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APPUNTI PER IL CORSO DI MATERIALI PER IL DESIGN

Prof. Anna Catania

MATERIALI E SEMILAVORATI
I materiali sono un bene materiale che richiede una certa quantità di lavoro umano. I semilavorati sono il risultato di
diverse fasi di lavorazione delle materie prime che non vengono considerati prodotti finiti capaci di soddisfare i bisogni
dell'uomo.

IL DISEGNO INDUSTRIALE E I MATERIALI


La storia dell'uomo e quella dei materiali risulta essere parallela soprattutto perchè il sistema di materiali, tecniche e
oggetti è un documento importante per testimoniare il modo di essere di una società. Un esempio, in questo senso, è
dato dal vetro. La scoperta di quest'ultimo risale al periodo compreso tra il 3000 e il 2000 a.C. e con in metodo della
soffiatura, realizzato dall'uomo, si sono scoperte nuove proprietà di un materiale conosciuto. La rivoluzione industriale
(XVII-XIV s.) ha reso disponibili strumenti e mezzi al fine di accelerare e aumentare la velocità e le modalità
dell'azione dell'uomo sulla materia. Essendo stata, la storia del disegno industriale, un continuo confronto tra materiali,
tecnologie e sistemi produttivi, nel periodo compreso tra il 1760 e il 1830 possiamo affermare che la storia del design
sia iniziata con l'industrializzazione della ceramica, soprattutto con la messa a punto di un nuovo materiale, ovvero la
terraglia, al fine di seguire le logiche industriali di contenimento dei prezzi e di diffusione degli impieghi.
Parallelamente alle continue ricerche su vetro e la ceramica, investite dall'industrializzazione, un falegname austriaco,
Michael Thonet, pose le basi per lo sviluppo industriale della curvatura del legno. I primi studi risalgono al 1830 ma si
concretizzarono solo nel 1859 con la realizzazione della sedia n.14. Per la realizzazione di quest'ultima, Thonet
razionalizzò e finalizzò il processo di curvatura del legno alla produzione di sedie e tavoli. Nel 1842 ottenne il brevetto
per il procedimento che prevedeva la piegatura del legno (solitamente faggio); essa avveniva per mezzo di casseforme
entro cui venivano costretti i pezzi, una volta inumiditi grazie al vapore. Il calore si utilizzava per restituire al legno la
sua elasticità originaria e per questo motivo i pezzi di legno venivano scaldati con acqua calda o vapore fino a 100 °C in
appositi stampi di acciaio e dopo il raffreddamento, il pezzo veniva nuovamente riscaldato al 70 °C per rendere
permanente la deformazione. L'industrializzazione della tecnologia di piegatura del legno permise lo sviluppo e
l'accessibilità a un linguaggio originale e carico di nuova espressività per un materiale che da sempre veniva utilizzato
per realizzare mobili.

Innovazioni similari

 Alvar Aalto: teorizza la piegatura tridimensionale del legno. Essa basava la stabilità sulla compensazione delle
forze dovuta al posizionamento alternato degli strati sottili componenti il massello.
(Esempi: Poltrona Paimio, 1931; Sgabello X 600, 1954)
 Produzione di mobili in tubo metallico dei primi anni '20 del Novecento: gli anni dal '24 al '45 videro un
espandersi dell'uso del tubo metallico, soprattutto cromatico. Ciò fu possibile grazie ad un importante brevetto
del 1885 delle acciaierie tedesche Mannesmann, che permise la realizzazione di un nuovo elaborato, ossia un
tubo trafilato a freddo senza saldatura.
Il tubo di acciaio era in grado di interpretare le esigenze di semplicità, standardizzazione e di efficienza del
processo produttivo, importanti per la produzione industriale di massa. (Esempi: Sedia Wassily,1925, M.
Breuer; Sedia MR, 1927, Mies Van Der Rohe; Sedia progettata da Breuer per Thonet; Stam Sedia Impilabile,
1930, Mart; Sedia di Hans Luckhardt).

Linoleum
A dimostrazione del rapporto tra il progetto e la materia è importante parlare del linoleum come materiale progettato
dall'uomo per applicazioni nell'ambito del rivestimento e nelle pavimentazioni. Esso è un materiale naturale, costituito
da olio di lino mescolato a sughero e poi impresso su di un tessuto di iuta grezza. Il linoleum, essendo un rivestimento
economico e standardizzabile, nacque come un surrogato dei pavimenti in legno in marmo. Il pavimento di linoleum fu
una vera e propria rivoluzione per le abitazioni moderne che ritrovavano nel colore, disegno e texture nuovi elementi di
caratterizzazione e di valore. Il linoleum viene anche usato come materiale da rivestimento e le sue proprietà quali

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consistenza, afonicità, elasticità ecc... possono essere paragonabili a quelle delle gomme. Da qui la nascita di pavimenti
in gomma sintetica che sostituiranno quelli in linoleum.

MATERIALI POLIMERICI
Con i polimeri il concetto di surrogato inizia ad avere un'accezione negativa, in quanto viene considerato un prodotto di
minor valore, usato al posto di uno genuino. Le sostanze polimeriche esistono da molto tempo, già a partire dal XI sec. I
polimeri naturali sono costituiti da macromolecole esistenti in natura che l'uomo si limita a lavorare senza modificarne
la struttura molecolare mediante processi chimici. Ciò avviene nei materiali semisintetici, sulle cui macromolecole già
esistenti in natura l'uomo agisce chimicamente. I materiali polimerici totalmente sintetici sono definiti come quei
materiali in cui l'azione umana prevede la creazione.
In Italia, negli anni '40, la politica autarchica del fascismo porta alla ricerca e allo sviluppo di nuovi materiali che
porterà nel 1954, alla scoperta del Polipropilene (Moplen). Ai materiali polimerici non venne più riconosciuto solo il
pregio di poter sostituire legno e metalli con economie di tempo e di materiale, ma anche il fatto di avere precisi
vantaggi tecnici rispetto ai materiali precedentemente in uso, suggerendone applicazioni originali. L'industria delle
materie plastiche aggregò volutamente a sé i designer, per migliorare l'immagine dei suoi materiali e cancellarne
eventuali connotazioni di surrogato nella percezione del pubblico.
Furono molte le aziende che legarono il loro nome al progetto e alle materie plastiche: Kartell, Guzzini, Pirelli. La
plastica ebbe un ruolo fondamentale per il disegno industriale, e si può affermare anche il contrario ovvero che il
disegno industriale ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo delle materie plastiche.

 anni '60: boom economico: si ha l'impiego dei materiali polimerici in ogni settore industriale
 anni '70: questione ambientale e crisi energetica. Il motto diventa: "materiali nuovi per oggetti nuovi, materiali
artificiali per l'uomo moderno"
 1973: creazione del Centro Kappa della Kartell

I materiali polimerici hanno permesso la creazione di materiali su misura. In ambito progettuale ci si trova di fronte ad
un'iperscelta perchè esistono, adesso, diversi materiali in concorrenza tra loro.

BAUHAUS E LA RICERCA SUI MATERIALI


Il Bauhaus, letteralmente significa casa per la costruzione, fu fondato a Weimar nel 1919 da Walter Gropius. Per
quanto concerne i materiali, ha senso parlare del Bauhaus come primo approccio pedagogico al tema e soprattutto per le
sue future ricadute teoriche e pratiche. La storia del Bauhaus è divisa in tre periodi, con tre diversi direttori e tre diverse
città in cui ebbe sede:

 Weimar: 1919-1924
 Dessau: 1925-1930
 Berlino: 1930-1933
 Gropius: 1919-1928 a sua volta divisa in due periodi: - Fase Itten: 1919-1923
- Fase dopo Itten: 1923-1928
 Meyer: 1928-1930
 Mies van der Rohe: 1930-1933

JOHANNES ITTEN
Pittore e docente d'arte e rimase alla scuola dal 1919 al 1923. Il Vorkurs è un corso propedeutico e base strutturale
dell'insegnamento della durata di sei mesi. Superato questo, lo studente poteva seguire per tre anni uno dei laboratori.
Quest'ultimi costituirono la novità del metodo pedagogico della scuola e ad ogni laboratorio venne assegnato un
maestro delle forme. Il Bauhaus promuoveva un modello didattico bipolare procedendo parallelamente, sia sul piano
artistico formale, sia su quello pratico. L'indirizzo pedagogico era quello dell'imparare facendo e da ciò si otteneva
educazione tramite arte, azione e lavoro. La formazione artigianale e artistica si basava su un insegnamento che
considera in modo particolare i problemi dei materiali e della composizione.

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L'approccio pedagogico di Itten si basava sullo sviluppo di una propria intuizione e sulla creazione di un proprio
metodo. Tre erano le macro aree tematiche:

 lo studio della natura e dei materiali; quest'ultimi attraverso la Teoria del Contrasto
 analisi di antiche opere d'arte
 lo studio del nudo

Teoria dei contrasti


I contrasti vengono esemplificati mediante campioni di materiale e dovevano essere sentiti e non solo visti. Lo studio
dei contrasti aveva come fine quello di aumentare la sensibilità nei confronti dei materiali e preparare il lavoro nei
laboratori. Nel Vorkurs di Itten ebbero inizio anche gli studi sulle capacità espressive e sensoriali della materia,
considerata fondamentale nella formazione, su texture, finiture e aspetto fenomenologico. Questo perchè i materiali non
possono essere solo descritti ma occorre farne esperienza diretta.

