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Rinascimento
Il Rinascimento è un periodo storico, sociale, economico e culturale che irrompe conseguentemente alla
fine del Medioevo e nel momento in cui gli uomini considerano la necessità di recuperare un serie di valori
legati al passato e connotarli in senso moderno.
Il passaggio drastico dalla visione medievale a quella rinascimentale parte dalla modificata concezione
temporale: l’uomo medioevale che scandiva rigidamente le sue giornate in funzione alle sue azioni viene
sostituito dall’uomo rinascimentale studia il tempo e lo misura in maniera matematica. Oltre alla
numerazione del tempo, l’uomo rinascimentale nutrirà una maggiore gli ideali del passato e soprattutto per
lo studio dei classici al fine di prendere le dovute distanze dall’oscuro Medioevo.
Lo spirito classicista che già iniziava a palesarsi alla conclusione del Medioevo presenta maggior sviluppo
dall’inizio del Rinascimento, nel momento in cui l’uomo rinascimentale arriva, non solo a studiare gli aspetti
tipici del passato, ma addirittura ad emularlo attraverso le nuove costruzioni che si rifanno in maniera quasi
totale ai ruderi di epoca classica della quale l’Italia era costellata. Roma, quindi, diventa luogo di
pellegrinaggio da parte di innumerevoli studiosi che volessero apprendere in loco direttamente dalle
bellezze ancora in piedi a testimonianza di una cultura ormai passata, che presto sarebbe ritornata in auge
nella sua più bella essenza. L’edificio più studiato era il Pantheon.
Con lo sviluppo delle città-stato si formò in Italia una nuova classe sociale formata da laici che coltivavano il
latino, la grammatica a scopi letterari: Umanisti. Questi personaggi, nella maggior parte dei casi, illustri
instaurarono un clima intellettuale nel quale i classici non erano validi solo dal punto di vista letterale, ma la
stessa civiltà che li aveva prodotti doveva ritenersi degna di nota.
Le forme estere del Gotico europeo non attecchirono mai in Italia, ma da questo momento in poi il
Rinascimento stazza completamente via ogni germe di cultura Gotica per sostituirla con le innovative, se
pure ispirate ad un passato perfetto, forme umaniste.
L’artista rinascimentale, quindi, è un uomo a 360 gradi che conosce tutte le discipline liberali e che riesce ad
evadere dalle semplici etichette diventando uomo Umanista (Leonardo Da Vinci).
L’invenzione della prospettiva geometrica da parte di Leon Battista Alberti e di Filippo Brunelleschi
conducono l’uomo da un gradino sempre più della conoscenza riuscendo così a rappresentare lo spazio in
maniera perfettamente tridimensionale.
Lo studio delle figure umane deriva da una conseguente analisi delle proporzioni del corpo con le strutture
del passato. Gli umanisti studiano, le statue del passato trovando sempre più nessi con le parti del corpo
umano.
Vitruvio
Non si è certi sull’anno di nascita di Vitruvio, ma è ben noto che lavorò a macchine d’assedio per conto di
Cesare e che partecipò alla costruzione dell’acquedotto romano sotto Ottaviano. Scriverà il più importante
trattato sull’architettura di tutti i tempi che durante il Rinascimento diventerà metro di misura di tutti i
progetti di quel tempo: De Architectura. Il trattato è diviso in 10 volumi, ognuno dei quali anticipato da una
prefazione.
LIBRO I:
Formazione dell’architetto;
Concetti basilari estetici e tecnici;
Settori specifici dell’architettura;
Costruzione degli edifici pubblici e privati, di orologi e di macchine;
Urbanistica.
Per quanto riguarda la formazione dell’Architetto si deve disporre di fabrica, ovvero della pratica, e di
ratiocinio, ovvero della teoria e l’architetto deve conoscere più di tredici arti tra cui anche la grammatica e
la musica. I concetti estetici che esprime Vitruvio nel suo trattato sono tre:
o Firmitas – Stabilità;
o Utilitas – Utilità;
o Venustas – Bellezza.
La Venustas, inoltre, è suddivisa da altre categorie:
o Ordinatio (Ordine);
o Dispositio (Disposizione);
o Eurythmia (Armonia);
o Symmetria (Proporzione);
o Decor (Decoro);
o Distributio (Economia).
Ordinatio: La giusta disposizione delle “membra” in una struttura, riguarda le dimensioni ed è basato sui
calcoli che definiscono i rapporti armonici.
Dispositio: Rappresentato dal risultato finale nel quale tutte le parti sono legate alle altre in perfetto
rapporto proporzionale.
Eurythmia: Il bell’aspetto derivato dalla corretta disposizione armonica.
Symmetria: Rapporto proporzionale delle parti con tutto e del tutto con le parti.
Decor: L’aspetto elegante del risultato finale.
Distributio: La ragionevole amministrazione dei materiali rispetto ai concetti dell’economia e del rispetto del
luogo e del contesto sociale nel quale si opera.
LIBRO II:
o Nascita dell’Architettura;
o Teoria dei materiali da costruzione.
LIBRO III - IV:
o Costruzione dei Templi;
o Tipi di Templi;
o Ordine delle colonne;
o Legge della proporzione.
LIBRO V:
o Edifici municipali con riferimento ai teatri
LIBRO VI:
o La casa privata
LIBRO VII:
o Impiego dei materiali da costruzione;
o Pittura parietale;
o Teoria dei colori.
LIBRO VIII:
o Acqua e acquedotti.
LIBRO IX:
o Quadro scientifico-naturale;
o Costruzione di orologi.
LIBRO X:
o Costruzione di macchine e meccanica.
Filippo Brunelleschi
Filippo Brunelleschi nacque a Firenze nel 1377 figlio di un notaio fiorentino ben visto il quale ricevette una
severa istruzione classica e si formò come orafo facente parte della corporazione degli orefici. Iniziò
successivamente la sua carriera de architetto ed è testimoniato il suo interesse per lo studio della
matematica e della meccanica fino alla fine dei suoi giorni. Nel 1401 partecipa al Concorso per la seconda
porta bronzea del Battistero di Firenze al quale presenterà una formella sul Sacrificio di Isacco nel quale i
concetti prospettici stavano iniziando a dar frutti. Il concorso, però venne vinto da Ghiberti.
Brunelleschi cercò di applicare le leggi della prospettiva all’architettura secondo i suoi principi:
Disposizione planimetrica chiara e ben ordinata;
Armoniosa proporzione negli alzati;
Modello semplice ma perfetto dei particolari di ciascun elemento architettonico.
Cupola di Santa Maria del Fiore (1420-1426): L’idea progettuale della conclusione del Duomo di Firenze,
testimoniata da vari affreschi della sala capitolare di Santa Maria Maggiore, era già ben chiara dagli inizi del
300. Il problema di erigere una cupola sopra uno spazio ottagonale ampio 45 metri fu aggravata dal fatto
che le mura del tamburo fossero estremamente sottili e che le centine lignee non sarebbero bastate per la
costruzione di una struttura così grande. Il problema fu risolto da Brunelleschi grazie alle sue grandi
conoscenze della statica e allo studio delle architetture romane ed estere.
