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KANDINSKIJ

Vasilij Vasil’evic Kandinskij nasce a Mosca nel 1866. Il padre è un facoltoso commerciante di
the, la madre è invece di estrazione nobiliare. Da bambino ha la possibilità di crescere in un
favorevole contesto di elevata cultura: nel ramo paterno si riscontrano infatti profondi interessi
per l’arte e il disegno, mentre in quello materno sono altrettanto forti quelli nei confronti della
musica e della pittura. Da piccolo Kandinskij si rivela già capace di dipingere a memoria i
quadri visti al museo e dotato di una sensibilità incredibile per il colore. Dopo il trasferimento
a Odessa nel 1871 e la separazione dei genitori Kandinskij frequenta con profitto il ginnasio.
L’amore per Mosca richiama il pittore in quella città: nel 1885 Kandinskij vi fa ritorno per
iscriversi alla facoltà di giurisprudenza. Visita molte chiese in compagnia del padre, dal quale
comprende quanto sia grande il valore storico ed etico del patrimonio culturale russo.
Trascorre a Mosca il periodo degli studi universitari pervaso da un atteggiamento di sincera
curiosità. I suoi risultati nello studio sono talmente brillanti che viene mandato nel 1889 nella
regione di Vologda: il contatto con le cromie degli abiti e degli interni delle izbe contadine lo
segnerà definitivamente, infatti l’impressione violenta, le case meravigliose gli insegnano a
vivere nel quadro. Sempre nello stesso anno compie un viaggio a Parigi. Poco per volta il suo
interesse per l’arte guadagna terreno. Sposa la cugina Anja, con cui rimarrà per sette anni.
Nell’anno seguente vi sono tre grandi fatti che lo inducono a fare dell’arte la sua vita: la visita
ad una mostra di impressionisti, che lo affascinano perché gli dimostrano che la pittura può
andare oltre l’oggetto, una rappresentazione di Wagner, grazie al quale realizza come il
compositore abbia raggiunto quella sintesi di suono e colore, che egli stesso sentiva di dover
raggiungere, infine la scoperta della divisibilità dell’atomo, che fa crollare ogni sua certezza
nell’univocità del reale. Kandinskij lascia Mosca assieme alla moglie riluttante alla volta di
Monaco di Baviera, preferita a Parigi poiché le relazioni culturali tra Russia e Germania erano
più antiche. La città inoltre ospitava dal 1892 la sede della prima delle Secessioni artistiche.
Queste erano espressione del drastico distacco di alcuni giovani artisti dalla cultura
accademica e si proponevano di rinnovare l’arte. A Monaco Kandinskij frequenta la scuola di
Anton Azbè, dove apprende soprattutto il metodo grafico, e le lezioni accademiche di Franz
von Stuck. Vive con un gruppo di amici artisti, tra cui Gabriele Münter (che sarà sua compagna
per 14 anni) e Alexej von Jawlensky e si rende promotore di mostre delle nuove tendenze
nell’ambito dell’associazione Falange: portando a Monaco artisti tra i quali Monet e Toulouse-
Lautrec. La Falange è anche una scuola d’arte: Kandinskij ama fare lezione all’aperto a
contatto con la natura. L’attività dell’associazione è però giudicata troppo all’avanguardia e nel
1904 deve interrompersi.
Nel 1901 Kandinskij dipinge la tela intitolata “Schizzo per Achtyrka”, che riproduce la località
ucraina del titolo, in particolare la proprietà dei cugini di Kandinskij. Le impressioni
naturalistiche sono ridotte all’essenziale e il pittore utilizza uno stile influenzato
dall’impressionismo. I colori sono puri e stesi in modo compatto. Kandinskij mostra già in
quest’opera una spontaneità di osservazione e una freschezza d’esecuzione veramente
mirabili.
Gli anni 1901-1904 sono i primi del vero lavoro di ricerca. Il pittore si dedica a quattro filoni
diversi: i piccoli studi a olio (cartoni intelati con colore steso a spatola), i disegni colorati (spessi
cartoni neri piccoli, dipinti a tempera con soggetto di ispirazione generalmente medievale), i
dipinti (lavori più complessi su tela) e le incisioni (oltre quaranta, che rappresentano l’inizio
dell’attività grafica).
