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A nni di esperienza alle spalle hanno reso Maxx Mereghetti e Antonio Vida
due degli investitori digitali di maggior successo. Con questo libro mettono
a fuoco vantaggi, possibilità e rischi del mondo ipercompetitivo – ma anche
iperdemocratico – degli investimenti digitali.
Investitori digitali è una guida semplice ma completa che suggerisce come
strutturare sistemi di rendite passive attraverso il trading online, le startup, il
crowdfunding, le criptovalute, l’e-commerce. Un mondo che non premia i “Don
Chisciotte”, non ricompensa i buoni intenti né ripaga necessariamente l’audacia:
servono studio, immaginazione, coraggio, esperienza. una ricetta che dosa
attentamente passato e futuro.
Nel digitale c’è spazio per tutti, è uno straordinario trampolino per chi vuole
cambiare vita e dedicarsi full time agli investimenti digitali e per chi vuole
semplicemente arrotondare e portarsi a casa un extraguadagno; per chi è alla ricerca
di un investimento sul futuro e per chi invece ha un’idea disruptive ma non ha il
denaro per realizzarla. La possibilità di partecipare attivamente ai business del futuro
non è solo gratificante ed emozionante, porta con sé anche grande sicurezza in tempi
di incertezza.
Gli autori
INVESTITORI DIGITALI
Rendite passive per speculatori attivi
1. TROVARE LA PROPRIA LIBERTÀ NEL DIGITALE
Nella sala regna il buio, solo delle intense luci blu e viola illuminano il
palcoscenico ancora vuoto. Il pubblico bisbiglia impaziente con lo sguardo
rivolto verso il microfono. È appena terminata la proiezione: una
testimonianza delle storie, delle vite, dei ribelli del nostro tempo, dei
sognatori che io e Antonio abbiamo conosciuto e aiutato durante la nostra
carriera.
Ora, su quel palcoscenico, manchiamo soltanto noi.
Si percepisce energia e tensione nell’aria, l’atmosfera è carica, l’aria è così
spessa che si può quasi toccare. Anche per noi è impossibile rimanere
impermeabili a questa valanga di emozioni.
Questo è il posto giusto, è il momento giusto del giorno giusto.
Saliamo sul palco.
Gli spettatori ci accolgono con un applauso, sono qui per noi. Io e Antonio
ci scambiamo un ultimo cenno con lo sguardo come due direttori
d’orchestra.
“Buongiorno e benvenuti. Sono felice di vedere ciascuno di voi. Vi
ringrazio anzitutto per essere venuti qui da ogni parte d’Italia, per prendere
parte a questo cambiamento insieme a noi. Qui ci sono persone che mi
conoscono da quando l’euro entrò per la prima volta nei nostri portafogli e
c’è chi invece mi vede per la prima volta.
Io sono Maxx Mereghetti. Investo sui mercati finanziari dal 1997 e nelle
startup da dieci anni. Aiuto le persone a realizzare le loro ambizioni”.
“Ciao a tutti, ragazze e ragazzi. Io sono Antonio Vida. Sono atterrato tre ore
fa e arrivo da Dubai, il posto dove vivo oramai da diversi anni.
Non vedevo l’ora di incontrarvi in occasione di questo meraviglioso evento,
qui al Palacongressi di Riccione. Molti di voi mi conoscono perché sono il
punto di riferimento in Italia per chi vuole lavorare con Amazon: io aiuto le
persone a diventare degli imprenditori grazie ad Amazon”.
“Ci sono due cose che accomunano me e il mio socio Antonio: la passione
per gli investimenti e il valore che attribuiamo al tempo e alla qualità della
nostra vita”.
“Verissimo! Noi abbiamo trasformato la nostra vita, guadagnato la nostra
libertà grazie all’imprenditoria, agli investimenti e alle rendite passive. In
una parola: attraverso il digitale. Senza di esso, noi ora non potremmo
godere della bellezza e dei privilegi che derivano dal poter vivere liberi,
padroni del proprio spazio e del proprio tempo”.
“Sono stato con Antonio a Dubai, la città dove ha scelto di vivere, per
preparare il lancio del movimento che oggi ci vede protagonisti. Sono qui
con voi per il mio ultimo evento dal vivo, la mia ultima esibizione in giacca
e cravatta, l’ultimo prima della mia grande partenza. Il primo giugno (del
2019, ndr) salirò su un aereo e inizierò il mio giro del mondo e, ne sono
certo, la mia vita si trasformerà profondamente, come il panorama che
vedete alle mi spalle: dalle bianche Alpi svizzere, fino ai palmeti di qualche
spiaggia dalla sabbia dorata, passando per strade selvagge attraverso
paesaggi rocciosi, silenziosi e grandi città.
Un nuovo viaggio nei luoghi più suggestivi della terra, un’avventura alla
ricerca di quella scintilla di bellezza per la quale vale davvero la pena
vivere. Il viaggio di cui ho bisogno per dimostrare, con orgoglio, a me
stesso e all’universo che io ce l’ho fatta”.
“Maxx, ricordi il giorno in cui ci siamo conosciuti? Abbiamo parlato dei
nostri viaggi, di quelli di lavoro e di piacere, che spesso per noi sono la
stessa cosa. Abbiamo parlato anche di quella sensazione di pace, di
armonia, che placa ogni timore, ogni preoccupazione, perché, ecco, quello è
il nostro equilibrio, il tassello che ci completa. Io l’ho trovato in un posto
distante dal mio Paese natale, nella penisola araba, e so che tu lo troverai
durante il tuo viaggio”.