Bauhaus e i materiali
Lo studio sistematico dei materiali, delle loro qualità e possibilità d'utilizzo in campo artistico, è posto alla base di tutta
la progettualità degli oggetti industriali e architettonici. L'intento di avvicinare l'arte e l'industria implicava un nuovo
rapporto con i materiali. Il
1923 segna l'anno in cui Itten si dimesse e a tal proposito si ha un reindirizzamento pedagogico, ovvero dalla centralità
del singolo individuo si passò alla creazione di nuovi prodotti in linea con l'industria. Si riconfigurò l'attività dei
laboratori dove le officine del Bauhaus divennero soprattutto laboratori, in cui apparecchi tipici della nostra epoca,
vennero accuratamente sviluppati allo stadio di modello e continuamente perfezionati. Il Bauhaus si propone di
addestrare un nuovo tipo di collaboratori dell'industria e dell'artigianato che siano in grado di dominare in ugual misura
gli aspetti tecnici e formali.

Lazlò Moholy Nagy


Dal 1923 al 1928. La didattica faceva sempre riferimento al Vorkurs per la formazione di base e si ebbe uno sviluppo
della dimensione produttivista. Moholy Nagy ha trovato la maniera di sviluppare i modi della sperimentazione di nuovi
materiali e l'utilizzazione di nuove tecnologie utili ed interessanti alla nascente dimensione produttivista. Nel 1925 si
ebbe il trasferimento del Bauhaus a Dessau e nel 1926 l'aggiunta del nome Hochscule fur Gestaltung (scuola superiore
di progettazione).

Produzione di modelli per l'industria


Tutto l'insegnamento è orientato a stabilire un legame tra forze creative o industria. L'obiettivo del Vorkurs è la
spontaneità per dare allo studente una visione universale e per renderlo conscio della sua forza creativa. Qui lo studente
esperimenta con arnesi e macchine, con differenti specie di materiali, legno, metallo gomma, vetro tessuti, carta e
materie plastiche.

Josef Albers
Dal 1925 al 1933. Ex allievo del Bauhaus affiancherà Moholy nella didattica del Vorkurs. Quest'ultimo dura un anno a
cui si aggiunge un periodo di insegnamento tecnico che si affianca alla tradizionale formazione tecnico artigianale. In
questo periodo venivano fornite nozioni elementari circa le più importanti proprietà dei materiali e i principi
fondamentali della costruzione. Albers di muove in un'ottica tecnica che punta su una conoscenza dell'intima struttura
del materiale. Fonda il suo Vorkurs su due importanti pilastri:

 gli esercizi con la materia: l'obiettivo era quello dell'esplorazione dell'apparenza esterna che portava a sentire
la materia attraverso contrapposizioni e ricercate relazioni
 gli esercizi con i materiali: l'obiettivo era quello di esplorare le proprietà caratteristiche dei materiali come la
stabilità, il rapporto tra il peso e il portamento, la durezza e le forze interne.

Lo scopo principale dell'insegnamento di Albers era l'uso creativo dei materiali secondo criteri di economicità e
funzionalità per ottenere il massimo senza scarti. Grazie al Bauhaus i materiali sono considerati come elementi facenti
parte della problematica del processo progettuale. Un'importante osservazione di deve fare sul fatto che la prima scuola
di disegno industriale ha introdotto i materiali nel progetto considerandoli secondo i loro due aspetti principali: quello
fenomenologico e quello tecnico. Nel 1928 Gropius si dimette dalla carica di direttore, prende il suo posto Hannes
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Meyer, architetto svizzero. Quest'ultimo rimase in carica tre anni e in questo periodo cerco di attuare delle riforme che
miravano alla netta separazione tra arte e scienza. Motivo del suo licenziamento fu la politicizzazione della scuola, e il
suo posto fu preso da Mies van der Rohe. Il Bauhaus di Mies si configura definitivamente come scuola di architettura
dove si rinuncia all'insegnamento dell'arte in favore delle discipline scientifiche. Ovviamente cambia anche l'approccio
pedagogico ai materiali che vengono considerati come uno dei tanti argomenti del periodo formativo dell'architetto. In
questi anni ci fu il trasferimento a Berlino.

ALCANTARA

Alcantara è un materiale di rivestimento a marchio registrato, prodotto e commercializzato dall'omonima azienda. È un


tessuto non tessuto (TNT) di origine sintetica, che imita la pelle di camoscio, ed è costituito dalle seguenti materie
prime:

 dal 68% di microfibre, ottenute tramite un processo di fusione per estrusione, che presentano un'anima centrale
in poliestere (PSE) ed un rivestimento protettivo in polistirene (PS)
 dal 32% di una sostanza legante, il poliuretano, che fornisce la struttura del materiale rendendo il prodotto
duraturo e resistente alle macchie.
 Esistono alcune versioni designate per ritardare le fiamme in applicazioni inerenti al mondo dell'auto e
all'arredamento.

Le microfibre ottenute sono riunite in gruppi dai quali si ottengono nastri, da cui vengono tagliati dei segmenti lunghi
51 mm che vengono trasformati in veli sottilissimi mediante cardatura, ovvero quell'operazione che precede il processo
di filatura della lana. Essa è preceduta dalla battitura delle fibre, per liberarle dai corpi estranei, consiste nel liberare
dalle impurità, districare e rendere parallele le fibre tessili, al fine di permettere le successive operazioni di filatura. I
veli ottenuti vengono sovrapposti in strati, al fine di formare un feltro che viene lavorato mediante agugliatura, ossia
quel processo con cui, mediante movimento verticale degli aghi, si conferisce compattezza al materasso di fibre
ottenuto all'uscita della carda. La superficie coprente allo stato grezzo, ottenuta dall'inserimento del poliuretano, viene
tagliata a metà in senso trasversale, ottenendo due strati di uguale spessore e peso. La facciata di ciascuna di esse viene
sottoposta a un passaggio in carta abrasiva per far affiorare le ultramicrofibre di poliestere. Questa fase di buffing
conferisce l'effetto vellutato e il tocco tipico di Alcantara. Il materiale è adesso pronto alle successive lavorazioni quali:
tintura e fissaggio, trattamenti con speciali additivi ammorbidenti, trattamenti antistatici, idrorepellenti, ignifughi...
Viene prodotto negli stabilimenti italiani dell'azienda.

La dimensione espressivo-sensoriale di Alcantara


È un materiale nato e sviluppato con l'intento di stimolare la sensorialità. La funzionalità e le prestazioni sono state in
seguito dettate dalle esigenze del mercato. È un materiale destinato quasi esclusivamente alla moda ed è il primo
esempio di intervento che coinvolge la superficie del materiale. Successivamente, si sono ottenuti nuovi effetti della
superficie del materiale tramite la progettazione di texture, decori e finiture e si sono, inoltre, attuate delle prove di
accoppiamento di Alcantara con altri materiali.

Alcantara e le sue applicazioni Essa ha avuto, durante gli anni, un ampliamento del settore applicativo dall' auto
all'arredo. Ulteriori settori di impiego sono la moda, principalmente, l'industria automobilistica, l'arredamento, la
nautica di diporto, nell'ambito della realizzazione di oggetti tra cui cover per telefoni cellulari.
Il colore rimane uno degli aspetti su cui Alcantara mira per l'arricchimento della dimensione espressivo-sensoriale del
suo prodotto. L'intervento sulla superficie coinvolge in egual misura la dimensione tattile e quella visiva. Alcuni degli
effetti tattili riproducibili sull'unto Alcantara sono i seguenti:

 taglio laser o fustellatura: per creare disegni geometrici


 effetti mediante plissettatura: per ottenere texture tridimensionali
 ricamo: per ottenere rilievi e contrasti con materiali diversi

TETRA PACK - CONTENITORI IN POLIACCOPPIATO

I contenitori sono realizzati in materiale poliaccoppiato laminato ed hanno una struttura multistrato costituito da diversi
materiali. Essi possono essere di due tipi:

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1. CHILLED contenitore non asettico utilizzato per prodotti freschi non pastorizzati.
È costituito da: - 80% carta
2. - 20% da polietilene
3. AMBIENT contenitore asettico per prodotti a lunga conservazione.
È costituito da: - 75% da carta, fibre vergine di cellulosa lunghe e resistente, proveniente da Nord Europa
4. - 20% da polietilene, a bassa densità (LDPE)
5. - 5% da alluminio, lamina di 6,3 microns = 1/5 di un capello

Ricapitolando, i materiali presenti nei due diversi tipi di contenitori sono:

 CARTA: conferisce forza, rigidità, stabilità e robustezza


 POLIETILENE: è uno strato adesivo che sigilla i liquidi all'interno, proteggendo i liquidi contro l'umidità
esterna e crea una barriera contro i microrganismi
 ALLUMINIO: garantisce un'ulteriore ed efficace protezione contro ossigeno, aria, luce e batteri che
potrebbero deteriorare il prodotto

Materie prime

 Carta: costituisce il 75-80% del contenitore accoppiato. Le foreste da cui proviene il legno per la produzione
dei contenitori in cartone per bevande sono certificate per la gestione sostenibile secondo standard
internazionali, come ISO 14001 e Forest Stewardship Council-FSC
 Polietilene: costituisce il 15-20% del contenitore poliaccoppiato dallo spessore di 12 micron. Protegge il
prodotto all'interno, tiene lontani batteri e umidità e si comporta come un adesivo per gli strati di materiali
dell'imballaggio.
 Alluminio: costituisce il 5% dell'imballaggio asettico per alimenti dallo spessore di 6, micron, pari a 1,4 gr. Per
il contenitore da 1litro protegge dalla luce (raggi UV) e dall'ossigeno.
 Inchiostri: sono usati quelli a base di acqua con basse percentuali di solventi, riducendo così le emissioni in
atmosfera.

