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Raffaello sanzio

Nasce a Urbino (marchigiano) nel 1483. Muore a Roma nel 1520 sepolto nel Pantheon.
Figlio d’arte, figlio di Giovanni Santi (Raffaello ha latinizzato il suo cognome).
Fu una “spugna” prese il meglio dai suoi maestri, rinnovando gli elementi presi da loro e facendoli
suoi.

Uno dei suoi primi insegnanti è Pietro Perugino (nome d’arte)


Attorno al 1504 lascia Urbino e va a Firenze periodo in cui Leonardo e Michelangelo stavano
lavorando sulla Battaglia di Anghiari e di Cascina.
Raffaello viene raccomandato nei circoli fiorentini. Una nobildonna fiorentina scrisse una lettera grazie
alla quale entrò nella società fiorentina, benvoluto da nobili e borghesi.
Si specializza nei ritratti e madonne con bambino.
Rimane a Firenze fino al 1508 su raccomandazione di Bramante (architetto del Papa) va alla corte di
Giulio II con l’incarico di affrescare le stanze vaticane.
A Roma fonda una bottega con i suoi allievi, i quali lo aiuteranno con gli affreschi.
Le stanze vaticane sono 4, di cui 2 integralmente affrescate da lui e la quarta interamente da Giulio Pippi
(detto Romano, in quanto suo allievo romano).

Pietro Perugino
Pietro Perugino affresca quest’opera all’interno della
cappella sistina attorno al 1483.
Rappresenta la scena della consegna delle chiavi a San
Pietro. Questa scena vede come protagonisti Gesù, che
consegna le chiavi del paradiso a San Pietro, e San
Pietro che è in ginocchio davanti a lui. Con questo
affresco si legittima il potere temporale dei papi.
Le chiavi sono due una d’oro, tenuta da entrambi e
rivolta verso Gesù, e una di bronzo rivolta verso terra.
La chiave d’oro sta a significare il potere spirituale della chiesa (le cose divine) mentre quella di bronzo
rappresenta il potere temporale della chiesa (cioè la possibilità per la chiesa di intromettersi in affari
politici). Le chiavi di bronzo sono affidate a san Pietro, il primo papa, proprio da Gesù: in questo modo si
legittima il potere spirituale e temporale dei papi che hanno il primato sulle questioni teologiche ma anche
il potere temporale, conferitogli direttamente da Gesù.
Dal 1878 la cappella sistina ospita il conclave per l’elezione del Papa (conclave con chiave chiusi a
chiave).
 Prospettiva lineare pone al centro un edificio a pianta ottagonale questo tipo di schema
caratterizza le prime opere di Raffaello.
A destra viene ritratto l’Arco di Costantino (l’iscrizione dedicatoria è dedicata a lui) Perugino la dedica
a Sisto IV edificio pagano attualizzato in una dimensione religiosa.
Perugino si autoritrae (quinto personaggio da dx) e ci guarda. Si tratta di un modo per firmare l’opera.

CONFRONTO CON IL PASSATO


Stele di Hammurabi 1765 a.C.
Uno dei primi codici di leggi scolpite su un blocco di diorite alto 2 metri. Vi è scolpita
una scena a bassorilievo con due personaggi:
 Hammurabi in piedi
 Dio della giustizia seduto. Da seduto è alto tanto quanto Hammurabi, il che
significa che è molto più alto di lui. Gli consegna uno scettro, simbolo del potere di
fare le leggi, concesso dal Dio al Re.
Sposalizio della vergine
Vengono realizzate due versioni a partire dal 1504.
Raffaello si ispira a Perugino nel rappresentare il momento in cui Maria e
Giuseppe si stanno sposando, con il sacerdote che ufficializza il rito.
A sinistra vengono rappresentate le damigelle, a destra gli
altri pretendenti che hanno perso contro Giuseppe (secondo la
leggenda, viene dato un bastoncino –una verga- a ogni
pretendente. Quello di Giuseppe fiorisce, sancendo la sua
vittoria) vi è un pretendente arrabbiato che lo spezza.
Raffaello riprende due elementi da Perugino, i personaggi in
primo piano e il pavimento in prospettiva. Decide però di
disporli a semicerchio, rendendo l’immagine più dinamica.
Altro elemento di dinamismo è la pianta dell’edificio. Essa è
di 16 lati (quella di Perugino 8) figura più vicina a una
circonferenza. Pietro Perugino Raffaello Sanzio
Inoltre, il sacerdote viene ritratto con il busto inclinato, in contrapposizione al busto dritto in Perugino.
Raffaello solleva impercettibilmente il punto di vista.