“Mi ricordo Antonio. Sono d’accordo, e oggi noi siamo qui per offrire le
nostre stesse opportunità e le nostre più profonde conoscenze a voi.
Oggi nasce la community che cambierà per sempre il vostro modo di vivere
il web e, il nostro sogno, è che possa anche cambiare le vostre vite.
Oggi nasce: Investitori digitali. Vi spiegheremo come, grazie
all’indipendenza finanziaria, il vostro mondo tornerà libero”.
Il pubblico applaude, è una celebrazione breve, perché ora l’attenzione è
tutta su quello che diremo nei prossimi minuti. “The Show must go on”.
Finita la presentazione è tempo di iniziare.
Siamo a 800 metri di quota e guardiamo le prime ore del giorno farsi avanti
tra le formazioni rocciose appuntite: i “camini delle fate”, anche se più che
camini sembrano denti aguzzi che spuntano disordinati dal terreno. È molto
presto, quasi l’alba e i raggi del sole iniziano a filtrare attraverso le colline
creando un forte contrasto tra le zone di ombra e quelle di luce.
Cento mongolfiere. Duemila persone nel cielo. Il silenzio è scandito solo
dal sibilo monotono della fiamma che scalda l’aria.
Siamo tutti dentro un grosso cesto di vimini, vicini gli uni agli altri,
guardando giù verso la valle le meraviglie della natura e le luci del sole
nascente che si riflettono sulle nuvole, trasformando il cielo in una tela a
tinte rosee, violacee e dorate. Tutto attorno le altre mongolfiere rosse
salgono e scendono senza fare rumore, sospese nel vuoto. Persino noi
spettatori bisbigliamo sottovoce, come per timore di rompere questo
meraviglioso incantesimo.
La sera, a letto, guardo le foto con la mia compagna. Ci sarebbe piaciuto
poterle condividere con i nostri nuovi amici, ma non credo che avrebbero
apprezzato e, anzi, sarebbe stato un gesto poco sensibile da parte nostra.
Decidiamo di tenerle per noi.
È stata una bella avventura, un breve paragrafo della mia biografia tratto da
una serie di episodi di vita vissuta da imprimere nella memoria, da
raccontare. Piccoli pezzi che adoperiamo per creare la cornice della nostra
storia, la mia parlerà molto di viaggi e di persone.
Nel frattempo ripenso ai nostri amici, alla coppia dell’altro giorno.
Sicuramente non posso inviargli le foto e comunque loro saranno già di
certo atterrati in Italia.
Ho preso un po’ a cuore la loro storia, ci sono passato anch’io.
Compromessi, sempre e comunque, per tentare di vivere almeno un po’ nel
mondo che vorremmo per noi, un luogo al di là delle nostre possibilità. A
pochi di noi è dato davvero vivere la vita che desideriamo, soprattutto
quando non possiamo decidere noi i “se” e i “quando” e la nostra vita è
vincolata a dei doveri su cui non abbiamo potere.
Ma qual è il motivo che rende i primi in molti e i secondi in pochi?
Con questa domanda concludo il mio paragrafo del primo capitolo del libro
che sto scrivendo con Antonio.
Appoggio la mia tazza di caffè nero fumante sul tavolo di legno di fronte a
me. Dal balcone vedo le onde del mare strisciare pigramente verso la riva.
La musica aiuta i miei pensieri a isolarsi, mentre l’immaginazione corre
verso il domani, quando su questa stessa spiaggia le onde del mare verranno
cavalcate dai surfisti di tutto il mondo, mentre si contenderanno la vittoria
della competizione “Master of the Ocean 2020”.
Chiudo il portatile e appoggio la penna sul blocco scarabocchiato dove
appunto note e pensieri. Questo primo capitolo è quasi terminato.
_Maxx Mereghetti [Cabarete, Repubblica Dominicana]
Per anni il venerdì sera è stato un momento magico per me. Sapete perché?
Era la mia serata “pizza e film”.
Dopo una logorante settimana di lavoro non c’era nulla di più semplice e
rilassante.
Così, guidavo in mezzo al traffico fino al negozio di dvd più vicino,
affittavo l’ennesimo titolo, un bel film oppure una tamarrata hollywoodiana,
l’importante era spegnere il cervello, e poi andavo in pizzeria a prendere
una quattro stagioni da portare a casa.
Finito il giro tornavo nel mio appartamento e finalmente potevo rilassarmi
davanti alla televisione. Semplice no? Quando arrivarono i primi servizi di
streaming, le compagnie, i negozi e le aziende che affittavano dvd
crollarono.
Blockbuster, un’istituzione nel settore, si è praticamente vaporizzato.
Mentre i negozi chiudevano, qualcuno ne ha tratto profitto. Chi? Tu!
Adesso puoi accedere a infiniti cataloghi di film, recensiti e sempre
disponibili.
Puoi scaricarli comodamente da casa, senza problemi legati al traffico, alla
riconsegna, alla disponibilità e via dicendo. E il servizio è anche più
economico. Una volta pagato l’abbonamento mensile, di norma hai accesso
libero all’intero catalogo.
Senza entrare troppo nel dettaglio... hai capito di cosa sto parlando.
Accessibilità
Scalabilità
Democratico e disintermediato
Il libero mercato si basa sul principio della libertà economica. Nessuno può
impedirti di aprire una nuova attività, così come nessuno può dirti come
spendere il tuo denaro o può sottrartelo a piacimento.
Queste conquiste che noi diamo quasi per scontate non lo erano prima della
comparsa della democrazia. La libertà economica e la mobilità sociale sono
due dei punti forti di questo sistema di governo.