La genialità di Brunelleschi consistette nel sostituire le centine con un sistema di carpenteria volante
direttamente posata sul tamburo così da permettere una costruzione per sezioni orizzontali come quella del
Pantheon. Staticamente introdusse una doppia calotta con intercapedine così da ridurre al minimo il peso e
trasformo il profilo dell’arco da emisferico a ogivale così da permettere un più corretto scarico delle forze.
La tecnica di costruzione implicava l’uso di mattoni posti a spina di pesce (autoportanti).
Ospedale degli Innocenti (1419-1424): Orfanotrofio che da sulla piazza dell’Annunziata, oltre a definire
l’assetto urbanistico della piazza, servì da modello per molti altri ospedali anche all’estero. La pianta è
composta dal portico che affaccia sulla piazza e funge da ingresso. La struttura è perfettamente simmetrica
e il portico centrale è un chiaro riferimento alla struttura conventuali. Prendendo a modello l’architettura
classica realizza il portico composto da 9 arcate affiancato da due bande con portali. Le superfici murarie
sono composte, nelle modanature, in pietra serena. Le colonne dai capitelli di ordine corinzio e le lesene
che mantengono la trabeazione corrispondono alla sovrapposizione di due sistemi: archivoltato e
architravato. Nello spazio tra un arco ed un altro inserisce dei tondi in ceramica.
San Lorenzo (1419): A Brunelleschi venne affidato il compito di ingrandire l’impianto preromanico della
chiesa fiorentina dotandola di un nuovo coro. L’impianto che sviluppa è basato sulla forma geometrica del
quadrato, modulo che viene ripetuto per la formazione della navata centrale e di quelle laterali
esattamente di metà ampiezza della prima. Anche la parte absidale e il transetto riprendono lo stesso
modulo. A questa struttura Brunelleschi annette la Sagrestia Vecchia (da lui definita) e la Sagrestia Nuova
(sua simmetrica) rendendo così l’impianto tendente quasi come un impianto pseudo centrale. Nel
colonnato è evidente per la prima volta l’introduzione di un nuovo elemento creato da Brunelleschi: il dado
brunelleschiano, che si innesta tra il capitello e la nascita dell’arco e sembra quasi una trabeazione secata
perfettamente dalla corda dell’arco.
Si definiscono tre livelli:
Navata centrale con copertura cassettonata;
Navate laterali;
Cappelle laterali.
Sagrestia Vecchia (1421-1428): Un ambiente quadrato di piccole dimensioni che diventa circonferenza
nella chiusura. Attraverso l’utilizzo di quattro arconi e quattro lunette il Brunelleschi innesta una cupola
ombrelliforme di 9 metri. Attraverso disegni perfettamente geometrici all’interno in pietra serena, riesce a
rendere la decorazione sorprendente. L’intonaco bianco dell’intera struttura è intervallato dal colore scuro
della pietra tipica del luogo che ruota intorno a tutta la struttura.
Santo Spirito (1436): Brunelleschi porta al livello massimo la pianta a croce latina. Gli elementi
architettonici sembrano ruotare tutti intorno alla parte centrale dove si innesta la cupola. Brunelleschi non
concluderà mai il progetto, i suoi prosecutori seguiranno quasi alla lettera il suo progetto iniziale. La
struttura è composta da un alternarsi di nicchie che costituiscono le piccole cappelle laterali il cui
andamento sarebbe stato, nel progetto iniziale del Brunelleschi, visibile anche all’esterno dell’edificio con
tramite una struttura ondulata. Rispetto a San Lorenzo è evidente un enorme rafforzamento strutturale
nella parte intera sia nelle murature perimetrali che nelle colonne.
Cappella Pazzi (1430): La cappella che si trova nel complessi di Santa Croce è una sala capitolare non
propriamente centrale. Lo schema base del cubo della Sagrestia Vecchia viene ampliato da due brevi
prolungamenti coperti de una volta a botte così da creare una sala unica i cui muri sono intramezzati da
lesene e medaglioni. Il portico antistante è formato da sei colonne che mantengono una volta a botte.
Santa Maria degli Angeli (1434-1437): Il primo edificio sacro a pianta centrale del Rinascimento che
Brunelleschi definì internamente come un ottagono centrale sormontato da cupola che è composto da un
anello di otto coppie di pilastri che sostengono il tamburo e formano le pareti divisorie delle cappelli
biabsidate lateralmente. Brunelleschi concepì l’edificio come un unico elemento scultoreo.
Michelozzo
Michelozzo fu l’architetto prediletto della famiglia dè Medici sotto Cosimo e progetto per quest’ultimo
molti edifici rilevanti.
Palazzo Medici-Ricciardi (1444-1459): L’edificio appare molto simile al tipico palazzo medioevale, ma le
singole componenti vengono connotate in un ordine nuovo e ben definito. Il palazzo si sviluppa su tre livelli,
nella parte basamentale il bugnato rustico inquadra il portale centrale; questo livello era dedicato alla parte
amministrativa, l’ufficio del padrone di casa, dispense o stalle per i cavalli. Quello superiore era il piano
nobile costituito da bugnato liscio incornicia le finestre bifore; questo livello era quello dove alloggiava la
famiglia, mentre l’ultimo, decorativamente uguale a piano nobile, era adibito alla servitù o ai figli che
volevano più indipendenza. Il palazzo è definito internamente da un cortile interno intorno al quale ruota
l’intero edificio. Il salone centrale è porto nella parte frontale dell’edificio, mentre le stanze e i servizi in
quelle laterali. Solitamente nei palazzi signorili erano presenti due tipologie di scale; le prime più
riccamente decorate che praticavano i signori, e quelle più sobrie della servitù. Il massiccio cornicione
aggettante di ispirazione classica è sorretto da mensoloni così da coprire e proteggere la facciata dalle
intemperie.
Donato Bramante
Pittore-architetto formatosi nella zona Umbro-Lombarda e successivamente a Roma introno al 1500. Le sue
opere più rilevanti sono divisa tra Milano e Roma che, grazie a papa Giulia II, stava attraversando un
momento di forte crescita spirituale e intellettuale. Fu proprio a Roma presso Giulio II che avvenne
l’incontro tra Bramane e Raffaella Sanzio impegnato negli affreschi delle stanze vaticane. Esordisce come
pittore sicuramente presso la corte di Urbino dove dipinge le pareti dello studiolo del duca di Montefeltro.
Solo successivamente si avvicina all’architettura.
Santa Maria presso San Satiro (1482): Bramante qui rappresenta sapientemente, da bravo pittore,
l’inganno delle immagini che attraverso la rappresentazione illusionistica prospettica dell’abside che, non
potendo essere costruito realmente viene rappresentato tramite la pittura allargando di molto lo spazio
interno che sembra quasi simile all’interno del Sant’Andrea a Mantova dell’Alberti. La luce e il coloro sogni
gli elementi principali che utilizza per rendere il suo gioco illusorio.
Tribuna di Santa Maria delle Grazie (1490): Cappella commemorativa degli Sforza a Milano. L’elemento
principale dal quale parte è la Sagrestia Vecchia di Brunelleschi di modulo quadrato al quale sono annessi le
due absidi laterali e il coro. L’elemento più importante è la luce che simboleggia la grazia divina e che è un
importante strumento per l’architetto-pittore per rendere lo spazio illusorio. La decorazione, quindi non è
più agganciata alle pareti, bensì diventa parte integrante della prospettiva dipinta.