Riciclo della Tetra Pak


Esso può avvenire in due modi:

1. trasformando il poliaccoppiato attraverso un processo di triturazione


2. separando i suoi diversi componenti

Prodotti ottenuti dal riciclo dei contenitori in poliaccoppiato

 Cartalatte: TETRA REX


 Cartafrutta: TETRA BRIK

I prodotti realizzati con il riciclo dei su scritti sono: Block notes, biglietti da visita, quaderni, carta da stampante, carta
da lettere, materiali promozionali.

Maralhene
Nuovo materiale termoplastico costituita da 93% da polietilene a bassa densità (LPDE) e per il 7% da filler di
alluminio. Può essere colorato e disponibile in granuli per stampaggio e micronizzato in polvere per impermeabilizzanti.
Derivato dal riciclo dedicato ai contenitori poliaccoppiati pre-consumo e post-consumo, permette di utilizzare materiale
riciclato per nuovi manufatti, in sostituzione di quello vergine, con un risparmio energetico.

RE-BOARD

È un materiale costituito da una struttura di cartone ondulato derivante dalla combinazione di carte riciclate e colle a
base d'acqua.

Proprietà
Il re-board è resistente al peso e, ad elevate pressioni, può essere stampato direttamente su entrambi i fronti, tagliato e
fustellato al plotter. Essendo realizzato con impianti a basso consumo energetico e con colle a base d'acqua, può essere
riciclato al 100% come normalissima carta. Le principali caratteristiche di questo materiale sono:
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 resistenza alla compressione
 leggerezza e rigidità
 planarità (il pannello rimane piano anche se di dimensioni rilevanti)

Applicazioni:

 espositori per punti vendita


 allestimenti per negozi
 spazi espositivi
 stand fieristici

SUNDEALE

È un materiale costituito, per il 100%, da carta di giornale riciclata post-consumo.

Applicazioni:

 pannelli di dimensione variabile: qui vengono impiegate solo resine di origine naturali e pigmenti atossici
 materiale per modellismo
 supporti per bacheche
 oggettistica per scuole
 tavoli e seduti
 rivestimenti per pareti
 oggetti di artigianato

PAPERCRETE

È un materiale costituito da carta di giornale riciclata, in particolare quotidiani, e cemento. Le proprietà del materiale
dipendono dalla quantità e varietà degli elementi costituenti. Infatti, aggiungere sabbia o vetro alla miscela di carta e
cemento, consente di ottenere un prodotto più denso, duro, resistente al fuoco, ma anche più pesante e rigido.

Proprietà:

 leggero ed elastico
 ignifugo
 inattaccabile da funghi, batteri e roditori
 assorbe il rumore

Applicazioni:

 data la sua relativa leggerezza ed elasticità, è potenzialmente il prodotto ideale per costruire in aree sismiche

SOUND BARRIER

Sono dei pannelli in fibra cellulosa impiegati per l'isolamento di pareti e pavimenti. La maggior parte dell'acqua
impiegata nella produzione di essi, è inserita in un sistema di riuso continuo in modo da limitarne il consumo e gli
sprechi. Hanno le stesse capacità isolanti del legno e sono adatti ad uso interno ed esterno.

Applicazioni:

 isolanti termoacustici per pareti, pavimenti e soffitti


 controsoffittature
 base isolante per l'applicazione di pavimentazioni o coperture
 riempitivi per intercapedini nella realizzazione di vialetti e pavimentazioni per esterno
 supporti per piastrelle per l'istallazione di piscine
 coperture per piste ghiacciate, prati artificiali, pavimenti di palestre, campi da tennis
 usi interni ed esterni nel settore nautico
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POLISTIRENE ESPANSO (EPS)

È una delle forme più importanti in cui viene impiegato il Polistirene. In quest'ultimo, in fase di polimerizzazione, si
scioglie un agente espandente (comunemente pentano) per migliorare le caratteristiche di resistenza al fuoco. Il
polistirene espando si presenta sotto forma di granuli di aspetto vetroso (perle).

Processo di produzione
Le perle di polistirene espandibile vengono pre-espanse, generalmente per mezzo di vapore a temperatura superiore a
90°C, nel cosiddetto pre-espansore. In quest'ultimo le perle, a seguito della vaporizzazione dell'agente espandente, si
rigonfiano fino a 20-50 volte il loro volume iniziale. In questo processo si forma una struttura a celle chiuse,
fondamentale per il successivo impiego come isolamento termico. Il grado di espansione determina la massa volumica
apparente dei manufatti e quindi tutte le loro caratteristiche fisiche.

Maturazione
Le perle pre-espanse devono stazionare un certo tempo in sili arieggianti e in questa fase raggiungono la stabilità
necessaria per le fasi successive.

Stampaggio
Le perle pre-espanse e stabilizzate possono ora essere trasformate in manufatti o semilavorati in cinque modi differenti:

1. stampaggio di blocchi e taglio a lastre: è il sistema più utilizzato. Qui le blocchiere vengono riempite di perle
pre-espanse e sottoposte di nuovo all'azione del vapore. Vengono raggiunte temperature di 110-120°C, le perle
si rigonfiano ulteriormente e, diventate appiccicose, si saldano tra di loro, fino a formare un blocco omogeneo
di espanso. Dopo un breve periodo di raffreddamento, i blocchi vengono sformati e messi in deposito per un
periodo variabile da alcuni giorni a due mesi. Da qui vengono prelevati per il taglio in lastre che avviene con
seghe a nastro o a filo caldo.
2. stampaggio di lastre e altri manufatti: il processo è lo stesso descritto per i blocchi con la differenza che le
lastre vengono stampate singolarmente in apposite macchine automatiche. Si ha il vantaggio di ottenere
direttamente la forma desiderata, senza ulteriori lavorazioni meccaniche e ciò è particolarmente utile per le
forme non piane.
3. stampaggio continuo: in un processo, la sinterizzazione in forma di lastra continua, viene fatta avvenire fra
due nastri mobili di acciaio. All'uscita le lastre vengono rifilate e tagliate alla lunghezza voluta.
4. lastre per isolamento acustico: i blocchi o le singole lastre vengono compressi fino ad 1/3 dello spessore
originario e lasciati espandere di nuovo, ottenendo una caratteristica elastica più favorevole per l'impiego nei
solai galleggianti per l'isolamento dai rumori da calpestio.
5. lastre per drenaggio: sono costituite da perle espanse unite fra loro soltanto nei punti di contatto mediante una
saldatura limitata. Le lastre hanno così una elevata porosità, che permette la permeabilità all'acqua voluta per
questa applicazione.

Aspetto e struttura
Le lastre e i manufatti in EPS presentano una grande capacità di galleggiamento e ciò dimostra che le celle di cui esso è
formato, sono essenzialmente chiuse e impermeabili. Il colore dell'EPS è bianco, la struttura è rigida ma tenace, quindi
senza la tendenza di altri espansi rigidi a sbriciolarsi. Non ha odore nè altre emanazioni, nè dà alcun problema al
contatto con la pelle.

EPS CRISTALLIZZATO

Il processo di cristallizzazione aumenta la resistenza meccanica e crea una pellicola che conferisce l'impermeabilità. La
superficie diventa compatta senza interstizi e pertanto più igienica. I pregi di questo tipo di materiale sono i seguenti:

 buon aspetto estetico


 maggiore resistenza meccanica all'urto
 in caso di abrasione non si verifica alcun rilascio di perle
 totale impermeabilità
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 igienicità

Riciclo Vi sono tre tipologie di riciclo per quanto riguarda l'EPS cristallizzato:

1. riciclo materiale: - lastre isolanti; cemento alleggerito con EPS; mattoni porosi; stati di isolamento contro
l'umidità; manufatti da iniezione in polistirolo
2. riciclo a materie prime
3. riciclo termico

PROGETTARE CON I MATERIALI INNOVATIVI

Con la terminologia materiali innovativi avanzati vengono indicati quei materiali, quali ceramici, metallici, polimerici)
progettati su misura per soddisfare alcune esigenze. Questi materiali si differenziano da quelli convenzionali perchè
sono stati funzionalizzati mediante modifiche chimiche e fisiche che li rendono in grado di svolgere le funzioni
richieste.
ESEMPIO: Sedia Foglia di Marco Ferreri. Questa sedia presenza una caratteristica innovativa essendo realizzata con
un materiale composito (un sandwich di legno/plastica/legno) che permette di trattare il legno come un foglio flessibile
da modellare direttamente sulla struttura di legno massiccio della sedia. Messo in tensione ed incollato, assicura una
seduta liscia e confortevole.