Attraverso questi principi le persone hanno la libertà di raggiungere il
proprio benessere in funzione dei propri meriti e del proprio lavoro.
Ma questo principio funziona davvero oppure qualcosa nel meccanismo si è
inceppato?
L’economia, in particolare la finanza, è sempre stata un’attività
tecnicamente molto complessa: una conseguenza della necessità di creare
strumenti finanziari sempre più creativi ed elaborati.
Per permettere alle persone di accedere con i propri risparmi al mondo della
finanza è stato necessario strutturare una grande rete di intermediari.
Banche, broker, investitori professionisti, fondi d’investimento ecc. costruiti
apposta per fare da cuscinetto tra il delicato mondo dei mercati finanziari e
quello del risparmio individuale.
Una rete di consiglieri e di operatori che si occupano di raccogliere il
denaro, proporre investimenti, operare direttamente sui mercati e garantire
una certa trasparenza e una certa tracciabilità nelle transazioni.
Questo è il sistema che noi tutti conosciamo più o meno direttamente e che
viene usato per lo più per investire il proprio denaro, per cercare di ottenere
dei guadagni facendo rendere i nostri soldi.
Questo servizio, ottimo in teoria, in realtà funziona a singhiozzo. Anzi, sta
proprio diventando obsoleto, non sicuro e troppo costoso.
Perché? Proprio perché dobbiamo affidarci a un intermediario con interessi,
attività, priorità e regole destinate a cambiare nel corso degli anni.
A partire dagli anni ottanta questo problema è stato sollevato sempre più
spesso.
Affidare il nostro denaro agli intermediari significa dargli un grande
potere: loro decidono come spendere i nostri soldi.
Come fanno? Possono operare a loro nome con i risparmi di milioni di
persone oppure possono proporci degli investimenti che in realtà
compongono una piccola parte delle opzioni realmente disponibili. Loro
decidono cosa suggerirci. E dato che sono loro a decidere dove finisce il
nostro denaro, possono permettersi liberamente di scegliere a chi destinare i
finanziamenti, tagliando fuori attività e imprese che non reputano
abbastanza remunerative o sicure.
C’è poi la questione della trasparenza che tocca sul vivo l’economia intera:
Shadow Banking System, tradotto: il sistema bancario ombra. Così si
chiama il circuito di canali di finanziamento alternativi usati dagli
intermediari finanziari per operare al di fuori dei circuiti regolamentari,
sfruttando spesso effetti di leva maggiorati.
L’effetto di leva finanziaria è un meccanismo che permette di spendere
dieci, cento volte il denaro realmente posseduto.
Abbiamo di fronte un sistema meno sicuro e difficile da tracciare, meno
regolamentato e soggetto a costanti speculazioni. Un sistema che ha
raggiunto le dimensioni di 52.000 miliardi di dollari.
Una creazione frutto del potere economico degli intermediari che, se da un
lato avrà sicuramente degli aspetti positivi, dall’altro oscilla come una
spada di Damocle sulle nostre teste.
Perché se il sistema collassa, cade sull’economia intera.
Cosa dobbiamo fare allora? Mettere al rogo gli speculatori? Assolutamente
no.
È necessario, piuttosto, creare un nuovo sistema finanziario: un sistema
disintermediato.
Questo nuovo sistema non annulla completamente quello precedente ma
ridimensiona notevolmente la sua forza.
Se il denaro non passa più per le mani degli speculatori ma arriva
direttamente alle attività, ai titoli finanziari, alle imprese a cui è destinato,
non può essere più manipolato come prima.
Inoltre, i veri guadagni ora appartengono all’investitore che ha davvero ogni
ragione per voler impiegare il proprio denaro in attività finanziarie.
Ma com’è possibile creare questo sistema alternativo?
Tramite il digitale!
Prima della democrazia digitale, fare investimenti diretti per i piccoli
risparmiatori era impossibile. Il signor Rossi non poteva andare in borsa di
persona e comprare materie prime, come il succo d’arancia, a meno che non
fosse un agente di borsa, come nel famoso film Una poltrona per due con
Eddie Murphy. Adesso basta andare su una piattaforma online di trading di
un broker e acquistare il future del succo d’arancia con un solo click.
I costi sono minori, il denaro è diretto a quella operazione, gli intermediari
hanno un ruolo incredibilmente ridimensionato.
A tal proposito è interessante leggere il libro, scritto dall’economista
americano Jonathan McMillan, La fine delle banche.
McMillan sostiene che i nuovi strumenti digitali: crowdfunding, pooling,
sistemi peer-to-peer, fondi di investimento privati, sono tutti strumenti
alternativi, validi ed efficaci che possono restituire alle persone la
libertà sui loro risparmi, riducendo nel contempo i problemi legati al
potere dei big della finanza.
Il digitale, tagliando sui tempi, sulle distanze, sul bisogno di intermediari e
aumentando il guadagno dei partecipanti alle transazioni, è decisamente più
democratico.
La nuova proposta che arriva dal digitale non vede intermediari, ma
piuttosto dei regolatori: piattaforme, algoritmi, ma anche persone reali che
non si occupano dell’investimento, ma che dettano le regole e verificano la
trasparenza dell’operazione, il resto è lasciato a chi chiede denaro e a chi
offre denaro.
3. LA VERITÀ SUL DENARO: IL LABIRINTO DI LUOGHI
COMUNI CROLLA
Un giorno, mentre curiosavo sul sito di Business Insider, noto sito web che
si occupa di affari e curiosità legate al mondo degli investimenti, mi sono
imbattuto in un articolo che riguardava la fine dei “fortunati” vincitori delle
lotterie.