Terminata l’opera, Raffaello va a Firenze (ci rimane 4 anni) conosce le opere di Leonardo e da lui
prende:
 Sfumato
 Catena sguardi e gesti
L’alta borghesia fiorentina, arricchitasi principalmente con l’attività di produzione e commercio di panni
di pregio, comincia in questi anni a nobilitare le proprie dimore con i ritratti dei capostipiti e con dipinti
su tavola di soggetto religioso a scopo devozionale o votivo (usati quindi come stimolo alla preghiera)
Inoltre, si specializza nei 2 soggetti che la borghesia fiorentina amava di più: Ritratti e Madonne col
Bambino questi quadri si facevano in occasione di matrimoni, battesimi, ecc.

Madonna col Bambino e San Giovannino, La Bella Giardiniera

I personaggi sono Maria, Gesù e San Giovanni Battista che mostra la croce del
martirio a Gesù. Maria tiene per un braccio il piccolo Gesù.
Influenza di Da Vinci:
- Raffaello inserisce questi personaggi all’aperto anche se il paesaggio
non ha la valenza di Leonardo ma serve a rendere il tutto estremamente
piacevole;
- i personaggi si scambiano sguardi e gesti (intenso sguardo tra Maria e
Gesù e san Giovanni è rivolto verso Gesù).

Madonna Bridgewater
Si chiama così per il nome della galleria a Londra dove si trovava.
In quest’opera comincia a vedersi l’influsso di Michelangelo: il corpo di Gesù
è più massiccio. Raffaello si ispira al Tondo Taddei di Michelangelo per la
posizione di Gesù su Maria.

I ritratti
I due ritratti più noti di Raffaelo sono quelli dei coniugi Agnolo
Doni e Maddalena Strozzi. Agnolo era benestante, in quanto era
un mercante di stoffe mentre Maddalena era l’erede della più
importante famiglia di banchieri all’epoca: gli Strozzi.
Sposandola, Agnolo sale di status sociale e perciò si poté
permettere di chiedere i loro ritratti a Raffaello e di chiedere a
Michelangelo il Tondo Doni. Il Tondo Doni fu commissionato da
Agnolo Doni ed è l’unico quadro di Michelangelo che ci è
pervenuto (le altre opere della pittura sono affreschi).

Il tipo di ritratto è cinquecentesco. I due personaggi vengono rappresentati in modo che venga
riconosciuto il loro status sociale. Alle mani hanno gli anelli che dimostrano la loro ricchezza. Mentre
Agnolo è rappresentato con vestiti eleganti ma sobri e ci guarda fisso negli occhi, Maddalena è
rappresentata in maniera più elegante e non ci guarda dritto negli occhi perché era sconveniente farlo per
una donna. Il paesaggio sullo sfondo non è carico di significato ma serve per conferire piacevolezza e ad
esaltare i personaggi principali.

Nel 1508 Raffaelo va a Roma dove raggiunge l’apice della sua carriera perché oltre ad affrescare le stanze
vaticane fa anche i ritratti di due dei papi più importanti della storia: Giulio II della Rovere e il suo
successore Leone X (figlio di Lorenzo il Magnifico).

Giulio II della Rovere è seduto su una sedia che ha la forma di una ghianda
sulla parte superiore, che rimanda a qualcosa di naturalistico e quindi al
cognome del papa. Egli viene rappresentato già vecchio, con aria malinconica
perché sta pensando alla condizione umana. Anche lui ha le mani inanellate,
indice del status sociale e si tiene stretto la sedia (per tenere saldo il suo potere).
Indossa il camauro (copricapo rosso) e la mozzetta (mantellina rossa).

Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico, è ritratto da intellettuale mentre


legge con la lente un codice minato. Le mani del papa sono molto
delicate (perché lavora con la cultura). Dietro di lui ci sono due cardinali
uno dei quali tiene la sedia del papa (gesto con cui Raffaello denuncia il
nepotismo). L’altro cardinale (quello a sinistra) sarà il futuro papa.
LE STANZE VATICANE DI RAFFAELLO

Nel 1508 Giulio II della Rovere chiama Raffaello a Roma, su consiglio di Bramante, perché aveva deciso
di andare a vivere nelle stanze più in alto. Questo perché il nuovo papa, per distaccarsi dalla figura
ambigua del suo predecessore, Alessandro VI Borgia, decide di andare a vivere in un altro appartamento.
Le nuove stanze erano però vuote e da affrescare. Raffaello inizia ad affrescare queste stanze insieme ad
altri artisti ma alla fine gli viene affidato tutto l’incarico per la sua bravura.

- Nel 1509 iniziano i lavori e la prima sala che Raffaello affresca da solo si chiama “Stanza della
signatura”, dove il papa firmava i documenti ufficiali. La finalità degli affreschi di questa stanza è
quella di rappresentare il concetto del Sommo Bene.