MATERIALI INTELLIGENTI

Sono definiti intelligenti (smart) quei materiali in grado di interagire con l'ambiente e di rispondere ai cambiamenti che
avvengono in esso modificando una o più delle loro proprietà. Essi sono sistemi di materiali, quali compositi e cemento
che si presentano sotto forma di attuatori, ovvero in grado di adattarsi al mutare delle condizioni ambientali,
modificandone le proprie caratteristiche di forma, spessore, rigidezza ecc... Vi sono dei sensori che forniscono
informazioni agli attuatori sulle alterazioni strutturali ed ambientali.

LEGHE A MEMORIA DI FORMA

Sono leghe metalliche che se vengono portate ad una determinata temperatura, dopo essere state deformate, sono in
grado di ritornare alla loro forma originaria. Tra i materiali a memoria di forma più utilizzati ricordiamo quelle
appartenenti alla famiglia delle leghe di nichel e titanio, e tra queste ricordiamo il Nitinol.

Nitinol
Il Nitinol presenta un'elevata resistenza alla corrosione ed alle sollecitazioni meccaniche. Riscaldandolo, si arriva ad
ottenere una deformazione che può prevedere un allungamento fino all'8%.

Applicazioni

 Nella cosiddetta chirurgia minimamente invasiva, del Nitinol si sfrutta la proprietà di memoria di forma per
realizzare dispositivi o strumenti chirurgici che possano essere inseriti attraverso incisioni molto piccole e che,
una volta arrivati al campo operatorio, si possano espandere per assumere la forma prevista.
 In oreficeria e gioielleria, le leghe a memoria di forma sono state proposte per la realizzazione di anime di
gioielli di forma allungata o di montature occhiali, per poterli rendere più resistenti o più facilmente riparabili,
nel caso di deformazioni accidentali.
 In altri casi: l'uso delle leghe a memoria di forma è stato proposto per la realizzazione di chiusura o fermagli
per collane e bracciali.
 Nel design: lampada Spring di C. Albano e H. Cantone e M. T. Fustaci. La sua struttura è costituita da molle in
SMA che, sotto l'effetto del calore della lampadina accesa, si rilassano provocando l'apertura della struttura.
Quando la lampada viene spenta, la temperatura si abbassa, le molle si contraggono ritornando alla
configurazione originaria.

DAI POLIMERI AI BIOPOLIMERI

Una delle sfide più urgenti che ci troviamo, oggi, ad affrontare riguarda la gestione delle risorse e la grande quantità di
rifiuti che si accumula ovunque inquinando e senza biodegradarsi. La causa di tutto ciò risiede nelle risorse non

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rinnovabili dove il design può diventare un buon intermediario al fine di creare una progettazione e produzione che usa
strategie eco-efficienti. Quest'ultime riguardano la minimizzazione del consumo di materiali ed energia, l'uso di risorse
rinnovabili come input, la riduzione della tossicità e della nocività delle risorse come output. Bisognava aumentare
l'eco-efficienza dei sistemi produttivi e, soprattutto considerare il ciclo di vita del prodotto.
Negli ultimi decenni la ricerca sui materiali polimerici sintetici si è orientata a risolvere la fase finale del loro ciclo di
vita, intervenendo non soltanto a valle, trattandoli e riutilizzabili, ma anche a monte, mettendo a punto nuovi polimeri
adatti ad un loro reinserimento nell'ecosistema. Questi studi hanno dato luogo alle bioplastiche che sono in grado di
simulare i polimeri tradizionali per l'aspetto, per la resistenza, per le proprietà di barriera e per i processi di
trasformazione, ma sono anche in grado di essere digeriti dai batteri presenti nel terreno.
I polimeri biodegradabili possono avere un ruolo nel risolvere i problemi di smaltimento dei rifiuti. Sulla base di questo
principio, negli anni Settanta, la ricerca si è orientata a rendere più veloce la reazione di degradazione. Le plastiche
sviluppate furono definite come biodegradabili, mentre, in effetti, erano fotodegradabili. Le prime ricerche hanno
portato all'introduzione nel mercato di resine fotodegradabili prodotte con il marchio Ecolyte (19749).
Negli anni Ottanta si trovò un'altra via con i polimeri biodegradabili di prima generazione, ovvero una miscela a base di
polimero e amido o cellulosa. In questi polimeri la degradazione dell'amido procurava la frammentazione della plastica
in piccole particelle dannose.
Le plastiche biodegradabili hanno caratteristiche simili alle plastiche tradizionali, possono essere usate in diverse
applicazioni, con il vantaggio di degradarsi velocemente e totalmente senza rilasciare sostanze nocive. La totale
biodegradabilità di questi nuovi polimeri biodegradabili può verificarsi solo quando sono smaltiti correttamente in un
sito di compostaggio o in una discarica. Un esempio di tali plastiche proviene dai polimeri estratti dalla biomassa come
l'amido che si è dimostrato un'ottima base naturale per lo sviluppo di prodotti biodegradabili. Di esso, la tipologia più
utilizzata proviene dal mais o dal frumento che, una volta biodegradato, immette nell'atmosfera anidride carbonica
senza aumentarne la liberazione nell'ambiente.
Altri polimeri sono prodotti mediante sintesi chimica usando monomeri rinnovabili come l'acido polilattico (PLA) che è
polimerizzato a partire da monomeri di acido lattico. Esso presenta alcuni limiti quali la ridotta resistenza termica e la
bassa barriera che il biopolimero oppone al passaggio di CO 2, O2, N2; tutto ciò rende il PLA inadatto
all'imbottigliamento di bevande gassate.
Uno tra i più noti polimeri in commercio è il Biopol di Monsanto basato su un copolimero di idrossivalerato ottenuto
per fermentazione batterica.
Il design non è riuscito a sperimentare particolari scenari applicativi sia nella produzione di oggetti monouso, sia con
l'uso dei biocompositi che sono miscele di plastica con cariche di origine naturale ricavate da piante o da scarti come la
farina di legno, le fibre di cotone, di lino, di agave e kenaf. Queste cariche naturali, sono rinnovabili, poco costose e
biodegradabili e danno vita a questa nuova classe di materiali che sembrano essere un buon sostituito per il legno in
molte applicazioni per interni ed esterni, per alcuni settori delle automobili e per l'isolamenti acustico.
L'uso dei polimeri biodegradabili consente di ridurre il volume dei rifiuti plastici rilasciati nell'ambiente ed anche di
poter trasformare gli scarti in energia utilizzabile. Ma nella realtà, non esiste una filiera dedicata allo smaltimento di
questi prodotti e si ha quindi un problema di inquinamento del riciclato dei polimeri tradizionali.
I biopolimeri sono considerati un mercato di nicchia ma hanno nuove potenzialità ed inespresse nelle applicazioni che
potranno contribuire ad alimentari sistemi, processi tecnologici e di produzione secondo i principi dell'ecosostenibilità.
Spetta dunque ora ai designer il compito di immaginare scenari applicativi, di sperimentarne l'uso nei nuovi prodotti e
di svilupparne appieno le potenzialità inespresse, stimolando così anche la ricerca di base a proseguire lungo questa
strada.

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MATERIALI DESIGN E AMBIENTE
Guida per prodotti eco-efficienti
di Anna Catania

1. SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE E SVILUPPO DI PRODOTTI SOSTENIBILI

Sviluppo Sostenibile e politiche ambientali


Nel 1972 la Conferenza di Stoccolma fu la prima ad affrontare i problemi ambientali, il rapporto fra economia e
ambiente e la necessità di salvaguardare le risorse naturali. La Conferenza, che si svolse a Rio nel 1992, segnò la
consapevolezza della problematica dei limiti dello sviluppo; nel corso di essa furono approvate:

 Dichiarazione di Rio su Ambiente e Sviluppo


 Dichiarazione sui Principi delle foreste
 Agenda 21

Dopo Rio, nel 1997 le delegazioni dei diversi paesi si sono incontrate in Giappone per sottoscrivere il Protocollo di
Kyoto, un documento redatto nel corso della Convenzione Quadro sui Cambiamenti climatici il cui obiettivo era la
riduzione dei gas ad effetto serra. Nel settembre del 2002 ha luogo il secondo Earth Summit sullo Sviluppo Sostenibile a
Johannesburg dove si è constatato un incremento della povertà, della fame e delle malattie ed ha proposto nuovi targets
come:

 dimezzare numero abitanti che non hanno accesso all'acqua entro il 2015
 usare e produrre prodotti chimici per non arrecare danni all'uomo e all'ambiente entro il 2020
 mantenere o rimpiazzare il patrimonio ittico depauperato a livelli tali da poter produrre con la massima resa
sostenibile entro il 2025

Su questa base, la Commissione Europea ha fondato la Politica Integrata di Prodotto (IPP) che modifica le prestazioni
ambientali analizzando il ciclo di vita dei prodotti.

