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IL VENTAGLIO, DOVE LA VITA SI FA FAVOLA

di Ginette Herry

l ventaglio stato pubblicato per la prima volta, senza lettera dedicatoria e senza A chi legge, nel tomo quarto delledizione Zatta (Venezia, 1789). La commedia era andata in scena il 4 febbraio 1765 a Venezia, quinta e penultima mandata da Parigi per onorare il contratto che continuava, dopo la partenza dalla patria, a vincolare Goldoni a Francesco Vendramin, il nobile padrone del Teatro di San Luca.
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Avrei piacere di far vedere in Venezia come si fanno le commedie di trasformazione, senza le fiabe, senza i diavoli, e senza le piazzate. Tutto sta nelle poche cose che ordiner, siano bene eseguite. (Carlo Goldoni, Lettera a Stefano Sciugliaga, Opere, XIV, 126, p. 326)

La fama di un autore spesso dipende dallesecuzione degli attori. Non bisogna nascondersi questa verit, abbiamo bisogno gli uni degli altri, dobbiamo amarci e stimarci a vicenda. Servatis servandis. (Carlo Goldoni, Memorie, I, 41, pp. 204-206)

Questo rigoroso precetto di adattar le parti agli Attori non lo ha lasciato scritto nessuno, ma io me ne sono fatta una legge, e me ne trovo contento. Da ci riconosco la maggior fortuna delle opere mie sui Teatri rappresentate, e da ci riconoscono i Commedianti il loro concetto. () Le Commedie stampate e lette sono sempre le stesse, ma rappresentate cambiano aspetto, a tenore de Recitanti. (Carlo Goldoni, Lettera dedicatoria a Pietro Priuli, Opere, I, pp. 858859)

La commedia lo sviluppo di un canovaccio che lautore ha fatto rappresentare alla Comdie-Italienne di Parigi il 27 maggio 1763. Aveva avuto lidea di comporre questo scenario in reazione alla situazione in cui si era ritrovato in quanto autore a contratto della Comdie-Italienne gi dallautunno precedente. Per sei mesi, la necessaria dedizione esclusiva degli Italiani di Parigi alla Commedia dellArte lo aveva costretto, dopo il mezzo fiasco dellAmor paterno interamente scritto, a tornare alle maschere e a ricavare canovacci dalle sue passate commedie, adattandoli ai nuovi attori; ma sentiva ferita la propria dignit di autore-riformatore e la sua creativit si ribellava. Nella primavera del 1763 decide di cambiare metodo quando vede gli attori criticati per la loro pessima recitazione del canovaccio Arlecchino erede ridicolo tratto dal Ricco insidiato (1758). Per la prima volta Goldoni d loro una commedia a soggetto del tutto nuova, una commedia in cui ha cercato di coniugare il proprio desiderio di rinnovamento con le cattive disposizioni della compagnia. quanto illustra al marchese Albergati Capacelli di Bologna, in una lettera del 18 aprile 1763: Ora ho pensato a un nuovo genere di commedie per vedere se da questi attori posso ricavare qualcosa di buono. Essi non imparano le scene studiate; non eseguiscono le scene lunghe, ben disegnate, ed io ho fatto una commedia di molte scene, brevi frizzanti, animate da una perpetua azione, da un movimento continuo, onde i comici non abbiano a far altro che eseguire pi collazione che colle parole. Vi vorr una quantit grande di prove sul luogo dellazione, vi vorr pazienza e fatica, ma vu veder se mi riesce di far colpo con questo metodo nuovo. Il titolo della commedia LEventail. Un ventaglio da donna principia la commedia, la termina e ne forma tutto lintrigo. La scena stabile, e rappresenta una piazza di villa con varie case e botteghe, e viali dalberi. Al primo alzar della tenda, tutti i personaggi si vedono in scena, in situazioni, impieghi ed attitudini differenti. Tutti agiscono. Si vuota e si riempie la scena, e termina con tutti

Pietro Longhi, La tazza di caff (part.), Firenze, raccolta privata. Nella pagina precedente, Nicolas de Largillire, Studio di mani (part.), 1715 circa, Parigi, Louvre.

i personaggi in situazioni diverse (Tutte le opere di Carlo Goldoni, ed. Mondadori, vol. XIV, p. 280). Tale il canovaccio dellaprile 1763 il cui testo non ci pervenuto. Ma sappiamo, da una nuova lettera al marchese Albergati Capacelli, che il 27 maggio la doppia attesa di Goldoni fu crudelmente delusa: Si data la mia commedia intitolata Il ventaglio, ma non ha fatto quellincontro, che io credeva. troppo inviluppata per labilit di questi comici. Sono stato risarcito dai Due fratelli rivali, picciola commedia in unatto che una cosa da niente, ed ha fatto incontro grandissimo. Non ostante il suo incontro, non la credo buona per Lei. troppo comica, troppo bassa, e questo quel che piace a Parigi al Teatro Italiano. (lettera del 13 giugno 1763, ibid., p. 287). Trascorrer ancora pi di un anno prima che Goldoni torni al canovaccio del Ventaglio e ne faccia una pice interamente scritta, da mandare al Teatro di San Luca. Rimette mano allargomento non soltanto per soddisfare Sua Eccellenza Vendramin che attende con impazienza le sei commedie promesse, ma perch, in quel periodo, preoccupato dalla questione del meraviglioso a teatro: Il ventaglio, malgrado la sua scena stabile e il suo totale rifiuto delle magiche trasformazioni, dimostra che il vero meraviglioso quello del semplice e del naturale, non quello del magico fiabesco - si pu scoprire l dove non ci si aspetta di trovarlo. Mandando Il ventaglio a Venezia, Goldoni scrive: una gran commedia, una gran commedia perch mi ha costato una gran fatica, e una gran fatica coster ai comici rappresentarla. Fatica dattenzione, di qualche prova di pi. [] Da un atto allaltro [i personaggi] sono sempre concatenati, n mai resta un momento la scena vuota. [] Il colpo docchio della prima scena, la scena muta del terzo atto, e il gioco perpetuo di tutte le parti della scena e di tutti i personaggi, secondo me sono cose che dovrebbero far bene Raccomandate che facciano diverse prove. Tutto dipende dallesecuzione La commedia dipende dai comici. E so che sono in sicuro. (lettera del 27 novembre 1764 a Stefano Sciugliaga,
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Giovanni Paolo Panini, Galleria immaginaria con le vedute di Roma moderna, 1759, Parigi, Louvre.

I miei amici volevano assolutamente che mi dessi a qualche altro argomento da romanzo: per risparmiarmi, dicevano, la fatica dellinvenzione. Stanco delle loro insistenze, finii col dire che invece di leggere un romanzo, per cavarne una commedia, preferivo comporne una con la quale si potrebbe fare un romanzo. Gli uni scoppiano a ridere, gli altri mi pigliano in parola: Bene - dissero - fateci un romanzo in azione, una commedia complicata come un romanzo. () Torno a casa e infiammato dalla scommessa attacco commedia e romanzo tuttinsieme, senza aver largomento n delluna n dellaltro. Mi dissi che occorreva molto intreccio, elementi di sorpresa e meravigliosi, e nello stesso tempo interesse, comico e patetico. (Carlo Goldoni, Memorie, II, 11, pp. 291-295) 24