Senza pensarci due volte ho aperto l’articolo e ho letto le storie di quelle
persone che hanno visto la loro vita andare a rotoli dopo la vincita di
svariati milioni.
Mentre cinicamente curiosavo tra le disavventure di questi sfortunati
vincitori, mi sono tornati alla mente alcuni libri che da un po’ riposano sul
mio scaffale.
Li riconoscerei subito, anche a un miglio di distanza, le copertine sfoggiano
uno sgargiante e insolito abbinamento di colori viola e nero. Ci sono firme e
autografi bianchi e dorati su tutto il perimetro e infine il volto sorridente
dell’autore, Robert Toru Kiyosaki.
Presto o tardi tutti ci imbattiamo nelle opere di Kiyosaki: che tu stia
vagando in libreria, esaminando la biblioteca di un amico o cercando
risposte online ai tuoi quesiti finanziari è facile che ti sia trovato di fronte a
qualcuno dei suoi libri, best seller tra i testi economico-motivazionali, con
oltre ventisei milioni di copie vendute in tutto il mondo e un libro scritto a
quattro mani assieme a Mr. President Donald Trump.
Kiyosaki è un imprenditore, scrittore e affarista statunitense, in tutti i suoi
testi traspare un po’ quella vena di ottimismo “all’americana”, di
“determinazione a tutti i costi” e di “machismo economico” che a noi
europei non fa impazzire; ciò nonostante, alcuni dei concetti sui quali calca
la mano sono estremamente interessanti.
Prendiamo la cosiddetta “intelligenza finanziaria” che, in parole povere si
traduce nella capacità di capire il denaro e soprattutto di controllarlo e di
comprendere l’importante differenza tra asset e liability.
Dove l’asset, è l’acquisto dei ricchi, la liability (traducibile come “debito” e
“responsabilità”) è appannaggio dei poveri. Così, il simbolico padre ricco di
Kiyosaki compra asset, ovvero proprietà fisiche o finanziarie, che
funzionano da investimenti redditizi. Il padre povero, che magari non è
proprio povero, compra debiti, oggetti che non sono capaci di rendere.
Questo è il perno attorno al quale gira il concetto di intelligenza finanziaria,
a sprezzo della balla che accosta il semplice possesso di cose e denaro al
concetto di ricchezza.
La storia dei vincitori della lotteria è esemplificativa per due aspetti: primo,
sottolinea l’impreparazione delle persone di fronte a grandi capitali,
secondo, mette in evidenza come i soldi a capitale non siano l’indicatore di
un bel nulla. Bruciare 1000, 100.000, 1.000.000 di euro è molto più
semplice di quanto non sembri se mancano le basi dell’intelligenza
finanziaria.
Fare una “carrellata” sulle startup ci serve per inquadrare meglio uno dei
più grandi fenomeni economici del nostro tempo.
Le startup, le PMI innovative (piccole medie imprese), si stanno imponendo
sul mercato come una delle realtà in cui oggi girano le quantità di capitali
più significative in Europa e soprattutto negli Stati Uniti. Oggi siamo
ancora agli arbori, si parla di appena qualche “miliarduccio” d’euro, ma è il
ritmo con cui l’impero delle startup cresce che lascia ben immaginare un
futuro importante, anzi fondamentale, per questo nuovo modello di business
innovativo.
E cosa c’è di male? Coniugare l’innovazione con lo sviluppo delle
potenzialità e dei sogni delle persone che si mettono in gioco, ricostruire il
ponte tra passione e lavoro in un modo che quasi ci sembrava stesse
andando perduto.
Che poi l’impero startup cresca di anno in anno con numeri a doppia o
tripla cifra non può che essere la conferma che non solo questo modello può
funzionare, ma che è destinato a occupare uno spazio sempre più rilevante
all’interno delle nostre economie e del nostro mondo.
Anche chi si tappa le orecchie, chiude gli occhi e urla a squarciagola presto
o tardi si troverà a doversi confrontare con un microcosmo di piccole e
grandi innovazioni, nate da idee che piano piano si stanno infiltrando nelle
case, negli smartphone, negli uffici di tutti noi.
Siamo nell’era della rivoluzione digitale in fondo, il tempo in cui persino il
frullatore si fa smart e come sempre, chi prima arriva meglio alloggia.
Amazon esiste. Jeff Bezos ha appena fondato la sua società nel caldo luglio
della Seattle del 1994 (Stati Uniti). Il miliardario che oggi domina le
classifiche dei personaggi più ricchi del mondo non ha neppure idea della
portata rivoluzionaria di questa impresa. Nel 2017 sono passati circa
vent’anni e Amazon fattura ben 166 miliardi di dollari. Per intenderci, se
Amazon fosse uno Stato, sarebbe 55esimo al mondo per valore prodotto.
Ma Amazon non è uno Stato, è una multinazionale. Una multinazionale
affamata, che cresce a ritmi spaventosi. Siamo nel 2020 e Amazon vale oggi
220 miliardi di dollari; medaglia d’oro nella grande competizione tra le
grandi multinazionali del mondo. I clienti che ogni anno adoperano la
piattaforma sono miliardi e gli utenti abbonati al programma Amazon Prime
hanno raggiunto i centocinquanta milioni nel mondo!