Sistemi di gestione ambientale


Essi analizzano e controllano le prestazioni aziendali. In essi troviamo due standard:

1. Il regolamento EMAS (Eco-Management and Audit Scheme): regolamento della Comunità Europea che si
occupa del sistema di gestione ambientale di un sito. L'azienda che vuole registrarsi all'EMAS deve redigere
una Dichiarazione Ambientale e:
* definire una politica ambientale
* definire un'analisi ambientale del sito
* definire obiettivi di miglioramento
* adottare un sistema di gestione ambientale come richiesto da ISO 14001
* adottare un programma ambientale
* effettuare un audit del sito
Il nuovo regolamento presenta delle novità quali:
- partecipazione aperta a tutti coloro che intendono migliorare le proprie prestazioni ambientali
- utilizzazione le logo EMAS
- integrazione delle norme ISO 14001 e EMAS
2. Lo standard internazionale UNI EN ISO 14001:
- l'ISO (Organizzazione Internazionale di Standardizzazione): è un ente privato avente lo scopo di sviluppare
norme con valore di Standard Internazionali. Le norme ISO aumentano la capacità delle organizzazioni di
ottenere miglioramenti nella performance ambientali.
- l'ISO 14000:+ viene utilizzato da imprese e organizzazioni per gestire l'impatto delle rispettive attività
sull'ambiente. Si compone di un insieme di norme:
* Sistema di Gestione Ambientale
* Auditing Ambientale
* Etichettatura del ciclo di vita dei prodotti
* Valutazione delle performance ambientali
* Valutazione degli aspetti ambientali negli standard di produzione
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- ISO 14001: le aziende con questa certificazione rispettano l'ambiente circostante al sito produttivo e si
impegnano a ridurre l'inquinamento controllando i fattori causati dalle proprie attività, prodotti e servizi. Un
importante prerequisito che la norma possiede è il rispetto delle leggi ambientali. Un'azienda ottiene questa
certificazione quando:
* rispetta la legislazione vigente in materia ambientale
* la politica aziendale deve basarsi sul rispetto ambientale
* deve ridurre il proprio impatto ambientale mediante un sistema di gestione ambientale

Le differenze sostanziali tra il regolamento EMAS e la norma ISO 14001 sono:

 Riconosciuta a livello europeo  Riconosciuta a livello internazionale


 Norma istituzionale  Regolata a livello privatistico
 Riferita ad un solo sito  Partecipazione aperta a tutti
 Pubblicazione di dichiarazione ambientale  Non prevede nessuna dichiarazione
 Rispetto delle leggi ambientale
 Obbligo miglioramento del sistema
 È prevista certificazione da un organismo
accreditato
 Consente il passaggio alla convalida e alla
registrazione EMAS
IPP - Politica Integrata di Prodotto
Sviluppa un approccio alle problematiche ambientali di tipo integrato e si basa su un approccio denominato Lyfe Cycle
Thinking (LCT). Con l'IPP la Commissione Europea si propone di gestire le fonti inquinanti che caratterizzano l'intero
ciclo di vita di un prodotto. Essa punta:

 sull' informazione del consumatore degli impatti ambientali causati dai prodotti
 alla richiesta di prodotti ecologici per forniture pubbliche

Sistemi di etichettature ambientali


Il loro scopo è quello di fornire delle informazioni al consumatore riguardanti l'impatto ambientale dei prodotti. Esse
possono essere distinte in:

 Etichette obbligatorie: sono i marchi che identificano i materiali di imballaggio o si riferiscono al consumo
energetico e alle sostanze tossiche o pericolose
 Etichette volontarie: sono di tre tipologie:
* TIPO I: valutano l'impatto ambientale di un prodotto nell'intero ciclo di vita
* TIPO II: valutano l'impatto ambientale riferito ad una sola fase del ciclo di vita
* TIPO III: valutano solo la fase di produzione di determinati prodotti

Ecolabel
È il marchio europeo di certificazione ambientale che promuove sul mercato prodotti che presentano un minore impatto
ambientale. I criteri ecologici da soddisfare per ottenere l'Ecolabel vengono decisi in seguito ad una valutazione del
ciclo di vita (LCA). L'analisi di quest'ultima può essere utilizzata per:

 stimare impatto ambientale di un prodotto


 confrontare due prodotti simili dal punto di vista ambientale e individuare i miglioramenti
 evidenziare i punti di un processo produttivo e individuare le fasi per diminuirne l'impatto ambientale
 progettare e realizzare un prodotto di Eco-design
 individuare i miglioramenti tecnologici e gestionali di un prodotto

La struttura di LCA proposta da ISO è suddivisa in quattro momenti:

1. definizione degli scopi e degli obiettivi: al fine di scegliere l'ampiezza del ciclo di vita. Come prima cosa
bisogna definire il sistema.
2. analisi di inventario: il suo scopo è di evidenziare tutti i flussi di Input e Output riferibili alle diverse fasi del
prodotto o servizio. Consta di varie fasi:
* confini del sistema: descrizione quantitativa e qualitativa delle unità di processo

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* diagramma di flusso:
* raccolta dati: sono di due tipi:
- dati di ingresso (INPUT) riferiti a materiali, trasporti ed energia
- dati di uscita (OUTPUT) riferiti ai prodotti ei gas rilasciati nell'ambiente
* elaborazione dati: sono di tre tipi:
- dati primari
- dati secondari
- dati terziari
3. analisi degli impatti: vengono valutati gli effetti sulla salute e sull'ambiente causati da un prodotto nel corso
del suo ciclo di vita. L'effetto ambientale si divide in:
* globale: i principali sono l'effetto serra,assottigliamento fascia ozono, formazione smog fotochimico ecc...
* regionale
* locale
L'analisi e la valutazione dell'impatto ambientale nella LCA si articolano in:
- classificazione:ciascun impatto classificato sulla base dei problemi ambientali
- caratterizzazione: determina il contributo delle singole emissioni
- valutazione: poter esprimere tramite un valore numero l'impatto ambientale
4. interpretazione e miglioramento: si valutano le opportunità per minimizzare l'impatto di un prodotto

Sistemi di prodotti-servizi eco-efficienti


Per arrivare ad una società eco-sostenibile bisogna attuare dei grandi cambiamenti. Lo spostamento dai prodotti ai
servizi rappresenta un approccio per ottenere il cambiamento senza dover convincere le persone a consumare meno e a
compromettere il loro concetto di benessere.

2. ECO-EFFICIENZA DEI PRODOTTI

È importante incrementare l'eco-efficienza, che viene raggiunta fornendo, a prezzi competitivi, prodotti e servizi che
soddisfino i bisogni umani e conducano ad una maggiore qualità della vita, diminuendo l'uso di risorse non rinnovabili.

Materiali, design e ambiente


A causa della crescita continua dei rifiuti e della saturazione delle discariche è importante una corretta gestione
differenziata e di smaltimento di tali rifiuti usando sistemi integrati per la raccolta del recupero della carta, plastica,
vetro e rifiuti organici. Il Design cerca di integrare le esigenze dell'ambiente con quelle del sistema produttivo e per
questo motivo prende il nome di Eco design o Design for Environment. L'ambito di indagine di quest'ultima è il Lyfe
Cycle Design che coinvolge tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto.

Gestione dei materiali, degli imballaggi e dei rifiuti


La consapevolezza della gestione dei materiali conduce ad un rinnovamento del sistema produttivo che garantisce che
di ogni materiale si evitino sprechi ed usi impropri. Diffondendo tra la gente la consapevolezza ambientale tramite
campagne di informazioni si può arrivare ad un nuovo stile di vita in grado di stimolare la nascita di un sistema
produttivo sostenibile. La politica di gestione dei materiali e dei rifiuti deve operare secondo le seguenti misure:

 Durata
 Riparabilità
 Riutilizzo
 Multiproprietà
 Riciclo
 Stili di vita

Il sistema di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio


La prevenzione degli imballaggi si sviluppa in quattro concetti base:

1. sistemi che riducono il peso degli imballaggi senza diminuirne le prestazioni


2. realizzazioni che semplificano il recupero e riciclaggio dell'imballaggio
3. imballaggi che riducono il proprio volume
4. imballaggi con maggiore impiego di fibra riciclata

Le linee generali della politica di gestione integrata dei rifiuti possono essere ricondotte ai seguenti tre principi
fondamentali:
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 prevenzione della produzione dei rifiuti
 priorità al riuso, al riciclo e al recupero
 limitazione del flusso di rifiuti destinati allo smaltimento e riduzione uso discarica

Attori principali della gestione dei rifiuti sono: - produttori; -utilizzatori; - consumatori; - pubbliche amministrazioni.
Produttori + utilizzatori = costituiscono il Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) che addebita ad essi gli oneri di
raccolta differenziata, recupero e riciclo dei rifiuti di imballaggio conferiti al servizio pubblico tramite l'applicazione del
cosiddetto "contributo ambientale" al momento della "prima cessazione" dell'imballaggio del produttore all'utilizzatore.