ibid., p. 327). Malgrado queste raccomandazioni, anche a Venezia la pazienza e la fatica furono indubbiamente insufficienti se Il ventaglio, pure rimasto in cartellone per sette giorni di seguito, non arriv alla fine del Carnevale e se, prima del proprio scioglimento (1770), la compagnia lo riprese una sola volta. [] Per anni e anni la commedia continu ad avere poca fortuna fino al ventesimo secolo in cui fu considerata, da Renato Simoni (1936) in poi, come puro gioco di teatro. Ma quando si pensa che lultima pice italiana che Goldoni invia al Teatro di San Luca, quando ci si lascia portare dal suo flusso e si osserva con quale economia e felicit di scrittura Goldoni ne tracci il percorso e ne convogli lenergia, quando si sa, daltronde, che i ruoli del calzolaio Crespino e della contadina Giannina erano stati concepiti a Parigi per Carlo Bertinazzi e Camilla Veronese, sul cui talento Goldoni ha condotto in Francia le sue pi nuove esperienze drammaturgiche, difficile ridurre Il ventaglio a puro meccanismo teatrale, a virtuosismo gratuito, o a testimonianza di una presupposta rottura fra mondo e teatro apparsa nel Goldoni degli anni francesi. Gi nel 1979 Squarzina constatava che Il ventaglio lunico dei duecento testi teatrali goldoniani ad avere per titolo il nome di un oggetto e che questo oggetto mediatore che forma tutto lintrigo si carica lungo la sua corsa di molte emozioni contraddittorie. Bisogna dunque interrogare attentamente la pice e la singolarit del fascino che emana, accettando di pensare che la maestria, come in Mozart, possa farsi induttrice di poesia, anzich costituire un ostacolo o rimanere unillusione. [] Perch non immaginare che, ripercorrendo, da Parigi, gli innumerevoli aspetti del proprio teatro ricordiamoci che sta allora rileggendo e correggendo le proprie opere, per pubblicarle in tanti volumi successivi presso leditore Pasquali di Venezia Goldoni faccia il punto sullinsieme del proprio percorso, lo interroghi e perfezioni il proprio sapere drammaturgico con il metterlo in pratica nel

Giuseppe Maria Crespi, Gli sportelli della libreria di padre Martini, 1720-30 circa, Bologna, Conservatorio G. B. Martini.

Ventaglio? Perch non pensare che ci stia consegnando con questo testo, come Shakespeare con La tempesta, o Pirandello con I giganti della montagna, la sua pice metateatrale per eccellenza e il suo capolavoro daddio? Ovviamente, vi chiama in campo la propria scienza del palcoscenico. Quella della costruzione dinamica dello spazio, ad esempio. La scena fissa del Ventaglio, con le sue azioni simultanee in diversi luoghi, non nuova, e Goldoni lha gi sperimentata nella Bottega del caff (1750), nel Filosofo inglese (1754), nel Campiello (1756) e nelle Baruffe chiozzotte (1762). Tuttavia, nella lettera citata indirizzata a Sciugliaga, insiste sulla perfetta concatenazione delle azioni e dei personaggi, e sulla scena che non rimane mai vuota, dal momento che i suoi diversi luoghi funzionano insieme o in alternanza. Cos riesce a coniugare con gradevole libert lo spazio scenico unico, coerente e verosimile nato nel Rinascimento, con il sistema dei luoghi deputati della tradizione medievale. Ma va oltre. Crea dei luoghi deputati nel retro della scena, sorta di nicchie in cui accadono cose fondamentali di cui lo spazio scenico accoglier soltanto gli effetti. Sono di questo tipo, in modo minore, losteria di Coronato (con la stanza in cui il barone decide di confidarsi con il conte e la cantina dove loste dimentica il ventaglio su una botte), la casa di Geltruda (con il salone dove il barone chiede la mano di Candida e la camera in cui la ragazza si rifugia e la zia trova alcune lettere significative), la bottega di Timoteo, dove il barone va a sbrigare la corrispondenza e il conte a chiedergli indietro il ventaglio Sono di questo tipo, in modo maggiore, il giardino del caff sul quale affaccia la finestra di Candida che permette ad Evaristo di ritrovare lamata, il giardino di Susanna, in cui Geltruda e la merciaia si scambiano informazioni e dove Geltruda chiede a Evaristo quali intenzioni nutra nei confronti di sua nipote Insomma, il modo secondo il quale sono costruite le scene a vista del Ventaglio ci obbliga ad immaginare le scene fuori campo e lo spessore della scenografia. Il che perfeziona, ovviamente, la tecnica
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Giandomenico Tiepolo, Svaghi della villeggiatura, 1791, affresco, Venezia, Ca Rezzonico.

teatrale ma spostandola e intrecciandola a quella del romanzo. Il discorso vale anche per il tempo. Qualunque sia lintensit delle azioni in scena, lo spettatore non pu fare a meno di chiedersi quali siano i pensieri di Evaristo quando a caccia nel bosco con Moracchio, o quando riposa sul letto di questultimo dopo aver creduto di morire; quale sar lo stato danimo di Candida chiusa nella propria camera fino a quando la zia la far chiamare in piazza. O quello di Crespino, quando cerca Evaristo fuori della piazza, e quello di Geltruda, dopo che ha allontanato il conte e il barone e ha letto le lettere scoperte nella camera di Candida Per Geltruda, enigmatica figura di madre-padre di sostituzione, siamo addirittura obbligati ad immaginare un prima e un dopo: come capirla senza raccontarci, come gi faceva Squarzina, la sua vita di sposa felice e il disastro della morte del marito, senza chiederci cosa ne sar di lei quando non avr pi la nipote da tutelare. Ovviamente, questa bella vedova definita la pi saggia e onesta donna del mondo, non fatta per continuare a regnare sulla piazza di un villaggio milanese in compagnia di un maturo conte un po matto Occupa daltronde nella commedia il posto dellautore, il quale, come lei, veglia sereno sul mondo che ha creato e interviene quando occorre. Pure per Evaristo bisogna immaginare un prima. Cosa potrebbe giustificare la sua presente familiarit affettuosa con Giannina e Moracchio se non il fatto che, in passato, siano stati compagni di gioco, allepoca delle vacanze in campagna del giovane figlio del

Mi ha fatto un dettaglio esatto delle regole non della Commedia, ma dei Commedianti, che mi ha fatto talvolta ridere e talvolta arrabbiare. La regola la pi ridicola delle altre, e che mi ha pi disgustato, questa: le prime Donne, i primi Amorosi, non cedono le prime parti a nessuno. Sieno vecchi, cadenti, non lasciano di rappresentare le parti di giovani amanti, di semplici giovanette, e che la Commedia precipiti, e che il teatro perisca, piuttosto che perdere il diritto del loro posto. () Sono i Comici tutti, e buoni e cattivi, e Italiani e Francesi, inflessibili su questo punto, e tutte le opere teatrali che ho poi composte, le ho scritte per quelle persone chio conosceva, col carattere sotto gli occhi di quegli Attori che dovevano rappresentarle, e ci, credio, ha molto contribuito alla buona riuscita de miei componimenti, e tanto mi sono in questa regola abituato, che trovato largomento di una Commedia, non disegnava da prima i Personaggi, per poi cercare gli Attori, ma cominciava ad esaminare gli Attori, per poscia immaginare i caratteri deglInterlocutori. Questo uno de miei secreti. (Carlo Goldoni, Prefaz. Pasquali, Tomo IX, Opere, I, pp. 692-695)

