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Storia dell’arte contemporanea

POST-IMPRESSIONISMO
Il post-impressionismo è una tendenza artistica (non è un movimento
poichè: non ne esistono manifesti e non è un gruppo di artisti, ognuno lavora
autonomamente ma con la stessa tendenza artistica) sviluppatasi in seguito
all’Impressionismo, ne supera i concetti mantenendone solo alcune
caratteristiche.

Alla fine dell’800 l’impressionismo era ormai molto apprezzato, era


diventato un canone di stile assodato.

La nascita del Post-impressionismo si riconduce a una data e a uno\due


autori:
- nel 1886 si tiene l’ottava e ultima mostra collettiva degli impressionisti (vi
parteciparono anche Seurat e Gauguin, protagonisti del post-
impressionismo).
- Seurat è l’artista che causò una frattura nell’impressionismo. D vita a un
impressionismo diverso l’impressionismo scientifico. Gauguin invece
sarà il maestro della corrente sintetista, il maestro del post-
impressionismo.

Nel post-impressionismo i nuovi artisti danno importanza alla pittura in se e


non più alla realtà naturalistica (nell’impressionismo gli artisti dipingevano
‘en plein air’ essendo fedeli alla realtà e alla natura), elevano le tinte piatte,
gli spessori (es. Van Gogh) e le campiture omogenee (es.Gauguin)

I POST-IMPRESSIONISTI
George Seurat (1859-1891)
Seurat si forma come impressionista e solo nel corso della sua esperienza
muta la sua produzione e attività artistica. È considerato uno dei padri del
post-impressionismo poiché fu il primo a rivoluzionare l’idea
dell’impressionismo proponendo una divisione tra due Impressionismi:
1. ‘Impressionismo lirico’ (impressionismo classico conosciuto)
2. ‘Impressionismo scientifico’ detto anche puntinismo: scomposizione e
stesura della materia pittorica in piccoli tratti puntiforme.

La domenica pomeriggio nell’isola della


Grand Jatte, 1886, Seurat
IMPRESSIONISMO SCIENTIFICO\PUNTINISMO, le principali
caratteristiche:
- La pittura e i colori sono disposti in maniera omogenea e non mescolati tra
di loro
- Recuperare i criteri geometrici e proporzionali spariti nell’impressionismo
Lirico
- Cogliere l’essenza perciò solo ciò che è inevitabile, ritrovare la
monumentalità antica dei vecchi quadri della storia. Citando Charles
Baudelaire (saggio del 1859 ‘Il pittore della vita moderna’): non
soffermarsi sull’effimero ma recuperare l’essenza delle cose.
- Colore steso con piccoli tocchi del pennello portando lo sguardo
dell’osservatore a ricostruire la rappresentazione cromatica.
- Uso dello studio della percezione del
colore, dei colori locali (con colore
locale si intende il colore naturale di
Seurat sarà molto attento e studioso
un oggetto non modificato da luci ed
della ‘percezione del colore’. Egli
ombre) e dei toni locali (con tono
parte dalla stesura del colore locale
locale si intende il fascio di luce che sovrapponendone poi il riflesso del
cambia la percezione del colore tono locale, attorno effettua dei
locale). Perciò non ci sono più impasti puntini con l’obbiettivo di ricordare il
di colore ma uno studio molto complementare del colore principale.
accurato, studi scientifici della
percezione del colore.

La Parade du Cirque, 1888, Seurat.


Dipinto che rimanda alla ricerca della
tradizione. È un quadro molto complesso
in cui è visibile il recupero dei criteri
espositivi, inoltre presenta sotto una
griglia geometrica in cui si ritrova anche la
complessa Sezione Aurea che determina
la disposizione delle figure nello spazio del
quadro. Le figure sono rappresentate in
modo frontale ed impostato come
avveniva nei mosaici bizantini.

Vincent Van Gogh (1853-1890) Nel periodo parigino


Pittore di origine olandese caratterizzato da una prevale il segno
febbrile necessità di dipingere ed esternare i suoi aggressivo e forte,
sentimenti con i colori e le tele. Viaggiò molto caratteristica
portando la sua pittura in molte parti dell’Europa. fondamentale della
Due dei suoi periodi di massima produzione sono il figura pittorica di Van
periodo olandese e il periodo parigino, infatti nel Gogh
1886 si trasferisce a Parigi (fulcro della rivoluzione
pittorica del tempo) per raggiungere il fratello. Solo nei tre anni e mezzo
della sua permanenza a Parigi realizzerà 650 dipinti.

Il seminatore, 1888, Vincent Van Gogh, periodo parigino. Reinterpreta con una I mangiatori di patate,
personale visione il puntinismo di Seurat, in questo dipinto lo si vede nel colore 1885, Vincent Van Gogh,
locale e complementare intorno. Si vede anche il suo famoso modo di dipingere a periodo olandese
tratti (richiama il puntinismo però rendendolo suo e particolare) con impasti di
pittura stesi sulla tela.

Jean Moréas pubblicò sulla nota rivista francese


La concezione del simbolismo
Le Figaro il manifesto del simbolismo in cui
sarà fondamentale per Van
definisce l’arte come qualcosa che deve
Gogh poiché egli attribuisce al
emozionare ed esprimere uno stato d’animo. colore e alla pittura una
Perciò la pittura cambia, non è più qualcosa di valenza simbolica e un forte
prettamente estetico (restituire all’occhio la significato percettivo.
visione della realtà) ma deve esprimere uno
stato d’animo autentico.

Per Van Gogh sarà molto importante l’influenza


delle stampe giapponesi, sia per l’importanza del Composizione di Van Gogh e
segno grafico sia per l’importanza affidata alla Gauguin che è affine alla
composizione. Tra il 1855 e il 1880 esplode la composizione delle stampe
moda del giapponismo, grazie anche all’apertura giapponesi.‘Il seminatore’ di
dei porti. All’inizio le stampe giapponesi venivano Van Gogh richiama questa
considerate infantili mentre invece appartengono particolare composizione,
a una forte valenza simbolica, hanno una valenza questo punto di vista
astratta e la loro caratteristica principale sta nel ravvicinato e particolare
taglio compositivo che le rendono quasi delle
istantanee fotografiche.

Quando lascia Parigi si trasferisce in Provenza, ad


Arles (parte sud della Francia) dove scopre
l’importanza della luce e dei colori del
mediterraneo. In questo periodo lui vuole dar vita a
una comunità di pittori per poter condividere la sua
passione per l’arte e il colore. Qui sarà raggiunto da
Gauguin che diventerà suo caro amico.
Veduta di Arles, 1888, Vincent Van Gogh
Il colore diventa per lui il portatore di sentimenti interiori. Il giallo sarà per lui
simbolo di felicità e gioia mentre il rosso era per lui sinonimo di perdimento e
solitudine. Valutando i colori come sentimenti si va a anche a perdere la
veridicità dei quadri, perdono la relazione con la realtà poiché i colori che
vengono usati rappresentano i sentimenti dell’autore e non più la realtà.

Camera gialla, 1888, Vincent Van Caffe di notte, 1888, Vincent Van Gogh. In questo caso il soggetto è pubblico, ci
Gogh. Nel dipinto viene raffigurata troviamo all’interno di un bar\caffe di notte. Qui il colore dominante è sia il giallo
la camera che Vincent aveva ma in questo caso acido (come a farlo sembrare contaminato) e il rosso. Lo fa di
preparato per l’amico Gauguin, questo colore accostandoci all’interno del quadro delle figure raffigurate sempre
essendo per lui il giallo un sole e tristi. Parlando di quest’opera affermerà che voleva proprio dipingerlo di
sinonimo di felicità e sentimenti notte, per raffigurare questi sentimenti. Per lui questo quadro è ‘la fornace del
positivi si capisce la gioia che diavolo’, un posto frequentato da reietti della società, (prostitute e altro). C’è
aveva ad accogliere il suo amico. prospettiva in questo quadro ma allo stesso tempo è sghembo, storto, riflette
anche nel suo significato la sua condizione di precarietà mentale dell’artista stesso

Nel periodo di permanenza ad Arles Vincent e il suo amico Gauguin si


scambiano numerose lettere in cui parlano della valenza dei colori e della loro
sentimentalità. Un altra caratteristica che si scambiano e che li accomuna è
l’importanza della sintesi, cioè non cogliere i dettagli stretti ma astrarre pochi
elementi che trasmettono però un certo tipo di significato.
La loro amicizia fu un’amicizia violenta infatti finì drasticamente poichè in
seguito a una forte lite dove Vincent ferì Gauguin con il rasoio Van Gogh si
recise un orecchio

Il giardino dei susini, 1857, Utagawa Hiroshige

Autoritratto, 1888, Vincent Van Gogh


Egli morì all’età di 37 anni dopo essersi ferito
con un colpo di pistola. Il suo momento di
perdizione, smarrimento e solitudine lo riportò
nelle sue ultime opere.

Campo di grano con volo di corvi, 1890, Vincent Van Gogh. Ultimo dipinto prima della morte in cui i tratti sono
molto pesanti, la pennellata è piena di colore e in varie direzioni, simbolo di disordine e malessere interno.

Paul Gauguin (1848-1903)


Autodidatta che aderisce all’impressionismo (partecipa anche all’ultima
mostra del 1886). Nell’autunno del 1886 torna a Parigi dopo un soggiorno in
Bretagna (nord della Francia) e stringe la sua amicizia con Van Gogh.
Il suo pensiero più consolidato, appartenente alla tendenza del post-
impressionismo e non dell’impressionismo sta nell’importanza dell’aspetto
interno dell’autore e questo lo si può cogliere da alcune sue citazioni tra cui:
- “l’immagine che il pittore ha dentro di se sovrasta l’immagine reale, quella
fuori di se”. Da questa citazione si capisce però come per i post-
impressionisti sia più importante l’aspetto interno dell’artista rispetto alla
realtà.
- “Il pittore che vede il mare rosso deve dipingerlo rosso”. Se il pittore vede il
mare di un colore deve essere fedele a quel colore poiché equivale al suo
sentimento e lui deve trasmettere all’osservatore la sua interiorità.
(contrario dell’impressionismo in cui si voleva fare lo specchio della realtà)

Ciò che lo differenzia dagli impressionisti sta nel fatto che lui dipinge a
memoria e non dal vivo, vuole trasmettere qualcosa di già visto e
interpretato. La pittura è sempre stata mimesi della realtà mentre in questo
caso non è così, è astrazione e spirituale.

La visione del sermone, 1888, Paul Gauguin. In questo


dipinto raffigura un momento di predica religiosa, i perdoni,
cioè i cortei seguiti poi dalla messa e dalle feste.
Interessante è la composizione dell’opera e ciò che lui sceglie
di rappresentare: il dipinto presenta un primo piano con la
realtà mentre il secondo piano raffigura l’immaginazione e
l’allucinazione. In primo piano appunto vediamo delle donne
che pregano mentre nel secondo livello vediamo cosa le
donne si immaginano di vedere suscitate dalla preghiera che
facevano (cioè la lotta tra Giacobbe e l’angelo). C’è dunque
in questo quadro una forte compenetrazione tra realtà e
immaginazione. Per quanto riguarda il linguaggio del dipinto
non c’è attenzione al dettaglio ma forte sintesi, ciò per
focalizzarsi sul messaggio del quadro. Se fosse dettagliato
l’occhio si perderebbe nei dettagli. La sintesi in questo caso è
data dal contorno leggibile e forte (dal disegno) e dal colore
steso attraverso campiture omogenee che danno un senso di
bidimensionalità. Il chiaroscuro viene meno e la pittura
perde dimensione
Egli dopo la morte di Van Gogh parte per un viaggio a Tahiti. Questo periodo
per lui raffigura una distanza dai canoni occidentali, per avvicinarsi ad un
nuovo luogo dove poter recepire nuove culture e percezioni considerate
vergini (vista la non evoluzione del territorio e della popolazione).

Donne di Tahiti sulla Lo spirito dei morti veglia ,1892 , Paul Gauguin. Opera interessante perché anche
spiaggia, 1891, Paul qui convivono la realtà e l’immaginario. È raffigurato un momento reale che raffigura
Gauguin la compagna del pittore che si sveglia di notte terrorizzata poiché gli spiriti della
morte si erano presentati a lei. La realtà sta nella figura umana mentre
l’immaginazione si vede nella figura scura in secondo piano che raffigura la figura dei
morti. La costruzione cromatica del quadro vede il gioco di complementari tra giallo e
viola e ciò rende la composizione piatta e bidimensionale.

Da dove veniamo, chi siamo, dove


andiamo?, 1897, Paul Gauguin. Quest’opera
appartiene al suo secondo periodo a Tahiti in
cui raffigura, con la dimensione dell’affresco, il
valore simbolico dell’esistenza umana dalla
nascita alla morte. Da destra a sinistra si vede
il percorso umano, a destra c’è il bambinello
passando poi alla giovinezza e alla fine c’è un
uomo anziano che dai dolori si copre il volto e
poi la morte.

Edvard Munch (1863-1944)


Pittore norvegese, con una malattia nervosa (influirà molto sulla sua pittura)
che agisce in maniera isolata. Non si lega a nessun contesto storico ma il
fatto che viaggiasse molto lo porterà a toccare molte tendenze, nel 1982
esporrà anche in Germania. Anticipa con i suoi quadri la valenza cromatica e
simbolica peculiare dell’espressionismo tedesco.

Per lui la pittura assume forte interiorità come per Van Gogh. I suoi quadri
rappresentano la inquietudine esistenziale. Ha una malattia nervosa che
influirà sulla sua pittura.
Passeggiata sul corso Karl Johan, 1892,
Edvard Munch. Quadro che presenta una serie di
figure caratterizzate da vestiti borghesi tipici, con
volti fissi nel vuoto e spersonalizzati, senza
personalità. Con questa rappresentazione vuole
rappresentare la desolazione dell’animo umano
attraverso l’espressione di vuoto delle figure
ritratte, la loro trasparenza e sembianza
fantasmagorica.

Adolescenza, 1895, Edvard Munch. Opera che L’Urlo, 1906, Edvard Munch. Con quest’opera
rappresenta un tema che riflette l’esistenza. Toccherà sintetizza la volontà che ha di rappresentare
spesso il tema dell’adolescenza. Raffigura il periodo in l’interiorità drammatica dell’uomo, il disagio
cui un bambino diventa adulto, ed è interessante esistenziale e il malessere. Per farlo usa una figura in
poiché è presente un ombra alle spalle della ragazza primo piano, spersonalizzata in cui tutti si possono
(ritratta nuda come a simboleggiare tutta riconoscere. Anche il paesaggio è emanazione del
l’inquietudine di una personalità ancora da formare) portato interiore della figura, è la proiezione
che sembra un emanazione che evidenzia dell’animo confuso e scuro interno del personaggio.
l’inquietudine della personalità ancora da formare. Anche qui il colore è simbolico poiché non esprime
ciò che vede ma i suoi sentimenti

ESPRESSIONISMO
Tendenza che si addentra nel 900 e prende due differenti direzioni che si
sviluppano nello stesso periodo: l’espressionismo francese in francia e l?
espressionismo tedesco in Germania.
Uno dei tratti tipici dell’espressionismo è l’interpretazione soggettiva della
realtà, sia per quello francese che per quello tedesco. Conta più ciò che essi
sentono e vogliono trasmettere rispetto a quello che vedono.

È diverso dall’impressionismo poiché in questo caso si proietta


sull’esterno l’interiorità, si trasforma la realtà esterna in base alle
esigenze (reinterpretazione della realtà)

ESPRESSIONISMO FRANCESE E I SUOI ESPONENTI


Henri Matisse (1869-1954)
Principale esponente dell’Espressionismo francese. L’espressionismo in
Francia appartiene al gruppo dei Fauves (termine non coniato dagli artisti
stessi ma dalla critica militante tedesca che tira fuori questo termine che
varrà poi attribuito anche a loro). I Fauves non possono essere considerati un
gruppo d’avanguardia perché non scrivono manifesti e non condividono
ideologie comuni. Possiamo però definire l’azione artistica che svolgono come
un’azione d’avanguardia in quanto compiono attraverso le loro opere una
rivoluzione.

Egli è il principale esponente di questa tendenza ed esordisce nel 1905 (data


principale per i Fauves) al Salone d’Autunno di Parigi nella quale vengono esposte le
prime tele dei Fauves. Nelle sue opere si vedono le maggiori caratteristiche di
questa tendenza: il puntinismo, forte sintesi e non caratterizzazione, i
complementari, il taglio fotografico, scena di quotidianità, bidimensionalità,
dualismo tra realtà e sogno.

Lusso, calma e voluttà, 1904-1905, Henri Matisse. Il titolo è


ispirato al testo ‘Invito a un viaggio’ di Baudelaire. Da un lato è una
scena di quotidianità (pic-nic sul lago) ma allo stesso tempo le figure
sono nude (rimandano al mito e al sogno) e ci proiettano in una
misticità non reale. Un altra caratteristica di questa pittura è
l’assenza di profondità (per matisse è solo un illusione la profondità),
non c’è prospettiva perciò non c’è imitazione della realtà. La figura in
secondo piano con le spalle forma una croce come a simboleggiare
che poi da lui in poi non c’è nulla

Ritratto con riga verde, 1905, Henri Matisse. Quest’opera è fondamentale


perchè mostra come l’autore disegni con il colore i riflessi di ombra e luce. La
riga verde è ovviamente non reale ma serve solo a Matisse per dividere la
parte di luce da quella di ombra. Il minimo di profondità è dato dal colore e
dal contrasto tra i colori caldi del volto rispetto a quelli freddi dello sfondo
La gioia di vivere, 1904-1905, Henri Matisse. Opera presentata
nel successivo salone d’autunno, il colore ha campiture omogenee,
le figure non dialogano tra loro e sembrano ritagliate. La novità sta
nel fatto che rimanda al passato e ai tratti di Ingres e Chavannes, il
quadro è espansivo ed esplosivo. C’è una forza centripeta e uno
slancio vitale.

La danza, 1910, Henri Matisse. Fondamentale per lui perchè


considera la danza come arte di equilibrio, purezza e tranquillità. Il
girotondo non si chiude come un invito allo spettatore. Vuole
comunicare il massimo con un essenziale mezzo, con pochi colori,
con un tratto sintetico. Nonostante il suo sintetismo l’opera ha un
forte valore comunicativo

Nudo blu, 1907, Henri Matisse. Si pone in antipodo rispetto ai nudi


della danza, in questo caso c’è un forte volume dato dagli aloni blu.
In questo dipinto troviamo una forte suggestione derivante dall’arte
negra. I Fauves acquistano oggetti dai mercati delle pulci di Parigi,
affermano che ciò che li interessa sta nella particolarità e volumità
degli oggetti negri

Le bagnanti, 1907, Andre Derain. Nudo ispirato anche in questo


caso dall’arte negra che presenta però nudi pieni di luce, e
deformati. Figure con risalti nelle parti in luce, volti semplificati che
rimandano alle maschere nere.

Tavola rossa, 1908, Henri Matisse. Dominanza del rosso


intenso steso in modo omogeneo e rapprresentante la
bidimensionale. Si nota la presenza di arabeschi lineari che
sono riportati in tutto il quadro come nel paesaggio. Tratto
forte decorativo che forma gli oggetti.
ESPRESSIONISMO TEDESCO E I SUOI ESPONENTI
Il tema principale dell’espressionismo tedesco è la nevrosi e l’angoscia della
città urbana e della metropoli.

Il maggior esponente dell’espressionismo tedesco


Il gruppo dei Die Brucke
è Kirchner che fonderà nel 1905 a Dresda il
non nasce prettamente
gruppo artistico degli espressionisti tedeschi, il per esigenze artistiche
Die Brucke composto da: E.L. Kirchner, E. Heckel, ma anche per l’impegno
K. Schmidt-Rottluff e F. Bleyl, allora studenti di rivoluzionario verso la
architettura; vi aderirono in seguito M. Pechstein, creazione di una nuova
E. Nolde e, dopo il trasferimento del gruppo a generazione di creatori e
Berlino nel 1910, O. Müller; alle mostre del fruitori, si dedicarono alla
gruppo, che si sciolse nel 1913, parteciparono, grafica e poi alla pittura.
tra gli altri, C. Amiet, A. Gallén- Kallela, B.
Kubista, K. van Dongen.

Ernest Ludwig Kirchner (1880-1938)


Nel caso di Kirchner l’espressionismo assume un tratto autobiografico (come
per il post impressionista Van Gogh). Egli ha il suo periodo oro di massima
produzione negli anni dieci del novecento.

Marcella, 1910, Kirchner. Riferimento al paesaggio urbano e


all’esistenzialità umana, solitudine della ragazza accentuata dai colori aciduli
del verde acido e contrasti stridenti tra primari. La figura non è ritratta in
modo preciso ma con tratti quasi frettolosi e tratteggiati.

Le bagnanti, 1910, Kirchner. Le figure sono espresse isolate e senza


connessione sociale. La natura in questo dipinto viene contrapposta alla città e
vista come un rifugio per il popolo. Figure aspre e dure stilizzate dei nudi
presentano parti del corpo spigolose e angolose con colori acidi come il verde
Torre rossa ad Halle, ,Kirchner. Tema della città rappresentato sempre in un
modo angoscioso dove la persona non si riesce ad identificare, è priva di punti
fermi e comunica incertezza. Anche lo sguardo dello spettatore vaga senza
trovare certezza. La torre nera simboleggia oscuri presagi e simboleggia
l’oscurità.

Io e la citta ,1913, Kirchner. Di nuovo la metropoli che in questo caso sembra


essere proiezione della mente del pittore stesso, infatti si tratta di un suo
autoritratto. Sembra una città con case oblique che non presentano fissità ma
al contrario incertezza.

CEZANNE, CUBISMO E FUTURISMO


Paul Cezanne (1839-1906)
Anche Cezanne fa parte della prima generazione di Il superamento
impressionisti. Negli anni ’70 dell’ottocento si dell’impressionismo
trasferisce a Parigi ma alla fine del decennio va in in Cezanne sarà un
Provenza (sud Francia) dove diventerà un punto di percorso lento e
riferimento per i giovani pittori. graduale

La route tournante,1878, Paul Cezanne. Pennellata non


L’estaque,1886, Paul Cezanne. Idea più chiara della
dinamica e mobile, non piccoli tocchi ma al contrario è
pennellata costruttiva di Cezanne
una pennellata più costruttiva in cui la pennellata intrisa
di colore segue diverse direzione e ha il compito di
costruire l’immagine.
Cezanne non lavora solo con
l’occhio ma anche con l’intelletto. ‘
Emile Bernard, poeta, andrà a trovare in ci sono due cose in un pittore:
Provenza il pittore e riporterà nei suoi scritti l’occhio e il cervello. Si deve
le sue frasi più celebri, ne parlerà come lavorare per lo sviluppo di entrambi,
‘costruttore della forma’ poichè per Cezanne per l’occhio attraverso
c’è l’esigenza di andare oltre l’attimalità e l’osservamento della natura, per il
cercare invece di raggiungere l’essenza. cervello attraverso la logica delle
sensazioni organizzate, che
forniscono i mezzi di espressione’
Per Cezanne perciò sono importanti due aspetti:
sensazione ed intelletto. Sensazione è quella che
percepisce l’occhio, quella che fa risaltare attraverso Un altra frase celebra afferma
la luce il lato più vicino all’osservatore, senso di la necessità di dipingere la
vicinanza e lontananza. (Per far questo spesso natura (intesa come purezza)
inserisce degli aloni azzurri attorno a degli oggetti secondo il cubo, il cilindro e la
visti da lontano, quelli più lontani.) sfera. (riferimento delle forme
L’intelletto invece è qualcosa che risponde alla logica primarie che sono intuibili ad
delle sensazioni organizzate, quella che coglie le ogni oggetto. Volontà di
forme sottese alla realtà citate prima (cubo….) andare oltre)

I giocatori di carte, 1890, Paul Cezanne. L’artista fa


Donna con caffettiera, 1890, Paul Cezanne. La veste risaltare il lato dell’oggetto più vicino all’osservatore, in
ha toni più chiari e colpi di luce che la portano in primo questo caso la tovalgia, inserendo piccoli colpi di colore giallo
piano dando l’idea che si trova più vicino a noi rispetto alle oltre
cose.

Mont Saint Victoire,1904 e quella del 1902, Paul


Cezanne. Questo è uno dei soggetti prediletti dal pittore,
fa numerosi quadri di questo soggetto e via via la fa
sempre più sintetica conferendo sempre più importanza al
colore. È interessante come in questi dipinti i verdi
dell’erba e del paesaggio li troviamo anche nel cielo
mentre l’azzurro lo troviamo nel paesaggio. Fa così
perchè secondo lui i colori devono avere equilibrio tra loro
per conferire la plasticità e profondità che vede l’autore.
Anche la tavolozza che egli usa presenta colori simili solo
in gradazione diversa.
CUBISMO (Tendenza e non movimento poichè non presenta manifesti)
Fasi del cubismo:
- Protocubismo o cubismo formativo, 1908-1909: monocromia e
tavolozza di colori molto ridotta. Il paesaggio viene reinventato in termini
puramente geometrici (lezione di Cezanne sulle forme). In questa fase
Picasso ancora non rompe i contorni delle forme, Braque sembra vicino alla
tecnica dei passaggi di Cezanne e alla compenetrazione tra figura e sfondo.
- Cubismo analitico, 1910-1911 : analisi delle forme da diversi punti di
vista, scomposizione delle forme e dello spazio, frammentazione della
forma. Entriamo nel vero cubismo (termine coniato da un critico d’arte del
tempo, uso questo termine per indicare la riduzione delle forme naturali
alle forme basi della geometria). Fase analitica del cubismo, la figura
umana viene vista da punti di vista diversi, la figura viene scomposta, i
contorni del busto sono sfasati e poco accennati. Questa scomposizione
avviene perchè gli autori vogliono dare l’idea della dimensione circolare
attorno alla figura, per stabilire la figura su base temporale cioè la
percezione degli oggetti avviene nel tempo.
- Cubismo sintetico, 1912-1914: rappresentazione più diretta e
immediata della realtà che prevede selezione di carte e materiali di varia
natura e il loro inserimento nello spazio della tela.Gli
autori tornano a rendere capibili i quadri inserendo nei
quadri elementi quotidiani quali parole o oggetti
Il collage verrà
abituali. Inventano la tecnica del collage, una tecnica tramandato nel
rivoluzionaria perchè per la prima volta la pittura non tempo in giro per
è più solo una restituzione di pennellate sulla tela ma l’Europa. Verrà
vengono prelevati elementi della realtà non artistica e utilizzato anche dai
inseriti nello spazio artistico della tela. Gli elementi futuristi (es. Carlo
che i pittori inseriscono sono dei più vari, da vetri a Carrà)
bicchieri che solitamente rappresentano qualcosa di
loro, possono essere giornali o nature morte. Usando i
ritagli sostituiscono le pitture normali e instaurano un rapporto tra arte e
realtà, illudono il senso della vista e del tatto dell’osservatore, i materiali
decorativi richiamano le superfici dei materiali degli oggetti rappresentati.

Les demoiselles d’Avignon,1907, Pablo Picasso. Quadro appartenente al periodo


Protocubista di Pablo Picasso che aiuta nella comprensione successiva del
cambiamento di pensiero dell’artista. Nel 1907 Picasso aveva 26 anni, lavora per
un paio d’anni a quest’opera facendo numerosi schizzi, interrompe il lavoro nel
luglio del 1907 lasciando il quadro forse non finito. Fin da subito questo quadro
sconvolse i pittori, poichè non rispettava i canoni definiti del tempo (infatti al
tempo in nudi non potevano essere stilizzati e semplificati) e nella sua
rappresentazione si vedono completamente stravolti. Picasso decise di tenerlo
nascosto per anni e sarà esposto per la prima volta soltanto nel 1916. Negli anni
’20 Breton (fondatore del surrealismo) darà una lettura fortemente psicoanalitica
di quest’opera riattivando l’attenzione attorno a questo lavoro. Nel 1937 sarà
acquistato da Alfred Bar, al tempo direttore del Moma di New York che creerà
attorno a quest’opera un vero mito e sarà considerato un capolavoro del ’900. Da
un punto di vista linguistico quest’opera è molto importante, ci rimanda al fine
800, al simbolismo poichè uno dei temi fondamentali del simbolismo fu la Femme
fatal e in questo caso rappresenta le donne in un bordello parigino. Attraverso
questo quadro vuole rappresentare le sue paure cioè contrarre la sifilide dai
rapporti, poichè era lui stesso frequentatore di bordelli.
Per realizzare quest’opera prese diversi riferimenti. Da
Cezanne (2 Le grandi bagnanti) riprese i tratti della sua
pittura come la volontà di costruire le figure con il colore e
tratti sintetici; si riallaccia anche a Ingres (1 Il bagno turco
del 1863) da cui prende le deformazioni dei corpi piegati
all’esigenza della composizione. Prende anche da Derain (3
Bagnanti del 1907) la rappresentazione sintetica del nudo e
dalle maschere negre (4 Maschera Grebo). 1 2 3 4

Le Grand Nu, 1907-1908, Georges Braque. Nudo che anticipa il cubismo di George
Braque, quadro Protocubista. Egli era molto legato al gruppo dei Fauves, poi
intraprenderà una svolta guardando le Mademoiselle di Picasso. Sarà infatti insieme a lui
un protagonista del movimento cubista. Prenderà spunto anche dalla pittura di Cezanne
prendendo il volume, le forme e la sintetizzazione. Riprende da lui anche ‘i passaggi
cezaniani’ cioè le pennellate estese che investono l’intero spazio.

