del

28

LA PITTURA VE^EZIA>'A

vescovo Marco Correr, del conte


ria Sasso e finalmente dal prete

Buonomo

Corniani, di Gian
gli

Ma-

Gerolamo Mantovani,

eredi del

y-

-:*^:.
1

>

di

quale

lo

vendettero, per quattrocento napoleoni d'oro, al

Museo Bri-

tannico, dove conservato nel Gabinetto dei disegni e delle stampe.

I.

LE ORIGINI

29
de

Sul frontespizio

si

legge in carattere antico

mano

de

mi
Vi

(forse de misser) Jacopo Beiuo, veneto,

1430, in

Venetia.

tZ")

J.ninh-ii. .Mu.s.'O

Britannico.

m
Dise.cn" di

sono

trattati soggetti

svariatissimi,

tolti

dal

Vangelo

e dalle

legin g-

gende dei Santi, saggi dal nudo e saggi

di prospettiva,

con

30

LA PITTURA VE^'EZIA>A

gnosi particolari architettonici, studi d'animali, la rappresentazione


di

un torneo con molte

figure, e via dicendo.

Un'altra raccolta di disegni, che giaceva ignorata nel solaia

(Folcir.

Giraudon).

Parigi. Louviv.

La Deposizione nel Sepolcro

Disegno

di

Jacopo Bellini.

I.

LE ORIC.IM

31

di

un vecchio

castello della Guieiina, fu

non ha guari scoperta e


in questi disegni, frutto
si

acquistata dal

Museo
11

del Louvre.

Anche

senza dubbio dell'et pi matura, Jacopo


dell'antichit.

rivela fervido auiatore

Muntz, illustratore della raccolta mirabile, mette


questo artefice
culto dell'antico

in luce alcuni aspetti dell' ingegno multiforme di

grande e dimenticato. Anzi, a detta del Muntz,


seppe
Jacopo
cos

il

sapientemente unire

allo studio del vero,


al

da

poter essere paragonato a Paolo Uccello e

Pisaaello, del qualfr

ultimo fu emulo fortunato.

'

.^'

'

-'^
^?^"^^

i
.?

'arici. I.ouxTc.

UriHA-iTO

Disegno

iJi

Jacopo

Hclliiii.

Venezia. R. Accademia.

Il

Redentore,

S.

Agostino

Francesco.

Scuola di Bart. Vivarini.

Il

primo Rinascimento

Vji-i .o>'

Jacopo Bellini e con

il

mumnese Antonio
infanzia alla

Vivarini la
fio-

pittura veneziana pass dalla timida


rente.

giovinezza

A
un

pi libere forme atteggiarono l'arte veneziana Bartolomeo

Vivarini (fioriva dal 1450 al 1499),

minor

fratello

di

Antonio, e

altro pi giovane pittore dello stesso

nome

e della stessa famial 1503).

glia, figlio di

Antonio, Alvise Vivarini (dal 1464

Di Barto-

lomeo Vivarini ricorderemo due pale d'altare all'Accademia veneta,

centrale di
chiesa;
i

un Sant'Agostino in chiesa dei un polittico, di cui altri


due
trittici ai

Santi Giovanni e Paolo, figura


avanzi sono sparsi nella stessa

Frari, dei quali stupendo quello che reca

nel centro

San Marco in trono; una Madonna in trono Giovanni in Brac^ora, una Madonna a Santa Maria Formosa

San

ecc. Il

34

LA PITTURA VENEZIA^'A
Napoli ha una bella

museo
donna
a

di

Madonna con

il

putto addormen-

tato, fra vari santi

ed angeli; la galleria di Torino una bella


figura.

Ma-

in

mezza

Di Alvise

Vivarini sono, la bellissima

Madonna con

parecchi

Santi
la

all'

Accademia,

la

Resurrezione

San Giovanni in Bragora,

pala mirabile,

che fu gi della

Scuola dei Battuti a Belluno,


Berlino.
Il

ed

ora

vanto della galleria di

grande ingegno

di

Jacopo Bellini risurse per


il

li

rami nei

due

figli

Gentile e Giovanni, che diedero


Il

suggello alla pittura

del secolo decimoquinto.


gnificenze,
il

primo ebbe
1'

il

gusto delle esteriori ma-

secondo l'intima profondit del sentimento.


agitazione della folla e
i

Certo anche Giovanni ritrasse

tu-

multi delle battaglie, e in Palazzo ducale, oltre a rifare


deperita
di

la pittura la

Gentile

da Fabriano,

il

quale avea figurata

leg-

gendaria rotta degli Imperiali a Salvore, compi l'opera, incominciata


il

da Alvise Vivarini, rappresentante Federigo Barbarossa con


Ottone.
il

figlio

Ma

Giovanni,

il

pi attraente di quanti pittori conil

giunsero

sentimento religioso con


s'

rinascente amore della bel-

lezza fisica,

indugiava nello sguardo velato e profondo delle sue


volontieri che sulla folla

madonne, pi
lari

romorosa

e variopinta, ri-

prodotta invece da Gentile, con insuperabile esattezza di particoe

maravigliosa freschezza di colorito.

Le pitture

di Gentile

nella sala del Maggior Consiglio, andarono perdute, insieme con

molle

altre dei

maestri pi insigni, nell'incendio


le tre

del 1577,

ma
:

per comprendere l'ingegno del Bellini bastano


la

grandi scene

Processione in piazza

San Marco

e II

miracolo della Croce,


Evann-elista (1496-

eseguite per la Confraternita di

San Giovanni

4500), ora nell'Accademia di Venezia, e


dipinta per la Scuola di San Marco.

La

predica di San Marco,

Gentile

dimor

alcun

tempo

a Costantinopoli, presso
di

Mao-

metto

II.

Marin Sanudo, in uno spoglio

cronache veneziane,

scrive: 1479,

di

signor Turco con letere. Vuol la Signoria


Li fu
di

primo Avosto vene un orator Judeo del li mandi un bon pitor.


qual and colle gale
e part a d

mandato Zentil Bellini ottimo pitor Romania e la Signoria li pag le spese

3 setem-

T3

Cri

co co

-5

<

e
cri

"e

o
CD

Ij CD
CD

T3

"-P

o o o

CO

II.

IL IMIIMO

lUNASC.IMENTO

35

bre
le

Uno

scrittore francese,

il

Thuasne

(^),

studi sui documenti

relazioni del Bellini

con

il

Sultano, nei quindici mesi del suo

sog'giorno in Costantinopoli; fece conoscere le

opere da

lui ese-

guite col e gli scrittori,

che

si

occupa-

rono
vole

di questo note-

episodio

della
Il ri-

vita del pittore.


tratto
di

Maometto,
da
Gentile,

dipinto

esiste ora a

Venezia

in

palazzo Cappello,

nella galleria Layard.


Il

Bellini,

gi

vecchio, chiese ed ot-

tenne di eseguire nella

Scuola di San Mar-

co,

dove aveano opeil

rato

padre

il

fratello,

un
il

teler del

mestier suo de pentura. Ma,

23 feb-

braio del 1-507, Gentile

moriva

e lasciava
Veupzia
G;ille

al fratello
getti,

alcuni ogi

11ITR\TTU
13elliiji.

fra

quali

il

famoso
prefetti

libro di disegni

del

padre {ihrum designorum qui fut


che Giovanni
si

quondam

patris nostri), pur

obbligasse

di finir la pittura, lasciata dal di

testatore
la

incompiuta nella Scuola


clas-

San Marco. , senza dubbio,


terminata

grandiosa e veramente
la

sica opera,

da

Giovanni e rappresentante

predicaIl

zione
pinto,

di

San Marco
cui

sulla piazza d'Alessandria di Egitto.


ritratti

di-

in

furono

alcuni

confratelli

della

Scuola di

(1)

Gentile Bellini et

le

Sultan

Mohamed

II, P.iris.

Leroiix. 1SS8.

36

LA PITTURA VE>EZIANA

II.

IL

PRDIO ri>'ascd[e>;to

37

San Marco,
Brera.

tra

quali

due

Bellini,

ora

nella pinacoteca di

Al solo

nome

di

Giovanni Bellini s'affacciano


influsso di suo cognato

alla

mente imcosi che,

magini

di

delicatezza, di grazia, di soavit. Oltre


l'

che del padre,

senti nei primi anni

Mantegna,

nota bene
biarsi

il

Burckhardt, talune opere


del

giovanili
la

possono scam-

con

quelle

Mantegna, come

Trasfigurazione del
1'

Museo
fu

di Napoli, la

Piet della Galleria di Brera e


di

Orazione
vita
di-

nell'orto della Galleria nazionale

Londra.

La sua lunga
molti da' suoi
la

operosissima, e

Venezia conserva tuttod

pinti.

Al Museo Civico una Piet, un Crocifsso e


pala
del
tra
la

Trasfigu-

razione; all'Accademia la grande

d'altare
Bellini,

di

San Giobbe,

che

il

primo quadro
e

ad

olio

cinque quadretti

allegorici

parecchie

madonne,
che per

cui

quella

chiamata degli
per
il

Albereta,

celebre,

oltre

divina soavit,
critici

ro-

more

sollevato

intorno ad essa da alcuni


dalla

troppo zelanti,

quando, liberata
chi ristauratori,
originaria e
tata
zia,

patina ingannatrice delle vernici dei vec-

la tavola belliniana

apparve nella sua limpidezza

non

gi,

come

si

volle far credere,

crudelmente

trat-

profanata.

Soavissima cosa, pure all'Accademia di Venefra due Sante, figure irradiate quasi orizzondi

la

Madonna
da

talmente

una luce

sole
il

al

tramonto.
di

Ne

possiede

una
Santa

replica con leggere varianti


della

Museo

Madrid. Un'altra Vergine


nella

prima maniera

di

Giambellino

chiesa
la

di

Maria dell'Orto, e un'altra del 1488, bella come


giovinezza, pensosa

sua fiorente

come
h

il

genio del pittore, che l'ha posta sul

suo trono marmoreo, nella sagrestia della chiesa de'Frari. Nella


chiesa di

San Zaccaria

un grande
e

famoso quadro

d' altare

dell'anno 1505; a San Francesco della Vigna

un quadro

in largo

con

la

madonna,

il

bambino

quattro santi dell'anno 1507; e a

San Giovanni Grisostomo


foro e Agostino. Questa
dell'arte,

la pala

con
cui

Santi Girolamo, Cristo-

pala, in

si

vedono

nuovi

modi

fu

compiuta dal maestro nel 1513, a ottantatr anni, e


d'

mostra quanto agile e insaziabile


fosse

avanzamento e

di perfezione

l'ingegno

del Belhni,

il

quale, dopo aver sentito l'intlusso

38

LA PITTURA VENEZIANA

del Durer,

ammorbidi
belli di

contorni delle sue figure, quando vide


e Tiziano.

le

opere
i

di

due giganti: Giorgione

Ricordiamo ancora
la

fra

dipinti pi

questo artefice grandissimo

tavola

del-

A ALBKPan'Tl

\ Incoronazione della Vergine a


site piccole

San Francesco

di Pesai^o,

con squi-

figure ai lati e con istorie

d'indicibile
la

bellezza nella
in trono,

predella

in

San Pietro martire

di

Murano

Madoana

VENEZIA

- Chiesa dei

Frani

La Vergine

in

trono

Santi

Giovanni Bellini

II.

IL

PRIMO rinascime:sto

39

innanzi

alia

quale piega
di

ginocclii

il

doge Marco Barbarigo; in


Ci'isto; e

Santa Corona
tenute

Vicenza

il

Batirsimo di

molte Madotine

come gemme

nelle collezioni italiane e straniere.

Sempre

mobile, sempre vivace e profondo ad

un tempo,

l'ingegno di Gio-

vanni Bellini non avverti affevolimento nell'et tarda; e in tutte


le

sue opere lampeggia una

nol)ilt e signorilit

veramente
esalta

latina,

appare non so che calma olimpica, che tutto

illumina

vagamente.
L'ultimo suo quadro, rappresentante
cominciato nel 1515 per
la
l'

Evangelista Marco, infu,

Scuola di San Marco,


e

l'anno dopo,

troncato a mezzo dalla morte,


Belliniano.

compiuto nel 1526 da Vittore


Bellini, diedero
fiorire,

Insieme con

Vivarini e

efficace

impulso
che Ba-

all'arte veneziana, in

questo primo suo


vi

altri pittori
il

nacquero
salti,
il
il

Venezia o

appresero
il

l'

arte,

come
il il

Crivelli,
il

il

Moceto, Jacopo da Valenza,


il

Bastiani,
i

Carpaccio,
Rizzo,
i

Cima,

Parentino,
il

Mansueti,
il

il

Diana,
il

Veglia,
il

Marco MarDelle Destre,

ziale,
il

De Barbari,
il

Catena,

Bisslo,

Pennacchi,
il

Montagnana,

Previtali, Vettor Belhniano,


ai principali.

Boccaccino ecc.

Accenneremo

Assai credibilmente

compagno

di
e,

Bartolomeo

di

Alvise

Vivarini alla scuola dello Squarcione,


nell'orbita del
il

per conseguenza, attratto


la

Mantegna, form tra loro


visse a lungo e

sua educazione artistica


),

veneziano Carlo Grivelh (1440 (?)-1404(?)


la patria,

il

quale, abbando-

nata

mori nella Marca d'Ancona, ove


quali, fra
i

compi molti quadri, parecchi dei


lerie di

pi belh, ornano

le gal-

Londra,

di Berlino e di Milano, e altri


stessi

sono rimasti nella

provincia di Ascoli Piceno. Agli


^larco Basalti, nato,
in Capodistria,

principi

educ l'ingegno
1521.

non

si

sa bene, se in Venezia o nel Friuli o


1

ma

vissuto a Venezia, dal


nella

i9(> al

La pala in

chiesa dei Frari

cappella dei Milanesi, Sant'Ambrogio in

trono e vari Santi, lasciata incompiuta per la morte di Alvise Vivarini fu finita, nel 150:^, dal Basalti. L'azione di

GiambelKno
opere
sue

fu

per efficace anche sul Basalti e


pregiate
:

si

rivela

nelle

pi

la

Vergine adorata dai Santi

agli Uffici di Firenze,

Ges

40

LA PITTURA VENEZIANA

'nell'orto
i

degli olivi

e Cristo e

figli di

Zebedeo all'Accademia

di

Venezia.

Una
nella

vecchia tradila

zione ascrive a lui


in

Vergine

gloria

chiesa di
;

San

Pietro di
te
st'

Murano
sia

ma
il

v'

for-

ragione di dubitare che gue-

opera

invece

frutto

di

una collaborazione
Bellini
vo.

di

Giovanni
suo alheil

con qualche
si

Molto
piccole

esercit
di

Basalti

in

pitture
e

destinari-

zione

domestica,
il

spesso

pet

soggetto di
deserto.

San

Giro-

lamo nel
dolcito poi
lino, si

L'influsso dei Vivarini, rad-

da quello di Giambel-

scorge anche nelle opere

di

Giambattista
il

Cima, meglio

conosciuto con

nome

di

Cima

da Conegliano, bel paese della

Marca Trivigiana, ove


cinquantasette anni.
di diligentemente

il

pittore
circa

nacque nel 1460 e mor a

chi guarle

per

opere

pi giovanili di questo pittore, parr


ragionevole

pensar

che da

all'arte egli

sia stato avviato

Bartolomeo Montagna, del quale


parleremo
fra poco.
si

Le migliori
devono cer-

opere del Cima


care in
Milano. R. Pinacoteca.

Italia, nelle

chiese e nelle

gallerie di Vicenza,

Parma, Ve]\Ii-

h\ Madonna della Candeletta.


Carlo Crivelli.

nezia, Conegliano, Bologna,

lano e ^hxiena.

La pi vecchia

IL

PRIMO RINASCDIENTO

41

opera

di lui,

che

si

conosca, a Vicenza; figura la Verf/ine sotto

pergolato e porta

la scritta:

Joanes haptista de Coieglano

fecit

un 1489

)I

\l

li^J

42

LA PITTURA VENEZIANA
mnzo. Se questa

ad

j9.

tela

segna

la

giovinezza

del

pittore, la
e il barn-

tavola

mirabile della galleria di Parma,

La madonna

Venezia. Chiosa del Carmine.

La XAtCiTA

di

Ges

Cima da

Coiiegliaiio.

II.

IL

PRIMO RINASCIMENTO

43

bino fra
di
rit

santi

Michele

Andrea, che fu creduta da alcuni


stata

Leonardo,

deve

essere

compiuta
trono

nella

piena

matue

dell'ingegno.

Due
la

pale d'altare, molto simili nel

disegno
di

nel colorito, sono

Madonna

in

del
di

duomo

Conein

gliano e

il

Battesimo di Cristo, nella chiesa

San Giovanni

Bragora a Venezia. La prima del 1493,


presso, e tutte e

l'altra
il

dell'anno apsi

due furono dipinte quando

Cima

trovava
la

da poco tempo a Venezia. La tavola del Carmine di Venezia,

Nascita del Salvatore, compiuta nel 1504, malamente guasta


dai restauri,

ma

vi si

pu ancora ammirare l'impressione

lieta del

paesaggio, da cui sembra spirare l'aria pura dei colli di Conegliano,


irrigui d'acque, coronati di castelli, sparsi di prati verdi, ne' quali

pascola

Madonna

una Piet, una una delle pi attraenti opere del pittore, la celebre Incredulit di Sa7i Tommaso e La Madonna in trono con San Dionisio e San Vittore, che si trovava, ricoperth d'imbratti, nella chiesetta di Zermen presso
il

gregge. L'Accademia veneta


i

possiede
e

in trono fra

santi,

L'Angelo

Tobia,

Feltro, e fu

recentemente acquistata da quel


il

fine conoscitore,

che

il

direttore della Galleria,

professor Giulio Cantalamessa.

La

monotonia, che taluna volta

si

riscontra ne' dipinti del Cima, lar-

gamente compensata
bianche barbe

dalla placidezza maestosa,

con cui sono rese


di

le figure senili, belle e

nobiH figure

di santi

vescovi dalle

fluenti.

Altri pittori, usciti dalla bottega dei Vivarini,

sono Jacopo da

Valentia, meglio noto con

il

nome

Della Valentina, nato probabil-

mente a Serravalle nella Marca Trevigiana, e del quale sono notevoli un quadro al Museo Civico di Venezia, con il nome di Jacopo
e l'anno 1488, e la pala della Vergine e Santi all'Accademia;

Anche

drea da Murano, autore della pala d'altare, compiuta nel 1507 per
la

chiesa di Trebaseleghe presso Noale; Girolamo Moceto,


il

proljabdmente colori

grande finestrone

istoriato in chiesa ai Santi

Giovanni e Paolo e che nelle sue pitture di Verona dimostr poi


di essersi

scaldato

al

raggio

dell' arte di

Giovanni

Bellini. Ber-

nardo Parentino, del quale sono notevoli V Annunciazione nella


Galleria di Venezia,
il

Cristo e

San Gitolamo

nella

galleria

di

44

LA PITTURA VENEZIANA

Modena, due quadri a

Roma

nel palazzo Doria; e Jacopo da

Mon-

tagnana, autore di pregevoli affreschi nel palazzo vescovile di Padova, sono da mettere fra
gli

squarcioneschi.
fa

Giorgio Vasari, con errori di fatto e di giudizio,

capo Vettor
lo scritil

Carpaccio di quella Scuola veneto-lombarda, a


tore aretino, appartengono fra
altri,

cui,

secondo

l'Altichiero, l'Avanzi,

de

Venezia R. Accademia.

Lazzaro Bastiai

Fior,
i

il

Guariento,
il
il

Campagnola,
Cordella,
11
il

il

Foppa,
il

il

Bnstiani,
il

il

Catena,

Vivarini,

Cima,

il

Basalti,

Mansueti,

^lontagna,
il

il

Diana,

Buonconsigli.
di

Vasari aggiunge che Vettore,


l'arte

primo
Vera-

che facesse opere

conto, insegn

due suoi
Sebastiano.

fratelU,

imitatori fedeli di lui:

Lazzaro

l'uno,

l'altro

mente, n Lazzaro, n Sebastiano Carpaccio sono mai


fior,

esistiti;

ben

circa
il

il

1449, Lazaro

Basfiait

depentor,
il

come

egli stesso

scriveva

suo nome.

Ma

da credere

T'astiani

non gi disce-

IL

PRIMO RINASCIMENTO

polo, bens maestro del Carpaccio; giacch Lazzaro, nel 1460, di-

pingeva una pala per


Scuola di San Marco
Davide.

la

chiesa

di

San Samuele,

e nel

1469

la

gli

dava incarico di dipingere una Storia di


ritenuto
e in

Ora

il

quadro,

come
atto

il

primo del Carpaccio,

reca la data del 1490,

un

pubblico del 1508, Lazzaro


scritto

Bastian, per ragione certo di et,

prima

di

Ser Vettor
fra

Scarpaza.

bens

molta

rassomiglianza di

stile

questi

lilil.I.A

S. (/.UuC.E doivi

la

Scuola

ili

S.

Giova

L. Basliani

due

artisti, cos

che taluni dipinti attribuiti


al Bastiani,

al

Carpaccio sono in-

vece da ascriversi
nerali di

San Gerolamo,
della

ora

Madonna
cenif/o

nella sagrestia del

come L'ultima comunione e / funel Museo imperiale di Vieima, una Redentore a Venezia, e il Doge Moora nella Galleria Nazionale di

ai piedi

Vergine,

Londra.
L'affinit artistica
gliori

con

il

Carpaccio
nella

si

riscontra anche nei

mi-

quadri del Bastiani,

come

Santa Veneranda, all'Ac-

46

LA PITTURA VENEZIANA

demia
nella

di

Vienna,

neW Annunziala
artistici di

al

Museo Civico

di Venezia,

Madonna

della chiesetta del Palazzo ducale di Venezia ecc.

Agli insegnamenti

Gentile Bellini deve essersi for-

mato l'ingegno

di

Giovanni Mansueti, e a Gentile appunto deve

credersi ch'egli alluda in

uno

dei quadri dipinto per la Scuola di

San Giovanni Evangelista, ove ha

scritto

ojms Johannis de ManBenedetto Diana

suctis veneti rccte sentientiwn Bellini discipi.

sembra invece procedere da Giovanni


pittori
I

Bellini.

Ambedue

questi

operarono nella Scuola di San Giovanni Evangelista.


quadri del Mansueti, pervenuti all'Accademia dalle Scuole
e di

di

San Marco

San Giovanni Evangelista, hanno, non

la ste^^sa

bellezza,

ma

gli

stessi

intendimenti delle scene dipinte dal Car-

IL l'RIMU

RINASCIMENTO

47

paccio.

Il

pi antico quadro di Benedetto


e

Diana
si

la

Madonna
stu-

con San Francesco


reale.

Saii Giroamo, die

conserva in palazzo
il

Benedetto Diana viene ora attribuito anche

quadro

pendo
sito,

delia chiesa di

San Salvatore

in A'enezia, Cristo in

Emavs,
il

creduto

prima del Giambellino

e poi del

Carpaccio.

Ma

que-

tante volte discusso, pare ancora lontano dall'essere risoluto.

Del Carpaccio, uno degli


neziana,

artisti

pi insigni della Scuola ve-

quasi ignota la vita. Si credette

che dei natali del

grande

artefice

dovesse essere gloriosa

l'

Istria,

dove Benedetto

Carpaccio,
della vita.

figlio di

Vettore e pittore pur esso, trasse gran parte

Ma documenti

recentemente scoperti provano che Veta Venezia, da famiglia oriunda di

tore nacque, intorno al 1462,


Torcello.

trova in
in

La prima data della sua vita artistica, l'anno 1490, si un quadro della Scuola di Sant'Orsola, l'ultima, l'anno 1520,
Paolo, nella chiesa di San

un quadro, rappresentante San

Do-

48

LA PITTURA VENEZIAN'A

menico
dere
si
il

di Chioggia.

Ma

vi

sono documenti che


verso
il il

ci

traggono a cremigliori
al

Carpaccio vissuto

fin

1525.

Le sue opere

conservano a Venezia, e

quadro delle due giovani donne

Museo Civico, e i dipinti raccolti nell'Accademia e nella Scuola di San Giorgio degli Schiavoni, rivelano l'artefice, che allontanan-

dosi dalle vecchie tradizioni ritrae con attento studio del vero e

con mirabile evidenza


Il

la

magnifica vita veneziana del suo tempo.

Carpaccio fu l'interprete artistico veramente degno del popolo


potenza. Ei

veneziano, nel meriggio della sua gloria e della sua


moltiplica
gli

episodi, desideroso di novellare, quasi peritoso

che

II.

IL

PRIMO RINAS(;iMh:NTO

49
vede circon-

qualche parte

gli

sfugga

della

bella scena

onde

si

dato, e traveste alla veneziana le vecchie narrazioni dei santi, in-

fondendovi tutta r esultanza che ha provata nella gioconda


templazione.

con-

APPARISCE A GAE.LA PLACIDIA.

Ma

esagerazione dire,

come

il

Vasari, eh'

egh

sia

stato

il

capo della Scuola veneta e per primo abbia

fatto

opere di conto.

Fu Giovanni
torno a s
tutti
i

Bellini quegli che pi d'ogni altro attrasse in-

veneti artefici, anche quelli che,


il

come Cima da

Conegliano, seguivano

fare del

Montagna o

di Alvise Vivarini,.

50
anche

LA PITTURA VENEZIANA
che sentirono
inllusso germanico, specie di Alberta

quelli

l'

Durer, come Marco Marziale, autore delia Circoncisione nella Galleria nazionale di

Londra,

dell'altra Circoitcisione, in

mezze

figure,
al-

neir ospizio delle Penitenti a Venezia, della Coici in

Emaus
galleria
di

l'Accademia, e
Berlino,

dell'altra,

alcun poco

variata,

della
dipinti

di

con

l'anno

1507,

ultima

data

dei

questo

maestro.

I.XQUE bANTI

Alla

citt,

divenuta

il

centro

d' irresistibile

attrazione,

il

gran
acco-

focolare intellettuale a cui tutti gli ingegni aveano facolt


starsi, e alla

d'

scuola

del Bellini,
dei
paesi,

il

soave

pittor

delle

Madonne,

giungevano

gii artisti

che avevano con Venezia rela-

zioni di sudditanza o di

commercio.

II.

JL PRDli)

RINASCIMENTO

51

Fra

gli

scolari

e gli imitatoli di

Giovanni
le

Bellini

sono da

ri-

cordare Niccol Rondinelli da Ravenna,

opere migliori del quale


e di

possono vedersi nelle chiese

di

Ravenna

Forl

e nella

gal-

>.

h ITEMI

leria di

Brera

Cristoforo Caselli da

Parma, che a Venezia ha un


;

buon quadro, una Madonna


di Piazza e Piazzatorre,

in trono nella sacristia della Salute

Lattanzio da Rimini, del quale sono due grandi tavole nelle chiese
villaggi

presso

Bergamo

Andrea Previ-

r)9

LA PITTURA YENEZIA^'A
da Bergamo, che, oltre a molte opere per

tali

la terra natia,

dipinse

una soavissima Annunciazione ; Girolamo da Santa Croce pure di Bergamo; Francesco Bisslo autore della Gloria di Santa Eufemia nella cattedrale di Treviso; Pier
Maria Pennacchi
trevigiano,
del

per una chiesa di Ceneda

quale

ammiransi

soffitti

di
;

Santa Maria dei Miracoli e di Santa Maria degli Angeli a Murano

Vincenzo Catena, veneziano,

il

cui capolavoro, 77 marlirio di

Santa

l'zin.