padrone, il quale, pi tardi, tornato a trascorrere in paese alcune stagioni dellanno: non ha forse invitato alle Case Nuove, per la stagione della caccia, certo barone diventato suo amico in Dio sa quale amministrazione milanese? NellUfficio della Guerra, indubbiamente Se non tutti gli spettatori hanno il tempo e il desiderio di porsi tali domande nel corso della rappresentazione, gli attori vi sono costretti durante le numerose prove che Goldoni pretende da loro perch ognuno inventi un personaggio vero e rinunci al codice astratto e alle solite variazioni della propria parte. [] Queste figure non sono ben dipinte, ma mi pare che non siano mal disegnate dice il conte che esamina il ventaglio (III, 8), e Goldoni diceva: Questa commedia dipende dagli attori. Il disegno ascrivibile allautore, il colore responsabilit di quelli che gli daranno vita recitando. Il ventaglio dipinto diventa cos la metafora della pice alla quale d, assai legittimamente, il proprio nome per titolo. A quali attori pensava Goldoni quando disegnava non male tali personaggi? Chi chiamava in campo per occupare la precaria posizione di chi fronteggia insieme la necessit di dare vita e colori originali ai personaggi, sulla base di un testo scritto ben congegnato ma avaro di parole, e la necessit, perci, di improvvisare, ma fuori dai canoni delle parti e sulla base della propria esperienza del mondo e di se stesso? Sappiamo che, da tempo, lautore si era fissato come unica regola di costruire i personaggi sui caratteri personali degli attori che avrebbero dovuto recitarli. Con la sfida del Ventaglio sembra essersi tenuto a una certa distanza dagli attori del momento, e senzaltro, da quelli della Comdie-Italienne e del Teatro di San Luca che non sono riusciti, di fatto, a impersonare bene il piccolo mondo delle Case Nuove [] Goldoni pare rivolgersi a una compagnia ideale, composta dai migliori attori con cui ha lavorato nel corso della sua carriera: lelegante e multiforme Truffaldino Sacchi della fine degli anni 30 al Teatro di San Samuele, se acconsentisse a imparare a memoria il ruolo del ciabattino Crespino per farne il proprio trampolino in
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Jean-Honor Fragonard, Laltalena, 1766, Londra, Wallace Collection.

luogo di una banale parte; la petulante Marliani dei primi anni 50 al Teatro di SantAngelo, se sapesse scoprire in s la generosit della contadina Giannina e rinunciare ad essere una donna vendicativa; la fiera Bresciani dei contrastati anni del Teatro di San Luca, se accettasse di calarsi nel lutto tranquillo e radioso della bella vedova Geltruda Goldoni si rivolge inoltre a una compagnia in cui gli attori buffi abbiano il diritto di interpretare i personaggi nobili, mentre le convenzioni dellepoca vogliono questi impersonati esclusivamente da attori seri: una compagnia in cui Pantalone possa divenire il conte, o il dottore lacrimonioso barone Una compagnia introvabile, inconcepibile, nel suo tempo, una compagnia del sogno e della memoria. Ma paradossalmente fondata sul ricordo dei desideri mai appagati, di ci che non mai stato, che mai potuto essere, per via degli accidenti della vita e dei ritardi del mondo sulle esigenze poetiche del teatro, sulla precisa aspettativa che il teatro potrebbe sempre avere di case nuove in cui inventare insieme tecniche nuove e poemi teatrali autentici. Laccidente e il ritardo. Due parole portanti nella drammaturgia di questo singolare gioiello (Manlio Dazzi) che Goldoni ci offre e si permette di offrire a se stesso a mo di primo addio al teatro. Se da tempo laccidente ha preso il posto della crisi classica nella costruzione delle sue commedie, lacerando il tessuto sociale per svelarne lo spessore e il rovescio, il suo abbinamento al ritardo, che costruisce tutta lazione del Ventaglio, , questo s, completamente nuovo. Del ritardo, di tutti i ritardi Goldoni carica il conte nel microcosmo di un villaggio in cui coesistono tutte le classi e dove citt e campagna si sfiorano. Il conte se ne crede, se ne dice protettore. Goldoni lo pone al centro della piazza e della pice, ma il conte ha occhi e spirito tuffati in un libro di favole: Eravi una donzella di tal bellezza. Credendo di sapere tutto, non vede nulla per, e nulla sa degli amori segreti di Evaristo e Candida. Geltruda che, dalla terrazza, le dita occupate a fare de gruppetti, osserva quel che accade e bada a

Gabriel de Saint-Aubin, Il Salon del 1765, Parigi, Louvre.

limitare gli abusi. Ma lei stessa condivide il ritardo. Se ha tosto intuito lattaccamento di Candida per Evaristo, non ha immaginato che le cose potessero essere cos avanti come in seguito le rivelano alcune lettere. Nellatto I, scena 3, si era affrettata a ricevere il conte venuto a leggerle una delle sue favole, e aveva dunque abbandonato la terrazza troppo presto per vedere Evaristo dare qualcosa a Giannina; fraintende di conseguenza il comportamento di Candida nei confronti della ragazza e poi del barone; non sospetta che la nipote sia diventata tutta gelosia e dispetto. Dovr scendere in piazza e iscriversi nellazione per recuperare il proprio ritardo e riparare alle conseguenze della sua mancata lettura della realt. Se Geltruda effettivamente una proiezione di Goldoni, vediamo a quale tipo di attenzionedistrazione appartenga il rapporto dellautore con le proprie creature e quanto relativa sia lonnipotenza che si concede nei confronti dei desideri che ha generato in loro, e nei quali essi si perdono: soltanto in extremis il disordine lo obbliga a intervenire per vedere rinconciliati e fusi insieme, sulla piazza delle Case Nuove, la natura e la cultura, la ragione e gli

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Giandomenico Tiepolo, La passeggiata estiva, 1757, affresco Vicenza, Villa Valmarana ai Nani.

oscuri desideri. [] Oltre alla maestria teatrale, Goldoni investe nel Ventaglio la propria arte del racconto. Questa gli deriva dalle numerose lettere, a chi legge e prefazioni che accompagnano, sin dal primo volume delle edizioni Bettinelli (1750), la pubblicazione delle sue commedie e che contengono spesso veri e propri frammenti di vita. Dal 1761 al 1772, inventa addirittura lautobiografia a puntate con le diciassette prefazioni successive delledizione Pasquali, dedicate ai momenti importanti della sua esistenza. A partire dalla prefazione del quinto volume, la prima scritta a Parigi, la narrazione si amplia, si diversifica, si organizza per diventare, a capitoli, un vero e proprio racconto di vita ben concertato. Lanno in cui compone Il ventaglio, Goldoni scrive le prefazioni ai volumi VII e VIII che evocano una svolta essenziale della sua vita, il periodo attorno ai 18 anni nel quale, invece della sua fortuna, fece la propria sventura e fu escluso dal prestigioso Collegio Ghislieri di Pavia. La stessa Pavia la citt dove si svolgono, in tre commedie concatenate, Le avventure di Zelinda e Lindoro, la cui redazione definitiva precede di poco quella del Ventaglio. A Parigi, Goldoni non solo si sente in esilio ma rischia di perdervi il sentimento della propria identit poetica, tanto le condizioni del suo lavoro per la ComdieItalienne lo sconcertano e tanto la uniformit di vivere e di costume dei francesi lo priva del piacere di far delle osservazioni particolari dalle quali trarre largomento di commedie nuove (lettera a Francesco Albergati, 25 ottobre 1762, cit., p. 269). Possiamo quindi intuire che si sar consolato e avr dato ristoro alla propria anima con il ricordare e narrare gli accidenti salienti della propria vita, quelli che hanno determinato ci che sarebbe diventato poi in Italia: autore di teatro e riformatore della commedia [] Allo stesso modo, possiamo intuire che, nel 1764, la scrittura integrale per Venezia di questa gran commedia che Il ventaglio sia stata per lui una sorta di riparazione narcisistica anticipata e una sorta di rimedio. Il rimedio al suo allontanamento da
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Giandomenico Tiepolo, Donne in conversazione, Firenze, Uffizi, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe. Sopra, Giandomenico Tiepolo, Il mondo novo (part.), 1791, Venezia, Ca Rezzonico.

