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GOYA

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Ha una posizione individuale, diversa dagli altri artisti del neoclassicismo o del
romanticismo, ​posizione un po’ eccentrica ​—>ma questo perché anche la Spagna sta
vivendo una condizione particolare e diversa dagli altri paesi europei.
Goya ha una figura molto eccentrica, ma sul piano cronologico vive nella stessa epoca di
David e Canova, infatti nasce a Saragozza nel 1746 e muore nel 1828.
Lui viene considerato un ​preromantico​ ed ha una ​formazione da autodidatta​ (a differenza di
David e Canova che frequentano le Accademie) e legata al rococò, prevarrà sempre il colore
sul disegno, la vivacità e la libertà.
Vivere in un paese come la Spagna che durante il periodo dell’Illuminismo e della rivoluzione
napoleonica vive una ​condizione molto particolare​, è un paese molto cattolico in cui nel 700
dominano ancora la monarchia assoluta e l’Inquisizione: il potere della Chiesa e
l’assolutismo monarchico perdurano, mentre negli altri Paesi arrivano le monarchie
costituzionali e arriva la rivoluzione dell’Illuminismo, mentre in Spagna fatica ad arrivare: la
monarchia è ben salda, l’Inquisizione opera continuamente, rimangono consolidate le
tradizioni popolari, la superstizione.
Nella seconda metà del 700 Goya si trova di fronte ad una ​società arretrata​, legata alla
superstizione, non ha fatto alcun passo rispetto al secolo precedente; quindi lui inizia a
denunciare le arretratezze, le ingiustizie di una Spagna che non riesce a rinnovarsi con la
Rivoluzione dell’Illuminismo, quando arriva Napoleone la situazione diventa ancora più
critica perché in realtà gli spagnoli non aspettano Napoleone come portatore di principi di
libertà, per questo si scatena una guerra civile.
Il Re Carlo VIII è costretto ad abdicare dal figlio perché è d’accordo con Napoleone, sta
arrivando l’esercito francese e Ferdinando VII vuole mantenere il potere (reintroduce
l’assolutismo monarchico e reintroduce l’Inquisizione), ma Napoleone lo costringe ad
andarsene; comincia così la guerra civile tra francesi e spagnoli che dura 4 /5 anni, finché
non se ne va Napoleone, in questi anni ci sono degli episodi brutali che Goya ce ne fa
vedere alcuni.
Tutti questi passaggi senza un vero rinnovamento, Goya li mette a nudo, pur lavorando
continuamente per la monarchia. —>perciò anche Goya vive diverse ​contraddizioni​ che si
percepiscono nella sua pittura.

Arriva a Madrid giovanissimo, nel 1763, tenta di entrare all’Accademia ma non viene
ammesso, nel 66 ci riprova e non viene ammesso di nuovo—> lui non ha un ​percorso
accademico​ perché viene rifiutato per 3 volte—> la sua formazione avviene in bottega,
presso dei pittori di Madrid che ancora guardano al Rococò, perché negli ultimi anni della
sua vita a Madrid c’è stato Tiepolo (grande pittore veneziano) aveva una pittura molto
leggera, dai colori chiari. Nel 1770 compie un viaggio in Italia per un anno, non va a
guardare le solite cose, ma va a Venezia a guardare Tiziano e i pittori “del colore”, infatti
Goya è molto bravo col colore, sviluppando grandi abilità a riguardo.
Negli anni 70 fa ritorno a Madrid, comincia a ricevere incarichi importanti alla corte del Re, a
fine anni 70 è il suo periodo delle ​pitture chiare.

1. “IL PARASOLE”
● Due nobili colti in un momento di svago in campagna, che prendono il sole —> scene
di vita riprese dalla pittura del Rococò, dove si vedono momenti di divertimento
● I colori sono molto chiari, a pastello.

Negli anni 90 diventa pittore di corte presso il Re, comincia ad ammalarsi, con una malattia
grave all’orecchio che lo fa diventare sordo, verso la fine della sua vita si isola—> pitture
nere (frutto di un cambiamento storico e della sua malattia) Durante la malattia inizia a
meditare sulla condizione della società arretrata, legata alla superstizione, e mette a nudo la
mancanza della rivoluzione illuminista.

