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FRANCISCO GOYA

La sua vita e la sua opera si collocano al centro di quella grande crisi storica del Settecento e
Ottocento da cui nascerà l'occidente moderno. L'opera di Goya, profondamente legata alla Spagna
riesce anche e sopratutto a esprimere immagini e simboli "atemporali" figure che non hanno un
nome e che sono espressive. Sono il dolore e la crudeltà, la superstizione o la corruzione. Sono
visioni tutt'altro che astratte che con forza si incidono ancora oggi! Nel nostro discorso civile.

Francisco José de Goya y Lucientes nacque in una desolata cittadina rurale nei pressi di Saragozza
nel 1746 (nell Aragona comunità autonoma della Spagna) presso la quale i genitori si erano
insediati in quel periodo per motivi ignoti. Il padre era un maestro doratore, la madre apparteneva
invece ad una famiglia decaduta della piccola nobiltà aragonese. Goya era l'unico dei venti figli che
sopravviverà. Qui il giovane Francisco poté frequentare gratuitamente le Scuole compiendo un iter
scolastico non particolarmente brillante, il giovane Goya sembrava «non interessarsi affatto alle
questioni teologiche e filosofiche. Fu proprio nel collegio, tuttavia, che Goya conobbe Martín
Zapater (mercante), con il quale stabilì un rapporto di reciproca stima e di amicizia destinato a
perdurare profondamente, come ci è testimoniato dalla quantità di lettere che li tenne legati per
lungo tutto l'arco della loro vita. Nel frattempo il giovane Goya manifestò una precoce vocazione
per il disegno e per la pittura. Il padre, intuendone le inclinazioni e le potenzialità, portò il figliolo
presso la bottega del pittore locale José Luzán. Nell'atelier del Luzán uomo attento e coscienzioso
verso gli allievi Goya compì grandi e rapidi progressi, apprendendo i rudimenti del disegno e
copiando le stampe dei maestri del Rinascimento e del Barocco italiano.

ESORDI A MADRID
Compiuti i diciassette anni Goya, spinto dalla volontà di dipingere autonomamente, si trasferì a
Madrid Madrid all'epoca era una città ricca di fermenti artistici, grazie all'illuminato regno di Carlo
III di Spagna che vi aveva accentrato artisti di grande nome come Mengs e Tiepolo. Nella città
madrilena Goya trascorreva il tempo nelle osterie a bere e a suonare, o cantando serenate alle belle
fanciulle locali: fu anche coinvolto in diverse risse, e per dare prova della sua audacia non esitò a
entrare in una squadra di toreri, così da sperimentare le emozioni dell'arena. Ciò malgrado questi
furono anni estremamente formativi per il pittore, nonostante la bocciatura al concorso per
l'Accademia di Belle Arti (dove tentò invano di iscriversi): a Madrid, infatti, Goya poté ampliare i
propri orizzonti figurativi e cominciare a formare personali orientamenti di gusto, in primo luogo a
contatto con i cantieri di Tiepolo e Mengs e con le tele di Corrado Giaquinto. Un secondo tentativo
di entrare all'Accademia ebbe ancora una volta un cattivo esito.

A ROMA
Alla morte del Tiepolo, nel 1770, Goya decise di allontanarsi da Madrid e di recarsi a proprie spese
a Roma, epicentro di quel classicismo che costituiva il modello di riferimento di tutta la cultura
accademica del tempo. Ci rimase fino al 1771, per un totale di quattordici mesi. Prima di andare a
Roma passò per Torino, Milano e Genova . Fu un soggiorno assai fecondo, la città in quel momento
era veramente un grande centro artistico e l'atmosfera satura di cultura, di arte e di lusso,
costituivano un ambiente unico in Europa. A Roma Goya conobbe anche Giovan Battista Piranesi,
incisore veneto al culmine della sua fama che lasciò un'impronta profonda sulla fantasia del pittore
aragonese. Quì a Roma Goya si avvicinò anche alle opere di Fussil che nell'epoca dei lumi si
opponeavo ai solenni ideali del Neoclassicismo e già preludevano al romanticismo. Ispirandosi
anche alla pittura magica e visionaria del seicentesco Salvator Rosa Goya sarebbe stato
immensamente debitore ai vari esponenti della fronda preromantica, i quali esercitarono
un'influenza della quale non si vedono immediatamente le conseguenze, ma che riemergerà
violentemente in alcune soluzioni estreme della maturità. Altrettanto significative per il giovane
artista furono le stanze di Raffaello. Nel suo "cuaderno italiano" di Goya tra gli artisti
espressamente ricordati nel Cuaderno, in ogni caso, vi sono anche Bernini, Veronese e Rubens.
L'ultimo atto compiuto da Goya in Italia fu quello di inviare la grande tela di Annibale vincitore al
concorso all'Accademia di Parma con l'intento di consolidare la propria fama, non riuscendo
tuttavia a vincere (pur riservandosi un rispettoso secondo posto) Dopo un atto criminoso (rapì una
ragazza di Trastevere, rinchiusa dai parenti in un convento, e fu per questo perseguitato dalla
polizia) allora con l'aiuto economico dell'ambasciatore spagnolo fece ritorno a Saragozza nel giugno
1771.

