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Introduzione alla Storia dell'Architettura Contemporanea - ARCHCONT101
Shanghai, dai primi del Novecento fino agli anni Trenta, la Palmer & Turner lavora molto,
anche grazie a committenti d’eccezione: Victor Sassoon, baronetto del Regno Unito e
timoniere indiscusso dello sviluppo economico del delta del fiume Yangtze. È di sua
proprietà la Sassoon House: l'edificio inaugurato nel 1929 sul Bund e progettato da Palmer
& Turner. Tra le numerose altre opere realizzate dallo studio, c'è la sede della Royal
Asiatic Society, che nel 2010 l'architetto inglese David Chipperfield ha trasformato nel
Rockbund Art Museum. Il bell'edificio degli anni Trenta, con il ruvido carattere
dell'architettura del mattone, si deve alla matita di George Leopold “Tug” Wilson, senior
partner di Palmer & Turner. L’edificio è inserito in un isolato noto alle cronache della
Shanghai coloniale. Siamo a Waitanyuan, la zona settentrionale del Bund, tra Yuan Ming
Yuan road e Hu Qiu road, di fronte al grande giardino del consolato britannico, laddove il
fiume Huangpu riceve le acque del Suzhou. Dopo decenni di abbandono, nel 2005 l’area è
stata oggetto di un vasto programma di rinascita urbana, finanziato dal gruppo Rockefeller
di New York e da un investitore cinese, per la realizzazione di un museo d’arte
contemporanea, hotel, uffici e abitazioni di lusso. Allo studio di Chipperfield è stata
affidata quasi tutta l’operazione, denominata Rockbund Project, oggi in corso di
completamento, rinnovando così, un secolo dopo il contributo dell’architettura inglese
alla costruzione di Shanghai. L’ingresso al Rockbund Art Museum è sulla facciata principale
del Royal Asian Society Building, restaurata con un accurato intervento filologico, mentre
sul retro del palazzo, con una delicata operazione di ridisegno geometrico, Chipperfield
aggiunge un sottile fronte architettonico contemporaneo, rivestito con il tipico “intonaco
di Shanghai" Un ampio spazio, con la biglietteria e la libreria, introducono alla visita. Il
percorso è ovviamente servito dall’ascensore, ma prendiamo le scale, perché qui
l’architetto inglese avvia un confronto con l'edificio antico teso a interpretarne l’originale
atmosfera, attraverso l’uso del bianco-nero con il quale è sottolineato, quasi come un
segno grafico, il contrasto tra le superfici murarie, il corrimano, l’alzata e la pedata dei
gradini in pietra, oltre al dettaglio delle maniglie delle finestre. Le sale espositive, invece,
sono tutte completamente dipinte di bianco. Pertanto, la fitta struttura originale in
cemento armato, forma un ambiente adatto alla disposizione delle opere. Giunti al terzo
livello, l’interno ci sorprende con una decisa variazione di scala, aprendosi verso l’alto e
permettendo così l’esposizione di opere di grandi dimensioni, visibili anche da un
ballatoio. Mentre all’ultimo piano, occupato dal bar, ritorna il motivo geometrico con il
quale l’architetto ha disegnato la facciata, qui sottolineato dall’affaccio interno chiuso
da spesse vetrate. Dopo la fila dei tavolini usciamo su una terrazza affacciata verso il
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fiume. Lo skyline di Pudong si intravede in lontananza e sotto abbiamo una panoramica
del grande isolato urbano coinvolto nel progetto del Rockbund. Un’area che comprende
anche il restauro di altre due belle opere di Hudec degli anni Trenta: gli edifici della China
Baptist Publication Society e della Christian Literature Society. Sono affacciati sulla Yuan
Ming Yuan road, che ora è diventata un'isola pedonale, con negozi di lusso di marche
occidentali, caffè parigini e ristoranti italiani. Ma è così che in questo luogo “l’altra
Shanghai”, brandello d’Europa in Oriente, racconta le memorie del proprio passato. E tra
queste architetture riportate agli antichi fasti, possiamo forse comprendere meglio i
problemi del ruolo della storia nella Cina contemporanea. Perché, come giustamente
ammoniva il Presidente Mao: “la critica va fatta a tempo; bisogna disfarsi del brutto vizio
di criticare dopo”.
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