Amazon ha ucciso l’e-commerce. Perché? Beh, se hai mai comprato sulla
piattaforma scommetto che già conosci qualcuna delle risposte. Le altre
però te le posso dare io: mi chiamo Antonio Vida, lavoro da anni su
Amazon e quando si tratta di investire nell’impero di Bezos non ho davvero
rivali in Italia.
Se le mie affermazioni ti sembrano esagerate, allora è arrivato per me il
momento di presentarmi. Non spenderò più di quattro parole, il resto lo
puoi trovare semplicemente cercando sui miei siti oppure sul mio canale
Youtube.
Io sono sempre stato uno tipo affezionato ai numeri: studi scientifici prima,
poi la facoltà di economia e un master in marketing alla University of
Southern California. Insomma, ho sempre trovato qualcosa di curioso e
affascinante nel mondo dell’economia e della finanza. Quelli come me che
si appassionano all’imprenditoria, ai mercati, al Business con la “B”
maiuscola hanno solo un posto dove andare: gli Stati Uniti, la vera Mecca
dell’economia.
Così, giovane e volenteroso, dopo uno stage in Apple e uno nella banca
Merryl Lynch, mi sono ritrovato finalmente nel mio eden: Wall Street.
Lavorare fianco a fianco con i broker di Wall Street è come giocare in serie
A. Entri e senti gli applausi, le luci dello stadio ti stordiscono, c’è tanta
pressione ma anche molta euforia.
Quando sono tornato in Italia non l’ho fatto a malincuore, ma sapevo bene
che l’America aveva lasciato un marchio indelebile su di me.
Passare dalle luci stroboscopiche delle cattedrali finanziarie di New York
alle “lanterne” di Catania non è stato facile. Avevo tanta di quell’adrenalina
in corpo che rischiavo di esplodere.
Mi sono subito rimboccato le maniche, ho trovato un impiego e nel
frattempo ho studiato la scena dei locali catanesi, alla ricerca di un’idea
dirompente, un qualcosa di nuovo che potesse “sfondare”. Alla fine ho
aperto uno dei primi ristoranti di sushi in città; è stato un successo. Ne sono
seguiti poi un secondo locale, poi un terzo e così via. Nel giro di qualche
anno mi sono ritrovato a gestire ristoranti, agenzie, un negozio di
cioccolata. Lavoravo sedici ore al giorno, sette giorni alla settimana. Miei
non erano solamente i problemi dei locali, avevo anche addosso la
pressione del personale, dei clienti insoddisfatti, della concorrenza.
Insomma lavoravo come un piccolo Elon Musk, guadagnavo ed ero
stravolto ma soddisfatto. Vai così per il primo anno, per il secondo, per il
terzo. Volontariamente mi sono sovraccaricato di lavoro in maniera bestiale,
pensando che quell’energia con la quale avevo cominciato fosse destinata a
restare con me per sempre. Ovviamente non è stato così: le ore di
produttività giornaliera di una persona non sono più di cinque o sei,
parola mia e degli esperti. Per farla breve sono andato in crisi: mi
mancava viaggiare, mi mancavano gli States, mi mancava il mio tempo e
soprattutto mi sentivo ingabbiato in un circolo vita-lavoro dal quale non
traevo più entusiasmo.
Il 23 luglio, mentre questo libro sta per andare in stampa, chiamo Maxx, un
po’ cotto ma entusiasta.
“Maxx”.
“Ciao Antonio, cosa succede di nuovo a Dubai?”.
“Ho chiuso il lancio del servizio che ho chiamato Vida B2B e che spiega
come vendere in modo competitivo prodotti di grandi marchi su Amazon
FBA con profitto”.
“Ho seguito la vicenda qua e là sui social, come è andata?”.
“Ho fatto il record europeo, 1.040.000 dollari di incasso”.
“Mitico! Questo è fare ‘business online’, socio. Possiamo applicare lo
stesso metodo di marketing per le nostre startup?”.
“Certo Maxx”.
8. A CENA CON MAXX E VIDA
Caldo, secco per fortuna. Le serate estive sono traditrici, sai che farà fresco,
ma sicuramente non all’inizio. Il passo veloce non aiuta e, nonostante il sole
sia ormai basso, l’asfalto sfrigolante lancia ancora vampate di calore dopo i
40 gradi che ha fatto in giornata. Antonio mi ha rassicurato dicendomi che è
solo una questione di abitudine, ma questo al momento mi è di poco
conforto e non mi impedisce di credere fermamente che il maglioncino che
indosso stia complottando assieme alla camicia per strangolarmi.
La ragione per cui ho già indossato il golf è dovuta all’aria condizionata.
Qui è un continuo caldo-freddo, freddo-caldo. Gli abitanti sono abituati ad
approfittare al massimo dei potentissimi condizionatori che si trovano sparsi
a profusione per tutta la città, automobili comprese. Per me, che sono
arrivato da appena tre giorni, l’atmosfera manipolata rappresenta ancora un
fattore di rischio, meglio prevenire prima di salire su un taxi.
Finalmente trovo il ristorante, è più vicino di quanto pensassi. In una via dal
nome che non riesco a pronunciare, vicino alle spiagge, tra le strade
costeggiate di palme, si trova la magnifica entrata del Borro, un famoso
ristorante toscano ubicato a 4000 chilometri dalla sua terra d’origine, nella
New York d’Arabia, ma ancora rigorosamente gestito da italiani. Qui ci
siamo dati appuntamento per le 20 io e Antonio Vida; è una delle zone più
suggestive della città.