IL SUCCESSO
Dopo il ritorno in patria Goya, forte del credito acquisito con il viaggio in Italia, ricevette la
commissione di decorare a fresco la basilica (di Nostra Signora del Pilar) a Saragozza, cui
seguirono altre committenze altrettanto prestigiose con le quali riuscì a consolidare la propria
notorietà. Nel frattempo il pittore si sposò (con Josefa) sorella del pittore Bayeu (che fu la causa per
cui non entrò in accademia la seconda volta dato che era pittoricamente all'inizio più avanti di
Goya). Nacque da loro un figlio e il matrimonio non si rivelò tuttavia molto felice; Josefa, infatti,
era notoriamente di sgradevole aspetto ed ebbe poca o nulla influenza sulla vita affettiva del Goya,
costellata da numerose amanti. Anno cruciale per il Goya fu proprio il 1774 quando, grazie
all'interessamento di Francisco Bayeu venne chiamato a Madrid dal Mengs (pittore) con l'incarico
di eseguire i cartoni per la fabbrica reale degli arazzi di Santa Barbara.Goya produsse ben
sessantatré cartoni: il loro successo fu sfolgorante, ed assicurarono al pittore un prestigio sempre
crescente, anche tra le classi aristocratiche. Grazie alla notorietà acquisita con gli arazzi Goya venne
accolto nell'accademia di San Fernardo realizzando un "Cristo crocifisso" prettamente accademico
probabilmente, si accostò alla tradizione per non esporsi a rischi non necessari, considerando che a
quel concorso era già stato bocciato due volte. Dopo esser entrato all'Accademia produsse anche
numerosi dipinti a olio, per lo più ritratti dei vari nobili eseguiti sempre con grande penetrazione
psicologica. Speciale menzione merita, in tal senso, il Ritratto dei duchi con i figli. Nel frattempo la
notorietà raggiunta dal Goya iniziò ad essere accompagnata dai riconoscimenti ufficiali. È del 1786
la nomina a «pintor del rey» da parte del nuovo re, Carlo IV una carica già assegnata a Bayeu quel
pittore che anni addietro entrò in Accademia al posto suo. Goya poté finalmente coronare le proprie
ambizioni di partecipare alla vita mondana della corte spagnola, appagando così la sua indole
focosa e determinata: la sua presenza, infatti, era ormai divenuta indispensabile nei ricevimenti e
nelle varie riunioni galanti, Il contatto con la corte gli aveva fatto conoscere Diego Velazquèz del
quale Goya incide alcuni quadri, sono incisioni più che altro accademiche dove Goya mostra la sua
maestria nelle tecniche di incisione. Tuttavia queste incisioni non hanno successo. Questa serie di
incisione sui quadri di Velàzquez è detta "Da Velàzquez"

LA MALATTIA E LA CAYETANA
Neanche i turbolenti avvenimenti politici di quel tempo riuscirono ad incrinare la fama di Goya,
ormai al culmine della sua carriera. Carlo IV, infatti, era universalmente considerato un sovrano
incapace giudicato come «un re idiota» incapace di tenere a freno l'intrigante moglie. Mentre i vari
amici e protettori di Goya venivano spodestati dai loro ruoli, privati del potere e allontanati dalla
corte, il pittore aragonese mantenne la sua carica di «pintor del rey», continuando così a servire il
Re. Goya, tuttavia, non aveva fiducia per il governo del nuovo monarca, che in poco tempo finì
infatti per soggiacere ad uno degli amanti della Regina. Anche le opere di questo periodo riflettono
la delusione di Goya verso il nuovo governo e, con tono ironico denunciano la decadenza del regno.
Sentendosi ormai oppresso da questa situazione, per un certo periodo Goya decise di allontanarsi
dalla corte e di soggiornare a Siviglia tuttavia, venne colto da una feroce malattia, non si conosce la
vera malattia si suppone che fosse intossicazione da piombo contenuto nei colori. Le conseguenze
furono devastanti in paralisi, con disturbi visivi, vertigini e si fece talmente grave che si temette
persino la sua morte. Pur riuscendo a rimettersi in salute Goya fu colto da un'irrimediabile sordità,
dalla quale non sarebbe guarito per il resto della sua vita. Seppur la malattia del 1792-1793 non gli
vietò permanentemente l'uso dei pennelli, la sua arte subì un mutamento stilistico e tematico Goya
produsse numerosi quadri di piccoli formato ove sono raffigurati eventi agghiaccianti come naufragi
o interni di manicomio. Intanto, morto nel 1795 il cognato Francisco Bayeau, Goya ne ereditò la
posizione di direttore di pittura all'Accademia. intrecciando in questo periodo una relazione
sentimentale con Cayetana una delle donne più affascinanti e ricche di Spagna.

