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Come nell’espressionismo troviamo una libertà nell’utilizzo del colore. L’astrattismo è una novità
perché per la prima volta la pittura vive in modo autonomo, non ha più rapporto col dato esterno
Kandinsky Vassily
Kandinsky nasce a Mosca il 4 dicembre 1866 e lì compie i suoi studi laureandosi in giurisprudenza nel
1892. Poco dopo, nel 1896, gli venne offerta una cattedra universitaria che venne rifiutata per
permettergli di seguire la sua passione per la pittura. Nel 1896 si trasferisce a Monaco dove rimane
fino al 1914, quando, allo scoppio della prima guerra mondiale rientrerà in patria. Tornato in Russia,
ormai famoso, prende parte al rinnovamento della società e della vita culturale del suo Paese dopo la
rivoluzione d’ottobre: riorganizza i musei di provincia, crea l’istituto per la cultura pittorica (1918) e
fonda l’accademia delle scienze artistiche (1920). Successivamente, nel 22 torna in Germania, dove
insegna nella Bauhaus. Nel 1933 il Bauhause viene chiuso dal regime nazista. L’anno successivo, per
motivi politici, Kandinsky è costretto ad abbandonare la Germania per la Francia. A Parigi vive gli ultimi
decenni della sua vita e muore nella residenza di Neuilly-sur-Seine il 13 dicembre 1944. Nel 1909 Vassily
Kandinsky scrisse il libro lo spirituale nell’arte, che verrà pubblicato dall’editore Reinhard Piper, a
Monaco, nel 1911. Fù un grande successo e fra il dicembre del 1911 e l’ottobre del 1912 il libro aveva già
avuto tre ristampe. Nel quarto capitolo descrive che tutte le arti, soprattutto quelle dei suoi tempi,
avevano la tendenza antinaturalistica che portava all’astrazione e all’ interiorità. Nei capitoli successivi
spiega che il più ricco insegnamento viene dalla musica e da molti secoli essa non viene più usata per
descrivere i fenomeni della natura, ma per esprimere la psiche dell’artista e dare vita alla musica
stessa, e lo stesso dovrebbe fare l’arte. Kandinsky fa anche una ricerca spirituale, infatti si avvicina alla
filosofia e cerca un equilibrio interiore. Rientra tra gli artisti di cui l’arte veniva considerata
degenerata, vennero requisite 57 sue opere, le sue opere non erano considerate in linea col nazismo
perché non erano patriottiche e non si ispiravano alle ideologie classiche e neoclassiche. Ha lavorato
con Schoenberg, il padre della musica dodecafonica, con cui realizza le scenografie dei suoi spettacoli
musicali. Le riflessioni sui rapporti tra la pittura e la musica convincono Kandinsky che la pittura deve
essere sempre più simile alla musica e che i colori devono assimilarsi sempre di più ai suoni. La musica,
infatti, è pura espressione di esigenze interiori e, non imitando la natura, è di per sé astratta. La pittura
abbandonando la mimesis, cioè l’imitazione di un modello, di ascendenza classica greco-romana, può
diventare astratta come la musica. Solamente una pittura astratta, cioè non figurativa, dove le forme
non hanno attinenza con alcunché di riconoscibile, liberata dalla dipendenza con l’oggetto fisico, può
dare vita alla spiritualità. La particolarità nella sua arte sta nel fatto che compie una ricerca formale
ma anche interiore. Attorno ad alcune forme, come i cerchi, fa comparire un alone che corrisponde
alla teoria dei colori complementari e all’aurea. È sinestetico, cioè ha una malattia che gli permette di
associare i 5 sensi in maniera diversa dal normale, in particolare lui associa i suoni a dei colori, per
esempio la macchia nera per lui rappresenta il male.