Altri esempi di quadri della fase


protocubista. In ordine da
sinistra: Maisons à l’Estaque
(Braque), Violino e tavolozza
(Braque), Quadro di Picasso

Quadri appartenenti al periodo


cubista analitico. Da sinistra:
Ritratto di Vollard (Picasso),
L’homme au violin, (Braque),
Portugais, (Braque)

Quadri appartenenti al
periodo cubista sintetico,
realizzati con il collage. Da
sinistra: Natura morta con
sedia impagliata,
(Picasso), La bataille s’est
engagèe, (Picasso),
Natura morta con
fruttiera e caraffa, (Juan
Gris)
FUTURISMO
Festa Patriottica, 1914, Carlo Carrà. Lo realizza negli stessi
anni del sintetismo cubista, usa la tecnica del collage. Collage
Movimento che si non figurativo ma astratto che allude al soggetto della festa
patriottica, infatti si vede la bandiera italiana, parole prelevate
esprime attraverso i dai giornali inserite nel motivo a spirale che richiama il vortice
manifesti (elemento della voce e del rumore della festa.
che lo
rende un
movimento) In molti casi ciò che esprime il
toccando varie discipline di tutti i campi. È un futurismo non è realizzabile,
movimento di avanguardia che volveva nemmeno da parte di color che lo
rivoluzionare il nostro modo di vivere. scrivono. Vi è quindi alla base dei
movimenti futuristi una tensione
Il primo manifesto futurista è quello di utopica.
Marinetti del 1909 (data importantissima)
pubblicato sul Le Figaro. Il manifesto si apre
con il racconto metaforico di una corsa folle di Marinetti è un poeta e letterato
un’automobile, come un inno alla velocità che rilascerà un’affermazione
(intesa come progresso), alla dinamica e al importante: dirà che un
progresso tecnologico, si fa riferimento anche automobile è un opera più bella
alla mobilitazione delle masse e al della Nike di Samotracia
giovanerismo (movimento che volevano creare
i futuristi composto da giovani che condividono
la polemica contro la cultura del passato, passatista, qualcosa da gettarsi alle spalle
e rifondare con nuove basi). Il programma espresso da Marinetti nel manifesto è un
programma di ideologia, proprio un vero modo di pensare non delle semplici regole.
Nel 1909 Marinetti si trasferisce da Parigi a Milano (città rappresentativa del
progresso tecnologico italiano) e raduna attorno a se molti artisti di tutte le
discipline. i pittori che si radunano attorno a Marinetti sono Boccioni, Carrà,
Russolo, Severini, Depero e Balla.

Tra la fine dell’800 e i primi del ‘900 emerge fortemente la presenza delle
auto, metro, tram e corrente elettrica. Quest’ultima ha molta importanza
poiché da vita a una nuova dimensione notturna della città (scene urbane
notturne ritratte da futuristi). Questa mutata situazione antropologica
influisce sulla nuova percezione della realtà.

Umberto Boccioni (1882-1916)

Periferia, 1909, Umberto Boccioni. Pittura non


ancora futurista, rimanda alla tecnica divisionista
cioè una pittura che risente delle sperimentazioni di
Seurat, con piccoli tratti di colore ma le tematiche
affrontate sono già quelle futuriste. In questo caso
c’è la rappresentazione di una periferia su cui
fondale si intravedono delle ciminiere, perciò un
riferimento all’industria.
Rissa in galleria, 1910, Umberto Boccioni. Pittura anche in
questo non ancora futurista. In questo quadro il protagonista
è la città moderna presentata di notte con i lampioni.
Presenta i riflessi sul vetro del caffè che risaltano il nuovo
modo di illuminare. Al centro della scena viene rappresentata
una rissa tra due prostitute da cui sembra generarsi
un’energia vitale di tutti i partecipanti, struttura a spirale.

La città che sale, 1910, Umberto Boccioni. L’opera,


non ancora tecnicamente futurista presenta un
cavallo impazzito al centro che trasportava materiali
al cantiere. Importanza forte data al movimento.
Edifico con impalcature sullo sfondo che rimanda al
tema della città in costruzione e progresso

Tra il 1909 e il 1911 i Futuristi sono a Parigi e hanno modo di aggiornarsi


sulle tecniche del cubismo emergente. Da qui in poi le opere futuriste
acquisiscono un nuovo carattere pittorico.

La città che entra nella casa, 1911, Umberto


Boccioni. Linguaggio più futurista rispetto agli altri,
confronto con la veduta della Torre Eiffel di
Delunay. Molto diversi sia per la diversa veduta che
per i colori. Nella rappresentazione di Boccioni
abbiamo anche una forte frammentazione e una
figura centrale di spalle al centro, in questo caso la
madre, per simboleggiare il fatto che lo spettatore
sia dentro al quadro insieme al personaggio
rappresentato.

Giacomo Balla (1871-1958)


Egli è più anziano rispetto agli altri futuristi ma fu molto
entusiasta verso il nuovo movimento emergente.
All’inizio anche la sua pittura fu divisionista, poi con il
passare del tempo le tecniche futuriste furono molto
visibili nelle sue opere.

Lampada ad arco ,1910, Giacomo Balla.


Quest’opera simboleggia il progresso tecnico della
lampada a energia elettrica
Egli servendosi del linguaggio fotografico emergente in quegli anni grazie ai
due esponenti, Edward Muybridge e Jules Etienne Marey, che effettuano studi
sulla dinamicità e sui frammenti del movimento, realizza delle opere ispirate
alla dinamica del movimento e dell’attimo.

Dinamismo di un cane al guinzaglio, 1912,


Giacomo Balla. Pluralità di scatti e frammenti per
restituire la dinamicità e sequenzialità delle azioni.
Trasferisce gli esperimenti fotografici sul piano
pittorico, fa uno studio analitico del movimento
rappresentando sequenza di gesti.

Carlo Carrà (1881-1966)


Negli stessi anni della Festa patriottica dipinge
molte opere che presentano caratteristiche
futuriste in cui si concentra molto sull’atmosfera
e non solo sulle forme.

Funerali dell’anarchico, 1911, Carlo Carrà. Rappresentazione


del movimento attraverso l’uso delle folle

Gino Severini (1883-1966)


Aderisce al futurismo nel 1910 ma era già vicino al
cubismo. Crea quadri futuristi con la caratteristica
della scomposizione e del movimento.

Danzatrice in blu, 1912, Gino Severini. Caratteristica della scomposizione e


del movimento.

ASTRATTISMO
Dagli anni 10 del ‘900 ci sono molti movimenti che
hanno fatto ricerche non figurative, per questo
motivo è più giusto parlare di astrattismi e non Un’opera d’arte astratta
non rappresenta figure
astrattismo. Di questo movimenti ci sono 4 conosciute e predefinite,
esponenti rilevanti: Kandinsky, Klee, Mondrian e si focalizza sul colore,
Malevic. forma, segno e armonia.

Definizione treccani di astrattismo: Il complesso


delle ricerche che nel 20° sec. (900) hanno teso deliberatamente a
escludere ogni rapporto della forma artistica con gli aspetti del
mondo naturale, basandosi esclusivamente sugli elementi specifici
del proprio linguaggio (colore, forma, armonia, composizione).

Kandinsky frase molto celebre che inquadra il tema dell’astrattismo:


‘Anche se la mimesi* era stata messa in crisi dai criteri di astrazione portati
avanti dai Fauves e dagli espressionisti e dalla scomposizione della forma
cubista**, nessuno aveva mai coscientemente teorizzato il suo abbandono –
anzi [...] gli artisti più audaci, come Picasso e Braque, avevano inventato,
proprio nel momento più cruciale del processo da loro scatenato, tutta una
serie di sistemi, tra cui il collage, per riaccostarsi alla sensazione tattile della
realtà perduta.’

*Mimesi intesa come imitazione della realtà, essa viene a mancare dagli
impressionisti in poi. Viene a mancare l’idea di pittura come mimesi della
realtà.
** I riferimenti al cubismo nella citazione parlano delle tecniche attuate dagli
autori per riportare il rapporto pittura e realtà usando il collage e ponendo
materiali reali all’interno di qualcosa di artistico.

Ci sono artisti che hanno fatto parte di cubismo e futurismo che hanno
provato a trovare un arte astratta: Delaunay (artista cubista e futurista che
negli anni 10 realizza composizioni astratte) Balla (artista futurista).

Dischi simultanei, 1912, Delaunay.


Gioco di cerchi cromatici di forme e
colori diversi

Compenetrazioni iridescenti,
1914, Giacomo Balla. Veri e propri
casi di studio sul colore.

Vailij Kandinsky (1866-2944)


Per lui i segni e i colori sono
Definito uno dei principali esponenti mezzi espressivi semplificati al
dell’astrattismo, colui che per primo ha massimo che secondo lui
teorizzato la possibilità di esistenza di un esprimono dei contenuti spirituali
arte non figurativa. e sono capaci di comunicare con
Realizza le sue prime opere astratte tra il la stessa immediatezza e
1908 e il 1910, nel suo caso lui parte dalla astrattezza della musica (musica
realtà semplificandola sempre di più e costante riferimento per lui, la
sintetizzandola. Nelle sue composizioni musica è alla base delle sue
teorie).
acquistano sempre più importanza i segni, le linee e i colori, scelte dall’artista
per il loro valore simbolico.

Nella sua biografia ’Sguardi dal passato’


Il processo di arrivo all’astrattismo affermerà che in questo paese si è
di questo autore è lungo, fa molte interessato alle manifestazioni artistiche
esperienze importanti che lo che vedeva nelle capanne del paese, ciò
segnano Egli non compie studi che lo aveva colpito di queste capanne
accademici ma si laurea in legge. La erano l’elemento centrale, costituito da un
sua prima rivelazione della forza altare con delle immagini e figure sacre
comunicativa delle immagini la ha che presentavano una policromia del tutto
nel 1899 quando si trovava nel irreali (colori non reali), essi gli fecero
paese russo Bologda (si era recato li capire la forza espressiva del colore e la
per studiare diritto). sua autonomia dalla realtà.

Fa molte altre esperienze importanti,


un altra è la visita che compie ad una
mostra di Monet in cui era presentata la
serie dei Covoni (1889). Per la prima volta
comprese che ciò che contava all’interno del
quadro erano le linee e il colore e non i
soggetti rappresentati (i soggetti perdevano
importanza e ciò che colpiva invece erano i
giochi di linee e colori).

Un altra esperienza è l’ascolto di un opera musicale di Wagner per la quale


ascoltandola affermerà che ha compreso lo stretto legame tra musica e
pittura, cosi come nella musica le note sono evocative nella loro unicità
anche in pittura i colori e i segni hanno un valore espressivo al di la del
soggetto.

Sempre alla fine degli anni 80 dell’800 si iscrive all’Accademia delle Belle Arti
di Monaco. Tra il 1906 e il 1907 si trasferisce a Parigi dove in quei tempi c’era
la mostra per Gauguin e attraverso quest’esperienza entra in contatto con le
sperimentazioni dei Fauves e quelle post impressioniste.

Vita variopinta, 1907, Kandinsky. Egli riprende le tecniche


puntiniste di Seurat e la scomposizione del colore dei Fauves.
Non è un opera astratta, c’è ancora una figurazione. In questo
caso è raffigurato un mondo fantastico Russo nella quale sulla
collina c’è una città fantastica con riferimenti all’architettura del
Cremlino. Si mescolano elementi del mondo reale a quelli di
fiaba. I colori sono irreali e fantastici, la luce non è studiata dal
vero. C’è anche il cavaliere a cavallo che corrisponde a San
Giorgio, patrono di Mosca.
Paesaggio di Murnau, 1908, Kandinsky. Realizzato in un anno in
cui lascia Parigi per andare in Baviera, comincia qui una
semplificazione del repertorio pittorico e vediamo un avanzamento
verso l’idea astratta. Si tratta anche qui di un paesaggio non reale
(non en plein air) ma che viene reinterpretato dalle sensazioni
dell’artista, queste suggestioni rimandano a ciò che ha visto in
Francia e il paesaggio viene definito attraverso le campiture
cromatiche. Non è una pittura di dettaglio ma di sintesi data dalla
pittura piena di colore.

Paesaggio con torre, 1908, Kandinsky. Qui il colore è portato al


massimo dell’intensità e in particolare nella zona centrale, il
soggetto così finisce in secondo piano. Nel piano centrale
rappresenta cespugli e alberi che non si identificano facilmente
mentre l’importanza viene data al colore. Il quadro è organizzato
attraverso cumuli e masse di colore

Ciò ci fa capire che un quadro può essere rovesciato perchè tanto non
rappresenta ciò che figura ma esprime tramite il valore cromatico.

Strada a Kochel, 1909, Kandinsky. Espressività del colore tale


da rappresentare in maniera semplificata gli elementi
caratteristici del paesaggio. Le case e la strada sono quasi
triangolari e le figure vengono rappresentate solo attraverso delle
macchie e masse cromatiche, senza contorni. Il senso di
profondità è dato solo dalla massa blu che ci da l’idea di essere
indietro rispetto al resto, attraverso questo gioco di colori egli
riesce ad alludere alla profondità.

Mentre sta sviluppando la Importante ricordare come lui e Mondrian


concezione di astrattismo teorizza risentono della filosofia della teosofia. Nel
anche la teoria stessa. Scrive nel 1908 egli aveva ascoltato la conferenza di
1910 la sua teoria ‘Lo spirituale Steiner, fondatore della teosofia che
nell’arte’, in cui inserisce la teoria aveva concepito la realtà come
del colore. Questo è uno scritto in manifestazione spirituale in continua
evoluzione (realtà spiritualizzata). Anche
cui afferma ed esprime le sue teorie
Kandinsky era convinto che l’umanità
sull’abbandono della figurazione e la
stessa si stesse muovendo verso un
nascita dell’arte astratta: il quadro epoca di spiritualizzazione (ne parla nel
dove produrre principalmente una libro dove fa una piramide con in cima gli
vibrazione interiore nell’osservatore artisti che devono guidare, secondo lui, il
attraverso il colore. popolo verso lo spirito
A partire dagli anni 10 e per il decennio successivo inizia ad eliminare i
riferimenti a figure e oggetti concreti e inizia a nominare le sue opere usando
tre grandi categorie: improvvisazioni (quadri nati da un esperienza interiore,
frutto di una sensazione interiore), impressione (fa riferimento a un quadro
nato da qualcosa di percepito), composizione (quadri nati sempre da un
movente dell’improvvisazione ma sono più elaborati e complessi, spesso sono
infatti opere che prendono forma in dipinti di grande dimensioni e sono
paragonati a delle sinfonie musicali).

L’importante legame tra arte e musica egli lo esprime tramite il colore, infatti
paragona ogni colore ad un emozione e ad uno strumento musicale.
Giallo = «folle di energia ma incapace di profondità», paragonabile al suono
di una tromba o di una fanfara.
Blu = profondo e nostalgico, evoca l'idea del cielo (dimensione spirituale) e a
seconda della sua intensità è accostato al violoncello, al contrabbasso o
all'organo
Rosso = trasmette energia e dinamicità, soggetto a molte variazioni (ad es.:
il rosso «caldo chiaro» infonde una sensazione di forza ed è assimilabile al
suono assordante delle fanfare con tuba.
Verde = colore della quiete, che può sfociare in noia o indifferenza e viene
paragonato al suono del violino
Arancio = emana sensazioni di forza e sicurezza, è paragonato alla «campana
dell'Angelus»
Viola = il viola appare «malato e triste», viene accostato al corno inglese o
alla zampogna.
Bianco = «non-suono», rimanda alla pausa musicale e al silenzio, da cui
tutto si genera
Nero = silenzio definitivo, un «nulla senza possibilità», dal punto di vista
musicale corrisponde alla «pausa finale» di una composizione

La riflessione che sviluppa «E’ facile notare che certi colori sono potenziati da certe
sono anche tra forme forme e indeboliti da altre. In ogni caso i colori squillanti
si intensificano se sono posti entro forme acute (per
elementari e colori. Le forme esempio un giallo in un triangolo); i colori che amano la
per lui sono più risonanti se profondità sono rafforzati da forme tonde (l’azzurro, per
son sganciate da ogni esempio da un cerchio).
E’ chiaro però che, se una forma è inadatta a un colore,
riferimento alla realtà, più non siamo di fronte ad una 'disarmonia', ma a una nuova
sono astratte più possibilità, cioè a una nuova armonia. Se il numero delle
comunicano. forme è infinito, sono infinite anche le loro combinazioni
e i loro effetti.»

Improvvisazione (tempesta), 1910, Kandinsky. Quadro nato da un esperienza


interiore in cui ancora però ricrea un riferimento al reale, in questo caso alla tempesta
anche se in realtà se guardassimo questo quadro senza leggere la didascalia faremmo
fatica a capire cosa ritrae. È una raffigurazione centripeta attraverso cui inserisce e
genera l’effetto di spazialità sprizzante (non riesce a contenersi nel quadro), i colori
freddi e caldi avanzano e indietreggiano verso lo spettatore
Composizione n4, 1911, Kandinsky. Opera che nasce da un
esperienza interiore ma è complessa e spazialmente
maggiore. In questo caso non ci sono riferimenti al dato
reale , non c’è un riferimento a cosa ritrae (il titolo originale
era ‘Conflitto’). Effettivamente seppur in una dimensione
astratta intende rappresentare una sorta di conflitto, due
persone a cavallo che si scontrano mentre sulla destra c’è
l’appagamento rappresentato da una coppia di amanti. Il
quadro si compone come un insieme di forze, rappresentate
da vettori e dal pulsare di colori caldi e freddi indipendenti
dalla figurazione di qualcosa di reale

Impressione, n3, 1911, Kandinsky. Questo lo realizza dopo


l’ascolto di un concerto di Schonberg a Monaco, in cui la
musica è affidata alla successione di note autonome senza
struttura, quindi idealmente rispecchiava la volontà
dell’autore. Schonberg scriverà il trattato della sintonia che
Kandinsky troverà vicino a lui. Quest’opera si sviluppa con il
nero, per lui silenzio assoluto che si alterna al giallo per lui
sintomo vitale di energia. Anche quest’opera ha un riferimento
al reale restituito dalla parola ‘concerto’, ma restituito in
maniera astratta di un pianoforte con un pubblico sagomati
solo da colori

Composizione n7, 1913,


Kandinsky. Opera accostata al
primo suo acquarello di
composizione. Pittura astratta
generata da un insieme di
filamenti che egli dice derivare
dalla sua forte passione nei
confronti della pittura su vetro,
fatta con filamenti lineari,
disposti regolarmente

Quadro con bordo bianco, 1913, Kandinsky. Riferimento ai


colori da lui teorizzati, con il bordo bianco simboleggia la
nascitA di tutto, una pausa generativa che poi da vita alla
composizione rappresentata che in questo caso dovrebbe
rappresentare San Giorgio a cavallo, l’unico appiglio che ci
consente di capire la figura è l’asta bianca centrale che
caratterizza la figura di San Giorgio.

In questi anni in cui si trova a Monaco fonda nei primi anni 10 un gruppo di
artisti chiamati ‘the Blaue Raiter’, artisti diversi tra loro che prendono San
Giorgio come simbolo, poichè rappresenta la lotta della spiritualità contro la
materia.
Da sinistra: Il cavaliere azzurro,
1912, Kandinsky, Il cavallo blu,
1912, Marc. Principale personalità
del gruppo che in questo quadro
rappresenta il cavallo, simbolo di
spiritualità, colorato di blu, un colore
totalmente lontano dalla realtà

Paul Klee (1879-1940)


Nasce in Svizzera, a Berna ma lavora a
Monaco dove entra in contatto dal 1911 con Nel 1912 va a Parigi, entra in
Franz Marc e Kandisnky. Entrando in contatto con molti esponenti attivi
contatto con loro partecipa alla seconda come Picasso, Apollinaire e
esposizione del gruppo. Quando arriva nel Delaunay. Da quest’ultimo sarà
gruppo non aveva ancora trovato il suo fortemente influenzato.
stile, svilupperà la sua ricerca astratta
all’inizio del ‘900.

Altra tappa importante che fa è il viaggio in Tunisia che fa con Macke


(componente del gruppo) in cui scopre il colore, un colore espressivo che
assumerà nei suoi quadri una dimensione fortemente astratta

Finestre sulla città, 1912, Delaunay.


Sviluppa la scomposizione abbinato allo
studio del colore

Cupole rosse e bianche, 1914, Paul Klee.


C’è riferimento alla realtà e al paesaggio delle
cupole tunisine ma in realtà la composizione
è strutturata attraverso forme elementari e
masse date solo dalla materia pittorica del
colore, senza contorni.

A seguito del soggiorno in Tunisia affermerà:


«Il colore mi possiede. Non ho bisogno di tentare di afferrarlo. Mi possiede
per sempre, lo sento. Questo è il senso dell'ora felice: io e il colore siamo
tutt'uno. Sono pittore.»
«L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre
lo è.».
In queste due frasi si racchiude la sua poetica astratta.
Strada principale e strade laterali, 1929, Paul Klee. Zolle di terreno viste
dall’alto reinterpretate a formare un motivo astratto. Chiaro è in quest’opera che
sicuramente egli riflette sul cubismo, sulla scomposizione delle forme, la possibilità
di creare immagini bidimensionali basate sugli assi verticali e orizzontali. Dal
cubismo prende anche le andature oblique, il gioco di diagonali che ritorna nelle sue
opere, l’uso di una griglia a scacchiera. Un evoluzione rispetto al cubismo è dato
dall’elemento cromatico

Città con cattedrale gotica, 1925, Paul Klee. Restituisce un


paesaggio urbano tornando all’ossatura delle forme. I tetti
sono diventati forme triangolari, i comignoli sono righe dritte
e il paesaggio urbano è ridotto a una semplice riga
orizzontale. In lui la sintesi si vede molto anche nel suo
disegno.

Funambolo, 1923, Paul Klee. Immagine fragile del funambolo che si regge
sulle sottilissime linee che rimandano alla precarietà del soggetto
rappresentato

Ad Parnassum, 1932, Paul Klee. Riprende i mosaici di Ravenna,


in cui si intravedono forme geometriche pure, si richiama il colore
e le forme

Esercitazione realizzata nel costo tenuto da Klee al Bauhaus del 1928.


Lui e Kandinsky insegnano in questi anni
al Bauhaus, istituto superiore artistico di
Weimar e Dessau. Istituto volto alla
formazione artistica, architettonica e arte
applicata, fondato nel 1919. La mission
dell’istituto era quella di promuovere un
nuovo metodo educativo e un nuovo
modo di insegnare finalizzato
all’integrazione tra le diverse arti e
l’industria, far si che l’arte potesse essere
qualcosa di applicato.
Il programma del Bauhaus era suddiviso in 6 semestri con vari corsi uno
studio dei materiali e dei processi di lavorazione guidato da un maestro
artigiano, un’altro corso era sul disegno e sulla teoria della forma guidato da
un maestro della forma. Questi due corsi erano preceduti da un semestre
preliminare di introduzione alla formazione artistica degli studenti.

Questi corsi di insegnamenti preliminari erano tenuti da Klee e Kandinsky


perciò le loro teorie verranno poi applicate.
Kandinsky e Klee inizieranno ad insegnare li nel 1921. In questo periodo le
sue ricerche si baseranno sulla teoria della forma perciò attraverso
l’insegnamento hanno avuto modo di diffondere il loro suo alle nuove
generazioni. Alcuni allievi fanno propri questi insegnamenti e li applicano a
delle realizzazioni materiche.

Disegno per tessuto di Otte, riferimento a Klee e alle


sue case sintetiche, forme pure

Disegno per tessuto di Reichardt una delle designer più


importanti emerse da questo istituto.

Piet Mondrian (1872-1944) Ciò avviene anche grazie al


Mondrian è un pittore di origini potenziamento dell’editoria e della
stampa (riproduzione fotomeccanica e
olandese che fino al 1911 è attivo
fotografia) che permettono maggior
ad Amsterdam presso l’Accademia di
circolazione delle opere permettendo
Amsterdam, ha sempre modo di
agli autori di aggiornarsi sugli
aggiornarsi sulle ricerche avanzamenti dell’arte stessa (in questo
impressioniste e post. Anche per lui periodo c’è anche un aumento di edifici
espositivi).
l’approccio all’astrattismo prevede una fase graduale. Tra la fine dell’800 e gli
inizi del ‘900 vi è una sempre maggior diffusione dell’arte ,non solo
contemporanea ma anche antica e moderna.

Paesaggi, 1907, Mondrian. quando lo realizza si trova


ancora ad Amsterdam. Già in questo paesaggio si inizia a
vedere una volontà di superamento dei modi di dipingere
accademici. In questa fase c’è una predilizione per i toni
cupi, cosa che scomparirà nelle sue produzioni successive.

L’albero rosso, 1908, Mondrian. Già grande cambiamento


che inizia a subentrare. Si tratta di una composizione più
strutturata. In questo dipinto sono evidenti i riferimenti alla
pittura di Van Gogh, ne riprende il tratto che anche qui ha
una variegata pennellata con diverse direzioni, colore non
verosimile infatti il tronco viene rappresentato di rosso. C’è
perciò anche qui una volontà di restituire una visione
allucinata e personale della realtà. La pittura di Mondrian
inizia ad impostarsi su sue direzioni, quella orizzontale e
quella verticale

Essendo l’Olanda un territorio


pianeggiante egli arriva a raffigurare temi
naturali del paesaggio come alberi o
dune, difatti anche egli suddividerà i
quadri in delle tematiche: dune e alberi.

Dune, 1909, Mondrian. In questo caso il paesaggio è


restituito attraverso una scomposizione post impressionista,
con tessere di colore che strutturano il paesaggio ridotto a una
visione molto sintetica. Anche la tavolozza di colori presenta
colori ridotti al blu, azzurro, giallo e arancione. Rimanda in
qualche modo anche al puntinismo di Seurat modificato.

È importante affermare come la fase


alla base della teosofia vi era la
astratta di Mondrian avrà una forte
convinzione di avvento di un era
valenza simbolica e spirituale. Troviamo opposta al materialismo, un era
una forte componente simbolica, infatti spirituale. Gli artisti in questa
anche lui come Kandisnky risente della visione teosofica erano intesi come
dottrina della teosofia, anche lui ha profeti illuminati capaci di vedere
modo di assistere nel 1908 alla l’epoca futura
conferenza di Stainer fondatore
dell’antroposofia
Evoluzione, 1910, Mondrian. Quadro che aiuta a capire il suo
processo artistico. In questo dipinto ci sono delle allusioni alla
teoria teosofica, è rappresentato infatti il processo di evoluzione
spirituale dell’uomo per accedere alla vera comprensione. Si
tratta di un trittico, letto partendo da sinistra, passando a destra
e finendo in centro. La figura di sinistra ha due Amarylis vicini
(fiori rossi simboli della sensualità e carnalità), ha il volto rivolto
indietro e gli occhi chiusi. Nella figura di destra invece ci sono al
suo fianco due stelle a sei punte che rappresentavano ,nella
teosofia ,la perfezione e lo spirito stellare. Al centro invece è
rappresentata una figura circondata da un alone bianco che
rappresenta lo spirito divino, i suoi occhi a differenza degli altri
sono aperti come a simboleggiare una conquistata visione
aperta.

Nel 1911 lascia Amsterdam per andare a Parigi fino al 1914, così come per i
futuristi anche lui conosce le tecniche del Cubismo analitico che egli
reinterpreta secondo la sua visione. Dal cubismo
riprende da un lato la riduzione della gamma
cromatica, infatti presenta una tavolozza ridotta
ai colori del grigio nero e bianco, sempre dal
cubismo prende l’idea della griglia che ordina la
composizione, dall’altro porterà alla massima
espressività le griglie. Un altra cosa che riprende
sono i segni di vettore contrastante.

Albero grigio, 1911, Mondrian

Ma Jolie del 1911 di Picasso accostata alla


Composizione ovale del 1913 di Mondrian.
Gamma cromatica ridotta di entrambi,
tavolozza in questo caso di ocra e bruno. C’è
la scomposizione totale dell’oggetto (in questo
caso l’albero) sono minimamente rintracciabili
degli indizi. In questa fase riprende perciò il
cubismo in chiave personale. In questa fase
utilizza il formato verticale per rimandare
all’elevazione spirituale, in questo caso anche
l’ovale si trova su uno sfondo oro, per
esprimere la volontà di elevazione.

Per lui inizia a diventare fondamentale dare


visibilità alla logica delle opposizioni, concetto
che secondo lui sta fondamento dell’esistenza, le
coppie materia\spirito, finito\non finito,
maschile\femminile. Per Mondrian non si usa la
spirale (metodo compositivo prediletto in quegli
anni) ma l’elemento della griglia.

Composizione in blu, grigio e rosa, 1913, Mondrian. Qui si può


definire l’opera come astratta, l’elemento della griglia si va a definire
e specificare.
Molo e oceano, 1914, Mondrian. In questo caso i due soggetti del
titolo vengono ricondotti astrattamente dalle linee, il molo con le righe
verticali e il mare con quelle orizzontali.

Nel 1914 torna in Olanda e nel 1915. In questo periodo tra il 1914 e il 1920
fonda con Theo Van Doesburg una rivista intitolata De Stijl (1917-1932) dove
Mondrian pubblica una serie di saggi fondamentali per il Neoplasticismo di cui
lui è la figura centrale. È un gruppo di ricerca di pura astrazione. Mondrian in
questa fase sviluppa un arte prettamente geometrica.

Lo scopo della sua ricerca è


quello di esprimere la struttura
Composizione,
1921, Mondrian. I
ideale dello spazio, creando
suoi dipinti più noti rapporti di tipo proporzionale
sono costituiti dalla tra le zone che si creano dalle
suddivisione
geometrica della tela griglie. Queste tele sono intrise
e il riempimento anche da simboli teosofici,
delle forme creatasi
dalla griglia con i dalla teoria degli opposti
colori primari o il (verticale\orizzontale,
bianco e il nero.
opaco\lucido). Hanno insomma
una forte valenza simbolica.

Nel suo caso i colori non hanno la valenza simbolica che avevano per
Kandinsky, vero che hanno una simbologia ma non accentuata come negli
altri casi. In questo periodo si rifugia, per la guerra, a New York (città dove
molti artisti delle avanguardie si rifugieranno) e realizza delle composizioni
astratte che presentano una divisione sempre più
fitta della tela, le griglie diventano e vengono
caratterizzate da tessere colorate (sempre con i
primari).