LA BRUTALITA' DELL'UOMO
("I Capricci")

Negli anni 1790 e successivi Goya lavorò instancabilmente, eseguendo una cospicua mole di ritratti
raffiguranti amici, parenti, nobili: L'opera che più tenne impegnato Goya in questi anni, tuttavia, fu
la monumentale raccolta dei Capricci, un ciclo di ottanta incisioni che ritraggono, con un'ironia «la
censura degli errori e dei vizi umani, delle stravaganze e follie comuni a tutte le società civili», nella
prospettiva di mettere in ridicolo le bassezze diffuse nella Spagna del tempo. La prima edizione dei
Capricci venne messa in vendita lunedì 6 febbraio 1799 in un negozio di profumi e liquori.
Malgrado Goya avesse annunciato pubblicamente che ogni riferimento a persone esistenti o a fatti
realmente accaduti fosse puramente casuale la raccolta incontrò l'ostilità dell'Accademia e
dell'Inquisizione che, a causa dei contenuti apertamente blasfemi ritirò l'opera dalla circolazione. La
fama di Goya come incisore, effettivamente, sarebbe stata soprattutto più avanti. Tra i Capricci più
famosi, in ogni caso, vi è certamente Il sonno della ragione genera mostri,Rappresenta un uomo che
dorme e nel momento del sonno, quando la ragione si assopisce, vengono generati dei mostri. E’ un
invito a tenere desta la ragione. Secondo la visione illuministica quando l’intelletto perde il
controllo della realtà non lascia il vuoto ma un coacervo di impulsi irrazionali e spaventosi, pronti a
vanificare qualsiasi ordine costituito di valori. Questa stampa è ormai diventata un icona. In seguito
grazie all'interessamento del potente amico Gaspar (politico e filosofo) Goya venne nominato
«Primero Pintor de Cámera» . Qualche anno dopo realizza i rittratti gemelli (la maja vestida e la
maja desnuda).

I DISASTRI DELLA GUERRA


Goya visse in un’epoca profondamente segnata dalle idee dell’illuminismo e dalle conseguenze
della Rivoluzione Francese e delle guerre Napoleoniche: i valori tradizionali erano messi in
discussione; la Spagna sconfitta dall’Inghilterra aveva perso la sua supremazia sul mare; la
popolazione si impoveriva sempre di piu; e le atrocità della guerra raggiunsero proporzioni inaudite.
In tutto ciò Goya fu affetto da una forte lacerazione interiore. L'intera Spagna venne colta da una
grande instabilità che, ovviamente, coinvolse anche il Goya. Sul trono spagnolo, infatti, era stato
imposto Giuseppe Bonaparte, il fratello di Napoleone questo evento suscitò una grandissima
indignazione che sarebbe poi culminata nella rivolta popolare antinapoleonica del 1808 e dopo con
la Guerra d'Indipendenza ci fu il ritorno del trono dello spagnolo Ferdinando VII. Le conseguenze
del conflitto, tuttavia, furono catastrofiche: le truppe napoleoniche, infatti, si resero colpevoli di
brutali violenze alla popolazione civile. Durante gli anni tremendi della guerra d'Indipendenza Goya
avrebbe disperatamente denunciato queste atrocità dipingendo scene atroci di guerra su torture e
uccisioni e il ciclo di incisioni dei "disastri della guerra" opere dove il pittore aragonese fissa l'uomo
cogliendolo, per lo più, nei suoi momenti di follia o malvagità.

ULTIMI ANNI
Nel 1819 Goya, decaduto dai propri privilegi e allontanatosi dalla corte in seguito al feroce
assolutismo di Ferdinando VII, si ritirò presso una casa di campagna alla periferia di Madrid
insieme alla compagna. Si trattava di un luogo denso di emozionanti ricordi, siccome era proprio
lungo le rive del Manzanarre che, in gioventù, diede inizio alla sua carriera di pittore lavorando ai
cartoni per la manifattura reale degli arazzi di Santa Barbara. Goya,quì, decorò le pareti della casa
con immagini spaventose, a pittura su muro: sono le cosiddette pinturas negras (Pitture nere). ( una
serie di quattordici opere murali con tecnica ad olio su muro ricoperto di gesso. Ricaduto nella
malattia fra il 1819 e il 1820, Goya rischiò quasi la morte, sfuggendovi solo grazie alle affettuose e
competenti cure dei dottori. Appena concluso il ciclo delle pinturas negras Goya decise di
allontanarsi dal paese. Per farlo chiese l'autorizzazione per recarsi all'estero, con il pretesto di
recarsi per alcune cure ottenutala, lasciò immediatamente la Spagna e si recò invece a Bordeaux
(comune francese). Dopo un soggiorno di tre mesi a Parigi, dove visitò il Louvre ed il Salon e si
accostò alle «nuove» opere di Ingres e Delacroix, a Bordeaux Goya si insediò e qui concluse
serenamente i propri anni, sperimentando nuove tecniche litografiche (incisione e poi stampa su
pietra, in futuro sostituite da lastre metalliche). Colto nel 1828 da una paralisi Goya sarebbe morto
alla veneranda età di ottantadue anni. Il pittore fu sepolto in un primo tempo a Bordeaux. Più di
cinquant'anni dopo, nel 1880, il console (chi rappresenta lo stato in città straniere) di Spagna capitò
davanti alla sua tomba, trovandola indecorosamente abbandonata e iniziò a sollecitare il governo
spagnolo a riportare in patria le ossa del glorioso connazionale. Si scoprì però, con l'occasione, che
allo scheletro mancava la testa (di cui non si seppe mai più nulla). Fu sepolto in un apposito
monumento in Spagna in cui quì finalmente, nel 1919, i resti di Goya trovarono riposo.