In questa fase unisce le forme geometriche al colore e le associa a determinate energie riguardo la
sua visione spirituale. Ogni colore ha la sua forma prediletta, anche se non vuol dire che tutte le forme
le dipingerà con quel colore. Ad esempio il giallo per lui è un
colore pungente e lo associa al triangolo, Il cerchio è azzurro e
viene associato alla spiritualità per eccellenza. Grazie al lavoro
presso il Bauhaus e il confronto con le idee degli altri membri
dell’istituto rivoluzionario Kandinsky nel 1929 pubblicò punto e
linea nel piano, un testo nel quale l’artista si propone di
analizzare le proprietà:
fase dell’astrazione
biomorfa
blu cielo:
Malevic Kazimir
È nato a Kiev, da genitori polacchi l’11 febbraio 1878, allora sotto l’impero Russo. Trascorre la giovinezza
fra lavoro e pittura, fino al trasferimento a Mosca nel 1904. Nei suoi 20 anni si ispirò all’espressionimo
e ai fauves. Poi si ispirerà al cubismo e al futurismo. Poi si dedicherà all’astrattismo. Nel 1915 ha scritto
il manifesto “suprematismo” che era un'avanguardia astrattista basata su forme geometriche pure
secondo cui non c’è significato nelle immagini create e non c’è nessun rapporto con la realtà. Nel 1929,
quando Stalin ottenne il potere assoluto dell’Unione Sovietica, lo fece arrestare perché aveva rapporti
con i tedeschi, distrusse molte sue opere ed è stato obbligato a dipingere attraverso i canoni del
realismo socialista, anche se poi venne scagionato prestissimo. Kazimir Malevic morì a Leningrado,
oggi conosciuta come San Pietroburgo, Per i successivi 27 anni le sue opere vennero vietate in patria e
non fatte conoscere altrove, con grave danno per gli sviluppi delle teorie artistiche e della stessa
pittura. Quando molti artisti abbandonano la Russia sovietica Malevic rimane, anzi, nel 1927 rientra
dalla Germania, dove avrebbe anche potuto rifugiarsi, ben sapendo che rientrando in patria sarebbe
andato incontro a problemi e gravi pericoli. Fù un uomo di forte e decisa personalità, insofferente alle
critiche e anche autoritario. Muore a San Pietroburgo a 36 anni in povertà.
Il Suprematismo
l’arrotino:
quadrangolo:
Vladimir Tatlin
Nasce in una cittadina dell'Ucraina, allora sotto l’impero russo. È influenzato dal cubismo e dal
futurismo dal punto di vista formale. È sostenitore della rivoluzione d’ottobre del 17. Fù il fondatore del
costruttivismo, un'avanguardia che propone, diversamente da Malevic, un'arte utile che sostiene la
costruzione della società e della vita contemporanea. La sua ultima produzione era un monumento
politico che si adattava alle richieste di Stalin. Durante tutta la sua vita lui creerà opere sostenute dal
regime comunisa.
Bauhaus
Il Bauhaus, che letteralmente significa “casa del costruire”, è il più alto e significativo momento di
sviluppo del Razionalismo tedesco. Nacque nel 1919 a Weimar dall’architetto Walter Gropius.
L’intenzione era quella di costruire un edificio che riunisse
tutte le arti, dall’ architettura, alla scultura, alla pittura, all’
artigianato, al design, al teatro, etc… Un po’ bottega, un
po’ scuola, un po’ laboratorio artigiano, esso incarnò il
simbolo stesso della rinascita morale e umana della
Germania nel breve e intenso periodo fra la sconfitta della
prima guerra mondiale e l’ascesa del nazismo. Il Bauhaus
si proponeva di sviluppare le esperienze dell’artista
tedesco, arrivando a radicarle nel gusto e nella coscienza
nazioniale. Il Bauhaus di Weimar è prima di tutto una
scuola pubblica con una forte frequentazione femminile,
cosa già abbastanza rara per il tempo, ed era creata sullo
stile delle antiche scuole Greche in cui allievi e insegnanti
vivevano e lavoravano nello stesso ambiente. L’ideologia
dominante è quella democratica e libertaria. In questa
scuola ha insegnato Kandinsky. Qui venivano realizzati
prodotti che sarebbero stati venduti successivamente alla
società. Venne fatta chiudere nel 25 la prima volta ma fu
riaperta ad Dessau da Gropius. Successivamente venne fatta nuovamente chiudere da Hitler nel 33
perché era ritenuta un covo di bolscevichi.