Venezia e alla sua difficolt di integrazione a Parigi, alle gelosie che lacerano le compagnie e mettono in pericolo la realizzazione delle sue opere sia a Venezia sia a Parigi, alla routine e alla versatilit del pubblico in entrambe le capitali, alla stagnazione artistica rappresentata a Parigi dal gusto esclusivo per le maschere e a Venezia dal successo delle Fiabe di Carlo Gozzi. [] Nel Ventaglio, per gli abitanti delle Case Nuove, come per Goldoni a Parigi, il tempo si fermato sin dalla precedente primavera. Gli amori allora nati non sono stati consacrati dai soliti sposalizi del ridente maggio, perch Crespino ha troppa paura del ruvido fratello della sua Giannina, perch Evaristo teme segretamente Geltruda cos bella, serena e saggia. Pure lestate passata, sono apparsi dei rivali, ma Ma, improvvisamente, un ventaglio da donna, caduto un mattino dautunno da una terrazza per rompersi sulla piazza sollecitando di essere sostituito, diventa una sorta di oggetto magico o, piuttosto, per tutta la collettivit delle Case Nuove, loggetto transizionale nel significato che Winnicott d a questo termine: un oggetto che condensa le forze del desiderio senza criterio, rivela ci che rimasto latente e, come un furetto, costringe i vari personaggi a seguirlo tutta la giornata, facendo girare la testa a tutti, come afferma Giannina nellultima scena. Tutto quanto, per, con il fine, quando tramonter il sole, di rimettere lorologio a posto, di consacrare finalmente le giuste coppie e di legittimare, forse, ancora, il nome Case Nuove. Come nei medievali jeux de la feuille, una sorta di iniziazione, una successione di prove che permettono di conoscere il diritto e il rovescio della realt sempre presa nelle illusioni delle apparenze, trova la sua verifica sulla piazza di Case Nuove, alla fine di una

Io per altro non iscrivo sermoni per insegnare, ma Commedie per onestamente divertire. (Carlo Goldoni, Lautore a chi legge, Opere, VII, p. 7)

calda e gi breve giornata dautunno. Qui, non ci sono demoniaci Hellekin o spiriti della foresta; nessun personaggio con un abito a losanghe rosse e verdi conduce il gioco; ma, a celebrare il rito di riparazione, c un semplice ventaglio, incantatore-ingannatore e induttore: se corre e fa girare le persone, solo per farle diventare pi robuste, selezionarle, farle accoppiare prima dellinverno, far vivere loro ludicamente le prove dellinganno e la loro attitudine a smontarne i meccanismi nelle prove della vita. Ma non sar pura retorica attribuire a quelloggetto una tale potenza? Sono coloro che lo hanno in mano che ingarbugliano e poi sbrogliano i propri desideri, che scoprono di avere in se stessi laltro, e credono di morire o imparano ad ammansirlo, quellaltro. Il ventaglio solo lemblema della commedia, la quale ci dice che il mutevole dentro le persone, la magia negli stratagemmi e nei sotterfugi del desiderio, il meraviglioso nella vita stessa di ognuno di noi. Una favola, dunque, Il ventaglio? S. Ma una favola filosofica, come sono filosofici i Racconti di Voltaire che sono tuttaltro che virtuosismo gratuito e mai hanno testimoniato di una rottura qualsiasi del patriarca con il mondo. Una fiaba esistenziale Il ventaglio, che confessa di voler coniugare i racconti medioevali cos cari al conte e nei quali, per una donzella di tal bellezza, si affrontano campioni rivali, con le favole morali di Geltruda che istruiscono e divertono (I, 3). Ma questa favola, che intreccia pure il teatro con il romanzo e i personaggi con lautore, permette anche a questultimo di insinuarsi ogni tanto nel racconto per ricordarsi quello che fu e che non fu, ci che fece e ci che non os fare, per collocarsi, insomma, nella storia della propria vita come in quella del proprio teatro che saranno, ventanni dopo, loggetto dei Mmoires. E per trovare una collocazione nella storia del teatro tout court.
(tratto da Carlo Goldoni, Les Annes Franaises, volume III, Introduction Lventail, in Le Spectateur Franais, collezione diretta da Jean-Loup Rivire, Imprimerie Nationale ditions, Parigi, 1993 - per gentile concessione dellautrice)
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LA SECONDA VITA DI CARLO GOLDONI


di Myriam Tanant

llinizio dellagosto 1761, lambasciatore di Francia a Venezia, il Conte di Baschi, consegna a Goldoni una lettera di Francesco Zanuzzi, il Primo Amoroso della ComdieItalienne di Parigi, per la quale svolgeva, in un certo senso, il ruolo di amministratore. Zanuzzi era un amico di vecchia data di Goldoni ed aveva fatto rappresentare con successo, a Parigi, il suo canovaccio Il figlio di Arlecchino perduto e ritrovato.
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MYRIAM TANANT

LA SECONDA VITA DI CARLO GOLDONI

Frontespizio del IV tomo, delledizione Zatta, stampata a Venezia nel 1789, e dove per la prima volta pubblicato il testo de Il ventaglio. Nella pagina precedente, manoscritto di copista con correzioni autografe di Goldoni, 1773, Comdie-Franaise.

Che bella novit Goldoni va a Parigi! In quella lettera gli proponeva un ingaggio di due anni da parte dei Gentilshommes de la Chambre du Roi, perch rinnovasse il repertorio della compagnia. Probabilmente, Goldoni desiderava fare un viaggio a Parigi fin dallepoca del suo soggiorno del 1757 a Parma, che allepoca era la corte pi francese dItalia. La tentazione di accettare immediatamente la proposta fu quindi grande ma, come scrive nei Mmoires, doveva prima liberarsi degli impegni veneziani: Avevo una pensione dal duca di Parma e un impegno a Venezia: dovevo chiedere il permesso al principe e ottenere il consenso del nobile veneziano, proprietario del teatro San Luca. N luno n laltro mi sembravano difficili. (Mem. II, 43) E in effetti, un mese dopo, in una lettera del 5 settembre 1761, annuncia la propria partenza al marchese Francesco Albergati quasi con esaltazione: Oh che bella novit le recher questa lettera! Goldoni va a Parigi, e partir, a Dio piacendo, nella ventura quaresima. [] Che cosa (dir ella) vai tu a fare a Parigi? Sono tre anni che si carteggia col Teatro Italiano per andare a dirigerlo, cio a dar col delle opere mie, sul gusto di quel paese. Questo dimostra che linvito dello Zanuzzi era giunto alla fine di numerose trattative tra Goldoni e la Comdie-Italienne di Parigi per stabilire le basi di una futura collaborazione che lo sollecitasse tanto in veste di autore drammatico quanto di librettista. Pi oltre nella lettera, Goldoni afferma che il progetto per due anni: viaggi pagati di andata e ritorno, e seimila franchi di assegnamento per anno. In detto tempo ho pi da vedere, da osservare, che da operare. Se acquister qualche merito, rester col con patti molto migliori; se non far niente, me ne torner in Italia; avr veduto Parigi, avr arricchita la fantasia per delle cose nuove in Italia []. Colpisce il fatto che, quando scriver lultima commedia veneziana, sotto forma di allegoria autobiografica, Una delle ultime sere di Carnovale, Goldoni far dire la stessa cosa al disegnatore Anzoletto, che parte per Mosca: se la mia insufficenza no permeter che sia aplaudito in Moscovia le mie operazion, almanco