STILE E TEMI
La versatilità dell'estro creativo di Goya fa sì che egli sia un'artista difficilmente inseribile entro i
ristretti orizzonti di una definita corrente artistica. I quadri di Goya, infatti, risentono
congiuntamente delle sue aspirazioni razionali e di impulsi irrazionalistici già romantici. L'artista è
ben consapevole di questo suo dualismo tra sentimento e ragione e si propone così di superare il
perfezionismo tipico dello stile neoclassico e di raffigurare scene tratte dalla realtà quotidiana o
dalla sua immaginifica fantasia, aprendo così la strada al Realismo e al Romanticismo. È in questo
modo che Goya matura uno stile molto autonomo e originale, svincolato dagli schematismi
accademici e animato da una grande libertà d'espressione e da un linguaggio grintoso, pieno di
vigore, sottilmente ironico. Il pittore e disegnatore spagnolo Francisco José Goya è uno degli artisti
dalla personalità piu contraddittoria e affascinante del 1800. Da una parte, fece carriera come pittore
di corte della casa spagnola, come ritrattista della nobiltà e dell’alta borghesia, dall’altra si distinse,
con le sue opere grafiche, per le sue pungenti denunce nei confronti delle ingiustizie sociali e degli
errori umani. Goya è uno dei più grandi pittori spagnoli dell’età illuminista, anticipa i tempi,
proponendo un’apertura verso il Romanticismo e il Realismo, attingendo appunto anche dalla vita
reale, oltre che da immagini fantastiche dettate dalla sua immaginazione.Lo stile di Goya vede le
influenze dell'incisioni di Rembrandt. Ed ha uno stile dominato da un segno libero, e vario, da
virgole, a segni più lunghi e ondulati. In una mistura di tecniche ove lui spesso mescola acquatinta e
acquaforte. Per un risultato di grande effetto e di grande sapienza nelle distibusioni delle luci che
risaltano su quegli scutri impetuosi e drammatici. Lui dimopstra con le incisioni per Velazquez che
sa essere un incisore (come anche un pittore) accademico con un incisione pulita nel segno e
ordinata. Ma più avanti con una vita sempre più amareggiata da varie vicende il suo segno è più
tremolante, impetuoso, turbolento, e dramamtico, Così come lo è la sua pittura nera. Tuttavia allo
stile pittorico si affianca anche il stile incisorio dove i sentimenti sono gli stessi nonostante le
tecniche diverse.

LA MANIERA CHIARA
Dopo le timide e sfortunate comparse a Madrid negli esordi, Goya ebbe modo di valutare per la
prima volta i suoi orientamenti stilistici tornato dall'Italia, impiega una tavolozza vivace, ariosa,
acquerellata con figure e scene modellate sugli archetipi classici ma vivificate grazie alla
disinvoltura della pennellata. Indizi palesi di mutamenti stilistici si avvertono nel 1774 quando
Goya lavora per gli arazzi di Santa Barbara palestra pittorica nella quale l'artista poté sperimentare
nuovi linguaggi Il fulcro tematico di questi arazzi è la predilezione per le figure del popolo.
Notevole, infine, anche l'indagine luministica condotta da Goya negli arazzi che definisce atmosfere
senza ricorrere alla prospettiva per descrivere la disposizione reciproca degli oggetti.

MANIERA SCURA
Un totale cambiamento di stili e temi si ebbe con la misteriosa malattia del 1792-1793. Questo
drastico mutamento tematico, oltre che dalle drammatiche vicende personali, gli fu imposto anche
dal grande sconvolgimento politico sofferto in quegli anni. Goya abbandonò i toni distesi della
gioventù e approdò a uno stile onirico, visionario, facendosi interprete della parte «nera», dannata,
dolorosa dell'essere umano. Questa «maniera scura», per così dire, trovò la sua prima espressione
nei «quadritos», undici piccoli dipinti, Goya in queste sperimentazioni tratta un'ampia rosa di
soggetti, scegliendo di raffigurare scene di naufragio, interni di manicomio, incendi, assalti di
briganti, persone ottenebrate dalle tenebre e, generalmente, eventi brutali e tragici, tradendo la
presenza di una lacerazione spirituale destinata a non rimarginarsi.In tal senso i quadritos preludono
i Capricci, opere in cui Goya inizia a riconoscere la progressiva abdicazione della razionalità
illuminista in favore delle istintuali e violente pulsioni dell'animo umano. Prendendo
consapevolezza della potenza delle virulente forze dell'inconscio e degli istinti, Goya traccia una
strada che verrà seguita da numerosi artisti, come Ensor, Munch e Bacon La visione onirica e
suggestiva dei Capricci avrebbe poi lasciato il posto alla materia cronachistica, grottesca dei
Disastri della guerra, ciclo dove l'occhio indagatore di Goya si sofferma sulle barbarie perpetrate
durante la guerra d'Indipendenza, denunciandone il perverso dilagare della violenza ai danni di
soldati catturati e del popolo inerme. Questa visione decisamente pessimistica dell'uomo,
accompagnata da una scrupolosa indagine sul lato oscuro della ragione, avrebbe poi trovato il suo
culmine nelle Pitture Nere.