2. “IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI”


Stampa in chiave illuminista( l’uomo che dorme i pipistrelli dietro) —> Se non usi la ragione e
il sapere sei legato alla superstizione, all’ignoranza, alle tenebre.
Quest’incisione fa parte di una raccolta di 80 incisioni, chiamati “I capricci”, che spaziano
dall’esorcismo, alle stregonerie.
Goya metteva a nudo tutto, in un’incisione c’è la regina a letto con l’amante.
Sono state pubblicate per una settimana, poi l’Inquisizione le ha censurate e fatte ritirare
dalla circolazione

3. “MAJA VESTIDA / MAJA DESNUDA”


Al tempo stesso lui lavora per la corte di Spagna e anche per i funzionari della corte, questi
due ritratti sono stati commissionati dal primo ministro e questa è la sua amante.
Questo primo ministro commissiona a Goya la sua amante in due versioni: un quadro
copriva l’altro, scorrevano, esponeva sempre la Maja vestida, poi quando voleva a suo
piacimento faceva scorrere e usciva la Maja desnuda.
Si inizia a vedere lo stile di Goya, lei riprende una posizione tipica delle veneri, il soggetto
iconografico è quello delle veneri nude, stese nel letto; solo che in questo caso è un amante.
Era una donna vera però, reale e in carne ossa, che veniva mostrata in tutta la sua
sensualità, guarda l’osservatore negli occhi senza provare alcuna vergogna. Il ritratto mostra
un’intimità con l’osservatore, la posa è esplicita, con le braccia aperte e si mostra.
È leggermente sensuale, però non è volgare, la posa è la stessa, sia da vestita che da nuda,
è una donna bella in tutte le sue bellezze mareali, è piccolina, con un volto un po’ grande,
squadrato. Non è idealizzata come una venere, è una donna in carne ed ossa.
La capacità di stendere il colore si vede nelle trasparenze dei pizzi che coprono questa
specie di divano, nei velluti, i colpi di luce sono molto chiari, comincia a dare i colori a
macchie, nella cultura accademica i chiaroscuri sono dati in maniera velata e graduale, lui
da dei colpi di luce molto veloci, che danno l’idea di qualcosa di fresco, di reale, come se le
luce entrasse in quel momento.
A questo tipo di pittura guarderà molto Manet.
4. “LE FUCILAZIONI” (1814)
E’ stato dipinto quando Napoleone è caduto, questo quadro non gli è stato commissionato,
lui dipinge di sua spontanea volontà. E’ caduto Napoleone, è tornato Ferdinando VII, gli
spagnoli sperano in un vero rinnovamento, ripongono in lui tante aspettative che poi
verranno tradite.
Anche Goya si aspetta tanto da lui e realizza questo quadro per fare vedere l’eroismo degli
spagnoli che combattendo contro i francesi sono stati fucilati in un episodio del 1808.
I partigiani spagnoli avevano fatto un’imboscata ai soldati francesi, uccidendone a decine, il
giorno dopo i soldati francesi per ritorsione uccidono dei partigiani spagnoli prigionieri per
ritorsione.
● E’ il primo vero quadro di storia in cui si fa vedere un episodio realmente accaduto.
● La scena è composta da più momenti, avviene di notte nella periferia di un paese —>
luogo isolato
● La scelta di illuminare la scena solo al centro con questa lampada, è di grande
affetto, perché illumina il plotone d’esecuzione francese tutti in posizione prima di
sparare, mentre dall’altra parte illumina la sequenza dei partigiani che stanno
salendo nel luogo dell’esecuzione, poi si vedono quelli che sono pronti, la figura
centrale ha le braccia aperte quasi fosse un cristo in croce —> eroismo; poi ci sono i
morti in primo piano
● La pittura è data molto velocemente, il sangue è sparso , con una grande capacità di
luce
● I colori vengono accentuati dalla luce centrale

Ferdinando VII limita i poteri del Parlamento, ritorna quasi ad una monarchia assoluta e
reintroduce l’Inquisizione. La Spagna ritorna in un buio culturale, politico, che impediva il
rinnovamento dato dalla rivoluzione francese.
A quel punto Goya è vecchio e fortemente deluso si isola e va a vivere in una casa in
campagna che si chiama “la quinta del sordo”, negli ultimi anni di vita (anni 10- 20) è isolato
e inizia a dipingere sui muri delle immagini brutali, che danno l’idea di una visione molto
opprimente e angosciante della Spagna in cui vive.

5. “SATURNO CHE DIVORA UN FIGLIO”


La pittura più famosa delle pitture nere (—> perché sono su sfondo scuro)
● Pittura espressionista, in cui le forme e i colori vengono deformati per potenziare
l’espressività dell’immagine
● Tutta la brutalità di questa figura che sta divorando un suo figlio —> è il passare del
tempo che divora i suoi figli (noi) che siamo destinati a finire —> metafora di un
potere politico oppressivo

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