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1 APPUNTI SUL QUADRIO * Per Franco Venturi La Storia e ragione d'ognt poesia di Francesco Saverio Quadrio @ tuttora indispensabile strumento di lavoro per chi attenda a una storia dell’antica letteratura italiana. In ordine di indispensabilita strumentale si accompagna, a rispettosa distanza, con la Biblioteca del Fontanini relative note di Apostolo Zeno e con la Storia del Tiraboschi. La distanza, non dal Fontanini ma dagli altri due, non toglie pregio all’opera del Quadrio. Della quale perd oggi l’uso é di regola limitato al reperimento di rari testi italiani, registrati e per lo pit visti ¢ descritti da quel formidabile erudito. Il normale rovescio dell’erudizione é una tendenza a semplificare ¢ nei casi dubbi a sospendere il giudizio, e insomma a vincere i predecesso- ri e competitori piuctosto per il numero che per la qualita dei re- perti. Tale fu l’erudizione del Quadrio. Non stupisce che i sette massicci tomi dell’opera sua, piti di quattromila pagine, siano di- ventati presto, gid nel tardo Settecento, e siano rimasti fino all’eta nostra, consultabili ma illeggibili. Poco male, se non fosse che nel- l'eta nostra, afflitta da frequenti epidemie di critica letteraria ¢ per- tanto curiosa delle origini e storia del morbo, anche l’opera del Quadrio € stata chiamata a giudizio ¢ riconosciuta colpevole di malgoverno d’una magnifica e progressiva tradizione critica. Non intendo discutere questa sentenza. Pare a me che i giu- dici non abbiano dato prova di essersi mai serviti dell’opera del Quadrio né di aver assunto informazioni sufficienti su di lui, né in- somma di aver istituito con lui ¢ con l’opera sua quel rapporto di rispettosa famigliarita che é condizione del giudizio storico. In an- ni ormai lontani mi @ accaduto di parlare del Quadrio, e volentie- rine riparlo in occasione solenne e cara, perché essendomi servito dell’opera sua frequentemente, mi pare giusto che alla resa dei conti appaia la mia gratitudine. E perché ho I’onore di parlare a * LEta dei lumi. Studi storici sul Settecento europeo in onore di F. Venturi, Napoli 1985, pp. 839-62. 2 RICORDI DELLA SCUOLA ITALIANA studiosi del Settecento, e dell’Illuminismo in ispecie, nel massimo. suo ambito geografico, non soltanto in Italia, mi propongo di illu- strare con qualche esempio la pertinenza dell’opera del Quadrio a quello spazio ¢ tempo, ¢ I’incidenza in essa di due questioni fon- damentali: il rapporto fra il passato remoto ¢ quello prossimo, fra lerudizione e la letteratura militante, e il rapporto, sempre e ovun- que importante, ma importantissimo in Italia durante il Settecen- to, fra la tradizione linguistica e letteraria nazionale e quelle di altri paesi. A proposito di questa seconda questione, aggiungerd subi- to, preliminarmente, che due sono i passaggi obbligati e perd po- co frequentati della ricerca: l’opera per |’appunto del Quadrio ¢ VOrigine, progressi e stato attuale d’ogni letteratura dell’Andrés, opera tarda, involontariamente prerivoluzionaria (1782, 1785 e 1787 i primi tre tomi, allora e ora di pit immediato interesse), di un autore che per origine e formazione non era italiano, e tale ri- mase, benché in Italia vivesse gran parte della vita, cinquant’anni. Fra il Quadrio, nato in Valtellina nel 1695 e morto a Milano nel 1756, e di contro Andrés, nato in Spagna nel 1740 e morto a Roma nel 1817, i dati storico-geografici propongono una distanza insuperabile. Decisiva la conferma fornita dall’appartenenza di en- trambi alla Compagnia di Gest, prima e dopo la soppressione. Quando questa avvenne, nel 1773, l’Andrés era gia esule in Italia. La sua fedelta alla vocazione originaria non venne mai meno, e quando nel 1800, in pieno sconquasso della Chiesa Cattolica, un