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UNITA’ 5: L’età napoleonica

1. Napoleone Bonaparte

Gli inizi

Napoleone nacque nel 1769 da una famiglia della piccola nobiltà. Iniziò la sua formazione nelle scuole militari francesi.
Nel 1793 aderì al giacobinismo montagnardo forse per il fascino del potere e non per l’ideologia. Il suo primo incarico fu quello del
comando delle truppe francesi a Tolone, occupata dagli Inglesi. Dimostrò così le sue capacità perciò venne riconosciuto dal
governo del direttorio e ottenne altri incarichi.
Il mito del petit caporal

Bonaparte andava costruendo il mito del petit caporal: un generale che si sottoponeva alle stesse fatiche dei suoi soldati.
Napoleone infatti perseguì deliberatamente e sistematicamente la mitizzazione della sua persona. Era anche riconosciuto per le sue
abitudini semplici come il suo modo di vestirsi. Era anche riconosciuto per il suo cinismo e arroganza.
Un garante per l’ordine

Rientrata in Francia vittorioso dalla campagna d’Italia nel 1796, fu accolto dal popolo.
Mentre gli uomini del Direttorio mostravano preoccupazione per la sua eccessiva popolarità perciò gli affidarono la campagna di
Egitto pensando di poterlo allontanare dai francesi. La situazione europea però si modificò in modo tale da generare nuovamente
la paura dell’invasione straniera e, tra i ceti dominanti, emerse l’esigenza di un governo forte per garantire l’ordine e la pace.
Napoleone sfruttò di tale situazione per soddisfare le sue ambizioni: con il colpo di Stato del 18 brumaio (9 novembre 1799),
assunse i pieni poteri nel governo francese
2. Dal consolato all’impero

Il consolato

Nel dicembre 1799 venne approvata la Costituzione dell’anno VIII che rafforzò l’esecutivo affidandolo a un Primo Console,
incarico di Napoleone. Il suo potere era esteso a tutti i settori della vita politico-amministrativa. In realtà tre assemblee
avrebbero dovuto controbilanciare il potere consolare, ma nei fatti esse erano espressione dell’autorità centrale.
In ambito fiscale e finanziario furono prese iniziative che soddisfecero le esigenze del mondo imprenditoriale e di garantire
entrate più sicure alle casse dello Stato.
Il legame tra l’alta borghesia e il regime napoleonico si consolidò perché, per esempio, furono approvate leggi che vietavano lo
sciopero e impedivano di lottare per ottenere aumenti salariali.
La politica di Napoleone venne nel suo complesso accolta perché era l’unico modo per assicurare alla Francia stabilità.
Il codice napoleonico e il concordato

Napoleone attuò una riorganizzazione con il Codice Civile, pubblicato nel 1804, che riprendeva alcuni principi della rivoluzione:
eguaglianza giuridica, libertà religiosa, laicità dello Stato, libertà individuale, riconoscimento della proprietà, mentre rifiutava
qualsiasi principio relativo all’eguaglianza sociale.
Nel 1801 stipulò un Concordato con il papa. Il concordato riconosceva il cattolicesimo come religione della maggioranza della
popolazione, ma non come Chiesa di Stato
Allo stato competeva la presentazione di candidature per le nomine dei vescovi e dei parroci.
Le vittorie contro la seconda coalizione

Nel frattempo, Napoleone era impegnato nella guerra contro le potenze della seconda coalizione.
Allo scopo di indebolire l’Inghilterra, colpì l’Austria attaccando le truppe austriache sul fronte italiano e su quello renano: queste
ultime subirono molti sconfitte perciò l’Austria sottoscrisse la pace di Luneville che confermava:
- Alla Francia venivano riconosciuti il Belgio, i territori renani e l’annessione del Piemonte
- Venivano legittimate le repubbliche sorelle e gli Stati satelliti
L’Inghilterra si trovò isolata quando il Regno di Napoli e la Russia conclusero la pace con la Francia, perciò raggiunse anch’essa un
accordo: pace di Amiens (1802)
Dal consolato all’impero