R. Accniloni

La morte

DEr

'ier

Maria Pennaecli;

Caterina^ nella chiesa di Santa Maria Materdomini; Bartolomeo

Veneto, autore di molte


cui
il

Madonne con

il

putto,

sempre

eguali, di
il

prototipo pu dirsi quello che a Venezia possiede


dalle Bose, di molte

conte

Dona
buoni
nale

mezze figure

di sante, fra le quali assai

bella quella presso


ritratti,

la famiglia

Del Mayno a Milano, di ^alcuni

tra cui principalissimo quello della Galleria nazio-

nel

palazzo

Corsini a

Boma. Fra

belUniaui pi deboli

si

II.

IL

PRIMO RINASCDIENTO

53

54

LA PITTURA VENEZIANA

possono annoverare Benedetto Coda ferrarese, Marco

Belli

Fran-

cesco Rizo da Santacroce, Pietro Duia e Pasqualino Veneziano.

Un
mento

forte

pittore,

che grandeggi a Vicenza, e forse fu edu-

cato dal Mant^gna,


diretto del

Bartolomeo

Montagna.
si

Ma, se l'insegna-

grande padovano non

pu dimostrare con

'''^'-^-4^':

'Xc^:

-^y

;C

La \'ekgi\l

r'K

-.u^riENC

)RrO DEL FlGLIU .MOliTO

l.

MoiitagI

documenti, certo
l'austero

che

le

opere
della

di

lui valsero

ad

iniziare nele
il

Montagna l'amore

linea

ben ponderata

senso

d'una vigorosa
cativa.

plasticit, talora

Superba pala del

un po' morta, ma sempre signifiMontagna quella della galleria di Brera

bellissima quella di Santa Corona a Vicenza e le altre sparse nelle


varie chiese della citt e conseivate nel Museo. Daccanto a que-

IL

PRIMO RINASCIMENTO

55
Giovanni

sto maestoso, in

un posto
il

infeiiore

ma ben

in vista, sta
il

Bonconsigli, detto

Marescalco, vicentino,

dirsi la pala or posta nella chiesa di

pu San Rocco a Vicenza. Tracui capolavoro


e notevoli
i

gicamente bella

la

Disposizione nel

Museo

quadri a Ve-

nezia nelle chiese di San


a

Giacomo

dall'Orio e dello Spirito Santo;

Maggiore nella chiesa


Giovanni

Montagnana nel palazzo comunale e nel duomo; a Montecchio di San Pietro. Ambedue questi maestri, di
l'

natura severa, parvero ingentilirsi alquanto per


Bellini.

irradiazione di

Devesi ricordare, prima di porre termine a que-

sto capitolo,

che un gentile cremonese venne in questo tempo a


di quei pittori,

Venezia a schierarsi nella bella compagnia


quali
si

con
la

fuse

armoniosamente, pur manifestando sempre

sua
ri-

derivazione lombarda. Egli Boccaccio Beccaccino, del quale

mane

a Venezia

il

fresco e vaghissimo quadro dell'Accademia, ese-

guito perla chiesa di

San Giuliano,

la

Sacra conversazione;

e belle

Madonne
cor
di
ci

in Palazzo Ducale e nel

di luce e di leggiadre

museo trasparenze. E un

Civico, dagli occhi pieni


altro

lombardo, che an-

nasconde

il

suo

nome

e che gli eruditi


le portello

hanno convenuto
dell'organo della

chiamar pseuclo Boccaccino, dipinse

chiesa veneziana di San Basilio; e pregevoli opere di lai troviamo

all'Accademia, a San Pietro martire di Murano, nella sagrestia di

Santo Stefano.
Cos, tutto intorno a Venezia, la pittura
si

andava svolgendo

come per
rono
i

tanti rivi,

quali mettevano poi foce nel gran fiume re-

gale dell'arte veneziana. Gli

ultimi

discepoli di Giambellino fui

pi insigni

Palma

il

vecchio, Lorenzo Lotto e

due gran-

dissimi Giorgione e Tiziano.

Con
ziato

questi artefici s'apre

il

meriggio dell'arte veneziana, tutto

luce e colori.

Ma

dinanzi alle opere di quel primo periodo, inie


ci

con

Muranesi

con

Jacopo

Bellini

finito

all'

appa-

rizione

di Giorgione,
:

sentiamo

tratti

ripetere le parole di
cette

Carlo Blanc

au milieu du tapage de
et

l'cole vnitienne
.

calme simplicit nous touche


quattrocento
si

nous attendrit
si

Gli artefici del

staccano dalle tradizioni e

accostano amorosi alla


gli

realt. I soggetti sacri si

fanno pi vicini a noi e

angeli e

santi

56

LA PJTTUR.V VENEZIANA

prendono pi libera variet


della vita terrena
si

di

atteggiamenti,

ma

il

sentimento

accompagna ancora
forma
fsica si

alla fede

profonda nella

vita celeste, e nella


teriale
realt,
si
il

scorge ancora, anzi che la


ci
il

ma-

sublime

ideale.

Certo,
e

voleva

il

cinquecento

perch

manifestasse tutta la

pompa

vigore della bellezza e


irresistibile,

della salute.

Ma non pu non

avere su noi un fascino

con tutte
del

le

sue belle doti giovanili,

l'arte dei Vivarini, dei Bellini,

Carpaccio, quell'arte che ingenuamente splendida mente vereconda, entrata trionfalmente nel regno delle

e robustaidee,

and

rapidamente conquistando anche quello delle forme.

CASTELFRANCO VENETO

- Chiesa Pannocchiale

La Vergine

in

trono e

Santi Francesco

Liberale

Giorgione

Venezia. B. Accademia.

Il ricco

Epulone

Bonifazio de'Pitati.

IH.

Il

secolo d oro

A,
i

.1

tempi della grandezza e della potenza succede per Vesi

nezia un' et in cui, pur fra lo splendore e la pompa,

nascondono

germi del decadimento. La

vita giovanile, piena di energia e di

operosit, d luogo alla maturit, circondata

dagli agi, dalla ric-

chezza e dai

lieti

riposi.

Gi sin dalla fine del secolo


raviglioso

XV

andava declinando quel mefatto di

movimento commerciale, che avea


Capo
di

Venezia
il

il

pi potente stato d'Europa, e la scopeita


saggio del
ai traffichi,

dell'America e

pas-

Buona Speranza facevano prendere


i

altra via

togliendo a poco a poco ai veneziani


salita nel

lauti guadagni.

La popolazione,
abitanti,

primo ventennio del secolo


;

XV a

190,000

diminuiva rapidamente
il

il

lusso e la ricca eleganza facei

vano scemare

desiderio del lavoro, e

nobili,

prendendo a schifo

58

LA PITTURA VENEZIANA
parsimonia del vivere mercantesco, lasciavano ormai

la
i

al

popola

commerci

e le industrie

per non occuparsi se non di

politica.
i

coli di
viti,

La Repubblica voleva far dimenticare le minacce e periun rapido decadimento, con lo spettacolo continuo di condi feste, di cerimonie.
di

se l'animo

si

rattrista dinanzi
la

allo
la

spettacolo

un popolo, che va perdendo

sua

potenza,

mente per converso


ganza delle

vinta

dal

bagliore

delle

feste,

dall' ele-

vesti, dalla

piacevolezza del costume.


veii

Cest la plu^

triomphante die que faye jamais


lippo de

esclamava nel 1495 FiVili.

Commynes, ambasciatore di Carlo La immagine di questa vita gioconda fu

raccolta dall'arte, che,

fra propizie condizioni,

passa dalla timida giovinezza alla tlorida

masen-

turit, rispecchiando, nella ricca e varia

armonia dei
civilt

colori, la

sualit e la lietezza della

natura e della
in tutto
il

che

la

circondavano.

La

b^dlezza

mondana

suo fulgore appare in Gior-

gio Barbarelli,

chiamato Giorgione, per certa grandiosit sortita


illegit-

da natura nell'animo e nella persona. Nato nel 1477, da


time nozze, secondo alcuni in
giana, secondo
altri

Castelfranco
villaggio

della

Marca Trevifu a

nel vicino

di Vedelago,

Ve-

nezia
cellio.

scolaro di Giovanni

Bellini e condiscepolo

di Tiziano
la

Vesua

Giorgio

fu

anche eccellente

suonatore di liuto e

campo a San Silvestro, era spesso rallegrata da brigate di amici e di donne belle. Ch'egli si sia dato fuor di modo ai piaceri amorosi probabile, ma intorno alla sua fine immatura
casa, in

non

da credere al Vasari, e

neppure

al Ridolfi,

il

quale racconta

la storiella pietosa, abbellita

anche
pel

di recente dalla poesia, di

Gior-

gione, morto di crepacuore,

tradimento di un suo discepolo,


il

Pietro Luzzo, detto

il

Morto da Feltro,
Cecilia,

quale avrebbe sedotta

una donna,
del

di

nome
Feltre,
i

amata ardentemente dal maestro.


quali fanno
*^^\

N
di

Morto da

di

un
i

Pietro Luzzo, morto combattendo


soltanto

a Zara, parlano

documenti,
feltrino

menzione

un Lorenzo de Luzo

autore di una bella tavola, ora

(1)

Lorenzo de Luzo

fu

Barlolomeo

di Feltre,

il

12 diceiiibre 1526

fa

testamento

a Venezia-

in atti

Bernardo de Cavaneis.

IL

SECOLO d'oro

59

nella Galleria di Berlino,


lice,

uomo

religiosissimo, marito e padre fe-

che nel 1519 e anche pi tardi dipingeva tranquillo a Feltro,


alle

senza insidiare

donne
si

d'altri.
il

Con Giorgione

muta interamente

concetto e

l'

inspira-

Galleria GJovanelli.

Paesaggio con TE^rpESTA

zione dell' arte veneziana, la quale esce da ogni vecchia timidezza.

Al vigore del chiaroscuro,


gli

alla

sapienza del modellato egh aggiunse

ardimenti della vivida fantasia, e primo fece palpitar sulle


i

tele

bei corpi femminili dalle rosee carni, che staccano sul pae-

60

LA PITTURA VENEZIANA
compreso ed espresso con novo
nel
di

saggio,

profondo sentimento

della natura.

Giorgione moriva
vita

1511, a trentaquattro anni. La breve

non numero

gli

consent

lasciar molte opere,

sebbene un gran

di quadri porti, nel desiderio dei proprietari di essi e nei


il

cataloghi,

nome
:

del sublime

artefice.

Giovanni Morelli, giudidi

zioso critico, riconosce

come autentiche
Uffizi,

Giorgione soltanto

le

seguenti opere
1.

Due

quadri giovanili agli

rappresentanti

La prova

del fuoco e
2.

La sentenza

di Salomone.

Un

Cristo die porta la croce, nella Galleria Loschi a Vicenza.


trono, con
i

3.
il

La Madonna in

santi Francesco e Lijcrale,


di Castelfranco,

capolavoro del maestro, nel


4.

duomo

Paesaggio con tempesta, nella Galleria Giovanelli di Venezia,


il

dipinto conosciuto con

titolo di

Famiglia del Giorgione,

ma che,

secondo

la

recente congettura di
tolta dalla

un

critico tedesco,
il

rappresenta

una scena
batte

Tehaide

di Stazio:

re Adrasto, che s'imdi

nella regina

Ipsipile,
il

espulsa dalle

donne

Lemno
^'^K

e co-

stretta a fare presso


5.

re di

Nomea
e

servizi di

baha

Madonna

con
di

il

bambino

ed lati
al

Sant' Antonio

San
resti-

Rocco, nel Museo

Madrid, attribuita

Pordenone,

ma

tuita dal Morelli a Giorgione.


6.
Il

Cavaliere di San Giovanni, agli Uftizi di Firenze.

At-

tribuito a Pier Della Vecchia.


7.

Dafne

Apollo, tavoletta nella Galleria del Seminario pa-

triarcale di Venezia.
8.

Le Tre
II

et dell'

nomo,

nella

Galleria

Pitti,

quadro

attri-

buito a Lorenzo Lotto,

ma
di

dal ^lorelli creduto di Criorgione.

9
10.

Concerto, al Louvre.

Un frammento
I

quadro,

rappresentante

due giovani

uomini, nella Pinacoteca Esterhazi a Pesth.


\\.
tre filosofi, nella Galleria del

Belvedere a Vienna.

(1)

WiCKHOFF,

Giorrjiones

Bllder

zu r-omsclten HeldengediciU-n

(in

Jahrbuct der

k.

in'eussiscien

Kunstsamynlungen.

xiv, 1895\

III.

IL

SECOLO

1)

ORO

61

Da

ultimo,

il

Morelli, in

una Venere, creduta copia


il

del Sas-

soferrato, nella Galleria di Dresda, vede, a traverso e le offese

sudiciume

del ristauratore,

un' opera

di Giorgione,

che esisteva

2
in casa Marcello a

LA PITTURA VENEZIA^'A

San Toma a Venezia, una mirabile

figura di

Venere, la pi bella del mondo.


Il

genio di Griorgione, che con un' ammirabile

temperanza

delle sue facolt uni la forza del pensiero alla grazia aella espressione, illumin e fecond tutta
la

Scuola veneziana del cinque-

cento,

ma
di

il

pi fedele imitatore della maniera del maestro fu


il

Sebastiano Luciani, nato a Venezia nel 1485, conosciuto con

nome
duto

Sebastiano del Piombo, perch, resosi


dei

frate,

fu provve-

dell' ufficio

brevi

della Cancelleria

pontifcia.

Passato

dalla scuola

di

Giam bellino

a quella di Giorgione,

tanto seppe

imitare quest'ultimo nella pala di


farla credere

San Giovanni Grisostorno, da


Francesco Sansola

opera

dell' artefice

di Castelfranco.

vino, nella sua Venetia, scrive: a

San Giovanni Crisostomo

pala d'altare con le tre virt theologali, incominciate da Giorgione


et finite poi

da Sebastiano del Piombo


il

Forse Giorgione aiut in

quest' opera

suo

allievo,

il

quale in appresso non rifiut

un
il

altro

grande cooperatore, Michelangelo, che fece a Sebastiano

car-

tone del Cristo morto a San Pietro in Montorio a Pioma. Frate

Sebastiano

fin la vita lieta e

poco operosa in Roma, nel 1547.


alla gloria, la vita del-

Se Giorgione fu immaturamente rapito


l'emulo suo Tiziano Vecellio
fu,

per converso, lunghissima, ope-

rosa, confortata da tutte le energie e tutte le esultanze dell'arte.

Nato, nel 1477, a Pieve di Cadore, inspir l'anima giovinetta alla

severa

bellezza

de' suoi

monti, che poi

si

compiacque introdur

sovente nei fondi de' suoi quadri.

dieci anni lasci l'alpestre

nido per Venezia, dove fu educato, prima presso un pittore mediocre,


salito in

Sebastiano Zuccato, poi alla scuola di Giamhellino. Presto

rinomanza, fu chiamato a dipingere a fresco, insieme con


lasciato imperfetto dallo stesso Gioril

Giorgione, la facciata del Fondaco dei Tedeschi, e nel 1511, a finire


in Palazzo ducale
il

quadro

gione

Federico Barbarossa che bacia


altri

jGde

a papa Alessan-

dro, perito insieme con

due suoi

dipinti.

La

battaglia del
nell'

Cadore e
del 1577.

La

battaglia

tra imperiali e

Spoletini,

incendio

Alfonso d'Este

lo invit a Ferrara,

ove lasci molte opere, tra

III.

IL

SECOLO D ORO

63

le

quali

il

celebre quadro Bacco ed Arianna, ora nella


l'altro

Galleria

di

Londra,

Baccanale stupendo della Galleria


tripudio di
putti

di

Madrid
alla

e quel vivissimo

nudi e festanti intorno

Venezia. Chiesa

di

S. Giov.

Crisostomn.

ISnSTOMO. IL BATTLSTA. E ALTRI SANTI E SANTE

04

LA PITTURA VE.\EZIANA

statua di Venere.

questi
si

quadri convieu
pi tardi

clie
il

risalga chi vuol

sapere a quali fonti

sia dissetato

genio di Rubens.

di ricchezze e d'onori, il gran Gadorino se ne torn a Vedando mano a molte opere. L'Assunta, compiuta nel 1518 per l'aitar maggiore del tempio dei Frari, aveva precorso le opere

Colmo

nezia,

di Ferrara;

ma

per

la stessa

chiesa egli fece di poi, nel


'J526,

l'altra

pi

vigorosa

pala sull'altare dei Pesaro,

ed del 1530
lavoro,
tire,
il

il

suo capo-

San

Pietro Mardi-

sventuratamente
dall'

strutto

incendio

del

1867,

in

chiesa dei Santi

Giovanni e Paolo.

Nel 1529, l'imperatore


Carlo V, trovandosi a Bologna,
tratto

desider

esser
il

ri-

da Tiziano,

quale

per
gere
in

il

suo valore nel dipinle

umane sembianze,
sapeva mettere
la

cui
il

vita,

movimento, l'indole
Francesco
i

-Madonna net^la Pala dei Pesaro

morale, venne in tanto grido,

che

I,

Fi-

lippo

li,

re

Ferdinando, Enrico IV,

Solimano,

dogi Loredano,
i

Grimani,

Gritti,

Land, Donato, Trevisan, Venier, e


III,

papi Cle-

mente

VII, Paolo

Giulio

III,

vollero avere da lui

loro ritratti.

Ancora una

volta Carlo

richiese la sua effige al pennello di Ti-

ziano, e quando, nel

1532, se

ne ritorn in Ispagna cre

il

pil-

tore conte palatino e cavaliere dell'

impero romano.
per invito di Paolo
il

Lungo sarebbe numerare


and a Roma, ove,

quadri sacri e profani, eseguiti dalIII,

l'infaticabile Vecellio fino all'anno 1545, in cui,


fra altro, lasci la

Danae, per
in

duca Ottavio
a Innsbruck;

Farnese. Dipinse quindi per Carlo

Augusta

III.

IL

SECoLu d'oro

65

al

suo ritorno in Venezia fece per Filippo


e Giasone,

li

Diana ed Atteone,
e

Medea
e

Pane

Siringa,

Andromeda
con
le

Perseo, Venere
allegoriche

Adone, in gran parte


di

all'

Escuriale,

pitture

della Religione,

commissione

di Carlo V.

Di questo incom-

parabile

prodigiosamente

fecondo pittore occorre appena far


conosciuti,
della

menzione dei quadri, da

tutti

non
al

foss'altro di

nome:
^^)

L'amor sacro
Bella
d

l'amor
la

iirofano

Galleria Borghese,

la

Tiziano e

Venere

del

Pardo,

Louvre,
di

la

Flora
la

le

Veneri degli
di

Uffizi, la

Venere del Museo


quella

Darmstadt,

Danae
ticana.
traenti,

Napoli,

quella di Vienna,

di Pietroburgo, la

grande pala per San Nicoletto dei Frari, ora nella Galleria VaGiova meglio qui accennare ad una delle opere pi
atal

La

presentazione al

Tempio,

non ha guari ridonata

primitivo suo luogo e alla primitiva sua forma. Neil' antica Scuola
della
Carit,

ora

sede

dell'Accademia yeneta, nella saletta delsoffitto

l'Albergo, dallo stupendo

intagliato

fiorami

d'oro su

fondo azzurro, sopra

le

due
gli

porte, Tiziano avea

dipinto, su tela,

La

Presentazione, che

era stata ordinata nel 1534, e nel 1538,


il

secondo un documento, era za fata. Sebbene

Vecellio sentisse gi
i

a questo tempo
chi e
le

l'influenza dell'arte di Michelangelo, e

suoi toc-

sue pennellate fossero,

come
si

dice

il

Vasari, tirate via di


il

grosso, pure in questa tela egli

mostra ancora

maestro che

compiva

suoi lavori con tale sicurezza e diligenza di


.

mano

da essere veduti da presso e da lontano


anni del decorso secolo, furono ordinate

Quando,

in sui primi

le Gallerie nelle sale della

Scuola della Carit,


stesso lo infsse,

il

dipinto fu divelto dalla parete, ove Tiziano

dopo averlo coordinato a quel luogo e intonato


di

a quella condizione
il

luce,

fu

ristaurato da
di

un

profanatore,
il

quale

vi

aggiunse

due rettangoli
orizzontale

pittura,
alto,

ov' era

vuoto
cen-

delle porte, e
timetri.

una

lista
le

in

di

circa

venti
il

Ora, tolte
tutta

aggiunte apocrife del restauratore,


parete, adattandosi ai vuoti
delle

quae

dro

occupa

la

porte,

CI)

Di recente Umb?rtoGnoli ha voluto dimostrare che questo famoso quadro rappresenta Venere
(V.

che persuade Medea a seguir Giasone.

Rassegna d'Arte,

fase, del

novembre-dicembre

1902).

G6
restituito

LA PITTURA VENEZIANA
ha riacquistato

all'antica sua forma,

il

suo fascino ori-

ginario.

Non
se

mai,

come

in Tiziano, la pittura fu ricca e gagliarda.

Ma,

bandita ogni intima emozione del sentimento, in lui non vibra

non

il

fervido
tutto

amore
che
si

della bellezza.

nel cuore,
loroso,

agita nella mente,

non

lo arresta,

pago di

si muove come un mistero dorappresentare, con una tecnica me-

Tutto ci che

ravigliosa, la vita del senso, dominatrice di (juella dell' anima. Egli

ha

la tranquillit

della forza: spirito

che

non

si

ascolta e
i

non

s'interroga, e accetta la vita com', senza indagarne

misteri.

La sua

vita

fu

come

la

sua

arte,

lietamente serena.

Ebbe

protezioni d' imperatori, amicizie di re e di principi,

ma

fino alla

estrema vecchiezza non servi mai ad altro se non

agli occhi delle

donne
che
il

belle,

specialmente di quella formosissima Flora, che anritrasse con


il

Palma

nome

di

Violante, e fu anzi dal Bofiglia

schini e da altri erroneamente creduta

del Palma,
il

il

quale

non

fu

mai ammogliato. N pu supporsi che


figli

Palma,

religio-

sissimo e di puri costumi, avesse

illegittimi,

e avendoli

non

ne facesse cenno nel suo testamento, in cui, con largo cuore, benefic tutti
i

suoi parenti.
il

Intorno ai quaranta anni,


cilia,

Vecellio

si

ammogh con una

Ce-

della quale s'ignora

il

casato,

morta

in ancor giovane et

nel 1530, dopo averlo fatto lieto di tre figliuoh, Pomponio, Orazio,

che tratt con onore

il

pennello, e Lavinia, che

il

padre ritrasse

in varie forme, e and sposa a


vigiano.

un

Sarcinelli di Serravalle nel Tri-

Ebbe Tiziano anche un


il

fratello di

da giovane dimostrava fantasia viva


per temendo
suase a darsi alla mercatura.

nome Francesco, il quale mano pronta nella pittura


lui superato, lo

grande maestro di essere da

per-

La casa
devasi da

leggiadra di Tiziano era posta nella remota contrada

dei Biri, in parrocchia di

San Canciano. Dal loggiato, cui ascenun vago giardino per una gradinata, la vista si estendeva sulla laguna e sulle Alpi lontane. Le stanze spesso si aprivano a
millo,
il

festevoli convegni, ai quali

prendevano parte Giulio Cal'Ai'etino.


il

Priscianese, notissimo

latinista,

Maivolini.

IL

SECOLO

I)

ORO

67

lo

Zuccato,

il

Saiisovino, Jacopo Nardi, Donato Giannotti e alcune

donne
lieva

gentili,

Paola Sansovino, Giulia da Ponte e


Irene

la prediletta al-

di

Tiziano,

da
il

Spilimbergo,

rapita all'arte sul fiore

dell'et.
i

poco a poco

Vecellio vide morire gli amici pi cari,

parenti, la diletta figlia Lavinia, e rimase solo, vecchia quercia


resistito alle bufere.

che aveva

Nel 1576, quando scoppi


il

la peste,

per cui perirono circa 70,000 persone,


ribile

Vecelho, clto dal ter-

morbo, mori
le

il

27 agosto, e quantunque fossero proibite


fu-

per ognuno

pompe

nebri, ebbe gii onori di funerali solenni e fu sepolto


nella chiesa dei Frari.

Non
timo,
e
gli tolse

quiet fino
soltanto la
di

all'

ul-

morte
il

mano

penope-

nello,

mentre stava
di
Croce,

rando intorno a una Deposizione

piuta dal suo allievo


il

comPalma
nato

giovane.

Jacopo
a Serina,
circa
il

Nigreti,

presso Bergamo,

1480, e conosciuto
dell' arte

nella
il

storia

con
vecai'Venezia.

nome

di

Palma

il

chio,
tisti

uno dei sommi


parti,

Chiesa

di

Santa Jlaria Formosa.

della scuola veneziana,

Sant.a B.\rb.\ra.

- Palma

il

Vecchio.

in

certe

special-

mente

nel disegno, superiore forse a Tiziano. Le sue opere pi co-

nosciute sono nella chiesa di Santo Stefano a Vicenza, di Fontanelle e di

Zerman

nella

Marca Trevigiana,

di Scrina,

Dossena e

Pagher

in Val

Brembana,

nelle gallerie di Vienna, di Napoli, del


galleria di
la

Louvre

e nella galleria
il

Benson a Londra. Nella


sorelle. Il

Dresda

celebre

quadro delle Tre

suo capolavoro,

Santa

Barbara,

la

pi sana e vigorosa figura di donna, che l'arte abbia

68

LA PITTURA VENEZIANA

mai rappresentata, si ammira nella chiesa di Santa Maria Formosa di Venezia. Le Gallerie dell'Accademia, che possiedono il
Redentore
e

la

Cananea, Sa7i Pietro


al

santi e un'Assunta,

si

sono recentemente arricchite, grazie


Cantalamessa, di
fin

fine giudizio del direttore

qui sconosciuta.

zurro,

un quadio del Palma, una Sacra Conversazione, La Vergine, seduta e avvolta in un manto azregge sulle ginocchia il bambino ignudo. A sinistra di lei,
San
Giuseppe, e a destra, seduta. Santa CateBattista genuflesso.

sta inginocchiato

rina,

avendo accanto San Giovanni


ridente.

Nel fondo

un paesaggio

Per

la

poesia della
la

composizione, espressa

con sentimento straordinario, per


la castigatezza del disegno,
il

robustezza del pennello, per

pittore di Scrina
il

apparisce qui in

tutta la sua grandezza.

probabile, secondo

Cantalamessa, sia
tutti
gli artefici

questa l'ultima opera del Palma, dipinta quando


risentivano l'inilusso
di

Tiziano. Infatti, tra la

Sacra ConversaVecellio
la
si

zione

del

Palma

e la
tali

Madonna
Ora,

di Casa Pesaro del

possono riscontrare

rassomiglianze, da parer che

prima

sia
il

derivazione dall'altra.

ammettendo
al

ci,

convien credere

quadro del Palma posteriore


fu

152(3, in cui la

pala dei Pesaro

messa

al

suo posto. La Sacra Conversazione

mostra

la

mache

niera pi perfetta del Palma, tutta calda di riverberi tizianeschi,


e vuol

dunque

esser

messa

tra le ultime opere


il

del

pittore,

continuamente procede verso


totto anni,
artefice,

meglio,

e,

morendo

a
il

quaran-

non ebbe decadenza. Forse a questo quadro


dal

grande

affranto

male, avr

rivolto

lo

sguardo, quasi

me-

lanconico saluto, quando nella sua casa, in parrocchia di San Basso,


dettava,
il

28

luglio 1528,

il

suo testamento ad Alvise Nadal, pie-

vano

di

San Boldo
il

e pubblico notaio.