INCISIONI:
Le incisioni che hanno reso Goya un innovatore e precursore dell'arte moderna comprendono la
serie di: "I capricci" , "Disastri della guerra", "Tauromachia" ed "I proverbi"

L''invenzione di Goya è anche quella di una nuova iconografia, i cattivi, i malvagi di Goya saranno i
cattivi ed i malvagi, le figure demoniche. L'idea di racconto di Goya sarà ripresa e sviluppata da
Daumier. Questa idea di serie propone la grafica come sistema di racconti e inventa non più la
sequenza di incisioni come varianti episodiche. Desastres si può suddividere in tre sezioni diseguali.
Baudelaire diceva che " il grande merito di Goya sta nel creare il mostruoso verosimile" luce di piombo
dei desastres e subito dopo la tauromaquia, fa seguito tra il 1819 e il 1823. La serie dei Disparates (o
proverbios o suenos), Disparatos" significa sciocchezza, stupidita, stranezza o assurdità. Si tratta,
come nei "capricci", sempre di uno studio dell'umanità.
I CAPRICCI
Serie di 80 opere
Tecnica: incisioni all'acquaforte
Anno: 1797-1798 Misure Foglio: cm 36,5x26

La serie dei capricci è la prima raccolta di incisioni preparata da Goya per essere venduta in blocco
sono un ciclo di ottanta tavole eseguite con le tecniche di acquetinte e acquaforte hanno un carattere
critico e ironico che costituirono per l’artista il mezzo ideale per esprimere la sua condanna ai mali della
società. In queste tavole egli attaccò i potenti e gli aristocratici, gli insegnanti e i dottori, i pieni di boria
che commissionavano ritratti ed artisti servili, gli snob culturali che applaudivano senza porsi
criticamente innanzi agli eventi ed infine tutti i governanti, sfruttatori delle persone più umili che hanno
sempre sofferto, le ottanta opere furono quindi eseguite con l'intento di mettere a nudo con immagini
lucide, aspre e taglienti altrettante varietà di vizi, bassezze, aberrazioni e superstizioni diffusi in
Spagna, così da denunciarne la brutalità e promuoverne la sconfitta. Ciascun Capriccio, inoltre, è
debitamente corredato di una didascalia che commenta adeguatamente il vizio raffigurato, I soggetti
raffigurati nei Capricci, pertanto, saranno amori tragici, stregonerie, folletti, persone inutili e sterili
galanterie, e naturalmente anche feroci satire di natura politica, clericale ed erotica. Disse a proposito di
questo ciclo Baudelaire: "In questo ciclo troviamo frati che sbadigliano, frati che gozzovigliano, facce
squadrate di assassini che si preparano, facce astute, ipocrite, aguzze e malvagie come profili di uccelli
rapaci, streghe, sabba, diavolerie, bambini arrostiti allo spiedo e poi che so? Tutte le dissolutezze del
sogno, tutte le iperboli dell'allucinazione, e poi tutte quelle spagnole bianche e slanciate che certe
vecchie perpetue lavano e preparano per il sabba, o per la prostituzione della sera, il sabba della nostra
civiltà! Per prevenire sopetti egli intitolò a volte le stampe in modo assai puntuale, mentre altre volte in
modo assai ambiguo. Da un punto di vista tecnico, Goya ha quì compiuto un enorme passo in avanti
rispetto alle sue prime esperienze incisorie. Ora utilizza con assoluta maestria le acqueforti, però
insiste, soprattutto negli sfondi, con l'impiego delle acquetinte, ottiene effetti meravigliosi di scuri
vellutati e di ombre dalle quali emergono alcuni bianchi purissimi zone illuminate che alcune volte si
defiscono con esatta rotondità e altre come semplici superfici luminose. Probabilmente la genesi dei
capricci fu lenta e bisogna vederla collegata alle crisi della sua malattia del 1792, che lo fece chiudere
in se stesso e dare il via ai "Capricci" alcuni disegni furono poi riutilizzati in certi incisioni dei Capricci
quì c'è qualcosa del clima erotico dell'ambiente che circondava la Duchessa e dell'amara delusione
dello svolgersi della storia per copertina quella che poi diventerà l'incisione numero 43 "il sogno della
ragione genera mostri" la serie fu finita nel 1799, l'uscita della serie fu annunciata sul "Diario de
Madrid". Una buona parte dei soggetti che in questa opera si rappresentano sono immaginari, e non ci
sarà da temere se i loro difetti saranno scusati dalle personi intelligenti, ha dovuto esporre
atteggiamenti che sono esistiti soltanto nella mente umana oscurata. La prima edizione dei Capricci
venne pubblicata nel 1799 e messa in vendita lo stesso giorno nella via (dove nasce) del Desengano
N.1 negozio di profumi e liquori. Lo stesso giorno, nel Diario de Madrid, Goya si preoccupò di ribadire
che i Capricci erano un'opera di pura fantasia, e che pertanto tutti i personaggi, luoghi, eventi e fatti
narrati erano il frutto della sua immaginazione e libera espressione artistica. Nonostante l'annuncio sul
Diario de Madrid, le opere suscitarono un grandissimo scandalo nella società spagnola, che non esitò a
vedervi lo specchio di alcune insigni personalità di corte. Quest'eco giunse pure al Tribunale
dell'Inquisizione che, decise di ritirare l'opera dalla circolazione, dal commercio e dalla disponibilità per
il pubblico. Lo stesso Goya, ormai messo con le spalle al muro, nel 1803 donò le copie residue dei
Capricci e le relative lastre al Re. A causa del nascosto riferimento a personaggi contemporanei questa