L' imballaggio nei rifiuti Gli imballaggi costituiscono il 40% del volume dei rifiuti ma sono fondamentali per la
conservazione del cibo. Si diffondono in Italia con la legge del 1963 e si distinguono in materiali di cui sono
principalmente costituiti corrispondono a:

 CARTA: inizialmente realizzata attraverso stracci mentre a partire dall'800 si scoprì che dal legno era possibile
ottenere una cellulosa in grado di sostituire quella dei stracci, più cara. Da una miscela di acqua e cellulosa si
ottiene la carta preparata in appositi contenitori detti pulper, dove si immette una quantità di carta da macero
per preparare i diversi tipi di carta. Il processo di feltrazione, permette di unire saldamente tra loro fibre
cellulosiche sospese in acqua per dare origine ad un foglio di carta. A queste miscele viene aggiunta una
quantità proporzionale di colla a seconda della resistenza che si vuol dare al prodotto. La carta è spesso usata
come imballaggio per prodotti alimentari perchè come contenitore per bevande è resistente, infrangibile ed
ermetico.
 PLASTICA: si distingue in due grosse categorie:
- polimeri termoplastici
- polimeri termoindurenti
Tra le materie plastiche più utilizzate nell'imballaggio troviamo:
- PVC (polivincloruro)
- PE (polietilene) Essi non sono compatibili tra di loro, tant'è che, se li ricicliamo
- PET (polietilenetereftalato) mescolandoli, si ottiene un materiale eterogeneo che non ha
-PP (polipropilene) prestazioni particolarmente elevate.
-PS (polistirolo)
 VETRO: la sua produzione industriale inizia nel 1800 e si ottiene fondendo tre materiali di base: 1.silice;
2.soda; 3.calcio. La sua capacità di non intaccare il contenuto lo ha reso un materiale impeccabile per farne
imballaggi.
 LEGNO: è un materiale antico con cui l'uomo ha costruito di tutto e il suo impiego per realizzare imballaggi in
maniera industriale è più recente. Gli imballaggi più comuni sono:
- le casse;
- i pallet = piani un pò rialzati rispetto alla linea di terra e che consentono ai caricatori il carico/scarico e
trasporto di grandi volumi di merce;
- le cassette per ortofrutta
 METALLI (ACCIAIO E ALLUMINIO):
- La famiglia degli ACCIAI per l'imballaggio comprende:
1. banda stagnata: si realizzano corpi in scatola, fondi, coperchi e le capsule per i barattoli di vetro
2.banda cromata; si realizzano, essenzialmente, tappi corona e si cerca di utilizzarla per sostituire fondi e
coperchi per contenitori destinati alle conserve vegetali
3.banda nera; impiegata nei contenitori per lubrificanti e alle scatole per prodotti secchi
- L'ALLUMINIO viene utilizzato per la produzione di lattine per bevande, per la produzione di fogni sottili e
capsule. Le tipologie di imballaggi in metallo sono:
* scatolette per cibo
* lattine per bevande
* contenitori vari (teglie o vaschette monouso)
* imballaggi in foglio sottile in alluminio

La riduzione del materiale nell'imballaggio


Secondo il principio della dematerializzazione della produzione, negli ultimi vent'anni, si è ridotto il peso degli
imballaggi. Un esempio in questo senso sono i refill che costituiscono uno dei sistemi di imballaggi più eco-compatibili
non solo grazie al ridotto impiego di materia che li caratterizza, ma anche per la leggerezza e la compattabilità
dell'involucro di plastica. Un'altra novità è costituita da imballaggi realizzati accoppiando vari strati e costituiti di
materiale riciclato. Ciò è stato reso possibile grazie alla tecnica della coestrusione adottata nel soffiaggio dei flaconi in
polietilene.

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Il prodotto e il Life Cycle Design
La vita del prodotto si svolge nell'arco di un tempo che va dalla:

 Produzione: momento di acquisizione delle materie primarie o secondarie che vengono trasformate in
materiali nel luogo di produzione
 Distribuzione: prevede l'imballaggio, il trasporto e l'immagazzinamento del prodotto finito
 Uso: comprende attività di servizio quali la manutenzione, riparazione o aggiornamento.
 Dismissione: momento di fine vita del prodotto. Quest'ultimo può essere riusato e rifabbricato e il materiale
può essere riciclato, trasformato in energia mediante l'incenerimento o in concime mediante il compostaggio o
può finire in discarica.

Un approccio alla progettazione responsabile è data dal Lyfe Cycle Design (LCD). Le strategie su cui si basa
quest'ultima, che mirano a ridurre gli impatti, possono essere così catalogate:

 minimizzare le risorse
 scegliere risorse e processi a basso impatto
 ottimizzare la vita dei prodotti
 estendere la vita dei materiali
 facilitare il disassemblaggio

Tutte le strategie mirano a ridurre il consumo di risorse e la produzione di emissioni e rifiuti. La riduzione si conferisce
a diversi momenti del ciclo di vita del prodotto. Le materie plastiche hanno consentito in molti casi la riduzione del peso
dei manufatti, cosicchè a parità di unità del prodotto possono venire impiegati minori quantità di materia prima. Anche
la strategia delle risorse e dei processi a basso impatto è attuabile in ogni fase mediante la scelta di risorse materiali ed
energetiche che hanno impatto ridotto. La strategia che mira ad allungare la vita dei prodotti si traduce in un risparmio
di risorse dovute ad una mancata dismissione. Per altri prodotti che consumano risorse durante l'uso, allungare la vita
significherebbe diminuirne l'efficienza e aumentare l'impatto. A tal proposito si parla di ottimizzazione che vuol dire:

 progettare durate appropriate


 facilitare l'adattabilità, la manutenzione, la riparazione, il riuso, la rifabbricazione

Estendere la vita dei materiali significa:

o adottare approccio in cascata


o usare materiali riciclabili
o facilitare raccolta, trasporto, identificazione, separazione, pulitura dei materiali
o minimizzare la quantità dei materiali incompatibili
o facilitare il compostaggio, la combustione e l'incenerimento

Facilitare il disassemblaggio significa progettare la separabilità degli elementi al fine di ottimizzare la vita del prodotto
ed estendere quella dei materiali.

Materiali a basso impatto ambientale


Il successo di un materiale o di un prodotto è sempre più collegato alle sue possibilità di essere gestito correttamente,
smaltito in tutte le fasi del suo ciclo di vita. In quest'ottica è importante la progettazione che rappresenta un momento
decisionale e di verifica per realizzare materiali e quindi prodotti a minor impatto ambientale. Per ridurre quest'ultimo,
per quanto riguarda le materie plastiche, sono stati sviluppati nuovi ambiti di ricerca come i biodegradabili e l'uso di
nuovi compositi denominati compositi verdi o Green Composites.

Materiali riciclabili
Con riciclabilità si intende la capacità di un materiale di potersi rilavorare facilmente con produzione di materie secondo
con proprietà molto simili o identiche al materiale vergine. Il riciclo di ciascun materiale è possibile solo se a monte c'è
stata una raccolta differenziata.

Riciclo della carta:


il riciclo di carta produce una materia seconda di qualità inferiore al materiale vergine. Quanto più la carta o il
cartoncino sono stati trattati con sostanze che gli conferiscono particolari prestazioni tanto più il loro riciclo sarà costoso

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e inquinante. La carta può anche essere sottoposta a una degradazione aerobica (compostaggio) assieme ad altri
materiali di origine vegetale e/o animale. Il riciclo della carta da macero segue le seguenti fasi:

 raccolta, selezione e triturazione


 compressione della carta in balle di diversi quintali
 spappolamento della carta
 separazione inquinanti
 lavaggio e raffinazione
 eliminazione inchiostri
 ottenimento di pasta per carta riciclata
 processo di produzione della carta

Dopo la raccolta, il macero viene sottoposto alla selezione tra i diversi tipi di carte per avviarli al settore appropriato per
tipo. Con la fase di spappolamento si ottiene lo sfibramento del macero e successivamente avviene l'eliminazione dei
corpi estranei o impurità presenti nel macero, mediante l'uso di macchine setacciatrici. I limiti tecnici sono connessi
all'efficienza dell'epurazione e deinchiostrazione.

Riciclo dei cartoni per bevanda:


sono riciclati prevalentemente attraverso la separazione dei materiali componenti con recupero della cellulosa per
produrre altra carta e cartone. Nel caso della non eliminazioni dei materiali componenti, il riciclo avviene mediante
pressatura a caldo. Il recupero delle fibre di cellulosa dai cartoni avviene mediante le seguenti fasi:

 impastatore idraulico (pulper)


 sistema di filtrazione per alluminio e polietilene
 sistema di vagliatura grossolana e fine
 depuratore a centrifuga
 unità di dispersione

Dopo 20-50 minuti di mescolamento avviene la delaminazione e gli strati di alluminio e polietilene vengono rimossi
lasciando le fibre sotto forma di pasta pronte per essere trasformati in nuovi prodotti cartacei.