Napoleone fu in grado di dimostrare ai Francesi la sua capacità di mantenere ordine all’interno e aveva conquistato una posizione
di forza a livello internazionale. Nel 1802 con un plebiscito, Napoleone ottenne il consolato a vita, praticamente una dittatura.
Due anni dopo, approfittando della scoperta di un complotto volto a restaurare la monarchia dei Borboni, sostenne che solo una
nuova dinastia avrebbe garantito la sicurezza del regime: cioè voleva ora una specie di monarchia dittatoriale. Così nel 1804 fu
varata la costituzione dell’anno XII che conferiva a Napoleone il titolo ereditario di imperatore dei Francesi.
Napoleone, inoltre, volle aggiungere alla propria autorità anche una sanzione religiosa: riprendendo i simboli e i riti della tradizione
imperiale: il 2 dicembre 1804 si fece incoronare imperatore dal papa Pio VII a Notre Dame.
3. L’Impero Napoleonico

Le imprese militari

Dal 1803 Napoleone riprese le ostilità con la Gran Bretagna: quest’ultima rispose con la terza coalizione.
La flotta francese subì una sconfitta (1805) ma Napoleone risollevò le sorti della Francia sconfiggendo gli schieramenti austro-
russi presso Austerlitz, in Boemia.
L’Austria firmò la pace di Presburgo, in base alla quale dovette cedere i territori italiani e tedeschi.
La Prussia decise di entrare nella quarta coalizione con l’Inghilterra e Russia, essendo minacciata dall’egemonia francese.
I prussiani vennero sconfitti da Napoleone e con la pace di Tilsit (1807) stabilì il nuovo assetto dell’Europa continentale, grazie
anche al consenso della Russia:
- I territori a ovest del fiume di Elba, tolti alla Prussia, formarono il Regno di Vestfalia, affidato a Gerolamo Bonaparte
(fratello)
- Luigi Bonaparte (fratello) venne proclamato re d’Olanda
- I territori a est dell’Elba formarono il Granducato di Varsavia

L’Italia sotto il dominio napoleonico

La vittoria di Marengo (1800) significò il completo controllo della Francia sull’Italia: tutti gli Stati italiani persero la loro
autonomia.
- La repubblica cisalpina divenne prima repubblica italiana e poi regno d’Italia, di cui lo stesso Napoleone si proclamò re.
- Anche Napoli divenne un regno nel 1806
- Furono annessi direttamente al territorio francese il Piemonte, la Repubblica ligure e la toscana.
- Lo stato pontificio venne smembrato
In termini economici, l’Italia ebbe un progresso positivo. I valori democratici e quelli liberali, compreso quello di “nazione”
contribuirono a rafforzare quegli ideali patriottici e nazionalistici che si sarebbero sviluppati completamente durante il
Risorgimento.
Il blocco continentale
Napoleone tentò di intervenire contro gli Inglesi a livello economico: a tal fine decretò il blocco continentale (1806) che vietava
tutti i Paesi europei di commerciare con le isole britanniche.
Gli inglesi risposero con un contro-blocco che danneggiò gravemente l’economia francese, facendo mancare materie prime e
prodotti di consumo.
Napoleone, per l’esigenza di far rispettare il blocco continentale, sottomise il Portogallo e la Spagna al dominio francese.
Tuttavia la conquista della Spagna fu difficile a causa di un corpo di spedizione inglese. Questa rivolta fu il primo sintomo di crisi
dell’impero napoleonico, poiché dimostrava che le popolazioni europee non credevano più al mito di Napoleone liberatore.

Caratteri e contraddizioni dell’impero


- Era un regime fondato su un potere centralizzato e personalistico
o Gli incarichi amministratici erano affidati a membri della famiglia dell’imperatore
- Napoleone creò una nuova nobiltà, fondata sui meriti militari o servizi resi allo Stato
- La libertà di stampa subì gravi restrizioni
- La libertà di associazione subì limitazioni
- Ci furono una pesante tassazione e reclutamento dei soldati richiesti dal continuo stato di guerra
- Le difficoltà dovute al blocco continentale suscitarono un diffuso malcontento.
La campagna di Russia

Fra il 1810 e 1812 l’Impero Napoleonico raggiunse la sua massima estensione. L’apogeo della gloria fu legittimato nell’aprile del
1810, dalle nozze di Napoleone con Maria Luisa d’Austria.
Le conseguenze economiche del blocco continentale avevano suscitato contro la Francia l’ostilità di tutta l’Europa. La Russia
infatti si staccò dall’alleanza con la Francia e lo zar impose dei dazi sulle importazioni che penalizzavano le merci francesi
Nel giugno 1812 i francesi varcarono il confine senza una formale dichiarazione di guerra. Tuttavia la conquista della capitale
(Mosca) fu parziale: i russi si ritirarono e fecero ricorso alla tattica della terra bruciata
Incendiarono i loro stessi villaggi e badarono a non lasciare ai Francesi né ricoveri né rifornimenti. Napoleone non era più
in grado di reggere alla mancanza di rifornimenti provocata dalla tattica russa e nell’ottobre 1812 ordinò la ritirata.

