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CARLO GOLDONI

Un teatrante nato Carlo Goldoni nasce a Venezia nel 1707. Trascorre i primi anni
della sua vita in giro per lItalia seguendo il padre medico. La sua vocazione teatrale

si manifesta molto presto: a Perugia (1716-1720) studia nel collegio dei Gesuiti, ma

comincia anche a partecipare come attore ad alcune recite; a Rimini (1720-1721)

inizia a seguire corsi di logica e filosofia, ma li abbandona quasi subito per fuggire

con una compagnia teatrale. Frequenta poi corsi di giurisprudenza a Pavia, dove i

convittore nel glorioso Collegio Ghisleri. Ma anche in questo caso la sua carriera

di studente dura poco: viene infatti espulso nel 1725 per aver composto uno scritto

satirico (il Colosso) che prendeva di mira alcune ragazze pavesi di buona famiglia.

Insomma, Goldoni uno scrittore e un commediante nato: malo obbligano a stu-

diare, anzich lasciargli la possibilit di scrivere e di recitare, e certi episodi narrati

nelle sue Memorie sembrano inventati apposta per restituire al lettore limmagine

viva di questo conflitto. Celebre fra tutte, la pagina in cui Goldoni ricorda, nel 1722,

quindicenne, il suo incontro con la La mandragola, la pi bella commedia di Niccol

Machiavelli (1469-1527). Goldoni vince dunque la sua battaglia: La mandragola

lettura che il padre giudica inadatta per un adolescente - non viene consegnata al

fuoco. La strada del commediografo segnata.

Gli studi e i primi lavori teatrali Per tutta la sua vita, Goldoni combatter con
due tratti contrastanti del suo carattere {in parte ereditati dal padre): da un lato,

lossessione per il denaro e per la sicurezza economica; dallaltro, uninsanabile


irrequietezza che lo porter a mettersi spesso nei guai e a prendere decisioni

affrettate sullonda dellemotivit, decisioni che spesso si riveleranno sbagliate.

Tra il 1725 e 1731 Goldoni prosegue stancamente gli studi e scrive i suoi primi

intermezzi cornici (Il buon padre e La cantatrice): gli intermezzi erano brevi farse a

due, tre o quattro personaggi, in genere accompagnate dalla musica, che venivano

eseguite tra un atto e l'altro di un melodramma perch il pubblico non si annoiasse.

Nel 1731, alla morte del padre, Goldoni costretto a farsi carico della famiglia.

Si laurea in giurisprudenza a Padova e torna a Venezia a fare lavvocato, ma deve

presto abbandonare la Citt a causa di una disavventura amorosa che lo avrebbe

costretto a un matrimonio non desiderato.

Goldoni poeta comico Nel 1734, a Verona, conosce il capocomico Giuseppe Imer
(1700-1758). che lo scrittura come poeta comico. Segue la compagnia Imer in tour-

nee e, a Genova, incontra Nicoletta Conio, che sposer nel 1736 e che gli rimarr

accanto per tutta la vita. Grazie a Imer, Goldoni entra in contatto con il nobile vene-

ziano Michele Grimani (1697-1775) , proprietario del teatro San Samuele a Venezia,

che lo assume come poeta e librettista. In questa prima fase Goldoni, che ha ab-

bandonato lattivit di avvocato per darsi al lavoro teatrale,. scrive prevaleme-

mente libretti per musica, intermezzi e tragicommedie in versi: una tr-

agicommedia il Belisario (1734), il suo primo grande successo.

Nel 1738 compone la sua prima commedia, il Momolo cortesan. Si tratta di uno-

pera a Soggetto, nella tradizione della commedia dellarte cio di un canovaccio a

partire dal quale gli attori potevano improvvisare a piacimento: tuttavia (contro

luso abituale), la parte del protagonista non affidata alla libera interpretazione
dellattore, ma viene interamente scritta: Si tratta di un primo segnale di quella

riforma del teatro (che preveder, tra laltro, il passaggio dallimprovvisazione

alla recita di un testo scritto) a cui Goldoni lavorer negli anni successivi.

Nel 1743 compone La donna di garbo, la sua prima commedia distesa, in cui tutte

le parti degli attori sono scritte lopera andr per in scena soltanto quattro anni

pi tardi.

Gli anni itineranti e il ritorno a Venezia Il lavoro teatrale non permette a


Goldoni di guadagnare abbastanza. Deve cercare altre strade: grazie

allinteressamento della famiglia della moglie viene nominato console della

Repubblica di Genova a Venezia (1741-1743), ma - contrariamente a quanto aveva

sperato - si tratta di un incarico poco retribuito. Le sue condizioni economiche

peggiorano, e nel 1744 e costretto a lasciare Venezia, inseguito dai creditori.

Si trasferisce dapprima in Romagna e poi a Pisa, dove si rimette a fare lavvocato,

stavolta con qualche successo, e dove

entra a far parte della locale colonia dellAccademia dellArcadia con il nome di

Polisseno Fegejo. Continua per a scrivere anche per il teatro: a Pisa compone una

delle sue commedia pi belle, Il servitore di due padroni (1745).

Nel 1747 la compagnia veneziana di Girolamo Medebach (1706-1790) mette in

scena a Livorno La donna di garbo. un successo, e Medebach convince Goldoni ad

abbandonare Pisa per tornare a Venezia come autore stabile del teatro SantAngelo,

per il quale scrive, tra il 1748 e il 1753, una straordinaria serie di commedie, tra cui

la Vedova scaltra e la Putta onorata (stagione 1748-49) , la Buona moglie e la

Famiglia dellantiquario (stagione 1749-1750).