Broadway Boogie Woogie, 1942, Mondrian. In questo caso anche il


titolo ci rimanda al riferimento di NY, allo stile musicale del Boogie
Woogie americano
Contro-composizione simultanea, 1929-30, Doesburg. Componente
del gruppo di Mondrian, ma in questi anni muove delle critiche alle teorie
astratte elaborate dallo stesso gruppo, e propone queste opere come
‘’correzione’’ delle teorie. Rispetto alla concezione del verticale e
orizzontale lui introduce il diagonale, per esprimere anche la dinamica
nella composizione. Questa composizione sarà rifiutata da Mondrian e
Doeusburg si allontanerà da lui e dal gruppo

Sedia con elementi in giallo, blu e rosso, 1917, Gerrit Rietvelt. Le


tecniche e il linguaggio di Mondrian hanno delle ricadute nel design e
nell’architettura. In questo caso l’artista usa il linguaggio di Mondrian,
riprende le forme e i colori utilizzate da lui per attuare questo progetto
di sedia strutturata attraverso forme elementari e colori primari. In
poche parole materializza i codici sintattici di Mondrian portandoli
fisicamente nella realtà.

Casa Schroder, 1924, Gerrit Rietvelt. Casa con le


caratteristiche delle composizioni di Mondrian. Questa casa è
stata spesso paragonata alla trascrizione plastica e scultorea
delle opere di Mondrian, c’è un ricorso a elementi ortogonali
disposti in maniera precisa tinteggiati con colori primari

In Russia nei primi anni 10 del ‘900, ancora con il regime zarista monarchico,
le influenze europee si fanno sentire. Molti artisti russi in quegli anni
soggiornano tra Parigi e Monaco e molti collezionisti russi acquistano opere in
queste città. (Il collezionismo rende possibile la diffusione).

Soldato a cavallo, 1911 di


Larionov, e Contadini che
raccolgono le mele del 1911 di
Goncarova. Due artisti dei primi
anni 10 che iniziano ad aggiornare i
propri linguaggi pittorici. Dipinti che
appartengono alla fase primitivista
dell’artista, importanti sono le
suggestioni derivanti dalla pittura
francese impressionista e post
impressionista.
Il ciclista, 1913, Goncarova. Ispirato al futurismo sia per il
tema che per la pittura, i riferimenti alle opere di Balla e alla
scomposizione dell’immagine sono molto presenti. Per
realizzare il movimento si può notare la scomposizione delle
ruote. C’è anche un richiamo al collage cubista con le parole
sullo sfondo

Città con lanterne, 1913, Larionov. Dinamismo con


pennellate verticali e spinte diagonali,
sperimentazione dinamica del colore ispirati agli
studi di Delaunay

Kazimir Malevic (1879-1935)


Rispetto a Larionov e Goncarova lui lavorerà sempre a
Mosca e il suo aggiornamento rispetto alle nuove
avanguardie avverrà grazie alla circolazione delle opere e
grazie alle grandi esposizioni di Mosca.

Bagnante, 1911, Malevic. Risente in maniera forte della Danza di Matisse


del 1910. Ha visto l’opera di Matisse nel palazzo di un collezionista russo, la
presenza in città di quest’opera avrà una grande influenza sugli artisti

Contadini, 1912, Malevic.


Rimandano a delle
assonanze con la ricerca di
Leger, artista legato al
cubismo che svilupperà una
ricerca nel colore. Le
assonanze tra queste due
opere sono la
scomposizione delle opere
attraverso elementi primari
come cono, cilindro e sfera
e l’uso di un colore
metallico
L’arrotino, 1913, Malevic. Rimandano alle sperimentazioni delle
avanguardie. Sicuramente come per il Ciclista di Goncarova anche
questo è ispirato al dinamismo futurista, in particolare alla
scomposizione del movimento di Balla. Si parlerà in questa fase di
sperimentazione e di ‘cubofuturismo’. Torna l’elemento della spirale nella
composizione dei quadri, utilizzata per infondere dinamicità e
movimento.)

Un inglese a Mosca, 1914, Malevic. Anche in questo caso si avverte la vicinanza


alle ricerche dei futuristi che nel 1912 avevano pubblicato il manifesto sulla
letteratura futurista. In questo manifesto parlavano del tema della libertà delle
parole, senza fili, le parole non erano organizzate in frasi e non dovevano seguire
regole grammaticali. Anche in quest’opera si vede la libertà delle parole, che
slegate da regole, attraversano la composizione.

In queste opere è ancora presente la figurazione e anche


grazie ai titoli si instaura un legame con la realtà. A
partire dal 1915 la ricerca di Malevic cambia e si
struttura in maniera completamente astratta. In
occasione della mostra 0.10 del 1910 a Mosca
presenta una tela completamente nera, in cui
Egli riduce la sua pittura a
l’astrazione è totale (per lui il passaggio
forme pure e assolute che poi
all’astrattismo è repentino, immediato e non
combina mantenendo una forte
graduato). Malevic definisce la sua ricerca come distinzione tra figura e sfondo,
una ricerca suprematista, che da importanza al c’è una netta separazione tra
colore sganciato dalla realtà fenomenica. figura e sfondo.
Spesso questa ricerca è stata letta come una
pura sperimentazione mentre in realtà anche
per lui non si tratta solo di ricerca formale ma in realtà anche le sue opere
sono cariche di significati simbolici e spirituali, sono una visualizzazione della
‘quarta dimensione’. Cioè riprende le teorie del filosofo russo Uspenskij che
nei suoi scritti sosteneva che il mondo della quarta dimensione (intesa come
estensione degli oggetti ulteriore alle tre dimensioni di lunghezza larghezza e
profondità) era un mondo fatto di colori piatti che fluttuavano e che a noi ci
paiono solo come dimensioni bidimensionali.

Mostra o.10, Mosca, 1910.

Quadrato nero, 1915,


Malevic.
Anche nel seguire queste teorie c’è la volontà di andare al di la della pittura
con qualcosa di sensoriale, volontà di figurare un universo spirituale in cui il
principio ordinatore per lui è l’idea di questi corpi che fluttuano. In queste
ricerche vi è una sorta di opposizione, da un lato c’è l’azzeramento
dell’immagine che diventa solo forma geometrica, dall’altro queste opere
vogliono esprimere il massimo culto delle immagine, poichè si vuole
dimostrare l’inconoscibile ultraterreno.

Quadrato nero e triangolo, 1915,


Malevic. Forme geometriche
caratterizzate da campiture piatte con
colori primari, bianco e nero)
(Quadrato bianco su sfondo bianco,
1918, Malevic.

COSTRUTTIVISMO RUSSO
Dopo il 1915, anni in cui sviluppa la ricerca
astratta, una generazione di nuovi pittori Russi Malevic si oppone poichè
vicini al suprematismo di Malevic e che avevano vedeva l’arte
seguito gli aggiornamenti pittorici danno vita a strumentalizzata per la
un movimento, il costruttivismo russo. rivoluzione, secondo lui non
Questo movimento si afferma nel 1917 a doveva veicolare messaggi
Mosca, anno importante politicamente in politici e sociali. Poi in un
quanto in quest’anno avviene la rivoluzione secocndo momento anche lui
russa che porta al rovesciamento del regime stesso graviterà e si unirà alle
zarista, che metterà l’arte al servizio dello sperimentazioni del
stato. L’arte del costruttivismo vuole intendere costruttivismo.
l’arte come comunicazione, realizzazione di
adesivi, manifesti etc..

Aleksandr Rodcenko (1891-1956)

Progetto di edicola per la diffusione dei


giornali, 1919, Rodcenko.

Manifesto per libri, 1924, Rodcenko. Manifesto in


cui si usa il fotomontaggio, inserimento nella
composizione di elementi fotografici. In questo caso
l’immagine viene mescolata a scritte e simboli
astratti, può essere considerato l’antenato della
nostra pubblicità. In quest’opera c’è l’unione di
grafica e fotografia, inseriti in un contesto semplice.
Interessante perchè vediamo raffigurata una donna
con la bocca aperta dalla quale esce la parola libri,
come sfondo della parola c’è un triangolo come a
richiamare un megafono.
Vladimir Tatlin (1885- 1953)
Altro protagonista del costruttivismo russo è Tatlin che soggiorna a Parigi e
subisce l’influenza del collage.

Rilievo, 1914, Tatlin. Tecnica del


collage.

Rilievo d’angolo, 1915, Tatlin.


Assemblaggio tridimensionale,
composizione astratta di tre dimensioni,
sconvolge la concezione plastica
tradizionale, opera che invade lo spazio in
maniera anticonvenzionale che occupa
questa parete in maniera diagonale.

Monumento alla terza internazionale, 1919-1920, Tatlin. Fusione di scultura


e architettura intrisa di dimensione utopica. L’opera si sviluppa verso l’alto a
simboleggiare l’avanzamento della società e il progresso. L’opera non viene mai
realizzata, ne viene fatto solo un modello di 5 metri mentre il monumento
doveva averne 400m (doveva essere un palazzo).

El Lissitzky (1890-1941)
Ultimo esponente del costruttivismo è Lissitzky,
realizzatore di una delle prime opere ambientali del
900. Opera importante per gli sviluppi dell’arte post guerra dove tornerà il
concetto di ambiente e di installazione. L’opera
non è più una tela o una scultura ma diventa
invasione di superficie pavimentale, che si
espande nello spazio reale.

Ambiente Proun Quest’opera del 1923, esposta all’Esposizione


Internazionale d’Arte di Berlino, è uno dei primi ambienti artistici.
Anche qui vediamo una fusione tra pittura e architettura. È un’opera
priva di finalità decorative ma era uno spazio astratto geometrico che
voleva integrare la pittura, la scultura e l’architettura dell’esposizione,
voleva immergere completamente lo spettatore. Opera che non si
limita ad occupare una parete ma anche gli angoli.

DUCHAMP, MAN RAY E IL DADAISMO


Marcel Duchamp (1887-1968)
Operativo nella prima metà del 900 ma i suoi studi saranno usati anche nella
pittura del secondo 900. La sua produzione artistica e i suoi ready made
anticiparono molte tendenze del secondo dopoguerra, tendenze che si
svilupperanno dopo gli anni 60: l’arte concettuale e la pop art.
Le prime ricerche dell’artista risentono della pittura impressionista e dei
Fauves. Successivamente si avvicina al cubismo ma sviluppa nel cubismo una
ricerca autonoma e originale portando a queste ricerche un nuovo terreno di
sperimentazione, difatti egli porrà interesse per il movimento meccanico.
Sarà anche per questo motivo molto interessato alle ricerche cronofotografie
di Marey e alle sue ricerche sequenziali.

Nudo che scende le scale, 1912, Duchamp. Ne realizza due versioni, la prima
nel 1911 mentre la seconda, questa, nel 1912. Questa seconda versione,
ancora più radicale, desterà molto scalpore quando verrà esposta nel 1913 ad
un importante manifestazione artistica, l’Armony Show a NY. Desterà scalpore
perchè il nudo rappresentava il soggetto principale della pittura, era un
insegnamento delle accademia e in questo lavoro non segue i canoni
accademici, viene rappresentato come un congegno meccanico, viene smontato
e rivisitato. Nella sua opera il nudo sembra un manichino, lo smonta come ha
fatto poi Picasso nelle sue Mademoiselle. Ci sono riferimenti chiari al cubismo
di Braque e picasso, riprende lo smontamento dell’immagine. Sono forti anche i
riferimenti al futurismo, soprattuto a quello di Balla nella scomposizione del
movimento. Il nudo viene rappresentato scomposto e mentre compie un
movimento, lo scomponimento infatti simboleggia proprio il movimento.

Per la formazione di Duchamp sarà fondamentale anche uno spettacolo alla


quale sarà presente del 1912 di Roussel (drammaturgo francese amato dagli
attivisti). Ne sarà colpito perché Roussel scelse di mettere in scena dei
congegni meccanici per sostituire le figure dei musicisti e degli artisti. Egli
ama il tema della meccanicità.

Macinatrice di cioccolato ,1912, Duchamp. Oggetti quotidianI in


grado di trasformare la materia, per lui cosa molto affascinante.
Influenze del collage, i contorni della macinatrice sono costituiti da un
filo, un elemento materiale, e anche il titolo è applicato con una
targhetta in pelle.

Duchamp era molto interessato delle letture che


riguardavano l’alchimia (arte nata nell’ambiente
ellenistico nel I sec d.C. focalizzata sulla
manipolazione e trasformazione dei metalli, sopratutto la modifica di
quest’ultimi in sostanze che potevano curare. Non era una scienza ma si può
considerare un arte, veniva affinata alla magia e faceva infatti uso di
strumenti che consentivano di trasformare la materia. Da un lato perciò egli è
affascinato dalla tecnologia, macchina e meccanicità dall’altro però c’è in lui
anche l’alchimia, l’occultismo e la magia. Ha due mondi contrapposti che in
lui trovano congiunzione.
Il passaggio dalla vergine alla sposa, 1912, Duchamp. Stesso anno della
seconda versione del nudo. Anche qui è evidente la meccanizzazione della
figura e si può notare l’influenza di Legèr (artista francese cubista la cui
pittura era caratterizzata da elementi di natura geometrica campiti come se
fossero superfici metalliche), anche in questo caso i congegni rappresentati
sembrano tubolari e riflettenti perciò la figura da un lato è meccanica dall’alto
richiama il tema del manichino.)

Grande vetro realizzata tra il 1915 e il 1923, Duchamp. Opera complessa in


termini visivi e concettuali. È un grande vetro appoggiato a terra, alto 2,80m
e largo 1,60m. Di quest’opera ci interessano le affermazioni di Duchamp :
egli affermerà che si poteva, con quest’opera, apprezzarla anche senza
vederla (nel senso che egli potrebbe spiegarlo a voce senza farlo vedere e
sarebbe comunque apprezzata). Per lui sarà fondamentale il discorso sotteso
all’immagine, per lui non è importante la rappresentazione estetica ma la
concezione mentale. Quest’opera quindi è un congegno che ha bisogno di un
foglietto di illustrazione per capirla. Duchamp riterrà importante il tema del
caso e dell’incidente, in questo caso il vetro si è rotto, questo poteva
apparentemente compromettere l’opera mentre invece secondo lui da un
valore aggiunto. In quest’opera si vede anche la macinatrice di caffè dipinta
su vetro. La parte inferiore dell’opera è la parte in cui sono rappresentati gli
scapoli (rappresentati da manichini che emettono un prodotto frutto del loro
desiderio che viene lavorato dalla macinatrice e che dovrebbe arrivare alla
sposa nella parte superiore

Il tema del congegno meccanico e della metamorfosi


umana in macchina arrivano anche ad altri artisti del
dadaismo.

L’enfant carburatoeur di Picabia. Un dipinto su tavola che ricorda i


congegni meccanici di Duchamp

Le sue opere sono molto complesse


concettualmente, tanto di pi quando inizierà a realizzare
opere affidate al caso.

Tre rammendi tipo, 1913, Duchamp. In questo caso è un opera difficilmente


definibile, non è scultura ne pittura, è un ‘oggetto. Opera difficile da comprendere se
non sappiamo come è stato idealizzato dall’autore. Duchamp per realizzarlo ha preso un
filo da rammendo (per cucire) e l’ha fatto cadere dall’altezza di un metro su un piano di
stoffa blu orizzontale, ripete questo esperimento per 3 volte con 3 fili diversi facendo
assumere ai fili un andamento curvilineo. Seguendo l’andamento del filo realizza poi
delle sagome di vetro che seguono i profili dei fili, vengono conservati come campioni
all’interno di questa scatola ,essi rappresentano il caso, fatto da un oggetto in un
determinato momento. Vuole rappresentare il risultato di un movimento casuale, il filo
ha assunto un andamento da solo senza che fosse organizzato.
Di fronte a quest’opera ci troviamo di fronte a un ripensamento della
scultura, non è più modellazione ma sono un assemblaggio di elementi
diversi. Anche Picasso sperimento questo lato della scultura. La scultura
diventa trasposizione sul piano 3d del collage, elementi reali presi e messi
insieme creando un oggetto in tre dimensioni (il collage è la stessa cosa ma
in 2d).

Questa riflessione sulla scultura verrà messa a punto in un’invenzione di


Duchamp, i ready made. Con ready made si intende l’assemblamento o la
resa in opera d’arte di oggetti già realizzati, caricati di valore simbolico.
DEF: termine coniato nell’ambito delle esperienze dadaiste dall’artista
francese M. Duchamp con riferimento alla sua opera Ruota di bicicletta posta
su uno sgabello (1913), e poi generalizzato per indicare quegli oggetti
dell’esperienza quotidiana, standardizzati, prodotti in serie dall’industria e in
quanto tali caratterizzati dalla loro mancanza di
esclusività, i quali, sottratti al loro contesto
abituale, vengono assunti dall’artista così come
sono oppure compiendo su di essi un qualche
intervento, e sono esposti come pura azione critica
e dissacratoria nei confronti del sistema di valori
(sociali, artistici, morali, ecc.) costituiti.

Ruota di bicicletta, 1913, Duchamp. Considerato un readymade anche


se quando lo fa non aveva ancora coniato il termine. In questo caso
assembla due oggetti reali, uno sgabello su cui applica una ruota di
bicicletta. Attraverso quest’opera sovverte completamente l’idea della
staticità scultorea, in questo caso con la ruota (sempre presente il
concetto di meccanico) che può girare introduce un elemento nuovo
nella concezione di scultura.

Duchamp prende questi oggetti ma li estrapola dal contesto originario. La


cosa rivoluzionaria in questi oggetti è che basta un operazione mentale di
scelta a far diventare un oggetto banale in un opera d’arte.
Non serve più capacità tecnica o artistica, serve solo
creatività mentale e ideologica. Duchamp ci vuole dire che
conta il processo mentale e non la realizzazione fisica
dell’opera in se. Con quest’idea scompare l’idea di
manualità e scompare anche l’idea di bellezza e
contemplazione poichè si prendono oggetti banali.

Scolabottiglie, 1914, Duchamp. Un semplice scolabottiglie. Qui non c’è


nemmeno l’assemblaggio di oggetti ma solo un rendimento artistico di un
oggetto. Egli firma l’oggetto per certificare il fatto che questa sia un opera d’arte
frutto del suo ingegno
In advance of the broken arm, 1915, Duchamp. Opera
collocata originariamente su un soffitto (Collocazione
anticonvenzionale). Anche qui c’è la firma

Fountain, 1917, Duchamp. Famosissima opera di duchamp.


Quando fu esposto a NY, alla mostra della Society Indipendent
Artist, con uno pseudonimo (infatti si firmò con un altro nome)
fece uno scandalo enorme fino all’arrivo dell’opera in europa.
Addirittura la sua società espositiva si sdegna ed egli si allontana
dal gruppo

Apollinaire prende le difese delle opere di Duchamp affermando che l’arte


fosse in grado di elevare anche gli oggetti più banali ad opera d’arte. Da vita
ance ai ready made rettificati, cioè oggetti presi dalla realtà e modificati
(anhce la ruota di bicicletta è un ready made rettificato).

LHOOQ, 1919, Duchamp. È readymade rettificato. Quest’opera è emblematica del


movimento Dada di cui lui è il massimo esponente. In quegli anni la Gioconda è in
mezzo a un importante onda mediatica e caso drastico , la sparizione della Gioconda
che era stata rubata 10 giorni prima dal museo del Louvre. L’opera di Duchamp
nasce da questo fatto di cronaca. Egli parte dalla riproduzione di un opera già fatta
(la riproduzione d’arte all’epoca non era scontata) su cui compie un gesto irridente.
Quest’opera è modificata poichè egli parte dalla cartolina della Gioconda ma vi
applica un intervento, in questo caso disegna baffi e pizzetto alla gioconda. Un altro
intervento è l’applicazione di queste lettere che lette in francese riproducono un
gioco di parole osceno ‘lei ha caldo al culo’. Ciò che egli vuole trasmettere con
quest’opera non è irridere l’opera di Leonardo (lui stesso lo ammirava) ma criticava
la mitizzazione che era stata fatta per quest’opera, facendole poi invece al contrario
perdere importanza.

Man Ray (1890-1976)


Un altro artista che lavora in questo campo è Man Ray. Artista di origini
ebraiche che si trasferisce in america. Insieme a Duchamp diventerà un
grande esponente del Dada a New York. Si trasferirà poi nel 1921 a Parigi ed
entrerà in contatto con i surrealisti. Iniziò con l’architettura per poi passare
alla pittura. Nelle mostre organizzate da Stieglitz, Man Ray entra in contatto
con le sperimentazioni europee, e sempre con le influenze del fotografo si
avvicinerà alla fotografia.
Egli come artista visivo avrà modo a New York di conoscere Duchamp e
Picabia, essi indirizzano la sua ricerca verso una visione rivoluzionaria e
anticonformista dell’opera d’arte. Egli come altri
passeranno dal dadaismo al surrealismo, sono due
correnti molto affini e con molti valori simili, tantochè
molti artisti dada poi slitteranno nella tendenza
surrealista.

Cadeau\regalo, 1921, Man Ray. Opera affine ai ready made rettificato di


Duchamp, opera ironica poichè il titolo non rispecchia l’oggetto. È un ferro
da stiro, perciò un oggetto comune adittato con le spine applicate da Man
Ray. Questo oggetto lo troverà per caso (torna il tema del caso). Opera che
verrà distrutta ma ce ne sono numerose copie)

Oggetto indistruttibile, 1923, Man Ray. Oggetto composto da un


metronomo su cui braccio Man Ray applica un occhio di donna. È un
oggetto che anche verrà distrutto ma ne esistono varie copie. Ciò che
interessa è la concezione di quest’opera, perciò il fatto che sia copiata
non è rilevante. L’oggetto usato ci parla dello scorrere del tempo ma
anche del desiderio, manifestato e veicolato dall’occhio di donna. Egli
affermerà che l’occhio rappresenta un elemento perturbante
nell’opera.

Venere restaurata, 1936, Man Ray. Ci troviamo di fronte a una copia


in cartongesso della Venere di Milo. Parte da una riproduzione di un
capolavoro ed emblema dell’arte classica, e applica su essa delle corde
che la avvolgono e la collocano in una dimensione misteriosa e onirica.
Accostamento non razionale ma carico di forte valore simbolico.

L’enigma di Esidore Ducasse, 1920, Man Ray. Opera


formata da una macchina da cucire avvolta da una
coperta e a sua volta bloccata da dello spago. Queste
informazioni vedendola non sarebbero percepite. La
volontà di usare la macchina da cucire è ispirata da una
similitudine usata da Ducasse (‘‘bello come l’incontro
fortuito, su un tavolo operatorio, di una macchina da
cucire e un ombrello’’). Tema dell’enigma e del mistero
DADAISMO
Avanguardia, capitanata da Duchamp, che si sviluppa nel corso della prima
guerra mondiale a Zurigo, in Svizzera, paese neutrale . In un Cabareth
(Volterre di Ball), si formerà questo
gruppo, nello specifico nel 1916. Questi
Il dadaismo rispetto alle altre
artisti inizialmente si radunavano in questo avanguardie assumerà una
cabareth e realizzavano spettacoli dimensione internazionale,
irrazionali e stupefacenti, c’era la volontà arriverà in tutto il mondo. Il
di sperimentare e creare visioni inedite che periodo di sviluppo del dada va
sorprendessero e irritassero magari anche appunto dal 1916 fino al 1922
il pubblico. Questi spettacoli risentono (data di scioglimento). Due anni
anche delle sperimentazioni degli dopo nel 24 si stende il manifesto
spettacoli futuristi (varietà, spettacoli che surrealista, che rilancerà molti
uniscono le arti). concetti e invenzioni del dada.

Lo scopo delle ricerche dadaiste era quello


di negare lo statuto dell’opera d’arte, essa
difatti crolla, viene annullata l’idea di
autenticità e bellezza. Gli intenti erano
quelli di dare potere all’immaginazione,
come hanno fatto Duchamp e Man Ray. Per
farlo bisogna cancellare tutta la tradizione
per creare qualcosa di nuovo. Il nome
stesso ‘dada’ fa riferimento al balbettare
infantile. In questo termine si può capire la
volontà di iniziare da capo, eliminare la
tradizione e ri-iniziare.

Le tecniche sperimentate dai dadaisti sono collage, assemblage,


fotomontaggi, utilizzo di elementi meccanici (ripresi da cubismo e futurismo).

Schwitters, lavora sull’assemblaggio di materiali


diversi che spesso sono frutto di assemblaggi di
oggetti urbani, scarti, rifiuti e
grafiche. Le sue composizioni
hanno sempre uno schema
geometrico di composizione.

Merzbau del 1923-1944. Opera creata


all’interno della sua abitazione, è un
opera ambientale che si espande nello
spazio, non è contenuta su un
piedistallo o da una cornice ma si
sviluppa nello spazio. È un ambiente
carico di oggetti, caotico in cui le pareti
e l’ambiente sono invasi da costruzioni.
Iniziò a costruirla nel suo studio di casa, Ohne Titel, 1920, Schwitters.
poi arrivò ad occupare tutto lo spazio. Assemblaggio di vari materiali,
collage.
Dix e Grosz, autori dada. In loro sono fortemente presenti i temi di denuncia
sociale, critica alla politica e alla società di allora.

I pilastri della società (1926, Grosz), Un


giorno in Pragrestasse (1920, Dix). Chiave
ironica con cui critica con sarcasmo e caricature
le classi dell’elite tedesca della società corrotta
del tempo, riempie la rappresentazione di
personaggi militari, chiesa e politica

Hausmann e Hoch, artisti dada che sperimentano in particolare la tecnica del


fotomontaggio, tecnica usata molto dal gruppo dada. Il fotomontaggio fatto è
in realtà molto reale, spesso venivano usati per la critica sociale e politica.)

ABCD, 1923-1924, Hausmann. Cut with


the Dada Kitchen through the Last
Weimar Beer-Belly Cultural Epoch in
Germany, 1919, Hoch

METAFISICA, RITORNO ALL’ORDINE E SURREALISMO


Siamo ancora agli inizi del secolo in Europa quando si sviluppano tre
principali tendenze, correnti: Metafisica, Ritorno all’ordine, Surrealismo.
Metafisica
Il periodo di pittura metafisica si sviluppa dal 1916-17 in Italia, nasce a
Ferrara dall’incontro tra De Chirico, Alberto Savino, Filippo De Pisis e Carlo
Carrà. In realtà poi informalmente si vede la traccia della metafisica già dagli
anni 10 del 900 con la pittura di De Chirico.
Il termine metafisica significa andare al di la della fisica, al di la della realtà
fisica. A livello linguistico formale la metafisica sembra segnare un passo
indietro rispetto alle avanguardie storiche. Inizialmente si fa fatica a definire
quest’arte come un avanguardia perchè richiama molte caratteristiche
antiche, in realtà sarà un avanguardia perchè collaborerà con il surrealismo e
lo ispirerà.

Giorgio De Chirico (1888-1978)


De Chirico è figlio di una famiglia Italiana, nasce alla fine dell’800 in Grecia. Il
legame con questo paese tornerà costantemente con rimandi a iconografie o
statue. Agli inizi del ‘900 il padre
muore e loro sono costretti a In questo periodo si forma anche in
cambiare paese. Questi filosofia, materia fondamentale per la sua
avvenimenti avranno per lui grande formazione e che si ritroverà anche
importanza, da un lato gli resterà il all’interno della sua produzione tedesca.
legame verso il territorio, dall’altro Il tema delle sue opere sarà
il forte legame con il fratello, prevalentemente l’esistenza, che secondo
Alberto Savino. lui non sarà possibile comprendere e
Tra il 1906 e il 1909 egli si conoscere fino in fondo (richiamo alla
trasferisce a Monaco e i due fratelli filosofia).
hanno modo di studiare
all’Accademia. In questo periodo di Accademia ha la possibilità di visitare
molti musei e conoscere la tradizione classica.

Giorgio de Chirico è l’iniziatore della metafisica. Per le sue opere parte


Nelle sue opere vi è l’intento d rappresentare la dalla rappresentazione di
profondità che sta dietro alla realtà. Le sue opere statue, paesaggi e nature
sembrano un passo indietro rispetto alle morte in chiave sovverta
sperimentazioni delle avanguardie dei primi anni però, diversa e innovativa.
del ‘900: cubismo e astrattismo. Le sue opere Tornerà anche il tema del
riprendono la prospettiva, la sensazione di realtà pellegrinaggio ispirato al
figurativa, un ritorno al classicismo e richiamo alla loro spostamento.
Grecia Antica.

Nella sua pittura metafisica fa riferimento


anche alle teorie del psicologo e filosofo
Weininger, sul significato profondo delle Questi tre riferimenti sono
cose, inconoscibile. Schopenauer aveva accompagnati dal riferimento pittorico
invece riflettuto sul fatto che l’uomo di Arnold Bocklin, celebre per i suoi
tenda alla conoscenza di una sostanza dipinti sovversivi. De Chirico ha modo
profonda delle cose che però non può di osservare dal vivo le sue opere, egli
raggiungere. L’arte, secondo lui, è solo è uno dei massimi esponenti della
un antidoto che consente all’uomo di tendenza simbolista. Quello che De
contemplare questa realtà e avvicinare Chirico riprende da lui è il tema del
mito, spesso da Arnold raffigurato, per
l’uomo ad essa in un modo effimero e
simbolizzare la realtà concreta.
temporaneo. Nietzsche, quello che ha un
influenza maggiore, farà constante
riferimento alla Grecia Antica e per lui questo
richiamo all’antico era un modo per distaccarsi dall’esistenza e ritornare al
teatro greco, dimensione non ancora corrotta dalle costruzioni culturali
Ulisse e Calipso di
Bocklin e Enigma
dell’oracolo di De
chirico. Opere in cui si
vede la somiglianza.
L’opera di Arnold ci parla
dell’incontro tra Ulisse e
Calipso. Calipso rimanda
ai sensi e alla sensualità
mentre Ulisse
rappresenta qualcosa di
lontano, guarda infatti
lontao come a qualcosa
di non raggiungibile.
Allude alla ricerca di qualcosa che va al di la delle apparenze.
Nell’Enigma dell’oracolo di De Chirico abbiamo una ripresa della figura dell’Ulisse, che anche in questo caso
guarda verso qualcosa di lontano, l’oracolo è rappresentato da una statua antica ed è interessante il fatto che
l’oracolo è seminascosto da una tenda. In quest’opera De Chirico con la metafora della tenda e dell’oracolo ci
vuole dire che la verità detta dall’oracolo viene in parte preclusa dalla tenda, non totalmente capibile. Già da
quest’opera troviamo molti riferimenti presenti nelle sue opere successive.