Il crollo dell’impero napoleonico

Gli Stati Europei formarono nel 1813 la sesta coalizione e inflissero all’imperatore una sconfitta a Lipsia nell’ottobre 1813: l’intero
sistema napoleonico si frantumò e l’Europa riacquista la propria indipendenza avviandosi verso la restaurazione legittima dei
sovrani.
La Francia veniva occupata senza resistenza. Napoleone accettò le condizioni di pace rinunciando al trono di Francia e ritirandosi
in esilio all’isola d’Elba. In Francia venne reinsediato Luigi XVIII di Borbone e si stabilì che i confini territoriali dovessero essere
quelli precedenti la rivoluzione.
Ma Napoleone rientrò in terra francese e si insediò al governo del Paese, ma ciò durò solamente cento giorni (marzo-giugno 1815).
L’Europa si strinse compatta in un’alleanza e sconfisse definitivamente Napoleone a Waterloo il 18 giugno 1815. Napoleone fu
costretto all’esilio nell’isola di Sant’Elena dove morì il 5 maggio 1821.

Unità 7: restaurazione e opposizioni


1. Il congresso di Vienna

La restaurazione e l’eredità napoleonica


Sconfitto Napoleone a Lipsia nel 1814, le grandi potenze vollero restaurare il vecchio sistema politico in vigore prima della
rivoluzione. Cominciò così l’età della Restaurazione (1815-1830). Tuttavia ritornare alla situazione antecedente era impossibile in
quanto la rivoluzione francese aveva modificato profondamente il continente:
- A livello sociale aveva posto fine ai diritti feudali
- A livello politico aveva abbattuto la monarchia assoluta, introdotta la monarchia costituzionale, la repubblica e il
bonapartismo (autoritarismo e stretta relazione con il popolo, di cui cerca l’approvazione)
- A livello ideologico aveva suscitato nuovi ideali come quelli di patria e nazione
- A livello militare aveva rinnovato l’esercito con l’arruolamento di tutti gli uomini abili (mobilitazione totale)
Una macchina diplomatica
Per restaurare occorreva trovare un compromesso: a tal fine venne convocato il congresso di Vienna (novembre 1814-giugno 1815).
In realtà il Congresso vero e proprio non si riunì mai, se non per la firma conclusiva. Le principali decisioni furono prese dai
ministri degli Esteri in Gran Bretagna, Austria, Prussia e Russia.
I contrasti tra le potenze
Tutti gli Stati che avevano sconfitto Napoleone intendevano approfittare della vittoria per aumentare la loro potenza.
L’obiettivo della Gran Bretagna era l’equilibrio tra i Paesi dell’Europa continentale e a estendere il proprio impero coloniale.
L’Austria condivise le proposte britanniche e volle rafforzare i suoi domini in Italia e nei Balcani.
La Prussia voleva rafforzare gli Stati confinanti con la Francia
La Russia puntava a estendere la propria influenza verso occidente
La Francia voleva limitare l’espansione della Prussia, della Russia e dell’Austria, appoggiando il progetto di equilibrio
dell’Inghilterra.

Equilibrio e legittimità

I criteri per il riordino dell’Europa furono il principio di equilibrio e quello di legittimità.


Legittimità I legittimi sovrani, cioè i vecchi monarchi o i loro eredi, dovevano riappropriarsi del trono, ignorando le aspirazioni
del popolo

Equilibrio Occorreva impedire l’egemonia di uno Stato sull’altro: a questo fine i confini degli Stati europei andavano
ridisegnati secondo un assetto equilibrato, garantito anche da stati-cuscinetto