primo tentativo fu fatto di ricostituire la Compagnia, |’Andrés fu pronto all'appello, rappresentante tipico della Controrivoluzione, poi della Restaurazione, in cui tanta parte avrebbe avuto la rico- stituita Compagnia. Diametralmente opposta la vicenda del Qua- drio. Chiamandosi di nome Francesco Saverio, era dalla nascita avviato, se non predestinato, a diventare gesuita, e tale divenne e rimase per piti di trent’anni. Ma a un tratto, per motivi non chia- ri, il Quadrio decise di uscire dalla Compagnia e di rendersi libe- ro prete o, come allora si diceva anche di chi prete non era, abate. C'erano impedimenti forti, in diritto e in fatto, che lo stesso papa Benedetto XIV, favorevole al Quadrio, esitava a rimuovere. Lottando per anni con una tenacia e una violenza che ai suoi fautori parevano segni di stravaganza, quasi di follia, i] Quadrio fini col vincere. Nel quarto ¢ quinto tomo della Storia, apparsi a Milano nel 1743 e 1744, l'autore ancora figurava membro della Compagnia di Gesu; nel sesto, del 1749, abate. Fra i documenti della lunga lotta fa spicco una lettera apologetica del Quadrio a APPUNTI SUL QUADRIO. 13 ignoto cortispondente, pubblicata dal Porro («Archivio storico lombardo», 1878). Piuttosto che apologia, é una veemente requisi- toria, che celebra insieme la ormai insopportabile prepotenza e la ormai precipitosa decadenza della Compagnia di Gesi, e che, con un notevole anticipe di venticinque anni, ne preannuncia e augu- ra la dissoluzione. E insomma un importante documento storico. Non vi mancano gustosi aneddoti personali, che mostrano la natu- ra dell’uomo. Nel 1745, per togliersi di dosso la veste gesuitica si era allontanato da Milano e dall'Italia. Giunto a Parigi, impruden- temente cade in un agguato tesogli dagli ex-confratelli, che pro- mettono di portarlo a forza in «un piccolo collegietto, come sarebbe la Fléche, colle debite penitenze». Ed ecco la reazione del- limpenitente: Un accoglimento cosi inaspettato e strano mi sconvolse la fantasia: mi si alzarono in petto gli spiriti della nazione, onde posta la mano alla spada: Ah canaglia, cominciai io, cosi voi osservate i secreti di coscienza? in questo stesso momento io al Parlamento m'appello [...]. In lingua fran- cese alla meglio ch’io sapeva, mescolandovi tuttavia per maggiore enfasi alcune parole lombarde, seguitai qualche poco a dire. Ma i padri s'erano gia tutti dileguati ¢ fuggiti. E il caso qui di ricordare che in moderni studi anche al Qua- drio ¢ all’opera sua é stato largito l’epiteto commiserevole di bor- ghese. Sull’opera non mette conto discutere. Quanto all'uomo, non é a priori credibile che ai primi del Settecento un gesuita piovuto dalla Valtellina in Italia fosse un semplice borghese. Di fatto il Quadrio aveva tutti i quarti di nobilta richiesti anche per il Sovra- no Militare Ordine di Malta, nel quale vagheggié di entrare, dopo avere lasciato la Compagnia di Gesu. A parte l’origine, che poco importa nell’eta che insieme é del Muratori e del Maffei, la vicen- da biografica del Quadrio dimostra che la veste religiosa e l’abito dell’erudizione non avevano tolto all’uomo |’animo battagliero. E a proposito di abito, ecco il ritratto che altra fonte («Archivio stor. lomb.», 1913) ci da di lui, quando brigava per entrare nell’Ordine di Malta: Tabito che porta Monsieur |’Abbé parte alla francese e parte alla tode- sca, ma tutte oltremontano, non si adatta intieramente alle rubriche d'Italia; la perucca per altro é assai modesta e nullamente con coda, ma soltanto allacciata con un nastro nero, di cui parimente si serve in vece di collare. ‘ Labate Quadrio in abito «tutto oltremontano» stava per concludere con la stampa degli ultimi due tomi (1749, 1752) la

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