serie fu aspramente criticata ed ebbe inizialmente scarso successo. Sempre evidente che con la
donazione egli cercò di rimanere protetto dalle accuse. E' chiaro che il contenuto delle incisioni fu
considerato a suo tempo pericoloso e che dietro alle generalizzazioni astratte dei capricci i suoi
contemporanei vedevano accuse più concrete. I manoscritti contemporanei che sono arrivati fino a noi
danno un senso concreto a ciò che a prima vista si presenta enigmatico. Si sono conservati fino a tre
manoscritti che commentano in brevi righe il significato dell'intera serie incisione per incisione. Fu Edith
Helman la prima a pubblicarli. Goya lavorò alla serie con straordinario interesse e sforzo Sono molti i
disegni preparatori per queste incisioni, che ci informano sulla genesi. E' anche evidente che Goya ha
dovuto escudere dalla serie alcune altre composizioni delle quali conserviamo i disegni e perfino alcune
prove stampate, di eccezionale rarità, che forse allora non lo soddisfacevano totalmente. Nell'insieme i
capricci sono eredità di Goya hanno contribuito a farlo conoscere e ad essere stimato in tutta Eurtropa
dai tempi del Romanticismo.
I DISASTRI DELLA GUERRA
Serie di 82 incisioni
Tecnica: acquaforte, acquatinta, bulino e puntasecca
Anno: dal 1810 al 1820
E' il titolo di una serie di 82 incisioni, opera di Francisco Goya dal 1810 al 1820. La serie è di solito
divisa in tre gruppi che rispecchiano l'ordine in cui le singole incisioni sono state realizzate: le prime 47
incisioni si concentrano su incidenti avvenuti in guerra e sulle conseguenze del conflitto su singoli
soldati o civili; la seconda serie (incisioni dalla 48 alla 64, a partire dalla stampa 48 le morti si devono
quindi alle conseguenze che la guerra ha sulla società, ci sono morti per malattia, freddo e fame.) si
concentra sugli effetti della carestia che colpì Madrid tra il 1811 e il 1812, prima che la città fosse
liberata dall'occupazione francese; le ultime 17 incisioni raffigurano il grande malcontento dei liberali al
momento della restaurazione della monarchia dei Borboni al termine del conflitto. I disastri della guerra
costituiscono la serie più drammatica, intensa e quella che meglio illustra il pensiero di Goya sulla sua
visione della guerra e più in generale sulla condizione umana. Le tremendi impressioni della guerra,
vissutte direttamente. Gli orrori, la crudeltà scatenata fra gli uni e gli altri, la violenza e la morte
diventate ordinarie, l'amarezza le opere raffigurano vari episodi di barbarie (uccisioni, massacri, strupri)
ambientati durante il periodo della guerra d'indipendenza spagnola. Ciò che lo affligge nel più profondo,
è la guerra stessa, la violenza da qualsiasi parte essa arriva. Così odiosi gli sembravano i francesi-
esecutori senza volto, violentatori selvaggi. Non c'è nulla di eroico di nobile o di istruttivo nella guerra
che Goya ci mostra. Insieme alla guerra c'è sempre la fame, Madrid visse tra il 1811 e il 1812 una
terribile mancanza di provvigioni, questi anni vengono definiti "anni della fame" la mancanza di
solidarietà da parte dei potenti che con i loro denari si procuravano gli alimenti, di fronte all'angosciante
silenzio e al bisogno dei poveri affiora, in questa incisioni amare dove la morte sarà sempre presente.
Non è la morte furiosa e sanguinante delle solite scene di guerra, ma quella silenziosa e anonima di
quelli abbandonati sulle strade e quella di carri colmi di cadaveri diretti verso il cimitero.Con I disastri
della guerra, Goya vuole testimoniare il fallimento delle idee. Ma non è tutto. Uomo dall’animo sensibile,
è il primo a notare, e tra i primi a rappresentarla, la miseria della prostituzione. Mette infatti in evidenza
la condizione di vittime di queste donne costrette a prostituirsi. Insomma, attraverso queste incisioni,
Goya evidenzia come il conflitto faccia venir fuori il peggio della natura umana. Nelle lastre finali,
chiamate "Caprichos enfaticos", dove ritroveremo elementi del linguaggio dei capricci, la terribile
visione dell'artista quì giunge al culmine quì analizza la situazione politica del dopoguerra, quindi
Conclusa la guerra nulla era cambiato Goya scopre e segnala come i vecchi vizi, gli egoismi, le finzioni
fossero affiorati nuovamente. L'amarezza che produsse la terribile delusione causata da Ferdinando VII
si mostra con terribile evidenza. Goya afflitto e deluso conservò le lastre, giacchè se fossero state
pubblicate sarebbero potute diventare più compromettenti dei vecchi capricci. Soltanto alcune bozze
circolavano tra pochi amici intimi. Malgrado tutto ciò i disastri di Goya è uno dei più sinceri e gravi
documenti sugli atti di condizione del genere umano di fronte alla sua miseria e alla sua barbaria.
L'opera rimase inedita al pubblico fino al 1863, 35 anni dopo la morte dell'artista. E 'probabile che solo
allora si ritenuto politicamente sicuro distribuire una serie di opere che criticavano, non solo gli abusi
subiti dalle truppe Napoleoniche, ma anche le atrocità commesse dal popolo spagnolo. La serie è stata
prodotta utilizzando una varietà di tecniche d'incisione calcografica, incisione per il lavoro di linea e
acquatinta per le aree tonali, ma anche puntasecca. Goya utilizza l' acquaforte per le linee e acquatinta
per i toni chiaroscali.