Aveva
tolomeo,
zio,

che

Palma un nipote, figliuolo di un suo fratello BarPalma, e dopo la morte dello si chiam Antonio
e

venne a Venezia,

spos

la

nipote

del

pittore

Bonifazio

de Pitali di Verona, del quale divenne erede, non solamente del


patrimonio,

ma

altres

dei

metodi

artistici.

Fra

le

molte opere,
Ronifazio

pregevoli per colore ricco ed


Pitati,

intenso, compiute da
II ricco

de

merita particolare

menzione

Epulone, nell'Acca-

III.

IL

SECOLO D ORO

69

70

LA PITTURA VENEZIANA

clemia Veneta.

Ma

molti altri l'Accademia ne mostra, fra


,

quali,

notevolissimi sono la Strage degl' innocenti

il

Giudizio di Salo-

mone, Cristo benedicente


di Santa Maria Mater

in

trono fra vari


e'

mnti. Nella chiesa


in cui quasi
la
si

Domini

una sua Cena,

pone a

lato

del

Palma
le

vecchio,

con l'arte del quale

sua ha

veramente una

fratellanza.

Fu fecondissimo
in
gallerie
il

pittore, e perci

non

raro incontrare

sue opere

italiane e straniere;

ma non

si

pu degnamente conoscere

Bonifazio se
nezia,

non a Vesuo inge-

dove

il

gno sembra pi sfolgorante, e


di
il

suo magistero
ci

coloritore
di

riempie
stessa
sia-

talora

quella

ammirazione, onde

mo

conquisi innanzi ad
di Tiziano. Gli

un'opera
storici

dell'arte
all'

credet-

tero fin qui


di
tre

esistenza

pittori

Bonifazio,

fioriti

a Venezia.
e

Ora un
Gustavo

diligente

acutissimo

critico tedesco,
Bergamo. Galleria Carrara.

Ludwig,
Ritratto
di

ha dimostrato

on filosofo

G. Cariani.

con i documenti che un pittore mediocre, di


si

nome
natia
;

Bonifazio Pasini da Verona, non

mosse mai

dalla citt

che Bonifazio de
il

Pitati,

pure da Verona, neppur parente del


il

precedente, fu
lazzo dei

nobile artefice,

quale dipinse, fra altro,

il

pa-

Camerlenghi a
nipote

Bialto, e

che finalmente Antonio Palma,

erede,
il

imitatore,
il

del

de Pitati e padre di Jacopo Palma


il

giovane, fu

mediocre pittore scambiato con

terzo Bonifazio.
il

Scolare e aiuto del

Palma

fu

Giovanni de

i)usi detto

Cariani
del

della Valle del Breml)0, che oper molto in

Bergamo. Ne'quadri
si

Cariani di soggetto profano, a mezze figure,

riconosce la sopravdi

vivenza di elementi giorgioneschi, trapassati per nelle mani

III.

IL SEC.etLO

r>

OK

71

un uomo, che nell'amor


alquanto l'ideale. Pure

delle carni rosee ed opulente

ne abbassa

al

Palma

s'accostano Rocco Marconi, del


il

quale notevole V Adultera, nel Palazzo Reale di Venezia,

San

Pietro con dite

sitr/ti

nel tempio

dei santi

Giovanni e Paolo; e
il

Martino da Urline,

detto

Pellegrino,

per

raro ingegno, e di

San

Daniele, per

il

suo alfetto a questo ridente paese del Friuli,

ove s'ammoaii nel 1497.

Venezia. Palazzo Reale.

L'Adulteha

Rocco Marconi.

Ma una
con un altro

maggiore
artefice,

affinit nell' arte e nella vita

ebbe

il

Palma
lui:

che poteva veramente gareggiare con


non,

Lorenzo Lotto,

nato

come
il

fu creduto,

a Treviso o a Beril
il

gamo,
e
il

ma

a Venezia, verso

1480, e morto a Loreto, tra

1555
gusto

1556. Di questo insigne pittore, che, non seguendo

dell'et, cercava nelle figure l'espressione

del sentimento, molte

opere
zionare
Asolo,

si

conservano in
il

Italia e fuori,

tra le quali baster

men-

San Girolamo

del

Louvre, una tavola nella chiesa di

dipinti di

Bergamo, che sono del suo tempo migliore,

l'I

LA PITTURA VE^EZIA^'A
1513

dal

al

1524,
ai

freschi

di Trescore Balneario, le pale d'al-

tare al

Carmine,

Santi Giovanni e Paolo e a San

Giacomo

dal-

Trescoi-e Balneario. Oratorio Suardi.

Visione di Santa Chiara

l'Orio

di

Venezia,
il

tre

quadri di Brera,

il

mirabile

triltico
le

di

Recanati,

Calvario a Monte San Giusto (^Macerata),

Stoiie

III.

IL

SECOLO D ORO

73

di

Santa Lucia a

Iesi,

la

pala

di

Santa Cristina del Tiverone


il

(Treviso), e moltissimi altri dipinti, poich

Lotto fu molto fe-

condo. Ebbe varie

maniere, e non

di

rado appare inaspetta ta-

Piaceiiza.

Chiesa

d.

AnORAZiONE \WA Magi

mente
stivit,

sciatto e frettoloso

ma

certo

ebbe una
gli

grazia,

una

fe-

un' arte

mirabile

nel disporre

accidenti

del
il

chiaro-

scuro.

Giovanni Morelli ebbe ragione scrivendo che

Lotto fu

correggesco prima del Correggio. Egli fu anche insigne

ritrattista.

74

LA PITTURA VENEZIANA
ritratto del vescovo

il

Bernardo De Rossi nel Museo


che
si

di

Napoli

una

di quelle pilture

possono dir prodigiose; bellissimo

anche l'uomo dalla barba rossa nella Galleria di Brera. Di re-

cente uno studioso trevigiano, Girolamo Discaro, ha giustamente


rivendicato al Lotto
Treviso, ai fianchi del
stati attribuiti a
i

due famosi paggi,

frescati
;

in

San Nicol

di

monumento Onigo
e

quali dal Morelli erano

Jacopo de' Barbari.


mistica

All' indole

passionale

del

Lotto,

molto inquieto

della mente,

come
1484.

egli di s stesso scriveva,

forma contrapposto

un baldo
era

artefice,

denominato Pordenone
11

dalla citt friulana, ove

di Pordenone un agiato maestro muratore. Angelo de Lodesanis, chiamato anche de Corticellis, dal villaggio di Corticelle, presso Brescia,

nacque nel

padre

di

Giovanni Antonio

donde era

originario.

Negh
a'

atti notarili il pittore

Giovanni Antoil

nio pur chiamato Sachiense o de Sachis, e Regillo,

quale ul-

timo cognome pass

suoi

discendenti. Senza parlare delle opere

del Pordenone, a fresco o ad olio, mirabili per potente


colorito e purit e pienezza di

magia

di

forme, condotte in vari paesi del

Friuli, nel castello di Gollalto presso Conegliano, a Treviso, a Cre-

mona, a Piacenza, a Roma,


conservino
di lui

ecc.,

accenneremo come a Venezia

si

un

ritratto di

donna, la Vergine del Carmelo,

San

Lorenzo Giustiniani ed
la pala dell'altare

altri san/?" nelle Gallerie dell'Accademia,

di

San

Giovanni Elemosinario, alcuni dipinti

a San

Ptocco,

una pala

nella chiesa degli

Angeh

Murano,

freschi del chiostro di Santo Stefano, deturpati da


stauro.

un ji'ecente

re-

La molle immatura
la

gli

viet di dipingere
<^)

il

gran quadro,

che doveva ornare


Il

Scuola della Carit.


il

Vasari chiama
dif/cile

Pordenone

affabile e cortese,
piv
fiera,

il

Lanzi

afferma esser

trovare

un'anima

pi risoluta,

pi grande

in tutta la veneta scuola. Fiero certamente egli era,

e l'indole avea pronta a trascorrere a violenze. Nel 1505,

venne
di

a rissa sulla pubblica via

di

Pordenone con certo Bartolomio

(1) ArcliivJo di Stato di

Venezia. Notatorio, marzo 1538.

e.

86.

nei biografi del Pordenone.

III.

IL

SECOLO

I)

URO

Marostica ed ebbe, nel 1^34,


stioni d'interesse, con
il

altri

coiitrasli sanguinosi,

per que-

fratello Baldassare.
II,

Nel settembre del 1538,

fu chiamato dal duca Ercole

per colorire alcune prospettive in


citt

Ferrara,

ma

appena giunto in questa

ammal

e mori,

non

senza sospetto di veleno, per parte d'invidiosi, all'osteria dell'Angelo,


il

14 gennaio i539. Fu sepolto


pi recenti e pi

nella chiesa di

San Paolo

di Ferrara.

Anche
da
la

critici

<

iiigenti

credono imitatore,

successore e parente di Giovanni Antonio quel Bernardino Licinio


f^ordeioneC!),

che, in

un bel quadro

esistente

nella gallera

Borghese, ritrasse s stesso, con la bionda e opulenta moglie e con


dolce corona di sette figliuoli.
e
i

Ma Giovanni
e

Antonio non

si

chiam

mai Licinio

pittori

Bernardino

Giulio Licini, zio e nipote,

non sono

friulani,

ma
il

appartengono ad una famiglia bergamasca

di Poscante nella valle

Brembana.
pi bello

Puiri

sono

quadri di altare di
nella

Bernardino Licinio:

a Venezia,

chiesa dei

Frari. Frequenti nelle gallerie s'incontrano ritratti pregevoli

sem-

pre dipinti in mezze figure.


L^n imitatore del
teo,

Pordenone

fu

il

genero suo Pom.ponio Amalil

nato a Motta di Livenza nel d505,

quale, con

l'aiuto del

fratello

Girolamo, mollo dipinse a fresco e ad olio


'

in

Friuli e

nelle provincie di Treviso e di Venezia.

Non va
a Sebenico,
dri, quasi

dimenticato un coloritore eccellente, quantunque non

felice disegnatore,

Andrea Meldolla detto


da umili parenti.

lo
I

Schiavone, perch nato

nel

L52-2,

suoi affreschi su facciate

di palazzi veneziani sono sventuratamente perduti;

ma

suoi qua-

sempre

di piccola

misura, sono sparsi in molte gallerie,


dal tocco rile-

riconoscibili dall'intonazione intensa e armoniosa,

vato con moltissimo

gusto sull'impasto ricco e vischioso. Iacopo

Tintoretto solea dire che ogni pittore avrebbe dovuto tener nella

sua bottega qualche quadro

dello

Schiavone per attingerne utih


laguna rifulgono anche
il

consigli relativi alla colorazione.

Nel gran trionfo dell'arte in riva


i

alla

nomi

di

due bresciani: Alessandro Bonvicino detto

^Moretto e

Girolamo Romanino.

76

LA PITTURA VENEZIANA

(Fotogr.

Brami Cle

Vienna. Museo Imperiale.

S.\iNT.\ G!L'st[.'>

:Moretlo

Da Brescia.

III.

IL

SECOLO d'oro

77

Del Moretto,
di

olti'e

che nelle chiese e nelle gallerie di Bergamo,

Como,
Berlino,

di Milano, di Venezia, di Napoli, di

Genova,

di l.onigo,

di Torino, di

Trento

ecc.,

si

ammirano opere
a

a Parigi, a Londra,

a Dresda,

a Francoforte,
citt la

Gassel, a Pietroburgo, a
del

Vienna, nella quale ultima

Santa Giustina

Museo imla ri-

periale fu ritenuta del Pordenone,

prima che

il

Bansonnet

vendicasse

al

Bonvicino.

Dell'artefice

speditissimo,

quantunque
si

finito e diligente, e

qualche volta monotono, soltanto in Brescia


dipinti,

conservano circa cinquantacinque grandi


col,

come

il

San NiStrage

la

Cena

in

Emaus, V Annunciazione, V Erodiade,

la

degV innocenti, Sant' Orsola, V Incoronazione della Vergine ecc. E soltanto in Brescia e nel Bresciano pu veramente intendersi
quali furono
artistico del
il il

pensiero e l'azione di questo pittore nel movimento


ai

suo tempo. Dinanzi

dipinti

del

Bonvicino, sorge

desiderio di conoscere anche l'animo dell'attraentissimo artefice

e l'efficacia delle cause, che

prime

lo

formarono

all'arte.

Ma
il

poco

nulla dicono di lui le istorie.

La

famiglia Bonvicino, oriunda di


altri pittori,

Ardesio, terra del Bergamasco, ebbe due


zio
il

padre

primo,
deriv

secondo del Moretto.

11

soprannome

di

Moretto
al

gli

da un suo antenato.
vato,

Si disputato

anche intorno

suo luogo di

nascita e taluni credettero che del ^Moretto dovesse vantarsi

Ro-

ma

documenti recentemente scopeili provano con certezza


il

esser nato

Bonvicino a Brescia nel 1498.

A
di

cinquantadue anni,
figliuoli.

prese in moglie Maria Moreschini, dalla quale ebbe tre

Mori nel
Brescia.

1554,

fu

sepolto nel

cimitero

San Clemente

di

L'emulo

suo,

Girolamo Romanino, nacque pure


di

in Brescia, circa

l'anno 1485, fu padre felice


roso di alcuni buoni pittori,

numerosi

figliuoli,

maestro amo-

come Girolamo
al

IMuziano, Calisto da

Lodi, Lattanzio Gambara, e mori intorno

1566.

Le opere sue

pi lodate sono nelle chiese e nella pinacoteca di Brescia e nel

museo
Il

di Padova, ove fu collocata la superba tavola,


frati

La Vergine

in trono, eseguita pei Vasari giudica


il

di

Santa Giustina.

invece dice aver

il Romanino inferiore al INIoretto; il Lanzi Romanino avanzato il Moretto in genio e in

78

LA PITTURA VENEZIANA

(Fotog. Alnari).

Brescio. Galleria Marti

La Madonna

in

gloria e Santi

Moretto da Brescia.

IL

SECOLO

J)

ORO

79

franchezza di pennello. Forse vano istituire confronti. Sono due


insigni artefici: soltanto d'indole
retto cercava la

uno
il

dall'altro dissimili.

forma espressiva,
ritratti,

pensiero interiore,

Il Mocome in

taluni

suggestivi

ad

esempio

quello

di

Sciarra ^lartinengo nella


Galleria Nazionale di Londra.

Nel

R emanino

v'

pi

facilit e

potenza d'ine

venzione,

pi solidit

ricchezza di colorito, spe-

cialmente
fresco,

nelle

opere a
manife-

in

cui

si

sta ardito e gagliardo

im-

provvisatore.

Nella bottega del

Mo-

re tto

ebbe

gl'insegna-

menti

dell' arte

Giovanni
nato in

Battista Moroni,

Bondio nel Bergamasco,


verso
il

15-25.

Alcuni

ri-

tratti di

Giovanni Battista
Padoxd. K.
Pniai.iie. j.

possono mettersi a para-

gone
ziano.

di

quelli

del

Tinel-

La Vergine

ix

trono e Santi

Romanino.

E veramente
del
ritratto

r arte

egli fu

singolarissimo, laddove nei

quadri di

vario soggetto apparve debole.

Avea

1'

acume
da
lui

psicologico, che lo
l'arte di

guidava a veder nell'interno delle anime, avea


gli

eliminare

accidenti
ci

oziosi,

onde

visi dipinti

assumono un'eloha imitato Tifu

quenza che

conquide.

Tra
ziano,

pittori veneti, quegli

che pi

di

tutti

dal

quale

ebbe

il

primo avviamento
trevigiano,
il

all'arte,

Paris

Bordon, nato a Treviso nel 1500, morto a settanta anni a Venezia,


hi tutte le opere del maestro
cosi

nei soggetti sacri,

come

in quelli profani,

appare quasi

ritlesso della fastosa vita

80

LA PITTURA VENEZIANA

veneziana.
lui

Ma

il

quadro, in cui l'artefice sale ad un'altezza, da


la Coisegna
dell'

non mai raggiunta,

anello fatta dal

})e-

scatore al Doge, dipinto per


la

Scuola di San Marco, ed


nella Veneta Accade-

ora

mia.

come
sfera.
cati,

La scena avvolta in una rosea atmoFra


i

le stoffe,
i

broci

velluti,

gioielli,

tappeti,

in

un

edifzio

di

architettura magnifica,
]) alto

sul

grado siede
lati

il

Doge,

con
lori,

ai

e intorno senae
patrizi,

magistrati
il

mentre

pescatore semi-

nudo, in alto di inginoccliiarsi,

porge

l'anello

al

Principe.

Pregi grandissi-

mi

del capolavoro di Paris


la

sono

smagliante vivezza

Ielle

tinte e la rappresen-

azione,

stupenda
di

di

evi-

denza,

una
del

di

quelle

sontuose scene veneziane,

che

pittori

quattro-

cento,

come Vettor Carpac-

cio e Gentile Bellini, sole-

vano ritrarre con diligente


amore. Di questi
Ritratto
di

quadri,
storici,

Pace

Sp;

G. B. Morene.

preziosi

documenti
Gli

r ultimo splendido sagi^io


cinquecento, con
la

questo del Bordon.


si

artefici

del
ri-

mente immaginosa, mal


le

adattavano a
I

produrre con esattezza paziente

scene contemporanee.

pittori

sensualmente giocondi
appare
il

di questo
cosi

tempo, e

tra

pi voluttuosi

Bordon, pur

ordinato e modesto nelle consuetudini

IL

SECOLO

])

ORO

81

private,

l'itraggono
si

pi

volentieri

sulla
i

tela

le

voluttuose
si

belt

veneziane, che

tingevano in
si

biondo

capelli,
gioielli.

vestivano di

broccato d'oro e

ornavano di preziosi

Venezia. R. Accadeu

Il pescatori:

che presenta l'anello al Doge

Paris Bordon.

Ma

tra

1'

arte,

gioconda come
i

la vita,

fra

le

regate, le sere-

nate, le luminarie, tra

palazzi sfolgoranti d' oro, vi fu

un austero

82

LA PITTURA VENEZIANA

nell'arte,

come

nella vita,

il

quale tra

la

pace dei campi, condusse

un'esistenza senza passioni inquiete, senza desideri scomposti, con

l'animo inspirato a sentimenti dolci e

tranquilli,

Jacopo da Ponte,

chiamato Bassano, dal paese ove nacque nel 1510. Dopo aver avuto
i

primi ammaestramenti dal padre, pittore pur esso, and a Ve-

nezia ove splendeva la gran luce di Tiziano.

Ma

ritorn presto al

paese natio, e quivi trascorse pacificamente

la vita, fino alla

tarda

Venezia. R. Accademia.

S.

Girolamo

Jacopo Bassano.

et

di

ottantadue anni, lasciando in Bassano gran parte


il

delle

opere sue. Ebbe vivo e penetrante

sentimento
altri

della natura,

studiando certe particolarit del vero, dagli

non curato, com-

prese che l'arte poteva illuminare anche la vita umile, popolana,

preludendo in
sdegn
le

tal

guisa allo schietto realismo moderno.

E non

di ritrarre gli interni dei casolari, delle cucine, delle osterie,

pianure ricche
alla

di messi,

colli

verdeggianti e

gii

animali, che

danno

campagna

un' aria di pace e di agiatezza. Volle altres

VENEZIA

Palazzo Ducale

Venezia incoronata dalla gloria


Paolo Veronese

IL

SECOLO d'oro

83

mescolare

le

umili scene domestiche a quelle dell'Evangelo dando


casalinga

un

aspetto d'intimit
il

anche
gi,

ai soggetti

sacri,

facendo

intervenire

Redentore,

non

come

Paolo, tra le solennit,

le feste e le

di piatti di

pompe, ma nelle povere stanze, nelle cucine ornate rame e di peltri, alle tavole piene di bicchieri e di
il

boccali, tra

micio e

il

cane, e

canestri di pane, di polli, di

piccioni,

anche in
religioso

ci precorrendo, al pari del

Rembrandt,

il

na-

turalismo

di alcuni

moderni.
e

Ma

qualche volta

egli sa

raggiungere

l'espressione

gagliarda

drammatica,

specialmente

con

violenti contrasti

delle luci e delle

ombre, come nel San


le

Girolamo, recentemente acquistato dal Cantalamessa per


lerie dell'

Gal-

Accademia.

Il

San Girolamo
tutto

appartiene

all'

ultima e pi
dipinti dalle

perfetta

maniera

dell' artefice,

verit ne' suoi

calde e lucide tinte, dai tocchi massicci, franchi e ben intesi.

Dei quattro

figli

educati da Jacopo nella pittura, due, Fran-

cesco e Leandro, raggiunsero


care la eccellenza
traccia nella scuola

chiara rinomanza, senza per

toc-

del

padre.

Ma

l'arte dei

Bassano, non lasci

veneziana,

in cui l'ammirazione delle splen-

dide cose esteriori sopraffaceva l'intimit del sentimento.

Le ardenti sensazioni
di

della carne furono manifestate da Paolo


la

Veronese con incomparabile evidenza, con tutta

sovrabbondanza
le

una

gioia possente. Paolo Cahari

nacque nel 1528, e


:

sue prime

opere in Verona, sua patria, furono

una Madonna

santi a San

Fermo maggiore, una pala, rappresentante Ges che risana la suocera di San Pietro, a San Bernardino, la Trinit, in Santa Croce dei Cappuccini, un affresco del Salvatore, a Santa Felicita, e pure
a fresco, sulla
figure,

facciata

di

una casa
l'

in via

della Binastrova,

due

che richiamarono
il

attenzione

del

Sammicheli,

il

quale

mand
dal

giovane artefice a dipingere


stesso, presso

la Villa

Soranza, costruita
1

Sammicheli

Castelfranco. Nel
la villa

553,

si

rec con

Giambattista Zelotto a ornare

Emo

a Fanzolo, nel Trevi-

giano, e poi la Villa Porto a Thiene, sul Vicentino, dove ricevette

r invito di recarsi a Venezia dal suo compatriota padre Bernardo


Taliani, priore dei

Gerolamini a San Sebastiano. Quando Paolo,

sul finire del 1554, o sul principio del '55, giunse per la

prima

84

LA PITTURA VENEZIANA

Veiit-zia.

Chiesa

III.

IL

SECOLO d'oro

85
ancora nella piena

volta alle lagune, Tiziano a sessantasei anni,

ma

vigoria del corpo e dell'anima, regnava

da sovrano, avendo inil

torno a s Tintoretto e Paris Bordon. Era recente


vidi erano tuttora gli
di Bonifazio. Venezia,
fantasiosi,

ricordo, vi-

esempi del Palma vecchio, del Pordenone,


che trasforma e
fa simili a s

gf

intelletti

fecond l'ingegno del giovine pittore veronese, nelle cui


apoteosi la bellezza,
di
1'

tele rifulgono in

eleganza, la morbidezza.
la divina citt,

Nessun' anima era pi degna

comprendere

nescosi

sun ingegno pi
luminosa appare
sato,
la

atto a
l'

renderne
di

l'ineifabile incanto.

Non mai

immagine

Venezia nelle visioni del pas-

come

nel sublime dipinto paolesco del Palazzo ducale, in cui


di

Begina dell'Adriatico, simbolo


Libert,

una

belt superba e sana,

coronata dalla Gloria, celebrata dalla Fama, circondata dalla Virt,


dall'Onore,
dalla dalla Pace,

da Cerere e da Giunone,

ammirata da formosissime donne, da magistrati e da guerrieri. Paolo Veronese veramente il lirico della pompa veneziana, il
glorificatore della luce e del colore,
il

pi vario e luminoso interla

prete di un'arte, che esprimeva la ricchezza, la gloria,

potenza.

Sarebbe impossibile porre in elenco


la cui

le

opere di quest'uomo,

operosit semlira
le

la

somma
il

di venti

uomini operosissimi.
Louvre, un Cowito
di

Bicorderemo appena
di

}sozze di

Cana

al

San Gregorio

a Vicenza,
il

San Giorgio
(di cui
il

Verona,
il

la

Santa
di

Giustina di Padova,

San Giuliano

di Pumini,

Ratto di Eu-

ropa nel Campidoglio di Pvoma


leria di Brera,

nel Palazzo

Ducale

Venezia una replica con varianti);


il

Sant' Antonio della Gal-

Convito

casa
le

di

Simone

della Galleria

di
gli

Torino. Innumerevoli poi sono

sue pitture a Venezia, famosi

alfreschi in pi ville del Veneto.

Paolo Collari

il

pi

efficace

rappresentante
Il

della
il

pittura

veneziana nel suo periodo pi fiorente.


la

pensiero,

sentimento,

in

commozione si trasformano in una grazia una perfezione tutta esteriore e sensibile

plastica maravigliosa,

nelle opere di Paolo,

in cui ci passa davanti gli occhi,


la

come

in

uno spettacolo animato,

gioconda vita di Venezia.

Un

di

il

Veronese fu interrogato dal Tribunale del Santo

86

LA PITTURA VENEZIANA
perch nella Santa Cena avesse dipinto genti armate vecon pappagalli, apostoli che
si

Ufficio
stite

alla tedesca, buffoni


i

stuzzica-

vano

denti con la forchetta, tutte cose che mal convenivano alla


di

maest

un soggetto
che
si

reUgioso.

Il

pittore

con amabile schiettezza


concetti, e potea pigliarsi
i

rispose che egli dipingeva figure e


quelle licentie

non

pigliano

poeti e

matti, senza prender


infatti,

tante cose

in consideration.

Non curavano

quei

pittori,

Venezia. Chiesa di S. Sebastiano.

Martirio dei Santi Marco

M.ARCEI.LIANO.

Paolo Veronese.

le

ragioni della storia e dei costumi, miravano alla vita, alla espres-

sione, al

movimento,

alla disposizione dei

gruppi, alla ricerca del

colorito. Nella inverosimiglianza delle fogge, e

non ostante

quelle,

splendeva la verit eterna della natura. Senza dubitazioni, senza


debolezze. Paolo, nel 1588, compiva la sua giornata operosa. Nella

chiesa di

San Sebastiano, intorno

alla

tomba

del mirifico colori-

tore vegliano le venuste creature del suo genio:


l'Apollo del Cristianesimo, e
celliano. Dall'alto del
soffitto
i

San Sebastiano,

bei martiri guerrieri

Marco

Mar-

mandano a

quel sepolcro un

lume

di gloria le storie di Estlier, indicibilmente belle.

III.

IL

SECOLO D ORO

87

Fra

seducenti aspetti dell'arte veneziana del cinquecento,

la

quale pi che una emozione allo spirito d un compiacimento


ineffabile
agli occhi, soltanto
il

Tintoretto

anima appassionata

veemente, ebbe, accanto a splendori di cielo, profondit paurose. Se in alcuni suoi quadri, come nell'Arianna e Bacco, in Palazzo ducale,
flette

la

luce

diffusa si ri-

sull'acqua
guise

in

mille
tutto
;

pittoresche
palpita
altri,

di

giocondit

in

come

nel Miracolo di Y espressione


la

San Marco,
drammatica e
pittorica
si

sapienza
in

uniscono

un'armonia
perata;
in

non mai suancora, altri

come
livido

nella Crocifissione alla

Scuola di San Rocco, un


chiarore rompe le una profonda tristeznell'aria, e sembra le

nubi,
za

pi tragiche visioni abbiano


inspirato l'artista.