Il vialetto d’ingresso è ordinato e costeggiato dai tavoli alti dove la gente si
ritrova per un aperitivo veloce. Sbircio attraverso le vetrate ma non riesco a
vedere Antonio. In compenso faccio una panoramica di tutto il locale: è
bellissimo, essenziale nel design e con grande cura per i materiali. Ha un
aspetto accogliente e moderno e un’atmosfera calda e invitante. Riconosco
subito lo stile e come mi aspettavo rispecchia appieno il carattere della città.
Durante i miei viaggi precedenti a Dubai non ci avevo dato molto peso. Le
prime volte mi ricordava una grande città della West Coast statunitense:
moderna, calda e cosmopolita. Ci ho messo un po’ prima di apprezzare il
suo carattere unico e irripetibile. Quella di Dubai è una ricchezza molto
sobria, fatta di qualità più che di quantità. Non è tanto la sua magnificenza a
colpire, che comunque rimane notevole con i suoi grandi spazi e gli
imponenti grattacieli, ma la cura, l’attenzione per il dettaglio, la scelta del
materiale, della forma pulita e armonica, il suo ordine e la sua spaziosità al
di sopra del lusso eccessivo e soffocante. È un equilibrio particolare, che
trasmette una sensazione di essenzialità e di serenità. Anche il ristorante,
ovviamente, dà subito una piacevolissima impressione. Così entro e subito
un cameriere si avvicina sorridendo, ordinato nella sua divisa beige, e mi
chiede in perfetto inglese come può aiutarmi.
“Ho un tavolo prenotato a nome Vida per le 20, grazie”.
“Ah! Certamente, prego mi segua”.
Vida mi aspetta, è già seduto, sorridente e impeccabile. Indossa vestiti
casual, una camicia bianca e una giacca leggera blu scuro.
Ha un aspetto elegante e sportivo al tempo stesso, reso più gioviale dal suo
colorito energico.
Si alza e mi viene incontro a mano tesa. “Come stai? Ho preso uno dei posti
migliori, così stiamo al fresco, ma se preferisci stare dentro...”.
“Il tavolo va benissimo, così possiamo goderci il panorama”.
Il patio si affaccia su una piccola laguna artificiale di acqua cristallina che
trasmette una pace molto zen. I raggi del sole che tramonta colorano le
sottili increspature nell’acqua con lampi gialli, rossi e contrasti blu scuro,
quasi nero.
Mentre ci accomodiamo mi perdo un attimo nell’atmosfera piacevole della
serata e della brezza del tramonto. Finalmente è arrivato il momento anche
per due irrimediabili giramondo come noi di fermarsi un secondo a
respirare.
“Era da un po’ che mi consigliavano questo locale” esordisce Antonio. “C’è
una vista spettacolare e il cibo e buonissimo, mi hanno detto, e io ho
pensato: appena riesco ad acchiappare Maxx ce lo porto”.
Sorrido. “Ci siamo finalmente. Tra Turchia, Messico e Milano forse questa
è davvero la prima volta che riesco a fermarmi un attimo”.
Non sto scherzando, i miei viaggi iniziano sempre come vacanze tranquille
e si rivelano sempre esperienze molto intense.
Inoltre, saltellare da un posto all’altro del globo ha lo sconveniente aspetto
di rendere complicato vedere i vecchi amici. Per questo ora sono contento, e
per qualche giorno posso dedicarmi a passare un po’ di tempo con le
vecchie conoscenze.
Se sei arrivato fin qui nella lettura di questo libro allora congratulazioni!
Scherzi a parte, è ora che io mi tolga la maschera e che ti riveli la storia del
mio successo. Se quando hai iniziato a leggere non mi conoscevi ancora,
forse non sai che io, Maxx, prima di diventare mentor e imprenditore, ho
cominciato dal trading, dal mondo del mercato finanziario.
Eh già, la mia storia inizia nel 1997, quando un giovane promettente decise
di muovere i primi passi nei mercati finanziari, finché arrivò il giorno che
decise di abbandonare il suo ultimo, monotono impiego per scommettere
anima e corpo nel mercato delle opzioni sui titoli americani.
Perseveranza. Ecco la parola chiave. Ho tenuto duro, ho pianto, ho sudato
sette camicie, ho studiato mentre i miei amici, i miei familiari, i miei
colleghi mi guardavano speranzosi che io recuperassi la ragion perduta per
riprendere con la vita che loro, con le migliori intenzioni, erano convinti
fosse quella giusta per me.
E ora eccomi qua, vent’anni dopo, 20.000 errori dopo, 2.000.000 di
transazioni dopo, a dimostrare che non ero io il matto, ma che erano loro ad
aver avuto paura di quello che non capivano.
Io il mercato l’ho capito. Ho radunato un team di top trader che come me lo
capiscono. Ho conosciuto centinaia di persone, di ogni età, istruzione,
livello sociale, che lo capiscono.
Tutto questo per rispondere alla domanda: “Di trading, si può veramente
vivere?”.
Sì, si può, io lo faccio: viaggio, costruisco il mio futuro, vivo i momenti più
belli della mia vita. Le opportunità che questo modello di business offre
sono illimitate. Ti sembrerà un’esagerazione, non lo è. Se non mi credi, non
ascoltare solo la mia opinione: vai su Youtube, su Facebook, leggi i
giornali, guarda i film, di materiale ce n’è fin troppo, alcuni ne parleranno
bene, altri ne parleranno male, ma non si può negare l’ovvio.
Non si può negare che centinaia, migliaia, milioni di persone di ogni parte
del mondo portano a casa un extra, guadagnano, vivono, grazie al trading
online.
Flessibilità
Quanto è bello alzarsi alla stessa ora tutte le mattine? Pianificare le ferie?