Dove manca per dir vero la nostra Italia, nel Teatro Comico, poich la Francia, lInghilterra e la Spagna lo superano di gran lunga. Sio avessi lo spirito di Molier, farei nel Paese nostro quello chegli ha fatto nel suo. Ma troppo debole io sono per reggere tanto peso; e pu bene Vostra Eccellenza incoraggiarmi e tutta impiegare la sua eloquenza, per farmi sperare che dalle mie fatiche la cara mia Nazione qualche ristoro in questa parte ricever possa, poich oltre il conoscer me stesso, che poco vaglio, convien riflettere che lItalia non il Paese che abbia una sola Metropoli, un sol genio ed un popolo solo. Per piacere in Francia, basta piacere a Parigi; per avere gli applausi dellInghilterra, basta ottenerli da Londra; cos almeno fra noi risuona, e da quelli Dominanti soltanto veggiamo uscire le opere rinomate. In Italia non cos: sovente quello che piace ad un Paese, non piace allaltro. (Carlo Goldoni, Lettera dedicatoria a Federigo Borromeo, Opere, II, pp. 881-882)

cercher dimparar; torner qua con delle nuove cognizion con dei nuovi lumi. Si pu dunque pensare che, quando Anzoletto dichiara che se vuol provar, se una man italiana, dessegnado sul fatto, sul gusto dei Moscoviti, possa formar un misto, capace de piser ale do nazion. La cosa no xe facile, ma non la xe gnanca impussibile, Goldoni riproduca i termini dellaccordo che egli stesso ha stretto con la Comdie-Italienne. Non si tratta tanto di esportare la propria riforma, quanto di formare un misto tra il gusto francese e la creativit italiana, al fine di sperimentare una scrittura originale e nuova. Un simile progetto non pu non dinamizzare la creativit di un autore che, prima di lasciare Venezia, si mette in scena, attraverso Anzoletto, come uomo giovane, tutto rivolto verso lavvenire. Ma Goldoni parte col cor strazz come il suo personaggio? Probabilmente. Ama la sua patria e lo scriver durante tutto il soggiorno parigino. Ma questo non incompatibile col desiderio di far avanzare la propria carriera. Giorgo Padoan ha ben dimostrato che, contrariamente a quanto si credeva, la partenza di Goldoni per Parigi stata provocata da un desiderio dinternazionalit e che si tratta di un atto volontario e non di un esilio forzato. Goldoni lascia Venezia, accompagnato dalla moglie e dal nipote Antonio, probabilmente il 22 aprile 1762. Non prende subito la direzione di Parigi, ma va a Bologna, dove si ammala e dove scrive il libretto La bella Verit. Poi si reca a Modena, per sistemare alcuni affari col notaio, si ferma a Parma, probabilmente per migliorare il suo francese, passa per Piacenza e Genova perch sua moglie, oriunda di questa citt, possa salutare la famiglia, prima di entrare in Francia e invocare lombra di Molire perch lo guidi (Mem. II, 46). Goldoni non vedr pi lItalia e vivr trentanni in Francia, il che ha permesso di dire che sia stato lunico scrittore italiano ad aver vissuto due vite: una italiana ed una francese. In questa seconda vita sar inizialmente autore per la Comdie-Italienne, poi, dal 1765, diventer maestro di italiano della principessa Adelaide, figlia di Luigi XV e vivr a Versailles fino al 1769. Torner a Parigi, dove
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LA SECONDA VITA DI CARLO GOLDONI

Che le Commedie mie abbiano avuto un grato accoglimento daglItaliani, lho attribuito al zelo che hanno concepito, per il decaduto nostro Teatro; e in grazia del genio mio, che per il comune compiacimento ed onore a faticar mi ha spronato, perdonate ho giudicato mi sieno tutte quelle mancanze che nelle Opere mie, per difetto di miglior cognizione; pur troppo ho lasciato correre. Non ho sperato che egual fortuna sortir potessero fra le Nazioni straniere, poich consistendo pi nel dialogo che nellintreccio la forza, qualunque siasi, delle Commedie, necessaria una perfetta cognizioni de termini, de sali, delle sentenze e dei costumi di quel paese, per cui sono state scritte principalmente. (Carlo Goldoni, Lettera dedicatoria al Conte di Purgstall, Opere, III, p. 569)

vivr grazie ad una pensione di 3.600 lire, concessagli dal re, e scriver direttamente in francese due commedie per gli attori del Thtre Franais, una delle quali il Bourru bienfaisant, rappresentata con successo nel 1771. Dal 1775 al 1781 di nuovo a Versailles, dove insegna litaliano alle sorelle di Luigi XVI. Tornato a Parigi, scrive in francese, tra il 1784 e il 1786, Les Mmoires de M. Goldoni pour servir lHistoire de sa vie, dedicate al re, che verranno pubblicate in tre tomi nel 1787 Chez La Veuve Duchesne, Librairie, rue Saint-Jacques, au Temple du Got. Infine si trover in una situazione critica quando, nel 1792, un decreto dellassemblea legislativa sopprimer le pensioni concesse dalla corte; morir il 6 febbraio 1793. Il 7 febbraio, su proposta di Marie-Joseph Chnier (fratello minore del poeta Andrea Chnier, n.d.r.), la Convenzione Nazionale ristabilisce la pensione, destinandola alla vedova. Il 18 febbraio, i Citoyens Acteurs du Thtre national daranno una rappresentazione del Bourru bienfaisant in favore di Nicoletta Goldoni. Non chio non ami Parigi, ma mi pare di essere fuori dal mio centro A Lione, dopo un viaggio di quattro mesi, Goldoni aveva trovato una lettera di Francesco Zanuzzi che, a causa del suo ritardo, conteneva alcuni rimproveri, a dire il vero assai pungenti, ma non cos energici come avrei meritato. Ma, oltre ai rimproveri, la lettera conteneva linformazione che alla Comdie-Italienne si era unita lOpra-Comique, il nuovo genere aveva la meglio sullantico, e i Comici italiani, che erano un tempo il fondamento di quel tipo di teatro, non erano che elementi superflui in questaltro (Mem. III, 1). Goldoni, fiducioso nella capacit dei suoi compatrioti di raccogliere questa sfida, non misur subito la portata di tale novit. Arrivando a Parigi, che scopre con entusiasmo, viene ben accolto dagli attori italiani e francesi, che fanno a gara per invitarlo. Seguendo la propria abitudine di scrivere in funzione del carattere e delle capacit degli interpreti, Goldoni prende in affitto un appartamento vicino alla Comdie, installata

Frontespizio dei Mmoires, pubblicati in tre tomi in Francia, nel 1787. Sopra, frontespizio de Il burbero benefico (Le bourru bienfaisant), pubblicato nel VIII tomo delledizione Zatta, Venezia, 1789.

