Sei sulla pagina 1di 6

Anno di produzione: 1885

Dimensioni: 81,5×114,5 cm

Dove si trova: Rijksmuseum Vincent Van Gogh, Amsterdam

Con i mangiatori di patate Van Gogh comincia il suo percorso di artista. Nella scena viene ritratta una cena a
base di patate di una famiglia del luogo, tutti raccolti attorno ad una tavola grande abbastanza da
permettere a tutti i membri della famiglia di sedersi.

Il colore, steso con pennellate corpose e definite, conferisce alla figura una intensita carica espressiva e
passionale. La sua opera è volta all’espressione dei sentimenti.

Ognuno di loro ha un’espressione triste e provata soprattutto dal duro lavoro nei campi: Vincent però, non
si limita a rappresentare i protagonisti stanchi, anzi, esalta ancor di più questa loro fatica rendendo le loro
espressioni ancora più dure, quasi al limite del grottesco.

La pittura è elementare, ma nutrita di una grande carica poetica. La psicologia dei personaggi parla di una
grande dignità umana, ed è espressa grazie all’espressione dei vari personaggi e dalla loro gestualità.

In questa grande temperatura poetica e sentimentale è contenuta la grandezza del quadro. Anticipa alcuni
temi del socialismo umanitaro, che verranno introdotti col nuovo secolo.

Quest’opera rappresenta il concetto di pittura di genere, ovvero ciò presenta una contemplazione
distaccata di un mondo infelice senza che l’infelicità ci venga comunicata. I contadini sono fatti della stessa
materia su cui lavorano, mangiano patate e hanno dimenione emotiva ridotta, che corrisponde alla loro
infelicità.

Sostituisce il brutto al bello, la bellezza è qualcosa che ci cattura perché non è bello, la violenza del brutto è
qualcosa che è più vicino alla vita. Proprio quest’opera anticipa alcuni temi del socialismo umanitaro, che
verranno introdotti col nuovo secolo.

Per queto motico il pittore dipinge questa scena utilizzando i colori della terra, ovvero il marrone, il nero, il
giallo e delle tonalità simili, donando al quadro un “sapore” rustico e allo stesso tempo triste e duro.
Data di produzione: 1890

Dimensioni: 50,3 x 103 cm

Dove si trova: Van Gogh Museum, Amsterdam

L’opera rappresenta un campo di grano ormai maturo su cui vola uno stormo di corvi neri. Dal primo piano
una stradina fende gli steli dorati e si perde nel campo in lontananza.

Lo stile usato in quest’opera è materico e veloce. Il grano si piega sotto l’effetto del vento e crea delle onde
riprodotte con pennellate dense di colore e inclinate verso destra. La superficie del grano, invece, è dipinta
con segni orizzontali più brevi. Le tre stradine sono costruite con le pennellate che seguono la loro
direzione come anche l’erba che cresce sul bordo. Il cielo, inoltre, è animato da segni neri che si
sovrappongono a quelli blu scuro. Alcuni tratti più chiari, invece, segnano le circolarità delle nubi.

Il dipinto è suddiviso in due metà rispetto alla temperatura cromatica. La parte alta, il cielo è freddo, blu
con sfumature molto scure. La parte bassa, invece, è calda. Infatti, predomina il colore del campo di grano
giallo o oro.

I contrasti di luminosità sono particolarmente intensi tra le sagome dei corvi e il colore del grano. Tra il cielo
e il campo il contrasto è presente ma non così intenso. Il colore oro aranciato della coltivazione crea anche
un contrasto di complementarietà con il cielo blu. In generale l’opera è caratterizzata da due zone di forte
contrasto il cielo e il campo di grano.

Il paesaggio è illuminato dal sole che, però, non è rappresentato nel dipinto. La luce sembra arrivare
dall’alto e si diffonde sul paesaggio. Il dipinto assume, così, un aspetto appiattito, bidimensionale e pare il
che cielo e il campo siano rappresentati sullo stesso piano.
Anno di produzione: 1888

Dimensioni: 70×90,5 cm

Dove si trova: Rijksmuseum Vincent Van Gogh, Amsterdam

La camera di Vincent van Gogh ad Arles è un dipinto che ritrae il luogo nel quale abitò il maestro dopo il
trasferimento ad Arles. Questa stanza si trovava all’interno della Casa gialla nella quale l’artista abitava ad
Arles. Il dipinto fu realizzato un anno prima della sua morte.

Gli oggetti e i mobili della Camera di Vincent van Gogh ad Arles sono definiti da linee di contorno molto
nette e scure.

I colori sono molto brillanti e puri. Spicca il rosso della coperta che crea un contrasto di complementari con
la seduta verde, brillante, delle due sedie. Le pareti e alcuni oggetti sono di un blu intenso, come anche le
porte, complementare al giallo arancio degli arredi. Il pavimento è di legno marrone e grigio. Gli arredi in
legno, letto, tavolino e sedie sono di un marrone tendente all’arancione. Il colore viene utilizzato in modo
emotivo.

Luce simbolica, mattutina, mette in evidenza la coperta rossa, il fondo del letto. In fondo ci sono dei
collegamenti alla pittura, ma non come luogo dove la pittura cresce, è la stanza dell’uomo non del pittore. Il
discorso dell’uomo fortifica il discorso di vita e sostituisce i soggetti alti con i soggetti bassi. Ogni oggetto è
come un essere umano, ed è la pittura che lo rende vivo.

