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Tanzio da Varallo
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A Roma avvenne - esperienza che lo accomuna a un po' tutti i pittori che a quella data giungevano nella citt pontificia - la
sua "folgorazione" per il nuovo linguaggio adottato dal Caravaggio, che era in quegli anni inquieto protagonista della scena
artistica romana.
Il periodo di sua permanenza lontano dalla Valsesia dur verosimilmente sino al 1615, mentre il fratello Melchiorre vi fece
ritorno assai prima.
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Pochissime sono le opere assegnate dagli storici dell'arte al suo catalogo datate in questi quindici anni trascorsi prima a
Roma, poi a Napoli e in terra di Abruzzo.
Si possono citare una Pentecoste i cui frammenti sono oggi conservati presso il
Museo di Capodimonte di Napoli, la pala con la Circoncisione che si trova a Fara San
Martino e quella con la Madonna dell'incendio sedato[1]] a Pescocostanzo (AQ) e la
Madonna con Bambino nella sacrestia della Parrocchiale di Colledimezzo. In esse, per
l'attenzione realistica e per gli intensi effetti chiaroscurali che fanno uscire le persone
dal buio della scena, palese il debito artistico verso il Merisi; ma sono anche
presenti, nelle mani scarne ed adunche dei personaggi, nei volti scavati, nei gesti
enfatici dell'estasi mistica, quei tratti di tormentato empito religioso che costituiscono
una delle pi significative cifre dell'opera intera di Tanzio da Varallo.
Si tratta - val la pena ricordarlo - di tele legate alla spiritualit francescana, che
verosimilmente gli vennero allogate attraverso il "patronage" di alcuni rappresentanti
dell'ordine dei Minori Osservanti al quale Tanzio fu devoto per tutta la vita.
Prima di assumere tale impegno, Tanzio ebbe modo di dar prova delle qualit
artistiche raggiunte realizzando, nel 1616, la pala di Domodossola, San Carlo
comunica gli appestati; un'opera che fissa in un preciso istante l'atto di carit e di
umilt del Santo, in un'aura vitrea, resa angosciante dalla presenza tragica di un
destino di morte.
L'artista di Riale di Alagna dovette porsi qui il problema del rapporto tra il realismo
caravaggesco che a Roma gli era, per cos dire, entrato nel sangue ed il manierismo
di matrice piemontese - lombarda che si sforzava di interpretare la spiritualit e gli
intenti pedagogici controriformistici propugnati da San Carlo Borromeo.
Giovanni Testori sottolinea in questi termini la difficile sintesi che Tanzio - a partire
dalla pala di Domodossola - dovette continuamente inseguire:
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Tanzio riprende il dialogo dalla fanciullezza intavolato con Gaudenzio, e lo serra con impeto, dipinge all'unisono con le
architetture e le sculture di Giovanni. La visione unitaria del patriarca si divide tra i fratelli, in una nuova articolazione dei generi
[...] L'effetto di piena sinestesia e sinergia, sculture e affreschi si legano in un moto unico, ed il risultato tanto pi
sorprendente a paragone con le imprese coeve.
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Nel febbraio del 1627 la reputazione guadagnata dal D'Enrico sembr destinata a portarlo verso traguardi di maggior
prestigio. Sigl in quella data il contratto per gli affreschi della cappella dell'Angelo Custode nella basilica di San Gaudenzio a
Novara, con la prospettiva di realizzarvi poi la grande tela, Sennacherib sconfitto dall'Angelo, che doveva porsi dirimpetto a
quella, altrettanto grande, dipinta dal Morazzone con le scene del Giudizio Universale. Poco dopo arrivarono anche le
commesse nella citt di Milano (affreschi delle chiese di Sant'Antonio e di Santa Maria della Pace).
Ma quelli non furono, per Tanzio, anni in cui egli pot compiacersi della notoriet raggiunta. Nel 1630 si abbatt infatti sul
Nord d'Italia la tragedia della peste (quella narrata dal Manzoni): sin dal 1628 se ne erano colte le avvisaglie.
Il flagello del morbo portava la gente ad interrogarsi sulle ragioni della tragedia, ritenuta un castigo divino, e poneva la
urgenza - come ai tempi di san Carlo Borromeo rievocati dalla pala di Domodossola - della intercezione salvifica delle sante
reliquie e dei santi protettori.