Il Sommo Bene secondo i filosofi si raggiunge seguendo tre vie: il Vero (la Verità), il Bello (la Bellezza)
e il Giusto (la Giustizia). Il Vero si biforca: esiste una verità prima di Cristo (filosofia) e una dopo di
Cristo (teologia). Per cui un affresco rappresenta la verità prima di Cristo, uno quella dopo, uno la
giustizia e uno la bellezza.

Per quanto riguarda il Vero prima di Cristo, la disciplina attraverso cui potremmo raggiungere la verità è
la filosofia. L’affresco che visualizza la filosofia si chiama La Scuola di Atene.

La disciplina che si occupa della Verità dopo Cristo è la teologia (=discorso su dio). L’affresco che
visualizza la teologia è la Disputa sul Sacramento.

La disciplina attraverso la quale si può raggiungere il concetto di bellezza è la poesia. Nella Stanza della
signatura l’affresco che visualizza la poesia si chiama il Parnaso (il monte su cui risiedono Apollo, dio
delle arti, e le nove Muse, divinità preposte all’ispirazione poetica). Il protagonista dell’affresco sul
Giusto è l’imperatore Giustiniano per il Corpus Iuris Civilis.

Per affrescare questa stanza Raffaello ci impiega tre anni circa (fino al 1511) e comincia la “Stanza di
Eliodoro”. La finalità degli affreschi di questa stanza è quella di visualizzare gli interventi divini nelle
cose terrene (i miracoli). L’affresco che dà il nome alla stanza è la Cacciata di Eliodoro dal tempio di
Gerusalemme, l’altro è la Liberazione di San Pietro dal Carcere.
Per affrescare questa stanza Raffaello ci impiega altri 3 anni (termina nel 1514). Nel frattempo, però,
muore Giulio II e viene eletto Leone X.

La terza stanza vaticana che si chiama “Stanza dell’incendio di Borgo” ed è un omaggio al nuovo papa.
A questo punto Raffaello comincia a farsi aiutare dagli allievi della sua bottega. L’unico affresco che
Raffaello realizza di proprio pugno è quello dell’Incendio di Borgo. Il lavoro per questa terza stanza
termina nel 1517 circa.

L’ultima stanza si chiama “Sala di Costantino”, che è la più grande delle quattro, dove si accoglievano
gli ospiti importanti e fu realizzata da Giulio Romano: infatti, Raffaello nel 1520 morì e riuscì a preparare
solo degli schizzi che poi Romano stravolgerà completamente. In questa quarta stanza si vuole rendere
omaggio all’imperatore che legittimò il cristianesimo con l’Editto di Milano. Il più importante dei quattro
affreschi della sala di Costantino è quello della Battaglia di ponte Milvio in cui Costantino sconfigge
Massenzio.

STANZA DELLA SIGNATURA


La Scuola di Atene

Struttura compositiva: ci troviamo all’interno di un ambiente non del tutto chiuso (in alto si vede il cielo).
Raffaello affresca un’architettura grandiosa ma senza chiuderla del tutto. Questa architettura dipinta è in
perfetta prospettiva, il linguaggio architettonico utilizzato è quello classico greco-romano e sembra che
l’architettura sia un omaggio a Bramante in quanto rispecchia i progetti di Bramante per la nuova San
Pietro (che all’inizio del 500 viene completamente ricostruita).

Mentre la parte superiore di questo affresco è completamente occupato dall’architettura, quella inferiore è
animata dai personaggi che sono tutti i più grandi filosofi e scienziati dell’antichità.

I due personaggi nel centro dell’opera sono le due più grandi autorità della cultura antica: Aristotele, che
ha la mano aperta verso il basso e Platone, con il dito rivolto verso l’alto, che dialogano tra loro mentre
camminano: la conoscenza è un cammino e non è un monologo ma un dialogo (chi parla da solo non
attinge alla conoscenza, si può conoscere soltanto tramite un dialogo). Dalla parte di Platone ci sono i
cosiddetti filosofi puri, mentre dalla parte di Aristotele ci sono prevalentemente scienziati e astronomi
(che si sono maggiormente interessati a cose fisiche).

Il personaggio con la veste verde scuro e la testa calva che sta parlando è Socrate. L’uomo in primo piano
poggiato allo scrittoio è Eraclito. A terra c’è Diogene il Cinico sdraiato con posizione scomposta e la
veste azzurra. All’estrema destra ci sono due personaggi con due sfere in mano che sono due astronomi:
Tolomeo e Zoroastro. Tra questi due, piegato in avanti, c’è Euclide che sta segnando qualcosa sulla
lavagna. Il secondo personaggio a partire da destra ha un cappello nero e guarda il pubblico: è Raffello.
L’altro personaggio che ci guarda con la veste bianca potrebbe essere l’unica donna, Ipazia, una
matematica vissuta in Egitto nel VI sec d.C. che fu uccisa dai fanatici cristiani. Le due statue ai lati sono
Apollo e Minerva.
Raffaello conferisce agli antichi le sembianze di alcuni artisti suoi contemporanei (il volto di Platone ha le
sembianze di Leonardo, il volto di Eraclito dovrebbe essere un ritratto di Michelangelo, il volto di Euclide
è un ritratto di Bramante). Con questo affresco si realizza una sovrapposizione perfetta tra antichità e 500.