L’autore nel 1910 dopo aver lasciato Monaco si reca a Milano. Nel 1909 si
ritrova a Milano, dove in quell’anno esce il manifesto futurista. Milano non è
adatta ad una personalità come De Chirico e alla sua meditazione, non ha a
che fare con il clima di fermento di Milano e dei futuristi. Abbandona subito
Milano e va a Firenze, definisce questa città assonnata e che vive in una
dimensione sospesa (come lo spirito delle sue opere.

Enigma di un pomeriggio d’autunno, 1910, De Chirico.


Nella sua biografia affermerà che ha elaborato quest’opera
quando si ritroverà nella piazza di Santa Croce a Firenze. Gli
elementi interessanti dell’opera sono la statua acefala greca
(il fatto che non abbia la testa sembra essere simbolo di ciò
che non si può vedere) e la rappresentazione della vela
all’orizzonte nascosta però dalle case. De Chirico era
emotivamente legato a quest’opera.

Nel 1911 va a Parigi e trova i cubisti entrati nel cubismo analitico. Esporrà le
sue opere al Salone d’Autunno a Parigi nel 1912. Le sue opere desteranno
meraviglia e stupore, rimanderanno alla tradizione e al distacco. I critici
definiranno De Chirico un pittore primitivo che guardava alla pittura del 200 e
300, in effetti un pò era così, infatti nelle architetture
che realizza nelle opere vi è semplificazione formale
degli elementi architettonici che trovano riferimento
nella pittura del 200 e 300.

Meditazione autunnale, 1912, De Chirico. La sua pittura si tratta, come in


questo caso, di quadri che figurano cose reali, però posizionate in modo insolito,
raffigurate isolate. Il colore viene steso con campiture omogenee quasi piatte, è
un colore che a volte si distacca dalla realtà percepita creando effetti spiazzanti
(cielo ad esempio azzurro vivido, rosso all’interno dell’architettura), allo stesso
tempo c’è un disegno molto preciso e delineato, un disegno che da un lato
rimanda a un aspetto mentale e strutturato. Altro aspetto caratteristico è la
forte dimensione prospettica, prospettiva che sarà protagonista dei suoi quadri
Melanconia, 1912, De Chirico. Arianna addormentata, riferimento
all’antichità rappresentato in atteggiamento meditativo, paesaggio
isolato, riduzione della figura umana in questo caso con solo due figura
lontane, estrema semplificazione formale delle architetture e disegno
prospettico

Negli anni 1912-15 si trova a Torino, altra città fulcro


per l’arte, oltre Milano e Ferrara. Questa città sarà
significativa per lui perchè la Nietzsche aveva
manifestato i primi sensi di follia, sarà per lui una
città fortemente evocativa. Parlerà di questa città
come posto dove tutto è apparizione, dove tutto può
succedere.

La torre rossa, 1913, De Chirico. In questo dipinto si vede una


statua equestre, un’architettura isolata e enigmatica, ombre
incombenti che occupano quasi tutto il primo piano.

Se da un lato i soggetti più rappresentati sono


i paesaggi (piazze isolate e malinconiche)
dall’altro c’è anche la natura morta (altro
genere tradizionale della pittura) che lui però stravolge secondo le sue regole
rappresentative.

Incertezza del poeta, 1913, De Chirico. Ritrae dei soggetti tra loro
distanti, non ritrae i classici cesti di frutta ma qui troviamo la natura morta
con un busto di statua acefala. La statua rimanda a qualcosa di duraturo
nel tempo, poi raffigura le banane, qualcosa di commestibile ma anche
deperibile, che muore velocemente (infatti le rappresenta in stato
avanzato). Perciò c’è la contrapposizione tra ciò che dura e ciò che muore.
Le sue nature morte sembrano quasi dei rebus in cui sono presenti
elementi che noi dobbiamo scoprire e interpretare.

Canto d’amore, 1913, De Chirico. In una piazza urbana che sembra un


palcoscenico, qualcosa di costruito, egli rappresenta in primo piano una
palla da gioco verde e sulla parete dalla minima architettura pone il calco
della testa dell’Apollo del Belvedere ed un guanto da chirurgo. Il critico
Apollinaire parlerà di questo quadro come un quadro che genera un
impressione terribile, destabilizzante, molto lontana dalle
rappresentazioni tradizionali.
Da queste sue opere si comprende come i Surrealisti abbiano voluto ispirarsi
a lui. Ciò che spiazza delle sue opere sta nel fatto che le cose e gli oggetti
rappresentati siano facilmente conosciuti ma accostati in modo così strano
che risultano inquietanti e non comprensibili.

Si trasferisce a Ferrara nel corso della prima guerra mondiale, dove nel
periodo di guerra lavora nel servizio militare in un ospedale. Qui realizza
opere irreali, con ombre di orientamenti diversi, con uno strano connubio tra
realtà e antichità, si trovano statue affiancate da oggetti contemporanei
come ciminiere, scatole. Sono opere molto complesse, collegate da nessi
enigmatici.

Ettore e Andromaca del 1917,


De Chirico. Torna la figura del
manichino, figura umana che
diventa un’oggetto inanime

Le muse inquietanti,
1917-1919, de Chirico. Nell’opera
troviamo statue come quella in
primo piano, per metà statua e
per metà manichino. Un colore
sempre più presente è il giallo
ombrato e il cielo verde acido.

A Ferrara entra in contatto con Carrà, egli stesso


originariamente appartenente al movimento futurista,
poi aderirà alla pittura metafisica e sarà legato al tema
del manichino.

Idolo ermafrodito del 1917, Carrà. Richiama alle caratteristiche di De


Chirico nella figura del manichino, nelle dimensioni irreali che
destabilizzano l’osservatore, nella prospettiva, nel disegno definito e
nella stesura piatta del colore. Idolo ermafrodito poichè è a metà tra
genere femminile e maschile.

La musa metafisica, 1918 Carrà.


Nuovamente il tema dell’apparizione,
immagini slegate che sembrano apparire
come in una dimensione di sogno

L’ovale della apparizioni 1918, Carrà.


Dimensione teatrale di irrealtà
Anche altri artisti che lui frequenta fanno parte del
periodo metafisico, alcuni di questi sono: De Pisis,
Morandi e Sironi.

Natura morta isterica del 1919, De


Pisis. Rivisitazione della natura morta,
presa dall’isteria, malattia che prevede
l’instabilità emotiva. Egli rappresenta
questa instabilità con la discordanza e la
irregolarità degli oggetti

Natura morta metafisica del 1918,


Morandi. Egli proveniva da esperienze
futuriste e converge in questa
esperienza metafisica. In questa
natura morta allude al mistero, usa
oggetti misteriosi accostati senza
nesso logico.

La lampada, 1917, Sironi. Tema del manichino come rappresentazione umana


senza anima. Gioco di ombre e oggetti prospettici geometrici

Ritorno all’ordine
Tra il primo conflitto e gli anni 20 del ‘900 c’è
una corrente che vuole guardare all’indietro,
non è proiettata come le altre avanguardie La guerra aveva scardinato la
al progresso ma vuole un ritorno all’ordine. fede nel progresso e aveva
fatto crollare le certezze del
Infatti è una tendenza che si sviluppa in
futuro. In arte ciò si manifesta
italia e in europa in anni in cui la
con il recupero e l’esigenza del
sovversione linguistica e concettuale delle
passato, recupero di una pittura
avanguardie sembra spazzata via dalla passata.
guerra.

Tipiche di questo periodo sono le opere di Carrà (che


tra il 1915 e il 1919 scrive due saggi su Giotto e su
Paolo Uccello, rivisita la loro pittura passata e la loro
prospettiva) che si muovono verso il recupero del
passato grazie anche alla semplificazione delle figure
(gusto del ‘300).

Le figlie di Lot, 1919, Carrà. Palazzo dietro


richiama la città ideale di Paolo Uccello. La
pittura metafisica si vede, permane lo spazio
teatrale e la dimensione sospesa in cui
vengono calate le figure.

Pino in riva al mare del 1921 di Carrà. Estrema semplificazione,


isolamento delle figure nei paesaggi
Ritratto di Silvana Cenni, 1922, Felice Casorati. Rappresenta
una donna reale rappresentata con assonanze alla madonna di
Piero della Francesca. Restituzione frontale, dimensione di
enigma, ritratto riflessivo e pensieroso

Ritratto di Olga in poltrona, 1917, Pablo Picasso.


Ripensamento pittorico dell’artista

Surrealismo
De Chirico viene considerato come uno dei
padri fondatori, egli non aderirà mai al Il surrealismo come il dadaismo
Surrealismo ma i surrealisti lo considerano vuole essere un movimento di
un punto di riferimento. Il liberazione dell’immaginazione,
surrealismo porta avanti le si tratta del principale
idee del dadaismo. movimento di avanguardia degli
Il manifesto viene scritto da anni venti che si può considerare
Breton nel 1924 a Parigi. Egli anche l’ultimo movimento di
come Marinetti era un poeta e avanguardia del primo ‘900.
non un’artista, attorno a lui si
raduneranno molti artisti
influenzati dalle arti visive.

Due riferimenti principali per il surrealismo


<< automatismo psichico puro
sono anche le teorie dell’inconscio di Freud e le
col quale ci si propone
teorie marxiste di Marx. d’esprimere, sia verbalmente
Per quanto riguarda il concetto dell’inconscio se che per iscritto sia in qualsiasi
ne appropriano per la caratteristica altro modo, il funzionamento
dell’automatismo, un automatismo con cui si reale del pensiero>> André
espone qualcosa senza freni razionali. Breton

I surrealisti parlano di surrealtà, cioè qualcosa


che va oltre al reale. Oltre al tema del sogno e dell’enigma un’altra parola
chiave del surrealismo è il caso (come per i dadaisti), una dimensione che
non può essere governata da noi razionalmente. Il caso per i surrealisti è
qualcosa che scardina le logiche comuni e ci permette di rilevare dei dati che
altrimenti non potrebbero essere presi in considerazione dalla logica,
accostamenti casuali che possono rilevare cose che hanno a che fare con il
nostro inconscio (sogno).

Altro elemento presente nelle opere surrealiste è l’analogia, il rapporto che si


crea tra elementi incongrui, come ciò che avviene nei sogni, un incontro
causale tra oggetti.
Max Ernst (1891-1976)
Ernst negli anni 10 è a Parigi dove si legherà ai
surrealisti, prima era un dadaista. Si vede nelle sue
opere la sperimentazione tecnica del collage. Questa
tecnica sarà amata dai surrealisti poichè ibrida, fa
appartenere le immagini sia alla realtà ma anche al
sogno, ciò dato l’accostamento di cose fisicamente
reali con cose irreali.

Sogni e allucinazioni, del 1926, Ernst. In questo caso egli utilizza la


tecnica del collage ed il titolo fa capire le tematiche del quadro, e del
surrealismo stesso.

Enrst è inoltre l’inventore del frottage,


tecnica nata dal caso. La tecnica del
frottage è un procedimento artistico che
consiste nello sfregare con una matita su
un foglio, appoggiato su una superficie
ruvida, cosi da ottenere immagini casuali,
inedite e uniche. Sotto i fogli metteva
sacchi, legni e altri materiali.

La città intera del 1934, Ernst. Tecnica del frottage con


veduta urbana

Renè Magritte (1898-1967)


Tra gli artisti surrealisti ci sono sia artisti astratti che figurativi. Per quanto
riguarda Magritte sono evidenti i rimandi metafisici di
De Chirico, un rigore formale e un disegno che
struttura l’immagine. In alcune opere fa emergere la
volontà di riflessione, una riflessione sulla
dimensione esistenziale dell’umanità, in un certo
modo vuole dirci che noi pensiamo di vedere la realtà
ma questa non è altro che una rappresentazione
mentale di ciò che ci circonda. Vuole mettere in
dubbio la concezione pittorica tradizionale, la pittura
è rappresentazione della realtà e non la realtà. La
pittura è un linguaggio.

La condizione umana del 1933, Magritte

Ce ci n’est pas une pipe, 1933 di Magritte. Questa non è una pipa
vuole dirci, ci vuole dire come il linguaggio sia convenzione, che non c’è
corrispondenza tra immagine, parole e realtà. La pipa rappresentata
non è l’oggetto stesso non si può dire che quella è una pipa si deve dire
che è la rappresentazione grafica di una pipa.
Dalì (1904-1989)
Altro artista che fa riferimento a De Chirico, rimanda all’idea del metafisico,
struttura a palcoscenico, rappresentazione di un paesaggio teatrale. Predilige
temi come l’onirico, la suggestione e volontà di stupire. In Dalì c’è la volontà
di stupire in contrasto con quella di Magritte. In Dalì c’è la volontà di creare
immagini stupefacenti. Le immagini che
crea sono suggestive e relativamente
percettive temporalmente. Cose non lineari
ma che si possono contrarre in base alla
percezione personale.

Persistenza della memoria del 1931, Dalì. Tema dell’apparire


di presenze che sembrano emergere da un sogno. Tema della
memorie e dell’esistenza. Opera suggestiva vedendo l’orologio
che si scioglie che lui paragonerà al formaggio camembert

Joan Mirò (1893-1983)


Come abbiamo visto all’interno del Surrealismo convivono pittori con
produzioni molto diversi, c’è la sperimentazione tecnica di Ernst, la pittura
figurativa e concettuale di Magritte, pittura figurativa e spettacolare di Dalì
che sembra rappresentare dimensioni oniriche e la pittura di Mirò, una pittura
vicina alle forme dell’astrazione. Le sue opere
presentano assonanze con la pittura grafica di
Klee.

Eremitaggio, 1924, Mirò.

Con lui entra il tema chiave della scrittura


automatica, un processo in cui la mano non
viene controllata lucidamente, la mano
disegna e colora senza essere governata a
priori dal pensiero. Realizza nelle sue opere dei segni minimi che sembrano
archetipi figurativi, sembrano elementi astratti o che possiamo associare a
delle forme pure. Questi segni sembrano
rimandare a una dimensione infantile, il segno
e il tratto diventa qualcosa di magico e onirico.

La stella del mattino del 1940, Mirò. Rappresentazione di


costellazioni costituite da filamenti che collegano figura archetipe.
Scrittura automatica non governata dalla logica
Sulla sperimentazione avviata da Duchamp sull’oggetto e sul nuovo concetto
di scultura e arte, anche i surrealisti si
muovono.

Telefono aragosta, 1936, Dalì. Oggetto carico di


ironia.

Colazione in pelliccia, 1936, Oppenheim.


Accostamenti tra oggetti fortemente distanti. Punto
di partenza di quest’opera è una tazzina e un
piattino rivestito e trasfigurato applicando una manto
di pelliccia

ESPRESSIONISMO ASTRATTO E INFORMALE


Nel secondo dopoguerra tra l’europa e l’america si sviluppano due tendenze
artistiche di grande rilevanza:
l’espressionismo astratto e l’espressionismo L’espressionismo astratto si
informale. I termini espressionismo e svilupperà prevalentemente negli
informale sono spesso sinonimi infatti spesso Stati Uniti nel secondo
si nominano: informale americano e informale dopoguerra,
europeo. Per generare una distinzione più contemporaneamente in Europa
efficace alla comprensione dei temi essi sono si svilupperà invece
divisi invece in espressionismo astratte e l’espressionismo informale.
informale.

Durante la seconda Guerra Mondiale essa stessa


genera una diaspora negli artisti Europei la quale
emigrano verso l’America, precisamente a New York,
che diventa così il nuovo centro artistico di ispirazione
(da Parigi a NY). Alcuni degli artisti che emigrano e
che si vedono nella foto sono: Breton, Duchamp,
Ernst, Mondrian.

Espressionismo astratto
Per lo sviluppo di questa tendenza del dopoguerra in
America è giusto considerare una figura che si
rivelerà determinante: Peggy Guggenheim. Essa è
una mecenate e collezionista di origine ebrea, nipote
del famoso fondatore del museo Guggenheim. A quei
tempi lei sarà la direttrice della famosa galleria Art
of this Century, in questa galleria esporrà opere di
sua proprietà e diventerà poi l’ambiente espositivo
più importante del tempo divenendo poi esso
stesso un opera d’arte dell’architetto Friendrc
Chiesler. Questa galleria sarà un determinante
contributo dell’espressionismo astratto americano,
poichè gli artisti trovavano in questa galleria un
importante canale di influenza e distribuzione.

First Papers of Surrealism, New York, 1942, galleria Art of this


Century. Il surrealismo si diffonde e in questa galleria terrà una delle
esposizione dei surrealisti più importanti. In questo caso vengono
esposte opere d’arte surrealiste e astratte. Duchamp in questo caso
non è solo un artista coinvolto ma anche il vero allestitore della
mostra, un curatore. Interessante come l’allestimento non ha solo
una finalità funzionale ma è un vero e proprio progetto artistico in
quanto lo spazio viene interamente attraversato da un filo lungo 16
miglia che dà l’effetto di una ragnatela. Gli spettatori per muoversi
dovevano spostare i fili e compiere un esperienza di fruizione attiva.

Sia l’arte astratta che surrealista avranno


una grande influenza sull’emergente
espressionismo astratto. Due autori di
riferimento per i pittori americani saranno
Mirò e Masson (un artista francese
surrealista). Entrambi hanno una scrittura
automatica e libera, un processo in cui la
mano non viene controllata lucidamente
dalla mente.

Notturno,1940, Mirò. Andromeda, 1943, Masson

Dalla fine degli anni 40 e inizi anni 50 molti artisti americani si ispirano al
surrealismo e nasce così la corrente (principalmente pittorica)
dell’espressionismo astratto. Gli artisti che ne fanno parte hanno una pittura
molto diversa tra loro, infatti spesso il termine espressionismo astratto viene
sostituito con ‘scuola di New York’, poichè così in questo modo non indica un
gruppo unitario ma una città che è stata scenario di nuove tendenze. Alcuni
dei principali protagonisti sono: Pollock, Kooning e Kline. Essi stessi saranno
anche i maggiori esponenti dell’action painting.

Gorky (1904-1948)
Egli è un pittore armeno che emigra negli anni 20 a New York. Nella sua
pittura si avverte il riferimento alla scrittura automatica e anche i riferimenti
all’arte astratta, specialmente Kandinsky per l’articolazione tra linee e segni
che rimanda alle sue opere intese come campi di forza tra elementi lineari e
macchie di colori. In quegli anni tra l’altro Kandinsky era presente sia nella
galleria di Guggenheim ma anche Cascata, 1943, Gorky. Una
delle sue tele espressioniste
al MOMA. astratte è questo quadro,
caratterizzato da una fragile
costruzione spaziale che
rimanda alle costellazioni
filamentose di Mirò e quindi
al processo della scrittura
automatica.

Agonia, 1947, Gorky.


Scrittura automatica
surrealista, sembra una tela
abbozzata e non bene definita.
Forti le influenze dell’opera di
Picasso, Guernica del 1937,
oggi conservata a Madrid.

Guernica, 1937, Picasso. Tela di grande dimensioni


in cui Picasso esprime la drammaticità e l’agonia
della guerra, commissionata nel 1937 per il
padiglione della Spagna. In Spagna a quei tempi era
scoppiata da poco la guerra civile, in quest’opera
infatti si vede uno spazio serrato e uno sviluppo
orizzontale in cui sono raffigurate figure
drammatiche. Verrà esposta nel 1938 al MOMA, ed
infatti influenzerà gli artisti americani.

Jackson Pollock (1812-1956)


Picasso avrà influenza anche su Pollock, pittore americano considerato tra
uno dei più rilevanti artisti contemporanei americani. Considerato con Gorky
e Kluni anche l’iniziatore dell’action
painting. Action painting (termine
I riferimenti principali di Pollock sono:
coniato da Rosenberg nel 1952) è la
Picasso e la psicanalisi di Freud e Jong,
pittura d’azione, quella pittura che si
specialmente la psicanalisi basata
applica alla scuola di New York e che sull’inconscio e sulle esperienze represse.
caratterizza tutto il dopoguerra. Particolare è la concezione di inconscio di
L’action painting pone l’attenzione Jung. Per Jung l’inconscio è un serbatoio
sull’atto creativo come gesto concreto di memorie stratificate comune per tutti,
in cui proiettare se stessi. Il risultato è non più qualcosa di soggettivo come
una pittura caratterizzata da violenza diceva Freud ma collettivo, perciò l’opera
gestuale e cromatica d’arte per lui porta alla luce immagini che
che si oppone alle si sono perse a causa di una progressiva
regole della società acculturazione.
del benessere
ponendo il
comportamento non regolare dell’artista.

La donna luna, 1943, Pollock. Assonanza con il Picasso degli anni 30. Figura
femminile rappresentata con un volto scomposto come a rappresentare la criticità del
periodo. Quest’opera si trova al Guggenheim di Venezia.
Night Mist, 1945, Pollock e Alchemy,
1947, Pollock. La composizione diventa
più astratta e fitta, c’è la scomparsa
del soggetto e c’è un astrazione che
sarà sempre più presente. Opere
pienamente espressioniste, astratte
dell’action painting

Per comprendere l’arte di Pollock bisogna tener conto della fotografia di


Namuth, fotografo del tempo che ritrae
Pollock in azione. Namuth ha la «Il pavimento [dello studio] era interamente ricoperto
da una tela ancora umida di pittura sgocciolata. [...] Il
possibilità nel 1950 di fotografarlo a silenzio era totale. [...] Pollock fissava il quadro.
lavoro. Pollock gli da questa possibilità Improvvisamente raccolse la latta di colore e il pennello
e cominciò a girare intorno alla tela. Era come se si
di ritrarlo mentre sperimenta questa fosse reso conto che il dipinto non era finito. I suoi
movimenti, lenti all'inizio, divennero gradualmente
speciale tecnica pittorica che si sempre più veloci e simili a una danza mentre spruzzava
nominerà dripping, che vuol dire con forza la tela di pittura nera, bianca e color ruggine.
Si dimenticò completamente della presenza di Lee e
sgocciolamento e fa riferimento alla della mia; sembrava che non sentisse nemmeno gli
tecnica stessa. La tecnica consiste nel scatti della macchina fotografica. [...] Fotografai per
circa mezz'ora finché non terminò di dipingere. Pollock
far cadere il colore sulla tela dall’alto, non si era fermato un istante. Per quanto tempo è
possibile sostenere un simile sforzo? Alla fine disse: ‘E
come una sorta di danza rituale intorno questo è tutto’. Più tardi Lee mi confidò che sino ad
alla tela che per la prima volta non è allora lei era stata l'unica persona che l'aveva visto
dipingere». Namuth
fissata su un cavalletto ma è a terra
consentendo all’artista di imprimere
maggior forza su di essa. La differenza dalla
scrittura automatica al dripping sta nel fatto che per Pollock solo il primo
gesto è casuale, gli altri sono frutto di attenzione e coNsapevolezza, non c’è
automatismo.

Ispirazione per Pollock è l’arte


«La mia pittura non nasce sul cavalletto. Non
degli sciamani d’america, gli tendo praticamente mai la tela prima di dipingerla.
Indiani d’america che realizzavano Preferisco fissarla non tesa sul muro o per terra...
pitture sulla sabbia con dei Sul pavimento mi sento più a mio agio. Mi sento
più vicino, più parte del quadro, perché, in questo
bastoncini. Il dripping sembra modo, posso camminarci intorno, lavorare sui
richiamare quest’arte primitiva quattro lati, ed essere letteralmente nel quadro. E’
degli indiani d’america, in mostra un metodo simile a quello degli indiani dell’Ovest
che lavorano sulla sabbia». Pollock
a New York in quegli anni.

Pali blu, 1953, Pollock. Si vanno a perdere


con l’astrazione di Pollock la concezione di
verso e orientamento che sia verticale o
orizzontale, non c’è più limite di margini.
Kline (1910-1962)
Un altro protagonista della scuola di
Anche nel suo caso, sembra che le sue
New York è Franz Kline che approda
opere siano affidate al caso ma in realtà
all’astrazione all’inizio degli anni 50 e
l’artista studia i rapporti cromatici e i
sarà un protagonista dell’action contorni dei segni. Per realizzare i segni
painting. Ci saranno molte differenze non fa più sgocciolare il colore ma usa
tra le opere di Kline e quelle di grandi pennelli per poi definire il tutto
Pollock come ad esempio la riduzione con pennelli più piccoli (dimostra il lavoro
della tavolozza cromatica (infatti e l’esigenza del lavoro). Le influenze
nelle sue opere nella sua pittura sono il calligrafismo
sono presenti orientale (tratti neri che ricordano i tratti
solo due colori, elementari della calligrafia orientale)
solo bianco e
nero), non è
usato tutto lo spazio della tela, non c’è dripping, la
pittura è campita sulla tela in modo chiaro e con solchi
neri che si scagliano su un fondo neutro.

New York, 1953, Kline. Solchi neri su tela bianca. L’opera riprende il titolo
nelle lunghe strade nere americane, rappresenta l’architettura urbana della
città ,seppur trasfigurata.

Kooning (1904-1997)
Registro diverso da Kline e Pollock. Lui è Kooning a differenza degli
olandese ma anche lui negli anni 20 si altri artisti sembra lavorare
trasferisce a NY, è sempre visto con sospetto nella figurazione ma lo fa
nell’ambiente dell’action painting perchè la sua stravolgendo le immagini, si
pittura riporta a differenza degli altri la fa fatica per lui ad usare il
figurazione del soggetto, specificamente della termine ‘astratto’ ma c’è
donna. Interessante è anche notare come egli sicuramente un processo di
stende il colore, i colori nelle sue tele vengono travolgimento della figura
mescolati direttamente sulla tela in modo che rende perciò la sua
volutamente rozzo. Anche i colori stessi sono figurazione quasi astratta.
colori acidi con tinte tra loro
dissonanti, spesso i tratti
cromatici sembrano cancellati.
Sembra ci si trovi di fronte a uno
schizzo, a un abbozzo e non ad un
opera finita.

Women 1, 1952, Kooning Women 2, 1953,


Kooning.
Serie dedicata alle figure femminili, rappresentate in
maniera frontale e in maniera arcaica. In maniera
irruenta sembrano prendere e occupare l’intero
spazio della tela.
Francis Bacon (1909-1992)
Artista irlandese che gravita nell’espressionismo
astratto poichè anche lui trasfigura il soggetto e la
figura. La trasfigurazione perciò in quegli anni si
diffonde in Europa e America

Study after Velázquez's Portrait of Pope Innocent X, 1953,


Bacon

Mark Rothko (1903-1970)


Tra gli anni 40 e gli anni 50 abbandona la figurazione per concentrarsi su una
pittura maggiormente astratta, e realizzerà una pittura che si sviluppa a
strati, perciò egli stende il colore creando diversi
effetti percettivi. Lo spessore sulla tela varia da zona
a zona, applica più stesure di colore sovrapposte, le
superfici sono libere e danno l’impressione che gli
elementi avanzino o arretrino in base al nostro
sguardo. Lavoro fortemente contemplativo basato
sull’emozione e i sentimenti, infatti egli ha interesse a
esprimere le emozioni umane fondamentali: tragedia,
estasi e destino.

Multiform, 1948, Rothko. Pittura astratta che allude a una dimensione


ulteriore (riferimento a Kandinsky), sembra una dimensione non terrena e
non materiale, questa sensazione è data dalla luminosità mirata sulle tele.

Barnett Newman (1905-1970)


Pittore ebreo che lavorerà negli Stati Uniti. Egli si esprime con un linguaggio
meditativo e contemplativo.
L’informalità e la gestualità dell’action painting di Kline, Pollock e Kooking
viene nel caso di Newman totalmente annullata a favore di un estremo
controllo che l’artista pone nella realizzazione del lavoro. Viene eliminato ogni
riferimento figurativo, è pura astrazione. L’oggetto tipico della sua pittura è la
rappresentazione di spazio attraverso il colore, la sua pittura è spesso
monocromatica (cioè di un unico colore) interrotto solo in alcuni casi da linee
di colore. Il titolo nelle sue
opere è importante perchè da
un riferimento cognitivo.

Vir heroicus sublimis, 1950-1951, Newman.


Opera gigante che mira a qualcosa di gigante
come lo spirito, vuole immergere lo spettatore
nel quadro. Il titolo esprime ciò che vuole
rappresentare ma lo rappresenta così poichè
non ritiene che sia conoscibile dall’uomo
Arte Informale
Si sviluppa in Europa dopo la seconda guerra mondiale e considera l’arte
come una realtà a se diversa dall’esperienza quotidiana. In senso ampio può
essere considerata una delle manifestazioni dell’astrattismo non geometrico
che eleva la materia e il gesto. Importante è vedere come l’informale nasca
durante la guerra e poi negli anni successivi avrà la massima espansione.
Nasce in mezzo allo scompiglio. Si parla spesso per ‘Informale’ come di ‘arte
altra’, in quanto l’informale si dice crei una frattura rispetto all’arte
precedente in particolare con il ritorno all’ordine.

L’informale perciò si sviluppa su tre tendenze riconoscibili: da un lato un


informale gestuale (vicino all’action painting), poi uno che valorizza la
materia (l’informale detto europeo che valorizza la pittura a olio, usata come
una pittura densa, e la affianca a elementi di scarto extra artistici. Questi
materiali extra artistici vengono utilizzati per via dei loro valori tattili e
cromatici senza un fine provocatorio come era invece per il collage) poi la
terza linea si sviluppa sul segno (perciò un informale che valorizza il segno
sulla tela).

Informale materico e i massimi esponenti:


Lavorano dia primi anni 40 due artisti importanti, Fautrier e Dubuffet.
Jean Fautrier (1898-1964)
Realizza una serie intitolata ‘ostaggi’ cioè figure che
rimandano alla memoria della guerra e alle vittime
dell’olocausto. Pittura suggestionata dagli orrori della
guerra, queste opere le rappresenta con tratti densi e
pastosi creando vere incrostazioni sulla tela.