Chiostro di Santa Maria della Pace (1500): Santa Maria della Pace è un chiesa situata a Roma che non
possedeva un organizzazione conventuale. Bramante ridefinì il complesso considerando i limiti urbani della
zona molto ferrati. Utilizza uno degli absidi della chiesa per poggiare trasversalmente tutto l’organismo
conventuale. Il chiostro è composto da due livelli sorretti da 6 archi a tutto sesto. Accedendo si ha una
visione diagonale dell’edificio. Definisce la parte basamentale con pilastri tuscanici che reggono le arcate
sui quali sono applicate delle lesene. Nel secondo livello, invece i pilastri vengono richiamati, ma viene
aggiunta una colonnina centrale di ordine corinzio corrispondente alla chiave d’arco delle arcate inferiori.
Tempietto di San Pietro in Montorio (1504): Il tempietto di San Pietro in Montorio commissionato dal re di
Spagna Ferdinando d’Aragona è eretto sul sito dove tradizionalmente si riconduce alla crocifissione
dell’apostolo Pietro. Il Tempietto è il primo edificio classico che riprende lo schema a tholos in cui la cella è
circondata da colonne alla maniera antica. Il Tempietto è innalzato dal terreno tramite una scalinata
circondata da colonne doriche che si rifanno alla “divinità” maschile, sormontate da una trabeazione che
gira tutt’intono la cella. La parte superiore è composta da una balaustra e dalla cupola emisferica poggiante
un tamburo della stessa misura della cupola stessa. Il progetto originale di Bramante prevedeva
l’inserimento del Tempietto non in una piazza quadrata, bensì in uno spazio circolare circondato da 16
colonne libere. L’edificio è il manifesto del secolo che sarà lodato anche da Andrea Palladio nei suoi quattro
libri. Il Tempietto viene scomposto strutturalmente anche dal punto di vista simbolico:
L’aspetto della natura e del suolo (la cripta)
La celebrazione dell’Apostolo Pietro (la cella)
Rapporto fra cielo e terra (la cupola)
Cortile del Belvedere: Papa Giulio II della Rovere aveva intenzione di formare una chiesa e un palazzo degni
del suo nuovo ruolo di Giulio Cesare e di pontefice massimo. Sotto il suo pontificato lo stato della chiesa
ebbe una crescita esponenziale. Il cortile sarebbe stato un cono prospettico con origine dai palazzi Vaticani.
Alla spalle di quest’ultimi era presente un declivio di 300 metri di lunghezza e 100 di pendenza sul quale
Bramante aveva intenzione di creare dei terrazzamenti collegate con un sistema di gradinate circondando
lo spazio con corridoi a loggia due piani che fungeva da quinta architettonica. La collezione scultorea
papale che recentemente si era arricchita del Lacoonte doveva essere collocata e si decise di trasformare
uno dei tre livelli in una pinacoteca all’aperto. Il primo e il secondo livello sarebbero stati rispettivamente,
un teatro all’aperto e un terrazzamento intermedio che fungeva da diaframma funzionale tra le due zone.
Dalle stanze di Raffaello sarebbe stato possibile ottenere una visuale completa dell’insieme. A conclusione
dello spazio sarebbe stata inserita un’esedra che avrebbe chiuso lo spazio prospettico. Il modello del cortile
deriverebbe dalle descrizioni deli cortili della Domus Aurea di Nerone e dai resti degli edifici classici. Il
cortile, però non venne mai concluso perché, dopo quasi cinquant’anni di lavori, papa Sisto V decise di
modificare definitivamente il progetto di Bramante inserendo la Biblioteca Vaticana.
Palazzo Caprini – Casa di Raffaello: Il palazzo costruito da Bramante per la famiglia Caprini venne
acquistato successivamente da Raffaello e attualmente è stato demolito. L’edificio è composto da due livelli
più un mezzanino. Nel primo livello il bugnato costituisce il rivestimento principale dove si aprono per la
prima volta le botteghe dei commercianti e dove è collocato l’alto portale rettangolare. Nel mezzanino,
invece vivevano le famiglie dei commercianti e ne piano nobile la famigli borghese. L’uso degli ordini
architettonici è singolare, e in questo caso le semicolonne (che appaiono per la prima volta sulla facciata di
una palazzo) diventano semplicemente decorativo. Il piano nobile presenta un ordine binato di colonne
doriche, che nell’accezione classica venivano inserite nella parte basamentale.
Raffaello Sanzio
Nasce ad Urbino nel 1483 e diventa stretto compagno di Bramante; fu grande pittore e architetto
impegnato in molti lavori sotto papa Giulio II. Completa sotto questi le stanze della Signatura e verrà
nominato architetto del cantiere di San Pietro.
Cappella Chigi (1513): La cappella a piante centrica è stata progettata per la famiglia Chigi come struttura
autonoma annessa a Santa Maria del Popolo. La cappella è composta da tre arcate cieche che riprendono la
struttura di quella d’ingresso che da sulla navata laterale della chiesa. Questo sistema di archi, che
richiamano di quattro piloni del San Pietro Bramantesco, sorreggono anch’essi una cupola semicircolare il
cui diametro è superiore a quello dell’arcata d’accesso. La struttura muraria interna è per la maggior parte
dei casi annullata per consentire uno svuotamento della superficie. L’artista completo dipinge
personalmente anche l’interno della cappella
Palazzo di Jacopo da Brescia: Apprende da Bramante la lezione di palazzo Caprini composto da tre livelli in
cui è evidente la sovrapposizione corretta degli ondini.
Palazzo Pandolfini (1517): Si trova a Firenze e rappresenta l’elegante gusto artistico di Bramante e del suo
palazzo Caprini. È una tipologia a metà strada tra palazzo e villa perché, quando fu costruito, si trovava in
periferia.
Palazzo Branconio – Dell’Aquila (1515-17): Questo palazzo presenta in facciata una scansione dei livelli
molto differente rispetto a quella standard dei palazzi costruiti precedentemente. Il pian terreno non
presenta più il bugnato, ma è articolato da un ordine tuscanico arcate cieche. Gli ordini al piano inferiore
non ne richiamano altri nel piano nobile, bensì alla arcate cieche del piano basamentale vengono
sovrapposte le pesanti finestre aggettanti del piano nobile. Tra un’apertura e un'altra si scavano della
nicchie concave che si scontrano della convessità delle semicolonne, a queste corrispondenti, nel piano
basamentale. I livelli successivi sono riccamente decorati da festoni.