Disputa del Sacramento

Nella stessa stanza c’è la Disputa del Sacramento (discussione accesa sull’eucarestia) e rappresenta la
teologia. L’eucarestia è il momento in cui l’ostia consacrata diventa corpo di Cristo e il vino il sangue. In
questo affresco tutti i personaggi stanno discutendo per capire se l’ostia e il vino siano davvero corpo e
sangue di Cristo.

L’affresco è diviso in due livelli uno inferiore e uno superiore. Nel livello inferiore ci sono soggetti che
fanno parte della chiesa militante (gli uomini di chiesa che militano sulla terra, che si agitano e si
confrontano per cercare di capire se l’ostia sopra l’altare sia davvero il corpo di cristo). Per terra ci sono
anche i libri che stanno a rappresentare la fallacia del sapere umano che non ha nessuna certezza
soprattutto nelle cose riguardanti la religione (il dubbio appartiene all’uomo, il sapere umano è fallace).
Tra coloro che discutono c’è anche Dante Alighieri che viene messo tra i papi ed è degno di essere li
perché ha scritto la divina commedia.

Quelli al livello superiore sono tutti gli appartenenti alla chiesa trionfante, cioè i personaggi sacri che
sono seduti sulle nuvole. Quello al centro che mostra le stigmate è Gesù accanto al quale ci sono Maria e
Giovanni Battista. In linea sopra a Gesù c’è Dio Padre e sulla stessa linea del padre e del figlio c’è la
colomba dello Spirito Santo sotto la quale c’è l’ostia consacrata (tutti sulla stessa linea mediana). Tutti i
personaggi seduti in semicerchio sono santi e profeti, tra cui ci sono San Francesco, San Pietro, San
Paolo, ecc.
Accanto alla colomba ci sono dei Vangeli, aperti e mostrati al pubblico, perché quella è la verità: nell’alto
dei cieli non esiste il dubbio.
STANZA DI ELIODORO
In questa stanza vengono rappresentati i miracoli (cioè gli interventi divini nelle cose terrene).

La Cacciata di Eliodoro

Ci troviamo nel tempio ebraico di Re Salomone a Gerusalemme, il più importante e venerabile dei templi
ebraici che poi sarà distrutto. Nell’architettura del tempio possiamo notare la prospettiva lineare e la
citazione dell’architettura antica.

Eliodoro era stato incaricato dal sovrano di Siria di profanare questo tempio, cioè di saccheggiarne le
ricchezze e gli arredi sacri. Mentre Eliodoro mette in pratica l’ordine del sovrano, improvvisamente
entrano tre angeli a cavallo mandati da Dio che cominciano a prendere a frustate Eliodoro, il quale non
riuscirà a portare fuori le ricchezze del tempio.

La scena principale è rappresentata a destra: a terra con l’armatura c’è Eliodoro e sotto il suo braccio c’è
un vaso rovesciato con dei soldi che sta a significare che Eliodoro non riuscì a portarli fuori dal tempio.
Sullo sfondo si vede il sacerdote del tempio in preghiera di fronte alla Menorah (il candelabro a sette
bracci).

A sinistra compare il papa Giulio II: in una scena che riguarda l’ebraismo la presenza del papa sta ad
indicare la continuità tra ebraismo e cristianesimo e il fatto che Eliodoro non sia riuscito a portare via le
ricchezze significa che la Chiesa è legittimata a possedere dei beni materiali.
La Liberazione di San Pietro dal carcere

Pietro e Paolo sono stati i primi a diffondere il cristianesimo e furono imprigionati. Pietro fu imprigionato
due volte: una a Gerusalemme e una a Roma (al carcere mamertino). La prima volta Pietro viene
incarcerato a Gerusalemme e sarà liberato miracolosamente.
Nell’affresco è rappresentato il momento in cui Pietro viene tratto fuori dal carcere di Gerusalemme in
maniera miracolosa. Sulla scia di Masaccio, Raffaello mette tre episodi nell’opera. La lettura dell’opera
inizia dal centro.
Nel primo episodio di vede Pietro e le due guardie dietro alle sbarre, che non si accorgono dell’arrivo
dell’angelo che libera san Pietro dalle catene.
Nel secondo episodio a destra si vedono Pietro e l’angelo che escono tenuti per mano.
Nell’ultimo episodio a sinistra i soldati si svegliano e si rendono conto che il prigioniero è scappato. Nel
terzo episodio si intravede l’alba e la luna tra le nuvole ed è uno dei più noti notturni della storia dell’arte.

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