Jacopo Robusti, detto


il

Firenze.

Galleria

degli

Uffizi.

Ritratto del Tintoretto.

Tintoretto

dall'

umile me-

stiere del padre, nato in

Venezia nel 1512, fu

il

pi immaginoso
il

dei veneti pittori. Nel bisogno e nella battaglia della vita,


del Tintoretto acquist

genio
se-

tempra

e saldezza; divenne forse

meno

reno,

ma

pi espressivo.
i

venticinque anni, Jacopo Robusti conl'arte

tava gi tra

maestri

ma
fu

sua serb in certe torbidezze, in

certi impeti, in certe

intemperanze, qualche traccia della lotta du-

rata nella

prima

et.

Non

mai

felice.

La moglie non

alliet la vita

del
tile,

sommo

pittore.

Per compenso,

la figliuola Maria,

buona, genil

esperta nella pittura e nella musica, riempiva di s

cuore

del padre.
l'arte,

Ma

all'

immenso

affetto del genitore, alle

speranze deltal

Maria fu rapita in et di trent'anni. Fattosi, dopo

morte,

88

LA PITTURA VE>;EZIANA

pi cogitativo e taciturno

di

prima,

il

Tintoretto mostrava anche

nei dipingere alcunch di simile a Michelangelo. Conforto ad ogni

amarezza era per

lui l'arte.

che potenza d'arte

Il
il

suo pennello
Taine chiama
:

avea rapidit ed energia prodigiose. Con quella che


la

sua terrihUe fecondit, egli suscita gigantesche figure

il

suo

Giudizio Universale misura settantaquattro piedi di lunghezza per


trenta di altezza. Per
il

Tintoretto

il

lavoro era un bisogno vitale, e

senza mai badare


dri
storici,

al

guadagno, con fantasia inesauribile colori qua-

temi sacri e profani, feste e battaglie, allegorie mito-

logiche e

ritratti.

cosi nei ritratti, sublimi, palpitanti di vita,


al

come

nelle vaste e varie composizioni, pochi furono periti

pari del

sommo
colorito,

veneziano nella forza

del

disegno,

nella

robuste/za del

nella ragione dei lumi e degli sbattimenti, nella squisi-

tezza della modellatura, ottenuta


di questo gigante

con larghezza di pennello. Anche


di

pu

dirsi,

come

Paolo, che impossibile se-

;Et:OLO

D URO

89

guirlo nelle sue opere numerosissime. Venezia ne ha conservate


il

maggior numero, n

fuori di questa citt


le

pu aversi

la

misura

dell'

ingegno poderoso, fulmineo, in cui

immagini lampeggia-

rono rapide, e furono sempre fermate da una mano rapida egual-

mente. La Scuola
chiese della

di

San Rocco,
dell'

il

Palazzo Ducale, l'Accademia, le

Madonna

Orto, di

San Cassiano,

le

sagrestie della

Venezia. Palazzo Ducale.

B.\c.co. Ari.\xx.v

e Ve.neue

Tintoretto.

Salute e di Santo Stelano conservano capolavori di quel maestro, definito dal

Vasari

//

pi terribile cervello che avesse mai

la pittura.

Nel Sommario delle opere nella fabbrica della veneranda Scola


di

San Rocco,

estratto dai libri mastri della Scuola (1516-1563),

trovasi scritto:

Per contadi

ed

Tintoretto pitior, p. sue mercedi


detto sof!

di tutti

li

quadri, triangoli ed altre pitture fatte in

tado cV accordo Ducati 200. Poco pi di 600 franchi


fissione fu pagata

La Croci-

280

ducati.

due

dipinti dirimpetto: quello stu-

90

LA PITTURA VENEZIANA

pendo del Cristo dinanzi a


del Golgota,
si

Pilato e l'altro del Salvatore sulla strada


alla tassa o tansa,

pagarono ducati 131. Rispetto poi

pagata annualmente al Tintoretto, essa era di ducati 100,


tista obbligavasi

ma
i

l'ar-

anno per anno a dare

tre quadri. Il Tintoretto era

cosi

poco avido di denaro, da donar perfino qualche volta

suoi
del
di-

quadri. Nel 1560, Paolo Veronese,


Salviati,

Andrea Schiavone, Giuseppe


il

Federico Zuccaro e

il

Tintoretto concorsero per dare


soffitto di

segno del comparto centrale, nel


Scuola.
Il

una

delle
il

sale della

Tintoretto,
il

mentre

competitori facevano

modello, colin gloria, e

loc beli' e fatto

quadro, rappresentante

San Rocco

poich

confratelli

volevano toglierlo,
e

il

pittore dichiar di farne

dono a San Rocco,


Cosi
il

non
la

si

pot quindi rifiutare

un dono

al

Santo.

bisogno e

foga del lavoro vincevano nell'artista ani

che

delicati e doverosi riguardi verso


il

colleghi.

Con

Tintoretto

si

spegne quel

soffio di

sublime bellezza, ch'era


:

passato sull'arte veneziana. L'atto di morte del pittore, dice cosi

marzo i594

morto mes. Iacopo Robusti

ditto Tentoretto
frieve.

de ett d'anni 75

e statto

amalatto giorni quindese de

S
Fu
giabile

Marcili.

sepolto nella chiesa della

Madonna

dell'Orto, ove l'impareg-

immaginatore signoreggia
la

in alcuni quadri, in cui si ricono-

scono l'animo e

mano sdegnosa

di questo spirito gagliardo,

che

fu l'ultimo rappresentante

della gloriosa Scuola veneziana.

mm
^^i.

Venezia. Scuola di

S.

Rocco.

Il

Calvauio

Venezia. Palazzo Ducale.

Il giudizio fixale

Palma

IV.

La Decadenza

i- funerali del

Tintoretto furono pur quelli dell'arte veneziana.

La

bella casa di leggiadro stile archiacuto, posta sulla

fondamenta
fu

dei Mori e abitata per vent'anni


tata dal figliuolo

dal

grande

artefice,
il

eredi-

Domenico,

il

suo allievo migliore,


chiese
di

quale, oltre

a molti

ritratti,

condusse nelle

Venezia e in Palazzo
alla

ducale parecchie opere, lavorando

assiduamente sin presso

morte, avvenuta, nel 1637, a settantacinque anni. Le cose operate

da

lui in et giovanile

valgono assai pi di quelle compiute nel-

l'et

come era ornai vezzo comune, mescol alla splendida eleganza una pompa bizzarra e fantastica. Lo stesso Jacopo Tintoretto non era andato immune da errori e stravaganze,
matura, in
cui,

onde per
gelo.

lui

si

pu ripetere quel che fu detto


storia,
la

di

Michelan-

Vi sono taluni uomini nella

certi stili nella lettera-

tura e neir arte,

cui singolarit cos poderosa, la


il

cui gran-

dezza cosi

smisurata, che

seguitarli d le vertigini e l'imitarli

espone a pericolose cadute.


Cosi quella rapidit, che nel grande maestro

veneziano era

obbedienza

al

lampeggiar del pensiero, divenne abborracciata ne-

92

LA PITTURA VE-XEZIANA

gligenza negli imitatori,

quali, allontanandosi

dal

vero,

cerca-

rono di preferenza
appariscenti.
L'arte andava

la

grandiosit delle

masse

e gli

effetti

pi

sempre pi mancando

di sentimenti e di idee,

come Venezia scemava


Eppure
in Italia,

ogni anno pi di tesori, di dominio e di forze.

a questa et, fuori d'Italia, e per qualche aspetto anche


l'arte allargava
i

suoi confini

attingeva vigor nuovo

dalla vita reale e dallo studio del vero in tutte le sue forme. In
Italia,

illanguidita la gloria del cinquecento, l'arte, per altre vie,

con
si

altri

intendimenti e tenendo pur dello


i

stile viziato dal


i

tempo,

manifestava ancor vivida con


il

Caracci,

Procaccini,

il

Dome-

nichino, l'Albani, Guido Reni,

Bronzino,
lo

il

Sassoferrato, Carlo

Dolce, Michelangelo da

Caravaggio,

Spagnoletto,

Luca Giorsi

dano, Salvator Rosa.

intanto, oltre l'Alpe, la pittura

levava a

non pi vedute altezze e parea raccogliere i suoi raggi pi fulgidi intorno ai nomi del Velasquez, del Murillo, del Rubens, del Van
Dyck, del Rembrandt.

Per converso, in Venezia,


meravigliosi
di quella

il

succhio

di

quella superba vege-

tazione, che da Jacopo Bellini a Jacopo Tintoretto avea dato cosi


frutti,

pareva esaurito. L'arte

si

compiaceva soltanto
la vita, tutta

pompa

convenzionale, che informava anche

ingombra

di sussiego e di cerimonie. Ala, fra lo sfoggio di vanit,

l'arte e la vita,

non furono, neppur


animo
quasi
riilesso

qui, prive di certa trionfale


e d'ingegno
si

grandiosit, e vivide virt di


qui, tratto
tratto,

accesero, anche
luci.

d' altri

tempi

e d' altre

come
fci,

quella strana et,

tra

un fermento
dall'

di aberrazioni, di arti-

di lussi, di saziet, fu illuminata


dall'

austera virt di Paolo


l'

Sarpi e

eroismo di Lazzaro Mocenigo, cosi


di

arte

secentesca

impront Venezia
viglioso r aspetto.

un

suggello, che

ne comp in mudo merale

Fra le sregolatezze dell'architettura e


della statuaria,

incom-

poste

tendenze

splendettero

l'ardita fantasia di

Baldassarre

Longhena
le

e l'alto

ingegno di Alessandro Vittoria. apparve un grandioso


i

nonostante

intemperanze,
nella
stessa
1'

le convenzionalit, le scorrettezze, le

lacune, anche

pittura

senso

della decorazione, per cui

artefice sapeva per

suoi dipinti gio-

LA JECALiENZA

93
comici ca-

varsi

delle

pareti e dei

soffitti

sfarzosi

di ori, delle

riche di fogliami e di putti, delle contorte modanature, in

modo

che non pure ninna disarmonia ne conseguiva,


zioni del pittore,
le

ma

le

composi-

sagome

dell'

architetto

e gli stucchi del de-

coratore concorrevano ad una armonica unit di concetto.

Jacopo Palma, soprannominato

il

Giovane, per distinguerlo dalfa l'ultimo pittore dell'et

l'omonimo autore
aurea e
i

della

Santa Barbara,

il

primo

della decadenza.
dell' arte

Nato a Venezia nel 1544, ricevette


de Pitati da
i

primi precetti
il

da suo padre Antonio, nipote di Jacopo


alla nipote di Bonifazio

Palma,

Vecchio, e marito

Verona. Dopo essere stato ad Urbino e a Poma e aver studiato

ma-

.^^__J:^

_L.

'^

,Jj^

IXGRES.SLi DI

gni esemplari della pittura,

il

giovane Palma ritorn a Venezia, e

A^enuto presto in voce di valoroso, per la speditezza del disegno e

per certa grazia di tocco, ebbe incarico di dipingere nella sala dello
Scrutinio del Palazzo ducale,
del
il

Giudizio universale, e in quella


che loermette ad Ottone di riconCostantinopoli

Maggior Consiglio:

Il

Papa
Le

ciliarsi col

padre, Alessio

e i Crociati all'assalto d

La

presa di Cremona.

pitture del

Palma

a Venezia

sono
tutte

numerosissime, e sempre riconoscibili con sicurezza, come


le

opere di coloro, che, ponendo

il

loro vanto nel far presto, adotei


si

tano formole applicabili a tutto. Di quando in quando


leva a notevole altezza e

sol-

non

si

vedono, per esempio, senz'ammi-

94
razione
suoi
il

LA PITTURA VENEZIANA

quadri

nell'

Oratorio dei Crociferi. Morti Paolo e

Tintoretto,

Palma,

senza

quei

potenti competitori,

temie

il

campo
con

della pittura, e nella sua lunga vita di ottantaquattro anni,

la viziosa

speditezza,

con

movimenti impetuosi
del
seicento.

gesti

drammatici
opere

e violenti delle sue figure, travolse la pittura nel


la via ai deliri

masue

nierismo e segn
si

In

tutte

le

rivela

un ingegnoso,
del

ma

trascuratissimo manierista, ten-

tennante fra l'imitazione

Tiziano e del Tintoretto.

Non

gli

manc l'ammirazione

dei contemporanei e la

verbosa Musa se-

centista cantava di lui:


El

Su

Palma donca a l'incalmar fu lesto, '1 verde ramo del so bel inzegno,
mistri ghe don l'inesto.
fu,

El fior del colorito e del disegno;

E do gran
L'un Tician

quel altro el Tentoreto...

Cosi

Marco Boschini,

pittore e poeta.

Ma

se

il

Boschini,

come

poeta, sa dare, fra la sua

magniloquenza, qualche buono e avve-

pregi

artistico, come pittore, segu pi ne' difetti che nei Palma suo maestro. Il quale ebbe molti altri imitatori e discepoli, come Andrea Vicentino, alquanto superiore ai mediocri del suo tempo ne' quadri in Palazzo ducale di colorito largo e

duto giudizio
il

pastoso,

Leonardo Corona da Murano, Santo Peranda, Girolamo


D'Anna, Matteo Ponzone, Giovanni Carboncino,
Albarelli,

Pilotto, Baldassarre

Girolamo Gamberati, Giovanni Battista Novelli, Jacopo


Camillo
Ballini,

Ascanio
si

Spineda da Treviso,
si

Paolo

Piazza

da
ecc.
:

Castelfranco, che

fece cappuccino e

chiam padre Cosimo,

questi palmeschi

possono aggiungersi tre seguaci di Paolo

Matteo Ingoli, ravennate, Michele Parrasio e Giannantonio Faslo.

Del primo annoverato tra

paoleschi mediocri

v'

nel depositorio

dell'Accademia un quadro discreto;

un

altro stato di recente

ceduto alla Galleria di Ravenna in cambio di una tavola di Nicol


Rondinello. Del Parrasio che con moderna parola
dilettante d'ingegno esiste nella chiesa di
si

direbbe un
di

San Giuseppe

Ve-

nezia

un buon quadro,

ov'egli

ha rapprosontato

s stesso in pre-

IV.

LA DECADENZA

95

ghiera davanti a Ges morto. Giannantonio Fasolo considerato fra


i

paoleschi di maggior ingegno e la sua Piscina probatica all'Ace continuer a meritare


le

cademia ha meritato
degli scrittori d'arte.

pi larghe lodi

Enumerando
mostrasse ormai

questi

nomi

e ricorrendo con la
si

memoria
l'

a quelle

tante opere a cui vanno congiunti,


la

comprende come

arte addi-

sua

vitalit, assai

pi che nei pregi del concetto

e del colorito, nella faciht copiosa,

che sa spesso di mestiere.

Quando
di questa

in Italia cominci l'invasione del naturalismo, nella


alla nobilt

sua forma pi contraddittoria

delle tradizioni,

il

capo

nuova scuola divenne


e a

in

Roma

Michelangiolo da Cara-

vaggio, subito secondato a Napoli dallo Spagnoletto, dal Corenzio


e

da

altri,

Bologna dal Guercino.

Gli innovatori

si

chiama-

r'

'
,

"

'^^

il

-^^

V
di

^'enezia. .Museo Civico Correr.

Arrivo

Caterina Cornaro

Aliense.

reno tenebrosi a Venezia, ove

il

pubblico s'era avvezzato ad amar

la

luce, e trovava nei dipinti oziose e

vaghe anche

le

masse d'ombra;

tenebrosi per le nere e oleose imprimiture, per l'assenza d'ogni riflesso giocondo,

per

la

rinunzia ad ogni tinta

lieta.

Lo

strano indi-

rizzo fu portato alle


i

lagune da Bernardo Strozzi e Agostino Cassana,

quali ebbero a seguaci parecchi,


Tali, Pietro

non

nati

ma

dimoranti a Vene-

zia.

Ricchi lucchese. Federico Cervelli milanese, Fran-

cesco

Rusca

Girolamo Pellegrini

romani, Sebastiano

Mazzoni
e Gio-

e Matteo de' Pitocchi fiorentini, Nicol Renieri di

Maubeuge

vanni Battista Lorenzetti, autore quest' ultimo di buoni

affi^eschi

nella chiesa di Sant'Anastasia a Verona, sua patria. Di veneziani


si

ricordano

il

patrizio Ottaviano

Angarano e Stefano Paoluzzi.

96

LA PITTURA VE^"EZIA^A

Non
dei
di

tutti gli artisti, a dir vero,

avevano seguito
in

traviamenti
il

manieristi e dei tenebrosi;

anzi

taluno

era

concetto

richiamare

1'

arte veneziana alle sue nobili tradizioni e di op-

Venezia. Palazzo Ducale.

\exezia riceve le suppliche dei sudditi

Pietro Malomljra.

Venezia. Palazzo Ducale.

Venezlv riceve le supplii

porsi alla torbida licenza, che d'ogni parte dilagava. Alcnni,

pur

non sapendo

ribellarsi al gusto

comune,

pur non andando im-

muni

dagli errori del secolo,

guardavano con pi amoi'e a Paolo-

IV.

LA DECAtiENZA

97

al

Tintoretto,

che a Palma
dalle
tinte

il

giovane, e sebbene appartenenti

alla

nuova scuola

scure

ed oleose,

si

studiavano di

ritornare al luminoso colorito dei vecchi veneziani.

Non

di

ferme convinzioni artistiche fu Antonio Vassilacchi,


di

detto VAlieise, greco di Milo, che venuto a Venezia

quindici
il

anni, nel 1571,

si

mise

allo

studio

di

Paolo,

per poi seguire

Tintoretto e

tuia! mente

accostarsi alla scuola del Palma. Ne' suoi

^^Vf

m,
t '^

'

Venezia. Palazzo Ducale.

Verox.v ripres.\ dai

exeziam

Giov. Coni

settantatr anni di vita molto egli oper


fra

in Venezia e

fuori,

ma,

molte cose mediocri, qualche suo quadro non privo

di pregi

di colore e di forma,

come, nel Palazzo ducale,

la

Jncoronazione

di Baldovino a CosfantinopolL
visita

La

resa di Brescia nel

14W

La

dei

Magi; nel ^luseo Civico


;

U arrivo
La

a Venezia di Cadegli Ebrei;

terina Cornare

WQX-

chiesa della Piet

La Pasqua

in quella dei Santi Giovanni e Paolo

flagellazione, ecc.

Opere,

al

dir del RidoK, industriose, cie inacquer alla citt.

LA PITTURA VENEZIANA
compi
anche Pietro Malombra (1556-1648), cittadino veneziano,
sostentamento della

negli anni giovanili cancelliere ducale e poi, per le avversit della

fortuna, costretto a cercare nell'arte

il

vita.

Di

lui

ricorderemo Venezia che riceve

le

supplicazioni dei sudditi,

nella sala della Quarantia civile vecchia in Palazzo ducale.

Tra

la folla di pittori

mediocri, che empirono


la

di

ammanie-

rate opere, dalle

forme ridondanti e farraginose,


si

prima met

del

secolo,

non

possono confondere Giovanni Contarini e Ti-

berio Tinelli.

Misero disegnatore,
a

ma

coloritore robusto fu

il

Contarini, nato

Venezia nel 1549. Recatosi, nel 1579, in Germania e creato cavaliere


dall'

imperaII,

tore Rodolfo

vi ri-

mase qualche anno,


dividendo
il

suo teme
gli

po tra

l'arte

amori, per poi ritor-

nare a Venezia, ove

mori
le

di

56 anni. Tra

sue opere, sono pi


di

fresche

colorito

Verona ripresa dai


veneziani nel 1430,
in Palazzo ducale;

La

nascita della Vergine,

nella

chiesa dei

Santi Apostoli, e in

quella

dei Frari: San t' Ambrogio eh e

scaccia gli ariani ec.


Veiiezia. Clallen

Uueniii SLaiiipaha.

IUTHATTO

D'

lUNuTO.

Di dehcatissimo colorito la

Tiberio Tinelli.

sua piccola

Venere

all'Accademia, imitata dalla

Danae

del Tiziano.

Fama

di eccellente pittore di ritratti, per

finezza di

(X^lorito

e di espressione, specialmente nel ritrarre la molle floridezza in-

IV.

LA DECADErsZA

99

fantile,

ebbe

a'

suoi tempi, Tiberio Tinelli, nato in Venezia nel 1586

ed iniziato all'arte prima dal Contarini, poi da Leandro Bassano,


del quale divenne fin troppo fedele imitatore;
talora di notare che

senonch avviene
stata in lui

una

forte

impressione dev'essere

provata quandochessia da'


innegabile che
al

ritratti di

Antonio Van Dyck, parendo


ei

grande fiammingo

mirasse con

intenso de-

siderio di somigliargli. Mori nel 4638.

Vogliamo ricordare del Ti-

''^w^^

x^-*^^

^
^L.
i
:

_=

"v^^,

V J\

p
il

Venezia. Chiesa di S. Giov. Elemolinario.

Adorazione dei Magi.

Carlo Bidolfi.

nelli

due bei

ritratti

conservati a

Venezia, uno di fanciullo alla

Fondazione Querini Stampalia,


senta Luigi

l'altro

all'Accademia, che rappre-

Mohn, mecenate

del pittore.
di riti'atti

Molte lodi e molte commissioni

ebbero anche Gi-

rolamo Farabosco e Pietro


giore

Belletti, pittori affettati e leziosi.

Nella chiesa di San Giovanni Elemosinarlo, nella cappella magsi

scorge una Adorazione dei Magi, dipinta con ostentazione

macchinosa.

Ne

autore

il

cavalier Carlo Ridolfi, nato a Lonigo

nel 1602 e morto nel 1658.

Ma, pi che
il

al

pennello,

Ridolfi

deve

la

sua fama alla penna. Poich

Vasari, quasi unicamente

100

LA PITTURA VENEZIANA

sollecito della gloria de' toscani,

poco avea

scritto,
il

non sempre
e

con esattezza, degli


dare
l'

altri

pittori italiani,

primo

Ridolfi pens a

esempio

di

una

storia

artistica

regionale,
le

pubblic
illustri

nel i6iS:

Le Meraviglie
il

dell'Arte,

ovvero

Vite

degr

pittori veneti e dello Stato

se nel discorrere le

origini

della
di

pittura veneziana

Ridolfi incorre

non rade

volte

in

errori

fatto e di giudizio, ,

per converso, storico sincero e pregevole per

copia di notizie quando parla di uomini e di tempi


da' suoi.

meno

lontani

Ai nomi dei

pittori a

questo tempo pi rinomati, molti


le
il

altri

men
gere
:

noti,

che ne

seguirono

traccio, se

ne possono aggiun-

Giovanni

Muttoni detto
i

Vecchia,

due

Litterini, Pietro

Damini da
a Venezia,

Castelfranco,

friulani Bombelli, Lugaro, Griffoni,

Pe-

treolo, Pini e Carnio, e alcuni stranieri,

che soggiornarono a lungo

come Gian Carlo Loth


la

di

Monaco, Giovanni
ecc.

Lys

ol-

demburghese, Valentino Le Fevre belga


Mentre
magnifica
arte veneziana,

come una regina


sue glorie e

deca-

duta, andava spegnendosi nella citt delle


trionfi,

de' suoi

qua

e l nella regione veneta si

notavano un pi vivo mo-

vimento e un pi nobile indirizzo

artistico.

Un buon
Dario

pittore veronese, che molto Eivea studiato in Paolo,

A^arotari,

nato nel 1539,

fiss

sua dimora in Padova, e qui,


eleganza di linee e per certa
chiesa San Barnaba a Ve-

come
nezia
allievi

altrove, lasci opere

buone

])er

scioltezza di pennello,

come

la pala nella

La

visita di

Santa Elisabetta all'Accademia. Ebbe ad


di Porcia,
di

Giovanni Battista Bissori e ApoUodoro

mori

nel 1596 lasciando


sei anni.

un bambino,

di

nome

Alessandro,

appena

Fu

questi

il

pittore che, in code.sto secolo,

pu

dirsi,

il

maggiore

della veneta scuola

avendo portato

la pr'Ojria
il

fama

a vera altezza.

Recatosi a Venezia, ove fu chiamato con

nome

di

Padovanino,

condusse maestrevolmente alcune copie di Tiziano, del quale imit


poi

sempre

il

fare

nell'aggruppamento e negli
le

atti

delle

figure

e del colorito. Studiando

opere dei maestri veneti,

imitandole

in alcuna pai-te, assaggiando ora

uno

stile,

ora

l'

altro,

ne venne

LA DECADENZA

101

formando uno suo proprio,


felicissimi scorci,

in cui l'ardimento della

mano, in

certi

come

nelle storie di Sant'Antonio a

Bergamo,

come pu vedersi nella pala della Vergine alla Salute, nel Martirio di San Giovanni Evangelista a San Pietro di Castello, nel San Liberale ai Carmini e nella tela, considerata come il suo capolavoro, Le Nozze di Cana alpari al tinteggiare largo e pastoso,

l'Accademia, da lui dipinta pel convento di San Giovanni di Verdara, nel Padovano. Eletto nei contorni, largo nelle pieghe,
i

suoi

quadri per

la

nobilt delle attitudini e per la venust

non adul-

terata dal lezio, lasciano in chi

guarda una sensazione piacevole.


raccolti e fusi alcuni pregi e

Talvolta nel Padovanino

sembrano
di

alcune bellezze dei pittori del cinquecento, come nel quadro conservato nel palazzo

comunale

Pordenone; ed quasi commo-

1^^^* '-^^^S^Et

fi

Lkia
hS^KjMMi^^^:
Venezia. H. Accademia.
-

tfMP^-

Le Nozze

])i

C.\.N-'

Alessandro Varotoii (Padovanino).

vento in quell'urto aspro di principi artistici sconosciuti a Venezia,

in quel diniego di quanto avea


ai

conferito
il

pronta
colo

pittori

della divina

citt,

ritrovare

una grandiosa ima mezzo il se-

ma

pur

XVII questa luce tizianesca, che sfavilla illanguidita, s, dolce, come ultima protesta contro gl'invasori. Mori sesalla

santenne nel 1650, lasciando dietro a s parecchi che

sua

maniera informarono

la propria,

come Giovanni

Battista Rossi da

Rovigo, Giulio Carpioni, Bartolomeo Cittadella, Nicol Miozzi, Gio-

vanni Paradisi, Costantino Pasqualotto, Giovanni Bitonte detto


Ballerino,

il

perch

agli

insegnamenti

del

pennello

avvicendava

102

LA PITTURA VENEZIANA
Antonio

quelli della

danza,

de' Pieri e, fra

tutti

pi

rinomato,

Bartolomeo Scaligero padovano.

A
Padova
cenza

un
i

altro

armonioso

coloritore,

emulo

del Padovanino, diede


il

natali nel 1605, a

un

Pietro, del quale s'ignora

casato
li-

e che la tradizione volgare dice fosse chiamato Liberi, per la


dei
i

suoi

costumi e della sua


d'

arte.

Viaggi in

Italia,

stu-

diandovi

grandi pittori

ogni scuola, e in Germania, ove accui

mul ingenti ricchezze


cavaliere e di conte.

e ottenne grandi onori, tra cui

titoli

di

Ma

Venezia, patria ideale d'ogni

anima

in-

Venezia. Palazzo Ducale.