nellex-Htel de Bourgogne, per poter meglio conoscere gli attori della Comdie-Italienne. Ha come vicina Madame Riccoboni, alla quale si rivolge per avere informazioni preliminari sugli attori (Mem. III, 2). A parte Zanuzzi, Goldoni conosce gi leccellente Pantalone Collalto, attore nellanimo, con cui aveva lavorato a Venezia. La troupe annovera tra gli altri il Dottore Federico Rubini, lo Scappino Luigi Ciavarelli, Camille Giacomina Veronese la soubrette della troupe, eccezionale tanto nelle parti comiche quanto nelle scene commoventi, la Prima e la Seconda Donna, Elena Savi e Maria Anna Piccinelli, questultima anche grande cantante. Ma c soprattutto il preferito del pubblico lArlecchino Carlo Bertinazzi, detto Carlin, che aveva saputo guadagnarsi cos bene il consenso della platea che le si poteva ormai rivolgere con una facilit e una familiarit che nessun altro attore si sarebbe potuto permettere (Mem. III, 3). Goldoni dispone dunque di una troupe interessante e variegata, ma il suo repertorio lo sorprende: i miei cari compatrioti non facevano che rappresentare commedie assai logore, commedie allimprovviso di un genere pessimo, quel genere che io avevo riformato in Italia. Ci penser io, mi dicevo, ci penser io a dare caratteri, sentimento, progressione, condotta e stile (Mem. III, 3). Quando espone il proprio progetto alla troupe, alcuni dei suoi elementi rifiutano di seguirlo. In particolare Arlecchino e Scappino, che sono diventati le colonne della Comdie-Italienne e che temono di perdere il favore del pubblico, conquistato a forza di lazzi. vero che la critica goldoniana recente tende a sottolineare che Bertinazzi era un attore pronto invece a sperimentare nuove strade. Tuttavia il successo dei due Zanni proveniva anche dal fatto che erano i soli a recitare in francese di fronte a un pubblico che capiva sempre meno, se pur lo capiva, litaliano. Problema, e non piccolo, che dovr affrontare il drammaturgo, che far dire ad uno dei suoi personaggi in una delle sue future commedie che un autore italiano non riuscir mai, se scrive nella propria lingua, a riempire il teatro. E daltra parte
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Frontespizio de Il ventaglio, pubblicato nel IV tomo delledizione Zatta, Venezia, 1789. Sopra, frontespizio de Gli amori di Zelinda e Lindoro, pubblicato nel III tomo delledizione Zatta, Venezia, 1788.

scriver a Francesco Albergati: Le donne franzesi non intendono litaliano, e quando al teatro mancano le donne scarseggiano ancora gli uomini. Bisogna chio procuri di obbligare questo sesso difficile; per farlo, bisogna interessarlo, e come? Con delle novit, con dei spettacoli, e con molto franzese. Prima di cominciare a scrivere, Goldoni vuole concedersi il tempo di capire, di osservare quello che piace al pubblico parigino. Nonch il tempo di osservare quel mondo che sembra sfuggirgli: Parigi un mondo. [] Ma pi andavo avanti pi mi trovavo confuso di fronte ai ranghi, alle classi, ai modi di vita, alle diverse maniere di pensare. Non sapevo pi chi fossi, che cosa volessi, che cosa stessi per diventare. Il turbine mi aveva completamente inghiottito, mi rendevo conto di aver bisogno di tornare in me, ma non ne trovavo o per meglio dire non ne cercavo i mezzi (Mem. III, 3). Dopo quello che sembra essere un momento di crisi di identit, si riscuote e propone per il proprio debutto una commedia scritta interamente in italiano, Lamore paterno, che riesce a far accettare agli attori. Bellissima pice, nella quale parla, in forma allegorica, del suo progetto per la Comdie-Italienne e dei difficili rapporti tra lui, nuovo arrivato, e gli attori italiani gi noti. Pantalone - parte molto elaborata che scrive per Collalto - che viene a Parigi con le sue due figlie, una poetessa e laltra musicista, serve di supporto alla sua identificazione come gi gli era servito Anzoletto. Dice del resto nella prefazione: Tu mi vedi, lettor carissimo, passato dItalia in Francia. Conoscerai dalla commedia chio ho scritto per un paese a me nuovo, e che ho cercato in qualche scena di produr me medesimo per implorare quellindulgenza, che io sapea di non meritare. Per Bertinazzi scrive una parte di Arlecchino odioso e misantropo: un contre-emploi, poich il talento di questo attore era fatto di grazia, allegria e agilit. La commedia interessante anche perch presenta, nella struttura (una commedia breve come lo richiede luso francese) e nelle scelte linguistiche, almeno nella versione pubblicata (un italiano semplificato, quasi astratto, perch risulti comprensibile al maggior

Per me nessun Personaggio inutile. Ciascheduno ha qualche carattere particolare, che pu servire al Teatro; chi pi, chi meno, egli vero, ma i mezzi caratteri son necessari ancora, come le mezze tinte ai Pittori. (...) Il male si che regna ancora fra alcuni di tal mestiere la pretensione del primo luogo, onde ne avviene che si rovinano da loro stessi. (...) Chi va al Teatro e spende il suo denaro per aver piacere, non impegnato a sostenere il grado degli Attori, ma il merito: e se pu accorgersi che per causa de loro puntigli abbiano i Commedianti distribuita male una Commedia, sarrabbia contro di loro e li maledice. (Carlo Goldoni, Lautore a chi legge, Opere, IV, pp. 7-9)

numero possibile di persone), alcuni segni dellesilio. Essa non ebbe un gran successo, nonostante Goldoni avesse preso la precauzione di scriverne un estratto e di farlo tradurre in francese. Dopo questo insuccesso, gli attori non vollero pi sentir parlare di commedie scritte, e pretesero delle commedie a canovaccio, che Goldoni si risolse a scrivere: Non si pu dire, per, che i divertimenti mi abbiano impedito di compiere il mio dovere: nello spazio di quei due anni apprestai ventiquattro commedie. [] Di tali commedie, otto furono affidate al teatro e mi costarono pi fatica cos che se le avessi scritte per intero. Non potevo piacere se non a forza di situazioni interessanti, di un comico preparato con arte e al riparo delle fantasie improvvisate dagli attori (Mem. III, 4). Affermazioni che fanno pensare che Goldoni sperimenti e inventi piegandosi a quel teatro dattore senza rinunciare alla propria creativit. Alcuni di quei canovacci servirono da materiale per lelaborazione di commedie scritte che Goldoni continuava a mandare a Venezia. Tra queste, Il ventaglio e la Trilogia di Zelinda e Lindoro, che rappresentano rispettivamente gli esempi pi compiuti delle due strade che Goldoni, come ha dimostrato Ginette Herry, ha esplorato e tentato di rinnovare a Parigi: la strada dellimbroglio, caricato di memoria affettiva, e quella del serio e del patetico che sfocia nella trasformazione della commedia di carattere in studio psicologico. La Trilogia di Zelinda e Lindoro venne elaborata a partire dalla Trilogie des aventures de Camille et Arlequin, scritta per la Veronese e per Bertinazzi: il solo vero successo di Goldoni al Thtre Italien. Finalmente ho ottenuto a Parigi tutto quel piacere e tutto quellonore chio poteva desiderare - scrive a Francesco Albergati il 3 ottobre 1763 - Voil ma seconde anne commence on ne peut mieux. Oggi ho dato al pubblico una mia commedia intitolata Les amours dArlequin et de Camille. Questa ha avuto un incontro s universale e s pieno, che ora posso dire che la mia reputazione stabilita a Parigi. Mi avevano dato due anni di tempo per cercare la via di piacere; lho trovata a met del cammino. Ella sa che i Francesi amano di piangere
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Frontespizio delledizione Pasquali di tutte le opere goldoniane, pubblicata a Venezia nel 1761.

alle tragedie, e non sono persuasi del patetico delle commedie. A questa mi hanno riso ed hanno pianto con egual piacere. Goldoni pensa con soddisfazione che le sue tre commedie a canovaccio che compongono questa trilogia (Les Amours dArlequin et de Camille, La Jalousie dArlequin e Les Inquitudes de Camille) abbiano sensibilizzato i francesi alla commistione del comico col patetico, abbiano acuito la loro curiosit con una sorta di romanzo comico, e gli abbiano permesso di farsi a forza di situazioni, di accidenti, di pantomimo, di verit, di natura, dinteresse intendere da coloro che non capivano litaliano, e di riportare in questo modo il pubblico alla Comdie-Italienne. Ma Goldoni, in quanto autore, resta tuttavia insoddisfatto e lo esprime in unaltra lettera a Francesco Albergati (10 gennaio 1764): Ora le dir che anche la terza commedia inseguito delle due suddette, cio Linquitude de Camille, ha incontrato estremamente onde ecco con tre commedie stabilita la mia riputazione a Parigi. Ora per questa parte sono contento, ma se potessi partirei domani per rivedere lItalia. Non che io non ami Parigi, ma mi pare di essere fuori dal mio centro, ed assai difficile di continuar senza farmi intendere col dialogo ed a forza di situazioni, o ridicole, o patetiche, o interessanti.