TAUROMAQUIA
Serie di 40 opere
Tecnica: acquaforte e acquatinta
Anno: tra il 1815 e il 1816
La Tauromaquia (tauromachia) è una serie di incisioni realizzate da Francisco Goya fu incisa all'età di
69 anni e dedicata alla figura del toro e alla corrida è inoltre il terzo ciclo grafico creato da Goya dopo
Los Caprichos e Los Desastres de la Guerra. Goya ha elaborato questa serie in un periodo di
rassegnazione politica e di tendenze riparatrici sotto Ferdinando VII. Dopo il periodo dell'occupazione
francese, la monarchia assolutista e l' Inquisizione riguadagnarono maggiore influenza. Questa
potrebbe essere stata una delle ragioni per cui Goya abbandonò la caricatura critica e si rivolse al tema
storico-culturale della corrida. Ma se si interpreta la corrida di Goya, politicamente, il toro potrebbe
essere visto come un simbolo della Spagna. Le scene di battaglia si sarebbero quindi dimostrate un
simbolo di resistenza alle truppe francesi. Quindi fu elaborata quando ormai c'è in lui un fondo di
disincantamento e di amarezza, di fronte alle crudeltà della guerra e del dopoguerra. Rifugiandosi
nell'emozione della festa del toro, alla quale fin dalla giovinezza è stato molto "affezionato" (frequentava
anche gli spettacoli in arena tantoché molte sue tele, anche un autoritratto, vedono protagonista la lotta
tra torero e il toro.) il vecchio artista ritrova una tensione quasi giovane che lo spinge ad annotare, con
una vivacità nervosa e vibrante (così come il segno di Rembrandt a cui lui si ispira) l'attacco sferrato del
toro e la grazia nervosa dello scarto del torero. In questa magnifica serie di incisioni, notevoli per la
padronanza del disegno e per la sicurezza del tratto, egli volle mostrare come l’originaria caccia ai tori
nell’aperta campagna fosse stata infine divenne lo sport dei re e dei principi sotto Carlo V
nell’undicesimo secolo. Goya fece almeno 44 disegni , ma dovette eliminarne 11, e l'edizione messa in
vendita nel 1816-secondo un annuncio che pubblicò "Diario de Madrid" era composta di 33 disegni
solamente. Il loro carattere profondamente spagnolo interessò subito la Francia romantica e le lastre di
rame arrivarono in seguito in Francia dove venne pubblicata un altra edizione di queste stampe. Goya
sperando di incontrare con questa serie di immagini per l'arte della corrida il gusto del pubblico e così
avere un reddito elevato, ma il pubblico non era soddisfatto. L'invasione napoleonica ha dovuto
certamente interrompere questo lavoro. Terminata la guerra, l'artista si rivolse di nuovo a ciò che aveva
iniziato, completandolo con un altra intenzione e soprattutto con un altra tecnica più essenziale,
drammatica e raffinata. In questa seconda fase Goya rifacendosi alle importe figure di toreri conosciuti
in gioventù evoca le circostanze impressionanti o drammatiche, alle quali aveva dovuto assistere (come
la morte del torero). Infatti della serie l'artista ha presentato in una prospettiva spesso non familiare, a
volte situazioni drammatiche nelle corride che hanno davvero avuto luogo. Spesso ha solo accennato
al pubblico (infatti spesso no si vede ed è sfogato) e all'arena; In primo piano e spesso mostrato in
stretta vicinanza è la lotta tra animale e umano. Ha messo le primitive forme di caccia al toro contadino
all'inizio dello sviluppo della corrida. Secondo un catalogo della mostra, la raffigurazione "piena di
lussuria per omicidio" sottolinea "l'aggressione umana contro l'animale selvatico". Ci sono scene con i
cacciatori senza nome e scene con famosi toreri. Nella Tauromaquia, realizzata con la tecnica
dell'acquaforte e acquatinta, l'artista esprime tutta l'energia e la violenza della corrida e sperimenta
diverse soluzioni compositive che lo porteranno ad essere considerato un precursore del
Romanticismo.