La

Battaglia dei Dardanell

Pioti-o Liberi,

namorala della

bellezza, lo attirava, e sul disegno del fiorentino


si

Sebastiano Mazzoni,

fece costruire sul Canal

Grande a San Sapatrizia fadi

muele un ampio
miglia Lin.

palazzo, che fu poi acquistato dalla


il

Quivi

Liberi pass lieto

il

rimanente

sua

vita,

che

si

protrasse fino agli ottantadue anni. Gagliardo fino all'ultimo


il

adoper

pennello, piacendosi di far sorridere dalle tele veneri

procaci nella bianchezza polposa delle carni e

numi muscoleggianti
non
riscalda,
si

in enfatiche contorsioni, con un'arte, che abbaglia e

inebria,

non commuove,
facilit e

ma

che pur spira quella giocondit, onde


liete.

abbella la mitologia nelle sue immaginazioni pi

Tratt con

eguale

fecondit anche soggetti sacri, di cui adorn molte

IV.

LA DECADENZA

103

chiese di Venezia,
Il gastigo dei

come La invenzione

della Croce a

San Mois,
alla Salute,

Serpenti a San Pietro di Castello, Sa7i Francesco

Saverio

ai Gesuiti, ai

Venezia ai piedi di Sant'Antonio


ecc.

Sant'Alberto

Carmini

considerata
dello

il

suo capolavor-o

La

Battaglia dei Dardanelli, nella sala


ducale.

Scrutinio

in Palazzo

Altre citt venete ebbero, nel secolo XVII, parecchi dipintori,

che non pervmmero

oltre

la

mediocrit:

Vicenza,

tre

figli

di

Giambattista Maganza, morto nel 4589, Bassano, Giambattista Volpati e


i

suoi scolari Trivellini e Bernardoni.

In Verona,

ove dalla scuola di Antonio Badile (I80-i560)


lo Zelotti,

erano usciti Paolo e

duravano

le

buone

tradizioni, e
(
i

due

pittori

fecondi
il

immaginosi, Domenico Ricci

49 i-I 567),

soprannominato

Brusasorci, e suo figho Felice (i605) furono


Ridolfi,

maestri di Claudio

Giambattista Amigazzi e Benedetto

Marini. Pi noti, Alessandro


Ottini.

Turchi detto V Orbetto e Pasquale


di

Di questi due

il

primo fu pi valoroso, e merita che


i

lui qui si scriva

ancora una parola, non tanto per

suoi quadri

da

altare,

che furono pochissimi,

quanto pei piccoli dipinti su


molto
ri-

lastre

di lavagna,

che tratt finissimamente e furono

cercati,

massime a Roma. Sono quasi sempre scene notturne,


effetti

con begli

di

lumi

di lanterne o di torce, pieni di fantasia

drammatica.
Intanto a Venezia, asilo sicuro
d' artisti

e di operai, giunge-

vano da ogni parte

d'Italia e d' oltremonte pittori di paesi, di bat-

taglie, di prospettive,

di

animah,

di fiori, di capricci, in cosi

gran

numero da

riuscir stucchevole e
cui,

il

tempo, in

monotono il nominarli soltanto. come bene osservava Anton Maria Zanetti, si


i

videro tante maniere quanti erano quelh che dipingevano. Copiosa


e vasta vegetazione, in cui
sterpi

radi fiori erano soffocati e nascosti da

ed erbacce!
dire,
si

Per vero
simo,

un movimento

di ritorno ai grandi modelli

del cinquecento

nota in sullo scorcio

del

secolo
si

diciassette-

ma

la

forte

macchia del Tintoretto mal


i

ottiene

oppo-

nendo

alle ftte

ombre

vivi getti di luce,

mal

si

crede d'imitare

104

LA PITTURA VENEZIANA

panneggiamenti larghi
manierato, mal
si

sinuosi

del

Tiziano
la

con

il

piegare

trito e

vuole emulare

singolare

spontaneit
contorte.

delle movenze di Paolo con le attitudini convulse e pomposa lascivia delle forme nasconde meschini

La
la

pensieri,

fantasia trascorre a tutte


pi,

le

stravaganze,
passato,

il

colore

non entra
del vero,

come
si
!

nei

maestri
alla

del

nella delirar

profondit
senile

ma

arresta

superficie.

il

della

decre-

pitezza
I

principali pittori veneti, con


il

quali
Celesti,

si
il

chiude

il

seicento e

si
il

inizia

secolo seguente, sono


e
il

il

Balestra, lo Zanchi^

Fumiani

Bambini.

^t^^r
^s^fi'f^i
.

'

^^'wB'

^M

Hp

HJ^^Pi/" ''\mV^^'^ iH^^Hi

1 1^3 ni
Celesti.

Venezia. Palazzo Ducale,

Il

Vitello d'oro - Andrea

difetti e

pregi di Andrea Celesti veneziano


quadri,
il

(1637-1706),

meglio che in

altri
e

possono vedersi nei due,

che rap-

presentano Mos
la sala della

Viteo d'oro, ed

ornano

in

Palazzo ducale

Quarantia.
delle hnee,
il

La eleganza

tono fresco e risoluto e


Celesti
si

la

viva gio-

condit di tinte delle composizioni del


nel suo coetaneo Antonio

cercano invano
volgare

Zanchi da Este (1639-1722),

nelle invenzioni, negligente se

non imperito nel disegno, monola

tono nelle

tinte.

Ma non

si

pu negargli

variata

facilit

dei

lY.

LA DECADENZA

105

concetti,

la

vigorosa prontezza

del

pennello e
difficili

la

vivacit e va-

ghezza delle figure, sebbene in posture


gansi, per esempio, Il

Vegmartino di San V Antonino a Santa Maria


e artificiate.

Zobenigo
soffitto

II

fgliuol

prodigo all'Accademia, e sopra


di

tutto

il

d'una delle sale superiori nella Scuola

San Girolamo,

ora Ateneo Veneto.

^'enezia. Scuola di S. Rocco.

La

pesti-:

del

1630

Antonio Zanclj

Un

gran quadro, l'appresentante


scuola
di

La

peste del 1630,


16(3(3,

comsette

piva per la

San Rocco

lo

Zanchi nel

anni pi tardi, Pietro Negri, suo competitore,

vi coloriva

accanto

con

facilit di

mano
le
si

Veiezia liberata dalla peste.

Quando, dopo

aver guardate
sti

gonfie composizioni e le floscie figure di que-

due

dipinti,

posa

lo

sguardo sulle figure del Tintoretto,

qualche volta stranamente

ma sempre
si

vigorosamente e superba-

mente panneggiate

e atteggiate,

abbraccia

come

in

una chiara

106

LA PITTURA VENEZIANA
rapido decadere

visione
secolo
!

il

dell' arte

veneziana in

meno

di

un

Fra
il

le

opere di questa

et, trascurata nel

conoscere e scegliere

bello, arresta l'attenzione


alla

Giannantonio

Fumiani (1618-1710),

educato

scuola bolognese, pittore freddo ed insipido in tutte

Venezia. Scuola di

S.

Rocco.

Venezia liberata dalla pesi

Pietro Negri.

le

opere sue, fuorch nell'immenso


la

soffitto delia

chiesa di San Pane, fra

taleone, in cui figur

gloria^ del, Santo martire,

molte

in-

temperanze e torbidezze, mostr una fantasia ferace e una maniera larga, grandiosa e pronta.

Ai

lieti

dipinti del Liberi

and invece inspirandosi


I

il

cava-

liere Nicol

Bambini (1651-1736).
pieno di

quadri del Bambini, scialbo

coloritore,

ma

eleganza nella forma e di grazia nelle

IV.

LA DECADENZA

107

composizioni,

creano

alla

vista e

alla

fantasia

un vivo
le

diletto.

Nelle tele del Liberi, del Celesti e del


radiso cristiano e
i

Bambini

Sante del pa-

Numi

dell'olimpo mitologico salutano con la


la fine

stessa espressione gaia e spensierata

del vecchio secolo,

annunziano

all'arte giorni

pi

lieti.

(Fotog. Alinari).

Venezia. Chiesa di S. Pantaleone.

Particolare del Soffitto

Fumiani.

i
^

mm

'^1-

^iMllt^ wsmm^m^mm =^.i^fe-^^^:-::^'-^l

L.\ c.\rit.jl di S.

Venezia. Chiesa di S. Pietro di Castello.

Lorenzo Giustiniani

Gregorio Lazzarini.

V.

Il

Settecento

vJLi piace incominciare questa et con


Lazzarini,

il

nome

di Gregorio

non solamente perch


egli

il

longevo pittore, nato a Venezia

nel 1654, visse per quasi quarant' anni

anche nel secolo XVIII,


all'arte.

ma

perch

veramente indica una via novella


entusiasmi chiam
il

Una

critica facile agli

Lazzarini

//

Raffaello della

veneta scuola;

ma

lasciando a parte questi paragoni iperbolici, che


il

vogliono tener sempre

luogo dei giudizi, certo

clie egli

seppe

dare

al

disegno ammanierato e contorto de' suoi predecessori una

diligenza attinta allo studio del vero, e se nel colorito si mostr

freddo ed insipido, seppe tuttavia liberare

la

pittura dalle

tene-

brose imprimituie.

La

carit di
si

San Lorenzo
considera
il

Giustiniani, nella

chiesa di San Pietro di Castello,

suo capolavoro, per

110

LA PITTURA VENEZIANA

gusto di composizione e per correttezza di disegno


pregi
si

ma

gli stessi

riscontrano altres ne

Lo

sposalizio di

Santa Caterina e

ne

La

caduta della

manna

ai

Santi Giovanni e Paolo, nelle pit-

ture della ScuolafFdei Carmini, e nel Mos all'Accademia.

Furono
lari,

suoi sco-

ma non
il

seppero
maestro,

arrivare
Silvestro

Manaigo,
AngioJacopo

Francesco e
lo

Trevisani,
e

Amigoni

Giambatsolamente

tista Pittoni.

Non
to,

per vigoria di colori-

ma

anche per roil

bustezza di forma,

Lazzarini superato

da Giambattista Piazzetta

(1683-1754),
i

quantunque
cati

ricer-

sbattimenti

dei
sulle

secondi lumi
Venezia. R.

carni rendano di
Accudemia
di Belle Arti.

una

Disegno di

G. B. Piazzo!

intonazione troppo te-

nebrosa

suoi dipinti,

come

nella Gloria di

San Domenico

ai

Santi Giovanni e Paolo, nei


alle

Tre santi domenicani in Santa Maria del Rosario


neV Arcangelo Raffaele e Tobia in San Vitale, nel

Zattere,

San Filippo
al-

Neri nella chiesa della Fava


l'Accademia.

e nel bel

quadro deYIndoi'ina
il

ogni
la

modo

fu artefice eminente, e

Blanc volle

esprimere tutta

sua ammirazione

con questa frase: C'est


esatta,

un
il

Caravage vnitien! Frase invero pi bella che


Piazzetta

giacch

moveva specialmente

dal

Guercino,

le

opere del quale

aveva nella sua giovinezza studiato con

grande amore, insieme


vigoria dell'ingegno e
la

con

il

bolognese Giuseppe Crespi.

La

V.

IL

SETTECENTO

IH
ne' suoi

viva
nelle

fantasia

del

Piazzetta
della

meglio

appaiono
liberata,

disegni

illustrazioni
teste,

Gerusaemme

nei

mirabili

studi di

di

cui

possaggi

sono
nel

vedersi

alcuni

Museo

Civico e nell'Ac-

cademia.

Un nuovo
veneta, e

soffio di vita

spirava anche nella regione

con nuovi intenla pittuil

dimenti trattavano
ra in Friuli
Casattini,
lia;
il il

Paolini,
il

Venier,

Qua-

Belluno

Sebastiano

Rizzi,

buon
il

pittore,

ch'ebbe

scolari

nipote

Marco

Rizzi,

eccellente

paesista,

Gasparo Diziani e Francesco Fontebasso; a

Verona,

per non parlar dei pi oscuri,

Antonio Balestra (1666che con molto proinsegn


ove
la
Venezia. R. Accademia.

1734),
fitto,

L'

Indovina.

pittura a

G. B. Piazzetta.

Venezia,

lasci

molti
i

quadri nelle chiese ed ebbe fra


tin Cignaroli, del

discepoli

due veronesi, Giambet-

quale assai pregevole

La

morte di Rachele

all'Accademia, e Pietro Rotari, freddo e grigio coloritore,

ma

ele-

gante disegnatore.

Anche

la vita

andava trasformandosi

al pari
la

dell'arte, e nelle

fogge e nei costumi a poco a poco spariva

pompa

solenne, per
il

dar luogo alla garbata eleganza, e

il

rigido sussiego lasciava

po-

sto alle conversazioni briose, ai giocondi festini, ai teatri^ ai giuochi, alla galanteria. All'affettazione del

grandioso succedeva
i

l'affet-

tazione del

grazioso, alle convulsioni

languori.

Lo

stile

decora-

tivo gonfio e pesante del secolo precedente si raggentiliva in

una

grazia capricciosa, in

un

fine

buon

gusto.

112

LA PITTURA VENEZIANA

bella,

La decadenza di Venezia, confortata dall'arte, come un tramonto di sole sulla laguna.


alla pittura ricercatrice
dell' effetto

fa

dolcemente

Accanto

del

Lazzarini

del Piazzetta, sorse un' arte graziosa e raffinata.

La tragedia

del

Golgota era stata soggetto a troppe inspirazioni, e troppe Vergini

aveano pianto
avere esaurite

a'

pie della Croce

la

mitologia

pareva anch' essa

le

sue fonti

di bellezza:

troppe Veneri aveano pro-

Veiiezia.

li.

Arcatlemia

Morte

ni

Rachele

Giambettin Cisnaroli

caeemente
loro

sorriso

tra

le

nubi, troppe Ninfe aveano


rosa.
i

mostrate

le

nudit di

latte e di
tutti
il

Quasi

per

reazione,
il

comparve

un' arte abbellita di


salba,
il

fiori

della galanteria, e

Longbi, Ro-

Canaletto e

Guardi ritrassero

efficacemente le grazie

del loro tempo.

Rosalba

Carriera,

fine,

espressiva,

delicata

anima

d'artista,

nata in Venezia nel 1676, da padre oriundo di Chioggia, e morta

V.

IL

SETTECENTO

113

nel 1758, dipinse ritratti

a pastello

con maravigliosa finezza


e'

di

tocco e facilit di disegno. Ne' suoi pastelli

la

verit illumi-

nata dal raggio della poesia:

le

sue

patrizie

non sono proprio


liete,

come

erano,

ma come

volevano essere. Alcune,


i

con

il

volto

incorniciato del bruno zendado, o con


latura della cipria, e la fronte serena, e

capelli fulvi sotto la veil

seno'mal

celato,

sem-

bra

respirino

con

forte

palpitazione di vita; altre

appaiono pensose, con

gli

occhi melanconici e contemplativi,


nella

come un

smarriti
di

lontananza

un

sogno, con
sorriso,

tranquillo

forse

richiamato

da qualche dolce reminiscenza. Nella

Galleria di
la

Dresda
giore

si

conserva
la

magil

miglior parte

delle sue opere, in cui


pastello vince
il

pennello
e
di

nelle
seta,

tinte

di

fiori

che rendono

la niti-

dezza vellutata della pelle.


Un'altra celebre pittrice di ritratti, straniera di natali,
Venezia. R. Accademia.

Autoritr.\tto. Rosalba Carriera.

veneziana per matrimonio. Angelica Kauffmann

(n.

i741,

m.

1807), sposa ad

un modesto

pittore decoratore di Venezia,

Anle

tonio Zucchi,

scelse,

per qualche tempo, a gradito soggiorno


ritratti di patrizi.

lagune ed esegu alcuni

Fra una vaga confusione


fiori,

di trine,

di ventagli, di nappine, di

ci

appare

la vita dei nobili

veneziani nelle tele delLonghi.

Pietro Longhi, nato nel 1701 a Venezia, ove mori pi che ottantenne, lasciando

un

fighe di
il

nome

Alessandro, non volgare pit-

tore, segui in giovinezza

gusto del tempo, raffigurando g'randiose


atrio del palazzo

composizioni,

come

la

Caduta dei Giganti, neh'

114
Sagredo a Santa

LA PITTURA VENEZIANA

Sofa.

Discepolo del Balestra ne segui


e,

le

orme,

ma

con l'andare degli anni cambi maniera


i

attratto dal secolo

galante, rappresent tutti

vari episodi e le consuetudini del vi-

vere domestico, in numerosi quadretti, di cui parecchi sono grazioso

ornamento del Museo'

Civico,

dell'Accademia e di raccolte

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-^

Venezia. Museo Civico.

Il

pittore Longiii che ritrae una donna

P. Longhi.

private.

po' fiacca,

La vigora e la come il tempo


Canale,

vivacit

in cui nacque,

mancano a questa pittura un ma non si vedr la Ve-

nezia del settecento meglio che in questo specchio fedele e sincero.

Antonio

detto

il

Canaletto (n. 1697, m. 1768), con

una punta
Guardi

di

pennello mirabilmente fine e diligente, e Francesco

(n. 1712,

m. 1793), con tocchi


i

spediti, vivi, attraentissimi


1'

ritraevano intanto

chiarori argentini del cielo veneto,


riflettono
i

acqua
le

verdognola, in cui

si

palazzi

del

Canal

Grande,

gondole e

la lieta folla delle macchiette.

Un buon

pittore di pr-

V.

IL

SETTECENTO
anche Bernardo

115

spettive,

fu,

di

questo

tempo,

Bellotto,

nato

nel 1718.

Venezia purtroppo non conserva che pochi

saggi di
dei
loro

questi maestri

che

le

consacrarono
maturit

la

miglior fiamma

cuori!

Il

Bellotto
di
citt

nella

dell'ingegno

and a

ritrarre

l'aspetto

straniere,
gli

ove

le

opere sue sono


fedeli
alla

serbate con

grande cura;

ma

altri

due rimasero

nativa

citt,

Venezia. R. Accademia di Belle Arti.

Il

Cavadenti

Pietro Longhi.

e r emigrazione

deha maggior parte dei loro

dipinti

da consi-

come una perdita dolorosa. Questo amore di rappresentare norami di citt, fu comune a pittori
derare
e

edifci famosi, vie, piazze, pa-

d'altri paesi nel secolo

XVIII,

baster ricordare

1'

operosit che dispieg in siffatto

campo a

116

LA PITTURA VENEZIANA

Firenze. Galleria degli Uffizi.

La

Riva degli Schiavom -

Canaletto.

Milano. R. Pinacoteca.

Il

Canal Grande -

P'rancesco Guardi

V.

IL

SETTECENTO

117

Roma

Gaspare Van Witel, detto Gaspare dagli

occhiali.

Ma
il

l'ec-

cellenza di quest'arte

non

si

vide veramente che a Venezia.


il

N
Bei-

dobbiamo qui omettere


lotto,
Il

che, oltre

Canaletto,

il

Guardi e

operarono lodevolmente Luca Carlevaris e Jacopo Maneschi.

paesaggio poi ebbe valenti cultori in Marco Ricci, gi ricordato,


:

in Giuseppe Zais di Villa d' Agordo e in Francesco Zuccarelli

un

toscano quest'ultimo venuto ad abitare in Venezia.

Milano. R. Pinacoteca.

La Gazzada presso Varese

Fra due opposte tendenze,


Piazzetta e Rosalba,
arbitro e sovrano,
i
1'

tra

il

Lazzarini e

il

Longhi,

il

arte veneta ondeggiava, allora

che comparve,

uno

di quegli intelletti fortemente comprensivi,


le

quali

contemperando

tradizioni del

passato con gf intendi-

menti del loro tempo, compiono una


ai loro concetti

sintesi

feconda e sanno dare

un

aspetto originale. Giambattista Tiepolo, nonoi

stante gli

eccessi e

difetti,

seppe

ricondurre

l'

arte dai limbi

tenebrosi del manierismo al sole, alla verit della natura eterna,


e con nuova ricchezza di tni, dipinse esseri e cose, tra contrasti
di luce meravigliosi, ritrasse
arditi effetti
di prospettiva, positure

118

LA PITTURA VENEZIANA
e violente, originali partiti di pieghe, ribellandosi alle
Il

difficili

zognere furberie della scuola.

Tiepolo, procedendo per

menun cam-

mino
niero,

tutto suo, infuse alla pittura un' energia tutta nuova.


taluni,

Sognarono

non escluso qualche giudizioso


il

critico stra-

come

il

De Chennevires, che
le

padre

intellettuale, l'iii-

termdiaire

et

prparateur, del grande artefice sia stato un

pittore quasi ignoto

per

nome

Sante

Piatti, del

quale

si

conserdi

vano

ancora

la

Lapidazione di Santo Stefano, nella chiesa

iMilano. R. Pinacoteca.

L.v

Gazzahv

l'ui -.-'

\i;i:si:

i:.

Urli

i .

si

San Mois e la Vergine pu affermare che l'


liberarsi
dall'

nella

Scuola del

Carmine. Certo, non

artefice,

per quanto grande, possa indal

teramente

indole
nelle

sentimento
intellettuali

dell' et

sua,
del-

non
Per
di

si

pu disconoscere
qual cosa

forme

la

legge

l'azione, che le condizioni


la
si
il

circostanti

esercitano

sull'organismo.
cert'aria
lo

pu scorgere anche nel Tiepolo una


Lazzarini,
il

famiglia con

Rizzi,

il

Piazzetta,

con

stesso

Piatti ecc., nei quali tutti era

una

ceita magTiificenza decorativa.

Ma

il

Tiepolo

nel settecento, un'apparizione subitanea ed ino-

pinata.

La

forte

natura dell'artista domina

il

tempo:

ei

non

ras-

V.

IL

SETTECENTO

119

somiglia ad alcuno, non


fu sua, e inizia
la

ha maestri, non ha emuli

nell' et

che

con

il

nuovo concetto una nuova

tecnica.

Ebbe
atti-

duplice vigoria del corpo e del pensiero, e la prodigiosa

(Fotog. Alinari).

Venezia. Palazzo Labia.

Il

Convito

di

Antonio e Cleopatra

G. B. Tiepolo.

120
vita sua lasci

LA PITTURA VENEZIANA

un gran numero

di

opere non soltanto nella

citt

natale,

ma
e,

a Udine, a

Bergamo, a Vicenza, a Milano, a Verona,

a Padova
nella

fuori d' Italia, a

Wrzburg

e a Madrid. Dal Calvario

chiesa di Sant' Alvise a Venezia, che inspira devozione e

meraviglia, dalla

Vergine

in
1'

gloria, nella Scuola

del

Carmine,

composizione che innamora

animo

e seduce

l'

occhio, alla

Santa

Venezia. Chiesa di

S. Alvise.

Cristo condotto al'_Calvario

G. B. Tiepolo.

Lucia

in chiesa dei Santi Apostoli, capolavoro di sentimento, dal

San Patrizio

del

Museo
all'

di

Padova, che trae a s

lo

sguardo per
di

gaiezza di colori,
zano, bellissima

Ultima cena d Ges, nel duomo


novit
d'

Desen-

per

invenzione,

dalla

Concezione del
nella

Museo

di Vicenza, al Miracolo di Sant' Anto)

io,

chiesa

di

Mirano, dalla mirabile Santa Rosa, nella chiesa di Santa Maria


del Rosario alle Zattere, alla tragica scena di Sa7ita Tecla fra
appestati, nel
r/li

Duomo

di Este, dai

due Santi cappuccini

della Gal-

V.

IL

SETTECENTO

121

leria di

Parma,

al

Castigo dei serpenti, nell'Accademia di Venezia,


di

dai

due quadretti

costume nel palazzo dei conti Papadopoli

di
;

Venezia, ai bozzetti, ai disegni sapienti, alle fantasiose acqueforti


tutto

insomma che

usci da quella
la

mano

miracolosa merita l'am-

mirazione di chi conosce


la

ragione

dell' arte, e

egualmente

di chi

ignora e non giudica se

non per un

tacito e quasi innato senso

del bello. Alla pittura di cavalletto egli preferiva le trionfali e

mae-

Castello di Wiirzburg.

Le nozze

di

Barbarossa

G. B. Tepolo.

stose apoteosi, le glorie dei santi, le aurore divine, dipinte a fresco

sovra

ampi

spazi.

freschi sulle volte delle chiese degli Scalzi,

della Piet, dei Gesuati a Venezia, sui soffitti dei palazzi

Pisani

a Str, Clerici
lazzi

a Milano, Canossa a Verona, sulle pareti dei padi VV^rz-

Labia a Venezia e Valmarana a Vicenza, nelle roggie


di

burg e
di

Madrid, mostrano
la

la fantasia inesauribile, la sicurezza

mano,

decisione del disegno e danno la misura

del

genio

del pittore. Certamente, poich nessun artista, per quanto eccelso.

122

LA PITTURA VENEZIANA

pu essere indipendente dal suo tempo e dal passato, convien


noscere che
il

rico-

genio del Tiepolo s'aliment principalmente degli


l'

esemp

di

Paolo Veronese, del quale dov piacergli


il

ampia dispopittore, c'in-

sizione dei gruppi, l'ariosit, la magnificenza,

senso decorativo.

Lo
le

Zanetti, del resto,


dall'

contemporaneo ed amico del

forma che sin


in vibrazione

adolescenza egli

am

e copi

appassionatamente

pitture di Paolo. Cosi

pire
della

una grande voce del passato, metteva un'anima moderna, e le facea genialmente concer adattamento di quegli elementi d' arte ad una nuova fase
storia. 11 Tiepolo,
il

pi grande pittore
rinato, ravvivato

del secolo XVIII,

sembra veracemente Paolo


ricco,

da un nuovo fervore,

facondo come nel cinquecento,


i

L' evidente nesso fra

ma accomodato al suo tempo. due maestri non ha minimamente nociuto


fenomeno
forse unico nella
al

all'originalit del secondo; e questo


storia delle arti;
la

com' fenomeno che aumenta intorno


egli,

Tiepolo

luce di gloria l'aver


il

dopo un secolo

di eclissi, fatto splen-

dere di nuovo

sole della pittura schiettamente veneziana.

La sua

vita si chiuse tra la serenit del lavoro e dei trionfi.


il

Mori a settantaquattro anni,

27 marzo 1770, in Madrid, mentre


Il

stava dipingendo nel palazzo del re.

Tiepolo, nato in Venezia,


la patrizia

usciva dal popolo, e nulla avea di

comune con
(^\
Il

famigha

omonima. Condusse in moglie


l'attraentissimo

Cecilia Guardi, sorella di Francesco,

emulo
tra

del Canaletto

matrimonio,

felice

per

r alfetto dei coniugi e la prosperit della fortuna, fu reso lieto da

ben nove
e

figliuoh,

quali Domenico, pittore di gran pregio,


di acqueforti.
la vigoria

Lorenzo gagliardo incisore

Domenico, nato nel 1726,


paterna,
il

seppe

qualche volta imitare

come
di

nei quat-

tordici quiidri della

Via Crucis, eseguiti per

tempio

San Polo

a Venezia.

diciannove anni dipinse, nella chiesa dei Santi Fauil

stino e Giovita a Brescia,

Martirio dei cristiani sotto Traiano,

ancora creduto da taluno opera del padre Giambattista.