Affrontare mezz’ora di traffico al giorno per recarsi sempre nello stesso
posto?
Questi sacrifici, che troppe persone reputano “essenziali”, fanno parte di
quella che oramai sta diventando la vecchia visione del lavoro. Quello che
tante persone, trader e non, hanno già dimostrato è che si può diventare
padroni del proprio tempo, che si può lavorare anche senza “andare al
lavoro”. Il trading è così, ti basta un computer e una connessione internet. I
mercati sono aperti quasi tutti i giorni, spesso a ogni ora.
Stabilità
Hai presente quando hai appena finito di fare un lavoro e sei soddisfatto, sei
pronto per mostrarlo o consegnarlo. Dopodiché arriva qualcuno, ti dice che
“le regole del gioco sono cambiate” e butta tutto a mare? Ecco, questo
succede continuamente. Perdita di tempo, di energie, spreco e basta. Nel
mondo le regole cambiano, che sia colpa di un nuovo boss o del mercato del
lavoro, quello che ieri andava bene oggi non va più. I mercati finanziari, al
contrario, si basano su delle regole che non possono assolutamente
cambiare. Cambiano i vincitori, cambiano i valori dei titoli, ma le regole
rimangono bene o male sempre le stesse. Se ciò non fosse vero
probabilmente i mercati farebbero fatica a rimanere aperti e invece eccoli lì,
in piedi da oltre cento anni, sempre sugli stessi binari.
La stabilità crea la prospettiva di una conoscenza sempre utile nel tempo, la
prospettiva di un business continuativo che non si interrompe neanche
durante le crisi più nere, che va avanti anche quando tutti devono restare
indietro. Chi definisce i mercati instabili, non sta parlando del loro
funzionamento, ma della volatilità, la capacità degli asset finanziari di
cambiare valore anche molto velocemente. Senza la volatilità sarebbe
tuttavia impossibile guadagnare sui mercati. La chiave sta nell’imparare a
usare la volatilità a proprio vantaggio.
Scalabilità
Accessibilità
Passività
Le criptovalute sono l’isteria del momento. C’è chi sostiene si tratti di una
bolla, chi investe miliardi, chi si crea la sua.
Che si creda o meno nel loro potenziale, il bitcoin per primo ha dimostrato
che esiste un mercato, che non si tratta di un progetto nato per puro piacere.
Le criptovalute sono state pensate per rispondere a un’esigenza: creare
una moneta libera e democratica, libera dai vincoli imposti da chi
controlla e stampa la moneta stessa.
Una valuta nuova e sicura, fuori dalle mani delle banche e dei governi, una
valuta capace di autogestirsi e di contare sull’appoggio di milioni di miners,
sparsi in ogni angolo del mondo, che la sostengono con il loro lavoro, ma
che non possono controllarla.
Criptovalute e blockchain sono i due argomenti caldi che inaugurano il
prossimo decennio degli investimenti, delle transazioni e della finanza
digitale.
Se il 2018 e il 2020 ci hanno mostrato che i punti deboli non mancano, con
crolli improvvisi, ma non imprevedibili, del valore di mercato, ci hanno
anche confermato che esiste comunque una volontà condivisa di portare
avanti questo progetto di finanza alternativa. Il numero delle criptovalute in
questi due anni è aumentato del 25% e continua a crescere ogni giorno.
Le implicazioni di un mondo governato dalla finanza digitale e dalla
blockchain sono immense, tuttavia proviamo a fare un passo indietro, per
capire prima di tutto perché le persone, gli investitori, i governi, sono così
interessati all’evoluzione di questo strumento digitale e quali sono le sue
potenzialità.
E così siamo giunti alla fine di questo libro. Mentre fisso l’ultimo foglio che
farà da chiusura a questa bella corsa, provo una piacevole sensazione di
serenità. Io e Antonio abbiamo davvero dovuto dare fondo alle nostre
energie per scrivere, riscrivere, correggere ogni paragrafo di questo libro.
Ora, finalmente, ci siamo.
Domani passerò il lavoro agli editor che si occuperanno di “smussare gli
spigoli” di queste pagine, ma stanotte il lavoro è ancora mio. Qui sul
balcone della mia abitazione in Repubblica Dominicana, accarezzato dalla
tiepida brezza, mentre penso alla mia prossima destinazione del mio giro
del mondo, non sento nulla se non il suono ovattato degli animali notturni.
Persino la mia mente finalmente inizia a distendersi e i miei pensieri, che
fino all’altro giorno ballavano come le linee di un elettrocardiogramma,
tornano in ordine.
Non fraintendiamoci: ho amato scrivere ogni pagina di questo racconto, ma
è stata davvero un’impresa titanica; esaltante e frustrante al tempo stesso.
Come avrai immaginato, noi non siamo due scrittori professionisti e lo
sapevamo benissimo già quando abbiamo deciso di lanciarci in questa
impresa. Non siamo scrittori, ma come tutti sentiamo il bisogno di
condividere qualcosa con le persone che hanno la passione giusta per
ascoltarci.
Così un passo alla volta, mese dopo mese, ci siamo dedicati a questa
impresa nuova e avventurosa. Qualcosa di difficile, qualcosa che ci ha dato
a tratti un bel mal di testa.
Ma quanto noiosa sarebbe la vita se non avessimo la determinazione di
metterci alla prova? Non è forse questo uno dei significati della parola
“crescere”?
Abbiamo ingoiato un bel boccone di coraggio e abbiamo deciso di crescere,
mettendoci di fronte a un lavoro e a un mondo che fino a questo momento
non facevano parte di noi.