Testa d’ostaggio, 1944, Fautrier. Quadro che sembra alludere a figure di


occhi e umani difficilmente comprensibili

Jean Dubuffet (1901-1985)


Si approccia alla pittura appena a 40 anni e anche lui
usa la materia come materia spessa. Egli dichiarerà spesso la passione per
l’arte brutta (termine coniato da lui stesso per indicare tutte le produzioni
realizzate da non professionisti, malati di mente, alienati,
bambini) poichè la considera un arte pura non condizionata
dal sociale. Rimanda a un arte sgradevole e infantile e
anche qui la materia domina la
composizione.

Superviellle, 1945, Dubuffet.

Paesaggio Biondo, 1952. Raffigura un


paesaggio del deserto del Sahara. Viaggio in
cui si avvicina alle espressioni artistiche di un
popolo primitivo
Antoni Tapies (1923-2012)
Artista spagnolo di cui a Barcellona c’è un museo.
Egli introduce anche materiali extra artistici, come
legni carte stoffe e lamiere.

Grande pittura, 1958, Tapies

Informale del segno e i suoi esponenti:


Hans Hartung (1904-1989)
Artista di origini tedesche che a metà degli anni 30 si traferisce in Francia. In
lui si vede l’importanza e del segno che emerge
nella tela come grandi solchi di colori che si fanno
più spessi e più sottili (rimando alla calligrafia
orientale).

Composizione, 1950, Hartung

Anche in italia l’informale avrà il suo sviluppo, anche se più tardi, negli anni
50. Gli esiti a cui approdano gli italiani
hanno gran valore, da un lato si sviluppano
nell’ambito della scuola romana dall’altro si
sviluppa anche in chiave scultorea in cui
però è presente sempre una forte
componente pittorica.

Per fonte colore, 1954, Afro.

Taglio rosso, 1962, Leoncillo. Bronzo e ceramica polimicra (cioè di doppio colore)
poichè si vede del rosso che sembra voler alludere a delle ferite e lacerazioni. La
materia risente del clima esistenziale del conflitto

Informale gestuale:
Emilio Vedova (1919-2006)
Maggior rappresentante della pittura informale
gestuale in Italia, per lui vale il gesto, fase che
sviluppa negli anni 50 e che porterà avanti negli
anni. I quadri di Vedova sembrano registrare la furia
creatrice gestuale dell’artista espressa attraverso il
colore e il tratto, sembrano grovigli di colore

Composizione, 1950, Vedova


Alfredo Burri (1915-1995)
Uno dei maggiori esponenti dell’informale materico in italia e che avrà
rilevanza nelle ricerche posteriori. Parteciperà alla guerra come militare e
verrà deportato in Texas dove inizierà a dipingere. Scoperta la passione per
la pittura abbandona gli studi di medicina e si dedica alla pittura. Alla fine
degli anni 40 realizza le prime opere astratte e a partire dagli anni 50
sviluppa opere di forte matrice materica con anche materiali extra artistici
come pietre, muffe e catrami. L’informale materico non ha la volontà di
sperimentare la materia ma prendono il materiale perchè risponde alle sue
esigenze compositive, egli usa il materiale come strumento e non come
scoperta o sviluppo.

Dai primi anni cinquanta sviluppa la sua serie dei sacchi,


dove utilizza per la pittura dei sacchi di Juta dove
all’interno mescola impasti cromatici.

Sacco P3, 1953, Burri

Dopo quella dei sacchi avvierà la serie delle combustioni,


che avvengono prima sul legno e poi sulla plastica, anche
qui la materia si caratterizza come principale carattere delle sue opere. Oltre
alla componente materica è importante
anche quella cromatica che spesso
appartiene al
materiale che
utilizza.

Legno Sp, 1958, Burri

Grande rosso, 1964, Burri. Il rosso ha un valore cromatico, e la


sua trasformazione in nero post bruciature assume un grande
valore

La terza serie è quella dei cretti, zolle di terra viste dall’alto


che si lacerano, le crea con resina, vinavil, pigmenti. Questi
cretti prendono vita anche sul terreno reale.

Cretto G1, 1975, Burri


Grande Cretto Gibellina, 1985, Burri. Sarà l’unica sua
opera ambientale, l’artista in questo caso sceglie di
rievocare la memoria del centro storico raso al suolo dalla
fine degli anni 60 da un terremoto grazie a questa
texture cretta. Il nuovo centro urbano viene ricreato in
un altra posizione e il sindaco decide poi di affidare a lui il
compito di riqualificare e rievocare il territorio in forma
artistica. Lo fa su 12 ettari di terra, ricopre di cemento le
macerie del vecchio centro e le fenditure tra i blocchi
corrispondono alle vecchie vie del paese. Le sue zolle
sembrano proprio della terra frammentata.

Alla fine degli anni 70 viene creata per sua volontà una fondazione a Perugia,
dove è nato, che espone le sue opere. La sua collezione ad oggi comprende
all’incirca 130 opere fatte da lui dal 1940 all’89. Le opere sono nel palazzo
Albizzini e in un Essicatoio (struttura architettonica industriale dove ci sono
quelle di più grandi dimensioni)

NEW DADA E POP ART Il New Dada si sviluppa tra


Due tendenze artistiche del secondo novecento, la seconda metà degli anni
definite come nuove poetiche dell’oggetto. 50 e la Pop Art poi diventerà
il prolungamento del New
Acquisterà sempre più importanza l’oggetto, che
Dada. La Pop Art nasce
sia artistico o appartenente alla realtà quotidiana.
anche in Europa non solo in
America.
New Dada
Il New Dada si sviluppa a New York, città ormai
diventata fulcro artistico del tempo. È un Robert Rauschenberg,
avanguardia, appartenente alle seconde Jasper Johns, Jim Dine sono i
avanguardie del ‘900, che ha alla base un nuovo maggiori esponenti
interesse per l’oggetto. In particolare per
l’oggetto quotidiano, la cultura del rifiuto accoglie l’oggetto comune come
oggetto artistico.

Movimento artistico d'avanguardia che si afferma attorno alla fine degli anni Cinquanta [...]. Il New
Dada aveva alla base un nuovo interesse per l'oggetto, e in particolare per l'oggetto quotidiano che
la cosiddetta junk culture o cultura del rifiuto riproponeva con un'operazione di détournement
(termine con cui si identifica il metodo che modifica il modo di vedere gli oggetti, prelevati dalla
realtà quotidiana. Un ribaltamento che ci popone un nuovo punto di vista dell’oggetto.) inseribile
nella linea culturale del Dadaismo. [...] Con gli anni Sessanta la prima fase di ricerche del
movimento può considerarsi conclusa, e l'area del New Dada si amplifica attraverso nuovi contatti e
nuove esperienze, che vengono poi a coincidere con
quelle della Pop Art.
Per certi versi il New Dada è una
È importante la lezione di Duchamp, la tendenza che prende le distanza
sua ricerca ha avuto forti influenze su dall’espressionismo astratto (anche se
questa tendenza. Egli ha creato oggetti vedremo che ci saranno dei punti in
artistici prelevandoli dalla realtà comune. comuni), ci sarà comunque una
Gli artisti statiunitensi conoscevano bene continuità ideologica ma c’è la volontà
le opere di Duchamp (poiché in quegli di contrapporsi, se nell’action painting si
anni egli si trovava a New York, perciò valorizzava la libertà dell’artista al
contrario nel new dada c’è la
influenzava le tendenze sviluppatasi).
riappropriazione dell’ambiente in cui si
vive.
Robert Rauschenberg (1925-2008)
Prima di realizzare opere appartenenti alla tendenza New Dada egli realizza
opere diverse. Nei primi anni 50 realizza opere monocrome, di un unica
tonalità e le chiama con il colore di riferimento della tela.

In queste opere c’è una forte


Black painting, Unitled, componente materica, ossia per
1951 realizzare le tele impiega carte di giornale
stropicciate che poi ricopre con densi
strati di colore. Sarà una costante nella
sua pittura in quanto egli concepisce le
opere come tele sulle quali vengono
impressi segni della realtà esterna.

Tra il 1953 e il 1954 egli viaggia in italia dove ha modo di conoscere Burri,
massimo esponente dell’informale italiano. I due si conoscono e si
influenzano reciprocamente. Le opere di
questi anni di Rauschenberg
diventeranno i suoi marchi di fabbrica, in
queste inserirà elementi extra artistici
combinati con la pittura, tutto senza
gerarchie e importanze. Nominerà
queste opere come la collezione dei
Combine Painting.

Combine Painting di Robert Rauschenberg del 1953-54

Sacco P3, 1953, Burri

In comune hanno la composizione materica, determinante per Burri ma


anche per Robert, infatti sono presenti inserti e carte inseriti nella tela.
Importante è anche la pittura in se, c’è una forte compenetrazione tra la
materia e la pittura, la pittura non scompare ma resta presente, nell’opera
di Burri con la chiazza rossa mentre nella tela di Robert con i colori sparsi.

«li chiamo combine-paintings, vale a dire opere combinate, combinazioni. Voglio così evitare le
categorie»
«I pittori che mi hanno influenzato non fanno paesaggio. Leonardo da Vinci, per esempio. La sua
pittura era la vita. Una delle opere essenziali che ha lasciato in me una traccia, è l’Annunciazione di
Firenze. In questa tela, l’albero, la roccia, la Vergine, hanno tutti la stessa importanza, nello stesso
tempo. Non c’è gerarchia. E’ questo ciò che mi interessa. E’ stato dall’Annunciazione di Leonardo da
Vinci che è partito lo choc che ha provocato in me la voglia di dipingere alla maniera attuale».
Robert Rauschenberg
Bed, 1955, Rauschenberg. Una delle opere più celebri dell’artista. In essa incastra
molti materiali. Un letto singolo con cuscini, lenzuolo e coperta incorniciato alla
parete, appeso verticalmente, sporcato con colore puro e segni simili all’action
painting. Le influenze di questa tela sono Pollock per l’action painting e il Dada per
il prelievo dell’oggetto quotidiano e la compenetrazione tra la realtà e l’arte.
Quest’opera sfugge alle categorie predefinite di arte, non appartiene ne alla pittura
ne alla scultura, questa è un ‘opera che ha una sua tridimensionalità, ha uno
spessore materico, ha un aspetto tattile, ha la pittura. Per queste opere usiamo la
parola di Assemblaggio poiché si tratta di oggetti posti su fondi pittorici.

In questi anni ci sarà un importante mostra a New York nel 1961, The art of
Assemblage. Mostra in cui vennero esposte al MOMA opere di
Rauschenberg, Jones e Duchamp.
«sono opere per la maggior parte assemblate piuttosto che dipinte,
disegnate, modellate o scolpite interamente o in parte, gli elementi che le
costituiscono sono eseguiti con materiali naturali o fatti a mano, oggetti o
frammenti extra artistici»
«I pittori impiegano dei colori che sono anche cose fabbricate. Desidero
integrare nella mia tela qualsiasi oggetto legato alla vita»

Canyon, 1959, Rauschenberg. Applica ritagli di


giornale e carta pasteggiati con il colore. Da questa
combinazione esce un animale impagliato, una
dimensione mista tra pittura e scultura.

Monogram, 1955-59, Rauschenbreg. Di nuovo l’integrazione tra scultura e


pittura, in cui fonde ciò che è reale. In questo caso la tela è orizzontale e c’è in
essa un richiamo a Pollock, al centro c’è un elemento
abbastanza insolito, una capra impagliata su cui corpo
c’è un copertone di ruote. Anche nel titolo si richiama
all’unione e sovrapposizione poichè il titolo richiama
alla tecnica della calligrafia e della parola del
monogramma

Nell’anno della morte di Kennedy, nel 1963, realizza un opera, Retroactive, in cui è
presente anche la fotografia. L’opera rappresenta la vita che viene assorbita e
reinterpretata dall’arte.

Jasper Johns (1930-vivo)


A differenza dei ready made di Duchamp le opere di Johns non sono oggetti
reali, non sono prelievi ma sono riproduzooni
molto simili agli oggetti reali.

Three Flags, 1958, Johns. Rielaboraizone di una bandiera, che non è


una bandiera in se ma lo richiama. In quest’opera il procedimento è
opposto rispetto a Rauschenberg, lui a differenza di Robert si focalizza
sul cogliere un oggetto come pittorico, come soggetto pittorico da
rifare. Si tratta in questo caso di una serie di tele sovrapposte tra loro
che riportano la definizione della bandiera americana e che spingono
l’osservatore a confrontarsi con l’oggetto. L’oggetto lo realizza con
giornali inzuppati di vernice incollati sulla tela e poi colorati di pittura
Nei suoi quadri sperimenta molte tecniche, utilizzerà
spesso anche l’encausto, una tecnica che prevede il
mescolamento dei colori con la cera riscaldata, questo
dà vita a un impasto denso e lucido.
Target with plaster castsi, 1955, Johns.
Tecnica dell’encausto

Two Cans, 1960, Johns.


Sembrano in apparenza delle
lattine ma non si tratta di lattine
reali ma di lattine fuse in bronzo e dipinte poi ad olio.
Trasfigurazione dell’oggetto e reinterpretazione di esso tramite
gli strumenti pittorici. Questo tema di riproduzione sarà anche
presente nelle opere della pop art, dove si partirà dalla realtà
quotidiana e la si reinterpreterà con l’arte.

Jim Dine (1935-vivo)


Artista che approda a New York alla fine degli ani 50 e segue da
un lato l’espressionismo astratto e dall’altro la linea dadaista.

Fool’s House, 1962, Dine. Anche in questo caso c’è il prelievo di un oggetto ma trasfigurato
in pittura, in questo caso si ispira alle opere di Duchamp. L’oggetto si presenta in una nuova
dimensione, le sue opere saranno un ibrido tra oggetti quotidiani e pittura.

Pop Art
Negli stessi anni del New Dada, ma che si Le basi estetiche della Pop Art
svilupperà nel decennio successivo, nasce vengono proposte nella metà degli
la Pop art. In questo movimento artistico anni 50 a Londra dall’Indipendent
il tema dell’oggetto e la sue Group, fondato da Richard Hamilton ed
reinterpretazione sarà una costante, Edoardo Paolozzi. Questo era un
gruppo d’artisti che organizzava eventi
spesso presente nelle opere.
e incontri nell’istituto di Arte
Solitamente si associa questo movimento
Contemporanea di Londra. Erano
all’America ma già agli inizi degli anni 50
eventi che riflettevano dei nuovi tratti
in Inghilterra inizia a svilupparsi una massificati della società del tempo.
tendenza già definibile come Pop Art.

La consacrazione di questo gruppo inglese avverrà in


La società di quegli anni
occasione della mostra avvenuta nel 1956 alla
era una società dove i
Whitechapel Gallery di Londra, intitolata ‘This is media come la pubblicità, i
Tomorrow’. Mostra incentrata sui temi principali di giornali, la Tv e i cibi in
quegli anni: i nuovi miti della società dei consumi, le scatola come anche la
nuove abitudini della massa e la tecnologia applicate tecnologia stavano
nel design, nella comunicazione e nell’architettura. sostituendo i valori
tradizionali.
Just What Is It That Makes Today’s Home So Different, So Appealing?,
1956. Il manifesto di questa mostra è un collage di Hamilton. Manifesto
interessante perchè quest’opera viene considerata manifesto della Pop Art, anticipa
molte tematiche sviluppate da li a poco. Collage realizzato con dei ritagli tratti da
riviste americane e riflette l’interesse per la tecnologia, la cultura popolare e la città
contemporanea. È rappresentato un interno domestico con elettrodomestici, piante,
un registratore e televisore, perciò rappresentava i nuovi oggetti che si stavano
imponendo. Tra i vari oggetti appare la presenza di un fumetto posto nel mezzo tra
un quadro dell’800 e la rappresentazione di un cinema. Interessante è anche come
l’uomo in posa tenga in mano un lecca lecca su cui è leggibile la parola POP. Egli
con il lollipop indica una donna seminuda sul divano di fronte.

Colui a cui si deve l’invenzione della Pop Art e del termine è Lorence Alloway.
Egli scrisse un articolo in cui spiegava come l’arte si avvicinasse ai media
emergenti. Definisce la pop art così: si tratta di arte fatta d’immagini banali
legate al consumo di massa, di stereotipo, si semplificazioni, in cui le merci
hanno più rilievo degli oggetti d’arte e i fumetti raccontano in modo più
efficace i romanzi. Le sue riflessioni partono dalla formaizone di un gruppo di
artisti con nuove tendenze a New York in quegli anni. I maggiori esponenti di
questa tendenza sono: James Rosenquist, Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg,
George Segal, Tom Wesselman, Andy Warhol.

James Rosenquist (1933-2017)

I love you with my Ford, 1961, Rosenquist. Grandi dimensioni.


Quest’opera si pone in dialogo anche con i cartelloni stradali, doveva essere
vista anche a distanza e da più persone (C’è la volontà di porsi in modo
pubblicitario come i media). Non a caso quest’opera non è un prelievo di
manifesti ma riproduce in pittura acrilica degli elementi rappresentativi della
pubblicità cinematografica, al centro si vede una donna. Nella parte
superiore è riprodotta una macchina, uno dei nuovi elementi del tempo.
Nella parte inferiore invece ci sono degli spaghetti di fast food (era
diventato uno dei luoghi principali della cultura americana) come a
simboleggiare i cibi in scatola pronti da essere consumati. Si tratta quindi di
un immagine identitaria dell’essere un consumista americano.

Con le opere Pop si ribalta il lavoro delle Manca in queste opere però la valenza
avanguardie che volevano dare vita ad provocatoria, Duchamp ad esempio
accostamenti incongrui e a cose non voleva stravolgere i regimi di potere
reali. Qui invece si vuole rappresentare il dell’immaginazione, qui invece
già visto, qualcosa di già conosciuto e l’osservatore conosce bene ciò che
comprensibile. Qui gli oggetti sono vede. Gli artisti della Pop Art rilanciano
prelevati dalla cultura di massa e lavorati la nostra cultura di partenza. Questo ci
con inserti di pittura. fa comprendere il soggetto immediato
della pop art, le persone si
riconoscevano in ciò che vedevano.
Tom Wesselman (1931-2004)

Still life n30, 1963, Wesselman. Il titolo è significativo, vuol dire


natura morta. Qui il genere della natura morta viene completamente
reinterpretato guardando agli elementi delle case americane. Il
protagonista è una cucina borghese dove troviamo (con il collage)
tratti di immagini pubblicitarie che ritraggono cibi in scatola.
Roy Lichtenstein (1923-1997)
Bistecca, 1963, Liechtenstein. Chiaro il riferimento al fumetto, appartenente
alla società di massa. Qui egli si appropria della grafica del fumetto,
fortemente comunicativo e squillante, usa colori appetibili e invitanti. Si
appropria perciò sia delle qualità grafiche sia significative.

Okay. Hot-shot, 1963, Lichtenstein.


Estrapola script di fumetti e le ingigantisce
de-contestualizzandole. Questi elementi
vengono elevati a quadro dandogli così un
valore artistico. Per realizzare questi lavori
usa la tecnica dell’ingrandimento
fotografico, proietta sulla tela dei ritagli
tratti dal fumetto e li riproduce in maniera
ingigantita e fedele. Le immagini sono
sempre contornate da un tratto nero
all’interno del quale si trovano campiture
piatte e piene. Spesso sono presenti parti
puntinate che richiamano la fotografia
tipografica

Temple, 1964, Lichtenstein. Interessante come nell’opera viene preso un


elemento della pittura classica e viene rivisitato secondo la cultura e la pittura
pop del tempo.

Claes Oldenburg (1929-2022)

Two Cheeseburgers, with Everything, 1961, Oldenburg.


Rappresenta un panino alterandone le
proporzioni e la materia, è un panino
in gesso ricoperto da pittura a
smalto, utilizzata da lui per
esprimere l’attrattività dell’oggetto
poichè questa pittura lo rende lucido.
C’è perciò una rappresentazione di
qualcosa di reale mistificato dalla
veste artistica che lo allontana
dall’accessibile.

The store, 1963, Oldenburg. Negozio trasformato in spazio espositivo,


crea un effetto spiazzante tra la realtà della strada e la finzione degli
oggetti estetici rappresentati

George Segal (1934-2021)

Cinema, 1963, Segal. Riferimento ai nuovi


veicoli e i nuovi luoghi della società. Una
caratteristica delle sue opere è di ritrarre la figura
umana realizzata in cartongesso ma partendo da modelli vivi.
Così si simboleggia la riflessione sua di spossessamento dell’esistenza individuale,
individui ridotti a oggetto nella nuova società di massa
Andy Warhol (1928-1987)
Egli esporrà con altri esponenti alla Biennale di Venezia del 1964 in Italia. Al
tempo non colpirà molto l’attenzione ma dalla fine degli anni 60 e gli inizi
degli anni 70 diventerà un icona della Pop Art mondiale. Andy Warhol
esordisce come vetrinista e grafico pubblicitario nel campo della moda, non
esordisce come artista accademico. Dai suoi esordi si capisce lo stile che poi
adotterà nelle opere.
Allestimento delle prime opere di Andy Warhol in una
vetrina Newyorkese, 1961. In questa vetrina del magazzino
newyorkese espone cinque grandi tele che fanno da fondale ai
manichini. La sua scelta di questo
luogo è significativa poichè
raggiunge più pubblico rispetto a
quello elitario dei musei,
rappresentazione della società del
consumo che viene rappresentata
dal luogo stesso dell’esposizione.
Pone la sua arte consumista in un luogo consumista. Espone qui opere di fumetto e
di grafica pubblicitaria.

Green Coca-Cola Bottles, 1962, Wharol. Chiaro riferimento a oggetti


appartenenti alla realtà, una realtà massificata. Prende un bene di largo consumo
riconoscibile da persone di ogni classe sociale e la riproduce, chiunque poteva
comprendere la popolarità del prodotto rappresentato. L’attenzione non è portata
sull’oggetto in se ma sulla sua immagine, immagine riprodotta serialmente che
simboleggia il bombardamento della pubblicità, immagine che viene rappresentata
dall’artista in modo prettamente grafico ed essenziale. Ci ricorda che la società di
massa punta alla serialità

Egli nelle sue opere non critica la società di massa ma


semplicemente vuole fotografare i modi con la quale la
società comunicava, come si imponeva sugli occhi degli
osservatori.

One hundred Campbell’s Soup Can’s, 1962,


Warhol.
Zuppa già confezionata e inscatolata, acquistabile
da un largo stato di popolazione.

Brillo Box, 1964 , Wharol. Sono in questo caso dei


precisi fac simile in legno delle scatole in cui
venivano confezionate le spugnette abrasive
destinate alla pulizia di pentole. Anche qui c’è
il riferimento a Duchamp nel prelievo di
oggetto quotidiano ma egli non la preleva
dalla realtà ma la riproduce lui fedelmente.
Interessante è come sceglie di esporle a New
York. Le fa sembrare come se fossero in un
grande magazzino, come se fossero anche sugli scaffali pronte da acquistarle.
Anche nell’allestimento replica le strategie dei suoi grandi
quadri

Il concetto di serialità viene applicato anche alle serie dedicate ai personaggi


famosi, da cantanti ad attrici a politici. Raffigura immagini popolari che si
imponevano tramite i nuovi canali media. Attraverso queste opere ci parla di
come i miti vengano consumati in una concezione stereotipata, la loro
immagine viene investita da un alone che la svuota
dalla sua personalità.

Marylin Monroe, 1967, Warhol. I colori e


gli elementi simbolici vengono spenti come
a simboleggiare il prosciugamento della popolarità.

Serie degli incidenti automobilistici che realizza


attraverso la tecnica della
serigrafia: l’immagine fotografica sulla tela, ricalcata con
inchiostro o colore acrilica.
Orange car crash, 1963, Warhol. L’immagine ritrae un incidente automobilistico,
una macchina rovesciata. Questa riproduzione viene spesso letta con un pathos
intenso al contrario egli ripete l’immagine per replicare lo stesso meccanismo dei
giornali per rappresentare i fatti di cronaca, che ripetuti più volte perdono e creano
indifferenza. Ci vuole far capire come il bombardamento informativo svilisce il
potenziale grafico degli eventi.)

Serie che rappresentano delle sedie elettriche. Opere


con valenza negativa e permeate da un senso forte di
drammaticità. “mi resi conto che qualsiasi cosa stessi
facendo aveva a che fare con la morte”.

Lo studio in cui
realizza le sue opere si chiama Factory che
in italiano si traduce con ‘fabbrica’. Nel suo
studio sono presenti cineasti, sperimentatori
e musicisti. Non era uno studio d’artista di
concentrazione e silenzio anzi era una vera
fabbrica.
«Non era chiamato la Fabbrica senza motivo. Era qui che
la linea di assemblaggio delle serigrafie aveva luogo; e
mentre una persona produceva una serigrafia, qualcun altro poteva girare un provino. Ogni giorno si
faceva qualcosa di nuovo» John Cale.

La Pop Art ha delle propaggini anche in Italia anche se


assume in italia connotati completamente diversi. La
critica italiana è incuriosita da questo nuovo modo di fare
arte. Ci sono così alcuni pittori che gravitano a Roma negli
anni 60, Mario schifano e Tano festa.

Ai pittori di insegne, 1964, Mario Schifano. Quadro emblematico in cui viene


riportato il marchio della Coca Cola in maniera innovativa.Questo dipinto diventa un
banco di prova di smalti, un campionario che sembra una prova di colore per la
grafica sottostante. Gli smalti anche sono fortemente pittorici, non hanno i caratteri
piatti della grafica pubblicitaria, sono trattati come materia pittorica
Ad interessare gli artisti italiani è la qualità grafica e
pittorica delle opere d’arte.

Michelangelo according to Tano Festa. Lo stile grafico è più presente e le


tinte sono piatte. Interessante è come il oggetto sia tratto dalla tradizione,
l’Aurora di Michelangelo, restituito in maniera grafica e realizzato con il ricalco
(proiettare l’immagine sulla tela e poi ricalcata. Questo trattamento fa si che
l’opera venga trasfigurata in bella copia)

«Un americano dipinge la Coca Cola come valore, per me Michelangelo è la


stessa cosa nel senso che siamo in un paese dove invece di consumare cibi in
scatola consumiamo la Gioconda sui cioccolatini»

Tano Festa, frase che rende la differenza di


atteggiamento tra la tradizione pittorica dell’italia e dell’america.

SPAZIALISMO, NOVEAU REALISME, AZIMUTH, ARTE


CINETICA E PROGRAMMATA.
Tendenze che si sono sviluppate tra gli anni cinquanta e sessanta del 900
prettamente in Europa. Lo Spazialismo a Milano, Noveau Realisme e Azimuth
a Parigi e Milano e Arte cinetica negli Stati Uniti e in Europa.

Spazialismo
Lo spazialismo è una corrente artistica che si sviluppa a Milano, città a quei
tempi ricca di fermenti dati dalla ripresa post bellica. Il maggior esponente di
questa corrente è Lucio Fontana.
Lucio Fontana (1899-1968)
Egli si forma a Milano all’Accademia di Brera e prende
parte, negli anni 30 al gruppo degli astrattisti della Galleria
Il Milione. Esordisce in questi anni esponendo nel 1931 le
sue prime opere astratte, sia scultoree che grafiche e
bidimensionali.

Galleria il Milione, Milano. Mostra dove esibisce le sue prime opere astratte nel
1931.

A causa della II Guerra Mondiale sarà costretto a Questi anni sono


rientrare in Argentina, sua nazione nativa. In importanti per le scoperte e
Argentina stenderà il manifesto Blanco, in cui si gli sviluppi sul Cosmo,
afferma il desiderio di un superamento della pittura, verrà infatti lanciato lo
della musica e della poesia tradizionali. In questo Sputnik 1 in Russia. Anche
manifesto propone un atteggiamento creativo che per quest‘Attenzione al
risente dell’evoluzione tecnologica\scientifica di cosmo il movimento si
quegli anni. chiama Spazialismo

A partire dal 49, egli avvia due serie


Rientrato a Milano nel 1947 redige un altro
di ricerca, da un lato i concetti
manifesto dello Spazialismo in cui è presenta la spaziali dall’altro gli ambienti spaziali.
formulazione della tendenza artistica In entrambi i casi essi sono
spazialista. Ribadisce la necessità di fondere movimentati dall’idea che lo spazio
non sia un vuoto ma una materia da
modificare.
arte e scienza in modo che i gesti compiuti da una delle due materie possano
appartenere anche all’altra.

La serie dei concetti spaziali sarà


fondamentale per lui, in queste opere egli Il gesto fisico di modifica della tela
comincerà a perforare e tagliare la tela con acquisisce un significato profondo e
degli strumenti d’artista. L’artista considera concettuale, si vuole portare lo
la tela come un contenitore di spazio, un spettatore oltre il quadro. C’è anche
diaframma da aprire affinché lo spazio una forte differenza rispetto ai
contenuto si possa liberare. Questo è un pittori informali e
concetto importante poichè i buchi e i tagli dell’espressionismo astratto poichè
non hanno un valore distruttivo, non sono le sue opere vogliono conferire al
gesto una dimensione concettuale e
volti a distruggere la tela ma al contrario
non attivitstica, il gesto diventa uno
hanno un valore
strumento di modifica.
costruttivo, hanno il
compito di aprire una
dimensione su uno spazio
oltre ad essa.

Concetto spaziale, 1949, Lucio Fontana.


Lavora con degli strumenti dello scultore (il
punteruolo) su elementi pittorici (tela). La
tela diventa un oggetto tridimensionale e
materico sottoposto a un processo
trasformativo, lo spazio viene penetrato
inizialmente da dei buchi poi passerà ad
altri strumenti

La serie delle Attese, avviata dalla seconda metà degli


anni 50, comprende opere in cui la tela viene solcata con dei tagli verticali.
L’artista comincia a solcare la tela con vere e proprie fenditure verticali, il suo
aspetto più conosciuto. Il termine attesa,
con cui nomina la serie, rimanda al fatto
che secondo lui noi ci dobbiamo
predisporre all’arte per accedere a un
immaginario oltre alla realtà.