Villa Madama (1520): Negli ultimi anni della sua vita Raffaello lavorò alla villa suburbana romana a Monte
Mario del cardinale Giulio dé Medici. La villa non è mai stata completata e oggi rispecchia poco il progetto
originale. Il centro della villa sarebbe stato un cortile circolare e, oltre le sale di abitazione della villa, si
sarebbe trovato un teatro, le stalle, un immenso ippodromo e giardini con giochi d’acqua. Un simile
progetto poteva essere accomunato solo al cortile del Belvedere in Vaticano. Dopo la pausa dei lavori per
mancanza di fondi la parte della villa che era stata costruita venne incendiata durante il Sacco di Roma e
venne successivamente ristrutturata, anche se in maniera parziale. Prende questo nome perché, in quel
periodo venne acquistata dalla figlia di Carlo V. Le parti originali della villa sono quelle relative ad alcune
stanze e alla loggia a tre campate. Al contrario del Cortile del Belvedere dove il sito era imposto
all’architetto, non esisteva nessuna imposizione per quanto riguardasse villa Madama su cui si aveva carta
bianca. Il progetto si rifà alle lettere di Plinio e il teatro, più nello specifico, è la perfetta rappresentazione
dell’archetipo romano. Non esiste alcun edificio successivo all’epoca romana che riproduca in maniera così
certosina gli interni delle logge della Domus Aurea come la loggia di Villa Madama. Nella sua loggia cercò di
ricreare il perfetto connubio tra scultura e pittura a “grottesche” dell’età classica.
Baldassarre Peruzzi
Inizia la sua carriera come pittore e manterrà un forte legame con la prospettiva. È proprio lo stretto
rapporto tra architettura e prospettiva che caratterizzano l’animo artistico di Peruzzi.
Villa Chigi o Farnesina (1509-1511): Una villa suburbana di piccole dimensioni di forma a “U” compresa di
loggia che crea un punto di passaggio fra interno ed esterno. La villa venne commissionata da Agostino
Chigi. Il lato che affaccia sul Tevere e quello che da sul giardino presentano delle logge che formano un
angolo retto. In quest’ultime si trovano i famosi affreschi di Raffaello. Non esiste ziona basamentale, i
pilastri e i sostegni poggiano direttamente sul pavimento consentendo all’osservatore di percepire solo
l’impalcatura portante dell’edificio.
Palazzo Massimo alla Colonne (1532): Costruito per i fratelli Pietro e Angelo Massimo secondo uno degli
ultimi progetti di Peruzzi. Si tratta, originariamente, di due palazzi adiacenti con piante contrastanti che si
adagiano sul sito irregolare. Il luogo nel quale venne collocato il palazzo conteneva un altro edificio
appartenente ala famiglia che era stato danneggiato il Sacco di Roma. Proprio la loggia viene ripresa a
modella dall’edificio preesistente. Il prospetto, quindi riprende l’andamento convesso della strada
principale sul quale affaccia ed è definita da un pesante bugnato intramezzato da una cornice molto
marcata che inquadra il piano nobile inserito tra due mezzanini. Nel piano basamentale decide di utilizzare
delle colonne libere che sorreggono un vero architrave, mentre nei piani superiori abbandona l’ordine
architettonico dissociandosi dai suoi contemporanei. L’accesso del palazzo avviene tramite un corridoio
posto al centro del palazzo che sbocca sul lato della corte interna. Quest’ultima definita da tre livelli è
fondamentale per comprendere la sovrapposizione degli ordini caratteristica dell’artista che, in questo
caso, decide di sovrapporre un possente ordine dorico del piano basamentale a sorreggere la volta a botte
e uno slanciato ionico in quello superiore per sorreggere un soffitto piano.
Michele Sanmicheli
Sanmicheli è l’unico architetto rinascimentale che probabilmente potrebbe aver conosciuto gli edifici
dell’antica Grecia, per vita del suo lavoro come ingegnere militare della Repubblica di Venezia che lo
costrinse a lavorare alle fortificazioni di Corfù, Creta e Cipro, predominio Veneziano. Visitò Roma in giovane
età e le opere di Bramante segnarono profondamente il suo stile. Egli apparteneva un una famiglia di
tagliapietra di Cono e si specializzò egli spesso in quest’arte. Dopo aver lavorato ad Orvieto nel 1509 come
architetto capo della cattedrale si concentrò sulla costruzione delle porte urbane d’accesso alle città che
portò a compimento soprattutto a Verona.
Porta Nuova (1533-40): Il vero e proprio passaggio è accompagnato da due postazioni d’artiglieria ai lati e i
potenti muri avevano la funzione di proteggere l’interno dall’artiglieria nemica. Oltre all’ingresso principale
le mura hanno quattro ingressi più piccoli per i pedoni.
Porta Palio (1555-60): Questa porta, fortificazione e allo stesso tempo arco trionfale, non venne costruita
per contenere postazioni d’artiglieria e quindi fu possibile aprire tre passaggi sui lati esterni ed eliminare il
timpano sul portale centrale. I passaggi sboccano all’interno in un atrio con volta a crociera a cinque
campate aperto verso la città.
I Palazzi
Sanmicheli si rifà tipologicamente a palazzo Caprini poiché, a differenza di Roma dove questo standard era
già superato, nella terraferma e a Venezia si continuava a costruire secondo questo stile. I lotti avevano
delle conformazioni molto singolari, erano allungati e non possedevano un vero e proprio cortile interno.
Palazzo Bevilacqua (1530 circa): Il fatto che i lotti veneziani siano di piccole dimensioni e ciechi da molti lati
impongono sia una facciata ristretta che il posizionamento della stanze più importanti in facciata dove le
uniche forti luminose erano le grandi aperture frontali. In facciata il palazzo presenta cinque campate a
destra dell’ingresso e solo una sinistra, ma il primo progetto prevedeva altre quattro campate dalla parte
mancante. Il piano terra, costituito da un pesante bugnato ripreso da palazzo Caprini, presenta un ordine di
paraste tuscaniche, anch’esse bugnate, che sorreggono il piano nobile costituito da eleganti colonne
corinzie scanalate. Le campate superiori sono alternativamente larghe e strette e sono iscritte in un arco a
tutto sesto a formare la modularità dell’arco trionfale. Sopra, le finestre, sono decorate con festoni e
simboli della famiglia.
Palazzo Canossa (1533): La facciata è molto più sobria e le campate hanno uguale dimensione.
Probabilmente Sanmicheli si ispirò a palazzo Te. Il bugnato basamentale non consente l’inserimento di
alcun ordine e contiene il tre portali centrali definiti da arcate a tutto sesto. La parte superiore separata
tramite il marcapiano è costituita dalla finestre incorniciate da lesene binate. Il complesse risulta poco
tridimensionale e aggettante. Il portale conduce ad un profondo vestibolo.
Palazzo Corner: Il portale è l’accesso ad un molo e, per via dell’acqua alta il basamento non è abitabile, ma
è solo zona di passaggio. L’edificio, quindi, si sviluppa in altezza e riprende le forme canoniche del
Rinascimento.
Palazzo Grimani (1556): La posizione privilegiata sul Canal Grande impongono alla facciata alta e stretta del
palazzo un decoro unico. Infatti, il piano basamentale è composto da paraste corinzie che sostengono le
colonne corinzie del piano nobile. Solitamente il corinzio era l’ordine inserito nei livelli più alti, ma
Sanmicheli qui fornisce un nuovo prototipo. Le campate più esterne della facciata sono definite da un
ordine binato di colonne che inquadra, a sua volta, l’arco trionfale nel centro della facciata.