Una nuova carta dell’Europa


- La Francia perse tutte le conquiste fatte con la rivoluzione
- L’Olanda insieme al Belgio formò il Regno dei Paesi Bassi
- La Prussia acquisì nuovi territori tedeschi
- Il Regno di Sardegna aumentò il proprio territorio con l’annessione della Repubblica di Genova
- Al posto del sacro Romano Impero Germanico, sorse la Confederazione Germanica. Sotto la Presidenza dell’Austria.
- La Russia ottenne tre quarti della Polonia
- L’Austria prese il controllo di quasi tutta la penisola Italiana
- Regno Unito poté accrescere ulteriormente il proprio impero coloniale
- La Svezia si unì con la Norvegia, tolta al Regno di Danimarca
La politica interna
In Francia Luigi XVIII tornò sul trono come monarca di diritto divino ma accettò di concedere una Carta Costituzionale. Questa
Carta venne definita octroyee (elargita) perché concessa dall’alto per esclusiva volontà del sovrano. Tuttavia il sovrano conservò
l’ordinamento amministrativo napoleonico e rinunciò ad allontanare il personale burocratico e militare del regime precedente.
In Italia alcuni sovrani adottarono soluzioni moderate. Altri si distinsero per l’opera di sistematico smantellamento di quanto
restava dell’apparato napoleonico. La politica di Ferdinando I nel Regno di Napoli si distinse per l’azione di censura nei confronti
dell’opposizione.
Nell’impero asburgico, la compresenza di molti popoli diversi impose la repressione poliziesca di ogni rivendicazione nazionale:
l’idea di nazione metteva in gioco la sopravvivenza dell’impero.
In Prussia e in Russia ci fu il rifiuto reazionario: la società doveva rimanere ancorata alla tradizione.
La politica estera

La politica estera delle grandi potenze fu guidata dal principio d’intervento, in base al quale qualunque insurrezione rivoluzionaria,
liberale o nazionale, doveva essere immediatamente repressa. Un metodo di lavoro basato su frequenti consultazioni (concerto
europeo): nome di politica dei congressi. Il risultato fu la stipula di tre alleanze.
Santa alleanza: proposta dallo zar Alessandro I- il documento partiva dalla constatazione che i sovrani, in quanto padri delle
rispettive nazioni, erano tra loro fratelli. Dunque dovevano fornirsi reciproco aiuto se il loro trono fosse stato in pericolo
Quadruplice alleanza- Gran Bretagna, Austria, Prussia e Russia- isolare la Francia, dove avrebbe potuto risorgere lo spirito di
Rivoluzionario
Quintuplice alleanza- estendere l’alleanza alla Francia, affinché anch’essa partecipasse al mantenimento in tutta Europa
dell’ordine restaurato a Vienna.

2. Restaurazione e Romanticismo

Le riflessioni sulla rivoluzione francese di Edmund Burke


La restaurazione si manifestò come violenta repressione di ogni forma di dissenso e di protesta. A suo sostegno si schierarono
alcuni intellettuali la cui riflessione diede vita alla cultura della restaurazione: Burke e de Maistre.
Il valore della tradizione

Burke era un rappresentate dei Whigs. Si opponeva alla Rivoluzione Francese perché gli appariva l’applicazione degli astratti
principi dell’Illuminismo, una filosofia che egli definiva barbara e meccanica in quanto conduceva l’uomo a smarrire il senso del
limite. La tradizione è il deposito della saggezza e della ricchezza di un popolo. In Francia la rivoluzione faceva violenza alla storia
e condurrà al disordine e quindi alla tirannide e al terrore.
Il primato del papa: Joseph de Maistre

Secondo De Maistre, per ottenere l’ordine politico del mondo bisogna eliminare ogni opposizione e ogni critica, schiantare ogni
pensamento individuale.
Il fondamento dell’ordine sociale è rappresentato dalla Chiesa cattolica e in particolare dal papa. Il suo potere deve essere
assoluto e infallibile perché indispensabile che via sia qualcuno che giudica senza essere giudicato.
Il papa rappresenta il vertice della piramide sociale e civile. Ciò fa di Joseph uno dei rappresentanti dell’ultramontanismo, cioè di
quella dottrina che affermava la suprema autorità del papato nella Chiesa e come guida morale della società.
Tempesta e impeto
Il romanticismo sorse in Germania poi si diffuse in Inghilterra, in Francia e dopo il 1815 in tutta Europa. Il suo nucleo originario
era costituito da poeti e drammaturghi. Il romanticismo fu una cultura in senso pieno.
Il vivere e il morire vennero interpretati in modo nuovo: che senso poteva aver la vita umana se non era vissuta in modo eroico?
Se non era totalmente finalizzata a un amore assoluto? E la morte non era forse l’inevitabile prezzo da pagare per affermare le
proprie idee?
Il suicidio stesso o la malattia vennero idealizzati in quanto espressione di una personalità pura.
Romanticismo conservatore, romanticismo progressista
Politicamente il romanticismo manifestò due tendenze opposte:
- La tendenza conservatrice e reazionaria: condannò l’illuminismo e la rivoluzione francese, esaltò il passato, il tradizionale
potere assoluto e l’alleanza trono-altare
- La tendenza progressista- affondò le radici proprio nell’Illuminismo e nella Rivoluzione francese, ma ne interpretò in
modo nuovo alcuni valori, come l’uguaglianza, la fratellanza e la libertà.
3. L’idea di nazione