Concetto spaziale. Attese, 1964, Lucio Fontana.


Perforazione della tela attraverso delle incisioni verticali. Le
tele sono tagliate con un taglierino
e dietro alle tele egli pone una
garza nera per alludere
all’immensità del cosmo.

Il valore costruttivo che egli da al gesto si evidenzia


anche nelle foto che lo ritraggono fatte da Ugo Mulas.

Foto di Ugo Mulas del 1964, Lucio Fontana. Fotografo d’arte che dagli anni 60 e
70 era il fotografo di riferimento per gli artisti. In questa foto ritrae Fontana
nell’atto di tagliare la tela, si vede che il gesto non è dovuto a un raptus bensì è un
gesto meditato e preciso che ci dimostra la forte concentrazione che pone nel
gesto, ciò lo differenzia dall’espressionismo e l’informale
Parallelamente ai concetti spaziali, entro cui entra la serie delle attese, egli
sviluppa anche un’altra serie di opere, gli ambienti spaziali. Nel 1949 al
Naviglio di Milano estende alla stanza la prospettiva concettuale avviata nelle
tele

Ambiente spaziale a luce nera, 1949,


Fontana. In questo caso impiega una luce di
Wood (una luce che si attiva con
determinanti componenti), dipinge le pareti
della galleria con una vernice nera e
appende al soffitto forme sinuose e
organiche dipinte con colori fluorescenti in
modo che illuminate potessero emergere dal
buio. Quest’ambiente verrà ri-allestito
all’Hangar di Milano nel 2017. L’impatto di
questa opera nell’immaginario del tempo è
testimoniato da alcune riviste. «È stato il
primo tentativo di liberarsi di una forma plastica statica. L’ambiente era
completamente nero, con la luce nera di Wood, entravi trovandoti completamente isolato con te stesso, ogni
spettatore reagiva col suo stato d’animo del momento [...] L’importante era non fare la solita mostra di quadri e
di sculture, ed entrare nella polemica spaziale».
È questo che egli voleva con la sua opera, porre l’accento sull’esperienza dello spettatore (pensiero che si
svilupperà da questi anni in poi), in una lettera scriverà che «Nel gennaio del 1949 si realizza a Milano alla
Galleria del Naviglio il ‘primo Ambiente spaziale’ nel mondo, né pittura né scultura, forma luminosa nello spazio
– libertà emotiva dello spettatore ».

La luce spaziale struttura a neon del 1951,


Lucio Fontana. Realizzata per la triennale di
Milano, mostra legata alla sperimentazione del
design e all’architettura d’interni. La
manifestazione del 51 era dedicata alla sintesi
delle arti, ai rapporti tra le diverse arti. In questo
caso Fontana risponde a questo stimolo creando
una forma scultorea che interagisce in maniera
molto forte con lo spazio architettonico in cui è
allestito, lo scalone. Interessante come questa
forma sembri dinamizzare lo spazio freddo
dell’architettura dello scalone, contrasta la rigidità
dell’architettura con la fluttuanza della sua
struttura operistica. Anche questo ambiente verrà ri-allestito nel 2017

Va detto come con questi lavori egli abbia anticipato e influenzato artisti
ambientali degli anni 60\70.

Nouveau Réalisme
Vi aderiscono pittori e
Movimento che si sviluppa negli stessi anni in
scultori che con modi non
Europa, in Francia e a Milano. Ci troviamo nei tradizionali intendevano
primi anni 60 e non si parla di tendenza ma di proporre una realtà colta
movimento poiché viene fondato da un critico, nelle sue stesse materie, un
Restany, con un manifesto in occasione della ripensamento della realtà.
prima manifestazione del gruppo alla Galleria
Apollinarie di Milano nel 1960. I massimi esponenti
di questo movimento sono: Arman, César, Christo, Raymond Hains, Yves
Klein, Mimmo Rotella, Niki de Saint-Phalle, Daniel Spoerri, Jean Tinguely.

Questa tendenza è un corrispettivo della tendenza dell’oggetto del New dada


americano. Le caratteristiche principali sono: la ripresa di elementi vocativi
tratti dalla realtà metropolitana, infatti vi è una forte fascinazione per
l’oggetto (manifesti, avanzi di cibo, pezzi di carrozzeria…), a partire da
oggetti di scarto si reinterpreta il reale. Questa pittura è impregnata di
denuncia critica della cultura contemporanea consumista, gli elementi di
scarto possono diventare elementi di predilezione degli artisti per
simboleggiare la società.

Mimmo Rotella (1918-2006) e Raymond Hains (1926-2005)

Senza titolo del 1962 di Mimmo rotella. Unico


artista italiano che aderisce a questo movimento, di
origine calabrese ma attivo a Roma nei primi anni
60. A Roma conosce Restany che lo mette in
contatto con gli artisti francesi che lavoravano sul
tema del manifesto strappato.

Sanse titre, 1962, Raymond Hains. Gli strappi di


manifesto vengono definiti ‘decollage’ , sono opere
che non procedono per addizione perciò per aggiunta
ma procede per sottrazione, prelevano dalla realtà
urbana dei pezzi di manifesti che si erano via via
stratificati, e ne eliminano delle parti creando nuove
immagini.

Christo (1935-2020) Si vede in queste opere la lezione


Artista Bulgaro che nei primi anni 60 realizza surrealista di Man Ray e della sua
macchina da cucire. Si sottolinea così il
queste sue prime opere in cui sottolinea il tema mistero dietro gli oggetti di tutti i giorni
dell’appropriazione dell’oggetto comune che lui conferendogli una nuova identità

configura in maniera inedita


avvolgendoli con sacchi di juta o
plastica, ne conferisce così una
nuova immagine.

Pacchetto su un tavolo, 1961, Christo.

Strada avvolta, 1963, Christo.

The wall - Wrapped Roman Wall. Estremizzerà questa tecnica dell’impacchettamento fino ad investire negli
anni ‘70 lo spazio urbani e territoriale, in cui avvolge con un telone di plastica le mure Aureliane a Roma.
L’intento è lo stesso, si nasconde qualcosa di sempre guardato dai passanti, l’impacchettamento serve a
evidenziarne la presenza conferendone una nuova dimensione.
César Baldaccini (1921-1998)
Avvia la sua ricerca a partire da assemblaggi di materiali
ferrosi trovati nelle discariche industriale, troviamo perciò
anche qui rivalutazione di oggetti di scarto. Poi la sua
attenzione si sposta sulle carrozzerie delle automobili con
cromie lucide, le comprime con la pressa realizzando
parallelepipedi metallici che ne valorizzano l’aspetto.

Compressione, 1962, César. Compressione a parallelepipedo di carrozzerie di auto dal


rivestimento lucido.

Jean Tinguely (1925-1991)


Materiali ferrosi che impiega per creare macchine
complesse attraverso cui ironizza sulla tecnologia e
sull’industria. Anche in lui si vede l’elemento di scarto
che viene riusato e usato per ironizzare sulla società.

Hommage a New York, 1960, Tinguely. Scultura fatta da elementi di ferro ri


assemblati. Scultura cinetica e sonora, cinetica per il movimento che inserisce
nella scultura e sonora perchè questa macchina muovendosi produce un suono

Arman (1928-2005)
Nelle sue opere ritorna il concetto di rifiuto urbano e si vedrà
nelle sue installazioni.

Le plain, Galerie Iris Clert, 1960, Arman. Opera difficile da definire come
scultura, è più un opera ambientale che si sviluppa nello spazio della galleria che
Arman riempie con rifiuti di ogni genere. Sono tutti elementi di scarto prelevati
dalle discariche che vanno ad imporsi nello spazio della vetrina stessa.
Riecheggiano le esperienza dadaiste del Merzbau di Schwitters e del suo studio. Nel
caso di Arman ovviamente l’opera ha uno scopo critico e provocatorio, vuole
criticare l’iperproduzione e iperconsumo che produce rifiuti che l’artista vuole porre
agli occhi di tutti anche dei semplici passanti.

Daniel Spoerri (1930-vivo)


Anche lui usa i rifiuti, nello specifico usa i processi di
consumazione dei suoi residui.
Tableau Piege, 1961, Spoerri. In quest’opera si può vedere una rivisitazione
della pittura morta, non più dipinta ma realizzata incollando su una tavola di
legno tutta una serie di residui provenienti dai consumi alimentari. In questo
caso c’è un sacchetto di pane, tazzine con fluidi... opere che lui realizza partendo
dall’orizzontale e poi dopo li appende alla parete. Anche qui c’è continuità con
l’opera Bed di Rauschenberg del New Dada. In questo caso a differenza del Bed
scompare il concetto pittorico. Interessante è proprio l’interesse verso i processi
di degrado del cibo. Negli anni 60 fonderà un ristorante in cui gli avanzi di cibo
poi diventavano opere d’arte.

Yves Klein (1928-1962)


Figura molto diversa da ciò che abbiamo visto finora, la sua è un’opera più
spirituale che ha anche un’affinità con la ricerca di Fontana. Klein è una
personalità eclettica, lui stesso graviterà all’interno di questa tendenza
Dal 1956 la sua opera si concentra
dedicandosi a una pittura monocroma, su dei colori significativi, partendo
perciò una pittura astratta monocolore. Per dal colore blu che lui stesso
lui il colore è l’unico modo in cui l’uomo brevetterà, il colore specifico IKB.
riesce a fissare l’energia del cosmo che lo Questo colore è un blu luminoso ed
avvolge, ha l’idea avvolgente la cui superficie si
che attraverso permea di sensibilità immateriale
un’opera si invogliando lo spettatore ad
acceda a uno immergersi nel colore
spazio oltre alla
realtà.

RE 16, do-do-do, 1960. «Ciò che desideravo era proporre una apertura
sul mondo del colore, una finestra aperta sulla libertà di impregnarsi in
modo infinito e senza limiti nell’incommensurabile situazione colorata»

Allo stesso tempo crea opere altrettanto


interessanti che anticipano le arti future. Realizza
dalla fine degli anni 50 le Antropometrie, in cui
ancora utilizza il
blu. Sono opere in cui fa stendere delle
modelle nude con della vernice blu su
una tela in modo che rilascino la loro
impronta sulla tela.

RE 16, DO-DO-DO, 1960. Antropometria con modelle in


cui è presente anche pubblico che vede la realizzazione
dell’opera. Il corpo della modella sostituisce il pennello, si
abbandona lo strumento convenzionale. Ciò è importante
perchè sperimenterà la body art futura.

Nel 1958 abbandona l’epoca blu per tentare esibizioni innovative, opere
ambientali nella Galleria di Parigi. La sua opera ambientale è in contrasto con
quelle di Arman, le sue sono completamente vuote e monotone. In questo
caso la Galleria è addobbata con tele blu mentre l’interno della Galleria è
totalmente vuoto.

Le Vide ou la Spécialisation de la sensibilité à l’état matière


première en sensibilité picturale stabilisé, Galerie Iris Clert, Parigi,
1958. Quest’opera rimanda alla spiritualità e sensorialità dell’opera, egli
pensava che entrando in questo luogo lo spettatore effettuava un
viaggio ultratterreno.
«Lo scopo di questo tentativo è creare, stabilire e presentare al
pubblico uno stato pittorico sensibile nei limiti di una sala d’esposizione
di quadri. In altri termini, la creazione di un ambiente, d’un clima pittorico
reale e proprio per questo invisibile. Questo stato pittorico invisibile nello spazio della galleria deve essere a
questo punto presente e dotato di una vita autonoma, che deve essere letteralmente la migliore definizione che
si è finora data alla pittura in generale, ‘irraggiamento’». Yves Klein

Azimuth
Esperienza che avviene in Italia. Nasce dal fondamento, da
perte di due artisti italiani (Castellani e Manzoni) di uno
spazio espositivo e di una rivista. La rivista era nominata
Con loro c’è un’idea di estetica
Azimuth mentre la galleria espositiva si riduzionista, ridotta agli elementi
chiamava Azimut senza h. La rivista essenziali, anche Klein verrà esibito in
uscirà in due edizioni, una del 1959 e questa galleria. Anche le opere che
una del 1960. realizzano Castellani e Manzoni stessi
sono opere sintetiche, un’arte che tende
William Castellani (1920-2013) all’estetica della riduzione
Realizza a partire dalla fine degli anni
‘50 delle opere\superfici che espone per la prima volta a Milano nella loro
Galleria. Le sue opere sono sempre tempera su tela e consistono in una tela
in cui inserisce chiodi nella parte antestante
della tela creando un gioco ritmico di
avanzamenti e arretramenti. Anche la luce,
in queste opere, viene assorbita e riflessa,
trasformandosi anche in ombra.
Superficie bianca del 1959. Figurazione annullata alla quale si
sostituisce una tela tridimensionale che riporta un gioco di
misure e profondità. Si lavora sulla tela con strumenti non
pittorici, opera ibrida.

Piero Manzoni (1933-1963)


Artista che nei suoi esordi realizza opere
che definisce Achrome, un’arte
acromatica senza colore, si muove sulla Questa volontà di creare una pittura
linea del monocromo di Klein. Sono acromatica ci parla di una volontà di
opere senza colore perchè egli non azzerare il gesto pittorico, pensiero
sceglie uno specifico pigmento ma al lontano dalla tendenza informale.
contrario il bianco delle sue opere è dato
dal caolino, una terra
bianca con cui si fabbrica la
porcellana.

Achrome, 1961, Manzoni.

Achrome, 1961, Manzoni.

Egli è anche l’autore di opere particolari realizzate dalla fine


degli anni 50 e gli inizi degli anni 60. Opere in cui l’idea e
l’atto mentale iniziale hanno un valore superiore rispetto
all’opera in se. Infatti le sue opere vengono replicate e
moltiplicate perchè tanto ciò che conta è l’idea dell’artista.
Corpo d’aria, 1959-1960, Manzoni. Rimanda all’idea del soffio vitale, il primo
principio creativo. Di questo corpo d’aria vediamo un palloncino dentro la quale egli
aveva soffiato la propria aria, sia l’involucro esterno che le etichette dell’artista
indicano il contenuto dell’opera.
Sculture viventi, 1961, Manzoni.
Persone reali da lui stesso autenticate
con la firma. In questo caso ci dice che
anche una persona vivente può diventare
una scultura attraverso l’idea di un’
artista che ci pone la firma

Merda d’artista, 1961-1962, Manzoni.


Forte continuità con il corpo d’aria: in
quel palloncino racchiuse l’aria come in
questa lattina colloca dei veri e propri
escrementi suoi. Quest’opera non va
pensata solo come un opera ironica e
mistificatoria, ma è carica di un valore
significativo, quest’opera sottolinea come se tutto ciò che fa un artista è arte allora anche la cacca e il cibo
hanno la stessa possibilità. Anche un gesto banale ma fatto da un artista può essere arte.

Arte cinetica
Corrente artistica nata in Europa Spesso le opere presentano elementi
durante gli anni 60\70 del novecento, dinamici in grado di creare immagini in
si diffonde poi negli USA dove continua trasformazione. Gli esponenti
prenderà in nome di Op art (optical dell’arte cinetica programmano il risultato
Art). L’arte cinetica comprende una estetico dell’opera attraverso una
serie di ricerche artistiche che mirano costruzione scientifica e razionale del loro
a studiare e sperimentare i fenomeni lavoro, opponendo alla figura dell’artista
della percezione visiva e del che interpreta soggettivamente la realtà
movimento, cercando di suscitarne quella di un tecnico che procede con
accertamenti metodici nel campo dei
l’idea sia nelle opere che nella
fenomeni visivi
percezione dell’osservatore.

Le opere dell’arte cinetica e


programmata adottano molto spesso
una lessico aniconico di matrice Spesso gli esponenti dell’arte
astratta-geometrica, ma vanno al di programmata svolgevano la propria
la di semplici esercizi compositivi e attività in collettivo, teorizzando la
superiorità del lavoro di gruppo, rifiutando
formali perchè puntano ad un
il culto della personalità e preferendo
coinvolgimento dello spettatore, non
l’anonimato. Il gruppo si opponeva alla
da un punto di vista emozionale ma figura dell’artista-demiurgo
percettivo e psicologico opponendosi
a tendenze Informali e realiste in
voga in quegli anni.

Davide Boriani (1936-vivo)


Tra le maggiori opere d’arte
Artista italiano, esponete di spicco dell’artista vi sono le superfici
dell’arte cinetica. Nell’ottobre del 1959 magnetiche (realizzate tra il 59 e il
ha fondato il Gruppo T assieme a 66), superfici in cui della polvere di
Giovanni Anceschi, Gabriele Devecchi, ferro segue forme e tracciati irregolari
Gianni Colombo e Grazia Varisco. grazie a dei magneti rotanti.
Esempio delle sue superfici magnetiche. Questa nello specifico è
realizzata in vetro, polvere di ferro, alluminio anodizzato, magneti
permanenti, poliuretano espanso, micromotore. Con quest’opera e il
movimento che generano le sostanze egli è in grado di simboleggiare vari
sentimenti come l’unione, la separazione, la costruzione del nuovo. Come
una lente d’ingrandimento il quadrante sembra zoomare sul principio
dell’inizio della vita. Dal caos nasce l’ordine e il rimescolamento è la
causa necessaria del risultato. Si sta immobili a osservare la limatura di
ferro trascinata dai magneti come davanti a un acquario, attendendo
l’imprevedibile evolversi del futuro.

Gianni Colombo (1937-1993)


Artista italiano appartenente al Gruppo T dell’arte cinetica italiana. Tra il 56 e
il 59 studia all’Accademia Di Brera di Milano. Espone i primi lavori in ceramica
per poi iniziare a realizzare opere cinetiche astratte. Sperimenta nelle sue
opere materiali e linguaggi diversi, influenzato dalla lezione di Lucio Fontana,
e crea opere polimateriche e rilievi monocromi in ovatta.

Strutturazione pulsante realizzata da Gianni Colombo nel 1983 in


occasione di una mostra personale presso la Galleria d’Arte
Contemporanea di Suzzara, il cui ritrovamento è avvenuto nel 2000. Si
tratta di un’opera di grandi dimensioni (257 x 500 cm) composta da tre
moduli.

Già alla fine degli anni Cinquanta, definisce


ciascun lavoro come un “test” attraverso il quale
sperimentare e osservare le reazioni
comportamentali dei visitatori. Immettendo nelle
sue opere elementi di ambiguità percettiva, nel
corso della sua carriera sperimenta un’ampia libertà formale, restando fedele
all’idea di “opera aperta”, interpretabile ed
esperibile a vari livelli, la cui immagine finale è
prodotta dagli stessi osservatori.

Grande oggetto pneumatico, 1960, Gruppo T. Opera esposta dal


gruppo, come collettivo, alla loro prima mostra Miriorama1 alla Galleria
Pater di Milano. Miriorama è il termine che indica le “personali”del Gruppo
T. Il grande oggetto pneumatico è il primo ambiente cinetico del Gruppo T.
Si tratta di un'opera collettiva che può essere assunta come manifesto del
gruppo . prima di una serie di installazioni concepite appunto come
ambienti: una matassa di sei tubolari di polietilene trasparente, lunghi 6-8
metri, 40 cm di diametro, dove l' aria entrava e usciva facendo "respirare"
i tubi, che "andavano a occupare ogni volta in modo diverso lo spazio, spingendo fuori i visitatori.

Spazio elastico,1967, Colombo. Esso è un’ ambiente che accoglie lo spettatore


con una serie di fili elastici, che creano un contrasto con lo sfondo, i quali si
prestano a diverse interpretazioni, dato che lo spettatore rimane “incastrato” tra
le componenti dell’opera.
Questo principio viene riportato dall’artista stesso nel quadro preso in esame
dalla classe, anch’esso intitolato “Spazio elastico”, il quale si basa sugli ideali
dell’arte cinetica, poiché l’artista rese possibile cambiarlo per mezzo di perni a cui
gli elastici sono agganciati ma non fissati permanentemente
MINIMALISMO, ARTE PROCESSUALE, ARTE CONCETTUALE, ARTE
POVERA
Neoavanguardie, sperimentazioni linguistiche e concettuali che si sviluppano
nella fase dagli anni 60 e 70 in Europa e negli USA.

Minimalismo
Si sviluppa in europa e negli USA tra
gli anni 60 e gli anni 70. Sia i dipinti, le sculture che gli ambienti
Il termine viene coniato nel 1965 dal dei nuovi artisti non hanno emozione,
istintualità e gestualità propria
filosofo Wollheim nell’articolo
dell’informale e dell’espressionismo,
pubblicato su Art Magazine. Questo
tolgono anche i riferimenti alla società
termine viene coniato per definire le della pop art. C’è in essi un essenzialità
ricerche di un gruppo di artisti formale molto forte. Nell’arte minimal c’è
americani che si pongono in l’impersonalità ed è fredda, non vuole
contrapposizione con le tecniche fino a suscitare emozioni.
quel momento usate.

DEF:Corrente artistica sviluppatasi tra il 1960 e il 1970 negli Stati Uniti d’America. [...] è
caratterizzata da forme semplici (minimal), derivate generalmente dalla geometria
elementare, da strutture modulari e seriali e dall’uso di materiali della moderna tecnologia
industriale. Con un intento programmatico di denuncia dei limiti raggiunti dalla pop art,
rifiutando un atteggiamento emozionale, gli esponenti della minimal art hanno teso alla
realizzazione di opere che si presentano come sintesi tra architettura (scala ambientale,
possibilità di scorci), pittura (stesura di colori puri sulle superfici)
ed environment (coinvolgimento dello spazio in cui sono poste opere che possono essere
spostate, attraversate ecc.).

Le caratteristiche di queste opere sono da un lato il privilegiare forme


elementari e geometriche che possono
essere singole o ripetute, dall’altro
lato (più per la scultura e gli ambienti) La Minimal art però ha anche un ramo
l’impiego di materiali industriali come pittorico, i maggiori esponenti sono Frank
lastre di metallo, mattoni e legno. La Stella (fondatore del Minimal) e Robert
manualità è ridotta al minimo ,le Rayman. I lavori pittorici sono
opere spesso infatti non vengono caratterizzati dalla riduzione degli
elementi tradizionali della pittura, non c’è
realizzate dagli artisti ma da tecnici
figurazione e i colori sono ridotti al
coinvolti dagli artisti che realizzano il
minimo. Questo minimalismo serve per
progetto pensato dall’artista. mettere in risalto gli strumenti per fare
pittura, la pennellata e il supporto.
Frank Stella (1936-vivo)
L’artista crea sulla tela degli schemi
regolari che riempie con tratti uniformi e
piatti, non ci sono sfumature. Gli schemi
che fa spesso sono dedotti dalla forma
della tela, l’artista definisce la forma
della tela e in base a quello ci dipinge
dentro.
Espresses of India, 1965, Stella.
Sebbene la Minimal art sia considerata Si sviluppa da Fontana in poi anche il
Ameircana si deve riconoscere che concetto di spettatore come fruitore
dell’ambiente. Dagli anni settanta del
tendenze riduttive avevano trovato novecento il concetto di installazione in
precedenti importanti nelle ricerche Inghilterra si usa per parlare di ambiente
europee precedenti, tra cui le ricerche artistico. Come caratteristiche
di Mondrian, Malievic, Rothko, Kleen e dell’installazione si possono attribuire la
relazione tra opera e spazio che può essere
in tutta a tendenza italiana di Manzoni interno ed esterno, l’ibridazione della
e Castellani. scultura tradizionale con le altre arti, la
mutevolezza e il carattere effimero e la
Per gli artisti della Minimal Art il modalità di fruizione molteplice
concetto di ambiente, inteso come
luogo fisico di allestimento, diventerà fondamentale. Spesso gli ambienti che
realizzeranno sono provvisori, allestiti e poi sciolti.

DEF treccani di enviroment\ambiente :Dagli anni Sessanta il termine designa un’ampia


varietà interventi artistici che si relazionano in maniera diretta e dialettica con lo spazio
reale. Spesso di natura effimera e realizzati in occasione di eventi espositivi, gli ambienti
riconfigurano temporaneamente lo spazio, superando i limiti dati dalla cornice e dal
piedistallo e offrendo al pubblico un rapporto inedito e immersivo con l’opera d’arte.

Robert Morris (1931-2018)


Artista americano e teorico e studioso di
storia dell’arte. Una persona con una chiara
consapevolezza dell’arte tradizionale passata
e presente del tempo. Le sue sono opere che
sembrano totalmente moderne ma che
recuperano tracce della storia antica.

L-Beams, 1965-67, Morris. In quest’opera emergono le


caratteristiche principali delle installazioni Minimal, esse sono:
monocromia grigia, forma geometriche ed elementari in questo
caso sono delle grandi L, l’importanza della relazione con lo
spazio espositivo, il materiale, in questo caso legno compensato,
un legno non lavorato e intagliato ma un legno di edilizia.Con relazione dello spazio si intende la relazione tra
questi tre oggetti identici che vengono installati nello spazio con posizione diverse, ciò viene fatto perchè la
riflessione voluta da Morris riguarda la percezione in quanto anche tre forme identiche se collocate nello spazio
in posizioni diverse sembrano a noi diverse, ad esempio la L davanti sembra molto più grande della L dietro. La
loro collocazione nello spazio determina la loro percezione e a noi spettatori, parla dell’importanza di essere
presenti nello spazio espositivo per fruire delle opere

Opera esibita alla sua mostra personale alla Green


Gallery di New York del 1964. In questo caso è centrale il
rapporto tra strutture regolari e lo spazio in cui le colloca. Egli
in questo caso colloca di nuovo queste forme elementari grigie
in compensato e le posiziona in relazione allo spazio espositivo
quasi a voler sottolineare le caratteristiche della sala: angolo
della sala valorizzato dalla piramide, colloca la trave diagonale
per sottolineare il passaggio, a sottolineare la parete mette la
L rovesciata. È un opera che vuole far comprendere e
valorizzare lo spazio poichè esso influisce sulla percezione
dell’opera, mette in relazione gli oggetti neutri con il
contenitore architettonico. Non a caso questi sono oggetti
anonimi, viene fatto apposta per sottolineare lo spazio, se
avesse usato colori e forme particolari lo spazio non sarebbe
stato considerato.
Philadelphia Labirinth, 1974, Morris. Installazione esposta a
Philadelphia. È un labirinto
che occupa quasi tutta la
sala e che vuole essere una
trasposizione tridimensionale
del tracciato labirintico della
cattedrale di Chartres in
Francia. labirinto si intende
un tracciato univiario, con un
unica possibilità. Per dedalo
invece si intende quello con
più strade, che possono
portare fuori rotta chi ne
fruisce. In questo caso egli
usa il labirinto perchè in esso è fondamentale la fruizione, se non
c’è fruizione l’oggetto si rivela inutile. Esso necessità un
ripensamento delle coordinate spaziali e della fruizione
dell’osservatore. In quest’opera ci sono analogie con i suoi precedenti
lavori: tema della monocromia, delle forme semplici, materiali industriali in questo caso di nuovo compensato.

Carl Andre (1935-vivo)


Allievo di Frank Stella. Tratto suo caratteristico è il fatto che le sue opere
lavorano sull’orizzontalità, che possono essere calpestate. Assonanze con
l’espressionismo astratto per questa sua orizzontalità, abbattimento tra arte
e vita, l’opera sta sul piano del pavimento e scende alla dimensione vitale.
Questo allontanamento dalla dimensione figurativa si trova anche nei titoli,
quasi tutte le opere degli artisti minimalisti
sono senza titolo.

Steel Zinc Plain, 1969, Andre. Opera in grande scala che


può essere calpestata. È una successione di moduli di
metallo (materiale industriale) di uno spessore minimo che
si alternano in maniera regolare. Fondamentale il concetto
di ripetizione seriale per arrivare a una forma semplice ed
elementare, si tratta di una forma che non rappresenta
nulla di particolare ma ha un valore assoluto. Si avvicina
all’astrazione con il raggiungimento di valori tramite
cose non figurative.

Donald Judd (1928-1994)


Opere tutte Untitled, prive di
riferimenti a luoghi o situazioni.
Anche lui crea opere rigorose e Egli scriverà nel 65 un articolo
fredde e spesso utilizzando strutture importante per comprendere la sua
geometriche elementari realizzate arte che si chiama ‘Specific Object’ in
da tecnici (come le L di Morris) cui afferma «Non è necessario per un
fornendo solo misure e materiali. lavoro avere molte cose da guardare,
Nelle sue opere c’è l’importanza del comparare, analizzare una a una,
progetto, è un arte mentale più che contemplare. La cosa come un intero,
gestuale (riprende il concetto di le sue qualità come un intero, è questo
Duchamp, di ciò che conta è il ciò che è interessante. Le cose
processo mentale più che l’oggetto o importanti sono sole e sono le più
l’opera in se). Strutture seriali, intense, chiare, potenti».
organizzate in serie, serialità che
non ha immagine (come era invece
per la Pop Art), è una serialità rigorosa e Minimal.
L’essenzialità secondo Judd dà vita a opere più evocative e
forti. Sul piano architettonico dagli anni ‘20 in avanti si vede
questo minimalismo anche con ad esempio a Van Der Rohe e
il suo motto ‘less is more’, il meno è il più, nel senso che
meno si fa più è evocativo. L’essenzialità perciò trova
affermazione anche nel modernismo architettonico
internazionale.

Untitled, 1969, Judd. Una delle sue opere, senza titolo e che rappresenta una serialità di
moduli riproposti.

Sol LeWitt (1928-2007)


Dalla metà degli anni 60 crea strutture elementari tutte uguali bianche.
Dispone moduli geometrici identici che messi in
posizioni diverse danno diverse suggestioni (come
Morris). Opere che non alludono a nulla se non al
loro essere oggetti.

Structures, 1977, LeWitt. Posizionamento nello spazio di strutture


geometriche che effettuano nell’osservatore diverse suggestioni.

Dan Flavin (1933-1996)


Utilizzo seriale di tubi a neon (usato già da Fontana nel salone di Milano), suo
carattere particolare è il dare valore di un materiale rendendolo immateriale
come la luce artificiale. Entrano prepotentemente nel secondo novecento
materiali extra artistici che portano a compiere un passaggio continuativo
partendo dal collage. In questo caso non
vengono inseriti all’interno di una
composizione ma vengono assunti essi stessi
come arte. Tubi che strutturano in maniera
inedita lo spazio e danno vita a un opera.