La riforma teatrale Sono opere in cui Goldoni continua a mettere a punto la sua

riforma teatrale, distanziandosi sempre pi dai modelli della commedia dellarte:

-opta per i copioni scritti da cima a fondo, anzich per i canovacci destinati

allimprovvisazione degli attori;

-elabora trame pi varie, credibili, aderenti alla realt, e rinunciando ai clich

tradizionali:

-abbandona gli effetti pi facili e volgari della commedia dellarte, quelle scene

buffonesche fatte di smorfie, pantomime e battute triviali con cui se la prender

nella premessa alledizione Bettinelli delle sue opere (le sconce arlecchinate, i

laidi e scandalosi amoreggiamenti e motteggi);

-soprattutto, rinuncia progressivamente alle maschere, che nella commedia dellarte

coprivano i volti degli attori riducendoli a tipi: gli Zaini , cio i servitori

astuti e spregiudicati, sempre a caccia di cibo o denaro (Arlecchino, Truffaldino,

Brighella), il vecchio avaro (Pantalone), lavvocato chiacchierone (il Dottore), la

servetta scaltra e sfacciata (Colombina), gli innamorati...

Lopposizione alla riforma Goldoniana Queste novit per non piacciono a


tutti.

Le sue opere vengono criticate aspramente, soprattutto dai sostenitori del suo

grande rivale, labate Pietro Chiari (1712-1785), romanziere e drammaturgo di

successo che lo aveva sostituito al teatro San Samuele. Goldoni viene accusato di

aver messo in ridicolo il ceto aristocratico e di aver portato sulla scena personaggi

dalla condotta immorale. Nel 1750, reagendo a queste polemiche, Goldoni lancia

una sfida al suo rivale e al suo pubblico: per la stagione teatrale successiva scriver
sedici commedie, e non le sole otto per le quali aveva firmato un contratto. La

ragione alla base della sfida di Goldoni cosi spiegata dal critico letterario Guido

Davico Bonino (1938): una scelta promozionale meditata: loccasione di un grosso

rilancio, capace di acquisire nuovo pubblico e placare un capocomico e degli attori

sempre sul piede di tradire, al minimo cenno di insuccesso. Goldoni ce la far, e tra

queste sedici commedie si conteranno alcuni dei suoi capolavori: Il teatro comico, La

bottega del caff, Il bugiardo, La Pamela - tratta dallomonimo, fortunatissimo

romanzo di Samuel Richardson (1689-1761) -, La dama prudente e I pettegolezzi

delle donne.

Gli anni della maturit Nella stagione 1753-1754 Goldoni abbandona Medebach
e passa al teatro di San Luca. Tra le opere di questo periodo vanno ricordate alme-

no La locandiera (1753) e Il campiello (1756), una commedia in versi composta in

dialetto veneziano. Goldoni ormai uno scrittore famoso. Oltre che per il San Luca

lavora per diversi altri teatri italiani: il teatro Formagliari a Bologna (1755), il Regio

Teatro Ducale di Parma (1756) e il teatro delle Dame di Roma (1758-1759).

Nel 1760 lascia Roma per tornare a Venezia, e nelle tre stagioni successive mette

in scena, sempre al teatro San Luca, alcune delle sue opere pi riuscite: La casa nova

e I Rusteghi nel 1760, la Trilogia della villeggiatura nel 1761, Sior Todero brontolon

Le baruffe chiozzotte nel 1762.

Lincarico a Parigi negli ultimi anni Ma le polemiche non sono finite. Ad


attaccarlo ora e Carlo Gozzi (1720-1806), che anche suo rivale sulle scene, dove

riscuote grandissimo successo con le sue fiabe teatrali, che recuperano proprio
quegli espedienti comici contro i quali Goldoni si era battuto attraverso la sua

riforma": le maschere, gli intrecci fantastici, limprovvisazione degli attori. Stanco

di combattere in un ambiente che gli sempre pi ostile, nel 1762 Goldoni accetta

linvito ad andati a Parigi per dirigere la Comdie-halienue (il teatro parigino che,

sotto la protezione del re, metteva in scena opere teatrali italiane). Ad attirarlo nella

capitale francese sono il prestigio dellistituzione che chiamato a condurre, il

favore con cui le Sue opere erano state accolte dagli illuministi (anche Voltaire era

tra i suoi ammiratori ) e il miraggio di una sistemazione economica finalmente

stabile.

Ma il trasferimento nella capitale francese (1763) non si rivela una buona idea. A

Parigi, attori e pubblico sono ancora abituati ai modi della commedia dellarte, e il

suo teatro incontra resistenze anche maggiori di quelle che aveva vissuto a Venezia.

Goldoni si vede costretto a ricominciare a scrivere canovacci su cui gli attori possa-

no improvvisare la loro parte; ci vorranno anni per far accettare al pubblico francese

il suo nuovo modo di far teatro. La prima opera in francese interamente scritta, Le

bourru bienfaisant (Il burbero benefico), arriva solo nel 1771.

Nel 1765 Goldoni abbandona la Comdie-Italienne e viene assunto a Versailles

dalla famiglia reale per insegnare la lingua italiana alle figlie del sovrano. Nel 1769 il

re gli assegna una pensione. Goldoni si ritira a Parigi dove scrive la sua autobiogra-

fia, Memoires (Memorie), che esce in tre volumi nel 1787.

Ormai vecchio e malato, Goldoni si trova a Parigi quando scoppia la Rivoluzione.

Nel 1792 la Convenzione revoca le pensioni di corte e Goldoni finisce in miseria.

Grazie allintervento di alcuni amici scrittori vicini al governo rivoluzionario la pen-

sione gli viene riassegnata il 7 febbraio 1793, un giorno dopo la sua morte.

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