La stanza ha una sua vitalità, nessun pittore riesce a dar vita come lo fa van gogh, grazie alla forza del
colore. La luce, ha preso possesso di van gogh e ha dato al colore la sostanza profonda della sua ricerca.

I quadri di van gogh sembrano vivi, prima ancora di essere guardati ci guardano. Sembrano così vivi che
annullano la nostra vita. La pittura con van gogh diventa sostituzione della realtà.
Anno di produzione: 1891-1892

Dimensioni: 88 x 114 cm

Dove si trova: New York, Metropolitan Museum of Art (The MET)

La Orana Maria fu dipinta da Paul Gauguin appena giunto a Tahiti. In eso si coglie una sintesi tra lo stile
semplice e primitivo delle opere bretoni e la ricerca della spiritualità incontaminata nella cultura
polinesiana.

È quadro di soggetto religioso, che riprende il tema dell'Annunciazione ma lo ambienta nel contesto
tahitiano. La donna tahitiana impersona la Vergine e il Figlio che porta sulle spalle ricorda Gesù Bambino.
Anche la presenza dell’angelo di sinistra guida l’interpretazione verso un significato cristiano. Gauguin ha
probabilmente voluto unire in questo quadro l´iconografia non occidentale, ai simboli religiosi cattolici.
Gauguin cercava di cogliere gli aspetti primitivi e naturali della spiritualità nei gesti quotidiani avvalendosi
della forza del colore.

I personaggi però indossano vesti locali come i parei dai colori brillanti delle donne tahitiane.

La Orana Maria di Paul Gauguin ha un impianto cromatico che alterna fasce di colore caldo con altre di
colore freddo. In primissimo piano la natura morta di sinistra è colorata con colori caldi e brillanti, giallo,
arancione e marrone. Lo sfondo è rappresentato daI verde del prato.

In assenza di prospettiva geometrica lo spazio dell’immagine è costruito attraverso la progressiva


diminuzione della grandezza delle figure sulla scena. Questa prospettiva prende il nome di prospettiva di
grandezza e agisce insieme alla prospettiva di sovrapposizione.

La sovrapposizione di figure ed elementi del paesaggio crea poi una forte spazialità.
Anno di produzione: 1892

Dimensioni: 73 x 92 cm

Dove si trova: Albright- Knox Art Gallery of Buffalo.

Il quadro rappresenta un nudo femminile di una donna tahitiana ,sdraiata supina sul letto e terrorizzata
dall’ oscurità. La donna raffigurata è Teha'amana, la giovane amante del pittore. Alle sue spalle compare un
demone (Tupapau) incappucciato e con l’ aria minacciosa dagli occhi gialli. In questo dipinto Gauguin
rappresenta la bellezza e la forza attrattiva della donna amata.

Per quanto riguarda il significato del dipinto potremmo attribuire alla Fanciulla il significato della Vita ed
alla Creatura sullo sfondo il significato di Morte, la Fanciulla che sembra voler sfuggire ma resta pietrificata.
Potremmo definire la fanciulla nuda come l'amore carnale, il peccato e la creatura orrida alle sue spalle
come il senso di colpa di cui si sente macchiato l'autore del dipinto.

Il terrore che ossessiona la fanciulla è dato dalla successione di linee orizzontali e dall’accostamento di
colori complementari (il blu del pareo; l’arancio delle decorazioni, il giallo del lenzuolo e il viola dello
sfondo) . I toni cupi hanno un valore simbolico. Gauguin utilizza il colore per esprimere una paura
irrazionale.
Anno di produzione: 1897-1898

Dimensioni: 139,1 x 374,5 cm

Dove si trova: Boston, Museum of Fine Arts

Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? è un dipinto molto noto di Paul Gauguin. L’opera è da
considerarsi un testamento spirituale dell’artista che dipinse il ciclo della vita ambientandolo all’interno di
un paradiso polinesiano.

All’interno di un ambiente naturale, fantastico e idealizzato vi sono dodici figure umane e numerosi animali.

L’opera rappresenta una riflessione sulla vita dell’uomo moderno, che Gauguin vive alla costante ricerca del
“paradiso”

Il paesaggio che fa da sfondo al fregio ricorda un eden, il paradiso primitivo da sempre cercato e idealizzato
da Gauguin. Si individuano riferimenti ad opere precedenti del maestro come a voler riassumere una intera
carriera e la propria filosofia esistenziale. La ricerca di una spiritualità vera e naturale si coglie nella
disposizione di idoli provenienti da diverse culture.

Dominano il colore verde, i blu e il viola. Gli incarnati sono invece caldi, bruni e ocra e contrastano con
rapporti di luminosità con il paesaggio.

I colori infatti creano la struttura dell’immagine utilizzando un linguaggio volutamente primitivo della
distribuzione cromatica.

L’opera non presenta l’uso della prospettiva geometrica. Lo spazio infatti è suggerito dalle prospettive di
grandezza e di sovrapposizione. Tendenzialmente le parti in primo piano presentano toni più caldi mentre
le zone più lontane sono fredde, in verde, blu e azzurro.

Potrebbero piacerti anche