La Cosa troppo faticosa e troppo incerta. La scontentezza di Goldoni deriva anche dal crescente disaccordo con gli attori, come lo attestano altre lettere sempre a Francesco Albergati (16 aprile 1764 e 3 dicembre 1764), nelle quali allude al fatto che gli attori italiani, sempre pi impertinenti nei suoi confronti, lhanno quasi costretto a lasciare Parigi: ho sofferto assai; finalmente, vedendo che chi comanda non sa, o non vuole mettergli freno, ho domandato il mio congedo per Pasqua. Finalmente liberato dagli attori, come dice lui stesso, riceve la proposta di diventare professore di italiano a Versailles.
Chi fa il Poeta Comico per professione, di tutto dovrebbe essere infarinato. Arti, scienze, professioni, costumi, leggi, nazioni: tutto pu essere soggetto di Commedia, o per deridere il vizio, o per esaltar la virt, che il buono ed il cattivo di ciascheduna cosa costituisce. Io sono ignorante di tutto, e se fosse vero che di tutto sapessi un poco, sarebbe anche verissimo che niuna cosa perfettamente saprei. Nelle mie Commedie non sfuggo lincontro di ragionare di tutto, in quella maniera chio farei se fossi in un caff, in una conversazione: qualche cosa si dice per aver letto, alcuna se ne dice per averla sentita dire. (...) Chi pratica, chi osserva, e non un ceppo, trova gli argomenti a bizzeffe. (Carlo Goldoni, Lautore a chi legge, Opere, IV, p. 75)

Aspiravo a scrivere una cosa in francese Arrivando a Parigi, Goldoni aveva visto una rappresentazione del Misantropo di Molire alla Comdie-Franaise ed aveva ammirato molto linterpretazione degli attori. Da allora sognava di vedere una delle sue commedie rappresentata da loro. Ma cera in lui anche il desiderio di vedersi riconosciuto anche da coloro che non sapevano litaliano. Per questa ragione, infatti, non pu dimostrar loro, attraverso la lettura del suo teatro, di occupare un posto tra gli Autori drammatici. animato, probabilmente, anche dalla volont di rispondere a Diderot, il solo scrittore francese che non mi abbia onorato della sua benevolenza (Mem. III, 5). Il filosofo conosceva litaliano ma, furioso con Goldoni da quando Frron laveva accusato di aver plagiato Il vero Amico, aveva scritto nel suo Discours sur la posie dramatique che tutto ci che Goldoni aveva composto era una sessantina di farse. Quando arriva a Parigi, Goldoni parla e legge il francese; ma lo conosce abbastanza da poter creare pi di qualche battuta come ha fatto in Una delle ultime sere di Carnovale? Niente meno sicuro, come fa supporre ci che scrive nei Mmoires: Il mio orecchio non si era ancora familiarizzato con la lingua francese, molto mi sfuggiva nelle conversazioni in societ e ancor pi a teatro (III, 5). Per va a teatro per istruirsi, afferma di imparare anche dalle sue nobili allieve a Versailles e frequenta
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Accanto, frontespizio del copione manoscritto per il suggeritore de Lavare fastueux, rappresentato nel 1776 a Fontainebleau. A destra, frontespizio de Lavaro fastoso (Lavare fastueux), pubblicato nel IX tomo delledizione Zatta, Venezia, 1789.

volentieri le societ letterarie, dove incontra persone che conoscevano perfettamente la loro lingua (Mem. III, 10). Fa indiscutibili progressi, come dimostra il suo tentativo di comporre, su invito dei musicisti, lopera comica La bouillotte, anche se deve rinunciarvi, perch finch si trattava del dialogo me la cavavo discretamente, e mi credevo in grado di arrischiare la mia prosa in un teatro in cui il pubblico era indulgente nei confronti degli stranieri. Ma in unopera buffa occorrevano anche le ariette e bisognava comporre bei versi per una buona musica. Conoscevo il meccanismo dei versi francesi; avevo superato tutte le difficolt che inevitabilmente incontra lorecchio di uno straniero e mi ero proposto buoni modelli da imitare. [] Vidi che la mia musa agghindata alla francese non aveva lestro, la grazia e la facilit che un autore acquisisce in giovinezza e perfeziona nella maturit.
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Perch allora Goldoni non traduce una delle sue commedie? Perch non crede alla traduzione. Afferma infatti che bisogna creare e inventare: tanto vale allora scrivere qualcosa di nuovo. in occasione delle feste che accompagnano il matrimonio del futuro Luigi XVI con Maria Antonietta che Goldoni trova il coraggio di accettare la sfida e scrive il Bourru bienfaisant per i Comdiens Franais. Rousseau, cui Goldoni vuole sottoporre la commedia, gli risponde stupito che non ci si mette a scrivere in unaltra lingua alla sua et. La risposta di Goldoni nei Mmoires senza appello: Non solo ho composto la commedia direttamente in francese, ma anche pensavo alla francese quando lho concepita: essa porta limpronta della sua origine nelle idee, nelle immagini, nei costumi, nello stile (Mem. III, 16). Rappresentata per la prima volta nel 1771, la commedia ebbe un successo enorme, e non solo in Francia. In Germania acquis una tale fama che Goethe cita nel Wilhelm Meister la prima scena tra Geronte e Angelica, senza neanche precisare il nome dellautore e il titolo dellopera. La seconda commedia scritta in francese, LAvare fastueux, che, dopo una prima lettura gli venne rimandata perch vi apportasse delle correzioni, fu recitata in condizioni difficili nel 1776 di fronte alla corte. Venne accolta in modo tanto glaciale che Goldoni la ritir, sperando in una ripresa meglio preparata, che non si dette mai. Goldoni, sappiamo, ha scritto anche i suoi Mmoires in francese. Sono una costruzione romanzesca le cui tre parti appartengono a tre diversi generi: il Bildungsroman (romanzo di formazione, n.d.r.), lesercizio poetico e il racconto di viaggio. Naturalmente non bisogna cercarvi la verit obiettiva, bens una verit interpretata da un artista che, alla fine dellesistenza, cerca di fissare frammenti di vita e
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di quelleffimero eterno che il teatro. Bisogna anche tener conto del fatto che Goldoni, ottuagenario, fa confusione con le date, si perde talvolta nei meandri della memoria e tace certi avvenimenti, soprattutto nella terza parte, che riguarda la vicenda della mia emigrazione in Francia; e questo tanto pi che il testo dedicato al re di Francia Luigi XVI. Nella prefazione lautore spiega che gi bisogna pur informare i posteri del fatto che solo in Francia Goldoni ha potuto trovare riposo, calma e tranquillit, e che ha terminato la carriera con una commedia francese, la quale ha avuto la fortuna di riscuotere successo sulle scene di quella nazione. Eppure, in certe allusioni tra una frase e laltra, si capisce la difficolt dovuta al fatto di essere straniero. Soprattutto negli episodi che riguardano i suoi soggiorni a Versailles, nei quali ripete continuamente che sta alla corte, vero, ma non un cortigiano. Tuttavia, come segnali alla posterit, Goldoni inserisce dei micro-racconti nel racconto, come il riassunto di un libretto che scrisse per Venezia, I volponi, in cui appare unaltra realt: Nel corso del 1777 mi venne chiesta per Venezia una nuova opera buffa; mi ero proposto di non scriverne pi, ma pensando che quel lavoro mi sarebbe stato utile anche a Parigi, acconsentii a soddisfare i miei amici e composi unopera che potesse piacere egualmente alluna e allaltra nazione; il suo titolo era I volponi. Si trattava di cortigiani gelosi di uno straniero; gli si facevano molte cortesie per divertirlo, ma si tramavano cabale contro di lui per rovinarlo (Mem. III, 26). Sullo sfondo della nostalgia dellItalia, il libretto sviluppa una forte accusa contro la vita di corte, la sua ipocrisia e la sua violenza. Il personaggio di supporto allidentificazione qui Girardino, veneziano, che si distingue dai cortigiani per la sua ingenuit e la sua bonomia. La terza parte dei Mmoires riserva ampio spazio al dibattito sulla musica che agitava Parigi e che aveva come protagonisti i sostenitori di Piccinni e quelli di Gluck. Tratta anche della vita musicale in genere, alla quale Goldoni, librettista prolifico e di fama europea,
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si interessa; ma in questa terza parte non mancano approfondimenti critici sulla vita teatrale con, a volte, giudizi severi, come quelli che Goldoni esprime, pur riconoscendo il suo straordinario successo, sulla pice di Beaumarchais Il matrimonio di Figaro. Goldoni delinea un quadro di Parigi dove descrive il fermento della vita culturale e mondana alla quale lui stesso partecipa, ma anche i luoghi, come il giardino delle Tuileries, dove ama passeggiare, e il giardino del Palais Royal, alla trasformazione del quale assiste in prima persona; senza dimenticare tutte le notizie che riguardano la costruzione di nuovi palazzi o di nuovi teatri. E, in conclusione, alcuni passaggi dedicati allorganizzazione della pubblica sicurezza, della circolazione, del mondo del lavoro rivelano che la sua capacit di osservazione e la sua curiosit non si limitano al proprio universo personale: ne fanno un vero e proprio rappresentante dellepoca dei Lumi. Questo testo costituisce anche una testimonianza sulla vita degli italiani a Parigi nel XVIII secolo e sui rapporti, stimolanti ma a volte difficili, che hanno con i francesi. Si tratta anche della storia dellintegrazione di Goldoni nella sua nuova patria, uno scrittore in esilio volontario che guarda con nostalgia la terra dorigine: un tema che attraversa anche le undici commedie scritte in Francia dal drammaturgo veneziano. Anche se compone in francese le sue ultime opere, Goldoni tuttavia non dimentica la lingua italiana. Scrive: Felice di stare in Francia, di tanto in tanto mi piace conversare con persone della mia nazione o con francesi che parlano litaliano - e ancora - La nazione francese mi oggi cara tanto quanto la mia, ed per me un piacere quando incontro francesi che parlano litaliano (Mem. III, 24).