(1) Nella Cancelleria della

Curia patriarcale

di

Venezia iibbianio trovato

la l'odo d nascita di

Maria Cecilia Guardi,

flglia di

Domenico

e di Claudia Pichler, nata in Venezia nella pavrocciiia ai


il

San

Polo,

il

23 giugno 1702, e Tatto di matrimonio, avvenuto

21

novembre

1719.

V.

IL

SETTECENTO
anche

123
in Fabio

Qualche traccia del


Canal
stro,
il

fare tiepolesco si riconosce

(n.

703,

m.

1 767),

che fu scolaro ed aiuto del grande mae-

quale ebbe
i

altri imitatori,

come Francesco Fontebasso, Doil

menico Maggiotto,

due Guaran, Giuseppe Angeli,


si

Mingardi ecc.
la

Ma

la

luce di queir arte stupenda

estinse con
dall'

morte del
o

sovrano pittore, giacch non rade volte

opera del genio emana

una superior
corrompe
i

forza dominatrice,
gli

che

soggioga,

rende
gli

sterili,

minori ingegni, che

vivono a canto o

succedono.

Venezia. Chiesa dei

Frai'i.

Cristo posto in croce (XP Stazione Domenico Tiepolo.

della Via Crucis).

L'Accademia

di

Belle Arti

VI.

L'Accademia

N,EL

secolo diciottesimo Venezia avea raccolto tutto ci che

v'era ancora di attraente nell'arte.

La decadenza

e la corruzione

erano come velate da uno


niun' altra regione d'Italia

squisito
l'arte

senso della bellezza, e in

fior

meglio che tra


il

le

lagune,

dove r oblio spensierato delle


dei

forti virt e

desiderio
nobili

immoderato

molli piaceri

non avevano spento

le

produzioni del

pensiero, svolgentesi per molti aspetti e in molte guise.

Governo e

privati

andavano a gara per conservare amorosaartistiche.

mente
nel

le

inclite

tradizioni
di

La Repubblica

instituiva,

1754,

un'Accademia

Belle

Arti,

che ebbe sua sede nel

126

LA PITTURA VENEZIANA
della Farina al traghetto di

Fondaco

San Mois,
il

e di cui fu

primo

presidente Giambattista Tiepolo, nominato

5 febbraio 1755, con

decreto dei Riformatori dello Studio di Padova.


bastante citare
i i

fra

privati

patrizi Farsetti,

che raccolsero nella loro Gipsoteca


i

modelli delle pi celebri statue antiche, e

Pisani, che aprirono


il

nelle loro sale un'Accademia, di cui veniva


pittore Pietro Longhi.

nominato direttore

Ma
anche in

gi,

morendo

il

secolo,

il

gran movimento

d'
si

idee iniziato

dalla Enciclopedia ed effettuato dalla Rivoluzione,


Italia nelle lettere, nelle scienze,

manifestava
I

nelle arti.

pi gravi

problemi

sociali

ed economici erano
dal

trattati e discussi dai

due Verri,

dal Beccaria, dal Filangeri,

Genovesi,

dal Galiani, dal Goco,

dal
il

Pagano
il

le scienze positive
il

facevano scoperte maravigiiose con


il

Volta,

Galvani,

Lagrangia, lo Spallanzani,
si

Morgagni, e

alle

languidezze arcadiche

contrapponevano

le

indagini erudite

di
le

Apostolo Zeno, del Tiraboschi, del Muratori. Nelle lettere, contro


idee del settecento, sorgeva
tradizioni

una

scuola, che

si
il

ricongiungeva
Monti,
il

alle

classiche

con

il

Parini, l'Alfieri,

Foscolo;

nelle
il

arti,

dopo

le scorrette

fecondit e le molli eleganze, trionfava

classicismo regolare, che trov in Italia


il

due ferventi

apostoli

stranieri,

Mengs

il

Winckelmann.
la

Venezia, alla stupenda teatralit tiepolesca era seguita


i

placida compostezza canoviana, e


toga, cacciavano in
ruccati. Tutto ci

Greci e

Romani,

rigidi nella

bando
che

le

donnine incipriate e i cavalierini impar-

alla

morbida

e graziosa et del

settecento

era piaciuto,

diveniva argomento di dispregio pel nuovo secolo.

Non mai una


si

pi cruda antitesi,

non mai due pi


le

fieri

antagonismi

levarono a cosi breve distanza di tempo.

Per comprendere
dalla caduta della

il

profondo dissidio fra

due

societ, divise

Repubbhca Veneta, basta


nelle

osservarle

nel loro

esteriore

aspetto,

usanze, nelle

consuetudini,

nelle fogge,

neir arte.
L'ideale artistico passando da

un

secolo all'altro
si

si

trasforma,

giacch anche l'aere entro


cangiato.

il

quale l'arie

svolge del tutto

VI.

l'accademia

127

Guardiamo
del settecento,

gli

appartamenti, a traverso

quali le allegre

donne

pur eleganti nei gonfi

falbal, nelle

seriche vesti

a fiorami, a toni pallidi


lini e fronzoli,

come

di pastello,

passarono tutte ricciole scar-

battendo allegramente sui lucidi pavimenti


tacchi di legno.

pette dagli

alti

Le

stanze,

confidenti discrete di

colloqui amorosi, sono tappezzate di soprarizzi e di cuoi dorati.


volte s'incurvano a foggia di padiglione, sostenute da putti e
rini; festoni

Le
con

amo-

colonnine rialzano

archi di

fiori e fogliami,

finezza di fregi e vezzi


leggiadri.

architettonici,

con mille accartocciamenti

Fra

gli

stucchi ghiribizzosi sorridono le ardite creazioni

tiepolesche: dee e ninfe, che torcono graziosamente le bellissime


linee serpentine dei dorsi, sostenute dalle braccia nervose di
e di
satiri.

numi
i

Nelle sovrapporte, intorno

ai soffitti,

nei

cieli delle al-

cove danzano gruppi di rosei amorini, e dalle pareti sorridono

quadri del Longhi, del Canaletto, del Guardi, di Rosalba Carriera,


tutte le eleganze e tutte le letizie

della festosa arte del

tramonto
a ghi-

veneto.

grandi specchi sono incorniciati da volute


le

d' oro,

rigori e a nastri, e

mobilie elegantissime a colori


oro
e

armoniosi,

bianco e

oro,

rosa e oro,

pistacchio,

si

piegano a linee

contorte e a capricciosi ornati.

A
dal

un
si

tratto,

la

vecchia
ai

Repubblica

di

San Marco

uccisa
delle
folata

Bonaparte. Entro

palazzi misteriosi,

nella

penombra

stanze
di

spalancano

le finestre,

come per una improvvisa


cambia
di

vento, e

un turbine impetuoso
Tutto
si

porta con s un'altra vita e


aspetto,

un' altra

arte.

muta, tutto

comin-

ciando dall'interno delle case, in cui nelf arredamento, nella mobilia, nella

decorazione

si

cerca di rifare e

non

si

riesce se

non

a contraffare l'antico. Talvolta le pareti delle stanze s'irrigidiscono


nei tetrastili ionici,
tal altra il dorico,

stile di
il

austera grandiosit,
profilo,
al

che ha bisogno di svolgere largamente

suo severo
si

ridotto a misere proporzioni. Vetri, bronzi, mobili

foggiano

risorgente ellenismo, e

canap a linee

rigide,

stanno a canto a

mensole, sorrette da bronzee sfingi o da colonnini dorati, ornate da


fregi e

da ghirlande

d' ottone.

Le

vesti

si

accordano con
le

gli oggetti
i

circostanti e teatralmente si rimettono in voga

fogge e

co-

128

LA PITTURA VENEZIANA

stumi

dell' antichit.

Le

vesti

femminili, imitate
al

dalle antiche
delle spalle,
la-

romane, sono
e

prolisse,
la

fermate da borchie

sommo

scendono lungo

persona in minute pieghe, senza cintura,


il

sciando scoperte le braccia ed

seno. Sui capelU, pettinati

sem-

phcemente, come
berrettoncini alla

si

vede nell'Ebe e nella Tersicore del Canova,

greca.

Per
il

gli

uomini gran giubboni

a larghe

falde ed alte pistagne,


tralcio

con
di

coccardone all'occhiello, mazza di


stretti alla

di

vite,

calzoni

spinone

gamba, con

scar-

pette inverniciate o lunghi stivali, con fiocchi agli orli delle

gam-

biere e increspature al collo del piede. Capelli fonduti alla Bruto


e cappelli arricciati, di velluto, e

espansi a caldaia,

alti

e larghi con nas troni

un enorme cravattone bianco al collo. Il fermento, che sembrava dover mutare aspetto al mondo, non era se non un ritorno alle vie del passato, e nella vita, come
nell'arte, l'imitazione servile dei

Greci e dei

Romani

fini

col di-

ventare

una meschina

contraffazione.

Mancava

la seriet di

un

pensiero profondamente meditato e sentito nello studio delle forme


antiche, e
il

risorgente ellenismo, reazione alle tumidezze baroc-

che e

alle

svenevolezze del settecento,

condusse a un'altra esa-

gerazione, allo stile scolorito, arido, intirizzito.


Soltanto tratto tratto

rompeva

le pastoie

convenzionali del clas-

sicismo
verit,

il

genio di Antonio Canova,


il

con creazioni di stupenda


Tiepolo e rapidamente

come

Dedalo

Icaro e la testa di papa Rezzonico.


il

L'arte veneziana, volata sublime con

declinata da cosi grande altezza, s'era rinchiusa ormai nell'Acca-

demia
modelli

di

pittura, scultura

architettura, che, alla

caduta della
tra
i

Repubbhca, aveva stanza nel palazzo


in

Farsetti a

San Luca,
dai

gesso
in

delle

antiche

statue,

raccolte

Farsetti

acquistate
stituita

parte

nel

1805 dall'imperatore Francesco IL Inla

poi
le

da Napoleone

Regia Accademia
palazzo

di Belle Arti, si fino

diedero

prime

lezioni in quel

medesimo,

a che,

nel 1807, l'Accademia fu trasportata

nella
Il

chiesa, nel

convento

e nella Scuola di Santa NIaria della Carit.

convento, ai'chitettato

nel 1552 da

Andrea

Palladio, e gii altri edifizi furono adattati al


Il

nuovo uso da Antonio Selva.

primo presidente

della rinnovata

VI.

l'accademia

129

Accademia
succedette

fu
il

il

cavaliere

Almor Alvise

Pisani, al quale, nel

808,

conte Leopoldo Cicognara, ferrarese, lo storico della


il

scultura italiana,
:

fervente ammiratore

del Canova.
il

Furono noTeodoro

minati professori Antonio Selva di architettura,


Matteini, discepolo di
Pizzi di scultura,

pistoiese

Pompeo

Batoni, di

pittura

storica,

Angelo
di

Ferdinando Albertelli

di ornato,
l'

Davide Rossi

prospettiva, Antonio Diede di estetica, con


tario.

ufficio altres di segre-

Ai gessi raccolti dai Farsetti,


dei

il

Cicognara aggiunse molti

quadri

pi celebrati

maestri,

tolti

da chiese e da conventi,
la gloria civile di

formando quella celebre pinacoteca, in cui


nezia appare intrecciata a quella artistica.

Ve-

La nuova scuola
lebrare in
istile

pittorica,

che cercava

canoni della bellezza

sulle statue e sui bassorilievi antichi e

aveva per intento di ce-

eroico
il

fasti

dell'impero napoleonico, trionfava


il

in Francia con

Vien,

il

David,

Proudhon,

il il

Gres,

il

Gerard,
il

r Ingres: in
a Milano,
il

Italia

con

il

Traballesi, l'Appiani,
il

Sabatelli,

Bossi

Benvenuti a Firenze e

Camuccini a Roma. Anche a


facilit soverchia,

Venezia, gi sulla fine del secolo diciottesimo, s'incominciava ad ac-

cusare

il

Tiepolo di strane licenze e di

tentando

di guarire l'arte dall'esuberanza e dall'enfasi

con

bagni freddi del

classicismo.

Tra

pi

fieri
il

odiatori delle linee contorte e barocche

era un pittore Zanetti,

quale avvi all'arte Francesco Hayez, nato


zio,

a Venezia nel 1791 e cresciuto in casa di uno

negoziante di

un Paolo Veronese, un Vandyck, sin da piccino formarono la. mia ammirazione scrive Hayez nelle sue Memorie. Morto il suo primo maestro Zanetti, il giovane Hayez
quadri antichi, a
bel Tiziano,

Un

pass nello studio di Francesco Maggiotto, figliuolo di quel


nico,

Domealle-

buon

pittore, di cui

pu vedersi all'Accademia un quadro

gorico, rappresentante la Pittura e la Scultura, notevole per

mor-

bidezza di colorito. L'Hayez frequent, insieme con Giovanni Demin,

anche

la

vecchia Accademia, ove,

fino al 1804,

ebbe a maestro

Lattanzio Querena, artista convenzionale,

ma

immaginoso, nato,

nel 1768, in Predella, nella bergamasca Val di Scalve.

Quando
il il

la

nuova Accademia ebbe sua sede nel convento


Hayez, insieme con Odorico

della Carit,

giovine

Politti, friulano, studi sotto

Matteini.

130
L' Hayez,

TA PITTURA VENEZIANA
dopo aver seguito alcun tempo
fredde

le

norme

del

maestro,
litti

ligio alle classiche tradizioni, parti


il

con l'amico suo Poe


il

per Roma, ove ebbe a consigliatori


i

Canova

Camuccini.
il

Ma

due giovani veneti presto dovettero separarsi:


Hayez
rec a Milano, ove
le idee,

Politti fu

chiamato a Venezia per succedere nella cattedra


teini
:

di pittura al

Mat-

si

venute dalla Francia,

BHHI^^^"

ZjI m M
4^

JB^

KiiinMl

f^Mf^m
a^aE::^.^
:

^^^^^^^^^^^^s}

La Pittlua e la Scult ui;.^

Venezia. Accademia di Belle

Ani

Domenico Maggiotto.

dall' Inghilterra, dalla

Germania, informavano

il

pensiero del Man-

zoni, del Grossi, del Porta, del Berchet, del Torti, di

Ermes

Visconti,

del Pellico.

All'agitazione delle ambizioni napoleoniche erano

succeduti
si

tempi

pi tranquilli,
il

poich, dopo

gravi

turbamenti,

sente

irresistibile

desiderio di calma, cos l'iunanit, ancor fremente

VI

l'accademia

131

di

guerreschi tumulti,
Il

si

sentiva

come

attratta

da una vaga sen-

timentalit mistica.
tazione
folla di

movimento
la

ideale era in opposizione all'imiin

greco-romana,

quale evapor a poco a poco

una
in-

parvenze misteriosamente fantastiche. L'et di mezzo


il

sorgeva contro
castelli,

rinascimento

classico, e dai

ruderi dei vecchi


il

messi a fuoco dal popolo, escivano voci rievocanti

mondo
altres
il

defunto.
Il

nuovo

spirito

non pure informava


si
il

la letteratura,

ma

le arti figurative,

e in Francia

rivelavano, fantasie novatrici,

Gricault,

il

Delacroix, Ary-Scheffer,

Vernet,

il

Delaroche, Ro-

bert-Fleury, Leopoldo Robert, mentre la


cisa

Germania pendeva indeil

tra

il

misticismo nazareno

dell'

Overbeck,

romanticismo

trobadorico dello Schnorr e la idealit filosofica del Cornelius e


del Kaulbach.

Da
artistici,

quello spirito ravvivatore delle forme e degli svolgimenti

spicc ardito

il

volo

il

pensiero anche in

Italia,

mani-

festandosi per con

maggior vigoria nella poesia e nella musica


accostarono

che non nelle

arti del disegno.


s'

Alle nuove idee

primi

il

D' Azeglio, tentando

dare

al

paesaggio, con una superficiale osservazione del vero,


il

un

aspetto poetico, e Francesco Hayez,

quale verso l'arte moderna


alle

ebbe meriti

di

non poco momento, infondendo


viva e drammatica, sia

scene rappre-

sentate un'espressione
soggetti bibhci

che egli trattasse

come Giacobbe ed Esa, Tamar, Ezechia, Rebecca,


argomenti della storia e della leggenda medievale,
e

Bersabea,

sia

come

il

Bacio di Giulietta
Valenzia

Romeo, La
Seguirono
l' 1'

sete dei Crociati,

Maria
Pisani,

Stuarda,

Gradenigo,
ecc.

Marin Faller,
indole
il

Vettor

Francesco Carmagnola,
la

Hayez, ognuno secondo


il il

preparazione,
il

l'

ingegno e
i

sua,

Massacra,

il

Coril

nienti,
seri,
il

Malatesta,
il

due Induno,
il

Bertini,
il

Pollastrini,
1'

Ci-

Cassi oh,
il

Gamba,
il

Gastaldi,

Focosi,

Ussi, l'Altaliberi e
Il

mura,

Pagliano,

Barabino e molti
il

altri,

ma
il

con pi

larghi e

moderni intendimenti
l'

Celentano e

Faruffni.

primo
ed

interpret

episodio

storico

in

un senso

largo e filosofico,
il

ebbe l'ingegno

sottile nella

penetrazione del vero,

secondo mo-

182

LA PITTURA VENEZIANA

Milano. Galleria Municipale.

Il B.\cio

F. Hayez.

VI.

l'accademia

133
comporre, nel
felice-

str tanto valore e tanta verit nello inventare, nel

colorire

da essere oggi considerato come quegli che, pi


altro,
i

mente d'ogni

dipartendosi dalle consacrate discipline, venne

a collocarsi fra

pittori

arditamente innovatori. Morirono entrambi

strana ed

amara coincidenza!
le

intorno

ai trent'anni.

Ma, nonostante
cursori, nonostante

nobili

prove di questi due giovani presolitaria

qualche
fmi

altra

ribeUione,

il

roman-

ticismo pittorico italiano


Alla

per

cristallizzarsi

in vacue forme.

convenzionalit dei pepli e delle toghe,

agli

atteggiamenti

eroici e al

nudo

foggiato alla greca, succedette la convenzionalit

delle armature, delle alabarde, dei giustacuori, dei liuti.

L'una e

r altra in conflitto con

le idee

moderne.

Ma come

la poesia e la
si

erudizione andavano francandosi da ogni

servilit rettorica e
i

ritempravano

ai

veri

scientifici,

cos

anche nella pittura

tra-

visamenti della storia doveano


giorno dovea mettere in fuga
i

finire, e la

chiara luce del nuovo

fantasmi del passato Gi un'arte

appariva, tutta piena di succo, anelante a liberarsi dai vincoli delle

pedanterie classiche e romantiche. Insorgendo contro

gli istinti di

conservazione ombrosa,

gli artisti

prendevano lena e

diritto inten-

dimento, comprendendo ormai essere pi utile spediente guardare


il

vero con

gli

occhi propri, che non con quelli dei maestri.


in arte quel

La Francia andava acquistando


un giorno
dall' Italia e

primato, avuto

invitava gli spiriti

a idee pi libere, pi

fervide, pi vigorose con

una

gloriosa falange di artisti, che va dal

Gorot e dal Dupr


al

al

Daubigny, dal Meissonier e dal Rousseau


al

Rgnault, dal Fromentin


Brton, da Huet
ai

Gourbet
dell'

e al Gonstant, dal Millet

al
il

due apostoli

impressionismo moderno,

Manet

il

Degas.
di rivolta si manifestava

Un impeto

anche in

altri paesi, e in

Germania Adolfo Menzel,


fredo Stevens, in Ispagna
e procedimenti

in
il

Olanda Jozef
Pradilla e
il

Israels, nel Belgio Al-

Fortuny cercavano vie


il

nuovi,

mentre in Inghilterra con


raccolta

movimento

prerafaelita

s'

era gi iniziata una radicale innovazione.


valorosi,
1'

In Italia due

eredit del Faruffni e del

Gelentano, scendevano nel vecchio regno

accademico,

gettando

134

LA PITTURA VENEZIANA

il

grido della

riscossa: Filippo

Palizzi e
e,

Domenico

Morelli,

na-

poletani.

L' impulso

era

dato,

fra

molti

ostacoli,

movevano
il

guerra

alle

perniciose tradizioni spiriti ardimentosi, quali

na-

poletano Vertunni, facendo a


Bianchi,
dio
il

Roma

propaganda

di verit;

Mos

il

Cremona,
realt, e
i

il

Carcano, iniziando in Lombardia

lo stu-

della

macchiaiuoli di Toscana,
della

invadendo, dopo
di

1855,

il

campo
utile

pittura

con
i

un modo

chiaroscuro
scuola
acca-

violento,

ma

per combattere

metodi della

demica.
Di tutto questo grande movimento, che aveva iiicominciato

con

le

fantasie

romantiche

di

Francesco Hayez, per quel tempo


novissime audacie, Venezia non

ardimentose, e metteva capo


risenti

alle

efficace

n durevole azione. Anzi in quella diminuzione


produzione,

di pensieri e

di

succeduta

alla triste

fine della re-

pubblica veneziana,
riosa

parve un rievocatore della grande arte glo-

Giovanni

Demin, nato a Belluno nel 1785, che riemp


stramberie pirotecniche del colorito e

alcune chiese del Veneto con affreschi nei quali una certa vivacit
di fantasia
le

non ripaga

le

vergogne del disegno.

Un

suo affresco raffigurante

la

Lotta

delle

Spartane nella

villa

dei Patt presso Belluno, parve prodigio

d'arte e fu cantato in versi

non migliori

del dipinto.
all'affresco del
le

Nella stessa villa dei Patt, di contro

Demin,
favole,

ne dipinse un
tasei anni.

altro rappresentante

Esopo che racconta

Pietro Paoletti, pure nato a Belluno nel 1801 e morto a quaran-

Meno

fervido del

Demin,

ma

pi corretto disegnatore,

condusse alcuni buoni affreschi nella chiesa di Santa Maria For-

mosa

a Venezia e nelle sale del Caff Pedrocchi e del Teatro di

Padova.

Ebbero rinomanza a quel tempo e sono ora quasi dimenticati

Giambattista Canal, Liberale


Orsi,

Cozza, Giovanni

Servi, Tran-

quillo

Cosroe

Dusi,

Carlo Bevilacqua, Gaetano Astolfoni,

Francesco Bagnara, Michele Fanelli, Sebastiano Santi, Giuseppe


Borsate, ecc. Meglio sono da ricordare Natale Schiavoni, abile coloritore di nudit femminili,

chiamato dai vecchi

critici

VAna-

creonte della piliura, o

il

friulano Placido Faltri, aiiton^ di alcimi

VI.

L ACCADEMIA

135
talmente evidenti che

ritratti levigati e di finitezza

minuziosa,

ma

paiono

di rilievo e vivi.

Nella cattedra di

pittura dell'Accademia,
il

ad Odorico

Politi,

morto nel 1847,


che lasci
alla

era succeduto

bolognese Lodovico Lipparini,

sua morte, avvenuta nel 1856, lungo desiderio di


dell'animo,

s per la bont e la gentilezza

ma non

seppe avvi-

vare

il

suo insegnamento con alcuna idea animata e vibrante. Tra

Venezia. Galleria Treve=

le

moltissime sue composizioni sacre, mitologiche e storiche, assai


i

grido levarono

quadri d'argomento greco

mo

lerno, inspirali a

quella insurrezione, che da Suli a Grionros parve ridestasse gli


antichi eroismi. Gl'insorti di Calavrita,
zari,

La

morte di Marco Bot-

greci fuggitivi, Il giuramento di lord


al

Byron

ecc.

diedero

argomento

Lipparini di sfoggiare, tra smaglianti


artificiosa

elfetti di tinte,

una pompa

con atteggiamenti da danza e da teatro e

136

LA PITTURA VENEZIANA

una cura minuziosa nel dipingere


nelle, gli arabeschi dei calzari,
i

le

vesti,

giubbetti, le fusta-

fucili intarsiati di

madreperla.

Con
il

altri

intendimenti e con ben altro ingegno, in Francia,


il

Marilhat e

Decamps, contemporanei del Lipparini, sentivano


la luce,
i

rendevano

la natura,

costumi d'Oriente

Venezia. Accademia di

Im^IIo Arti.

Ritratto

del capitano Craglietta.

Placido Fabris.

Quando
l'assolutismo

le

novit della scuola romantica insorgevano contro


il

classico,

grave sonno

accademico parve

scosso

dalle ardite riforme e dalle efficaci virt dei metodi, introdotti e

insegnati dal marchese Pietro Estense Selvatico, nominato, nel 1850,


segretario e professore di
esteti(,'a.

Anche

nell'

insegnamento della
il

pittura e del disegno seguivano pi liberi

modi

viennese Carlo

VI.

L ACCABE^MIA

137

Blaas, seguace di

un genere

d'arte manierato e lontano dal vero,

ma
rato

ricco di studio e di fantasia, Michelangelo Gregoletti,


della

innamopale

grande scuola veneziana, autore di gigantesche con un fare spedito, largo,


risoluto, e

d'altare, condotte

finalmente
i

Pompeo Molmenti,
vani a osservare
il

che, ribelle ai vecchi metodi,

invitava

gio-

vero nella forma, nel colore, nella espressione.

Vcnozia. Galleria Treves.

Socrate ed Alcibiade

L. Lipparini.

N mancarono
se,

altri

banditori di novit, e Albano Tomaselli

si

sarebbe francato arditamente dalla servit e grettezza della scuola,


nel dicembre del 1856, a ventitr anni, la fortuna triste
la vita,

non

gli

avesse troncata

che avrebbe dato

all'arte e alla patria splen-

dore di nobili opere.

E un
fissar

pi libero indirizzo avrebbe certamente

impresso Tranquillo Cremona, se troppo presto non avesse abban-

donato Venezia, per


aUievo
dell'

sua dimora a Milano. Giovanissimo fu


e fin da allora mostrava l'ingegno

Accademia veneta,

pronto e la

mano mirabilmente

disposta alle finezze della matita.

138

LA PITTURA VENEZIANA

Venezia. Galleria Treves.

Rebecca al Pozzo

C. Blaas.

Venezia. Galleria Treves.

L'

'RODiGO

M.

Gregoli^ti.

YI.

l'

accademia

139

In uno dei piccoli studi, che sono intorno


si

al cortile

dell'Accademia,

esercitava da mattina a sera a disegnare dal naturale, ad acque-

rellare cose stupende per la casta eleganza del segno e certa grazia

spontanea, che

nessuno pu insegnare. Quando era vinto dalla


ai

stanchezza, correva nelle sale della pinacoteca, dinnanzi


del Carpaccio,

quadii

che

gli

mettevano nell'animo un contento soave.

Venezia, Accademia

di

Belle Arti.

La

.moglie del

Doge

Fosc.\ri che ricus.^l

.-vll.v

repubbuc.v

il

corpo del m-\rito.

Albano Tomaselli.