I PROVERBI
Serie di 22 opere
Tecnica: incisioni all'acquaforte
Anno: 1815-1824
Misure Foglio: cm 31x44
"I proverbios, disparates, o suenos" sono sicuramente le incisioni di Goya più difficili da interpretare.
L’opera occupa una posizione centrale nello sviluppo dell’arte moderna, soprattutto fantastica e
simbolista. Probabilmente posteriori alla Tauromaquia sono imperniate di un atmosfera spirituale che le
avvicina alle Pitture Nere e quindi ambedue sono situabili tra il 1819 e il 1823. Nessuna di queste
incisioni è datata. Verosimilmente la serie come tale non ha mai considerata terminata e quindi non le è
mai stato dato un ordine definitivo. Dopo la morte di Goya le lastre rimasero probabilmente a Madrid,
con quelle dei disastri ed è solamente nel 1864 che l'accademia di San Fernardo prepara un edizione.
Pertanto Goya con molta probabilità aveva previsto altre composizioni in questa serie, poichè un saggio
porta, monoscrittto, il numero 25. Attualmente da quello che noi sappiamo la serie comprende
solamente 22 stampe. Nel pubblicare la serie nel 1864, l'accademia la intitolo "proverbios"
sottolineando con questo titolo l'ipotesi che queste incisioni fossero dei commentari di proverbi. I
tentativi fatti fino ad oggi, per mettere in rapporto queste misteriose composizioni con alcuni proverbi
spagnoli, sono stati vani. Nell’edizione l’Accademia diede alla sequenza un ordine arbitrario e Tomas
Harris attribuì ai singoli fogli un legame con dei proverbi, da cui l’altro titolo di Proverbios che spesso le
viene attribuito, ma la sua tesi non è del tutto dimostrata. Alcune prove riportano incisioni scritte,
verosimilmente dallo stesso Goya, che le intitolò "Disparates" risulta appropriato all'aspetto
stravagante, assurdo e irrazionale di tutte queste stampe. Infatti Goya in alcuni suoi disegni ha
utilizzato il termine "Disparate" proprio in questo senso. Suenos (sogni) come sono talvolta chiamati le
incisioni, è una denominazione più imprecisa, anche se ben si addice al carattere evidentemente
onirico, come di incubo, che esse rappresentano. In alcuni disegni il pittore ha utilizzato aqnche la
parola sogno. stampe che in realtà quelle che riportano l'iscrizione o il titolo inciso da Goya (Le
disparates già citate) sono tanto enigmatiche quando che non lo hanno. Partendo dal pessimismo che
pervade l'anziano pittore durante gli anni della restaurazione sembra orientarsi verso una visione
assurda dell'esistenza, della ferocità delle forze del male, del regno dell'ipocrisia, del fatale trionfo della
vecchiaia, del dolore e della morte. Il tema sociale si sviluppa in modo fantastico in questi fogli, e
l’interpretazione della serie come fortemente legata alla critica sociale è la più plausibile. Un’altra lettura
avvicina queste incisioni alle tradizioni carnevalesche, ma – considerando anche la forte presenza in
esse di animali e mostri, simbolo delle passioni umane – l’allegoria politica e satirica delle istituzioni
resta l’interpretazione più plausibile. La psicoanalisi potrà senza dubbio, come si è suggerito più volte
andare a fondo in queste opere drammatiche che forse, frutto del subcosciente, custodiscono ancora
molto del mondo di Goya. La fedeltà che ritroviamo tra il disegno e l'incisione nei Capricci nei Disastri e
nella Tauromaquia, nei disperati la relazione è stravolta. Le incisioni si distaccano totalmente dai
disegni e spesso hanno in comune con quelli solo gli effetti generali di massa e di luce, mantenendo
forme imprecise e quasi astratte, che quì si concretizzano con una libertà assoluta.

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