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Carlo Goldoni (1707-1793)


Lamore per il teatro fu trasmesso a Carlo Goldoni - nato a Venezia il 25 febbraio 1707 - dalla sua stessa famiglia di origine modenese: dal nonno, dalla madre e, soprattutto dal padre, il quale era solito organizzare a Perugia spettacoli filodrammatici durante le pause della sua professione di medico. A Perugia il ragazzo, che aveva gi recitato ed anche scritto giovanissimo - qualche scena, comp gli studi inferiori presso i Gesuiti, ma poi non volle seguire la carriera del padre. A Rimini, poco pi tardi, invece di recarsi alle lezioni di filosofia si unisce a una compagnia di comici in un avventuroso viaggio fino a Chioggia. Infine si decide a iscriversi alla facolt di Giurisprudenza dellUniversit di Pavia: da allora la legge e il teatro saranno i due interessi di Goldoni, ma sar il secondo a dominare. Da Pavia, per, viene presto espulso per una satira giudicata irriguardosa: cos accetta un incarico presso la Cancelleria criminale di Chioggia e soltanto nel 1731 si laurea a Padova dopo la morte del padre. I suoi primi lavori teatrali spaziano nel campo del melodramma e della tragedia musicale: fallito un tentativo a Milano, ottiene a Venezia, con unopera dal titolo Belisario, un discreto successo, valido se non altro ad aprirgli le porte dellambiente teatrale. Nel 1734 Goldoni diviene poeta ufficiale della compagnia Imer e negli anni successivi le sue esperienze si moltiplicano: conoscenza del mondo del teatro e consapevolezza dei casi della vita attraverso una serie di esperienze in diverse citt (nel 1736 sposa a Genova Nicoletta Connio, che rimarr la sua inseparabile compagna). Nel 1748 firma con la compagnia Medebach un regolare contratto come poeta ufficiale; comincia cos il periodo pi fecondo della sua vita, ma gi tre anni innanzi aveva scritto Il servitore di due padroni, il cui canovaccio iniziale venne pi volte modificato e precisato fino alla forma definitiva: lArlecchino venne rappresentato a Milano dalla compagnia Sacchi nel 1747. Goldoni si avviava alla sua decisiva riforma teatrale, testimoniata dalla stesura della commedia Il teatro comico (1750) e da altri scritti non di carattere drammatico: un no radicale alla tradizione erudita e pomposa del Seicento, cio al teatro aulico ed eroico, e allo stesso tempo alla tradizione della Commedia dellArte, divenuta puro gioco comico basato sui lazzi e le buffonerie gratuite, legato allimprovvisazione arbitraria dellattore. Dora innanzi, attraverso la sua riforma, Goldoni cercher di cogliere, senza pregiudizi e falsificazioni, lumanit vera, svilupper la commedia di costume senza mai abbandonare una spontanea simpatia per il popolo, fino a giungere ad una osservazione ironica e critica della societ del suo tempo. Con Medebach, al teatro SantAngelo, rimane cinque anni, per poi passare al San Luca col Vendramin dove rimane altri nove anni, ottenendo molti successi ma divenendo anche oggetto di accanite polemiche da parte degli avversari che rifiutano le sue innovazioni. Infine, nel 1762, accetta linvito della Comdie Italienne di Parigi e si allontana per sempre da Venezia e dallItalia. In Francia - dove scrive peraltro Il ventaglio - diviso tra Parigi e Versailles, rimane fino alla morte (6 febbraio 1793), un buio periodo di scontento, malattia e, alla fine, povert. Del volontario esilio francese rimangono, come maggior risultato, i Mmoires, la sua autobiografia di uomo e di artista. Le commedie di Goldoni sono circa centoventi, ma molte risultano occasionali o scritte solo per soddisfare certe esigenze di repertorio delle compagnie presso le quali egli operava. I suoi capolavori si collocano quasi tutti intorno al decennio fortunato dal 1750 (anno al quale risalgono anche le famose sedici commedie che egli scrive per sfida) al 1760: La putta onorata, La locandiera, Il campiello, Sior Todero brontolon, I rusteghi, La trilogia della villeggiatura, Le baruffe chiozzotte e, rappresentata proprio alla vigilia della sua partenza per Parigi, Una delle ultime sere di Carnovale.

Ritratto di Carlo Goldoni (pastello su carta da unincisione di Lorenzo Tiepolo e Marco Alvise Pitteri).

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