L’artista vuole superare il realismo ma anche la limitatezza della resa tridimensionale.
La sua capacità di osservazione si focalizza sulle esperienze simboliste degli artisti russi del
secondo Ottocento, sul medioevo tedesco, ma anche sulla pittura bizantina, antinaturalistica
e antimaterialistica.
In questo periodo il colore assume nel suo stile un protagonismo definitivo, in un progressivo
allontanamento dalle leggi della visione ottica e della realtà.
Per Kandinskij il soggiorno berlinese fu più importante di quello parigino.
Purtroppo sono andati persi tutti i lavori eseguiti a Berlino, otto dipinti e sei disegni colorati, che
testimonierebbero l’evoluzione stilistica del pittore in quel periodo. Successivamente l’artista
è attivo a Murnau, piccolo villaggio nelle alpi bavaresi, dove si trasferisce su invito dell’amico
Alexej von Jawlensky.
Nella sua opera si può osservare come viene lasciata esplodere la forza primaria del colore
e la sua pennellata si avvicina a quella dei Fauves, che lo avevano colpito durante il suo
viaggio a Parigi nel 1906. Nel 1909 fonda la Nuova associazione degli artisti. I fondamenti di
questo movimento sono l’idea della carica interiore della pittura e lo sviluppo di un
espressionismo lirico-cromatico, quindi l’unione delle impressioni ricevute dalla natura con le
esperienze interiori. Di questo periodo è l’opera “Paesaggio bavarese con chiesa”. Kandinskij
ritrae un paesaggio dominato da una forte accensione cromatica, che esprime una grande
carica emotiva, grazie appunto alla maggiore violenza del colore e al dinamismo che pervade
la natura e lo stile si rifà all’espressionismo, anche se in modo molto personale. Il colore è
steso a pennellate compatte, crea spazio e volume. Le ombre presenti sono colorate, ben
diverse da quelle grigie più tradizionali. Nell’opera si rintraccia ancora un contatto con la realtà,
anche se è evidente la libertà con cui il soggetto del quadro è raffigurato. Kandinskij si sta
infatti inoltrando sulla via dell’astrazione. Dal 1909, Kandinskij ripartisce i suoi lavori in
improvvisazioni, impressioni, composizioni, numerate progressivamente, visti come stadi del
progressivo raggiungimento dell’astrazione. Kandinskij è più che mai convinto dell’ostacolo che
la forma esteriore rappresenta per l’elevazione spirituale dell’anima umana. Esse devono
pertanto essere eliminate, per lasciare che lo spirito possa raggiungere la piena libertà del
flusso della vita, che con suoni e colori alimenta continuamente l’immaginazione. Del 1910 è
il “Primo acquerello astratto”. Questo piccolo lavoro è senza dubbio tra i più belli dell’artista.
Il pittore dà vita a un impianto controllato, dove i colori-forma comunicano con l’osservatore.
L’oggettività per Kandinskij non ha più nessun valore. L’opera non ha un titolo preciso, per
svincolarsi completamente da qualsiasi riferimento alla realtà. Il tutto esprime dinamismo e
leggerezza grazie alla trasparenza dei colori e alla disposizione libera delle tinte sul fondo
chiaro.
Da questo momento i quadri del pittore si presentano come accostamenti di forme, colori e
linee.
Ogni colore determina una particolare impressione: il giallo è caldo, convulso e irritante, il blu
tranquillo, severo e freddo; il rosso ardente e passionale; il verde è statico e neutro; il bianco
evoca il silenzio pieno di potenzialità nascosta; il nero è un silenzio senza avvenire. La linea
è la massima antitesi del punto ed è tensione e direzione; quella orizzontale esprime un
movimento freddo, la linea verticale ha una potenzialità di movimento invece calda.
Il cerchio è lo sviluppo del punto ed esprime il valore della materia universale, oltre a
possedere valori acustico-armonici. Il triangolo esprime un movimento che ha origini
remotissime.