Tu? Stai già facendo lo stesso?
Investitori digitali
di Maxx Mereghetti, Antonio Vida
Progetto grafico Cristina Menotti
© 2020 Mondadori Libri S.p.A.
Pubblicato per Mondadori Electa da © 2020 Mondadori Libri S.p.A
Ebook ISBN 9788851080457
Sommario
Copertina
L’immagine
Il libro
Gli autori
Frontespizio
1. Trovare la propria libertà nel digitale
1.1 Qualche mese dopo…
1.2 Un viaggio in mongolfiera
1.3 Il mio amore per lo “spazio-tempo”
1.4 Un libro sugli investimenti digitali? Qualcosa di più, qualcosa di meno
1.5 Perché devi diventare un investitore digitale?
1.6 Fabio Cannavale, un mito del digitale
2. Democrazia digitale: come il mondo del web ha cambiato le regole del gioco
2.1 Il mercato si trasforma… e noi con lui
2.2 Da consumatore digitale a cittadino digitale: quali sono e come funzionano i vantaggi
della web-democrazia
3. La verità sul denaro: il labirinto di luoghi comuni crolla
3.1 Dalla moneta al credito: come fanno a farci spendere di più
3.2 Veri ricchi e finti ricchi: la teoria del cashflow
3.3 I quattro quadranti del cashflow
3.4 Il tempo e il denaro degli altri
3.5 Pro e contro
3.6 Cosa vuole insegnarci Kiyosaki?
3.7 Gli investimenti: la più rischiosa delle sicurezze
3.8 Il caso del “mercoledì nero”: come dalla crisi nascono miliardi
3.9 Gli investimenti sono solo un voltodel digitale
3.10 La startup è il futuro degli investimenti
3.11 La calma prima della tempesta
4. La rivoluzione delle idee: la startup
4.1 Ma poi arriva la startup…
4.2 Dal sogno al bi-sogno: l’idea giusta
4.3 Assemblare il team
4.4 Il business giusto per la nostra impresa
4.5 Si può vendere senza business plan?
4.6 MVP: Minimum Viable Product
4.7 L’idea cresce
4.8 Nascita della startup: fase seed e pre-seed
4.9 Primo round di sviluppo: fino a 5 milioni
4.10 Secondo round di sviluppo: fino a 10 milioni
4.11 La startup si fa impresa
4.12 Ricapitolando: cos’è una startup?
5. L’investitore indipendente: il crowdfunding
5.1 Il triangolo dell’innovazione: startup-soldi-investitori
5.2 La fine delle banche? La rivoluzione del crowdfunding!
5.3 I vantaggi del crowdfunding
5.4 Le piattaforme di crowdfunding
5.5 Il miracolo dell’equity crowdfunding e il successo di Cesynt
5.6 Come partecipare all’equity crowdfunding?
6. Recrowd: la startup che ha sbancato il crowdfunding
6.1 Recrowd: idee solide, non solite idee
6.2 Il lending crowdfunding: la novità più vecchia del mondo
6.3 Ricco tu, ricchi tutti
6.4 Recrowd, un anno e mezzo dopo
6.5 Perché partecipare al lending crowdfunding?
6.6 Il crowdfunding: uno sguardo al futuro
7. Vincere su Amazon
7.1 Come Amazon ha cambiato la mia vita
7.2 FBA: Fulfillment by Amazon
7.3 Semplice non significa “soldi facili”
7.4 Le criticità del sistema FBA
7.5 Le difficoltà di mercato: “ho scelto davvero il prodotto giusto?”
7.6 Le difficoltà d’importazione: “che fine ha fatto la mia merce?”
7.7 Le difficoltà del marketplace: “perché il mio prodotto non vende?”
7.8 Quanto si può guadagnare con Amazon FBA?
7.9 La Via della seta 3.0
7.10 Quanto tempo serve per iniziare a guadagnare?
8. A cena con Maxx e Vida
8.1 Ore 20:30
8.2 Ore 21:30
8.3 Ore 22:15
8.4 Ore 23:00
9. Vivere di trading come Maxx Mereghetti
9.1 Perché ho cominciato dal trading online?
9.2 Le cinque keyword del trading
9.3 Ma cos’è veramente il trading?
9.4 Attraverso le avversità...
9.5 … fino alle stelle
9.6 16 dicembre 2019: l’inizio della One Million Challenge
9.7 Il mio segreto? Lavorare smart!
9.8 L’ottava meraviglia del mondo: l’interesse composto
9.9 Come vincere nel trading online
9.10 Perché dovrei scegliere il Codice Maxx?
10. Oltre la moneta digitale: le criptovalute
10.1 Dal doblone d’oro alla moneta digitale
10.2 L’intermediario non svolge sempre bene il suo lavoro
10.3 2009: la nascita di un sistema nuovo
10.4 La blockchain e le infinite possibilità del nuovo digitale
10.5 La chiave delle chiavi: la crittografia
10.6 Perché i miners lavorano con la blockchain?
10.7 Fare mining in Italia
10.8 La tecnologia del mining: una scelta competitiva
10.9 Investire nel mining: quali sono le prospettive?
10.10 Un passo indietro nel tempo
10.11 Quattro chiacchiere sulla decentralized finance
10.12 Un’ultima considerazione
11. Il tuo prossimo passo
11.1 Un libro per tutti
11.2 Il secondo primo passo
11.3 Ringraziamo chi ci ha creduto
11.4 Ci incontreremo ancora
Copyright