Mostra personale dove espose anche Morris, 1964. Tubi a


neon che non vengono collocati a caso. Le assonanze con
l’installazione di Morris sono: assenza di elementi che distanziano
le opere dalle superfici che vengono applicate a stretto contatto
con l’ambiente, il neon
sull’angolo serve a studiare e a
simboleggiare la superficie
muraria e l’angolo.

Varese Corridor, 1987, Flavin. Mantiene il rigore che deriva dal suo
esordio, in questo caso si parla di un istallazione per la collezione di Panza di
Biumo a Varese. Proprio per questa villa egli realizza un corridoio
riconfigurato attraverso il valore della luce che rimanda e trasmette delle
emozioni. È un colore forte che stimola effetti percettivi ed emotivi.
Ovviamente attraverso questo colore riconfigura lo spazio e la luce dello
spazio stesso.
Daniel Buren (1938-vivo)
Artista Europeo in questo caso, che
Le opere side specific sono state pensate
a metà degli anni 60 sceglie come
per uno specifico luogo perciò se si
caratteristica un pattern a strisce
spostano non hanno senso o comunque
verticali bianche alternate a strisce acquistano significati diversi
di un altro colore. Tutte sono della
stessa dimensione. Troviamo
assonanze con i pittori americani nella scansione della superficie che instaura
un legame con lo spazio. Non a caso egli parla delle sue opere come opere in
situ, parola latina traducibile con side specific, opere che hanno valore solo in
un determinato luogo e che spostate perdono senso.

International Exhibition al Guggenheim, 1971. in


questo caso questo telo è stato realizzato in dimensioni
tali per quel luogo, per attraversare l’intero atrio del
museo Guggenheim. Difficilmente questo telo
prenderebbe senso da un altra parte. Fa quest’opera in
occasione dell’esibizione del 1971. In questo caso
l’artista propone quest’opera che avrebbe diviso in due
la spirale sul tetto. Lo fa per sottolineare la
preponderanza del contenitore espositivo rispetto alle
opere, ci vuole far capire come bisogna mettere un
opera enorme in questo spazio per poter combattere
con la struttura di questo museo, la struttura del museo
sfida le opere all’interno poichè coglie di più l’attenzione
rispetto alle opere. Proprio questo museo farà questo
processo di sfida tra contenuto e contenitore nelle sue
mostre successive.Anche in questo caso il titolo non serve troppo.

Arte processuale
Tendenza nata in reazione all’arte minimalista, Morris in primis poi avrà una
svolta in chiave processuale.

DEF treccani: Nella critica d’arte, sono indicate come arte processuale (process art)
esperienze artistiche che si basano su un processo comportamentale [...] o pongono
l’accento sul processo intellettuale o progettuale dell’opera, rientrando nel più ampio campo
dell’arte concettuale. Importanza del processo, è parte del grande spettro dell’arte
concettuale, però è interessante da studiare come tendenza a se.

Morris nella Process Art


Ciò che conta nella process art è il momento del processo concettuale e
creativo, egli scrive nel 68 un articolo in cui definisce questa nuova arte
processuale dicendo :«Il focalizzarsi sulla materia e
sulla gravità si esplica in forme che non sono
progettate in anticipo. Mucchi disordinati, cataste
casuali e sospensioni creano forme accidentali per il
materiale. Il caso è accettato e l’indeterminatezza è
sottintesa.»

Untitled, 1967-68, Morris. Feltro, materiale extra artistico duttile che si può
modellare attraverso la mente dell’artista o dal caso. Appende alla parete il
feltro e gli fa assumere una forma casuale, riferimento al caso di Duchamp.
La serie dei feltri di Morris: Opere realizzate
a partire dal 67 che segnano una svolta con
il suo precedente minimalismo.

Continuous Project Altered Daily, 1969. Progetto in cui titolo


è qualcosa che spiega. Il titolo fa capire come l’opera viene
cambiata da egli quotidianamente durante il corso della mostra
di un mese, ogni giorno ne cambia la disposizione e ne aggiunge
pezzi.

Richard Serra (1938-vivo)


Artista che fa una cosa simile ai feltri di Morris. Ha la sua fase d’esordio con
la qualità dei materiali utilizzati.

Belts, 1966-67, Serra.Opera che consiste in 11 grovigli di cinghie


di gomma appese al mure, il primo con un Led. Esse appese
prendono andamenti casuali, completamente in contrapposizione
con il minimalismo. Costante trasformazione data dalla gravità e
dalle condizioni esterne.

Splash Series, 1968, Serra. Scultura d’azione, che si


focalizza sul processo di creazione. Nell’immagine si
vede lui che lancia del piombo sula parete che
solidificandosi prende la forma dell’ambiente.
Riferimento del gesto di Pollock, rievoca la gestualità
dell’espressionismo astratto.

Eva Hesse e Linda Benglis ()


Artisti che sviluppano un arte
femminista in contrapposizione alla gestualità maschile. Si oppongono alla
neutralità degli oggetti e all’ordine schematico della Minimal art. Le loro
installazioni sono composti da materiali morbidi e che richiamano all’intreccio

Opera di Eva, 1969-70, Eva Hesse.


Uso di materiale morbido come la rete
o le corde che richiama la ragnatela di
Duchamp e che vuole simboleggiare un
intreccio e una relazione e sospensione
della ragione e della razionalizzazione.

Bundi, 1971, Benglis. Presenza di un


materiale che è al contempo solido ma
duttile cioè la cera d’api, usata per gli
alveari che da vita a linee che hanno
una componente tattile ruvida, viene
voglia di toccarle e hanno delle allusioni
organiche. Opera che fa crollare le categorie tra scultura e pittura, è appesa ma è
una scultura. Riferimento a forme organiche perchè sembra rievocare un tessuto
interno umano, una corteccia o il magma vulcanico.
Arte concettuale
Neoavanguardia\Tendenza che si L’idea che gli artisti concettuali
afferma tra la fine degli anni 60 e il espongono, con linguaggi tra loro diversi,
corso degli anni 70 a scala è distante dai concetti di pittura e scultura
internazionale, tra USA e Europa. È convenzionali. Non si giudica più il lavoro
una tendenza all’interno della quale artistico per la sua qualità e bellezza
operano artisti con linguaggi e ricerche estetica ma si cerca di attivare una
diverse. È definita concettuale sia per il riflessione nello spettatore, ciò che conta
suo concetto di base ma anche perchè è l’idea mentale che soggiace all’opera.
accomuna più tendenze con elementi in
comune. Spesso si parlerà di arte
concettuale come arte smaterializzata, opera dove non conta la sua
concretezza fisica. La ricerca è volta alla concettualizzazione di un immagine
e di un idea.

Forma dell'arte d'avanguardia contemporanea, nata negli anni Sessanta, il cui fine è di giungere a una
realizzazione intellettuale e teoretica, rifiutando l'oggetto e valorizzando il processo, lo schema concettuale per
mezzo del quale vi si arriva. [L’arte concettuale] si libera dalla sottomissione al materiale e si volge
prevalentemente alla progettazione e all'ideazione di un'opera. La ricerca non è rivolta alla creazione di
qualcosa di tangibile, ma alla concettualizzazione di un'immagine. [...] Il termine è stato usato per la prima
volta da Sol Lewitt nel 1967 nel suo Paragraphs on conceptual art, in Artforum (New York). treccani.it

Termine concettuale usato per la prima volta da Sol LeWitt,


in un articolo pubblicato sulla rivista Artforum. Egli sarà
che avrà un ruolo importante per la concettualizzazione di
questa nuova arte. È un artista minimalista che porrà le
basi per questa nuova arte. In questo articolo afferma che
il concetto è l’aspetto più importante del lavoro, il lavoro
spesso ha un ruolo definito. L’opera concettuale è destinata
ad interessare mentalmente lo spettatore e relazionarsi alle
sue capacità percettive.

Quest’arte si sviluppa in anni Il sistema dell’arte con le sue gallerie e le sue


cronologicamente rilevanti in cui logiche di mercato viene messa in crisi, viene
sia gli USA che l’Europa sono messo in crisi il profitto derivato dall’arte.
animati da un rinnovamento L’artista concettuale invece riduce l’opera a un
politico e sociale, sono gli anni idea, qualcosa di non commerciale.
dei tumulti del ‘68.

L’arte concettuale e l’arte delle neoavanguardie Opera surrealista in cui


riprendono comunque qualcosa dalla tradizione, in Magritte attiva la riflessione
questo caso si riprende il concetto di Duchamp tra oggetto reale, la sua
rappresentazione e il
nella sua concezione di importanza figurativa
linguaggio, rivelandoci come
dell’artista, dove qualsiasi cosa l’artista pensi
l’immagine e la
diventi poi arte. Altri artisti che hanno anticipato
rappresentazione di un
questa tendenza sono Manzoni che per primo oggetto siano una menzogna
seguendo la lezione di Duchamp aveva posto al (l’immagine di una pipa non
centro l’idea dell’opera rispetto alla realizzazione. può essere fumata).
Altri riferimenti sono Magritte e la sua pipa. La riflessione sul linguaggio e la
rappresentazione di Magritte tornerà in maniera diretta nella tendenza
concettuale.

Joseph Kosuth (1945-vivo)


Uno dei maggiori esponenti dell’arte concettuale che dagli anni 60 avvia una
ricerca volta al linguaggio, alla rappresentazione e alla finzione della
rappresentazione. Egli nel 1969 pubblica un importante testo ‘Arte dopo la
filosofia’ in cui afferma il passaggio avvenuto nell’arte che sposta l’attenzione
dalla forma all’idea.

One and three chairs, 1965, Kosuth. In entrambe C’è la riflessione


sulla realtà e sulla rappresentazione della realtà (lezione della Pipa di
Magritte), si vede in questo caso la sedia reale, la rappresentazione
della sedia, e la definizione scritta della sedia. La rappresentazione di
queste tre versioni
rappresenta il rapporto tra
l’oggetto, il linguaggio e la
rappresentazione.

The Eight Investigation,


Proposition 2, 1970, Kosuth.
Fa parte della serie delle
indagini, è un’ opera
installativa e difficilmente vendibile. La serie delle investigazioni la
inizia nel 1966 e in questa opera ricorrono elementi di orologi, tavoli,
sedie e libri aperti. Sono opere fredde che sembrano alludere a una
dimensione da ufficio. I libri disposti sul tavolo solo leggibili dai
fruitori che si possono sedere a leggere. I testi sono dedicati all’analisi
del linguaggio.

Art & Language


Collettivo, fondato nel 1968, di artisti inglesi a cui aderì per alcuni anni
Kosuth.

Index 001, 1972, Art & Language. Opera che si diffonde


nello spazio, ha un immagine fredda e rigorosa, rimanda
all’arte minimalista con la serialità e le forme geometriche
semplici. L’opera vede dattiloscritti, schedari e schede di
archiviazioni. L’opera è ancora una volta un invito allo
spettatore che è invitato a consultare questi schedari con
scritti dedicati all’identità dell’artista e dello spettatore.
Riflessione metalinguistica dell’arte. Gli elenchi sul muro
vedono la lista degli archivi posti sulle colonne. Idea di
archivio, catalogazione e serialità. Opera che richiede tempo
per fruirla, bisogna leggere e comprendere, non basta vederla.

John Baldassari (1931-2020)


Si muove facendo una critica all’interno di questo movimento, nella quale lui
stesso gravitava. Ne criticava la noia e la difficoltà di comprensione.

I will not make any more boring art, 1971, Baldassari. Impiego della parola scritta,
elemento linguistico. Non è una scrittura a macchina ma calligrafica perciò rimanda a un
concetto di soggettività forte. Riprende dall’arte minimal il concetto di serialità di frase
ripetuta. Alla base di quest’opera vi è un’ironia e parodia poichè l’artista scrive in queste
linee che non vuole più fare arte noiosa rimandando alla stessa arte concettuale poichè
la considera un arte fredda e distante. In quest’opera perciò muove una critica ironica al
potere che quest’arte stava guadagnando. Il componimento viene stampato e riprodotto
in multiplo, torna il concetto di riproducibilità seriale dell’opera d’arte.
Video, 1972, Baldassari. Video in cui Baldassari rimanda di nuovo la
critica all’arte di cui lui stesso fa parte. In questo video c’è lui che
canticchia come fosse un motivetto i paragrafi della conceptual art di Le
Witt, testo sacro della tendenza. Ironizza facendolo diventare un
motivetto da doccia

Bernd ( 1931-2007) & Hilla Becher (1934-2015)


Gioca un ruolo fondamentale la fotografia in Opere che loro
questa tendenza. Questi due artisti sono marito e compongono con uno
moglie. Si sono conosciuti negli anni 60 schema a griglia, una
all’accademia di modalità di presentazione
Dusseldorf, hanno iniziato seriale che rimanda
a lavorare insieme nel all’archivio e alla schedatura.
1967. I risultati delle loro Questi sono edifici che per
opere sono una serie di loro sono sculture, una delle
strutture architettoniche loro prime pubblicazioni nel
industriali che loro 69 si chiamerà ‘sculture
anonime’.
fotografano utilizzando in
maniera rigorosa la scelta
della visione frontale, il bianco e nero e la luce,
senza persone fisiche. Fotografando questi edifici ne
preservano il loro valore architettonico e storico.

Franco Vaccari (1936-vivo)


Artista italiano, modenese, che lavora nell’arte concettuale con il mezzo
fotografico.

Esposizione in tempo reale n.4. Lascia una traccia


fotografica del tuo passaggio, 1972, Vaccari. Allestisce
quest’opera per la Biennale
di Venezia del 1972,
dedicata al tema
dell’opera\comportamento.
In quest’opera si vede una
macchina per foto tessere
dove le persone potevano
entrare e pagando
potevano farsi una strip di
foto. Le foto tessere poi
venivano incollate sulle
pareti su cui c’era scritto
‘lascia una traccia
fotografica del tuo passaggio’. Il fatto che gli spettatori collaborassero
richiamava il tema della biennale ‘comportamento’. Il risultato di questa
operazione è una produzione anonima e collettiva, anonima perchè fatto
da una macchina e non da una perosna, collettiva perchè ha un
elaborazione corale collettiva delle persone che partecipano all’immagine
della parete.
Vincenzo Agnetti (1926-1981)
Artista milanese che in questi anni realizza (in
tanti esemplari) la sua opera a libro. A partire
da questi prende piede la riflessione di opera
d’arte intesa come libro.

Libro dimenticato a memoria, 1969-70, Agnetti. Libro di


grande dimensione, 40x70 cm, che si inserisce nella categoria di
opere di libro d’artista. Libro vuoto, l’importanza viene data alla
dimensione del vuoto rispetto allo scritto. L’artista ha tagliato una
ad una le pagine in corrispettivo alla colonna di testo facendo
risultare un libro vuoto, i fogli fanno da cornice a un vuoto
assoluto. Opera che ha forte assonanza con la pittura astratta monocroma, anche quest’opera è una totale
astrazione come quelle perchè il suo contenuto viene annullato e lo spazio vuoto rimanda a una dimensione
diversa ulteriore.

Giulio Paolini (1940-vivo)


Artista associato sia all’arte
concettuale che all’arte povera,
di origini genovesi. In molti suoi
lavori usa immagini tratte dalla
storia dell’arte riproducendo in
fotografia le opere antiche.

Giovane che guarda Lorenzo Lotto, 1967,


Paolini. Tela emulsionata di piccole dimensioni
che riproduce in bianco e nero il ritratto di
Lorenzo Lotto del 1505. Ciò che ci da
suggestione è il titolo, che ci dice che c’è un gioco
di sguardi tra l’artista e il quadro, annullamento di distanze spazio
temporali. Ci pone di fronte all’artista quando creò l’opera, trasforma
ogni spettatore nell’artista.

Arte povera
Neoavanguardia sperimentale che si sviluppa negli
anni 70 del 900. Tendenza artistica il cui termine è Promuove questo gruppo
stato coniato da Germano Celant nel 1967. Celant è di artisti italiani che
un critico d’arte Genovese, uno dei più celebri, lavoravano tra Torino,
Genova e Roma. Non è un
morto recentemente per covid. In questa veste lo
movimento ma è una
vediamo come critico d’arte militante, che svolge
tendenza dove all’interno
cioè un azione parallela e sinergica a quella degli
sono presenti artisti che
artisti. Non è un critico d’arte normale ma è un lavorano in modalità
compagno che affianca il lavoro degli artisti nel molto diversa.
corso del loro percorso. Scrive testi sulla loro
poetica e sui loro lavori negli anni in cui loro
producono. (Critico militante, pone il bagaglio di conoscenza a servizio
dell’artista per promuoverlo nell’ambiente)

Tendenza artistica che, rifiutando i valori culturali legati a una società organizzata e tecnologicamente avanzata,
mira al recupero dell’azione, del contingente, dell’archetipo come sola possibilità d’arte.
La locuzione fu coniata dal critico Germano Celant in occasione della mostra Arte povera – Im Spazio tenuta alla
galleria La Bertesca di Genova (1967).
Nel ricorso a materiali poveri, ‘antiartistici’ (stracci, cartapesta ecc.), l’arte povera si pone come presa di
coscienza delle possibilità espressive insite nella materia vegetale, animale, minerale o persino in un processo
mentale elementare.
Un tale orientamento, che rientra nell’ambito più generico dell’arte concettuale, ha dato luogo a manifestazioni
diversissime e tra loro autonome. treccani.it

Una caratteristica di quest’arte è l’uso libero di


materiali non tradizionali che possono essere Germano Celant nel 1970
materiali veramente poveri (come materiali curerà una mostra a
organici, piante e terra) o anche l’impiego di Torino, nella Galleria
d’Arte Moderna, intitolata
tecnologia (come neon o
‘Conceptual art, arte
motori) a testimoniare
povera, Land art’. Ha
non l’evoluzione del voluto inserire l’arte
progresso ma indagare la povera nell’arte
tecnologia nei suoi aspetti concettuale.
più quotidiani.Opere in cui
l’aspetto mentale è più
importante della materia dell’opera.

Copertina del catalogo della mostra Coceptual Art, Arte Povera, Land Art, a
cura di Germano Celant, Galleria Civica d'Arte Moderna, Torino 19

Michelangelo Pistoletto (1933-vivo)


Artista ancora in vita, maestro dell’arte italiana del
dopoguerra

Sfera di giornali, 1966, Pistoletto. Si vede spesso il concetto di povertà di


materiali, si vede una palla prodotta da carta di giornale pressata. Concetto di
processualità, opere che possono essere riattivate, può in questo caso essere
rotolata sulla strada. I
giornali si muovono nella
città con la volontà di
indagare il
comportamento delle
persone.

Venere degli stracci,


1967-1970, Pistoletto. Si
pone a confronto la riproduzione di un’antica Venere
con il volto riposto tra un mucchio di stracci che
costruiscono una quinta teatrale attorno all’opera.
Contrasto tra un soggetto aulico e una massa effimera
di oggetti quotidiani. Qualcosa che vuole essere una
rappresentazione ironica e contrastante tra l’arte
tradizionale e la povertà dell’oggetto usato.

Pietro Gilardi (1942-2023)


Artista morto da poco che ha lavorato con il
rapporto tra natura e artificio, tema
fondamentale per gli artisti dell’arte povera.
Contrasto tra sfera naturale e artificiale.

Tappeto natura, 1966, Gilardi. Materiale di poliuretano espanso


con cui realizza tappeti naturali che riproducono brandelli di natura.
Giovanni Anselmo (1934-vivo)
Senza titolo, 1968, Anselmo. Blocco di granito che sembra stia mangiando una foglia
di insalata. Ancora una volta il contrasto tra un materiale rigido come il granito e un
materiale organico come una foglia di lattuga. Si cerca di creare una frizione tra
elementi diversi. Il senso dell’opera sta nel rapporto tra i materiali. Opera che pone
anche questioni conservative, dimostra il deterioramento rapido della lattuga contro la
lungività della pietra

Giuseppe Penone (1947-vivo)

Rapporto tra natura e artificio, opere con il tema di alberi.


Al centro del suo lavoro c’è il rapporto tra uomo e natura,
indagando i processi di crescita, le modificazione dei
tronchi degli alberi.

Albero di otto metri, 1969, Penone. Travi in legno che con operazioni di scavi
permettono di riscoprire l’albero che vi è fossilizzato all’interno. Si vuole riscoprire la
dimensione naturale di qualcosa realizzato da un uomo. Ogni oggetto è stato in
origine una forma vegetale che attraverso operazioni di sottrazione viene portato
alla luce

Pino Pascali (1935-1968)

2 metri quadrati di mare circa, 1967, Pascali. Propone


in una dimensione museale un’idea di mare attraverso
lastre in zinco in cui inserisce acqua colorata che rimanda
all’idea del mare, tema alluso nel titolo. Opera che oggi si
può vedere alla galleria di arte moderna e contemporanea
di Roma.

Il mare, Galleria L’Attico, 1966, Pascali. Nuovamente


in uno spazio culturale si vuole alludere a una
dimensione naturale ricreata dall’artista attraverso tele
fissate su centine di legno. Con una dimensione di
rialzamenti si crea la texture delle onde del mare. Il
gallerista diceva che ciò che lo colpiva era che i visitatori
non sapevano come comportarsi in questa sala poichè lo
spazio era ridotto.
Jennis Kounellis (1936-2017)
Artista greco attivo a Roma negli anni 60 che decide di attivare lo spazio
museale con animali vivi.

Senza titolo, 1969, Kounellis. Spazio museale, un garage


della Galleria, in cui inserisce 12 cavalli vivi. Voleva
riportare in uno spazio chiuso una presenza vitale e umana
in cui gli animali, che erano fino a quel momento
rappresentati, si presentassero vivi nella loro umanità.

Alighiero Boetti (1940-1994)

Io che prendo il sole a Torino il 19 gennaio 1969,


1969, Boetti. Opera che consiste in serie di blocchi di
cemento modellati dall’artista su cui è impressa l’impronta
della sua mano. Materiale edile che viene trasformato
attraverso un gesto manuale dell’artista. Si vede una
farfalla imbalsamata sull’opera che simboleggia la vitalità.
L’artista si pone in contrapposizione alla naturalità, al tempo
e alla vitalità. Vuole affermare la sua presenza nel mondo.
(Presentata a un opera di Berna)

Mario Merz (1925-2003)


Egli fa del tema dell’abitare e del tema dell’igloo la base
delle sue ricerche. Realizza dal 1967 in avanti la serie
degli igloo, intesi come abitazione mobile, ci parla dei
fondamenti della vita come l’abitare. Su questi igloo
inserisce altre simbologie di vita e scienza.

Fibonacci Igloo, 1972, Merz. In quest’igloo è presente la serie di Fibonacci, la


spirale perfetta che riconduce con un processo matematico lo sguardo dell’artista
in un determinato punto. Questa presenza della serie di Fibonacci rimanda all’idea
di progressione che riconduce alla vita generativa.

Luciano Fabro (1936-2007)


Idea di far riferimento alla figura umana ritorna nelle opere di Fabro in cui
egli modella la scultura sulle misure e forme del suo corpo.

In-cubo, 1966, Fabro.


Gilberto Zorio (1944-vivo)
Tema dell’abitare nomade visibile nella tenda di Zorio
formata da tubi di metallo in cui misure e altezze modellate
sul corpo stesso dell’artista.

Tenda, 1967, Zorio.

Castello di Rivoli, Torino


Primo Museo in Italia
espressamente dedicato all’arte
contemporanea (data di apertura: 1984), ubicato
all’interno di una residenza sabauda, progettata
nel 1718 dall’architetto Filippo Juvarra e rimasta
incompiuta.

Opera Venere degli stracci esposta al Castello di Rivoli a Torino.

LAND ART, BODY ART, VIDEO-ARTE


Dopo il New Dada e la Pop Art alla fine del decennio degli anni 60 negli USA
nascono tendenze che rifiutano l’oggetto artistico come esito dell’arte ma
pongono al centro il processo e l’idea artistica. In quest’orizzonte si collocano
anche le esperienze della Land Art e della Body art.
- La Land Art: nasce alla fine degli anni 60 e si sviluppa nel corso degli anni
70 tra gli USA e l’Europa, con approcci differenti tra gli artisti.
- La Body Art: si sviluppa negli anni 70 e anch’essa tra gli USA e l’Europa.
- La Videoarte: non è una vera tendenza ma è un nuovo linguaggio usato
dagli artisti per fare arte che si sviluppa negli anni 60.

Land art
Le opere prodotte dai Land artisti, artisti della Alla base delle opere della Land
terra, consistono in imponenti forme scultoree art vi è la consapevolezza sempre
(spesso temporanee, con una durata effimere) più forte del deturpamento del
realizzate intervenendo direttamente sulla rapporto tra paesaggio e uomo
natura e sul paesaggio, un paesaggio non più dovuti all’industrializzazione e al
rappresentato nei quadri ma lavorato processo. C’è una ricerca di luoghi
direttamente. L’arte nello spazi pubblico nasce selvaggi in cui operare, sconfinati
deserti e spazi aperti.
con la Land art e si porta avanti fino agli anni
80 e 90. L’arte nell’urbano deve relazionarsi
con il territorio, le autorità e la realtà cittadina.

DEF treccani: Forma d’arte contemporanea, nota anche come earth art, earth works («arte della
terra», «lavori di terra»), sorta intorno al 1967 negli Stati Uniti e caratterizzata dall’abbandono dei
mezzi artistici tradizionali per un intervento diretto dell’operatore nella natura e sulla natura. In tale
scelta era insito un rifiuto del museo, come luogo dell’opera d’arte, e del mercato artistico: le opere
hanno per lo più carattere effimero e restano affidate specialmente alla documentazione fotografica
e video, a progetti, schizzi ecc. Gli artisti che hanno individuato nella natura la loro area operativa,
infatti, non puntano tanto al risultato quanto al processo e alla realizzazione di un’esperienza
esemplare; donde l’affinità che lega questo tipo di ricerca Le opere di questa tendenza
all’arte concettuale e, più in generale, all’arte di si oppongono all’arte da
comportamento treccani.it vendere e all’arte bella ma
vogliono restituire il
Mostra importante della Land Art è quella deturpamento e l’importanza
avvenuta a New York di riattivare il dialogo uomo-
nel 1968, nella natura.
Dwan Gallery,
intitolata ‘Earth Works’
in cui esibiscono 14 autori giovani e poco
conosciuti accompagnati anche da artisti di
tendenze passate tra cui Morris.
Manifesto della mostra.

Robert Smithson (1973-vivo)


Un artista importante e maggior esponente è Si chiama no site perchè i
Smithson che realizza opere che chiama ‘no site’. siti che egli visita sono
evocati dagli oggetti ma
Sembrano sculture minimaliste, forme
non hanno il fondamento
geometriche in compensato, in realtà si
reale dei luoghi.
discostano dagli oggetti minimalisti perchè
all’interno contengono pietre e materiali naturali
che egli ha preso in territori dove ha effettuato
studi passati.

Spiral Jetty, 1970, Smithson. Opera simbolo del movimento e


del modo di operare degli artisti di questo movimento. È un molo
a forma di spirale proteso su un lago dello Juta in America,
l’opera si può ancora visitare. È un opera imponente, ha un
diametro di 450 metri e si estende per 1.5 km. Per realizzarlo ha
dovuto spostare più di 70 mila tonnellate di terra, basalto e
cristalli di sale prelevati li vicino e cumulati e distribuiti sul filo
d’acqua con i camion. Cambiano i strumenti artistici, si usano
strumenti non prettamente artistici, come escavatori e camion.
Si chiama la spirale perchè può essere considerata simbolo della
vita e dei meccanismi di crescita naturale, ed è anch’essa un
simbolo che si trova spesso in natura (conchiglie, alberi etc).È un
simbolo inoltre che ricorda il luogo da lui scelto in quanto vi è una
leggenda che, per spiegare la salinità del lago, raccontava di un vortice presente al centro del lago e collegato
direttamente al mare. Anche la scelta di questo paesaggio non è casuale, spesso i Land artisti scelgono grandi
spazi abbandonati, infatti il lago si trova in un paesaggio che era strato nel corso degli anni devastato
dall’uomo, dalle miniere, dai cercatori d’oro e dalle petrolifere. Per lui l’arte deve valorizzare territori
compromessi, riqualificarli attraverso l’arte.

Dennis Oppenheim (1938-2011)

Annual ring, 1968, Oppenheim. Cerchi


realizzati in un paesaggio innevato,
segni minimali.

Whirpool-Eye of the Storm, 1873,


Oppenheim. Segni lasciati nel cielo di
fumo bianchi lasciati da un aereo)
Walter de Maria (1935-2013)

The Lighting Field, 1977, De Maria. Elemento che accomuna le opere di


Land art è la volontà di misurarsi con i fattori atmosferici. In questo
intervento in Messico ad esempio c’è l’inserimento di nuovi materiali (400
pali nel suolo) che modificano l’ambiente. Questi pali devono parare i
fulmini, catturano l’energia dei fulmini e creando spettacoli luminosi.

Micheal Heizer (1944-vivo)


Double Negative, 1969-70, Heizer. Intervento che sarà copertina della mostra di
Celanti. Interviene sul paesaggio in modo impattante, egli ha creato dei buchi e
crateri all’interno di una parete rocciosa. I suoi interventi sono sempre grandiosi e si
misurano con l’immensità stessa del paesaggio americano. Egli ha realizzato in
questo caso due grandi scavi regolari sui due lati opposti di un versante roccioso.
Ricrea forme rigorose e geometriche. Per fare esperienza di quest’opera bisogna
entrarci dentro, precorrere l’ambiente e spingere lo sguardo fino ad incontrare lo
scavo gemello della parete opposta.

Spesso le opere di Land art vengono criticate in quanto alterano il paesaggio


in maniera invasiva. Si relazionano con la natura in maniera impattante.