Madonna di Campagna (1559): Come uno dei pochi esempi rinascimentali, la Madonna di Campagna segue
alla lettera tutti gli ideali dell’Alberti sulla chiesa utopica; a differenza del canone dettato dell’Alberti, però,
la chiesa sta fuori le mura e non in città e come le chiese di Todi e Montepulciano contiene un’immagine
miracolosa. Un basso colonnato tuscanico circonda il cilindro che differenzia la sua superficie solo vicino
all’innesto della cupola dove presenta delle aperture scandite tra paraste ioniche. L’interno ottagonale è
scandito da pilastri che reggono la cupola ottagonale o doppio strato, lapideo interno e ligneo esterno, per
superare le problematiche statiche. Il coro è annesso alla pianta centrale quasi come fosse una costruzione
a se stante, la struttura è sempre a pianta centrale, ma di dimensioni ridotte.
Giulio Romano
Lavora a Roma fino agli ultimi anni della sua vita dove diventa allievo prediletto di Raffaello del quale
continuerà molti lavori incompiuti.
Palazzo Turini – Lante al Gianicolo: Definito quasi fosse un castello nel quale riesce a definire
sapientemente la stratificazione degli ordini architettonici.
Palazzo Stati-Maccarini: Presenta cinque campate in facciata come palazzo Caprini ed è articolato
attraverso tre livelli. Il primo costituito da un bugnato molto pesante su cui si aprono botteghe, il secondo e
il terso dove è presente un ordine binato di lesene.
Palazzo Te (1525): Era il palazzo suburbano del duca di Mantova annesso alle maestose scuderie e al
famoso allevamento di cavalli della famiglia Gonzaga. L’idea del duca era quella di stabilire una residenza
dove poteva riposarsi dopo le cavalcare. L’esterno dell’edificio è definito da un blocco singolo di un solo
piano a base quadrata comprendente di stanze affrescate dallo stesso architetto. Lo spazio residenziale da
accesso diretto alle stalle. I prospetti dell’edificio sono differenziati e si passa da un bugnato rustico della
facciata principale a una liscia superficie muraria della facciata che da sul cortile interno che definita da una
loggia a tre campate voltata a botte dove ogni arcata è sostenuta da quattro colonne.
Palazzo Ducale – Cortile della Cavallerizza (1539): Giulio Romano progettò, per conto dei Gonzaga, la
Rustica, ovvero il fronte dell’attuale Cortile della Cavallerizza. La facciata a sette campate, che ricorda
palazzo Caprini di Bramante, è definito dal bugnato del piano nobile e dal movimento scaturito dalle
colonne tortili di ordine dorico che definiscono le campate.
Jacopo Sansovino
Sansovino, nato a Firenze, risiedette a Roma e il pontefice colpito dai suoi lavori decise di commissionargli il
progetto della facciata per il San Lorenzo, e successivamente vinse il concorso per la realizzazione della
facciata di San Giovanni ai Fiorentini. Arrivato a Venezia nel 1527 a Venezia per occuparsi del rinforzo della
cupole di San Marco che ancora erano sostenute da strutture provvisorie.
Libreria Marciana (1537): La libreria di San Marco è realizzata da Sansovino a imitazione delle arcate
classiche del foro romano. L’edificio, il più classico di Venezia, occupa una posizione di spicco in Piazza San
Marco, ma non sovrasta in altezza il palazzo Ducale. L’edificio è definito, al primo livello, da una loggia
coperta da una volta a botte sorretta da pilastri con semicolonne poggiate. Il secondo livello è organizzato
dalle apertura inserite in archi a tutto sesto sostenute da un ordine ionico minore scanalato. Le trabeazioni
dell’ordine minore sono tagliate dalle semicolonne dell’ordine maggiore, sempre ionico, che poggiano su
capitelli indipendenti. La balaustra superiore è decorata da statue e obelischi.
Loggetta del Campanile (1537): Si trova alla base del campanile di San Marco e si pone in forte
contrapposizione con l’edificio al quale è annesso. La loggetta è il luogo dove venivano portate a termine le
riunioni dei patrizi per il Consiglio di Stato. La loggetta è un edificio ad un solo piano e mono-stanza
composto, in facciata, da sole tre campate nel quale si alternano coppie di colonne libere e arcate a tutto
sesto che inquadrano le apertura che riprendono lo schema dell’arco trionfale. L’edificio è crollato con il
crollo del campanile ed è stato ricostruito esattamente come l’originale.
Palazzo della Zecca (1536): Il palazzo, che è affiancato alla libreria Marciana, doveva custodire i lingotti
della Repubblica e proprio per questo doveva esprimere estrema forza e sicurezza. Il palazzo
originariamente era composto da due soli livelli e, solo successivamente, è stato elevato di uno. Il primo
livello è definito da arcate sostenuta da pilastri e da una superficie di blocchi di possente bugnato. Il livello
superiore è scandito da colonne doriche (che esprimevano più forza) composte dalla sovrapposizione di
cilindri bugnati stretti e larghi, e inseriti entro nicchie. Lo schema del pianterreno, ripreso da palazzo Caprini
di Bramante, si contrappone allo stile del Sangallo e di Giulio Romano dei livelli superiori. Grazie a questo
esempio di architettura Sansovino fu il primo a introdurre il bugnato a Venezia.
Cà Corner (1545): Il riferimento più evidente è sicuramente quello di Palazzo Caprini per via del bugnato
basamentale e degli ordini binati del piano nobile. Il palazzo è scandito da tre livelli più un mezzanino. Il
primo livello è definito da un bugnato massiccio che si apre in tre archi a tutto sesto come accade in palazzo
Te di Giulio Romano. Nel mezzanino le aperture sono incorniciate da mensole volutamente grandi, mentre
nei due piani superiori la scansione delle campate è definita da colonne binate che inquadrano gli archi a
tutto sesto della aperture. Dall’atrio d’accesso un lungo passaggio porta alla corte centrale di ampie
dimensioni. Il palazzo di Sansovino rappresenterà il canone base al quale tutti i palazzi veneziani successivi
si ispireranno.
Michelangelo Buonarroti
Nato a Caprese condurrà una vita lunga è colma di commissioni e progetti. Un tipico uomo rinascimentali
che eccelse in molti campi artistici. Subito viene mandato dal Ghirlandaio, ma il suo talento viene
immediatamente notato da Lorenzo il Magnifico che lo chiamerà a lavorare per il suo conto. Arrivato a
Roma Giulio II della Rovere commissiona all’artista la sua tomba mai realizzata e, successivamente, gli
affreschi della Cappella Sistina (1508-1512). È definito scultore architetto anche se il suo principale talento
(a detta sua) restava la scultura.
Progetto per la facciata di San Lorenzo (1516): Papa Leone X commissiona a Michelangelo un progetto per
la facciata della chiesa familiare dei medici: San Lorenzo. Michelangelo realizza un plastico ligneo che oggi è
la nostra unica testimonianza del suo progetto perché non verrà mai realizzato. Il profilo della facciata
corrisponde esattamente alla struttura interna con la navata principale che si innalza di due livelli e quelle
laterali ad un unico livello. La facciata è definita, quindi, da due livelli definiti da passi irregolari che
aggettano e rientrano e che si allargano e si restringono. La struttura serviva come base per inserire le
statue e i bassorilievi che, per contratto, dovevano essere scolpite interamente da Michelangelo, a
grandezza naturale, e, più precisamente del numero di, 18 statue in bronzo e in marmo e 19 rilievi.