Tanzio dovette meditare a lungo sulla spiritualit borromea. di quegli anni la tela con San Carlo che porta in processione il
santo Chiodo, nella parrocchiale di Cellio, densa di notturni bagliori di tragedia in mezzo ai quali risalta la spettrale fissit dei
volti dei santi.
L'incubo e lo sgomento della peste costituiscono visibilmente la cifra del telero con Sennacherib sconfitto dall'Angelo che egli,
come si detto, dipinse a Novara alla fine del 1629, a completamento dei lavori nella basilica di San Gaudenzio. L'irruzione,
in un cielo greve di angoscia, dell'Angelo Vendicatore affinch si compiano le parole di Isaia sullo sterminio dell'esercito
assiro, diventa una scoperta immagine del flagello della peste.
Ancora Filippo Maria Ferro:
Possiamo immaginare il teatro del silenzio dove la grande pittura prende risalto, un'ossessione che diviene fisica e si concreta
in cumulo di corpi, ingombranti e scuoiati, lividi, come in un macello o in un lazzaretto. Nel silenzio dove solo si respira e si
annusa l'acredine dei miasmi, il cielo ridotto a caligine, a polvere ammorbante.
Testori giudicava il Sennacherib "capolavoro supremo; certo uno dei pi alti raggiungimenti del secolo intero".
Tanzio ebbe poco tempo, passato il flagello della peste, per assaporare il lento ritorno alla normalit. Il tempo per dipingere
qualche nuova tela (ricordiamo il San Rocco di Camasco (1631), una sorta di "ex voto" per il buon esito della implorazione
rivolta dalla comunit del paese al santo taumaturgo a protezione della peste), e il tempo per iniziare gli affreschi nella
collegiata di Borgosesia (1632).
La tradizione storiografica locale vuole che, negli ultimi anni, Tanzio vivesse a Varallo presso il convento francescano di
Santa Maria delle Grazie. L, nella chiesa annessa al convento, era a quella data presente un suo dipinto, Il martirio dei beati
francescani a Nagasaki[3]; un quadro che esprime una doppia fedelt che ha connotato tutta la carriera del suo autore:
quella all'ordine francescano, che si manifesta nella intensit emotiva con cui tratta la spettacolare scena del martirio, e
quella alla mai scordata lezione del Caravaggio, che traspare dal ricordo ancora vivo delle tele viste nelle chiese di Roma.
Opere
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Cristo condotto per la prima volta al tribunale di Pilato, 1617-1618, affresco, Varallo, Sacro Monte, Cappella XXVII
Pilato si lava le mani, 1619-1620, affresco, Varallo, Sacro Monte, Cappella XXXIV
San Gerolamo, 1623 circa, olio su tela, Kansas City, Nelson-Atkins Museum of Art
David con la testa di Golia, 1623 circa, olio su tela, Varallo, Pinacoteca, inv.689
Due angeli che reggono la corona della Vergine, 1623-1627 circa, olio su tela, Varallo, Pinacoteca
Madonna col Bambino adorata dai santi Domenico e Francesco, 1623-1627 circa, olio su tela, Lumellogno (NO), chiesa
dei Santi Ippolito e Cassiano
David con la testa di Golia, olio su tela, Varallo, Pinacoteca, inv.689
Ritratto di gentiluomo con pugnale e copricapo, 1623 , olio su tela, collezione privata
Ritratto di gentiluomo, 1623 , olio su tela, collezione privata
Giacobbe e Rachele, 1625 circa, olio su tela, Torino, Galleria Sabauda
Visitazione, 1626 circa, olio su tela, Vagna (frazione di Domodossola), chiesa di San Brizio
Ritratto di gentiluomo, 1627 circa, olio su tela, Cleveland (Ohio), Cleveland Museum of Art
I Santi Pietro e Marco, 1627-28 circa, olio su tela, Torino, Galleria Sabauda
Adorazione dei pastori con san Carlo Borromeo, 1628 circa, olio su tela, Torino, Museo civico d'arte antica