Nel 1911 Kandinskij conosce Franz Marc con cui fonda il gruppo chiamato “Der blaue Reiter”,
cioè il cavaliere azzurro, una delle esperienze più importanti del Novecento. Fungono da
stimolo due grandi passioni: i cavalli e il blu. Nel 1912 viene pubblicato l’almanacco del blaue
Reiter che si propone di ufficializzare una visione dell’arte concepita come esperienza
esistenziale. Essa deve estrinsecare il mondo intimo e non limitarsi a proiettare la vita interiore
negli oggetti reali dipinti, ma abolire completamente questi ultimi, visualizzando con linee,
forme e colori i sentimenti e agendo sull’inconscio dello spettatore, esattamente come fa un
musicista.
Nel 1913 realizza “Con l’arco nero” in cui linee e superfici dalla forma e dai colori più diversi
si assommano in una composizione di grande tensione e di immediata violenza espressiva.
L’opera sembra pervasa di un pathos cosmico.
Del 1914 è la tela intitolata “Quadro con macchia rossa”. Qui Kandinskij mostra di aver
raggiunto ormai un vertice qualitativo altissimo nella ricerca delle infinite potenzialità
dell’astrazione. L’ordine che regna nella composizione non è di carattere descrittivo o
realistico, ma deriva dalla coerenza nell’accostamento dei colori. È come se il pittore
suggerisse di perdersi nel magma cromatico e di lasciarsi trasportare dall’onda delle
sensazioni. Il giallo si disperde in tutte le direzioni, manifestando un’ energia instabile. La
macchia rossa, salta fuori dal blu, con il suo calore vitale e irrequieto, opponendosi al giallo.
Gradi differenti di blu, verde e rosso attenuano questo scontro.
Sono anni davvero straordinari per il pittore. Il Cavaliere azzurro, a cui si è aggiunto anche
Klee, tiene due importanti mostre a Monaco e approda a Berlino. Nel 1914 Monaco organizza
il primo Salone d’autunno tedesco, una tra le esposizioni artistiche d’avanguardia più
importanti nella storia delle arti europee. Kandinskij viene inoltre conosciuto a New York.
Ma una fase della sua vita si sta chiudendo. Quando scoppia la prima guerra mondiale,
Kandinskij, nemico per nazionalità, lascia la Germania e torna a Mosca.
Ritrova l’amore per la sua città e si concentra sull’idea di un grande quadro ad essa dedicato.
Abbandona la sua compagna Gabriele Münter, che comunque lo ricorderà sempre. L’essere
a Mosca lo riempie di felicità. È infatti di questo periodo “Mosca I”, una grande tela a olio, dove
una coppia di innamorati sembra sospesa su nuvole di ottimismo. In quest’opera si mescolano
elementi reali, quali le cupole dei campanili e altri creati dalla fantasia del pittore. Mosca
possiede un’ atmosfera favolosa e crepuscolare, perfettamente resa nel quadro da Kandinskij.
Nel 1916 il pittore conosce Nina Andreevskaja e nel 1917 i due si sposano. Allo scoppio della
Rivoluzione, la vita dell’artista cambia drasticamente a causa del depauperamento delle sue
cospicue finanze. Diventa direttore del Museo di cultura pittorica di Mosca e collabora
all’apertura di 22 musei in varie province. In questi anni produce poche opere. Sono ben 54
le opere che costituiscono la personale di Kandinskij all’interno della diciannovesima Mostra
statale, organizzata nel 1920 a Mosca: si tratta della sua produzione più recente. Nella
primavera dello stesso anno riceve l’incarico di organizzare l’Istituto per la cultura artistica, di
cui stende personalmente il programma didattico. Nel 1921, Kandinskij viene incaricato di
stabilire contatti con importanti istituzioni didattiche e d’avanguardia; parte accompagnato dalla
moglie, come sua segretaria e giunge a Berlino. Qui Kandinskij porta con sé pochi quadri e
pochi soldi, poiché i pezzi venduti in Germania avevano subito la svalutazione postbellica del
marco. Nel 1922 conosce Gropius, che nel 1919 aveva fondato il Bauhaus, una scuola di
architettura e arte decorativa. In seguito arriva a Weimar, per insegnare dapprima teoria della
forma, poi pittura nel laboratorio di pittura murale.