Un'idea astratta
il termine nazione deriva da nascere ed è comparso per la prima volta nell’età medievale. All’epoca, però, poteva indicare il luogo
di nascita o i mestieri e le corporazioni di appartenenza. Ha assunto l’attuale significato solo nell’età romantica: significa
collettività umana unita dalla coscienza dei suoi membri di avere in comune origine, lingua, razza, religione, economia, territorio e
destino storico.
Lo sviluppo delle idee della rivoluzione francese

Nel corso dell’Ottocento i valori rivoluzionari di uguaglianza, fraternità e libertà concorsero a fondare l’dea di nazione. Secondo i
filosofi romantici, inoltre, appartenevano a una medesima nazione i territori e le persone accomunate dalla Storia.
Uguaglianza- tutti i cittadini in quanto uguali tra loro. Nella Dichiarazione dei diritti del cittadino si parla in proposito di volontà
generale della nazione.
Fraternità- venne diffuso il principio illuminista della fratellanza cosmopolita (concezione che ritiene l’individuo cittadino del
mondo
Libertà- la rivoluzione francese proclamò i diritti del cittadino. Bisognava liberarsi tanto del potere del sovrano assoluto quanto di
quello delle armate straniere.
L’esigenza di mercati nazionali

Anche la rivoluzione industriale favorì l’affermazione dello Stato Nazionale. Non può esservi sviluppo industriale se le merci non
sono libere di circolare.
Pertanto l’idea nazionale bene si associava all’esigenza borghese di libera imprenditorialità individuale

Nazione e Stato

Nell’antico regime lo Stato coincideva con il monarca. Ora invece lo Stato diveniva nazione, cioè unità politica di un popolo.
La formazione di uno Stato dipende dall’esistenza di una coscienza nazionale e dallo sviluppo dello scontro politico e dalla forza
delle armi.
4. Liberali e democratici

Il liberalismo

I fondamenti teorici dell’ideologia del liberalismo risalgono a Locke, a Montesquieu e a Smith. Il valore fondamentale del liberalismo
è la libertà individuale per consentire a ognuno di ricercare la felicità.
I cattolici liberali
Il valore della libertà fu riconosciuto anche dai cattolici liberali (di origine francese) secondo i quali la Chiesa
- doveva accettare la sfida della modernità, adeguando la perennità dei principi della fede cristiana al modificarsi dei
tempi.
- Doveva riconoscere il valore della libertà religiosa e della separazione tra Chiesa e Stato
Lo stato liberale

- Il potere dello Stato è limitato- l’obiettivo fondamentale dei liberali è porre dei limiti al potere. La costituzione
costituisce la conquista liberale per eccellenza. Ricorrono anche alla divisione dei poteri
- Lo Stato garantisce le libertà pubbliche- le libertà costituiscono la difesa dell’individuo nei confronti dell’autorità e
devono essere garantite a tutti i cittadini. I liberali respingono il privilegio e ritengono che tutti gli uomini sono uguali di
fronte alla legge (uguaglianza giuridica)
- Lo Stato non interviene sulla disuguaglianza sociale- lo stato non deve intervenire nella vita economica, chiunque può
modificare la propria condizione di partenza attraverso l’iniziativa economica o ‘istruzione: in pratica attraverso i propri
meriti
- Il suffragio universale- chi non possiede nulla e dunque non ha nulla da amministrare perché dovrebbe votare? Il diritto
di voto dunque va riconosciuto solo a chi raggiunge un certo livello di ricchezza (suffragio censitario)
Il pensiero democratico
Il termine democrazia significa governo di popolo: regime fondato sulla sovranità popolare.
La democrazia moderna è rappresentativa o parlamentare. In ciò differisce da quella antica (ateniese) che era diretta o
assembleare.
Lo Stato deve rappresentare la volontà di tutti i cittadini. Il valore fondamentale dei democratici è l’uguaglianza politica: tutti
devono godere de diritti politici e in particolare del diritto di voto
Tocqueville

- scrisse la “democrazia in America”