Ma,
che ad

fra

l'oppressione

del

dominio
in

straniero,

mal poteva
societ,

l'arte fiorire, e gl'ingegni


altri
fini

intristivano

mezzo ad una

avea rivolta la mente e l'animo avea occupato


L'arte stessa
si

da desideri di
tici, e,

libert.

consacrava a intenti patriotdi

come
e
di

la

musica destava negli animi sentimenti


si

commo-

zione

entusiasmo, cosi anche con la pittura

volea tener

vivo e fiducioso lo spirito nazionale, rievocando dalle pagine della

140

LA PITTURA VENEZIANA
Pi che

storia

fatti

gloriosi
si

le

grandi figure
al

d' Italia.

alla

linea e

al

colore,

badava

fine

e alla

missione patriottica,
civile.

e l'intento artistico era soggetto a quello

Eppure
anni
di di

in

questi
e

scadimento

scoramento vissero a
artefici,

Venezia

cui
l'in-

fecero difetto

non

gegno

e lo studio,

ma

tempi poco
pizi

all'arte pro-

contristati
politica.

dalla

servit
altro

Se

in

aere fossero

stati

educati, a pi liberi voli

avrebbero alzata
te

la

men-

Felice

Giovanni

Schiavoni, Giovanni Busato,

Giuseppe Ghedina,

Giulio Garlini, Eugenio

Moretti Larese, Giovanni


Il

Squarcina,

Raffaele
C

Paggio innamobato

T.

Cremona.

Giauncttl,

ErmolaO
Paoletti,

Antonio
Moja,

Gio-

vanni Simonetti, Gianfrancesco Locatello, Jacopo D' Andrea, Pietro

Roi,

Federigo

Luigi

Querena,

Giacomo

Casa,

Ber-

nardo Gavagnin, Vincenzo Giacomelli, Napoleone Nani, Luigi Da


Bios, ecc.

Due

pittori che, usciti

dall'Accademia veneta, vissero

poi lontani da Venezia e mostrarono nelle loro opere di seguire

pi liberi avviamenti, furono Cesare Dell'Acqua, triestino, pose sua dimora a Bruxelles, e Ippolito
spigliatissimo, che,
Caffi,

il

quale

bellunese, pittore

dopo aver

colorito con facilit e grazia vedute


di Napoli,

di Venezia, di Firenze, di
dell'arte,

Roma,

obbedendo all'amore

ardente in lui
i

al

pari di quello della patria, e sperando

ritrovare e ritrarre

trionfi sul

mare

della redenta Italia, per nei

gorghi dell'Adriatico,

nell' infausta

giornata di Lissa.

VI.

L ACCADEMIA

141

Tra

molti quadri dei pittori veneziani, che operarono nella

prima met del secolo diciannovesimo, o poco dopo, due particolarmente devono essere ricordati: L'incontro di Tiziano con Paolo
Veronese di Antonio Zona
e Y Arresto d Filippo Ca-

lendario di

Pompeo Mol-

menti.
Il

dipinto dello Zona,

per
rale

la disposizione

gene-

della
lo

composizione,

per

splendore

delle

tinte, la

sapienza del chia-

roscuro, l'abilit dell'ese-

cuzione, ricorda
del cinquecento.
Il

maestri

quadro

del

Mol-

mentl, compiuto circa nel

1850, quando da una parte pi

imperversava il mae
Venezia. Galleria Treves.

nierismo accademico
dall' altra

maggiormente
fu

Chiesa della Trinit dei Monti a

Roma

I.

Caffi.

infieriva la vaporosit ro-

mantica,
l'arte.

un

tentativo

di

iiiolta

importanza nella storia delstorica


si

La

dignit inamidata
il

dalla pittura

piegava

al

quadro
del

di genere:
s'

pittore,

non badando

alla solennit tragica

soggetto,

indugiava a rendere con stupenda evidenza un

difficile effetto di luce.

Dinnanzi a questo quadro, un

critico,

che

present

le

aspirazioni

moderne,

Giuseppe Rovani, esclamava:


cuore

Pensiero, trovata, espressione, disegno, colore, tutto s'affratella


dipinto:
.

in questo

l'occhio

soggiogato
si

dall'evidenza,
fra le

il

dal sentimento

Ma
le

il

Molmenti
il

immiseri

cure dello
i

insegnamento
Accanto
gegni,

lo

Zona travi
composizione

forte ingegno,

cercando
folla.

successi

mondani, seguendo
alla

convenzionalit volute dalla


storica, la sola

degna di sommi inai soggetti

come sentenziava

la critica di

quel tempo, accanto

142

LA PITTURA VENEZIANA

melodrammatici, sorgeva timido


di cui

il

quadro
fratelli

di

genere domestico,

diedero

alcuni
il

saggi

due

Canella di Verona ed
le

Eugenio Bosa,

quale ritrasse particolarmente

scene della vita

dei pescatori chioggioti.

Una blanda
ci

arguzia e

un sentimento vivacissimo
uomini,
a

di

tutto

che caratteristico
cose,

nell' aspetto degli

degli animali,

delle

ebbe Antonio Rotta, nato

Gorizia

nel 1828.

Il

Venezia. Accademia di Belle Arti.

Incontro

di Tiziano

con Paolo Veronese

A. Zona.

senso

dell'obbiettivit

in

lui

perfetto
sicura,

l'obbedienza

della
in-

mano all'immagine
cline a indugiarsi

fantastica

quantunque troppo

nella

meticolosa

riproduzione dei particolari.


:

Le opere sue
fare!,

pi

celebrate

sono

Vizio e miseria,

Niente da

L'antiquario,

Cacciatore e cane malato,


ri

tempi!,

Prime
ecc.

illusioni, Strette

Se fossero quei cuore, Povera mamma!. La

nonna

VI.

ACCADEMIA

143

Venezia. Galleria Giovanelli.

L'Arresto

di Filippo

Calendario

P. Molmenti.

Venezia. Galleria Giovanelli.

Sloggio di una casa per debiti

Ganella.

144

LA PITTURA VENEZIANA

Felicit

di

soggetti,
si

ora

satirici,

ora sentimentali, e vivezza

di rappresentazione,

riscontrano

anche nei

quadr'etti

di

Gu-

.\IE.\TE

D\

l'Alili

Antonio

liiUt:

glielmo Stella:
indiscrete,

Un

villano in cattive mani, Vizio e virt, Scene


Il

In sagrestia,

saltimbanco al

letto della

moglie mo-

rente ecc.

VI.

L ACCADEMIA

145

Cosi la fredda
alla osservazione

affettazione del

quadro storico cedeva luogo

del naturale,

e la pittura,

pur serbando delle


le

consacrate forme anteriori, discuopriva, per quanto portavano


condizioni
vatore.

dei

tempi,

lineamenti primi di

un

concetto innno-

Venezia. Galleria Treves.

Un

Villano

ix

cattive maxi

Il LI&iu-\

Li.

i-'aVrolto.

VII.

La Nuova Arte

,UANDO Q.
al

Venezia, insieme con la redenzione politica, ricon-

quist la libert dello spirito, sorse

una nuova
prima met

pittura,

che ritorn

senso della
i

realt. I pittori della

del secolo

decimo-

nono,
toria,

vecchietti,

com'erano chiamati con certa intenzione canzonasentimento dagli

poco

nulla avean guardato intorno a s, alle meraviglie della


di

natura veneziana, resa con tanta profondit


artefici del
l'

quattrocento e del settecento, pi assai che da quelli deli

et gloriosa. Per che

grandi cinquecentisti, imitati poi dagli

intemperanti
figura

ma

fantasiosi artisti del seicento, abbiano ritratta la

umana

in tutta la sua soverchianza di vita,

non

la poesia

visibile, ch'esce dalle pietre,

non

la luce del cielo e delle


il

acque ve-

neziane.

Giorgione,

sublime nel manifestare

sentimento

delle cose ne' suoi fondi di paesaggio,

n Tiziano, poeta profondo

448

LA PITTURA VENEZIANA

nel

ritrarre

le

montagne
di

e le

vallate

del

natio Cadore,

il

Palma,

n Paolo, n Tintoretto,
sorgente dai

inarrivabili

nel dipingere le
il

creature esuberanti
fascino

giovent e di bellezza, sentirono mai

monumenti

veneziani. Ne' quadri invece di


e
di taluni altri

Gentile Bellini, di
si

Vettor

Carpaccio

primitivi

mostra,
le

come

in

una

fotografa sublime, la citt lagunare, che,


le

dopo

glorie

del

cinquecento e

gonfiezze del seicento, rii

comparisce nel Canaletto e nel Guardi,


la

quali

non

ci

mostrano

Venezia scenografica di alcuni moderni,

ma

la

Venezia vera, un

po' grigia, circonfusa


ratteristico aspetto di

come da una atmosfera

argentea. Questo capittori

Venezia fu trascurato dai

italiani

stranieri,

che

in

sul principio del


ne' suoi

diciannovesimo secolo, studiasentire quanta

rono

la

singolare citt

monumenti, senza

poesia

essa contenga l dove

cessa la sua tra'lizionale impronta

artistica,

dove maiicano

gli
i

elementi convenzionali della sua belvita.

lezza e

appaiono invece

segni di un'altra sua pi intima

Allora che la luce della libert ravviv per Venezia la poesia


delle sue

rimembranze,

l'arte rifiori.

Ed

ecco,

come per

incanto,

una turba mia e


di vita

di figure liete

irrompere nel chiuso aere dell'Accade-

degli studi dei pittori storici, recandovi


esteriore,

un

gaio frastuono

un'aria vibrante e

sana.

Le

allegre popolane

e
e

i i

robusti
cavalieri

gondolieri cacciarono
dalle

via le

castellane di

bambagia
grid con-

loriche di

cartapesta.

Invano paggi e menesi

strelli,

dame

e guerrieri opposero resistenza, invano


l'

tro la profanazione, ricordando gli intenti morali e


dell'arte,

assunto civile
la

invano
alla

si

cerc incutere

il

rispetto verso
irriverente.
la

senilit
lotta

accademica
fiera,

giovinezza gioconda e

Fu una
una

lotta

di bellezza e di
i

giovent contro

deformit decrerin-

pita.

Vinsero

ribelli

contro la tradizione, incominci

novata vita di pensiero e di opere.

Un

critico acuto,

Camillo Boito, guardando

alla

misera arte
la

veneziana della prima met del secolo, aveva detto che


dezza passata era

gran-

un impaccio
gli

all'arte

nuova, che qui

la vita
le

mo-

derna
glorie

si

stemperava quasi

nelle

vecchie memorie, e
i

antiche

abbai'bagliavano

occhi con

loro eterni splendori.

Ed

VII.

LA NUOVA ARTE

149

era vero. Venezia, era fuori del

fra

danni e

le

onte della schiavit politica,

mare

agitato dell'arte italiana,

non ne sentiva

le

on-

date, stava davvero in laguna.

Ma

quanto cammino s'era percorso

in pochi anni

La pittura
scenico
stanchi

storica ago-

nizzava,
pi. e
le
i

l'eft'etto

non bastava
di

giovani,

sciupare

forze dietro a idealismi snervanti ed

infecondi,

sentivano

ormai
il

il

disde-

gno per
il

lo scenografico,

fantastico,

convenzionale, e avvicendevano le

pazienti ricerche del vero ai concetti


arditi,

investigando,

osservando,

teni

tando

strappare

alla

natura
le

tutti

suoi segreti. Si

cercavano

qualit

nascoste delle cose, e sui ponti, nelle


viuzze, negli angoli misteriosi di qual-

che

rivo,

dinnanzi
i

alle

acque verdi
il

della laguna,

pittori si torturavano
il

cervello

per rapire

fascino del co-

lore veneziano. E, per riposarsi, guar-

davano

al

Carpaccio e al Tiepolo, due


diversa
e

ingegni d'indole cosi


associati

pur

nel culto della bellezza, nella

sua immortale serenit. Nelle fogge del


vestire, nei beUissimi volti delle tizia-

nesche popolane, nei monumenti


golari,

sin-

nel
nell'

colore

del

cielo

delle
Rio Marin a Venezia

acque,
tinte, si

armonia

della luce e delle

trovava

una sorgente

inesauri-

bile di studi.

Era una

savia e

minuta osservazione, una cura


le allegre feste di

tor-

mentosa per rendere evidenti


sopra
i

un raggio
portico,

di sole

rossi

mattoni delle muraglie,

gli strani e vigorosi sbatti-

menti
riflessi

di luce dei tramonti, le forti

ombre

di

un

lividi

delle acque.
pittori

Alcuni

veneti,

vissuti

qualche tempo a Firenze e a

150
Napoli, avevano
risvegliato

LA PITTURA VENEZIANA
veduto da vicino
e,

l'

artistica

manifestazione del

elemento nazionale,

ritornando in patria, vi porta-

vano un

alito

fecondo di giovinezza, combattendo contro quell'odiosa specie di tiranni che sono


i

pedanti.

Vincenzo

Cabianca,
lasci

nato

Verona nel 1827,


studiosamente

Venezia per Firenze e Roma, e


si

diede

alla os-

servazione dei colori e dei rapporti,

insieme con que'

liberi inil

telletti,

come

il

Signorini,

Ce-

cioni,

il

Banti,

Nino

Costa, che

accesero di vita la vecchia, oziosa


e lenta arte italiana. Nella ami-

chevole
artisti

consuetudine
vissero

di cotesti

anche
figlio

Federico
di

Zandomeneghi,
scultore
Ciardi,
il

uno

rinomato, e Guglielmo
quale, dinnanzi al lieto

sole e alle verdi

campagne,

volle

dimenticare quanto avea appreso


tra le pareti dell'Accademia con

Domenico

Bresolin

manierato

sebben diligente paesista.

A
che
Rio Marin a Venezia

Venezia convenivano anpittori

parecchi

stranieri,

V.

Cabianca.

come, per non dir


vico Passini e Carlo

d'altri,

Lodo-

Van Haanen,
dell' arte

quali facevano
11

conoscere
il

le

tendenze e

gli

avanzamenti

fuori d'Italia.
tra le lagune,

Passini e

Van Haanen,

nel loro lungo soggiorno

divennero veneziani, e delle cose veneziane seppero

sentire e rendere lo spirito e l'impronta.

il

Irrompeva l'ingegno fuori dal vuoto formalismo accademico, nuovo ideale sorgeva dalla realt, studiata minutamente e lile

bei-amente in tutte

sue forme.

VII.

LA NUOVA ARTE
incominciala gi ad espandersi

151

Di

questa

giovane

arte,

in

lamificazioni
Favretto,
il

rigogliose,

fu

splendido

rappresentatore

quale cadde a trentotto anni,

Giacomo come fulminato sul camdall'Accademia,


caso,

mino
egli

della gloria.

Ricev

primi elementi della pittura dal Molpaterno. Uscito


dal

menti, che ebbe per lui affetto

non aspett

la

fortuna

come limosina

ma

seppe

Milano. R. Pinacoteca.

Il

Sorcio

G. Favretto.

conquistarla con l'assiduo lavoro e

sali alle altezze della

fama con

una semplicit quasi inconsapevole del proprio


ch
egli

valore.

L'azione del Favretto sull'arte odierna fu efficacissima, giac-

comp
del

la

restaurazione del vero, fortificata dalla tradizione

coloristica

settecento.

Quando comparve

il

giovane artefice,

a Venezia
dell'arte,

si

strana

cosa!

il

colore

era
la

appunto l'elemento
artisti

che pi faceva

difetto.

Forse

grandezza degli
i

del cinquecento abbacinava


intelligente

moderni

pittori,

quali, o

con amore

studiavano di raggiungere una compassata perfele ricette della

zione di disegno, o cercavano pazienti di scoprir


tecnica antica.

La

vita,

piena di

gioia, di

brio, di colore, svolgen-

152

LA PITTURA VEA'EZIANA
mite azzurro del cielo veneziano, rivel
tutti

tesi sotto

il

suoi
1

tesori al Favretto, che trov inusati splendori di tavolozza.

suoi

quadri pi celebri

La

Modella, In attesa degli sposi, Et difeto

amore tra % polli, Stampe xe nel manego, Vandalismo, Il topo, e libri, Susanna, Soli, Il Ponte di Rialto, La Porta della Carta,
Zanze,
allo
Il

Traghetto. Il Liston

ecc.,

uniscono

alla

trasparenza e

splendore del colorito

la grazia delle impressioni.

Il

Traghetto della Maddalena.

Come
il

il

Gallina riproduceva sul teatro


tele.

la

Venezia odierna, cos

Favretto sulle

Giacomo Favretto

e Giacinto Gallina, questi


nell'

due gemelli

dell'arte veneziana, cosi

somiglianti

indole del-

l'ingegno, nella bont dell'animo, nel modesto aspetto della persona, nella morte immatura, penetrarono senza sforzo, per un'intuizione nativa, nell'intima vita del popolo. L'arte del Gallina

pi profonda, pi dominata dal sentimento,


delle

ma

la

superficialit

impressioni del Favretto compensata dal brio

della

os-

servazione.

Egli mori

verso

quando il suo ingegno dava indizio di volgersi una pi intima meditazione o di seguire la nuova corrente
Nel suo ullimo quadro.
Il

di pensieri e di sentimenti.

Liston, che

VII.

LA INUOVA ARTE

153

raggiava all'Esposizione di Venezia del


giugno,

1887 e che, nel


circondato

triste

12

apparve

il

ferale

annunzio
efficacia

di veli neri,

egli ritrasse

con singolare

il

pensiero

della

decadenza

veneziana,

la

mollezza effemminatrice del settecento, senti e comfascino, l'indolenza di quella

prese la grazia,
tissima.

societ

attraen-

U evoluzione
i

del

suo

intelletto,

attratto

dalle tendenze

moderne, meglio appare nel Liston odierno,

lasciato incompiuto.

Anche
pur

giovani

amici e compagni di studio del Favretto,

tra le seduzioni

luminose della tavolozza e


la

di

un realismo
alle altezze

ingegnoso e appariscente, sentirono come


verit

osservazione della

debba dar

vita

all'

intimo ideale ed esser guida

del pensiero e del sentimento, compresero

come

l'arte

non

sia sola-

mente
minuta

perizia tecnica,
vita domestica,

n possa

star contenta ai motivi briosi della

ma

debba penetrare dagli occhi nel cuore,

cercando quell'alta significazione, per cui tutto un


si attrista,
si

mondo

si allieta,

consola,
l'

si

avviva di tutti

sentimenti umani. Queste


ansioso di risollevar

aspirazioni verso

ideale, questo

desiderio

l'arte a dignit di pensiero trovarono

una splendida affermazione


condiscepolo del Fa-

nel Refiigiuui peccatorum, che Luigi Nono,


vretto, espose a

Roma

nel 1883. Di contro alle acque verdi della

laguna, a

reno, ai piedi di

un breve tratto di cielo, una donna accosciata sul terun simulacro della Vergine assorta in un dolore
il

profondo, cerca

conforto nella fede, nella preghiera e nel pianto.

Le ombre spiccano nettamente, ferme, incisive. Oltre il cielo nuvoloso, chiazzato qua e l dalle tinte crocee del tramonto, oltre le vele sparse sulle acque e la hnea della balaustrata, oltre le foglie staccate dagli alberi e turbinanti

per
al

l'aria,

vi

la

solenne

poesia, che le

cose

dicono silenziose

cuore
si

dell'artefice.

All'Esposizione di Venezia

del 1887,

afferm unita, ricca

di vigoria e di speranze la giovane scuola veneziana.

Oltre

al

Liston, al

Ponte

di Rialto, e

al

Traghetto del Fa-

vretto, Luigi

Nono esponeva

Paitli

Guglielmo Ciardi Messidoro,


i

due

forti ispirazioni

campestri; Silvio Rotta


;

Galeotti, vigorosala

mente pensati

e vigorosamente eseguiti
1'

Ettore Tito

bellissima

Pescheria; Vittorio Bressanin,

Ultimo Senato, dipinto con pen-

154

LA PITTURA VENEZIANA
Egisto Lancerotto le sue scene veneziane
Pietro Fragiacomo le sue mirabili marine.

nello libero e franco;

schizzate

alla

brava

di

Cesare Laurenti, di Alessandro Zezzos, di Alessandro Midi

lesi,

Angelo

Dall' Oca,

di
si

Luigi Mion, di Giuseppe Vizzotto-

Alberti e di

altri

parecchi,

per

lo studio

della forma e del colore

ammiravano opere pregevolissime, e per 1' amorosa ricerca

del vero.
Tutti questi artefici, pi preparati, pi agguerriti, pi sicuri
si

presentarono

alle

Esposizioni internazionali,

iniziate nel

1895

e rinnovate ogni biennio con fortunato successo,

grazie

all'

inge-

gno

al

volere dell' indimenticabile Riccardo Selvatico e di An-

tonio Fradeletto,

due uomini, a cui

la patria e

1'

arte

hanno dodifficolt

veri di riconoscenza grande.

Fra molti

tentativi e
i

molte

superate, fra
l'arte

le

emozioni del cuore e


le

tormenti del cervello,

veneziana trionfava, e

nuove

glorie

non erano indegne


di

di

Venezia e degli splendori delle et passate.

queste solenni leste artistiche apparvero un

giovenil-

VII.

LA NUOVA ARTE

155

mente
gloria.
alle

liete le

opere del Favretto, del maestro rapito all'arte e


la

alla

Quando, per

Mostra internazionale del 1899,


si

si

pens
sala

Esposizioni individuali collettive, e

raccolsero in

una

pi di quaranta quadri del Favretto, fu un grido di ammirazione.

Sebbene in alcune
e

tele,

dopo
le

cosi breve
luci,

tempo, apparissero fosche

cupe

tutto
lieto,

come nel Liston del 700, da l'insieme di quella esposizione emanava uno splendor cosi che nulla di pi dolce agli occhi e allo spirito. La sua
le tinte,

appannate

Y^ Esposizione

di

Venezia.

Abbandonati

Luigi Nono.

gloria in vero iion corre pericolo


di

di essere

sommersa
la

dal flutto
spirituale

nuove

idee,

il

gusto

mutato non scema


pupilla
si

grazia

dell' arte favrettiana, e la

abbandona ancora con volutt


dell'animo dell'artefice se-

su quell'armonia di

tinte, rivelatrice

reno, che inebri la pittura veneziana di sole, di aria, di vita.

Anche
ternazionale

le

opere di Luigi Nono, raccolte nell'Esposizione inquesto ingegno nobile ed


il

del 1901, assegnarono a


alto

austero

un

posto nella odierna arte italiana. Se

Favretto

156

LA PITTURA VENEZIANA
lato gaio e

rappresenta insuperabilmente
vita,
l'

il
l'

un

po' umoristico della

il

Nono ne
e

rivela invece

aspetto sentimentale, la poesia del-

amore
1

del

dolore.

Nato

il

Nono

a Fusina,

presso Venezia,
all'

nel

850, entr giovanissimo all'Accademia, ed ebbe


dall'

arte avvia-

mento
si

amorevole cura del Molmenti. Nelle prime sue opere


fin

notava una cura

troppo eccessiva di riprodurre

le

minuzie e

particolari pi lievi.

Ma

quando, nel

fiore de' suoi vent'anni, si rec

;iA

!:.

Tiro.

a Polcenigo, nella

campagna

friulana,

mestamente

bella,

presso alle

sponde del Livenza, non tard a prendere una nuova maniera pi


larga e grandiosa e pronta. Frutto de' suoi intimi e assidui collo-

qui con

il

vero furono

quadri:

Stili' Aveniaria,

Le

sorgenti del
tele

Gorgazzo, Ritorno dai campi e Ve)'so sera. Spira da queste

un

profondo sentimento della natura


vespertini, la
resi,

le

acque tranquille,

crepuscoli

melanconia della solitudine sono

cosi efficacemente

da rimanere ancora memoria e desiderio di quei paesaggi,


il

con cui

Nono

si

fece

dapprima conoscere.

Ma

il

colorito pieno.

VII

LA NUOVA ARTE

157

largo, intonato, la sapienza del disegno, la franchezza dell' operare,


la verit delle

composizioni

si

rivelano anche nei dipinti di figura

I primi

passi,

Autunno,
Ruth,

Il

marmocchio,

La

povera madre, Vice

mamma,
I
recini
del

Il molino.

da

festa,

La morte del pulcino, Refugium peccatorum, La fruttivendola, L'Avemaria, I funerali


ecc.

bambino, Abbandonati,

condotti con feconda

operosit

dal Nono, ricco di vigoria e di pensiero.

Artefice attraentissimo Ettore Tito, nato nel 1859 a Castel-

lammare

di

Stabi a,

ma

venuto a Venezia fanciullo e veneziano

^.^

d'

indole e

d' affetto.

Pochi in

Italia

disegnano con pi gusto, pochi

ritraggono la bellezza con pi fine sentimento e con pi eleganza,


scevra sempre da leziosaggine.
delicata, scorgi

traverso la sua pittura gentile,

l'animo dell'artista sereno, tutto inteso a seguire

la

sua bella idea luminosa e ridente. De' suoi quadri pieni di vita

e di movimento, gustosi per un'aristocratica sapienza di forma e

per una fusione e lucidezza ammirevole di colore, ricorderemo:

La

modella,

Le lavandaie

del

cVAlleghe,

La

bolla di sapone,

Garda, La pescheria, Il lago La Fortuna, La processione, Le

158

LA PITTURA VENEZIANA

Ondine,

San Marco, Sulla

diga,

In laguna, Chioggia,

La

nascita

di Venere, ecc.

Alla fine eleganza di Ettore Tito fa contrapposto la pensosa

melanconia di

Silvio Rotta, veneziano, figlio del pittore Antonio.

Di Silvio Rotta, una tela che rappresenta una fuga di spettri a


traverso case abbandonate e

mura

diroccate, ci

sembra una

delle

IP Esposizione

di Venezia.

Fioritura nuova

Cesare Laurent!.

opere pi suggestive dell'arte moderna.

Quadri profondamente

meditati e sentiti sono anche I galeotti, Il nosocomio.

La Rocca,

La
ai

lettura delle favole, ecc. Questo pittore, che inchina la fronte

lugubri pensieri, era un'indole vibrante a tutte


liete.

le ispirazioni

pi

Sono

ridenti alcuni suoi acquarelh, tra


gli

quali

uno

prin-

cipalmente risveglia

allegri

ricordi

del vecchio

tempo. Una

VII.

LA NUOVA ARTE

159

comitiva di veneziani del settecento andata a fare nna scampa-

gnata in una vigna del Lido. L' acqua verde della laguna lambisce
le

fondamenta
ed

sgretolate;

il

cielo sereno. Sul

primo piano due


dialogo
del-

giovani

eleganti

figurine

mormorano

l'eterno

l'amore; pi in l altre donnine,

altri cavalieri

ridono, scherzano,
il

corrono dietro

alle

farfalle.

Non manca

al

crocchio

rustego

Pensose

Cesare Laurent!.

goldoniano, che
rati,

guardando

di sottecchi le
i

coppie degli innamochiasseti,


di

pare borbotti: vu altre done vol


le

pasticefi, le

mode,
quadro

bufonerie,

putelezi. Altro

saggio

quel

che valga
il

questo pittore, allorch s'abbandona ad un'ispirazione faceta,


intitolato

Un

colpo di vento, ossia

un

fuggi fuggi di donne,


la-

che dianzi sedevano e lavoravano all'aperto, in un'isola della


guna, sorprese dalla raffica repentina.

160

LA PITTURA VENEZIANA

Un
intensa.

alto

sentimento poetico emana dalle opere del ferrarese

Cesare Laurent!, artista di cultura penetrante e di meditazione


Quelle
aspirazioni
all'infinito

amore

e all'infinita

bel-

lezza, espressa

con manifestazioni simboliche


idealit e

e figurazioni allego-

riche,

con ritorni a vergini

ad ingenuit primitive,
la

tro-

vano nel Laurenti un apostolo fervente. Tutta

sua opera

come una

protesta a quell' arte mercantile, che

vuol essere una

Pope

A. Milesi

prova di abilit manuale e non di sentimento e d'idea. Ne' suoi


quadri

misteriose, Il 'peccato^

Primo dubbio, Coscienza^ Frons animi interpres, Parole Le Parche, Finis, L' incubo, Sentinella notturna, Anima malata, Armonie verdi, Parabola, Ninfea, Fioritura nuova, Parallelo, ecc., spira un pensiero profondo. Forse
Laurenti
nella
si

il

smarrisce, qualche volta, con soverchio compiacidel

mento

nebbia

simbolismo, cosi da non poter sfuggire

all'accusa di esagerazione,

come

nel

Sogno d'una notte d'inverno.