Il riciclo del vetro:


è riciclabile all'infinito e questa è una sua peculiarità che lo distingue dagli altri materiali. Gli imballaggi di vetro oggi
utilizzati son di tre colori: verde, bianco e ambra. Un impianto di lavorazione del rottame di vetro consta delle seguenti
sezioni:

 tramoggia e nastro trasportare


 cernita corpi inquinanti di grosse dimensioni
 separazione del vetro per colore
 separazione di differenti frazioni
 cernita manuale inquinanti
 macinazione
 vagliatura ed aspirazione dei corpi leggeri

Il vetro frantumato viene spedito alle aziende produttrici per svolgere le rimanenti operazioni di:

 fusione
 modellazione
 raffreddamento

La raccolta differenziata e il riciclo offrono importanti vantaggi quali:

 Risparmio delle materie prime (75%)


 Riduzione dei consumi energetici (20%)
 Riduzione della massa dei RSU e dei costi per il loro smaltimento

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Riciclo del legno:
con il suo riciclo si può ottenere un semilavorato fatto di scaglie o trucioli. Con gli scarti industriali della sua
lavorazione è anche possibile ottenere cellulosa da cui ricavare la carta. I rifiuti in legno necessitano di una serie di
trattamenti, soprattutto per essere recuperati per la fabbricazione di pannelli truciolari, ovvero: sminuzzamento,
rimozione delle sostanze non legnose, classificazione granulometrica, mediante separatori ad aria o vagliatura.

Riciclo dell'alluminio:
i metalli sono facilmente riciclabili perchè fondendoli si ottengono semilavorati che si possono trasformare in prodotti
di qualunque tipo le cui caratteristiche sono identiche a quelli ottenuti con materiale vergine.
Da alcuni anni la raccolta differenziata delle lattine è organizzata nel progetto RAIL 1 (Riciclo Alluminio In Forma di
Lattine). Il Materiale raccolto viene trasportato nell'apposito impianto dove liberato dagli eventuali corpi estranei, è
pronto per la creazione di nuovi lingotti di alluminio. Quest'ultimi vengono trattati con laminatori che ne assottigliano lo
spessore trasformandoli in una sottile lamina che viene trasformata in nuovi contenitori. I rifiuti di alluminio vengono
pressati in balle e frantumati in pezzi di piccole dimensioni e separati da eventuali parti di materiale differente. Il
rottame viene, a questo punto, trattato a circa 500 °C per liberarlo da vernici o altre sostanze aderenti. Il materiale viene
immesso in uno dei due forni da cui esso, fuso, arriva ad un forno. Da quest'ultimo l'alluminio viene colato in placche
che saranno trasformate in laminati per formare nuove lattine.

Riciclo della plastica:


a seconda della tipologia di rifiuto plastico recuperato si possono ottenere:

 dai polimeri termoplastici macinati: granuli o scaglie da utilizzare nella produzione di nuovi manufatti
 dai polimeri termoindurenti macinati: frazione di materiale utilizzabili

L'incompatibilità rappresenta un problema solo nel caso di riciclo di miscele di materie plastiche. Nel riciclo di chimico
i rifiuti sono convertiti in materie prime (monomeri) e recuperati ed utilizzati come tali

- Classificazione del riciclo di materie plastiche: Il riciclo può essere classificato in:

 riciclo meccanico: può essere suddiviso in riciclo primario e secondario. Esempio del primo caso è il recupero
di materiale di scarto degli oggetti stampati. Esempio del secondo caso è il recupero di manufatti già usati dove
il materiale viene riutilizzato per manufatti che richiedono minori proprietà rispetto a quello di partenza. I
principali problemi in questo tipo di riciclo sono: degradazione durante il periodo di utilizzo; degradazione
termomeccanica durante la rilavorazione; incompatibilità tra i diversi polimeri; diversi punti di fusione dei
polimeri presenti nel miscuglio; diverse forme e dimensione dei materiali.
 riciclo eterogeneo: effettuato attraverso la lavorazione di un materiale misto contenete PE, PP, PS, PVC. Con
la plastica riciclata eterogenea si possono realizzare sedie e panchine, parchi giochi, recinzioni, cartellonistica
stradale, arredi urbani e contenitori per rifiuti, lampioni, cabine da spiaggia ecc...
 riciclo omogeneo: di polimeri termoplastici, essi non devono presentare altri polimeri. La plastica viene
accuratamente selezionata per tipologia di polimero e dagli imballaggi di plastica recuperati possiamo ottenere:
* dal riciclo del PET: filati per imbottitura, maglioni, pile, moquette, interni per auto,blister o nuovi imballaggi
* dal riciclo del PVC: produzione di tubi, scarichi per l'acqua piovana, raccordi e passacavi
* dal riciclo del PE: nuovi contenitori per detergenti, tappi, film per sacchi della spazzatura, pellicole per
imballaggi, casalinghi e manufatti per l'industria
* energia: con una bottiglia di acqua minerale di 1,5 litri si può tenere accesa una lampadina da 60W per circa
un'ora.
 riciclo chimico: i rifiuti sono convertiti in materie prime. Con esso si possono ottenere risultati vantaggiosi
consumando solo energia. Il principale problema è economico a causa della richiesta di forti investimenti per
gli impianti e i considerevoli costi di gestione
 riciclo energetico: la combustione dei materiali polimerici consente lo sfruttamento del contenuto energetico di
essi. I possibili problemi che possono nascere dalla combustione di manufatti plastici post- consumo
dipendono dalle emissioni di inquinanti. Le plastiche sono un ottimo combustibile, superiore alla nafta e
possono essere bruciate mescolate ai rifiuti solidi urbani (RSU). Ogni impianto di combustione dei rifiuti è
costituito da 5 sezioni principali che consentono rispettivamente:
* preparazione e alimentazione del rifiuto
* combustione del rifiuto
* recupero di calore
* controllo delle emissioni in atmosfera
* stabilizzazione, smaltimento delle ceneri e dei residui solidi

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Macchine per il recupero di scarti di plastiche omogenee
Sono composte di unità per:

 granulazione e lavaggio: riduzione degli scarti in piccoli pezzi che passano alla fase di lavaggio
 estrusione/pellettizzazione: i materiali vengono fusi e trafilati attraverso una testa con foro circolare

Macchine per il recupero di scarti polimerici eterogenei


Questi impianti sono costituiti da tre fasi fondamentali:

 granulazione e lavaggio: simili al processo precedente


 lavorazione: consiste in un estrusore che fonde e trasporta la miscela polimerica verso lo stampo posto a valle

Polimeri biodegradabili
Con il termine biodegradabile si intende la degradazione di composti chimici per effetto dell'azione biologica di
organismi viventi. Una biodegradazione completa avviene quando il materiale viene degradato fino ad anidride
carbonica ad opera di microrganismi. Di quest'ultimi i più importanti sono i funghi e i batteri e insieme ad essi, affinché
la biodegradazione avvenga, sono necessarie delle condizioni che riguardano la natura chimica, vari fattori ambientali e
l'assenza di luce. I processi biodegradativi sono favoriti da:

 catene polimeriche facilmente bagnabili e solubili


 umidità
 adeguato substrato nutritivo
 assenza di luce

Fra i compositi più noti in commercio ci sono:

 Acido Polilattico(PLA): si produce a partire dal mais e dalla fermentazione dello zucchero contenuto in esso si
ottiene acido lattico. La distillazione serve a separare l'acido lattico dai sottoprodotti di fermentazione
 Policoprattone (PLC): è un poliestere alifatico che presenta le proprietà meccaniche, fisiche e la lavorabilità
simili a quelle del polietilene. Viene usato per contenitori per albero che possono essere trasportati e
trapiantanti senza dovere togliere il recipiente che viene degradato nel terreno.
 Poliidrossivaleriato e Poiidrossibutirrato: PHV e PHB sono prodotti della fermentazione di microorganismi.
 Polimeri biodegradabili a base di umido: provengono da fonti energetiche rinnovabili. L'amido è una materia
diffusa in natura a basso costo ed è totalmente biodegradabile. I prodotti a base di amido, biodegradando,
immettono nell'ambiente anidride carbonica in quantità uguale a quella rimossa durante la fotosintesi
dell'amido. I criteri per considerare un materiale biodegradabile sono:
* sensibilità all'anidride carbonica
* disintegrazione e biodegradabilità totali senza rilasciare sostanze inquinanti
 Bio-plastiche in commercio: Nel settore delle bio-plastiche, un'azienda leader in Europa è il Novamont la
quale ha sviluppato prodotti a partire da materie rinnovabili come l'amido commercializzato con il marchio
Mater-Bi. Le applicazioni di quest'ultime si riscontrano in svariati campi quali:
* igiene: imballaggi carta igienica, fazzoletti, bastoncini per orecchie
* catering: stoviglie di carta
* imballaggi alimentari: mater-bi è idoneo per la sua ottima resistenza alle basse temperature nel settore dei
surgelati
* imballaggio espanso: due tipologie:
- Wave by Mater-bi: che nasce come alternativa al polistirolo, polietilene e poliuretano usati per proteggere gli
oggetti di varie forme.
- Loose Fillers: costituiti da amido ed espansi utilizzando acqua. Sono completamente biodegradabili e
idrosolubili e hanno proprietà elastiche antiurto e si adattano alle diverse forme proteggendo i prodotti
confezionati. Sono consigliati per:
* raccolta differenziata
* accessori per animali: prodotti a base di amido per la masticazione
* agricoltura: prodotti per il giardinaggio
* accessori: temperamatite, penne, righelli, giocattoli per bambini, pettini
* pneumatici
In sintesi il Mater-Bi:
- è biodegradabile, compostabile, riciclabile
- è utilizzabile come qualsiasi plastica convenzionale
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- può essere colorato con pigmenti di origine naturale
- può essere accoppiato mediante calore con carta
 Bioplatizzazione: impermealizza i materiali naturali garantendo la biodegradabilità del prodotto al 100%. I
substrati Bioplatizzati trovano un'ampia applicazione nel settore:
- alimentare
- del confezionamento alimentare per surgelati, gelati, ecc...
- floro-vivaistico con contenitori per l'interramento
- cartotecnica scolastica e d'ufficio
- abbigliamento tecnico mono-uso

Compositi verdi I polimeri compositi sono rinforzati con fibre di vetro o con altri riempitivi inorganici, questo rende il
riuso e riciclo difficile e spesso finiscono in discarica o negli inceneritori. Hanno trovato applicazione in campo
automobilistico. Questi nuovi compositi prendono il nome di compositi verdi e sostituiscono quelli già esistenti con un
minor impatto e costo basso. Tra gli organici naturali troviamo, la farina di legno, cotone, lino, juta, sisal, canapa, jenaf
e umido. Il loro impiego è stato facilitato grazie ai loro vantaggi quali:

 basso costo
 derivano da fonti rinnovabili
 resistenza alla rottura durante la lavorazione
 minore impatto ambientale grazie al loro smaltimento

I compositi verdi possono avere matrice provenienti da polimeri riciclabili e da riciclo post-consumo o costituiti da
polimeri biodegradabili denominati Biocomposti o Bioplastiche.