Sagrestia Nuova di San Lorenzo (1519): Papa Leone X decise di realizzare questo monumento
trasformandolo nel mausoleo per celebrare i due duchi Medici Giuliano e Lorenzo. La struttura è
perfettamente speculare alla Sagrestia Vecchia del Brunelleschi e in pianta l’edificio presenta la stessa
volumetria. Michelangelo, però, verticalizzò al massimo la struttura grazie a diversi stratagemmi. Assegna
ad ogni parete una funzione ben precisa. L’altare avanza verso la parte centrale e le tombe dei duchi sono
poggiate alle pareti laterali, mentre la parete speculare all’altare è occupata da una statua della Madonna.
L’architettura serviva a Michelangelo come base parla scultura che è costituita dai sarcofagi con le loro
statue. La Sagrestia Nuova è più alta di quella del Brunelleschi e la verticalizzazione è aiutata anche dal
prospetto interno definito da alte lesene in pietra serena che inquadrano nicchie che, a loro volta, creano
un chiaro-scuro tipico della pittura. La struttura è coronata da cupola emisferica sormontata da lanterna (a
differenza della cupola ombrelliforme della Sagrestia Vecchia) che, per la prima volta durante il corso del
Rinascimento, si avvicina alla rappresentazione ideale della cupola del Pantheon.
Biblioteca Laurentiana (1525): Clemente VII affidò a Michelangelo il compito di progettare una biblioteca
aperta a tutti contenente i manoscritti appartenenti alla famosa biblioteca della famiglia Medici. Il
complesso è definito da una sala d’accesso, i ricetto, e dalla vera e propria sala di lettura che in passato era
occupata da l refettorio del convento. Michelangelo non potò mai a termine i lavori che vennero completati
da Ammannati e Vasari su suo progetto. La sala di lettura è lunga 46,20 metri, larga 10,50 e alta 8,40 metri.
Gli arredi e le decorazioni sono originari e progettati da Michelangelo stesso. Le sedute sono composte da
una seduta il cui poggiaschiena funziona come piano di lettura dei banchi precedenti. Le pareti laterali sono
definite da una successione di campate composte dalle finestre cieche incorniciate da paraste che reggono
la cornice che corre tutt’intorno la stanza. Le modanature sono realizzate in pietra serena che si scontra
cromaticamente con l’intonaco bianco. La protagonista principale del ricetto è la scala progettata da
Michelangelo e terminata da Ammannati che occupa una posizione centrale nella stanza. Michelangelo
inviò un modello d’argilla ad Ammannati da utilizzare come base per la realizzazione. La parte inferiore
della scalinata è composta da tre rampe; la centrale ha i gradini convessi e più ampi di quelli superiori,
mentre quelle laterali sono rettilinei. Al nono gradino le rampe si uniscono in un solo pianerottolo che
conduce ad un’unica gradinata centrale. La sala che ospita la scala ha una straordinaria altezza di 14,6 metri
e presenta, nel rivestimento, colonne binate inserite nella parete che inquadrano profonde nicchie
sormontate da timpani; sopra quest’ultime si aprono piccole finestre cieche. Per via del poco spessore dei
muri, la pesante copertura lignea a campate non avrebbe poggiato su quest’ultima, ma sulle colonne
binate. Le colonne binate poggiano sulle mensole inginocchiate che stanno quasi al livello della scalinata
d’accesso, mentre i capitelli delle colonne arrivano fino a sopra il piano d’imposta della porta della sala di
lettura. L’illuminazione del ricetto arriva dalle finestre del cleristorio.
Piazza del Campidoglio (1537): Fin dal Medioevo è la sede del governo cittadino della città di Roma che si
trova nella spianata dei fori romani sull’omonimo colle. La parte orientale della piazza era occupata del
medioevale palazzo Senatorio, mentre sul lato nord si ergeva la chiesa gotica dei francescani di Santa Maria
in Aracoeli con la sua lunga scalinata antecedente. Di fronte la chiesa, era posto il quattrocentesco palazzo
dei conservatori. Michelangelo rivoluzionò l’intero complesso e , ispirandosi a ciò che Rossellino aveva
compiuto a Pienza, attuò uno dei più validi esempi di ricollocazione urbana del Rinascimento. Michelangelo
sfruttò l’angolazione di 80° esistente tra il palazzo Senatorio o il palazzo dei Conservatori e creò, attraverso
la costruzione di un nuovo palazzo speculare sul lato opposto, una perfetta piazza trapezoidale che
definisce un cono prospettico ben definito e nel quale è inserito un motivo ellittico che crea l’impressione
all’osservatore che i palazzi siano allineati perfettamente. Rimpicciolì, quindi, la piazza impedendo la visione
della chiesa sul lato nord. Le facciate dei palazzi laterali, che formano un perfetta quinta scenica, vennero
completate da Della Porta successivamente la morte di Michelangelo, mentre la torre medievale del
palazzo Senatorio, dopo il crollo, venne ricostruita in posizione centrale alla struttura. Negli stessi anni Della
Porta completa la cordonata, ovvero la scala che porta all’ingresso della piazza. È per la prima volta nel
Rinascimento che appare sulle facciate dei palazzi l’ordine ovvero grandi paraste che percorrano tutta
l’altezza del palazzo e che sorreggono la trabeazione dell’ordine maggiore e che inquadrano le logge e le
trabeazioni del piano terra che costituiscono l’ordine minore del palazzo. L’ordine gigante risolve il
problema tipico rinascimentale del fondere il sistema antico di colonne, lesene o paraste con la moderna
suddivisione del palazzo. Al centro della novella piazza viene collocata la statua equestre di Marco Aurelio
la cui collocazione sta alla base di tutta la riqualificazione urbanistica.
Andrea Palladio
Andrea Palladio nasce come tagliapietra impegnato a Padova e a Vicenza. Il suo talento non venne alla luce
finché non fu scoperto da Gian Giorgio Trissino, un dotto vicentino, interessato all’architettura. Fu questi a
dargli il nome di Palladio ispirandosi alla della Pallade (Atena). Trissino, inoltre, lo inserisce nella sua cerchi
di uomini dotti e illustri che gli commissioneranno le sue più famose ville. Nel 1541 intraprese il suo viaggio
a Roma dove scoprì le bellezze della città antica racchiudendole in un volumetto. Parteciperà alla
traduzione di Daniele Barbaro del trattato del Vitruvio inserendo i suoi disegni inediti. Nel 1570 pubblica il
suo trattato i Quattro libri dell’Architettura . A differenza del trattato dell’Alberti, non esattamente rivolto
agli architetti veri e propri, quello di Palladio e quello di Serlio sono guide pratiche e concise che illustrano
gli aspetti basilari dell’architettura attraverso l’utilizzo di immagini. Palladio definisce Vitruvio suo “maestro
e guida” nella composizione del suo trattato. Palladio sostiene che l’architettura degli antichi deve essere il
fulcro delle architettura contemporanee e di quelle a venire.La sua architettura è stata definita come:
Razionale
Semplice
Classica
Divisione Libri
Primo libro: Teoria dei materiali, Costruzione di una casa dalle fondamenta al tetto e teoria dei
cinque ordini architettonici che si rifà su sue personali misurazioni.