LA NUOVA ARTE

161

Meglio, del resto, queste fantasiose originalit, che l'arte piccinina


e cretina, la quale mette la stessa cura nel riprodurre lo scintillio
di

un

pailo di

rame

il

luccichio delle lagrime sur

un
il

viso do-

loroso,

meglio questo senso

anche malato

d'idealit,

che l'arte

cortigiana tutta intesa a ritrarre esattamente la nonna,


il

bimbo,

gatto,
;

il

cestello

di vi-

mini

meglio
del

l'arte strana,

sdegnosa
certi
laci,

volgo,

che

quadri levigati e sasospiro


e

desio

dei

risaliti!

La mano

abile ad

ogni

squisita

fattura

del

pennello non buona scusa a

non pensare; Michesi

langelo diceva che

di-

pinge

col

cervello,

non

con

le

mani.

Le scene elegiache del Laurenti, circonfuse da


un'armonia
r ingegno
triste di tinte,

ebbero molta
di

efficacia sul-

Alessandro

Milesi, pittor vigoroso,

che
lo

pareva avesse ereditato


spirito

pittorico

del

Fa-

vretto
dri
:

in certi
Il

suoi
soffre,

qua-

nonno

La

V
Ritratto

(Fotog. Filippi).

Esposizione di Venezia.
di

venditrice di semi,
irne,

Il

traghetto,

Le perLo sposalizio,
si

Riccardo Selvatico

A. Milesi.

ecc.

Lo smalto

brillante e la

gioconda armonia del colorito

scorgono annebbiate in altre pi

recenti sue tele, pur vigorosamente disegnate e dipinte: Sospiri,

Pope, Alla benedizione,

ecc.

Ora

il

Milesi

lascia

nuovamente

libera da ogni preconcetto la sua forte e nativa indole di pittore,

ed ha ripigliato quell'alto posto che


Il

gli spetta.

Milesi apprese

primi rudimenti dell'arte da un buon

pit-

462

LA PITTURA VENEZIANA

tore veneziano, Napoleone Nani,

il

quale insegnava all'Accademia di


di

Verona
cenzo
gli'

e fu

anche maestro

di

Angelo Dall'Oca Bianca e


che, per
il

Vin-

De

Stefani,

due

artisti veronesi,

colore, la forma,

intendimenti, appartengono alla giovine scuola veneziana. Del


felice

primo,
dri:

natura

d'artista,

non possono dimenticarsi


Verso sera,
delle

qua-

no,

Prima luce, Fuoco Dopo messa, Foglie


;

al

camino,

Fra

il

s e il

cadenti,

Amori

anime, robusti di

colore e precisi di segno

del secondo, che

anche un buonissimo

Foglie cadenti

Angelo

Dall'

Oca Bianca.

decoratore, sono da ricordarsi alcuni

ritratti,

dipinti con vigoroso

pennello.

Le Esposizioni
meglio conoscere

internazionali
Italia,

di

Venezia, una delle imprese


altri

pi felicemente riuscite in

hanno, fra
il

vantaggi, fatto
le

ai pittori italiani

concetto estetico e

ten-

denze pi singolarmente novatrici dell'arte moderna,

ma hanno
artisti,

anche recato

il

danno

di

informare

nostri

giovani

alle

idee, alle concezioni, agli

esempi della vaga e indefinita pittura


appare spontanea,

nordica.

La
la

originalit di certa arte

settentrionale

sua spirituale indeterminatezza trova sincera inspirazione nelle

grigie

nebbie

nelle

lande scolorite, nei

riflessi

tristi.

Questo

VII.

LA NUOVA ARTE

163
con una interpre-

aspetto

mestamente poetico
quali

della natura, resa

tazione ingenua della realt, ebbe possente azione su parecchi pittori

veneziani,

credetgli

tero di

meglio manifestare

aspetti soavi e poetici del pae-

saggio, attenuando, impallidendo,

annebbiando

la vivida

na-

tura italiana.

Ma
centi

dinnanzi ad alcuni re-

quadri di Pietro Fragia-

como, che spirano per sempre


la poetica intensit del

paesag-

gio veneziano, dinnanzi ad al-

cune

tele di

Guglielmo Ciardi,
effi-

che ritraggono sempre con


cacia la citt

lagunare,

si

ri-

pensa

con

desiderio

all'

aere

radioso,

che avvolge come in


di splendore la suritratta insupepittori,

un nimbo

perba Venezia,

rabilmente da que'due
in cento tele luminose.

Artista virile,

il

Ciardi sa

rendere
sia

la forte

poesia del vero


i

ch'egli

ritragga

monularghe

menti veneziani, o
pagine
virgiliane

le

dei

meriggi
Canale solitario

P. Fragiacomo.

campestri, o le borgate pittore-

sche

alle falde delle

Alpi dolomitiche, tra

gravi silenzi delle selve.

Pieno

di

una suggestione
le parole,
il

fantastica e sentimentale, che

non

si

pu esprimere con
lui

il

Fragiacomo. Nessuno meglio di

comprende

senso occulto delle cose, l'effetto del tramonto


lagune, le alternative,
i

e della

sera sulla

contrasti, le

armonie

delle varie luci e delle varie


zioni,

ombre, che risvegliano dolci sensa-

come

assopite in fondo all'animo nostro.

164

LA PITTURA VENEZIANA

V''*

Esposiziono

di

Venezia.

li.

BUciNTOUd

Guglirhiio Ci

Paesaggio

M. Boitoluzzi.

vn.

LA NUOVA ARTE

105

Vi sono a Venezia parecchi


terra,

altri

innamorati del mare e della


il

che ora cercano sulle lagune


ritiessi iridati,

segreto

delle strane lumiri-

nosit, dei

dei

magici colori, ed ora tentano

produrre

la

sottile

melanconia delle campagne del Trevigiano e


Bezzi,

del Friuli.

Bartolomeo

fme

e velato interprete di

un

sen-

timento soave nei vari aspetti della natura, Millo Bortoluzzi, intenso, espressivo
laghi,

nel

comunicare
Zanetti, che

l'

incantesimo dei monti e dei

Giuseppe Miti

anche un vigoroso disegnatore


il

di acqueforti,

Francesco Sartorelli,
la mestizia dei

quale, con profondit tutta

moderna, scruta
sto, sincero,

campi, Luigi Cima, vivido, robui

esprimono nelle loro opere

fascini

delle

acque e

dei campi.

(Fotog. Naya).

IIP Esposizione Internazionale di Venezia.

Giorno che muore

G. Miti-Zanetti.

Non
gno
riii^

al

vivido

sole,

ma

alle

pi cupe fantasie

alle

pi

strane visioni,
di

sembra invece

ispirarsi quell'originalissimo ingeil

Mario De Maria, meglio conosciuto sotto

nome

di

Ma-

Pidor.

nato a Bologna nel 1853,

ma

vive ora a Venezia,

che nella sua solitudine piena di

visioni, nella

sua pace piena di

memorie, nella sua ricchezza


siderarsi la patria

di aspetti

incomparabili, pu
Il

conle

ideale

del

bizzarro pittore.

quale

ama

solitudini strane,

gagliardi contrasti della luce e dell'ombra, gli

166

LA PITTURA VENEZIANA

Paesaggio

Francesco Sartorelli.

TlN"

OMHUA

DI

LUNA A VENEZIA

Marius Pietof.

LA NUOVA ARTE

167

oscuri contorni delle case, che staccano sul grigio dei cieli d'au-

tunno, e le notti tragiche, funeree, illuminate dalla luna fuggente


dietro le nuvole.

Certi suoi

quadri fanno pensare

ai racconti

di

Edgardo Poe.

Popolana

iFutu^. Naya).

A. Zezzos.

Riproduz. autorizzata dal proprietario Prof. A. Dal Zotto.

Immune da

ogni influsso straniero Vittorio Bressanin, che

per la forza del colorito e la serenit del concetto sa rimaner


veneziano. Veneziano del settecento, poich in lui
si

sente

come

una lontana eco del Tiepolo in quella sua


cui aveva dato mirabili saggi
cate le sue gagliarde ispirazioni dalla

genialit decorativa, di

anche Cesare Rota, che ebbe tronmorte


intempestiva.

si

168

LA PITTURA VENEZIANA

ir Esposizione

di

Venezia.

Madonnina

Roberto Ferruzzi

Intehno

di S. IVIAKCO

F. Sualtoh)

VII.

LA NUOVA ARTE

469
invenzione e
che,

possono dimenticare fra

decoratori, per

facilit

d'

larghezza di esecuzione, Giuseppe Vizzotto- Alberti,

insieme

con

il

De

Stefani,

orn

di
il

grandiose pitture

la sala del Consiglio

Provinciale di Venezia, e
di

bolognese Augusto Sezanne, un' artista

rara

seduzione, per

delicata grazia inventiva e


sottile

leggiadria

di

disegno

La venust
forza
di

del tipo

veneziano, resa con


colorito
e

una una
trova

vigoria di disegno, degna


degli

antichi,

si

negli acquarelli pieni di


forza, di
rilievo, di evi-

denza, di splendore, di

Alessandro Zezzos. Sono,


per converso, vaghi, delicatissimi,

come

ali

di

farfalle, gli acquarelli di

Raffaele
si

Mainella
di

che

propone
il

raggiundella miCavalli

gere

finito

M. L.

\'>

niatura.

Insieme con questi

si

schierano molti

altri

nobili ingegni, nati

a Venezia o venuti da altre regioni


cittadinanza artistica sulle lagune
zoni, Vettore Zanetti-]\Iilla,
:

d' Italia,

acquistando diritto di

No Bordignon, Domenico Maz-

Egisto Lancerotto, Angelo Alessandri,

Luigi Mion, Oreste da Molin,

Roberto Ferruzzi, Vittorio Tessari,

Emanuele Brugnoli, Emilio Paggiaro, Raffaele Tafuri, Battista Costantini, Italico Brass, e via via tutta una valorosa falange di pittori, i quali, se non con pari efficacia, con pari spontaneit di affetto, ritrassero Venezia, ne' suoi monumenti e ne' suoi costumi. Alla divina citt chiede ancora inspirazioni fortunate uno stuolo
di
artisti

stranieri

fatti

ormai veneziani: da Eugenio Blaas a

170

LA PITTURA VENEZIANA

Francesco

Ruben

austriaci, dal russo

Schereschewsky a Mariano

Fortuny, degno del

nome

ereditato dal padre.

N
sempre

la fioritura artistica
si

veneziana accenna ad appassire,


fiori.

ma

rinnovella di novelli

IV'""

Esposizione Internazionale di Venezia.

Cuffiktta biacca

Lino Selvatico.

Sono nella prima giovinezza,


noviziato di tentativi e di
lotte,

ma hanno

gi compiuto

il

loro

Ferruccio Scattola,

die sa ren-

dere

il

vero

con

espressione spontanea,

Traiano Chitarin, che

vede e
Ciardi,

fa sentire nel

paesaggio la poetica maest del vero, Beppe


il

emulo

gi del padre Guglielmo, Mario Volpi,

prediletto

VII.

di

LA NUOVA ARTE

171

discepolo del
tore sapiente,

Fragiacomo, Guglielmo Talamini, cadorino, colorii

due

figli

Riccardo Selvatico, Lino e Luigi,


il

il

primo autore

di ritratti, in cui

senso psicologico, la descrizione


il

morale sono veramente profondi,

secondo, che esprime efficace-

mente

in alcune sue opere,

come

nelle

Umili esequie, Partenza


il

mattutina, Decadimento, Macchine a jyressione,


lanconico delle cose.

sentimento me-

(Fotog. Filippi).

Esposizione di Venezia.

PRESSIONE

Selvatico.

Ma non

finiremmo pi se volessimo ricordare

tutti

que' gio-

vani valorosi, che vivono, studiano, operano a Venezia e attingono


a questa fonte

perenne

di poesia, e

pongono intensamente

l'in-

gegno per manifestare qualche cosa


sentimento che spira sulle anime,
e dirige.

di proprio e di diverso, per


il

raccogliere e manifestare con efficacia gli spiriti dell' et,


il

nuovo

nuovo pensiero che ritempra


alto significato di spedell'

le loro opere,

pur avendo un
il

ranza e di fiducia, rivelano, con

presentimento

avvenire,

il

dubbio, l'ansia di cogliere tutte le sorprese

della

bellezza, l'in-

quieto desiderio di perfezione. Pur, tra queste inevitabili incertezze,


gi
si

delinea un' arte, che sar vitalmente feconda e discoprir

172

LA PITTURA VENEZIANA

nuovi campi, se
presto,

giovani,

fuggendo

la stolta

ambizione del

far
il

nemica

alla

lode vera del far bene, seguiranno

bens

processo di trasformazione e di rinnovazione

dei paesi stranieri,

ma

non dimenticheranno

di

unire allo

studio del vero

quello

dell' antica arte,

per memorie stupenda, restando sempre veneziani

nel cuore e nelle forme.

(Foto?. Filippi)

Esposizione di Venezia.
di

La Nascita

Venere

E,

Tito.

Venezia. Palaz/o Ducale. -

Il

Leone

di S.

Marco

V. Carpaccio.

INDICE
LA PITTURA VENEZIANA

Le

Origini.
Basilica di
S.

Venezia.

INIareo

Trasporto

del

corpo

di

San Marco

Mosaico del secolo XI


S. NIarco

Pag.

Venezia. Basilica di

Storie di San-

Marco
Babele

Mo

saico del secolo XIII

Venezia. Basilica di S. Marco


saico del secolo XIII

La
e

torre di

Mo

Murano.

Ctiiesa d Santa

Maria

Donato

Rilievo

dipinto del

secolo

XIV

Padova. Cappella degli Scrovegni

Deposizione dalla Croce


6

Giotto

Venezia. R. Accademia

Sposalizio di Santa CateHna

Lo

renzo Veneziano
Venezia. R. Accademia

L'

Annunziazione
S.

Lorenzo Ve 8

neziano
Pisa.

Camposanto

Morte di

Ranie^i

Antonio Veneziano

174
Verona. Chiesa di
Anastasia

INDICE

S.

La Madonna

col Figlio

adoPag.
Ja-

rata dai Santi

Altichiero

Padova. Chiesa

di S.

Michele

Funerali della Vergine

copo Avanzi
Padova. Oratorio
e Avanzi
di S. Giorgio

La Crocifissione Altichiero

iZ

Padova. Pinacoteca

S.

San Matteo
Angioli
Niccol

Guariento

Treviso. Capitolo di

Beato Giovanni da Vi-

cenza

Tomaso da Modena

Venezia. R. Accademia
cobello de Fior

Incoroiazione della Vergine

Jacol

Venezia. Chiesa di

S.

Francesco della Vigna

Madonna

Figlio

Antonio da Negroponte
S.

Venezia. Basilica di

Marco

Vita della Vergine

(mosaico)

M. Giambone
Milano. R. Pinacoteca
(Polittico)

Incoronazione della Vergine

e Santi

Gentile da Fabriano
S.

Verona. Chiesa di
del re

Anastasia

San Giorgio

libera la figlia

Vittore Pisanello

Rovigo. R. Pinacoteca
Venezia. Chiesa di
S.

Santa Lucia

Quinzio da Murano

Pantaleone

Il

Paradiso

Giovanni

d'Alemagna
Messina

Antonio Vivarini

Venezia. R. Accademia

Ges alla colonna


Polittico

Antonello da

Padova. R. Pinacoteca
Venezia. R. Accademia

Andrea Squarcione.

Padova. Chiesa degli


dell' imperatore

San Giorgio Andrea Mantegna Eremitani San Giacomo alla presenza,


.

Andrea

Mantegna
Disegno

Londra. Museo Britannico

Jacopo

Bellini.

Parigi.

Museo

del

Louvre

Il

Primo Rinascimento.

Venezia. R. Accademia

Il

Redentore

Santi

Bartolomeo
Pag.
33

Vivarini (Scuola)
Milano. R. Pinacoteca

San Marco che predica

in Alessa )fh-ia
Kiiori testo

Gentile Bellini

INDICE

175
Maometto II

Venezia. Galleria Layard


tile Bellini

Ritratto di

Gen.

Pag.

35

Venezia. R. Accademia
Bellini

San,

Lorenzo Gmstiniani

Gentile

36

Venezia. R. Accademia

La Madonna ~

degli Alberetti

Gio

vanni Bellini
Venezia. Chiesa dei Frari

38

La Vergine

in trono e Santi

Fuori testo

Giovanni Bellini
Venezia. Chiesa dei Frari

Particolare di

un

Angiolo

Gio

vanni Bellini
Milano. R. Pinacoteca
Crivelli

56

La Madonna

della Candeletta

Carlo
.

40
41

Venezia. R. Accademia

I figli di Zebedeo

Venezia. Chiesa del Carmine

La

Marco Basalti Nascita di Ges Cima

da Conegliano
Venezia. R. Accademia
Il

42 44

Presepio

Lazzaro Bastiani

Pag.

Le Reliquie

della

Santa Croce

45

Lazzaro Bastiani
Venezia. R. Accademia

San Marco risana Amano

Gio

vanni Mansueti
Venezia. Chiesa del
detto Diana
S.

46

Salvatore

Cristo in

Emau^

Bene

47

Venezia. R. Accademia

Il

Sogno di Sant'Orsola
di

Vittore

Carpaccio
Venezia. Palazzo Ducale

48

Il leone

San Marco

Vittore
dell'

Carpaccio
Milano. R. Pinacoteca

Testata

Indice

San Giovanni Evangelista apparisce a Galla Placidia Niccol Rondinello Bergamo. Chiesa di S. Spirito I cinque Santi Andrea Previtali
,

49

50

Treviso. Cattedrale

Gloria di Santa. Eufemia

Pier Fran
51

cesco Bissolo
Venezia. R. Accademia
ria Pennacchi

La

morte della Vergine

Pier

Ma

52

Venezia. Chiesa di

S.

Maria Mater Domini

Santa Cristina

Martire

Vincenzo Catena

53

Vicenza. Santuario di
il

Monte Berico

La

Vergine che sostiene

corpo del Figlio

Bartolomeo Montagna

54

176

INDICE

III.

Il

Secolo d'Oro.

Castelfranco.

La

Vergine in trono

Santi

Giorgione.

Fuori testo

Venezia. R. Accademia
tati

Il

ricco Epulone

Bonifazio de' Pi-

Pag.

57

Venezia. Galleria Giovanelli

Paesaggio

con tempesta
Giorgione

Gioi

gione
Dresda. Galleria Imperiale
Venezia. Chiesa di
stiano del
S.

59
61

Venere

(}iov.

Crisostomo

Vari Santi Seba

Piombo

63

Venezia. Chiesa dei Frari

Madonna

nella

Pala dei Pesaro

Tiziano Vecellio

64

Venezia. R. Accademia

La Presentazione

della Vergine al

Tempio

Tiziano Vecellio

Fuori testo

Venezia. Chiesa di Santa Maria Formosa

Santa

Bai-bara

Palma
Venezia.

il

Vecchio

67

R, Accademia

Santa Conversazione

Palma

il

Vecchio

69

Bergamo. Galleria Carrara


vanni Carfani
Venezia. Palazzo Reale.

Ritratto di

un

Filosofo

Gio

70
71

U Adultera

Madonna
di

Rocco

NIarconi.

>^

Trescorre Balneario. Oratorio Suardi

Visione di Santa Chiara

dei

Lorenzo Lotto

72

Piacenza. Chiesa della

Campagna

Adorazione

Magi Pordenone

73

Vienna. Museo Imperiale


Brescia

Santa Giustina

Moretto da

76

Brescia. Galleria Martinengo

La Madonna in gloria
e

e Santi

Moretto da Brescia

78

Padova. R. Pinacoteca

La

Vergine in trono
Ritratto di

Santi

Gi

rolamo Romani (Romanino)

70

Bergamo. Galleria Carrara

Il

Pace Spini

G. B.
>>

Morone
Venezia. R. Accademia
al

SO

pescatore che p)rese)ta l'anello


'^

Doge

Paris Bordon

81

Venezia. R. Accademia
Venezia. Palazzo

S. Girolamo - Jacopo Bassauo Ducale Venezia incoronattr dalla Gloria


.

82

Paolo Veronese

Fuori testo

Venezia. Chiesa di Santa Caterina

Sposalizio di Sa>ita Ca

terina

Paolo Veronese

84

INDICE

177

Venezia. Chiesa di
e

S.

Sebastiano

Martirio
Autoritratto

dei santi

Marco
Pag.
86

MarcelUano

Paolo Veronese

Firenze. Galleria degli Uffizi


busti (Tintoretto)

Jacopo Ro

87

Venezia.

R.

Accademia

San Marco

libera

tmo schiavo
Venere

Jacopo Robusti (Tintoretto)


Venezia. Palazzo Ducale

88

Bacco, Xriana

Jacopo
v

Robusti (Tintoretto)
Venezia. Scuola di
(Tintoretto)
S.

89

Rocco

Il

Calvario

Jacopo Robusti

90

IV.

La
(il

Decadenza.

Venezia. Palazzo Ducale

Il

giudizio finale

Jacopo Palma

giovane)

Pag.
Ingresso di Enrico III a Venezia

91

Venezia. Palazzo Ducale

Andrea Vicentino

93

Venezia. Museo Civico Correr

Arrivo di Caterina Cornaro

Aliense

95

Venezia. Palazzo Ducale


diti

Venezia

riceve le suppliche dei sud

Pietro

Malombra

96

Venezia. Palazzo Ducale

Verona

rip^esa

dai Veneziani

Giovanni Contarini
Venezia. Galleria Guerini-Stampalia
berio Tinelli

97

Ritrailo d'ignota

Ti

98

Venezia. Chiesa

di

S.

Giov.

Elemosinarlo

Adorazione dei

Magi

Carlo Ridolfl

99

Venezia. R. Accademia

Le nozze di Cana

Alessandro

Varotari (Padovanino)
Venezia.

101

Palazzo

Ducale

La

battaglia

dei Dardanelli

Pietro Liberi

102
104

Venezia. Palazzo Ducale


Venezia. Scuola di
S.

vitello d'o^o

Rocco
Rocco

Andrea Celesti. La peste del 1630 Antonio

Zanchi
Venezia. Scuola di
Pietro Negri
S.

105

Venezia liberata dalla peste

106

Venezia. Chiesa di
G. A.

S.

Pantaleone

Particolare del soffitto

Fumiani

107

178

INDICE

V.

Il

Settecento.
S.

Venezia. Chiesa di

Pietro in Castello

La

carit di

San LoPaf/.

renzo Giustiniani
Venezia. R. Accademia

G. Lazzarini

109

Disegno di G. B. Piazzetta

HO
IH
112
113

L'indovina

G. B. Piazzetta.

La Morte
Il

di Rachele

G. Cignaroli
.

Autoritratto
'pittore

Rosalba Carriera
ritrae

Venezia.

Museo Civico

Longhi che

una

donna

Pietro Longhi
Il

114
1

Venezia. R. Accademia
Firenze. Galleria Uffzi

Cavadenti

Pietro Longhi.

15

La Riva
Il

degli Schiavoni

A. Ca

nale (Canaletto)

116

Milano. R. Pinacoteca

lotto

Canal Grande

F.

Guardi

...

116

La Gazzada presso

Va^ese

B. Bei

117

Milano. R. Pinacoteca
lotto

La Gazzada presso Varese


Il

B. Bei-

118

Venezia. Palazzo Labia

Convito di Antonio

Cleopatra

G. B. Tiepolo
S.

119

Venezia. Chiesa di
G. B. Tiepolo

Alvise

Cristo condotto al Calvario

120

Wurzburg. Castello
Tiepolo

Le Nozze di Federigo Primo

G. B.

121

Venezia. Scuola del Carmine

La

Vergine in gloria

G. B.

Tiepolo
Venezia. Chiesa dei Frari

Frontispizio

Stazioni della Via Crucis

Do

menico Tiepolo

123

VI.

L'Accademia.
Venezia

Venezia, R. Accademia
nico Maggiotto

Veduta dell'Accademia di Belle Arti La Pittura e la Scnltura

126

Dome'>

130 132

Milano. Galleria Municipale


Venezia. Galleria Treves

Il tjacio

F.

Hayez

^>

Venere
del

N. Schiavoni

135

Venezia. Accademia
P. Fabris

Rittriffo

Capitano Craglietta

136

Venezia. Gallera Treves


parin

Socrate ed Alcibiade

L.

Lip

137

INDICE

179

Venezia. Galleria Treves

Rebecca al pozzo

C,

Blaas

Pag. 138

Venezia. Galleria Treves

L' incontro del Figlmol Prodigo


138

M. Gregoletti

Venezia. Accademia
alla Repuddlica

il

La Moglie

del doge Foscari che ricusa

corpo del Marito

A. Tomaselli

...

139 140

Milano. Galleria Privata


Venezia. Galleria

Il Paggio Innamorato T. Cremona Treves CMesa della Trinit dei Monti

Roma

A.

I.

Caffi

141

Venezia. Accademia

Incontro di Tiziano con Paolo Vero

nese

Zona
Giovanelli

142

Venezia. Galleria

L'Arresto

di Filippo

Calen

dario

P.

Molmenti
Sloggio di

143

Venezia. Galleria Giovanelli

una

casa per debiti

Canella

143
144

Galleria Privata

Niente da fare

A. Rotta

Venezia.

Galleria

Treves

Il

villano in cattive

mani

145

G. Stella

VII.

La Nuova

Arte.

Rio Marin a Venezia

Rio Marin a Venezia


Il-^Liston
Il Sorcio

V.

Cabianca

149

V.

Cabianca

150 147
151

G. Favretto
G. Favretto

Il Traghetto della

Maddalena

G. Favretto

152
154

Pescheria

E. Tito E. Tito

CMoggia

156

La Nascita

di Venere

F. Tito

172
155

Abbandonati

Luigi

Nono

Mura abbandonate Silvio Rotta Fioritura Nuova Cesare Laurent


Pensose

157 158
159

Cesare Laurent!

Pope!

A. Milesi

160
161

Ritratto di Riccardo Selvatico

A. Milesi

Foglie cadenti

Dall'Oca Bianca

162 163

Canale solitario

Piazza
Il

S.

Marco

P. Fragiacomo P. Fragiacomo
Guglielmo Ciardi

Indice

Bucintoro

164
164

Paesaggio Paesaggio

M. Bartoluzzi

Giorno che muore


F.

G.

Miti-Zanetti

165
166

Sartorelli

80
ombra

INDICE

TJn'

di Urna a Venezia

Marius Pictor

Fag. 166

Popolana
Interno di
Cavalli

^.

A. Zezzos

167
168

Madonnina

R. Ferruzzi

Marco

F. Scattola

168
169
170
171

M.

L. Volpi

Guffletta bianca

Lino Selvatico
Luigi Selvatico

Macchine a pressione

IV'^

Esposizione Internazionale di Venezia.


P. Fragiacomo.

Piazza

S.

Marco

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