- Ebbe subito successo perché
o La destra la considerò l’opera di un aristocratico che denunciava i rischi della democrazia
o La sinistra esaltò le pagine in cui l’autore esaltò le pagine in cui l’autore descriveva la potenza della democrazia
- Il rischio fondamentale contro il quale Tocqueville mette in guardia è che la democrazia diventi un dispotismo della
maggioranza
- Quello che si può fare è potenziare l’associazione tra cittadini perché il rischio di dispotismo deriva soprattutto dal
fatto che l’uguaglianza riduce a tutti individui a inermi di fronte alla maggioranza
5. I socialisti

Le origini del socialismo


La questione sociale del tempo era: se gli uomini sono naturalmente uguali, come si può giustificare un grande divario tra la
ricchezza di pochi e la terribile povertà dei più?
I socialisti risposero a tale domanda proponendo una società basata sulla giustizia sociale: distribuzione della ricchezza che non
condannasse nessuno alla povertà e allo sfruttamento.
- proposero l’abolizione o la limitazione del diritto di proprietà
- Criticarono l’individualismo liberale, contrapponendogli il valore della solidarietà che doveva unire tutti i lavoratori

Il socialismo inglese
La caratteristica del socialismo inglese fu il riformismo
- accettarono gli aspetti fondamentali dell’economia di mercato ma rivendicarono riforme radicali per attenuare le
conseguenze sociali
Robert Owen
- divenne direttore
- Aumentò i salari e diminuì l’orario di lavoro
- Costruì un villaggio vicino alla fabbrica per dare agli operai una casa decente e generi di prima necessità a costi più bassi
- Riteneva che la ricchezza fosse costituita dal lavoro
- Cercò di creare le condizioni affinché gli scambi avvenissero buoni-lavori attestanti l’effettiva attività svolta
- Fondò una Banca di Scambio dove al posto del denaro venivano depositate le merci prodotte per essere scambiate
Il socialismo francese
I principali esponenti del socialismo francese:
• Claude-Henri
- Riteneva che la società fosse organizzata in modo contraddittorio: gli uomini migliori, i produttori della ricchezza e gli
individui socialmente utili, erano sottoposti a una classe politica incapace.
- La società doveva essere riorganizzata assegnando al governo i tecnici
• Fourier
- Per superare il degrado della società industriale era necessario tornare alla natura attraverso un progetto utopistico:
proponeva di riorganizzare la società in piccoli nuclei economicamente e politicamente autonomi: i falansteri, che si
dedicano soprattutto all’agricoltura e all’allevamento
• Blanc
- Individuò nella proprietà privata e nella concorrenza le due cause principali della miseria degli operai
- Proponeva la costituzione di fabbriche sociali, cioè di fabbriche gestite dagli operai stessi
- Era convinto che si potesse giungere a questa soluzione tramite il riformismo democratico, senza ricorrere alla violenza
rivoluzionaria
• Proudhon
- Distingueva tra la proprietà, tutelata dalla legge, e il possesso, legittimato esclusivamente dal lavoro
- Il proprietario è un ladro perché sottrae al lavoratore il frutto del suo lavoro
Marx ed Engels

A Parigi Marx ed Engels si conobbero: Engels indusse Marx ad approfondire lo studio dell’economia,

Il socialismo scientifico
Nel 1848 scrissero il Manifesto del Partito Comunista
Ritenevano che il socialismo non è un ideale che gli uomini devono realizzare
Credere di poter cambiare la società con un’idea o legge è un'illusione in quanto, secondo la dottrina del materialismo storico, non
sono le idee degli uomini a determinare il tipo di società in cui vivono, ma è la società a determinare le loro idee
La struttura di una società è la sua organizzazione economica: da questa deriva la sovrastruttura, rappresentata dalla cultura,
politica, leggi, ecc.
La lotta di classe
Secondo Marx ed Engels tutta la storia della civiltà umana è storia della lotta di classe, divisa in 4 fasi caratterizzate dallo scontro
tra gli oppressi e gli oppressori
Nella società capitalista il proletario è sfruttato dai borghesi che detengono la proprietà dei mezzi di produzione. Il salario che gli
viene corrisposto non corrisponde alla ricchezza che crea con il proprio lavoro. Questa differenza è chiamata da Marx plusvalore.
Marx e Engels ritengono che la storia affidi al proletariato il compito di liberare l’intera umanità
Il proletario deve abolire la proprietà, abolendo così il fondamento dell’oppressione e della divisione in classe. Ciò sarà possibile
solo grazie a una rivoluzione violenta poiché dovrà sconfiggere la resistenza dei borghesi.

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