Compositi verdi (matrice non biodegradabile)


In essi i motivi che suggeriscono l'uso di queste cariche per la realizzazione di compositi sono:

 basso costo essendo scarti di lavorazione


 parziale biodegradabilità
 provenienza da risorse rinnovabili e meno problemi per lo smaltimento
 meno rischi per la salute in caso di inalazione
 rendono il composto finale più leggero
 hanno buone proprietà di isolamento termico e acustico

Sono state condotte ricerche utilizzando polietilene proveniente da riciclo post consumo, come segatura, noccioli di
olive e amido di sago, con polietilene da riciclo di teloni da serra, fibre di legno e HDPE proveniente da contenitori per
uso alimentare. Per quanto riguarda le applicazioni industriali sono molto usate la farina e le fibre di legno, essendo
scarti di segheria, come riempitivo a basso costo soprattutto di PP e PE. Vengono utilizzati per applicazioni come:

 infissi, porte e finestre


 elementi di arredo casalingo
 traversine per reti ferroviarie
 parti interne alle automobili (panelli)
 oggetti da giardinaggio
 contenitori e imballaggi generici
 scaffalature
 applicazioni che non richiedono resistenza a sforzi elevati e manutenzione per l'esterno
 In combinazione con il poliolefine per realizzare compositi per:
- pannelli interni automobilistici e cruscotti
- pannelli fonoisalanti

Buona parte del mercato di tali materiali è costituito dall'industria automobilistica, produttori quali BMW, Wolkswagen,
Renault, Fiat ecc... li utilizzano per i vantaggi in termini di impatto ambientale,leggerezza, rigidità, isolamento, e costi
di realizzazione con polimeri caricati con fibre naturali. Dal punto di vista ecologico, i compositi verdi presentano
alcune limitazioni, ovvero al termine del ciclo di vita, un adeguato riciclo è difficoltoso poichè essi sono costituiti da
una parte biodegradabile ed una non biodegradabile.

I Biocompositi (matrice biodegradabile)


Esistono diversi polimeri di origine naturale come poliesteri, lignina, gomma naturale, alcune poliammidi,
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policaprolattone, poliuretani ecc... che degradano attraverso reazioni enzimatiche in ambienti opportuni, umidi. Si sta
sperimentando la possibilità di utilizzare matrici a base di proteine della soia. I biocompositi possono essere usati in
molti applicazioni per prodotti con breve ciclo di vita, o per un tempo più lungo, per applicazioni di interni e come
sostituti del legno. Inoltre hanno buone caratteristiche per l'isolamento acustico. Alla fine della loro vita possono essere
facilmente eliminati senza impatti ambientali. Uno dei problemi per la loro diffusione è l'alto costo delle resine
biodegradabili rispetto a quelle tradizionali.

4. GRAFICA UTILE: LA COMUNICAZIONE PER L'AMBIENTE

Prima in Europa (intorno gli anni '60) e poi anche in Italia (all'inizio degli anni '80) si avviò un dibattito all'interno del
mondo dei progettisti che definì molte questioni relative al rapporto fra istituzione e cittadino. Nel 1989 nasce ad Aosta
la Carta del progetto grafico, in cui vengono fissati in sette punti gli elementi essenziali della disciplina che viene
definita come centrale nel panorama del progetto. Nel 2004 ad Ancona si tiene la seconda edizione del convegno
Grafica Utile. Giovanni Anceschi propone una riflessione approfondita sulla ridefinizione del termine grafica di
pubblica utilità e sulla rigida differenziazione proposta, ai tempi, da Steiner, Anceschi osserva un continuo scambio di
strategie e tecniche comunicative dal privato al pubblico in cui le istituzioni hanno bisogno di dichiarare la propria
identità, ma anche quella di vendere un prodotto. Oggi è più corretto parlare della dimensione etica della comunicazione
visiva di cui hanno cominciato a parlare una serie di illustri progettisti dando alle stampe il manifesto First Things First
nel quale si proponeva un rovesciamento delle priorità a favore di forme di comunicazione più utili, durevoli e
democratiche. Il manifesto è stato pubblicato in diversi paesi ed ha accolto il segno di una situazione piena di segnali. In
questo senso si pensi al movimento no global legato anche al successo del libro di Naomi Klein No Logo che è un
esempio di una nuova capacità di esprimere la comunicazione sociale, centrata su tematiche che fanno superare le
differenze politico ideologiche in nome di una nuova coscienza nei confronti degli enormi problemi del pianeta; ad
Internet diventato luogo per eccellenza della condivisione della conoscenza e medium privilegiato per la veicolazione di
temi legati alle aree della comunicazione; alle esperienze degli adbusters e culture jammer con le loro performance di
sabotaggio mediatico, attacco alla pubblicità e alla cultura consumista. Oggi la grafica rappresenta una grande
opportunità per la sfera dell'azione pubblica a tutti livelli. Con essa non solo si possono comunicare correttamente la
vita e le attività delle istituzioni, ma lo si può fare trasferendo anche un valore educativo, contribuendo allo sviluppo di
una cultura visiva e quindi avvicinando la gente ad un atteggiamento responsabile e maturo verso la cosa pubblica, il
vivere civile, il patrimonio dei paesi, il paesaggio e l'ambiente.

PROGETTI: LA COMUNICAZIONE PER L'AMBIENTE A TORINO

Dal 1998 la Provincia di Torino partecipa attivamente alle celebrazioni del World Environment Day, istituita il 5 giugno
per ricordare la conferenza di Stoccolma del 1972 nella quale prese forma il Programma Ambiente delle Nazioni Unite.
Sempre nello stesso anno, l'International Poster School ha realizzato annualmente stages affidati a personalità nel
campo della grafica internazionale. Il loro lavoro con gli studenti delle scuole di grafica di Torino ha portato alla
realizzazione di una serie di manifesti utilizzati per pubblicizzare le varie edizioni della Giornata Mondiale
dell'Ambiente.

Alfabeto naturale (2001)


In questo anno a Torino si realizza un Typocity: un alfabeto per l'ambiente. Grafici di tutto il mondo per l'International
Environment Day 2001 a cura di Gianfranco Torri. In occasione di Torino Mondiale dell'Ambiente 2001, la provincia
ha proposto una grande installazione in Piazza della Repubblica con un'enorme scritta AMBIENTE 2001 i cui singoli
caratteri sono stati realizzati da vari personaggi. Le lettere sono formate da elementi naturali, animali, delle realtà
urbane e da pittogrammi. Le stesse lettere, stampate su una serie di cartoline, sono destinate alla diffusione
dell'iniziativa e a costituire un momento di gioco per i bambini delle scuole.

Spazio Ambiente: il bosco dei segni (2003) La provincia di Torino ha promosso la realizzazione di "Spazio Ambiente"
2003: installazioni grafiche realizzate dall'International Poster School per la Giornata Mondiale dell'Ambiente 2003. Al
progetto coordinato da Gianfranco Torri e tenuto da Malte Martin, hanno partecipato 24 studenti interessati a un tipo di
esperienza in cui il linguaggio grafico passava dalle due dimensioni del manifesto ambientale ad una declinazione sul
piano della terza dimensione. Un'occasione diversa di fare comunicazione è suggerire al cittadino spunti per una
riflessione sulle problematiche dell'ambiente, sperimentando un progetto di nuove forme che verranno ospitate in
maniera permanente al centro Space presso l'Environment Park di Torino. Il progetto di installazione ha avuto la
collaborazione dei percussionisti del "CLG Percussion Ensemble" per realizzare il momento dell'allestimento e della
presentazione dell'installazione grafica.

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Attenti ai rifiuti Vale la pena sottolineare anche la campagna affidata dalla Città di Torino all'intuito creativo di Jacques
Sequela. Si può puntare all'eccesso di forte impatto sul piano della visibilità, una scelta che diventa un paradosso
comunicativo. Ecco dunque montagne di rifiuti che inondano il panorama urbano della città fino a riempire un intero
stadio.

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