Land artisti Europei:


Richard Long (1945-vivo)
Principale protagonista europeo della Land art. Egli a differenza degli artisti
americani non intervengono drasticamente nel territorio, non vogliono
lasciare tracce troppo visibili sul paesaggio. Le sue opere sono vere e proprie
camminate artistiche nella natura, fa
passeggiate di più giorni in giro per il mondo e
da esse ne risultano delle mappe celebrative
delle sue camminate in cui documenta i
paesaggi e le condizioni atmosferiche. Sono
delle sorte di diari di viaggio in forma di libri
d’artista.

Two sheepdogs cross in and out of the passing shadow. The


clouds drift over the hill with a storm, 1971, Long.

A line made by walking, 1967, Long. Una


delle prime opere sue, in questo caso era
un’attraversamento di prato che lui decide di
sottolineare attraverso la tosatura di un
percorso sul prato

Kilkenny circle, 1984, Long. Crea cerchi sul


terreno con materiali trovati durante le sue
camminate. Come Smithson riporta all’interno
dello spazio espositivo un prelievo di materiali
naturali.
Christo (nella Land art)
Le sue azioni artistiche sono
Artista del Novueau Realisme, tendenza
precedute da disegni e collage
che vedeva il prelievo e l’artificazione di
preparatori ed attraverso la vendita
oggetti quotidiani. Lui li impacchettava e li dei suoi schizzi si autofinanzia i
riconfigurava fornendo loro una nuova progetti veri e propri. Queste opere
dimensione. Estenderà la sua pratica su sono spesso dei risultati di
scala paesaggistica (come le Mura contrattazioni e accordi, dietro ci
Aureliane precedentemente viste nel sono negoziazioni con le autorità
capitolo del Novueau Realisme). locali.

Wrapped coast 1968-69, Christo. Prima opera che dedica alla natura.
In questo caso hanno scelto un tratto frastagliato di costa australiana
avvolgendone 2.5 km con un tessuto color sabbia e agganciato con ganci
e funi. Quest’opera ci parla del rapporto tra
visibilità e invisibilità, è un processo di
nascondimento ma di contemporanea
evidenziazione. Visibile solo per 10 settimane.
Altro aspetto interessante è che è stata
realizzata come laboratorio didattico
universitario con l’università di Sidney.)

Sorroueunded Island, 1980-83, Christo. Ha


circondato con tessuto rosa di propilene galleggiante 11 isole di una baia della
florida. Il rosa contrasta con il verde di Miami, in questo caso si riflette tra rapporto
tra natura e artificio. L’elemento rosa evidenziava una porzione del paesaggio.

The Floating Piers, 2016, Christo. La


compie poco prima di morire ed questo diventerà un fenomeno
sociale mediatico. L’immagine di questa piattaforma gira il mondo
trovando critiche e approvazioni.

Body Art
Tendenza d’avanguardia del secondo novecento. Ci troviamo davanti a una
sperimentazione linguistica nuova. Qui ad essere utilizzato in maniera diretta
è il corpo, il corpo diventa opera d’arte, non viene più solo rappresentato.

DEF: Tendenza d’arte d’avanguardia emersa a livello internazionale negli anni Settanta che utilizza il
corpo sia come oggetto su cui compiere operazioni sia come soggetto che agisce in un determinato
spazio e provoca eventi. treccani.it

Delle esperienze anticipatrici della body art sono le antropometrie di Klein e


Manzoni con le sue sculture viventi. Essi hanno anticipato l’uso del corpo
(non è body art ma si introduce l’uso del corpo come strumento artistico).
Per parlare di body art si deve prima chiarire il concetto di performance:
DEF:Termine, sviluppatosi in particolare dagli anni Settanta, designa un’ampia varietà di eventi e
situazioni artistiche in cui il corpo (dell’artista, dell’attore-esecutore e/o del pubblico) diviene il
principale se non unico mezzo di espressione: happenings, azioni di body art, spettacoli di teatro
sperimentale, pratiche collettive e relazionali etc…

Gilbert (1943-vivo) & George (1942-vivo)


Duo di artisti inglesi in cui l’uso del corpo non è estremo
e violento come sarà per altri interventi di body art. In
questo caso fanno uno humor tipicamente inglese per
realizzare delle sculture viventi. Alla fine degli anni 60
quando ancora studiavano alla Saint Martins di Londra
cominciano a considerarsi sculture viventi e realizzano
opere in cui abbattono la barriera tra arte e vita stessa.
Loro stessi spesso si mettono in gioco realizzando
performance e body art.

The Singing Sculture, 1971. In questo caso la performance è un evento proprio


in cui essi cantano. Link al video: https://www.youtube.com/watch?v=yc9
E6EtPl0U

Vito Acconci (1940-2017)


La ricerca di questo artista è una ricerca molto forte spesa a sfidare i limiti
del corpo realizzando performance spesso estreme realizzate con l’intento di
testare i limiti del fisico e della mente. Si dispone a
rischi e sfide per testare i suoi limiti.

Seedbed, Sonnabend Gallery, 1972, Acconci. Opera in cui il pubblico si


trova in una stanza vuota con un pavimento di legno e nascosto sotto le
assi di legno si trova coricato l’artista che si masturba ed esprime ad alta
voce le sue fantasie erotiche. All’epoca un operazione così risuonava con
grande potenza. Volontà di sfidare i limiti tra pubblico e privato)

Trademarks, 1970, Acconci. Erano anni di rivolta dove


si sfidavano le convenzioni sociali. In quest’opera egli si
lesiona e si ferisce trasformando il suo corpo in una
costellazione di segni. Poi li ricopre di inchiostro e li usa
come matrici di stampa, si usa lui stesso come matrice
di stampa per stampare su carta i suoi segni del corpo.
Da un interpretazione paradossale della firma
dell’artista.

Gina Pane (1939-1990)


Artista di origini italiane ma operante in Francia che in queste opere intitolate
‘azione sentimentale’ riflette sull’eterna compresenza di amore e di morte e
sul senso di sofferenza personale e collettiva. Per lei la performance emotiva
del pubblico è fondamentale e necessaria.
«Se apro il mio corpo affinché voi possiate guardarci il
vostro sangue, è per amor vostro: l’altro. Ecco perché
tengo alla Vostra presenza durante le mie azioni».
Lei ricerca la relazione con il pubblico, pratica di
scambio tra autore e pubblico. Anche in questo caso è
l’artista soggetto delle sue opere, spesso sarà così,
sarà l’artista a mettersi in gioco nelle sue idee.

Azione sentimentale, 1973, Pane.

Chris Burden (1946-2015)

Shoot, 1971, Burden. Opera in cui compie un atto estremo.


L’artista pianifica il proprio ferimento convincendo un suo amico
a farsi sparare, il pubblico assiste a questa performance ma non
può reagire.
«Era per me un’esperienza mentale [...] era sapere che alle
sette e mezza sarei andato a fare un’azione in cui qualcuno mi
avrebbe sparato addosso. Era come poter organizzare il destino
o qualcosa del genere, in maniera controllata. L’aspetto violento
non era molto importante, era, in fondo, il modo per poter
sperimentare queste riflessioni»

Marina Abramovic (1946-vivo)


Artista serba americanizzata che dalla metà degli
anni 70 lavora alla realizzazione di performance con
il suo compagno Ulay. Realizzano opere che si
chiamano ‘relation works’, opere che giocano sul
concetto di relazione e dialogo tra i loro corpi.

Relation in time, 1977. Opera realizzata a Bologna dove per 16 ore


consecutive loro sono stati seduti in silenzio schiena contro schiena uniti dai
loro capelli. Non si vedevano e ogni movimento del corpo di uno veniva
trasmesso al corpo del partner. Sfidare il corpo con una relazione di corpi

Video. Fanno un
intervento sulla muraglia cinese, percorrono la muraglia
cinese dai due estremi per incontrarsi poi nel mezzo. Diventa
performance perché si lasciano sentimentalmente e
simboleggia la loro unione ma lontananza.

Imponderabilia, 1977.
Opera a Bologna in
occasione della settimana
internazionale della
performance, prima
mostra in Italia dedicata interamente alla performance che si svolge alla
Galleria comunale di arte Moderna di Bologna. In questa performance lei e il
suo compagno sono posti ai lati dell’ingresso della galleria, completamente
nudi e le persone per passare devono strusciare il corpo contro i loro. Ha un
forte impatto al tempo poichè erano nudi in un museo. L’idea è quella di
focalizzarsi sul pubblico e sulle reazioni e capacità relazionali, in questo
processo la nudità crea imbarazzo e pudore. «Siamo in piedi, nudi,
sull’ingresso principale del Museo, una di fronte all’altro. Il pubblico che
entra nel Museo deve oltrepassare, mettendosi di traverso, il piccolo spazio
tra di noi. E ogni persona che passa deve scegliere chi di noi due affrontare»
Negli anni poi si decide di replicare le performance, reenactement:
DEF: Pratica molto in uso nell’arte contemporanea, che
consiste nel riproporre eventi espositivi o azioni performative già
realizzate in passato (non necessariamente a opera dello stesso
artista che ha concepito l’azione originale), con una specifica
strategia di appropriazione che implica una nuova interpretazione e
ricontestualizzazione.

Mostra in onore di Marina a Palazzo Strozzi,


Antologica di Marina Abramovic, 2018-19. Viene
rimessa in scena la loro performance da due attori,
replicazione dell’opera Attraverso l’azione diretta.

Al Guggenheim in una mostra del 2005, Seven Easy


Pieces, Marina rimette in scena 7 performance per 7
giorni e 7 ore al giorno. Sfida la resistenza del suo corpo.
Realizza le performance dei suoi più cari compagni:
§ Bruce Nauman, Body Pressure, 1974
§ Vito Acconci, Seedbed, 1972
§ Valie Export, Action Pants: Genital Panic, 1969
§ Gina Pane, The Conditioning, 1973
§ Joseph Beuys, How to Explain Pictures to a Dead Hare,
1965
§ Marina Abramovic, Lips of Thomas, 1975
§ Marina Abramovic, Entering the Other Side, 2005

Video-arte
La video-arte è una pratica non una tendenza, è un linguaggio, uno
strumento. Con video arte si intende un linguaggio artistico in cui si include
all’interno dell’opera stessa il video.
DEF: Procedimenti e prodotti artistici che hanno come mezzo espressivo processi e apparecchiature
televisive. La videoarte può avvalersi di trasmissioni dirette, di registrazioni, con manipolazione o
meno dell’immagine, coordinata o integrata da suoni, assemblaggi e installazioni di monitor e
oggetti eterogenei, fino a giungere a complesse strutture di serie di monitor regolati da raffinati
apparati tecnologici (videoinstallazioni).

Le video installazioni nascono nei primi anni 60 e i primi a sperimentare sono


Vostell e Paik. Sono artisti che iniziano a usare il video in un periodo dove il
monopolio della manipolazione video è in mano alla televisione.

Wolf Vostell (1932-1998)


Nelle ricerche di Vostell l’attacco alla televisione come simbolo
di un sistema da sovvertire si esplica con la distorsione di
immagini quotidiane e l’inserimento di immagini distorte
all’interno di installazioni.
E.d.H.R., Elektronischer dè-coll/age- Happening Raum, 1968, Vostell. Una delle prime
video installazione esposta negli USA nella quale una serie di televisioni presentavano
immagini di trasmissioni televisive esistenti che l’artista aveva smontato inserendo disturbi
e interferenze. La distorsione trasformava le immagini in sequenze nuove e astratte. Egli
chiamerà questa pratica decollage perchè smonta le immagini e le rimonta
Nam June Paik (1932-2006)
Altro pioniere della sperimentazione video. Paik è
statiunitense di origine coreana. L’interesse per la
televisione di Vostell è parallelo al lavoro di Paik che
nel 62 presenta in Germania all’ Exposition of
Music-Electronic Television, Galerie Parnass,
una serie di monitor posizionati su mobiletti e
sintonizzati su trasmissioni televisive alterate con la
posizione di magneti sul tubo catonico. Cerca di
smontare il potere comunicativo e massificante della
televisione del tempo.

Bruce Nauman (1941-vivo)


Artista statiunitense che opera in varie tendenze
(concettuale, body art). Prevede anche l’uso del video
nelle sue opere.

Live-Taped Video Corridor, 1970, Nauman. Opera di video arte di natura


installativa, cioè si sviluppa all’interno dello spazio. In questo caso installa due
monitor, uno sopra l’altro alla fine di un corridoio stretto e lungo. Il monitor
più basso proietta una registrazione del corridoio vuoto mentre quello più alto
trasmette una registrazione a circuito chiuso di una videocamera posizionata a
3 metri all’ingresso del corridoio. Entrando nel corridoio e avvicinandosi ai
monitor si entra nella zona osservata dalla videocamera. Più l’osservatore si
avvicina al monitor più lontano è dalla videocamera, l’immagine dello
spettatore è sempre più piccola. L’uso del video è sperimentato per
scoordinare le coordinate spaziali e sconvolgere la percezione spaziale
dell’osservatore.

Viola (1951-1978)
Uno dei più noti, artista statiunitense. Le sue opere sono video installazioni
multimediali incentrate sulla rappresentazione allegorica di cicli vitali (vita-
morte). Nelle sue opere ci sono influenze di capolavori del passato di più
campi, musica, pittura etc.

The Raft, 2004, Viola. Video installazione in cui riprende le scene di


Giulio Romano nella sala dei giganti dove i giganti vengono
scaraventati sulla costa
dall’acqua. Riattiva l’arte del
passato attribuendola al
moderno, ci parla di pericolo e
precarietà degli individui. Lo fa
in maniera allegorica, poichè
anche il titolo richiama i
gommoni e la precarietà di
salvezza.
Link al video: https://www.youtube.com/watch?v=uFCKSccanSI& t=41s
TEMI E TENDENZE DEGLI ANNI OTTANTA E NOVANTA
Negli anni 80 e 90 del novecento si sviluppano nuove tendenze di artisti che
gravitano nell’ambito dell’Urban della natura e dell’umanesimo.

Anni 80
Decennio in cui si esaurisce ogni fede in ideologie forti ed esperienze
collettive. Cambio di rotta rispetto agli anni 60\70, si torna a credere
nell’individuo e alle sue molteplici possibilità, ciò ha delle ricadute sulla scena
artistica. Gli anni 80 hanno un ritorno alla pittura tradizionale, ritorno alle
tecniche bandite dalle arti di avanguardia. Negli anni 80 le mostre presentate
nelle gallerie hanno ripreso l’interesse verso la tradizione, la Biennale di
Venezia del 1980 consacra il fenomeno di ritorno alla pittura.

Transavanguardia italiana
Tendenza corrispettiva all’arte povera nel senso che anche in questo caso c’è
un critico di riferimento però non verrà mai stilato un manifesto della
tendenza che la possa far definire movimento.

In italia c’è la transavanguardia, la nuova pittura. Transavanguardia è un


termine coniato nel 76 da Oliva:
DEF:«l’ideologismo del poverismo e la tautologia dell’Arte concettuale trovano un superamento in un
nuovo atteggiamento che non predica alcun primato se non quello dell’arte e della flagranza
dell’opera che ritrova il piacere della propria esibizione, del proprio spessore, della materia della
pittura finalmente non più mortificata da incombenze ideologiche e da arrovellamenti puramente
intellettuali.»
Termine Utilizzato dalla fine degli anni 70 per identificare un gruppo di cinque
artisti che in quegli anni recuperano tecniche tradizionali: Chia, Clemente,
Cucchi, De Maria, Paladinio. Con trans si vuole indicare il concetto di
attraversamento delle avanguardie, è un termine che identifica l’apertura
verso le esperienze antiche, non c’è solo uno slancio verso il futuro ma c’è
anche il recupero del passato. C’è il ritorno all’immagine e c’è la volontà di
operare individualmente e non collettivamente. Si torna a parlare di opera e
non di processi e idee, si riprende la concretezza materiale dell’opera, torna
l’importanza del gusto estetico e del bello.

Sandro Chia (1946-vivo) e Francesco Clemente (1952-vivo)

Senza titolo, 1984, Chia. C’è un forte senso di plasticità unito alla materia e al
colore. Ha sollecitazioni classiche della scultura

Alba danzante, 1981, Clemente.


Ritorno alla pittura e alla figurazione, si
abbandona l’astrazione. In questo caso
rappresenta tre figure animate da una
danza allegorica, al centro c’è la moglie
dell’artista Alba e ai lati due figure
maschili che sono la proiezione
dell’artista stesso
Domenico Paladino (1948-vivo)
Uno degli artisti più celebri, di origine campana.

Lampeggiante, 1979, Paladino. Opera


in cui vediamo tecniche diverse e la
presenza di una figurazione stilizzata. Le
tecniche e i materiali sono l’encausto,
l’argilla, il legno e il colore dipinto.
Connessione tra pittura e composizione
materica, l’unione di questi elementi
sembra rimandare a una mitologia
antica

La montagna di sale, 1995, Paladino.


Opera d’arte pubblica, opera che non è
in un contesto artistico ma che occupa lo
spazio urbano. È stata realizzata per la
piazza del Plebiscito di Napoli ed è
caratterizzata da una serie di cavalli di bronzo che si dibattono in una montagna di sale. Elemento figurativo
unito alla scultura e rimando a miti del passato di battaglie. Presenze evocative e riferimenti al passato.

Julian Schnabel (1951-vivo)


Artista non italiano che realizza una serie di quadri
intitolati ‘Plat painting’ in cui riprende immagini dei
maestri della storia dell’arte e li riporta grossolanamente
in oggetti frammentati, piatti etc .
«Uso qualunque strumento mi consenta di tradurre i miei
impulsi in un’evidenza fisica».

Circumnavigating the Sea of Shit, 1979, Schnabel.

Graffiti Writing
Arte realizzata dai Writers. Realizzata dai
Anche in questo caso si parla di
Writers. Graffiti che iniziano ad essere
intervento nello spazio pubblico, i
realizzati in america da ragazzi giovani di
writers scelgono come luoghi
varie etnie. Essi scelgono nomi di fantasia con privilegiati, posti che possono
cui nominarsi, lavorano ai confini della essere visti da molte persone
legalità, anche per questo mantengono (metropolitane, luoghi della
l’anonimato. Non sono definite opere ma sono collettività urbana), per rendere
loro definiti artisti, segnano determinati luoghi le loro opere visibili. Applicavano
con uno stile calligrafico personale con spray al graffito la loro tag che gli
di diversi colori. Non nascono propriamente permetteva comunque di
come opere ma la loro proprietà estetica le fa mantenersi anonimi ma essere
assimilare come tali. riconosciuti dagli artisti
dell’ambiente.

Children of the Grave Again, DONDI, New York 1980. Lavoro


realizzato sulla C newyorkese. In questo caso l’operazione
artistica, fotografata da Cooper, viene documentata e l’artista è
riconoscibile.
Alla fine degli anni 70 i writers vengono assorbiti dal
sistema artistico, vengono assimilati a artisti e le loro
opere diventano d’arte. Si inizia così a realizzare graffiti
anche nella tela, che vengono poi commercializzati. La
prima mostra di graffiti avviene alla Galleria Fashion Moda
di New York.

Keith Haring (1958-1990)

Egli si configura come personalità di artista anche


se ha preso come ispirazione i graffiti writings
nella scelta dei luoghi. Il suo linguaggio artistico è Inizia a disegnare negli spazi
influenzato dai fumetti e dall’arte tribale, crea pubblici nel 1980, in particolare
elementi e segni grafici spesso replicati prendendo sui cartelloni neri e vuoti della
la forma di ideogrammi per rappresentare metropolitana. Egli è arrivato a
concetti. Sia per la scelta di luogo che per il
linguaggio egli vuole trasmettere e arrivare a un New York nel 1978 e diventa
largo pubblico. I suoi segni sono rapidi e presto noto come graffittista
semplificati e ben presto diventerà facilmente anche se la sua operazione è
riconoscibile. I colori che usa sono netti, primari prettamente artistica.
ed esprimono la convinzione che questi elementi
comunichino concetti e segni comprensibili.

Dipinge il muro di Berlino nel 1986. «Mi è sempre più chiaro


che l’arte non è un’attività elitaria riservata all’apprezzamento di
pochi. L’arte è per tutti e questo è il fine a cui voglio lavorare.»

Manifesto del 1989, Haring. Manifesto che realizza


per una campagna sull’AIDS,
dalla quale lui stesso era
afflitto. Si impegnerà molto in
prima persona su questa
malattia con la realizzazione di
molti manifesti

Tuttomondo a Pisa nel 1984,


tutt’oggi visibile.
Jean Michel Basquiat (1960-1988)
Artista di origini haitiane e portoricane che si associa alla
scena dei graffiti. Emerse con uno pseudonimo assimilabile
al tag, SAMU, lavorerà sui muri di Brooklyn e Sohoo. Il suo
intento era quello di sviluppare questa ricerca in termini
artistici. Otterrà subito un grande successo di mercato,
conoscerà Andy Warhol e lavorerà con lui realizzando la serie collaboration. Il
mercato lo porterà al successo e a 26 anni cadrà nell’abisso della droga e
della solitudine.
Arroz con pollo, 1981, Basquiat.
Opera con grande figurazione
elementare, primitiva che risente
delle influenze delle sue origini. In
quest’opera ritrae il suo piatto
preferito e lo offre a Suzan la sua
musa

Exu, 1988, Basquiat. Una delle sue


ultime opere che rappresenta un
antica divinità africana da molti
occhi che attrae i demoni per poi
distruggerli.

Arte neoconcettuale
Ritorna, seppur in maniera diversa, l’arte concettuale basata sulla critica
sociale e politica del tempo.

Barbara Kruger (1945-viva)


Artista che proviene dall’editoria giornalistica che nelle sue opere utilizzerà i
trucchi e gli espedienti della grafica per svelare la perversa efficacia di
convincimento dei media.

Untitled, 1987, Kruger. Opera in cui vi è un immagine


fotografica con una bambina che sente i muscoli del suo
eroe bambino. Quest’immagine sembra provenire dalla
grafica pubblicitaria e viene completamente cancellata
dalla frase critica applicata sopra. Critica che afferma che
non c’è bisogno di idolatrare
nessuna figura media.

I shop therefore i am, 1987,


Kruger. Slogan che recita una
frase di Cartesio ‘penso dunque
sono’ trasformata in ‘faccio
shopping dunque sono’. Lo fa
per provocare e rivelare la società
consumista

Jenny Holzer (1950-viva)


Nuovamente intervento nello spazio pubblico,
volontà di raggiungere più persone possibili

Abuse of Power Comes as No Surprise, 1982, Holzer.


intervento a Times Square su un insegna luminosa, se ne appopria
per dare un messaggio di denuncia sociale che dice ‘l’abuso di
potere non è una sorpresa’. Critica il potere imposto dall’alto.

Cindy Sherman (1954-viva)


Artista più importante e influente dell’arte
contemporanea. La sua attività fotografica è iniziata alla fine degli anni 70 e
tutta la ricerca si sviluppa su se stessa. È lei che si fotografa nelle vesti più
svariate. Nella sua serie di immagini chiamata ’film Still’ raffigura le dive del
cinema impersonificate da
lei. Ha lo scopo di
mostrare come la
femminilità sia sempre
qualcosa di costruito nella
società del tempo, critica
agli stereotipi sulla
donna. Sviluppa una
riflessione sull’immagine
veicolata dei media sulla
donna.

Jack Levine (1915-2010)


Alla base della sua ricerca c’è il concetto di
appropriazionismo, la cosa importante è che non esiste
una paternità dell’arte, non esiste il concetto di originale
ma tutta l’arte del passato può essere rivisitata dai
contemporanei dando nuovo significato.

After Marcel Duchamp, 1990, Levine. Riproduce in bronzo dorato l’urinatoio di


Duchamp, lei si appropria dell’idea dell’urinatoio e la modernizza.

Jeff Koons (1955-vivo)


Uno dei più noti emerso negli anni 80, che riporta
nell’arte del tempo sculture significative. Le sue opere
verranno quotate con grandi prezzi nella critica d’arte
moderna. Arte che vuole ripresentare oggetti
conosciuti, pone sotto plexiglass qualcosa di banale, la
rende arte. Mettendola in teca le da la concezione di
arte

New Hoover Convertibles, 1984, Kooks. Riprende oggetti che tutti conoscono
compiendo da un lato un gesto in linea con la tradizione dall’altro recupera
l’esperienza della pop art. Riprende l’aspirapolvere diffusa in america in quegli
anni. La sua volontà è di raggiungere più persone possibili e comunicare con le
masse.

Anni 90
Multiculturalismo
È una linea inaugurata alla fine degli anni 80. Per la
prima volta si riflette sull’importanza di guardare alle
produzioni di altre culture. È un arte non rilegabile
solo all’occidente ma è multiculturale.
Nell’89 si tiene una mostra interculturale di apertura
ai tempi della globalizzazione, Magiciens de la
Terre, Parigi.
Vengono presentati lavori di
artisti contemporanei L’idea che vuole dare questa mostra è un confronto
europei accostati a opere interculturale, tra culture anche extraeuropee
realizzate in luoghi esclusi riflettendo sul concetto della magia e del rito e il
dai luoghi ruolo che questi concetti hanno nella produzione
convenzionali,extraeuropei. artistica. La mostra viene allestita in modo da far
Il fatto che avvenga in dialogare le opere dei diversi artisti. Ha sollevato
quell’anno, dopo la caduta numerose critiche ma anche la questione di
del muro di Berlino fa capire rappresentazione di culture extraeuropee. Il concetto
la valenza di questa mostra. di multiculturalismo torna nelle opere di molti artisti.
La metà degli artisti non
sono occidentali (in tutto
erano 100 perciò 50).

William Kentridge (1955-vivo)


Artista sudafricano che realizza opere grafiche e
videomatiche. Usa il carboncino, ed esplora temi
personali e individuali che diventano specchio di
una situazione politica più ampia (per lui
l’Apartheid e il colonialismo)

Felix in Exile, 1994, Kentridge.

Shirin Neshat (1957-viva)


Artista che spazia negli strumenti, dalla fotografia al
video. Artista iraniana che lascia Teran a 17 anni per
studiare negli USA. Una serie di cambiamenti politici
dell’Iran le hanno impedito il rientro. Le sue foto e i suoi
video indagano il ruolo della donna nella società
islamica, riprende volti velati e stampati con versi arabi
accostati alle armi.
«Anche se oppresse non sono delle vittime. Perché si
ribellano. Oggi come ieri sono loro ad esprimere il
coraggio, il desiderio, la sensualità.».

Faceless from Women of Allah Series, 1994, Neshat)

Arte di immagine e spettcolarità


Gruppo di artisti che negli anni 90 diventano un
fenomeno. La loro fama verrà consacrata dalla
mostra ‘Sensation’, del 1997-99. Mostra
itinerante che fece tappa a Londra- Berlino e NY.
Le caratteristiche delle loro opere sono la natura
spettacolare, la facile accessibilità, la nuova
complicità con i media. Emerge in maniera forte l’impatto dell’immagine.
The Physical Impossibility Of Death In
the Mind Of Someone Living, 1991,
Hirst. immagine apparentemente forte e
impattante

Everyone I Have Ever Splept with


1963- 1995 (The Tent), 1995, Emin.
Opera che rappresenta tutte le persone con
le quali è andata a letto dal 1963 al 95.

Tragic anatomies, 1996, Jake and


Daninos Chapman. Opera in cui i bambini
diventano grotteschi

Myra, 1995, Harvey. Quadro che riproduce il


ritratto di un assassina di bambini realizzato
con piccoli tratti fatti da impronte digitali di
bambini.

Post Human
Tendenza e termine inaugurati da una mostra
itinerante, Post Human, 1992-93, che fece tappa a
Losanna, Torino, Atene e Amburgo. La mostra
contraddistingue una generazione di giovani artisti
che lavorano attorno alla concezione del corpo e
esplorano temi quali il sesso, la razza e l’identità.
Valutano l’evoluzione del corpo e i confini tra
l’artificiale e il naturale applicato al corpo. Negli anni
90 d’altronde si sviluppa la chirurgia estetica e
l’alterazione del corpo, diventano così temi di
riflessione per cui l’arte diventa veicolo e specchio di
riflessione. Nuovo concetto di figurazione artistica
che vanno di pari passo con le sperimentazioni
fisiche degli anni 80\90.

I manichini di
Man Ray.
Ci sono anche le
Gli arti amputati creature polimorfe di
di Sherman e le
Gober. sperimentazioni video di
Barney che riflette sui
limiti del corpo e sulle
sue mutaizoni.
Arte relazionale
Concetto teorizzato da Bourriaud nel 1998 per definire pratiche diffuse negli
anni 90 in Europa e Nord america in cui obbiettivo è lo sviluppo del contesto
sociale e le relazioni interpersonali tramite l’installazione di eventi e
spettacoli.

DEF: «RELAZIONALE (ARTE): Insieme di pratiche artistiche che prendono come punto di partenza
teorico e pratico l’insieme delle relazioni umane e il loro contesto sociale, piuttosto che uno spazio
autonomo e restrittivo.»

Opere in cui è importante la relazione con il pubblico e con l’altro, viene


messa in secondo piano la fabbricazione di oggetti e viene favorita la
creazione di esperienze e relazioni.

Intervento per la mostra Cocido y Crudo, 1994, Tiravanija. In questa mostra


non ha voluto presentare oggetti ma ha voluto creare una situazione e un
esperienza ossia una cucina\bicicletta con cui
poi nel centro di Madrid ha cominciato a
cucinare pranzi e cene per persone casuali.
Nello spazio della galleria ha mostrato
semplicemente alcuni esiti di questo
strumento. «Il lavoro era attivo finché è
rimasto all’esterno, una volta entrato nel
museo si è trasformato nella solita scultura
appoggiata sul pavimento».

Stadium, 1991, Cattelan. Opera


presentata nel 1991 alla galleria
di Bologna d’arte moderna.
Artista celebre che in questa
opera ha attivato processi e
relazioni. Ha coinvolto per
quest’opera due squadre
composte da 11 giocatori come
in una squadra di calcio pronti a
fronteggiarsi sul campo. Ha
composto una squadra del sud
composta da immigrati
senegalesi vittime di razzismo in
Italia. Contro di loro giocano 11 giocatori del Cesena, la sua opera attiva una relazione e veicola un messaggio
critico sul razzismo e sulla xenofobia.

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