San Carlo porta in processione il Sacro Chiodo, 1629-30 circa, olio su tela, Cellio (VC), chiesa di San Lorenzo
San Giovanni Battista nel deserto, 1627-29 circa, olio su tela, Tulsa, Philbrook Museum of Art
Ges davanti ad Erode, 1628-1629, affresco, Varallo, Sacro Monte, Cappella XXVII
Santi in adorazione della Trinit, 1629-30 circa, olio su tela, Fontaneto d'Agogna (NO), chiesa della Beata Vergine
Assunta
Decorazione della cappella dell'Angelo Custode, affresco, 1628-29, Novara, basilica di San Gaudenzio
Sennacherib sconfitto dall'Angelo, 1629-30 circa, olio su tela, Novara, Museo civico
Sennacherib sconfitto dall'Angelo, 1629-30, olio su tela, Novara, basilica di San Gaudenzio
Cristo Crocifisso, 1630 circa, olio su tela, Gerenzano, chiesa dei Santi Pietro e Paolo
San Rocco, 1631, olio su tela, chiesa parrocchiale di Camasco, fraz. di Varallo (VC). In deposito presso la Pinacoteca di
Varallo
Madonna con il Bambino, san Carlo e san Francesco e due angeli, 1631 circa, olio su tela, Parigi, museo del Louvre
Madonna con il Bambino e i santi Carlo e Francesco, 1631 circa, olio su tela, gi nella parrocchiale di Sabbia, ora
conservata presso Varallo, Pinacoteca
Martirio dei beati francescani a Nagasaki, 1631-32 circa, olio su tela, Milano, Pinacoteca di Brera
Beato Giovanni Tavelli da Tossignano, 1631-32 circa, olio su tela, Varallo, Pinacoteca
Sant'Onofrio, 1631-32 circa, olio su tela, collezione privata
Annuncio dei pastori, Adorazione dei pastori, Gloria angelica, 1631-1632, affreschi, Milano, chiesa di Santa Maria della
Pace
Redentore in gloria, Profeti Daniele e Isaia, Angeli musicanti, 1631-1632, affreschi, Milano, chiesa di Sant'Antonio Abate
Vergine addolorata, 1632 circa, olio su tela, collezione privata
Decorazione della cappella Gibellini, 1633 circa, affresco, Borgosesia (VC), collegiata dei Santi Pietro e Paolo
Adorazione dei pastori con San Francesco e San Carlo Borromeo, olio su tela, Los Angeles, Los Angeles County Museum
of Art
Fuga in Egitto, olio su tela, Houston, Museum of Fine Arts
Madonna con il Bambino, san Carlo e san Francesco, affresco staccato da una casa di Varallo e riportato su tela, Varallo,
Pinacoteca
Note
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1. ^ Vedi: Museonazionaledabruzzo
2. ^ Vedi: Pbase.com
3. ^ Vedi: Brera.beniculturali.it
Bibliografia
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Giovanni Testori, Il manierismo piemontese e lombardo del Seicento, 1955, catalogo della Mostra, Torino-Ivrea;
Giovanni Testori, Tanzio da Varallo, catalogo della mostra, Torino, 1959 (ora in G. Testori, La realt della Pittura,
Longanesi, Milano, 1995);
Marco Bona Castellotti, Introduzione alla mostra, in "Tanzio da Varallo. Realismo, fervore e contemplazione in un pittore
del Seicento", Milano, Federico Motta Editore, 2000, (Catalogo della mostra su Tanzio tenuta a Milano, Palazzo Reale);
Filippo Maria Ferro, Tanzio e l'Angelo, ibidem;
Elena De Filippis, Tanzio al Sacro Monte, ibidem;
Achille della Ragione - Il secolo d'oro della pittura napoletana, pag. 6 - Napoli 1997 - 2001 Achille della Ragione - Tanzio da
Varallo incontra Caravaggio. Dal 24 ottobre a Palazzo Zevallos - Napoli 2014
Voci correlate
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Giovanni d'Enrico
Arte della Controriforma
Altri progetti
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Collegamenti esterni
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Portale Pittura
Categorie: Pittori italiani del XVII secolo Morti nel 1633 Nati ad Alagna Valsesia Artisti di scuola piemontese | [altre]
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