Secondo libro: La casa privata in città e in campagna. Le ville che lo hanno reso famoso devono
essere isolate su un colle (perché è un bel vedere) vicino ad un fiume navigabile (perché è comodo)
e le parti più belle devono essere sempre mostrate in facciata (per l’importanza dell’ornamento).
Terzo libro: Strade, ponti, piazze e basiliche
Quarto libro: Templi antichi a Roma, in Italia e all’estero. L’unico edificio contemporaneo che inserì
in questo libro è il Tempietto di San Pietro in Montorio di Bramante.
EDIFICI CIVILI
Palazzo della Regione di Vicenza [detta Basilica] (1545-1549): La Basilica è la sede medioevale del Senato
che Palladio ristrutturerà nella parte esterna. L’edificio è scandito da due livelli molto simili, una loggia al
primo piano e una elevazione, definiti da una serialità di archi a tutto sesto sorretti da pilastri sui quali
vengono affiancati semicolonne. L’ordine minore di colonne doriche libere sorregge i veri e propri archi
d’accesso.
Palazzo Porto (1550): La pianta è definita da due blocchi simmetrici ai lati di una corte (peristilio) che
formano un unico blocco come nelle antiche ville romane e greche in cui la residenza dei padroni di casa
era discostata da quella degli ospiti. In facciata l’edificio è ispirato a Palazzo Caprini di Bramante con il
bugnato basamentale e la sovrapposizione degli ordini nel piano nobile.
Palazzo Chiericati (1550-1557): Si affaccia su una piazza molto importante di Vicenza e, per eguagliare
l’importanza di quest’ultima, decide di stravolgere la definizione standard del palazzo rinascimentale
dettata dai suoi precursori, ispirandosi al foro romano. La facciata è definita da tre fasce verticali definite
dal corpo centrale di cinque campate (più simile ai palazzi dell’epoca) e alle due ali laterali completamente
aperte e sorretta da colonne doriche.
Palazzo Valmarana (1566): In facciata le paraste di ordine gigante sono un palese riferimento
all’architettura di Michelangelo che getteranno le basi per la sua logga del Capitaniato.
Loggia del Capitaniato (1571): La loggia si trova di fronte la Basilica Palladiana ed era la residenza del
capitano veneziano della città. La costruzione si fermò solo a tre campate quando il progetto del Palladio ne
prevedeva cinque o sette. L’ordine gigante, d’ispirazione michelangiolesca, è uno splendido esempio dello
stile tardo del Palladio che rappresentano nella facciata un importante esempio di classicità. Le colonne
dell’ordine gigante sorreggono una trabeazione che è tranciata dalle finestre nel piano nobile.
Teatro Olimpico – Vicenza (1580): Il teatro è inserito in un palazzo vicentino ed è definito da un emiciclo
nel quale sedevano gli spettatori, da una cavea e dal palcoscenico. Simula sapientemente il teatro romano,
per le decorazioni, anche se costruito all’interno di un edificio. Per rendere la spazialità interna è dipinto
sulla volta un cielo. Il palcoscenico simula una finta scenografia grazie all’utilizzo della prospettiva.
VILLE
Palladio costruisce più di venti ville (tutte presenti nel suo trattato) delle presunte settanta che lo vedono
come probabile progettista. Il tipo di villa sulla terraferma è un suo prototipo inedito dettato dalle
vicissitudini economiche che si presentano in quel determinato periodo storico per la Repubblica.
L’avanzata turca nel Mediterraneo e la scoperta dell’America sancirono la rovina dei commerci marittimi
Veneziani e solo in seguito a ciò i nobili della zona riqualificarono le zone della terraferma per trarne
guadagno. Le ville, infatti, sono affiancate da strutture per i contadini, magazzini e cantine e circondate da
campi coltivati. La casa padronale, si erge un piccolo colle e l’ingresso è definito da un pronao timpanato di
colonne o pilastri di matrice fortemente classica.
Villa Godi-Porto a Lonedo (1540)
Villa Badoer a Fratta Polesine (1566): Al pronao d’accesso fa precedere una scalinata e inserisce all’interno
anche le fasce di servizio.
Villa Barbaro a Maser (1560-61): L’edificio, costruito per il fratelli Barbaro, è costituito da un blocco
centrale che riprende la scansione dell’arco di trionfo sormontato da timpano ed è affiancato a due ali
oblunghe che terminano con due strutture di servizio a tre arcate.
Villa Foscari – La Malcontenta (1560): Qui si capisce l’importanza che da al prospetto principale definito
come un tempio classico, rispetto a quello posteriore che da sui giardini privati.
Villa Amerigo Capra – La Rotonda (1560): La villa più celebre del Palladio è costruita per il monsignore in
riposo Paolo Capra. In questo caso Palladio riesce a rendere la sua idea del “bell’edificio” collocato su
un’altura visibile da tutta Vicenza che è creato da un connubio delle forme perfette del cerchio, del
quadrato e del rettangolo. Lo spesso portico con lo stesso timpano appare in tutti e quattro i lati della
pianta perfettamente quadrilatera. La pianta, inoltre, ruota tutt’intorno al salone centrale ed è priva della
aree di servizio perché villa sub-urbana e non rustica. È il primo esempio di cupola all’interno di un edificio
privato.
LE CHIESE
Facciata di San Francesco della Vigna –Venezia: La facciata venne edificata sotto la direzione di Palladio ed
è definita da uno schema ispirato interamente alla facciata del tempio classico. Gli ordini sono collocati su
due livelli, quelli dell’ordine gigante della navata centrale si contrappongono a quelli del minore che
sorregge i semitimpani laterali.
Chiesa di San Giorgio Maggiore – Venezia (1566): Monastero Benedettino costruito da Palladio e definito
da un impianto basilicale con cupola sopra la crociera e grande coro antistante l’altare. L’impianto potrebbe
essere considerato centrale ed è composto da tre navate, una centrale definita da una volta a botte con
lunette e due laterali costituite da volte a crociera. Il presbiterio è costituita da colta a crociera sostenuta da
colonne libere scanalate. Una tipica invenzione di Palladio è il diaframma di colonne libere posto fra il
presbiterio e il coro dei monaci. In facciata ritine più adeguato ricollegarsi alla forme ideali del tempio
antico che, da tridimensionali nella realtà storia, diventano nelle sue facciate moderne un semplice rilievo.
Alla fascia centrale vengono affiancate due laterali definite dall’ordine minore che sostiene i semitimpani.