Nel 1924, con Klee, Feininger e von Jawlensky fonda i Quattro azzurri, associazione con cui
gli artisti si propongono di organizzare mostre internazionali, soprattutto negli Stati Uniti.
Di questo stesso anno è l’opera celeberrima intitolata “Azione elementare”. Un cerchio
enorme ma leggero domina il segmento di retta divenuto parallelepipedo. La posizione elevata
è qui sinonimo di elevatezza spirituale. Non una sola linea ma molte, servono a creare quasi
l’effetto di un alone mistico. Il cerchio è sede di una forza primaria e pur essendo la forma più
modesta s’impone incondizionatamente.
La scuola di Gropius è fortemente criticata dal regime conservatore tedesco, radicatosi nel
paese dopo la guerra. La sede della scuola viene spostata a Dessau, città industriale della
Sassonia.
Nel 1925 Kandinskij dipinge “Giallo, rosso e blu”. Alle forme regolari (cerchi, rettangoli e
triangoli) si accompagnano elementi liberi e fantastici, come ad esempio la linea serpentina
nera. L’impressione generale è di un dinamismo grafico e cromatico.
Quando Gropius lascia la direzione del Bauhaus, Kandinskij ottiene, con l’appoggio di Klee,
l’istituzione dei corsi liberi di pittura. Per Kandinskij il 1933 non è un bel anno. Con la vittoria
alle elezioni in Sassonia, i nazisti pretendono la chiusura della scuola. A luglio il Collegio
decide di sciogliere il Bauhaus. Kandinskij si reca con la moglie a Parigi a dicembre. Si apre
l’ultimo periodo produttivo, caratterizzato da un’estrema varietà creativa. Del 1940 è l’opera
“Blu di cielo”. È tra le più rappresentative del periodo parigino. Nell’anno dell’occupazione
nazista il pittore torna al blu, colore che gli ha sempre comunicato calma e serenità. Nessuna
forzatura simmetrica governa questa composizione perfettamente equilibrata, questo spazio
fantastico e irreale, dentro cui le forme gravitano dolcemente sospese.
Il punto di partenza dell’opera è una natura biologizzata e il risultato sono esserini curiosi e
divertenti. Kandinskij e la moglie conducono poca vita mondana. L’artista comincia il periodo
dello stile sintetico tettonico, dove le superfici tendono ad irrigidirsi nelle zone compositive e
a suddividersi in spazi chiusi: questi sono animati da esserini di ispirazione biologica ironici e
divertenti. Importanti sono l’introduzione di sabbia fine nel pigmento e la tempera nera come
fondo. Gli ultimi anni per Kandinskij scorrono all’insegna dell’attivismo, anche se è apprezzato
da un ristretto gruppo di persone. Quest’ultima sua fase vede la sua partecipazione a due
grandi mostre internazionali una a New York, l’altra a Parigi.
“L’ultimo acquerello” viene realizzato nel 1944 ad acquerello, inchiostro di china e matita su
carta. Il pittore, seppur malato, è ancora capace di invenzione. L’equilibrio compositivo non si
coglie ma è dentro lo spazio. Queste forme semplici sono rese complesse dalle aggiunte
disegnative. Esse sono evocate dal mondo interiore del pittore e ci ricordano che il
suo mondo può corrispondere anche a quello dei suoi osservatori. Ma l’ultima opera è “Slancio
temperato”, sempre del 1944, da cui emana uno strano senso di malinconia: il viola dello
sfondo si accorda coi toni rossi, blu, verdi e bruni delle fantasiose immagini; e la maggiore di
esse, con le sue anse tortuose, si tende attraverso tutta la superficie del quadro.
Kandinskij muore nel dicembre del 1944, colpito da sclerosi cerebrale.

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