Chiesa del Redentore – Venezia (1576): Chiesa voluta dalla Repubblica di Venezia per assolvere al voto del
doge per far passare la peste. La facciata è definita dal motivo del tempio romano e in questo edificio
specifico la sovrapposizione dei volumi del Pantheon è più evidente. Il timpano principale corrisponde alla
sommità della volta su cui si innalza un attico e il tetto della navata stessa. Al livello dei semitimpani sono
presenti dei contrafforti che rendono la struttura ancora più compatta. L’ordine minore sorregge la sua
trabeazione sul quale si poggia il semitimpano delle navate laterali. All’interno lo schema basilicale è quello
composto dalla navata centrale accompagnata de due file di cappelle ai lati che accedono al vero e proprio
centro liturgico della chieda: la crociera, definita da due absidi laterali semicircolari, sul quale si innesta la
cupola. Come nel San Giorgio Maggiore, anche il coro è diviso dal presbiterio tramite una fila di colonne
libere sistemate a semicerchio.
Rinascimento in Europa
In nessun altro Paese oltre l’Italia si sviluppò così tanto lo spirito classico del Rinascimento. Negli altri paesi
d’Europa il Gotico continuò fino al XV secolo e solo dopo il 1500 alcuni riferimenti decorativi iniziarono a
prender piede negli altri paesi europei.
FRANCIA
I francesi che avevano visto le bellezze dell’Italia, tornarono in patria con il presupposto di prender spunto
dalle sofisticate corti italiane e imitarne le caratteristiche principali dell’ambito, non solo dell’architettura,
ma anche dell’arte, della letteratura e della musica. Il tipo di edificio francese del castello è molto differente
da quello del palazzo o della villa all’italiana.
Palazzo Reale di Blois (1515-24): Sono i palazzi reali che Francesco I di Francia, molto legato agli edifici
grandiosi, fece ampliare di nuove ali sulle fondamenta medioevali. Le caratteristiche della nuova ala
rispecchiano i canoni tipici rinascimentali per quanto concerne soprattutto le decorazioni, l’uso degli ordini
architettonici e le lavorate cornici sulle finestre.
Chateau de Madrid al Bois de Boulogne (1524): Ad eccezione del necessario tetto a spioventi, le arcate e le
decorazioni in facciata rappresentano uno degli esempi più completi del rinascimento francese. La famosa
torre scalare è piena di decorazioni rinascimentali.
Chateau de Chambord (1519-26): L’architetto Domenico da Cortona esporta all’estero il gusto italiano nella
realizzazione di questo castello, tipicamente francese, ma dal gusto rinascimentale. Il castello è circondato
da un fossato è composto da un edificio centrale a base quadrata circondato da quattro torri. Il mastio è
impostato, però, su un vestibolo a croce greca al cui centro è presente il grande salone con il celebre
scalone circolare con rampe a doppia spirale che, probabilmente, sono state desunte dai disegni di
Leonardo.
Ala del Cour Carèe del Louvre (1546): Pierre Lescot realizza del corti dell’attuale museo parigino.
Chateau di Anet , Dreux (1547-52): Philibert de L’Orme progettò la cappella e il portale d’accesso con il suo
stile fantasioso e sperimentale. Il portale è una variante moderna dell’arco trionfale sviluppato secondo un
ragionamento plastico differente. La cappella adiacente è a pianta circolare la cui cupola presenta un nuovo
tipo di cassettonatura che assume forme spiraliformi le quali trovano un abbinamento della
pavimentazione.
Place de Vosges (1605): Dopo lo stravolgimento dell’assetto urbano di Parigi questa piazza è il manifesto
della città che cambia con il prospetto degli edifici che gira tutt’intorno lo spazio della piazza. Le piazze della
novellata città, quindi, acquistarono la regolarità della spazialità urbana italiana idonea, quindi, alle
abitazioni private di una prospera borghesia. I prospetti, rivestiti in mattoni rossi, poggiano su un
basamento sul quale si sviluppano i piani successivi.
Chiesa della Sorbonna (1626): Jacque Lemercier avendo studiato a Roma introdusse a Parigi il gusto
classicheggiante dell’architettura italiana. Lo spazio centrale perfettamente centrico della pianta è associato
a due bracci laterali che allungano la struttura. In facciata la sovrapposizione degli ordini (colonne e lesene)
rende l’edificio tipicamente classico.
Chateau de Maisons (1598-1666): Un blocco isolato formato da un blocco centrale accompagnato da due
ali laterali mono piano e innalzato dal terreno tramite una terrazza di pietra circondata da fossato.L’edificio
nel suo insieme può essere considerato un inno ai medievali, ma grazie alle decorazioni tipicamente
rinascimentali, diventa un prototipo del tempi moderni.
Progetto per la cappella dei Borboni a Saint-Dènis: La cappella si rifà ai progetti della chiesa ideale di
Leonardo da Vinci ed è formata da uno spazio centrale coperto da cupola circondato da cappelle minori
anch’esse circondate da cupole tronche.
SPAGNA
L’introduzione delle forme rinascimentali in spagna fu consentito dai rapporti politici esistenti tra le due
nazioni, ma lo spirito architettonico di base rimarrà sempre quello tipico nazionale.
Hospital Real di Santiago de Compostela (1455-1534): Realizzato per Ferdinando e Isabella D’Aragona.
L’ospedale ha una pianta cruciforme e gli ornamenti elaborati e delicati sono tipicamente rinascimentali
anche sempre nello stile plateresco spagnolo.
Palacio de Carlos V nell’Alhambra (1485-1550): L’architetto Pedro Machuca, che già da prima della
progettazione del palazzo aveva studiato le opere italiane, si basò ai palazzi di Bramante e Raffaella nella
composizione della sua abitazione per Carlo V. La pianta del palazzo è definita da un quadrato perfetto
circoscritto da una circonferenza centrale che definisce il maestoso portico a due ordini (dorico e ionico).
Palazzo l’Escorial (1568-84): L’edifico adibito a monastero è stato voluto da Filippo II come mausoleo per la
memoria di suo padre Carlo V. Proprio per questo motivo l’edificio doveva possedere gli ideali di forza e di
maestosità degni di un regnante oltre che a dimostrare il forte sentimento cristiano antiriformista spagnolo.
L'edificio è composto da ambienti simmetrici che ruotano tutt’intorno la sala centrale e presenta tipici
giardini all’italiana.
INGHILTERRA
Inigo Jones fu il primo a portare in Inghilterra i concetti base dello stile rinascimentale. Gli ideali
dell’architettura perfetta di Jones erano molto simili a quelli dell’Alberti; egli, infatti, sostiene che
l’architetto del periodo per essere considerato tale deve quantomeno intraprendere un viaggio in Italia per
studiarne le bellezze. Il ruolo dell’architetto nasce nel momento in cui viene definito da Jones.
Queen’s House – Greenwich (1616-1639): L’abitazione venne costruita per la regina Anna di Danimarca e
ha una pianta a base regolare nel quale il punto focale non è più quello delle decorazioni, ma quello della
proporzione simmetrica degli elementi.
Banqueting House (1619-1622): L’abitazione costruita per Giacomo I è un importante esempio di
architettura rinascimentale per via della sapiente sovrapposizione degli ordini, per il timpano che corona la
struttura e la composizione delle finestre e delle loro cornici. L’interno è stato progettato come quello di
una antica basilica romana con una grande sala oblunga absidata in un lato.
Facciata della vecchia chiesa di Saint Paul (1624-1640): La facciata tende a sottolineare il maestoso portico
corinzio centrale che occupa la parte basamentale della struttura. L’edificio è realizzato in pietra di Portland
tipica del luogo